Archives for : maggio 2017

Inesistenza protratta.  0

Nelle lezioni di estetica di Hegel sono contenute queste affermazioni: “ Per noi l’arte non costituisce più il modo supremo in cui la verità giunge ad esistere” (WW.X,1 p.134) E prosegue: “ si può, certo, sperare che l’arte continui sempre più a elevarsi e a compiersi,ma la sua forma ha cessato di essere il supremo bisogno del Geist (ibid. p.135). “Rispetto a tutti questi rapporti,l’arte, colta in relazione alla sua vocazione suprema, è e rimane per noi un che di passato” (X 1 p.16). Nonostante il requiem di Hegel, l’agonia dell’arte si protrae da due secoli, ma, come sempre avviene in uno stato agonico, ha mutato volto. Da sempre allegoria e simbolo costituirono la prospettiva entro cui l’arte si realizza, l’artista compiva con le sue mani ciò che il suo pensiero aveva formulato. Se, come oggi avviene, l’operare dell’artista si riduce al solo pensiero, siamo di fronte a una incompletezza snaturante. Il percorso dell’arte è avvenuto dall’homo sapiens, attraverso l’homo faber fino all’homo aestheticus. L’artista non crea, semplicemente trasforma, assembla, costruisce. L’artista, il demiurgo, non ha altri poteri che la sensibilità formale e la capacità di realizzare il proprio pensiero. Utilizzando la propria epistemologia egli realizza l’ontologia. E’ forse eccessiva la narrazione che si realizzata intorno all’arte. Per Heidegger: “ L’arte è il mettersi in mostra della verità” . Ma ciò presuppone la risposta alla domanda: chi è l’artista? Da escludere che l’artista sia una sorta di unto del signore, ma semplicemente un demiurgo che dà forma alla materia. Per ciò stesso mette in mostra la verità? Cosa significa “verità”? Secondo Heidegger è l’essenza del vero. Ma cosa pensiamo quando diciamo “essenza”? Ecco dunque che il transito dalla forma alla parola, anziché aiutarci a capire crea un vuoto concettuale, ed è in questo vuoto che si è annidato il virus dell’arte contemporanea erodendo significati e cancellando forme in un progressivo allontanarsi dalla semplicità, verso un frammentarsi in una penosa autoreferenzialità. In questo percorso di funambolismo ideologico, irrompe la tecnica che sembra fornire una via d’uscita. In realtà è la mela avvelenata che aggrava la stato agonico. La paziente viene tenuta in vita, stimolata con allucinogeni, perché non è ancora chiaro chi è il beneficiario del suo testamento. I suoi rantoli sembrano allietare la mondanità cinica che la circonda. aaaaaaaaaaaaaaa11-aprile-2017

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Verità e post-verità  0

Su Robinson di Repubblica, c’è stato una specie di confronto tra Alessandro Baricco e Maurizio Ferraris, sulla post-verità. Il tema, sicuramente importante, è trattato, specie dal “filosofo” Ferraris, in modo inadeguato. Considerato che Ferraris, sfortunatamente, è docente di filosofia teoretica all’Università di Torino. Vale la pena rilevare che anche Baricco è torinese. Verrebbe da dire: o parliamo di verità o di filosofia. Sembra che gli intellettuali, come i politici, la verità non la cercano, la creano. Per Heidegger “la verità è l’essenza del vero”. Espressione vagamente tautologica. Forse il detto : la storia la scrivono i vincitori, potrebbe essere esteso alla cultura giornalistica e alle pubblicazioni di libri in generale. L’esempio più evidente è il sistema dell’arte creato dalla critica e dalla filosofia dell’arte. Gli artisti, per ignoranza e/o convenienza, si sono accodati, creando la più colossale truffa che la storia possa registrare. Se è vera l’affermazione: la verità rende liberi, non siamo mai stati tanto prigionieri della menzogna come in questo nostro tempo. Quando Karl Popper scrisse “La società aperta e i suoi nemici” , testo nel quale sferrava un duro attacco a Platone, forse non era ben consapevole di come si sarebbe evoluta la cosiddetta società “aperta” . Basta prestare attenzione al linguaggio dei politici. E’ di oggi la notizia che Marine La Pen ha copiato pari pari un discorso del suo avversario politico. Sentire i discorsi di Trump, Bergoglio, Hollande, Renzi, c’è di che inorridire. Quando Ferraris afferma che sul web circolano falsità e idiozie, dovrebbe essere invitato ad ampliare lo sguardo a giornali e libri, inclusi quelli che scrivono le sue allieve. Ferraris sostiene anche che una democrazia non può esistere senza una verità condivisa e che il miglior correttivo alla post-verità è la verità. Costui è docente in una città la cui Università ha conferito la laurea honoris causa al “filosofo” statunitense Danto. Gli USA hanno inquinato il pianeta con post-verità costruite negli studi di Sodoma- Hollywood. L’inquinamento è tale che due filosofi, Pascal Engel e Richard Rorty hanno sentito il bisogno di scrivere un libro dal titolo: “ A cosa serve la verità”. La nota domanda di Pilato: Cos’è la verità, è stata adeguata ai nostri tempi di consumismo, dunque ci chiediamo a cosa serve. Sicuramente le verità costruite da intellettuali e giornali collaterali al potere, serve a mantenere le masse all’oscurità dei molti crimini commessi dal potere. Ricordo che prima dell’invasione dell’Iraq ebbi uno scambio di e- mail con Piero Ostellino, allora vice direttore del Corriere della Sera. Io sostenevo l’assurdità di una guerra contro; l’Iraq, Ostellino, mi accusava di non capire il pericolo costituito dalle armi di distruzione di massa in possesso di Saddam. Sappiamo come è andata a finire. 200.000 morti, distruzioni di un patrimonio culturale. Dopo di che non è cambiato nulla. Bush si gode la vita come Ostellino, come tutti i disonesti imbecilli responsabili del disastro. Questa è la civiltà nella quale ci tocca vivere. E’ dunque chiaro che disquisire di verità e di post- verità è un esercizio futile, o forse semplicemente un ulteriore strumento di distrazione di massa. aaaaaaaaaaaaaaaaaa--critico-d'arte

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