Archives for : giugno 2016

La scelta della natura.  0

Coloro che pretendono di annullare ogni principio etico, si appellano al fatto che in natura la morale non esiste, pertanto la morale è un’invenzione umana. Su questo tema ci sarebbe molto da dire, potrebbero farlo gli etologi, spiegando, ad esempio, perché in quasi ogni specie animale accade che le femmine si prendano cura di cuccioli che non hanno partorito. Perché gli animali si affezionano all’uomo fino a lasciarsi morire sulla tomba del loro “padrone”. A questo punto rischiamo di inoltrarci in un campo nel quale non siamo competenti. Prendendo per buona la tesi secondo cui la morale non esiste in natura, non possiamo fare a meno di rilevare che in natura prevale la legge del più forte. La madre della gazzella sbranata dal leone non ha modo di protestare, così la rana divorata dal serpente, nèe il serpente ucciso e mangiato dall’uccello rapace. Quindi l’assenza di morale ha delle conseguenze che noi non siamo disposti ad accettare. La legge morale infatti è andata configurandosi allo scopo di tenere a bada gli istinti animali che esistono anche negli esseri umani, anche noi apparteniamo al regno animale. L’effetto evolutivo non ha ridotto la tendenza ad atteggiamenti viziosi della natura umana, spesso accentuati dal pensiero. La correttezza delle morfologie umane nell’evoluzione, le premesse antropologiche, dimostrano che l’uomo, nel corso dei millenni, ha costruito una cultura e delle istituzioni al fine di tenere a bada gli aspetti deteriori della propria natura. L’Homo Sapiens è un essere ibrido, viziato a livello basale, facilmente portato alla deriva della trasformazione in homo pauper. Il pessimismo antropologico ha lasciato spazio alla vertigine tecnologica, nella convinzione di poter avere assoluto controllo su tutto. In realtà sappiamo bene che non è così. Siamo consapevoli che la natura umana è dotata di molteplici possibilità di adattamento, ma anche eccessivamente impressionabile. Essa si trova quindi di fronte a uno spettro estremamente ampio di opzioni d’azione che possono divergere. Dal valore medio per raggiungere l’inverosimile nell’arte e nella ascesi, oppure abbandonarsi agli eccessi sessuali o al crimine. Dobbiamo dunque chiederci: cos’è che indirizza la scelta? Gehlen ha presentato l’uomo nel suo aspetto primario, elementare. L’antropologo osserva con inquietudine la deregulation delle esistenze artistiche nelle sottoculture anarchiche del XX secolo. Se l’anarchismo degli artisti dovesse fare scuola e generalizzarsi, la riproduzione simbolica della società e delle sue istituzioni, teme Gehlen, avrebbe termine molto rapidamente. Come il grande inquisitore di Dostoevskij, l’antropologo è persuaso che la libertà eccessiva, non solo condurrebbe a un’entropia sociale difficilmente governabile, ma, a ragione dell’assenza di principi etici, si ripristinerebbero le leggi di natura, quindi un accentuato darwinismo sociale. aaaaaaaaaaaaaaaaartista-iraniano

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Empiria ed eremeneutica  0

teschio-per-newsIl linguaggio della cultura e quello usato dalla pubblicità dovrebbero non coincidere. In realtà si può dimostrare, testi alla mano, come vi sia grande distanza tra l’empiria e la cosa che osserviamo. Esegesi teorica di entrambi i linguaggi, pubblicità e critica d’arte, i quali convergono. L’arte moderna ha rinunciato alla pretesa di rappresentare la natura. D’altra parte essa non traccia il confine tra fenomeno sensibile ed esperienza, ma li sovrappone in modo arbitrario. La storia dell’arte è assiomatica. L’esperienza dell’arte finisce per trovarsi in un limbo. Da un lato vi è una sorta di dogmatismo, sia che si pensi con questa espressione a Locke a Hume, oppure a Mill e a Mach. L’empiriocriticismo edulcorato dalle necessità mercantili. In ciò che questi sistemi descrivono come puro dato di fatto non è possibile alcun accostamento con il livello del fare artistico del quale si confonde ispirazione con improvvisazione. I fatti dell’arte dovrebbero basarsi su una epistemologia che nasce da un’elaborazione culturale la cui traccia è sviluppata dal pensiero. La famosa questione logico- storica: “Giovanni senza terra non passerà più di qui”, è risolta da Cassirer distinguendo tra un fatto fisico e un fatto storico. Ma questo non risolve il problema dell’arte che è contemporaneamente fatto storico e realtà fisica. Ciò che non è ripetibile non è fatto, ma astrazione. Quando ci troviamo di fronte all’arte seriale, ovvero, realizzata con sistemi industriali, non abbiamo più alcuna forma di realtà. Giovanni Senza Terra può passare e ripassare all’infinito. Non resterà traccia nella storia di una gran quantità di arte contemporanea . Non vi è alcuna realtà di fatto in se stessa come dato assoluto. Ciò che chiamiamo arte deve sempre essere in qualche modo orientata teoricamente senza perdere di vista l’ontologia dell’oggetto. Come recita la poesia di Gertrude Stein:” Una rosa è una rosa è un rosa è una rosa” . I mezzi teorici dell’ermeneutica si aggiungono in un momento successivo, come constatazione di un semplice dato di fatto. Una luce illumina un oggetto che c’è, non lo crea. Questa luce è la critica che può anche esprimere uno specifico punto di vista, ma non avrà mai la prerogativa di mutare l’oggetto che esamina il quale resterà esattamente com’è.

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