Archives for : luglio 2020

Accenni a indagini sulla creatività.  0

Forse non è il cervello il vero luogo della evoluzione umana, Gaston Bachelard si pone la domanda ma resta vago nella risposta. Il germoglio terminale dello slancio Vitale con le sue molteplici connessioni, non ha forse dell’organo delle innumerevoli possibilità quando adopera la suggestiva espressione di campi di forza creati nell’immaginazione dallo spostamento di due immagini diverse, non ci spinge forse, in un certo senso, a dinamizzare i rapporti delle idee e conferire all’idea forza un senso sempre più pregnante? Allora tutto è ormai definito, l’anima,  corpo, persino il mondo nel quale cerchiamo di oggettivare la nostra esistenza. Le  grandi nobili suggestioni che inducono a confrontarci con una realtà globale che l’artista ritornerebbe a trovare con gioia in una filosofia originale del creare al fine di comprendere l’evoluzione intellettuale e farla propria. Converrebbe prestare attenzione al pensiero, sempre alla ricerca di  occasioni dialettiche, per uscire dai propri confini, rompere i propri quadri, insomma, il pensiero che tenta di oggettivarsi. Allora non è possibile concludere che un tale pensiero sia creatore? Che sia la spinta psicologica che guida? E’ un fatto che spesso le  idee più ardite, feconde, sono dovute a artisti e scienziati giovanissime dei quali potremmo fare un lungo elenco a partire da Antoine-Laurent de Lavoisier, ghigliottinato durante la rivoluzione francese del 1789, per finire  a Albert Einstein che scopri la relatività ristretta a 25 anni.  L’elenco di artisti che dettero il meglio di se prima dei trent’anni sarebbe ancor più lungo A confronto della realtà contemporanea nella quale i giovani sembrano sempre alla ricerca di supporti e giustificazioni. L’idea che possa esistere una intuizione creativa trova conforto nella giovane età di artisti e scienziati che, per ragioni biografiche, non potevano avere ne molta esperienza e neppure ampia conoscenza. I filosofi si sono cimentati nel tentativo di indagare la creatività. Martin Heidegger in “L’origine dell’opera d’arte”(1950) , nel suo stile di scrittura piuttosto tortuoso, ha esaminato il rapporto dell’artista con l’opera e dell’opera con l’artista. Non pare abbia gettata luce utile per chiarire il problema. Risultato non migliore ha ottenuto Edward O. Wilson con “Le origini della creatività”(2017) che ha posto l’accento sull’uso delle metafore. In breve l’essere umano, i suoi pensieri, la creatività restano oscure ombre in fondo alla mente che cerca di conoscere la natura, ma ha difficoltà a capire se stessa.    Leonardo specchiarsi- 500

Share This:

L’arte contemporanea non costituisce testimonianza storica ed è priva di significato  0

Cassirer sosteneva che l’uomo è un animale simbolico. La simbologia s’inquadra in antiche credenze, fa perno su tradizioni l’evolversi della  storia sociale, con il progredire della civiltà, si distanzia dalla natura. L’uso della parola “naturalistico” comporta una certa ambiguità. Posta sul crinale tra mito e storia, non sempre esplica un significato univoco. L’opera di Bernard de Mandeville, “La Favola delle Api” è un esempio di accostamente improprio, sia pure sotto il pretesto della satira. C’è stato chi ha assimilato il comportamento umano, oltre che alle api, alle amebe, agli  elettroni e ai protoni, cifra comune: la sopravvivenza tramite la volontà, secondo la filosofia di Schopenhauer. Vista così la nostra evoluzione consiste solo nei diversi e più sofisticati mezzi per ottenere ciò che gli altri animali ottengono con maggiore fatica e più naturalezza. Non è prerogativa solo umana la socializzazione, con buona pace di Aristotele. Le differenze sono di qualità, non di natura. E’ il linguaggio la base sulla quale è nata la civiltà umana. Il linguaggio è il  principale strumento di coesione. In questa funzione l’arte ha preceduto la scrittura, è stata la forma primordiale di comunicazione non verbale, un’attività socialmente condizionata che ha favorito lo sviluppo di una cultura non esclusivamente materiale. Vi è una millenaria relazione dell’arte con i simboli. In qualche misura tutta l’arte è metafora e simbolismo. L’uso del simbolo non è codificabile, e in non pochi casi sfocia in una certa arbitrarietà che può sconfinare in abbinamenti impropri. Coloro che si interessano di arte simbolica non riconoscono sempre la necessità di fornire una spiegazione del riferimento e della funzione del simbolo e la relazioni dei simboli tra loro, in un concatenarsi di magia, mito, religioni. La funzione della simbolizzazione artistica dovrebbe concorrere alla visione di una realtà separata che l’arte crea. Nel segno simbolico coesistono pluralità di comunicazioni a diversi livelli. La fisicità si trasforma, diventa mentale, la forma si fa  cultura, traccia di civiltà destinata a permanere nei secoli. La riflessione sorge in presenza di uno stimolo che  l’arte dovrebbe sempre fornirele-tre-eta-della-donna-klimt500

Share This:

