Archives for : gennaio 2025

La scelta e il caso.  0

Vi sono azioni e cose che vengono percepite come necessarie anche se il concetto di necessità cambia nel tempo. Ciò che è considerato necessario oggi non lo era qualche decennio fa. Lasciando  da parte riferimenti precisi, lo snodo è nella mutevolezza di una società proiettata al consumo.

E’ paradossale che nella società di massa, assolutamente condizionata da media e spettacoli, vi sia una certa ossessione per quella che viene considerata “originalità”.

Il problema coinvolge anche, se non soprattutto, gli artisti, o sedicenti tali, che rincorrono l’originalità attraverso quella che considerano violazione delle convenzioni, cioè le regole che ogni società si è data.

Ci fu un tempo in cui l’artista guardava il mondo con il cuore di un bambino. I sacerdoti egizi sostenevano che l’arte dei greci era conseguenza del loro essere  fanciulli capaci di sognare. L’uomo contemporaneo ha cessato di sognare ed anche per questo è diventato artisticamente impotente e tende a creare un arte di pura materia che non può dar gioia.

Il pensiero che dovrebbe stare alla base di ogni creazione artistica è inquinato dalla tecnologia, in molti casi, lo sostituisce. In questo modo si estingue l’umana necessità creativa, anche se, per Hegel necessità non conferisce valore alle azioni.

Wittgenstein nella sua opera principale, a proposito del processo di creazione, di un opera, sostiene che l’artista a un certo punto si arrende a un “va bene così”, ovvero accetta l’imprevisto soccorso del caso.

Si narra che Apèlle dopo aver tentato a lungo di creare la schiuma che usciva dalla bocca del cavallo, non riuscendoci, rinunciò, e con stizza gettò la spugna, sulla tela istantaneamente affiorò la schiuma che pareva uscire dalla bocca del cavallo.

Le avanguardie si affidano spesso alla provocazione, all’amusement.  In questo modo finiscono per svilire l’opera, trascurando l’aspetto epistemologico e la stessa ontologia. Il concetto di valore è sempre opinabile, possiamo considerare valore ciò che ha significato per forma o rappresentazione e può costituire  cultura, ovvero memoria storica, e merita di essere conservato.

Schopenhauer, usava una metabase,chiamava in gioco l’arte attribuendo ad essa finalità escatologiche dell’esistenza. Egli  respinse fermamente ogni teoria di vitalità trionfalistica, ma supplì con l’affermazione;  quand’anche la vita fosse un guazzabuglio irrimediabilmente doloroso e informe, viene redenta dall’arte che costituisce  una sorta di rifugio, o, come nella caverna di Platone, lascia immaginare vi sia altro, oltre all’ordinario della nostra esistenza che tende a indurci alla rassegnazione.

La filosofia di Schopenhauer è impregnata di  pessimismo tragico com’è proprio della realtà, un maggiore slancio nasce dal tentativo di rappresentazione.

Nietzsche disse: “abbiamo l’arte per non soccombere alla verità”. Intendeva dire che ci serviamo dell’arte non per sottrarci alla verità, ma per tentare di cogliere  la verità senza soccombere.

 

 

 

Silvia Canton, “ Il caso inventa la forma”. S.d.images

 

 

 

 

 

 

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Cenni della storia dell’arte.  0

Il termine  Rinascimento è una parola comoda, prestigiosa, mitica. Semplifica, svia, suscita discussioni senza fine. Oggi nessun storico potrebbe accettare di considerare il Rinascimento come un hortus conclusus riservato alla storia dell’arte, al pensiero innovatore. Arte e letteratura sono soltanto il linguaggio per la società che lo parla, lo ascolta, lo approva, lo modifica quando lo ritiene necessario. Il Rinascimento deve essere collocato nel tempo completo, nello spazio completo, nel significato della storia.Abitualmente la prudenza consiglia distinzioni, sfumature: pre Rinascimento, primo Rinascimento (Firenze), secondo Rinascimento (Roma). Tutto ciò porta presto alla morte di Raffaello (1520), alla decomposizione delle strette regole pittoriche alla maniera di Michelangiolo. Sono queste le supposizione abituali, molto ragionevoli, fin troppo ragionevoli dalle quali si distingue l’ardire di Armando Sapori, che fa cominciare il “vero” Rinascimento dal secolo XII. Alcuni addirittura lo fanno risalire all’anno Mille, in questo caso le cose sarebbero più nette. Secondo Georges Lefebvre il rinascimento arriva, d’un solo tratto, fino ai molteplici lumi del ‘700, questa opinione era condivisa da Huizinga che sosteneva fosse necessario spingersi fino all’illuminismo, perché si trovasse nuovamente mutato il destino culturale dell’Europa. Hanno probabilmente ragione tutti e tre nell’affermare la necessità di vedere il dispiegarsi  del Rinascimento nella lunghissima durata, il che significa non separarlo dalle sue radici medievali, epoca indagata i dal semiologo Umberto Eco, vi fu certamente un umanesimo medievale, dalle propaggine moderne. Il Rinascimento, potremmo dire con qualche approssimazione, è la lenta trasformazione che non finisce di compiersi, attraverso la quale la civiltà occidentale passa dalle forme tradizionali del Medioevo alle forme nuove, già attuali, della prima modernità, gettando le basi della supremazia europea, che sono andate sempre più scolorendosi nella civiltà occidentale contemporanea. Appena l’Europa è uscita dalle sue antiche contraddizioni, per ignavia e grazie alla sofistica mollezza dei propri intellettuali, né ha fabbricate  prontamente nuove contraddizioni, e ha dato inizio alla costante opera di distruzione della cultura artistica in omaggio a un distorto concetto di modernità. Si è messa in atto una progressiva destrutturazione, gli economisti parlerebbero di processo non neutro. Nell’ansia di rottura delle antiche tradizioni, di desacralizzazione, la promozione dell’umano si è ridotta ad autoesaltazione. L’uomo vede se stesso al centro del mondo, più di quanto è accaduto in passato avendo rimosso ogni forma di spiritualità, ma anziché nutrire questa consapevolezza di responsabilità, ha scelto di dare spazio alla gonfia presunzione: non domina ma presume. L’arte, non solo non ha saputo opporsi a questa trasformazione dell’uomo in materia di consumo, ma l’ha accompagnata con lo squallore di rappresentazioni che umiliano l’arte e tutto ciò che il Rinascimento ha creato       Pittura rinascimentale 500

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