Archives for : ottobre 2018

Tra immaginazione e memoria  0

Raffaello Sanzio da Urbino  in una lettera  a Baldassare Castiglione  scrive:…”io mi servo di certa idea  che mi viene in mente. Se questa ha in sé alcuna eccellenza d’arte , io non so:  ben mi affatico ad averla”. Con Raffaello si viene delineando  un’idea  che il Rinascimento aveva coltivato, e poi finito  per dirottare  nella ricerca di immagini umanistiche  della prospettiva ideale. Nella “Scuola di Atene” ,  Raffaello raffigura Aristotele  che con la mano destra indica la Terra , in contrapposizione a Platone che indica il cielo, e nella mano sinistra tiene un volume sul cui dorso spicca la scritta “ETICA”.  Era questa la cultura degli artisti del Rinascimento che hanno creato la prospettiva, la quale non era solo una escogitazione geometrica, ma il senso stesso che orientava la pittura nella ricerca di regole espressive che sono alla base dei  capolavori che conosciamo. La bellezza emblematica , sostenuta da una forte convinzione tra arte, letteratura e filosofia., Ut pictura poêsis che culminerà nel Seicento, ancora su quell’esempio con Pussin. “Universalia sunt ante rem”.  Nel 1506 Zorzi di Castelfranco Veneto, detto il Giorgione dipinse “ I Tre filosofi” , presumibile un richiamo alla tre filosofie teorizzate da Aristotele, anche se l’arcano non è ancora stato risolto dagli studiosi dell’arte.  Il tema è affrontato  da Gombrich commentando il perfetto simbolismo contenuto nelle opere degli artisti rinascimentali. Anche Wimckelmann nel 1775 affronta l’argomento nei “Pensieri sull’imitazione dell’arte nella pittura e nella scultura”. Va da se che affrontare questi temi  relativi all’arte quando  costituiva la fusione tra cultura, immaginazione e memoria,  paragonare questo vertice di  sensibilità artistica a uno dei tanti imbrattatele come  il  tedesco, Gerhard Richter, il quale, sull’onda del suo successo commerciale, pretende di confrontarsi  con Tiziano Vecellio, è qualcosa che intristisce. Soprattutto è difficilmente comprensibile  come la cultura artistica italiana abbia abbandonato la propria storia per celebrare in modo acritico una certa idea di contemporaneità.

 

Opera di Salvatore Garau “Rosso rotto”, 2018

 

 

 

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Natura e mito.  0

Dopo 25 secoli resta comunque valida la domanda: “A cosa serve la filosofia?”. Paradossale  che la risposta possa venire solo la filosofia. Chi altri  ha interesse a dare una risposta, e  riproporre la tesi che solo la filosofia ci aiuta ad esercitare  e  liberare la mente. E’ davvero così? La filosofia concorre a dissipare i miti, tenere a bada i turbamenti dell’anima, consolidare la potenza di un pensiero chiarificatore. Ma questo è possibile  solo se, e solo se, riesce a purgare se stessa e dare lucidità al proprio sguardo sul mondo, sulla natura. In “De rerum natura” Lucrezio sostiene che la natura si oppone al mito. Nel descrivere la storia dell’umanità, Lucrezio ci presenta una sorta di legge di compensazione indicando il mito come fonte delle molte difficoltà dell’uomo nell’affrontare la realtà di una natura che non è quasi mai rispettata. Per Lucrezio gli eventi che fanno l’infelicità dell’umanità non sono scindibili dai miti. Distinguere nell’uomo ciò che fa parte del mito e ciò che fa parte della Natura, e  nella Natura stessa ciò che è necessario salvare oppure superare. Il mito è sempre espressione del falso  infinito e del turbamento dell’anima, stati che il Naturalismo tenta di arginare. Ma il Mito è come un idra dalle molte teste ognuna delle quale contiene pensieri devianti. La modernità non crede nei miti, e tuttavia ne crea continuamente. Sono miti effimeri  come  le spurie teorie  che li alimentano. Lo spirito del negativo si nutre di apparenza, rifugge dalla concretezza  di un pensiero guidato dall’essenzialità di ciò che è vero. Il Naturalismo, secondo Lucrezio, è il pensiero positivo che rispetta la Natura e non inquina le menti. Pare che alla fine della sua vita Lucrezia sia diventato pazzo, in questo e in altri aspetti simile a Nietzsche che, attraverso altri percorsi, perseguiva lo stesso scopo. Forse la pazzia è stato un premio della natura  perché chi l’amava, alla fine dei suoi giorni non fosse consapevole della sconfitta. Oggi dove mai cercheremmo la Natura nel devastato e devastante mondo nel quale la realtà è creata dalla tecnica e anche l’arte è l’ancella di mammona.

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