Archives for : marzo 2017

Una certa idea di arte.  0

aaanewslettereUn tema interessante che riguarda l’arte ed aiuta a  conoscere  artisti e opere, è  lo stimolo originario che induce un artista  a denominare un opera. Come sceglie il titolo?  Quando Robert Rauschenberg, presenta una scopa come opera d’arte, prendendo alla lettera l’affermazione di Leo Castelli: “ se un artista mi porta una scopa io la vendo come opere d’arte”. Il quel caso il titolo è quanto meno superfluo. Forse tutta l’arte contemporanea non è che un espediente commerciale.  Jacques Derrida, come molti filosofi, si è interessato di arte. Nel 1979 scrisse: “ Penser à ne pas voir” Sottotitolo “ Ẻscrits sur les arts du visible”. Stranamente si occupò di artisti non particolarmente noti.  Il libro  è un dialogo tra il filosofo e gli artisti, a volte con l’intervento di una terza persona. In buona sostanza il libro, 387 pagine, è costituito da divagazioni per il gusto della parola una sorta di autocelebrazione del proprio pensiero. Tredici pagine con filo conduttore “Dessous” ,  parola ambigua dei molti significati, fondo, rovescio, parte inferiore retroscena, Biancheria intima. Nell’intreccio delle parole e del senso, c’è spazio per l’esaltazione del mercato e la promozione della Fondazione Maeght che ha pagato il suo intervento. Quando Derrida parla della rarità assoluta di un opera d’arte è chiaro che, ad essere gentili, dice una cosa inesatta. Non è necessario richiamarsi a Walter Benjamin e la sua nota tesi sulla perdita d’aura dell’opera d’arte in epoca di riproducibilità. Oggi siamo ben oltre. E’ vero che l’arte viene oggi feticizzata e sacralizzata oltre misura, ma questo non avviene per amore dell’arte ma per la speculazione sull’arte che oggi ha raggiunto livelli stratosferici. La rilettura critica della filosofia dell’arte ci porta a disarmanti considerazioni. Jacques Derida non s’inoltra nella filosofia del’arte, in 387 pagine gira intorno all’argomento  con un lettura  di opere di alcuni suoi amici, tra i quali Valerio Adami, lettura dalla quale non si ricavano lumi sui singoli artisti, tanto meno sull’arte in generale. Quando afferma che dovrebbe essere proibito descrive un quadro, è chiaro che contraddice se stesso. Considerata la statura filosofica che viene riconosciuta a Derride francamente c’è da trarre sconfortanti conclusioni .

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Obbedienza  0

L’etimologia della parola obbedienza deriva dal prefisso latino ob, significa dinnanzi, e il verbo audere, ascoltare. Non ubbidire significa innanzi tutto non ascoltare. Scrive Spinoza: “ l’uomo non è quasi mai un essere razionale, ma quasi sempre un animale dominato dalla passione e dalla paura che lo portano a compiere azioni che lo danneggiano. Occorre dunque che si stabilisca un potere terreno  in grado di dominare le passioni degli esseri umani attraverso prescrizioni che ne limitino l’aggressività reciproca”. E’ questa la ragione per cui  nel Tractatus , usa spesso il concetto chiave di obbedienza.  Nulla di diverso sosteneva Hobbes quando affermava la necessità dello Stato. Zabarella e Hobbes  avevano ravvisato alla base degli enunciati logici  messi in evidenza da Occam la necessità di disciplinare i comportamenti sociali. Declinare in senso positivo l’espressione “trasgressione” , denota innanzi tutto assenza di  razionalità, la capacità di valutare atti e fini. Quando parliamo di  trasgressione ci riferiamo innanzi tutta alla nostra libera scelta, non valutiamo con la necessaria chiarezza razionale le conseguenze  che anche  noi potremmo subire per comportamenti devianti altrui. Fatti di cronaca, subito dimenticati, dovrebbero far riflettere, essi costituiscono sintomi di una società nella quale prevale il miope interesse individuale. Antigone sembra essere oggi il modello sociale. Hobbes sottolinea la circostanza che la verità e la falsità sono proprietà del discorso, non delle cose. Mal interpretata questa affermazione potrebbe avere la  conseguenza che la menzogna rischia di diventare stabilmente parte della epistemologia sociale, portando con sè un graduale adattamento a  comportamenti privi di equità. Lucien Freud

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L’eunuco femmina.  0

La “Nascita della tragedia” di Friedrich Nietzsche ha il sottotitolo “Considerazioni inattuali”. In effetti le considerazione di Nietzsche fanno riferimento all’antica Grecia,  sono  un prologo. La vera tragedia, nascerà con l’avvento della modernità. La realizzazione  di strumenti sempre più sofisticati consentono di raggiungere un maggiore benessere materiale, ma   infondono un illusorio senso  di sicurezza, quasi  d’onnipotenza. Viviamo su un palcoscenico in cui è in scena, ininterrottamente, il teatro dell’assurdo. Le parole hanno perso significato. L’arte abbandona  mimesi  ed estetica,ed  esalta la produzione industriale. Giaconi & Lenz presentano “Farmacropoli” . Medicinali come opere d’arte. L’arte è esposta nei supermercati, anzi ,sono arte gli stessi supermercati. Manca la consapevolezza che cancellare la memoria storica equivale a cancellare la civiltà costruita attraverso   regole e comportamenti che limitano l’aggressività umana. L’evoluzione sociale e civile ha dato vita a  una parvenza di società basata su libertà e rispetto. Oggi non è più così. Secoli di cultura sono stati archiviati assumendo che la libertà individuale debba prevale su tutto. I nani non salgono più sulle spalle dei giganti, si credono giganti. Diceva Platone a proposito di Aristotele:” anche solo lodarlo non è permesso a chi è da poco”. Così anche l’arte oggi è ridotta a parodia,  maieutica  tramite la forma. Come dice un antico detto della  saggezza indiana: “Rosicchiare un corno di vacca  è inutile e accorcia la vita: ci si logora i denti e non se ne ricava alcun sugo”. E’ quanto accade. Siamo in presenza di una pleonastica  dilatazione di paranoie personali scavate nel vuoto di coscienze senza peso. I pasdaran del progresso, sono simili alla duchessa Delaforte, la quale. conversando con Madame di Staềl diceva:” devo confessarlo, mia cara amica, non trovo nessun altro che abbia sempre ragione, se non me”. Per un eunuco, “una donna vale l’altra”, diceva Nietzsche . Oggi siamo oltre. Germaine Greer nel 1970 pubblicò “L’Eunuco femminina” , sulla scia della rivoluzione femminista,  l’implicita ammissione che un maschio vale l’altro. Ci sono conquiste che si pagano più delle vittorie, come ben comprese Pirro e come presto sarà evidente a molti.   aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaEunuco

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