Archives for : settembre 2023

Natura e contro natura.  0

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Per Democrito e manifesto per chiunque,  ciò che l’uomo è lo è riguardo al suo aspetto,poiché non vi è alcun dubbio che egli ci sia noto e familiare in base al suo colore alla sua figura.  Aristotele però obietta: “anche il cadavere di un uomo e pur sempre lo stesso aspetto la stessa figura non di meno non è un uomo”.

 

L’arte celebra i morti, essa sembra essere stata creata con la principale funzione di celebrare l’umanità in svariati modi.

 

Nietzsche in “ Crepuscolo degli idoli” scrive: “ Nel bello l’umano pone se stesso come norma della perfezione e adora se stesso”.Attraverso il cervello l’essere umano prende contatto con la realtà e la modifica a proprio uso, così preso di se, da esaltarsi di più di fronte un paesaggio o un immagine dipinta che di fronte alla realtà.

 

L’opera d’arte nasce dal raccordo mano- mente, azione-pensiero. Anche se per Platone, l’artista, creando un opera realizza una  doppia illusione. L’oggetto dell’Opera non è l’idea, ma la forma, ma per Platone è l’idea l’unica realtà, non la cosa. L’opera è imitazione della cosa, non la cosa stessa.

 

La nostra civiltà, molto più delle civiltà che ci hanno preceduto, abbonda di cose, scarseggia di idee, ovvero secondo l’ottica di Platone vive lontana dalla realtà, nell’illusione delle cose.

L’uomo è  uomo in quanto ha la capacità e il potere di realizzare se stesso, di programmare e realizzare la propria vita. Privato di queste capacità e possibilità, l’uomo cambia natura diventa per così dire più animale, oggi è un animale tecnologico che trova appagamento sempre più lontano dalla natura, di conseguenza la sua visione del mondo e di se stesso muta radicalmente.

 

La rinuncia ai valori, che erano prerogativa dell’uomo reale,ad esempio l’etica,diventano quasi automaticamente inutili, in quanto non  più necessari, la ragione è che l’etica è legata alla natura dalla quale l’umanità si è gradatamente allontanata,creando un mondo artificiale e artificioso. In questo contesto, diventa opinabile anche il genere sessuale che in natura caratterizza ogni specie animale.

 

La filosofia naturale fiorì per un periodo breve. Socrate distolse lo studio dalla ricerca della natura e l’orientò al problema dell’etica. Fu quindi  responsabile di trasformare la filosofia  in un ambiziosa ricerca di nuove opinioni che inevitabilmente finirono esprimersi  avverse all’etica. La natura non fu più guida, la filosofia nemmeno.

 

Noi non sappiamo valutare le conseguenze della massiccia presenza della tecnologia nella nostra esistenza. La facilità con la quale si  reperisce ogni informazione tramite i motori di ricerca finisce per scoraggiare,se non annullare, l’uso della memoria. La realtà artificiale ha modificata quella che per Francesco Bacone era una qualità importassimo per l’uomo: l’immaginazione. Questo percorso finirà per renderci non solo più dipendenti dalla tecnologia, ma ridurrà la nostra i autonomia mentale. Per Paracelso l’arte è “l’uomo aggiunto alla natura”, venuta meno la natura è venuta meno l’arte, anche se ancora non ne siamo consapevoli.

 

L’aver affermato l’eterogeneità fra natura e arte ha condotto la filosofia a concepire l’arte come una mera aggiunta alla realtà e ha privato gli uomini della speranza di poter fruire di tutte le potenzialità che il rapporto arte e natura può comunicare.la morte e la lussuria

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Origine della cultura simbolica.  0

Scrive Hermann Hesse in biblioteca della letteratura Universale: “è un esigenza innata del nostro spirito di creare dei tipi e suddividere l’umanità secondo quello schema. dai caratteri” .

Teofrasto  suddivideva in quattro temperamenti i caratteri umani. La psicologia contemporanea  conserva l’esigenza di ripartizione tipologica che è stata portata alle estreme conseguenze da Cesare Lombroso, il cultore di quella che è stata definita: “La scienza infelice”.

Non risulta esistano testi specifici sulla psicologia dell’artista, il cui carattere è quasi sempre indagato attraverso parafrasi fantasiose e poco attendibili.

