Archives for : marzo 2014

Arte in mutande  3

E’ apparentemente azzardato l’accostamento arte e mutande. L’arte contemporanea paragonata alle slip delle donne, un tempo capo di abbigliamento per riparare e proteggere, oggi,ridotto a trasparenze e in dimensioni minuscole, trasformato in strumento di seduzione, ma inutile per il fine per il quale era stato pensato. Metafora dell’arte oggi. Riproduciamo alcune opere dell’artista polacco Janus Haka. Icastica conferma dell’assunto. L’arte, per essere seducente, deve far ricorso alla pornografia, che, more solito, una fitta schiera di intellettuali, critici, filosofi, si affretta a giustificare con speciose argomentazioni.  L’accostamento arte mutande non è certo elegante, ma la metafora è azzeccata, anche quando l’articolo in questione non è direttamente rappresentato. Sull’inutilità dell’arte, nella forma che è andata assumendo, pochi oggi azzardano dubbi. D’altra parte siamo circondati da una pluralità di oggetti inutili, se non dannosi. Si moltiplicano effimere ritualità sociali. Assembramento di masse vagolanti che qualcuno, facendo ricorso a un termine ispanico,  ha definito: “movida”. Nelle antiche osterie ci si radunava  tra amici per gustare un bicchiere di vino, e giocare una partite a carte. Oggi anche il bere, è diventato  rito di massa e di eccessi. Si beve per la strada, uomini e donne in gruppi vocianti bevono fino alla stordimento. Questi squallidi riti non hanno critici, solo celebranti. Uno dei tanti segni della deriva di una società che ha smarrito la ragione.     haka slip 1haka slip 2haka slip 3haka slip 4

Share This:

armi e arti.  5

L’arte può essere il massimo punto di vista della vita reale. L’aspetto soggettivo dell’opera è per definizione limitativo. Il rispecchiamento estetico della realtà è un passo verso la comprensione di ciò che appare meno evidente. La profonda verità del rispecchiamento estetico  può svolgere il ruolo di mostrare l’umanità, non è semplice riproduzione della realtà così come appare, per così dire, la sua sintesi formalizzata, l’arte infatti non fissa semplicemente uno stato di fatto esistente ma sensibilizza alla comprensione. In questo senso tutta l’arte è metafora e, in tutte le sue fasi, è fenomeno sociale, sillogismo dell’azione. Per Hegel  la prassi è un “sillogismo” logico, che bypassa, la contraddizione della parcellizzazione della realtà e del sapere. Chi mai riuscirebbe a spiegare il mondo in cui viviamo nella sua totalità concreta, fenomenologica?  Non solo i filosofi non hanno cambiato il mondo, non hanno  raccolto l’invito di Marx, ma non riescono neppure a spiegarne i fenomeni sociali in modo convincente. E’diffusa una verbosa  “colta ignoranza” che sembra più che altro affannarsi nello spiegare e giustificare le magnifiche sorti del progresso. La scienza esige autonomia, rifiuta di fatto controlli sociali enfatizzando il diritto alla libertà di ricerca. E’ in nome di questa libertà che si è inventata l’energia nucleare. Per essere certi che funzionasse, è stata sperimentata su milioni di innocenti. Il cinismo della democrazia. Durante la “guerra fredda” si sono verificati ben 1200  “incidenti”  e si è sfiorata più volte l’esplosione di conflitti distruttivi mentre navi, aerei, sottomarini, carichi di armi nucleari, solcavano il cielo e gli oceani, come racconta con dovizia di particolari il libro di Eric Sclosser:” Command and Control.Nuclear weapons,the Damascus Accident,and the illusion of Safety”. A cosa pensavano, cosa producevano gli artisti nel rischioso periodo tra gli anni ’40 – ’80?  Quale consapevolezza e partecipazione, o anche più semplicemente percezione reale dello stato del mondo?   Lasciamo stare la retorica della Torre d’Avorio. Cosa rappresenta l’arte in questo nostro tempo? Le prese di posizioni politiche, spesso di pura facciata, non servono a molto, l’artista parla tramite la sua opera. Non esiste nulla di simile a Guernica sui numerosi massacri compiuti dagli USA nelle recenti guerre “democratiche”. Mondanità e chiacchiere, provocazioni che suscitano il riso dei borghesi, è tutto quanto hanno saputo fare gli artisti  “famosi” negli ultimi 60 anni. Difficile stilare un elenco di “capolavori” prodotti nel periodo citato. E’ di solare evidenza che la grandissima maggioranza delle cosiddette avanguardie che si proponevano di cambiare il mondo, non hanno avuto alcuna cognizione del mondo nel quale vivevano. Così, al presente, sfiorare il problema arte e società, appare un discorso assurdo, inattuale, archiviato dalla storia.   poster110

