Archives for : ottobre 2024

Monadici giochi speculativi.  0

Il cosiddetto mondo dell’arte è sempre più una realtà separata, i giochi di mercato, le speculazioni avvengono all’interno di un circuito che ha come unico riferimento la speculazione. Se ogni procedimento artistico, ha senso solo nel contesto del proprio gioco linguistico, se d’altra parte la critica non chiarisce e rende perspicui i monadici giochi speculativi,ma  si stabiliscono affinità di famiglia, diventa del tutto pleonastica l’analisi critica.

 

Dopo i barattoli di merda di Piero Manzoni, la rana  crocefissa di Martin Kippenberger, il crocefisso nell’urina di Andres Serrano, si arriva all’opera di Maurizio Cattelan, la banana fissata al muro con lo scotch, opera sicuramente non blasfema per la religione ma non per questo meno provocatoria.

 

Si conferma  l’affermazione di Andy Warhol secondo cui ; un artista deve essere anche un uomo d’affari. La vendita della banana a 1,5 milioni di euro è sicuramente un ottimo affare per Cattelan,anche nella ipotesi l’opera fosse stata acquistata all’asta dallo stesso artista tramite persona di fiducia.

 

La notizia della vendita all’asta della banana ha suscitato, com’era prevedibile, un enorme clamore mediatico che si traduce in altrettanta pubblicità per l’artista e contribuisce a incrementare il valore della sue opere ancora in circolazione.

 

Il costo della operazione è sicuramente modesto in rapporto al ritorno pubblicitario, si tratta di corrispondere solo la commissione alla casa d’aste. L’operazione di marketing è perfettamente legale, prescindendo dal cinismo che porta all’insensato costo dell’opera.  In assenza di creatività si supplisce con il ricorso a parodia e provocazione. L’artista è sempre più un giullare al servizio degli squilionari, egli monetizza la propria insipienza.

 

 

 

Maurizio Cattelan: “Comedian” , 6 dicembre 1919Cattelan

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Disincanto e razionalità.  0

Max Weber nei suoi testi di  sociologia usa con frequenza l’espressione: razionalità. Egli ritiene che la razionalità consenta di raggiungere il disincanto dal mondo. Forse non c’è mai stato il disincanto dal mondo, se non per pochi anacoreti, quello che Weber definisce disincanto non è che una forma di cinismo o rassegnazione delle masse soggette alla suggestione dell’informazione e cultura al servizio delle èlite borghesi oggi dominanti, che hanno interesse a far apparire il mondo gradevole dispensatore di merci e piaceri.

In ogni caso la razionalità è neutra, come la logica, non attribuisce valore. Un assassino che con perfetta razionalità compia un delitto, non ha per questo conferisce positività al suo gesto.

E’ esattamente questo uno degli snodi che caratterizzano la civiltà contemporanea. Tecnologia e scienza sono frutto di razionalità neutra, indifferenti al valore morale.

La versione filosofica di questo diffuso comportamento ha uno dei suoi riferimenti nel cosiddetto pensiero debole.

L’arte non ha di per se un riferimento etico, questo non implica non possa avere, o dovrebbe avere, coscienza delle ricadute sociali che la sua suggestione crea e continuare a porsi la questione di qual è il significato e scopo dell’arte, problema mai risolto. Richiamarsi all’agnosticismo serve a paco e non costituisce risposta.

 

Analogo discorso  vale per il  significato della scienza, che non è mai, o quasi mai, messo in discussione perché l’operato della scienza trova giustificazione nel risultato pratico-utilitaristico, anche se non sono poche le scoperte inutili, quando non nocive.

Sicuramente la scienza costituisce una parte significativa della razionalizzazione intellettualistica dell’esperienza che accompagna il progressivo disincanto del mondo.

Naufragate le illusioni che tendevano raggiungere il fine della felicità a cui si sono dedicate molte scuole filosofiche.

 

La riflessione sulla felicità resta una componente di fondo della tradizione filosofica occidentale. Il paradosso, che mentre il problema della felicità nasce da una domanda socratica sulla virtù, nella pratica della società occidentale contemporanea si configura come l’opposto: la felicità è ricercata nel piacere, consumo, eccessi di ogni genere, tanto che la democrazia plutocratica americana ha incluso nella costituzione il diritto alla felicità

 

La risposta alla ricerca della felicità, che un tempo era affrontata dalla letteratura e dall’arte, non può certo essere affrontata dalla razionalità, tanto meno alla scienza. Siamo burattini dominati dal caso e dalla necessità. Tolstoj, come altri grandi intellettuali, era molto critico nei confronti della scienza e pensava, come Socrate, che la felicità   fosse possibile tramite percorsi  virtuosi, in accordo con Kant ed Hegel riteneva  che la felicità abbia un contenuto affermativo solo negli impulsi a cui è affidata la decisione e il sentimento.