Nel tentativo di mettere un freno alle proprie ansie, l’umanità ha dato vita alla cultura simbolica che si esprime soprattutto attraverso la religione e l’arte, in una molteplicità di narrazioni e segni spesso dai significati profondi e oscuri..

La cultura popolare era ricca di riti e tradizioni mescolate a superstizioni la cui origine si perde nei secoli. Anche l’arte aveva un ricco filone popolare, le famose Gilde medioevali, costruttori di cattedrali che ancora oggi sono orgoglio dell’umanità. E’ significativo che gli artisti che costruirono Cattedrali e castelli, capolavori dell’arte Romanica e Gotica, sono rimasti quasi tutti anonimi. Ammiriamo capolavori di cui molto spesso ignoriamo gli autori. Sarebbe utile una riflessione sullo stridente contrasto con la contemporaneità. Oggi si producono oggetti banali, del tutto insignificanti, i cui autori  sono celebrati dai media, esaltati dalla critica.

Ovviamente la costruzione di cattedrali non era arte popolare, anche se realizzata da semplici operai, che oggi definiamo artigiani.

La vera e propria arte popolare aveva una ricca tradizione i cui protagonisti erano persone del popolo, dilettanti motivati ed entusiasti. Pensiamo ai cantastorie che giravano le fiere e spesso erano l’unica fonte d’informazione per i contadini che vivevano isolati ed ascoltavano i loro racconti cantati e illustrati con disegni. Narravano fatti di cronaca che avevano colpita l’immaginazione popolare.

I pittori viandanti, alcuni dei quali di valore, dipingevano cappelle e piloni votivi ai bordi delle strade,  chiesette tra i campi.. Fabbri e falegnami  costruivano piccoli  capolavori, molti dei quali oggi nei musei. Con l’avvento dell’industria tutto questo è finito, negli ultimi anni la tecnologia ha dato il colpo di grazia a quella che era la caratteristica essenziale dell’arte: la manualità.

Oggi vengono esposti nani da giardino costruiti industrialmente, palloncini colorati, ed altre simili amenità che, stando ai critici, costituiscono il progresso dell’arte.

La  televisione generalista influenza le masse, l’arte, more solito, si adegua. Vi è stato un enorme afflusso femminile anche nel mondo  dell’arte, critica, direzione di gallerie musei, biennali ed eventi vari sono in gran maggioranza affidati a donne, le quali hanno sollevato il problema dell’arte di genere. Di certo dall’arte di respiro universale all’arte di genere, il passo è lungo.

Ridurre  cultura e arte a questioni ideologiche e di genere, significa ridurre la libertà creativa confermando la profezia di Hegel secondo il quale l’arte non è materia compatibile con la società industriale. L’agonia dell’arte è durata oltre due secoli, quello che oggi è presentata come arte è una parodia triste, una sorta di lamento per immagini della pascaliana canna che non sa più pensare.EX VOTO.Arte popolare

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Psicologia, conoscenza, significato.  0

Secondo Heidegger,  la psicologia non ha nulla a che fare con la “coscienza” e le “esperienze vissute”, poiché è soltanto una dottrina dell’essere del vivente, un’ontologia di quell’essere che è caratterizzato dalla vita. Essere orientati significa semplicemente avere idee chiare circa le autentiche determinazioni ontologiche della vita. Per questo la psicologia ha un compito a un limite determinato. Aristotele fornisce l’orientamento più preciso in merito, il filo conduttore delle opinioni medie che l’individuo ha di se stesso. Un’opinione di questo tipo è la definizione dell’uomo in quanto essere dotato di linguaggio. Le ulteriori definizioni si muovano nella direzione di quest’ultima.

 

Su questa traccia dobbiamo riconoscere che la  psicologia  della conoscenza non equivale a comprensione.  Ciò è  particolarmente vero nel campo dell’arte dove la critica non parla delle opere ma sulle opere.

In quanto all’artista, è possibile per lui acquisire una buona tecnica, capacità di disegno, altra cosa è dare un significato alle opere. Per questo vediamo che l’attribuzione di significato è demandato al critico o filosofo. Questo procedimento ha consentito di accreditare le cose peggiori delle avanguardie.

In cosa consiste “l’universalità dell’arte”? In che modo marmo,pietra metallo sagomata esprimono l’universale? In che modo il colore che assume forma, o resta solo colore, rappresenta la sensibilità umana? Per non parlare dei prodotti delle avanguardie che ha partire dal secolo scorso hanno attribuito statuto artistico a  happening, fotografie, ready made, e varie.