Share This:

Comunicazione decettiva  0

www.artefutura.org Comunicazione decettiva Gli strumenti e i modi di comunicare. You Tube:  http://youtu.be/yizYE9JHeXQ

Share This:

Arte plastica e romanzo  0

Considerazioni. Similitudini evolutive del romanzo e arte plastica, o figurativa.You tube:  http://youtu.be/HO7muE83W5k

 

Share This:

Decorazione e rito  0

Esaminando da un punto di vista esclusivamente filosofico la genesi dell’arte ornamentale dovremmo constatare la regressione socio-culturale del nostro tempo. Nel mondo animale è diffuso l’istinto ornamentale a fine di attrazione sessuale o per mascheramento e difesa dai predatori. Senza addentraci in questioni di carattere archeologico ed etnografico, gli studi di   Darwin confermano, attraverso l’accumulo di molto materiale, la similitudine tra animale e uomo nella propensione ornamentale primigenia, origine atavica dell’arte ornamentale. L’animale, scrive Darwin, è una cosa sola con la sua attività sociale, non esiste l’individualismo nel regno animale, se non quando è geneticamente determinato. L’animale produce secondo la natura del bisogno, in questo senso usa anche l’ornamento come strumento per un fine. Gli ornamenti, scrive Lukàcs, sono solitamente appannaggio di esseri “inferiori”,  piante, animali marini, farfalle, uccelli. Darwin ha provato, in modo convincente, il rapporto tra mondo animale e ornamento a fini sessuali e di procacciamento del cibo. L’istinto dell’uomo ad adornarsi per fini sessuali risale al neolitico. “Il selvaggio intuì l’utilità del tatuaggio come distinzione e richiamo sessuale” Tomas Mann annota:” Quanta parte di inganno,mistificazione e beffa si ritrova nell’ambito del bello!” Senza entrare in particolari basterà ricordare la consuetudine di certe tribù africane di strappare i denti per apparire più belli. La tradizione cinese di atrofizzare artificialmente i piedi  delle bambine. Ritorna l’epigramma di Marx “Non lo sanno ma lo fanno”. Attraverso piercing e tatuaggi le odierne tribù metropolitane  ambisco nono a  una propria entelechia estetica. Nel rispecchiamento, l’uomo contemporaneo, cerca un’identificazione, ma  non sa escogitare di meglio che fare il verso all’antica ritualità del selvaggio. Con una differenza fondamentale: primitivi  e  popoli africani, seguivano rituali,  avevano giustificazioni in antiche credenze, corrispondenza in ritualità a fine di coesione sociale. Oggi, che  ogni conoscenza e valore simbolico si è perso, restano vuote esibizioni reazionarie che marcano il rigetto di qualcosa che, prima di essere rifiutato, dovrebbe essere capito. Di certo non si modifica in meglio una società con il ricorso a simbologie ataviche, scimmiottando riti e realtà che non si conoscono.  mamme

Share This:

Interpretazione transitiva.  2

suora500L’esperienza vissuta di due realtà, contiene necessariamente un riferimento a una sola realtà effettiva. La distanza fra le due “realtà” può essere grande, ma il rispecchiamento del ricettore  implica l’esattezza della comprensione, la sua corrispondenza al linguaggio, nel senso più ampio del termine. La ricezione dell’opera d’arte si affida alla semantica del segno formale proprio dell’opera, e determina il rispecchiamento ricettivo. Dove manca l’efficacia della comunicazione non è possibile la ricezione del significato. Non basta che il critico, filosofo, diano una loro interpretazione più o meno aderente alla realtà oggettiva, anche l’accettazione dell’ermeneutica transitiva, distrae, ovvero, è altra cosa dalla diretta fruizione dell’opera in quanto tale. La sensibilità estetica agisce in modo più o meno profondo, ma nei casi in cui è affidata pressoché esclusivamente all’impressione, viene meno il valore fondante dell’opera che non può, non deve essere, solo affidato all’impatto emotivo. Il problema  è dunque in che misura sono conciliabili, il bello, l’estetico, l’artistico. Tre sfere delle sensibilità che tendono a confondersi. Il bello è affidato alla effimera transitorietà del gusto. L’estetico è categoria vasta che include l’utile, un auto, un vestito, un mobile. L’arte è in qualche misura la sintesi. Quello che la distingue è la sintassi propria dell’arte che prescinde dalle categorie ed esprime la forma dell’inesistente. Quando si parla, sia pure in modo eccessivamente enfatico ed improprio della creazione, ci si riferisce a questa capacità di sintesi che distingue l’arte da ogni altra forma di espressione.

 

piergiorgio firinu

Share This:

Ritmo e forma  2

La poesia segue un ritmo, Goethe preferisce trascurare la metrica, ma seguire il ritmo della frase. Il fabbro del villaggio, oggi purtroppo una rarità nell’occidente tecnologico, sul ferro rovente seguiva un ritmo nel battere il martello, due colpi brevi uno più lungo. Bucher  afferma che : “ l’arte del verso si fa strada quando la poesia si emancipa dalla musica e crea un proprio ritmo”. Gehlen descrive molto bene il movimento della danza che non solo accompagna la musica, ma la interpreta. I canti di lavoro degli schiavi non erano un marginale diversivo, ma una sorta di autoipnosi per resistere ritmando la fatica. Il giambo e il trocheo sono metri che derivano dal battere i piedi: un piede batte debolmente, uno con forza . Lo spodeo è un metro di percussione  che si può facilmente riconoscere quando due persone battono alternativamente. Il concetto  prosodico del ritmo non è una semplice astrazione extraestetica. Il ritmo di un’opera è sinergia della forma con il pensiero. Quando l’essere umano nel corso della sua evoluzione acquista coscienza dei suoi ritmi fisiologici, il battito del cuore, il ritmo del respiro, finisce per esserne condizionato a fini estetici. Tutta la vita è condizionata dal ritmo, il giorno e la notte, le stagioni, il battito della pioggia, la ritmica degli animali, il canto degli uccelli. La nascita dell’estetico è la presa di coscienza dell’uomo. Il principio antropomorfizzante del rumore che la sensibilità dell’uomo trasforma in suono.

piergiorgio firinuRitmo e forma

Share This:

Come eravamo  6

Ricordo una bellissima frase di un romanzo di Giovanni Arpino, scrittore a mio avviso sottovalutato: “ Vivo nella mia pelle sinceramente oscuro”.  Nel momento in cui scatti una fotografia, scrivi un brano è come se tentassi di impadronirti di un frammento di realtà, un tentativo di arricchire la tua vita. Può ancora esistere una vita personale, una passione propria, inutile, senza che si abbia bisogno di ricercare riconoscimenti? Quando un intellettuale “organico” al mondo dei media, beniamino dell’industria editoriale, scopre una persona che ha scattato fotografie, ha scritto testi in assoluto anonimato, appare uno scoop. “Una badante faceva fotografie bellissime senza che il “mondo”  sapesse nulla di lei”. E allora? Il fatto che il mondo la conosca aumenta il valore di ciò che ha fatto? Il mondo è pieno di idioti di successo, non è male che una piccolissima parte dell’umanità intellettualmente produttiva  conservi l’anonimato, non monetizzi i pensieri, la scrittura, la poesia, le opere. Si può vendere la spiritualità, la poesia? Non è come mercificare pezzetti d’anima? A volte riteniamo di essere costretti a farlo, ma se cediamo alla costrizione diventiamo più poveri dentro. gente di briaglia5gente di briaglia3

Share This:

Il gesto creativo  4

Prima che la selce lavorata a mano dall’uomo diventasse un coltello è trascorso un lasso di tempo al confronto del quale la cronologia storica adottata dagli storici, appare insignificante. Nel libro “ Il gesto e la parola”  Leroi-Gourhan approfondisce lo studio sull’importanza avuta dalla mano nel progresso della civiltà. Un gesto che ci appare naturale, in realtà è conseguenza di millenni di evoluzione. Se l’evoluzione positiva avviene in tempi lunghissimi, anche la regressione è altrettanto lenta. In realtà già oggi appaiono i primi sintomi di una diminuita capacità manuale. Vi sono manufatti di grandi artisti-artigiani delle epoche classiche, che pochissimi artisti oggi saprebbero realizzare. Le sculture elementari di oggi sono prodotte nelle fonderie, si tratta per lo più di   parallelepipedi, tubi, sculture, forme elementari che non si distinguono da manufatti industriali.  Sculture realizzate con il laser, anche se perfette, non dovrebbero a rigore essere classificate come opere d’arte, piuttosto manufatti prodotti con gli strumenti della scienza. L’automatismo produttivo e seriale è anche conseguenza del carattere capitalistico dell’arte contemporanea, e non consiste solo nel trinomio arte-merce- moneta, ma include la prassi volta a ottimizzare il processo produttivo favorito appunto da strumenti tecnici che  prescindono dalla manualità. Lo sviluppo del mercato, il sistema di marketing & pubblicità ad esso connesso, necessitano di una produzione costante con grande numero di opere. Nell’arte preistorica si conoscono alcune opere, come l’orso dalla coda di felino di Rouffignac. Il cavallo con le corna del bisonte di Combarelles, che conteneva solo un lipogramma incompleto. Una delle raffigurazione più conosciute dell’arte primitiva è il liocorno  delle grotte di Lascaux. Sono esempi di arte il cui significato va ben oltre la forma elementare, il senso deriva dall’intento evocativo, quasi magico dell’artista. La storia dell’arte ha preso il sopravvento sul significato dell’arte, l’arte occidentale ha finito per inquinare le forme di espressione più genuine anche nei popoli meno evoluti. Si è scoperto in Nigeria che l’arte antica d’Ife era più evoluta dell’arte negra contemporanea. Tale scoperta risale alla fine del secolo XIX. L’arte paleolitica ha dimostrato sorprendente precisione nel disegno di animali, una straordinaria corrispondenza anatomica. L’argomento richiederebbe un approfondimento non possibile in questa sede. Il breve cenno ha lo scopo di evidenziare l’assoluta decettiva falsità di certa pittura che si vuole elementare e spontanea. La pretesa di ricercare, con strumenti tecnici e produzione seriale, forme espressive a cui non è neppure possibile attribuire il pregio della citazione, in ragione della inconsapevolezza degli autori. arteprimitiva 4arteprimitiva 1

Share This:

Il grande vuoto  4

La grande bellezza appare una rivisitazione della Dolce vita, declinata con il maggior carico di volgarità di oggi. Una società che può essere vista attraverso l’affermazione di Kierkegaard “ l’angoscia è la base universale dell’ideologia borghese”. L’alone immaginifico del film di Fellini, assume qui aspetti del neorealismo contemporaneo. Le feste di vecchietti che ballano sfrenatamente  sono molto simili ai rave party nei quali confluiscono giovani  con la precisa intenzione di abbandonarsi all’imbecillimento prodotto da droghe e musica assordante. I vecchietti del film sembrano afflitti da demenza senile, non hanno bisogno di additivi chimici. Il film mostra quanto è cresciuto lo squallore esistenziale della società, per molti aspetti anche peggiore di quella rappresentata nel film. La cosiddetta società civile è in realtà sempre più in-civile, per questo lasciano stupefatti i commenti elogiative che vengono dai palazzi del potere. Non sembrano percepire il senso di vuoto squallore che il film trasmette. Scriveva Musil: “L’uomo di oggi è più vuoto di un pendolo..” Certo le immagini dei monumenti, visti dall’alto, (da vicino si vedrebbero i cumuli d’immondizie),  sono sicuramente bellissimi, ma costruiti oltre 2000 anni fà! Noi non li sappiamo neppure conservare e rispettare.

piergiorgio firinugrnande bellezza1

Share This: