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Considerazioni sull'arte
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Vi è una sorta di vuoto logico-linguistico nel modo in cui si affronta il tema della modernità e del progresso. E’ come se l’uomo contemporaneo fosse assillato dall’ansia di precorrere i tempi ; una persona che corre senza guardarsi attorno e senza sapere dove è diretta. Tutto questo trova supporto in diffusi apodismi. Parliamo di progresso, e tuttavia non abbiamo un’idea chiara di cosa realmente significa “progresso” per cosa? per dove? Così come parliamo di arte senza avere chiarito il significato del sostantivo arte. Gramsci sosteneva che “il senso di una preposizione non dipende dalla qualità interna della preposizione stessa, ma deve essere valutata nel contesto” . Tutto ciò richiede dunque attenzione e riflessione soppressa dall’ansia di “progresso” che conduce a fallaci logiche che portano conclusioni errate. Fecondazione eterologa, eutanasia, matrimoni tra persone dello stesso sesso, libertà assoluta nei comportamenti individuali che, per altro, quando sono errati, ricadono a carico della comunità. Ci sono ciarlatani che promettono cure palliative come soluzione non solo nel campo medico, ma molto di più nel campo sociale, il loro successo è dato dall’incontro tra teoria e desiderio. L’illusione di libertà come specchio per allodole. Così ci convincono che arrivare a Parigi da Roma con 4 ore d’anticipo, 6 ore in meno per arrivare a New York, cambia in meglio la nostra vita, mentre in realtà giustifica solo l’aumento del costo del biglietto. Fuor di metafora, siamo davvero convinti che aver rimosso i paletti etici migliori la qualità della nostra vita? La frenesia di cambiamento è declinata soprattutto al femminile. Utilizzando richiami non proprio consoni come il libro di Simona Morini “Da Pascal a Fukushima”, si raffazzonano un insieme di teorie per tesi che, quanto più sono effimere e provocatorie, tanto più suscitano l’interesse dei media. Anche la scienza si presta al gioco della provocazione. La teoria dei neuroni specchio, molto simile alla scoperta dell’acqua calda, ha occupato per mesi le pagine dei giornali. Era un’idea di progresso della neurologia. Ora pare smentita da un libro di Gregory Hickok “ The Myth of Mirror Neurons”. Ma in questo gioco non proprio adamantino di parole in libertà trova spazio anche “L’occhio della carne” teorizzato dalla filosofa Martha Nussbaum in “Persona oggetto”. Basta guardarci attorno per sapere dove ci porta tutto questo. Parafrasando Longanesi abbiamo fretta di arrivare, ma non sappiamo dove. Vi è un’artificiosa contrapposizione tra conservatori e progressisti, anche se è rimasto ben poco da conservare, e non è chiaro verso cosa stiamo progredendo. La scienza medica allunga l’aspettativa di vita, ci aiuta a superare dolore e malattie, forse uno dei pochi vantaggi del progresso. Per il resto è un pullulare di tesi ardite ed errate che trovano megafoni nei media contro i quali la maggioranza di noi non ha anticorpi. Nascono luoghi comuni che formano la pubblica opinione la quale raramente capisce, ma si adegua . Detto in altre parole, le opinioni della massa non nascono da riflessione e conoscenza, ma sono indotte da una decettiva e falsa comunicazione.
Il libero arbitrio continua ad essere una delle questioni più dibattute della filosofia, anche se già nel 1439 Lorenzo Valla consigliava di non perdere tempo con simile argomento. Vogliamo essere liberi e indipendenti, ma siamo succubi del giudizio degli altri. Ci crediamo liberi e disincantati ma in realtà seguiamo una serie di preconcetti e soprattutto qualsiasi cosa appaghi i nostri desideri. Questo comportamento è definito “libero”. Quando vedo masse affollare piazza San Pietro, mi chiedo quanti di loro conoscono e osservano i 10 comandamenti, qual è la convinzione che li muove? A rendere ancora più nebuloso il concetto di libertà, è l’affiancamento dell’idea di tolleranza. Tolleranza è termine nato durante l’assolutismo regio, allora aveva un senso. Se oggi siamo liberi di fare ciò che ci piace non abbiamo bisogno della tolleranza degli altri, a meno che si scriva tolleranza e si legga adesione, ovvero accettazione di situazioni poco adamantine. In “Esperienza privata e dati di senso” Wittgenstein definiva l’approssimazione concettuale: “va bene così” Il momento in cui si abbandona il ragionamento e si accetta il dato comune, o limite. Sono stati scritti innumerevoli libri sulla teoria della mente e la capacità di assumere consapevolmente le nostre decisioni, quasi sempre immaginando ciò che non è. Sull’attentato dell’11 settembre a New York si sono consumati fiumi di parole, libri, immagini, riti. I morti furono poco più di 3000. Nessuna commemorazione, nessun ricordo, nessun rito sulle migliaia e migliaia di vittime innocenti conseguenza della guerra di aggressione all’Iraq scatenata da Bush usando a pretesto delle menzogne. Siamo rimasti a quando Locke, Berkeley Hume, discettavano di morale e ragione mentre le truppe inglesi massacravano e sottomettevano indigeni in ogni lembo del pianeta. Le femministe occidentali accusano la religione islamica di essere sessista. Esiste manifestazione di sessismo maggiore, se pure non di genere,nella richiesta di libertà sessuale senza regole? Il problema della consapevolezza, o della ragion sufficiente, è accantonato in favore di teorie che piuttosto di spiegare giustificano. Se noi ci soffermassimo sull’essenza delle cose, sul perchè delle nostre azioni, ci accorgeremmo, forse, che la quasi totalità dei miti contemporanei sono basati sul nulla, sull’esasperazione del solipsismo rubricato sotto la voce “diritti individuali”. L’eroina del film “The Red Shoes” indecisa se dedicarsi alla danza o vivere, decide di suicidarsi, compie un atto razionale? Gli esperimenti dei neuroscienziati confermano che solo nel 26% dei casi siamo consapevoli delle nostre scelte. Nei meccanismi mentali s’insinuano induzioni estranee che noi immaginiamo libere. E’ il coacervo di queste contraddizioni che producono la democrazia malata nella quale viviamo. Se una minima parte delle persone che acclamano il Papa in realtà non osserva i precetti religiosi, è molto più probabile che un numero maggiore di persone segua gli stili di vita dei cantanti rock, notoriamente bisex e dediti agli stupefacenti, la secondo scelta è più comoda.
www.artefutura.org L’Italia che sapeva sognare 1940 c.a Anonimo
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