klee 9

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Libertà è volontà.  0

La nostra epoca sembra ossessionata dalla ricerca della libertà, mentre  rifiuta le regole che la disciplinano. In “Disagio della civiltà”, Freud sottolinea più volte che la civiltà può esistere solo se accetta determinate limitazioni, scopo delle quali è preservare,attraverso il processo di sublimazione,  energie da destinare alla scienza, alle arti e in ogni altra prestazione utile alla società.

 

Contro questa repressione del desiderio Herbert Marcuse scrisse “Eros e Civiltà” , uno dei suoi  libri più noti nel quale sviluppa con singolare vigore le premesse della filosofia sociale di Freud. Mentre per Freud libertà e civiltà sono incompatibili per Marcuse l’eros deve poter essere libero di manifestarsi  sottraendosi alla repressione della civiltà. Inevitabilmente Marcuse divenne uno dei guru del ’68, da cui però finì per prendere le distanze.

 

Molto più del ’68, il dilagare della ideologia femministoide  ha creata una situazione di totale permissivismo sociale. Dal linguaggio all’abbigliamento la società di oggi ha superato tutte le ere precedenti, annullati tutti i limiti.

 

Avendo abolita ogni regola, civiltà occidentale  ha dato vita a una sorta di anarchia etica, situazione che si riverbera non solo nelle relazioni personali, ma nella violenza individuale e collettiva a conferma di quanto sosteneva Hobbes, nella nota preposizione: “Homo homini lupus”.

 

La libertà, diceva Seneca, comincia dal controllo di noi stessi,della nostra vita nella quale dovremmo esercitarci alla   positività. La volontà è una delle prerogative dell’intelligenza, essa può determinare il nostro destino. Secondo Nietzsche ed Schopenhauer tutti hanno la possibilità di intervenire con la propria volontà e modificare le situazioni. Esemplare il caso di Demostene che balbuziente dalla nascita riuscì a diventare l’oratore più celebre del suo tempo.

 

L’organizzazione finalistica dei comportamenti umani viene proposta da Adler attraverso l’utilizzazione di una teoria filosofica presa a prestito da un saggio pubblicato nel 1911 dal filosofo tedesco Hans Vaihinger “La filosofia del come se” che riflette le influenze pragmatiche diffuse all’inizio del ‘900.

La dimensione estetica paga la propria libertà con l’impossibilità di convalidare un principio di realtà. Come l’immaginazione che ne è la facoltà psichica costitutiva, il regno dell’estetica è essenzialmente non realistico. L’artista vive nella realtà fenomenica che in qualche misura condiziona il suo modo di elaborare il pensiero creativo. Paradossalmente, nel momento in cui le avanguardie si sottraggono alla astrazione estetica e si affidano alla elaborazione concettuale, nello stesso momento diventano soggetti alla realtà. L’intima connessione di bellezza, verità e arte, va in frantumi, subentra la ragione pratica.

L’ansia di libertà sopra accennata,è stato forse il principale stimolo che ha mosso le avanguardie portandole agli eccessi raggiunti dagli epigoni di oggi, in una sorta di sabba della stupidità che si ostinano a definire  creatività.

Di fatto il procedere confuso della produzione d’arte, ha eliminato il piacere che proviene dalla percezione della forma di un oggetto, indipendentemente dalla materia di cui è composto e  dal suo scopo. In questo modo ha capovolto il senso stesso dell’arte che diventa una sorta di strumento dell’ideologia, del satanismo, come  il crocifisso immerso nell’urina, il femminismo con l’uso diretto e volgare della sessualità.

La libertà ha fagocitato l’arte e contribuito alla debacle estetica del nostro tempo.

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Farfalle e avvoltoi.  0

Non c’è dubbio che la morale fai da te ha il vantaggio della comodità. Risponde a pieno titolo al mito della libertà assoluta che ha radici antiche. Francois Rabelais indica la regola dei telemiti, scritte sul frontone dell’abbazia di Theleme: “ Fa’ quello che vuoi”. Thelème  deriva dal greco “desiderio”. Se il mito della libertà non è mai stato facilmente realizzabile,tanto più difficile è oggi far coincidere libertà e complessità della vita moderna. Si è indotti a credere che la morale fai da te si applichi solo alla vita privata, ai gusti sessuali. In realtà non è così. Sollevare la questione se la morale abbia o meno radici religiose, addurre che, essendo nata dal pensiero umano, ha valore transitorio, è come parlare del sesso degli angeli, pleonasmi che preludono alla applicazione del detto dei telemiti. I fatti dimostrano che in politica, economia, nelle scuole di ogni ordine e grado, succedono cose impensabili fino a qualche decennio fa. E’ in corso una feroce polemica sui giornali che si occupano di finanza. E’ risultato chiaro che, alla base del disastro provocato dalla questione subprime, c’è stata totale assenza di moralità economica. Tempo fà  le Borse di tutto il mondo furono sconvolte da un improvvisa crisi economica e bancaria. Uno dei responsabili del disastro, il signor James Cayne, ovviamente statunitense, mentre fioccavano i suicidi lui si dedicava al gioco del golf, al bridge, alla marijuana, come lui,  altri alti dirigenti responsabili del crollo che ha colpito molti risparmiatori. Qualche anno fa  il New York Time dette  notizia di un aereo in volo sul cielo di Washington  con il primo e secondo pilota non rispondevano alla torre di controllo semplicemente perché dormivano. Alcuni tra i più importanti Istituti finanziari americani hanno fuorviato il mercato per il proprio tornaconto. Gli USA,che fanno guerre per esportare la democrazia, poi si ritrovano ai vertici, a partire dai presidenti in carica, e manager di  importantissime istituzioni finanziarie, personaggi privi di moralità che con il loro comportamento producono danni enormi ai risparmiatori, e in definitiva alle economie di tutto il mondo. Non è necessario aver letto i libri che teorizzano e giustificano la morale fai da te, basta il martellamento dei media, la pressione verso il pensiero unico, in questo modo si creano situazioni ambientali, abitudini e tolleranze che si generalizzano. Si finisce per capire che la teoria delle catastrofi, il famoso esempio della farfalla che provoca l’uragano, vale anche in ambito sociale, ma forse il richiamo più realistico ed efficace non è alla farfalla, ma l’avvoltoio.  Avvoltoio

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Creare l’Utopia.  0

Non è l’arte a creare l’utopia, ma la filosofia, soprattutto la filosofia politica. Sono stati molti i filosofi e intellettuali aver pagato un caro prezzo alle loro illusioni. Tommaso More, creatore del sostantivo “utopia”, è stato decapitato. Tommaso Campanella autore della “Città del Sole”, ha trascorso 27 anni in carcere. Condorcet, autore di “L’Esquisse”, si suicidò in carcere. Non risulta che un solo pittore sia stato punito per le proprie opere.

E’ paradossale che nel ‘700 a cimentarsi nella ricerca di realtà impossibile siano stati molti sacerdoti, cioè esponenti, sia pure marginali, della Chiesa Cattolica Romana all’epoca dominante.

Il parroco Jean Meslier ribadì il legame fra la costruzione concreta dell’utopica e la critica del sistema vigente, inquadrando tutto in una violenta denuncia della società fondata sulla proprietà individuale. Meslier attrasse l’attenzione di Voltaire che lo citò nei suoi scritti.

Etienne Morelly  Gabriel era un laico, nel suo libro “Code de la Nature” (1755) opera di valore anche letterario tanto che, per lungo tempo fu attribuita a Diderot. In questo caso la critica alla società parte dalla natura.

Nietzsche è stato forse il filosofo che, a modo suo, fuggi maggiormente la realtà, fino all’esito finale quando a Torino dovette essere soccorso per una grave crisi.

Il pensiero di Nietzsche è caratterizzato da una radicale messa in discussione della civiltà e della filosofia dell’Occidente , che si traduce in una distruzione programmatica delle certezze del passato. Nietzsche diceva di se stesso: “Io non solo un uomo , sono dinamite”. E ancora: “Io non sono abbastanza ottuso per il sistema”.

Mentre Nietzsche visse sulla sua pelle il travaglio di una pensiero veramente creativo, gli artisti, specie pittori, non furono mai davvero capaci di trasformare in immagini la difficoltà, spesso la sofferenza, di esistere. Per questo nessun artista è arrivato a posizioni così estreme, al più, specie dal femminismo, unica trasgressione è stata la trasgressione sessuale, che poi, nella nostra era totalmente permissiva, trasgressione non è.

Ed è esattamente questo il ristretto limite della cosiddetta arte di avanguardia che non ha mai proposto nulla che sapesse davvero coniugare forma e pensiero in un atto propositivo capace di dare forma al caos.

 

 

Immagine: Non è mai esistito un nuovo mondo, solo il vecchio mondo deturpato dagli umani.

 

Caos- 500

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