Archives for : marzo 2016

Autoi da fè.  0

commonlife9Auto da fè.
La globalizzazione è frutto e conseguenza di una deriva identitaria, di una caduta culturale sotto la pressione di un pragmatismo privo di valori. La civiltà è conseguenza ed è caratterizzata da limiti. Leggi, sapere, dominio della natura, controllo dei propri istinti primordiali, tempo, economia. La libertà non potrebbe esistere senza i limiti che ci siamo autoimposti per evitare di cadere in preda di continui conflitti in cui prevale il più forte. E’ nota l’affermazione di Hobbes: “ Bellum omnium contra omnes”. Ed è quanto è sempre accaduto, oggi come ieri nonostante un’infinità di leggi, e progresso scientifico. Quando Shakespeare nel monologo dell’Amleto tra i mali che affiggono gli umani include le leggi, non è per chiederne l’abolizione ma una maggiore l’efficienza. Egli scrive : “…della legge gli indugi…”. A produrre stati di entropia è sopravvenuta la globalizzazione della quale il capitale è il maggior artefice. Lo scopo è ottenere una totale omogeneizzazione, una massa amorfa di consumatori . Città, villaggi, regioni, trasformati in punti di passaggio di uno sconfinato traffico di capitali che si trasformano in merce quindi nuovamente in denaro. Ciascun punto della Terra diventa un punto di appoggio del capitale. Alla globalizzazione è legata anche l’idea di velocità priva di necessità e ragione. Arrivare velocissimi in nessun luogo. Il pianeta globalizzato non esprime più differenze di luogo, abbigliamento, svago, consumo. La globalizzazione è essenzialmente ispirata da un’idea speculativa. I “bourgeoisie” sono coloro che mettono in moto la roulette. La questione principale della nostra epoca non è più la Terra che gira intorno al sole, bensì il denaro che gira intorno alla Terra. E’ stato Nietzsche, nel suo scritto sulla tragedia a coniare la formula di questa deriva, una sorta di teodicea estetica, insofferente ai limiti della legge e dalle riflessioni di una cultura non funzionale. “Per caso – questa è la più antica nobiltà del mondo” . Oggi più che mai vale l’affermazione di Malthus: “ il povero nasce in un mondo già occupato”. L’imperativo categorica dei pasdaran del progresso era già scritto sulla prua delle navi di Carlo V: “ Plus ultra”. Quale spazio potrà mai trovare l’arte in questa affannosa ricerca del nulla? Gli artisti in maggioranza hanno rinunciato, si sono messi in fila per avere la loro razione di benessere e quindi accettano le regole proprio quando fingono di infrangerle. Il genius loci, appartiene alla mitologia, oggi è quasi una brutta parola perché stride con globalizzazione. L’ubi consistam dell’arte è l’effimera forma celebrativa della mondanità. Le mostre sono un accrochage di oggettistica kitsch accreditata come arte dai truismi della critica.
piergiorgio firinu

Fons van Woerkom. Disegno a china. “A mutual agrement between them”. 1976

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nani.giganti,analfebati.  1

Renzi e suoi ministri ripetono il mantra: “l’Italia è un grande paese”. Nel 2015 100.000 giovani sono fuggiti all’estero. In Italia sono arrivati altri 170.000 immigrati. L’impero romano era un insieme di etnie, quello che oggi si definisce melting pot . La differenza è data dalla qualità e osservanza delle leggi. Oggi l’Italia è alla deriva per la inadeguatezza delle leggi e la faciloneria con la quale sono applicate, o forse sarebbe meglio dire: non applicate. Citare la cultura del passato è solo un modo per confermare ciò che scrisse Bernardo di Chartres: “siamo nani sulle spalle di giganti”. Il riferimento era la cultura del XII secolo. In questi ottocento anni la deriva è stata imponente. L’arte suo malgrado anticipa i tempi. Quando, negli anni ’60 del secolo scorso, Piero Manzoni espone i suoi barattoli di merda, sono accolti dalla critica come idea geniali e collocati in gallerie e musei. Tutt’oggi offerti in asta ad alto prezzo. Ecco enunciato l’emblema della modernità, una società autocoprofaga che non fa differenza tra ano e bocca, tra maschio e femmina. Celebrati artisti e filosofi fanno sesso orale con sconosciuti in pubbliche latrine. Scompare la genitalità secondo natura, perché , in base al modo di essere, non esiste ne creato, né creatore. Nel 1972 Gregory Bateson scrisse:” Verso un’ecologia della mente” . Ma la direzione delle masse è stata un’altra. Si dice “l’Italia è un grande paese”, peccato non conosca se stesso. Si incoraggiano i giovani ad andare all’estero per fare esperienza. Benissimo. Vorrei venisse fatta un’indagine su quanti giovani sanno la storia della città in cui sono nati, in cui abitano, o della storia d’Italia tout court. L’opinione prevalente è che gli studi debbano servire alla produzione, la conoscenza tecnica insomma. Ci troviamo a fare i conti con una generazione, a cui altre inevitabilmente seguiranno, di analfabeti esperti di tecnologia,conoscono poco l’inglese e ancora meno l’italiano. Siamo al traino dell’Europa e degli USA, non solo per economia e finanza ma anche per l’arte Gli artisti contemporanei fanno il verso a ciò che accade all’estero. Gli anglosassoni, da barbari distruttivi, a guide culturali e artistiche. Questo è reso possibile proprio dal fatto che i giovani ignorano la storia e la cultura del paese in cui sono nati e vivono. In questo senso sono significativi i programmi di quiz trasmessi dalla tv. Domanda: quando avvenne l’incontro tra Hitler e Mussolini? Risposta 1978. Soggetti simili cosa vanno a fare all’estero? I pizzaioli? E non si citino per favore i pochissimi casi in cui un italiano o italiana ha fatto qualcosa di buono. Con la nostra storia sarebbe lecito aspettarsi qualcosa di più , generazioni che sappiamo quanto meno gestire ciò che hanno creato le antiche generazioni di italiani. Oggi si ha l’impressione che i nani non sappiamo nemmeno più arrampicarsi sulle spalle dei giganti. Marchio-USA

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I limiti dell’arte.  0

Nel mio film dell’11 Febbraio 2015 sottolineavo l’impossibilità dell’arte di rappresentare il pathos della nascita, l’atto fisico del parto. Mi è stato fatto osservare che la storia dell’arte registra numerose opere che si richiamano al parto. Certo, molti artisti si sono cimentati con il tema. La Madonna del Parto di Piero della Francesca. Madonne con Bambino di Duccio di Boninsegna e Ambrogio Lorenzetti, e molti altri pittori. Queste opere rappresentano semplicemente Madonna e Bambino, non c’è, non può esserci, una rappresentazione del parto. Si tratta per lo più di una idealizzazione contro cui si è scagliata l’arte femminista degli ultimi decenni. Sono state realizzate opere che raffiguravano vagine dilatate e deformi, parti di esseri umani adulti. Mentre l’arte femminista dedica gran parte della propria attenzione al corpo e al sesso, molta arte maschile celebra violenza e crudeltà, non con espressioni metaforiche, ma con realismo. Hermann Nitsch mutila animali durante le sue tristi performance. Martin Kippenberger crocifigge una rana. Maurizio Cattelan espone un cavallo la cui testa è conficcata nel muro, e figure di bambini impiccati agli alberi. Una galleria di orrori che sembra non avere fine, ma che tuttavia riscuote successo di critica. Sono aspetti dell’arido cinismo che pervade la nostra (in) civiltà. Pensiamo a ciò che scrive Warhol in “La filosofia di Andy Warhol”. “Negli anni ’50 iniziai una relazione con la televisione che dura al presente…[…….] Ma il vero matrimonio è arrivato nel 1964, quando acquistai il mio primo registratore. Mia moglie. …[……….] Quando dico ”noi”, intendo il mio registratore ed io..”. Questo sarebbe, a detta di Achille Bonito Oliva, il nuovo Leonardo da Vinci! Non si dica che si tratta di ironia o metafora, siamo ben oltre, anche perché c’è tutto un vasto campo della produzione “artistica” a confermare che i “geni” non scherzano. L’essere umano, per rassicurare ed elevare se stesso, ha inventato la religione. Anche il parto è stato celebrato, da santi, artisti, poeti, gli si è creato attorno una sorta di alone mistico che valorizzava il corpo della madre e l’atto di procreare, brutalmente respinto delle femministe. La nostra società tecnologica, ha spazzato via tutto ciò che poteva avere un alone di spiritualità. La scienza ha creato migliori condizioni di vita, dopo di che l’arte si è ritenuta libera di sfregiare il corpo umano. Non stupisce la riesumazione del l’eugenetica. Giustamente condannata quando era praticata dai nazisti,è oggi celebrata come una conquista della scienza e praticata in Inghilterra da una donna scienziata. Questo è forse l’inevitabile esito di una regressione in corso da decenni. Definiamo progressista ciò che in realtà è un ritorno all’era dei trogloditi. Scienza e tecnica servono a mascherare il regresso umano. Dopo l’inseminazione artificiale e l’utero in affitto, diventa irrilevante la distinzione tra i sessi. Era necessario innanzi tutto rimuovere le ragioni della differenza ontologica per poi proseguire con l’epistemologia della omogeneità sessuale. Come spiegava con baldanza in tv una lesbica sposata alla sua compagna: “ ci siamo, siamo tante. Dovete farvene una ragione” . L’immagine della Madonna con il Bambino è ormai un arcaismo antropologico prima che religioso. L’arte che si auto-definisce di avanguardia in realtà è regressione. Abbiamo buttato l’inutile bagaglio di spiritualità, etica, poesia, ci accontentiamo della tecnologia che però non ci aiuta a risolvere i nostri problemi esistenziali.

aaaaaaaaaaaaaaaaaCattelan

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