La grande bellezza appare una rivisitazione della Dolce vita, declinata con il maggior carico di volgarità di oggi. Una società che può essere vista attraverso l’affermazione di Kierkegaard “ l’angoscia è la base universale dell’ideologia borghese”. L’alone immaginifico del film di Fellini, assume qui aspetti del neorealismo contemporaneo. Le feste di vecchietti che ballano sfrenatamente sono molto simili ai rave party nei quali confluiscono giovani con la precisa intenzione di abbandonarsi all’imbecillimento prodotto da droghe e musica assordante. I vecchietti del film sembrano afflitti da demenza senile, non hanno bisogno di additivi chimici. Il film mostra quanto è cresciuto lo squallore esistenziale della società, per molti aspetti anche peggiore di quella rappresentata nel film. La cosiddetta società civile è in realtà sempre più in-civile, per questo lasciano stupefatti i commenti elogiative che vengono dai palazzi del potere. Non sembrano percepire il senso di vuoto squallore che il film trasmette. Scriveva Musil: “L’uomo di oggi è più vuoto di un pendolo..” Certo le immagini dei monumenti, visti dall’alto, (da vicino si vedrebbero i cumuli d’immondizie), sono sicuramente bellissimi, ma costruiti oltre 2000 anni fà! Noi non li sappiamo neppure conservare e rispettare.
piergiorgio firinu
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