 

Nella narrativa della critica dell’arte viene descritto ciò che l’artista si sarebbe proposto di rappresentare,spesso però nulla di ciò che costituisce la narrazione è ravvisabile nell’opera. Una pratica eristica che è prassi per critici e filosofi.

 

Forse a base della civiltà c’è proprio questa forma di adulterazione del pensiero in base al quale  l’umanità ha tentato di dare un senso, una giustificazione alla propria esistenza, proiettandone l’esito al di là della vita terena. Vi è una certa similitudine tra arte e religione. In entrambi i campi sono stati scritti migliaia, forse milioni, di libri senza mai approdare ad alcuna certezza. Con grande astuzia, i padri fondatori hanno sostituito la verità con la fede, che per definizione non è indagabile. In questo modo è stato messo un suggello alla verità.

La paura dell’ignoto ci rende tutti vulnerabili alle suggestioni di un al di là premiante: “ ….la terra inesplorata dai cui confini nessun pellegrino fa ritorno…”

 

 

Johannes Vermeer: “Allegoria della fede cattolica”, olio su tela 1670-1672Johannes_Vermeer,_allegoria_della_fede_cattolica,_1670-72_ca

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Linguaggio ed esperienza.  0

Una delle teorie degli epigoni di Kant poneva la questione se l’à priori trascendentale della conoscenza non si trovi, anziché, almeno in parte nel cervello,  nell’intelletto, nel linguaggio umano effettivo. Il nucleo di questa tesi risale a Wilhem von Humboldt, di gran lunga il più fortunato  tra i successori di Kant. Le condizioni di possibilità dell’esperienza sono anche le condizioni che rendono possibile gli oggetti dell’esperienza. Detta in altre parole: al di fuori del linguaggio non ci sono esperienza né oggetti empirici.

Tuttavia sistemi simbolici più generali possono svolgere le veci del linguaggio. Nelle diverse etnie, gli antichi egizi, gli indiani Hopi, i giapponesi del XIX secolo, i rispettivi mondi empirici erano sistemi chiusi; ciò che non può entrare in essi non esiste, per loro non era un oggetto bensì un inconoscibile cosa in sé.

La globalizzazione sembra porre in forse la pluralità di mondi che si sono andati formando dall’origine dell’uomo sulla terrà. La ricerca d’identità individuale tenta di resistere alla crescente omogeneizzazione planetaria ma spesso non lo fa  in forme innovative, ma solo di rifiuto. Non si afferma una propria convinzione, si nega semplicemente quella dell’altro.

Ernst Cassirer ha sviluppato il suoi studi sulla filosofia delle forme simboliche partendo dal principio che l’uomo non vive un universo soltanto fisico ma in un universo simbolico. Invece di avere a che fare con le cose, in un certo senso l’uomo è continuamente a colloquio con se stesso. Ha creato forme linguistiche, immagini artistiche, simboli mitici, riti e credenze religiose, la sua conoscenza è mediata da queste forme di comunicazione simbolica.

Gli universi simbolici sono distinti gli uni dagl’altri; ciascuno è caratterizzato per se, non sempre è possibile la comunicazione, quanto più ancorato al trascendentale, ogni universo simbolico è sistema e paradigma chiuso. La natura e le sue leggi sono state, salvo alcune particolarità, esplorate dall’uomo che le ha decifrate. Come diceva Fontanelle: al tempo di Omero gli alberi non erano diversi da come sono ora.

Lukàcs individua il compito dell’artista realista, in opposizione a quello di avanguardia in un duplice intervento. Innanzi tutto il riconoscimento della relazione tra realtà sociale  e il momento della mimetizzazione artistica. Per Lukàcs la “mimetizzazione” non è altro che la creazione di un apparenza naturale. Va da se che, quanto più l’arte si allontana dalla mìmesi, tanto più si astrae,  crea un proprio universo simbolico che, per complessità e frammentazione, rende difficile il processo di comunicazione attraverso il quale il linguaggio dell’arte era in parte riuscito a infrangere le barriere e comunicare anche con civiltà e sistemi culturali diversi. L’arte allontanandosi dalla natura rischia di ridursi a gergalità.

L'immaginazione barocca- 500

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