Archives for : gennaio 2016

Il corpo della madre.  0

https://youtu.be/DBKJ_DwAzCY Forse solo la filosofia può aiutare l’intelligenza ad orientarsi nella confusione degli istinti, tuttavia gli insegnamenti dei saggi cadono nel vuoto se non c’è un cuore e un intelletto pronti a riceverli. E’ forse per questo che secoli di filosofia e di saggezza non sono valsi a migliorare la natura umana. Dopo la narrazione del filmato, il cui link è a inizio pagina, mi pare opportuno tentare di far chiarezza su un argomento che inevitabilmente tracima in sociologia, politica, costume, arte. In breve, coinvolge l’intera nostra esistenza. Non abbiamo anticorpi che ci preservino dalle passioni e molto spesso l’intelletto non ci aiuta nel difenderci da teorie disgreganti, tanto più quando accampano pretese di “progresso & libertà” . Mai come oggi la società è stata conformista, di un conformismo di segno opposto a quello in vigore qualche decennio fa. Siamo indotti a considerare il corpo solo uno strumento di piacere, oggetto di esibizione, di “commercio”. L’imperativo sembra essere il non rispetto delle norme, il rifiuto della normalità, tanto che il rispetto della norma sarebbe la vera trasgressione. Quella che viene definita libertà, in realtà è una resa alla nostra debolezza. Scrive Spinoza: “…noi non desideriamo niente per il fatto che lo giudichiamo buono, ma viceversa diciamo buono ciò che desideriamo..”. (Etica.P.39). Ogni vita al suo inizio, è protetta e nutrita nel seno materno in attesa di spalancare gli occhi sul mondo. “Oh felicità della piccola creatura/ che sempre resta nel grembo che la portò” (Rainer Maria Rilke) E’ quel momento che condizionerà tutto il resto della nostra vita. Ecco in ciò consiste la sacralità del corpo materno. Non tutte le donne sembrano avere la necessaria consapevolezza del loro corpo ospitante. Spesso si tratta di un corpo solcato da cicatrici, protagonista di troppe storie. E’ ciò che il femminismo incoraggia, esso è la lama che incide la carne e il cuore, fino a recidere il collegamento con l’eterno miracolo della creazione della vita. Il rischio è dar vita a un essere incapace di resistere al flusso di ciò che distoglie dalla realizzazione di sé, avviato a una deriva esperienziale priva di scopo. La vita non consiste solo nel cercare nell’esperienza ciò che l’esperienza non può dare, ma cercare dentro di sé, portare alla luce della consapevolezza tutte le nostre virtualità. Il processo della modernità ingloba, ma non restituisce il pensiero, ci conduce alla tecnologizzazione anche dei sentimenti. Ciò che oggi si celebra in modo insistente e confuso in tutti i media è solo apparentemente la globalizzazione, in realtà è la dispersione dell’umano in un labirinto di scambi di parole prive di senso, sentimenti superficiali e vuoti. Quando il femminismo arriva a negare la specificità femminile rivela il suo odio per tutto ciò che è umano. La morte psicogena disseca ogni slancio verso ciò che è ancora possibile. Leonrdo-per-newletter

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Crepe  0

Ancora nel 1982 Robert Fossier nel libro “Il risveglio dell’Europa”, scriveva: ”………la società contemporanea, volta al cambiamento e tesa verso un avvenire che si spera migliore …” . Non può essere considerato chiliasta chi oggi ha una visione affatto ottimistica della realtà. Nel recente libro “Il capitalismo all’assalto del sonno” , Jonathan Crary, ipotizza un futuro completamente distopico; un mondo illuminato 24/7 come miraggio capitalistico della post storia. Il presupposto di tale prospettiva è, per Crary, il collasso dei modelli di capitalismo attuali. Dopo avere fagocitato cultura ed arte trasformandoli in semplici oggetti di consumo, la brama onnivora del sistema ormai fuori controllo, si concentra sempre di più sull’uomo. Una bestia intelligente senz’anima che si nutre delle nostre debolezze alimentando l’impressione di finta libertà che deriva dall’apparente superamento dei limiti. Il compito è reso più facile dalle crescenti disparità. Come scrive Peter Sloterdijk nella premessa a Sfere I “ …la scissione della società tra coloro che sanno qualcosa e chi di quel qualcosa non sa nulla …”. Se il controllo del potere è affidato alla pubblica opinione, la prima azione del sistema consiste nel distrarre dai fondamenti di civiltà che hanno reso possibile il percorso del progresso. Gli intellettuali, da sempre al servizio del potere, soprattutto quando millantano una contrapposizione, si prestano al gioco. Ecco dunque che, abbandonate le domande fondamentali, considerate obsolete da vaste schiere di opinion maker al soldo del capitale, il problema diventa la sessualità, il genere, il fare intravvedere il possibile approdo ad una illimitata libertà. Mentre si attua questo gioco d’inganni, le disuguaglianze si fanno più marcate, la tecnica sostituisce la cultura, il denaro soppianta l’ideologia. Disturbi mentali in crescita esponenziale, la violenza, oltre ad essere la forma di spettacolo più diffusa, è parte della vita quotidiana. Come aveva profetizzato Tocqueville: “ A mano a mano che gli uomini si assomigliano, ciascuno si sente sempre più debole nei confronti di tutti gli altri” . La presenza dell’Islam in Europa si profila al momento giusto. Come l’antica Roma, ubriaca di potere e di vizi, anche l’occidente contemporaneo ha dato inizio all’implosione. La storia, si sa, ha tempi lunghi, ma le crepe si vedono, il cambiamento è cominciato, non c’è atteggiamento razzista o xenofobia che lo arresti.Fu quasi ridicolizzata la tesi espressa da Oswald Spengler in “Il tramonto dell’occidente” , pubblicato nel 1918, quasi un secolo fa. Oggi qualcuno tenta di riesumarlo, ma i più sono totalmente pervasi dall’ebbrezza della libertà e del progresso. L’arte intanto fa il verso a stessa con ridicoli richiami al terzo paradiso. L’ispirazione, l’arte, hanno come fine la creazione dell’uomo, la crescita della sua sensibilità. La mancata presa di coscienza ha trasformato l’essere umano in un idiota del cosmo. Pascal scriveva: “l’eterno silenzio degli spazi infiniti mi spaventa”. Per superare la paura, ci si stordisce con il rumore prodotto da un’entropia sociale fuori controllo. parigi-pechino83

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Il rispetto di sè.  0

In un’epoca in cui siamo subissati da pseudo informazioni di ogni genere anche la nostra capacità di attenzione si allenta. Se a questo atteggiamento si aggiunge la superficialità, ci troviamo a constatare che i fenomeni perdono senso e significato. Conta il gesto, l’emozione del momento, l’afflato delle masse di facile suggestione, non solo loro. L’Accademia di Stoccolma assegna premi Nobel che continuano ad avere immeritata risonanza, anche dopo i numerosi abbagli. L’ultima clamorosa gaffe è stata l’assegnazione del Nobel per la pace a Barack Obama. Non vi era, al momento dell’assegnazione, la minima ragione che giustificasse il premio. In seguito Obama, sulla scia dei suoi predecessori, ha scatenato guerra alla Libia, sostenuto con denaro e armi il movimento islamico che ha poi assunto la denominazione di ISIS. Dunque accantonato l’ethos, è il pathos, cioè l’emotività, a incidere sulle nostre decisioni. Al tempo in cui Arthur Schopenhauer scriveva “L’arte di avere ragione” (Berlino 1830) le argomentazioni erano frutto di pensiero, non d’impulsi emotivi. Nel libro: “Trattato dell’argomentazione” Chaìm Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca affrontano il discorso che è persuasivo perché si avvale di argomenti logici. Buona parte dei testi di filosofia e critica d’arte, rifiutano la logica per principio, assumendo che la creazione artistica è esentata da giustificazioni logiche. In questo modo si apre un varco per ogni genere di elucubrazioni. Ora, se l’arte ha una funzione culturale, quindi necessariamente educativa, il termine va inteso in senso ampio, è chiaro che tutto ciò che produce giustificazione e induzione al non senso finisce per prevalere senza che vi sia bisogno di giustificazione, si fa ciò che in quel momento ci va di fare, di dire. Mettiamo insieme carenze culturali, assenza di logica, dominio delle apparenze e dell’emotività, arriviamo alle madri che esibiscono il ventre che contiene il feto, vi tracciano sopra scarabocchi. Anche la sacralità del parto è soggetta a becero esibizionismo, ludica volgarità. Tutto ciò è stata preceduto dalla esibizione di “dive” e dai “capolavori” di Cindy Sherman.

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