Verso una sempre maggiore aridità spirituale.  0

Quanto può far pesare che lo spirito scientifico resti sostanzialmente identico attraverso le più profonde rettifiche, mentre il pensiero artistico non è considerato in funzione dello sviluppo formale? L’arte è un linguaggio, un semplice metodo di espressione,  ci siamo abituati a considerare l’arte come utensile al servizio della ragione, cosciente di se stessa. La forma come espressione di  idee dotate di una chiarezza primordiale, una delle modalità nelle quali si segmenta la storia umana. All’origine dello spirito artistico, quando le prime immagini avevano  forza suggestiva, quasi magica,ciò favoriva il formarsi di embrioni d’idee che contribuivano alla evoluzione, la traccia, il segno come affermazione e/o evocazione. Non era pensabile ai primordi il concetto di astrazione. Ammettere  l’idea di immagine astratta andava oltre la pur fertile immaginazione dei primitivi. L’evoluzione dell’arte ha oscurato il visibile, ha cancellata la magia evocativa della narrazione per immagini. Collegare tra loro certe conseguenze come la legge delle aree formali,  le quali hanno esse pure un significato chiaro diretto nell’intuizione. Nelle nuove teorie lo spirito artistico si è allontanato dalle immagini ingenue, è diventato in un certo senso la rappresentazione della indicibilità del mondo, interamente impegnato a creare forme di comunicazione estremamente complesse, il cui significato non è reperibile nell’opera che dovrebbe esprimerlo.  Eppure per meglio dire l’apporto artistico è quello che costituisce l’asse della scoperta,  della espressione, la sola che permette di pensare il fenomeno arte trascurando il dato. Non c’è alcuna conoscenza senza la padronanza del momento capace di consentire un reale progresso gnoseologico. Se volessimo situarci da un punto di vista di osservazione, per così dire psicologica, non potremmo sfuggire alle reazioni dello strumento che usiamo artificiosamente. Si vede allora che l’artista quando pretende di scrivere una pagina d’arte ricorrendo alla matematica integrando  scritto e pensiero fallisce. Il tentativo di usare il teorema di Fibonacci per creare un’opera d’arte non è riuscito, l’azzardo  si traduce semplicemente in una forma di rozza  superficialità priva del significato che velleitariamente pretende di esprimere. E’ incisivo il commento di Slider. Così nella forma di espressione artistica cade in una vuota considerazione estetica sottolineata da Heisenberg che vuole che le nozioni impiegate abbiano almeno un significato sperimentale. L’arte è in se stessa sperimentale, le provocazioni non sono più la traduzione formale di “esperienze”,  ma  estemporanee offese della ragione. L’arte riesce a esprimere in termini di possibilità l’immaginazione creativa il cui processo non è mai interamente compiuto, tanto che, come scrive Wittgenstein, a un certo punto c’è la resa al “va bene così”. La caratteristica dell’arte contemporanea posta in un quadro generale di carenza epistemologica,  si traduce in un afono declamare. Le vie del pensiero creativo si arenano nella tecnologia, le così dette nuove forme estetiche procedono verso una sempre maggiore aridità spirituale.Traccia di un crimine

Share This:

Nulla è più complesso della semplicità.  0

Vorrei accennare brevemente a un argomento che ho più volte trattato, parlo di  tecnologia e arte. Non si può non ricordare che la nuova tendenza filosofica mette in discussione la razionalità di Cartesio proprio nel momento in cui la civiltà è avviata a una sempre maggiore tecnicalità e all’uso della intelligenza artificiale. Qualunque possa essere l’opinione in merito, non è possibile negare a questi nuovi approcci un carattere di aridità razionale. Condannato Cartesio, resta in atto la prassi che egli ispira. Vi è inoltre un altro paradosso; si celebra la natura e si condanna la dottrina che vede nella natura l’ispiratrice del più semplice spirito dell’arte e, sulla nuova rappresentazione, si innescano riferimenti semantici grazie ai quali il nuovo spirito dell’arte risulta sconvolto. Se tutto ciò che riguarda l’intuizione non può più essere, tout court, ascritta a un impulso primigenio, è pur vero che un impulso creativo ci deve pur essere. Anche perché se l’ispirazione non può più essere considerata “primitiva”, nel senso di spontanea, è chiaro che è resa possibile la codificazione dell’arte che in questo modo perde definitivamente la propria ontologia. Valutando il fondamento dualistico, tecnica- sapere, va tenuto conto della società nella quale gli artisti vivono, della cultura che essi assimilano insieme alla superficialità tecnicistica diffusa. Tutte le nozioni fondamentali possono in un certo modo essere sdoppiate, fino al  realizzarsi di una saturazione informativa nella quale l’eventuale residualità complementare dell’intuizione è proceduta da una scelta che la snatura e gli conferisce una sorta di ambiguità epistemologica che si pone alla base della nuova  realtà dell’arte nella quale anche la creatività è aridamente programmata. La descrizione artistica assume il carattere immediato dell’evidenza senza che sia negata nè turbata dalla conseguente banalità. Cartesio non credeva nell’esistenza di elementi assoluti, egli pensava che la capacità di razionalizzare la realtà fosse un aiuto per comprenderla. Elementi concepiti dall’idea e arricchiti dalla esperienza creativa, l’obiettivo dovrebbe essere raggiungere  il più alto grado di chiarezza con l’uso di elementi semplici  individuabili attraverso l’osservazione. Come espresso molto bene da Depréel, “la verità dimostrata”, egli scrive, “non si sostiene costantemente sulla propria evidenza, bensì sulla dimostrazione”. Vien fatto di domandarsi se, alla luce della psicologia della nuova arte, è ancora  lecito richiamarsi alla spirito, ovvero se l’arte oggi non sia puramente e semplicemente metodologia . Così “l’adattamento creativo”, sarebbe quasi esclusivamente un adattamento alla normalità produttiva, con buona pace della pretesa intuizione. Gli oggetti condizionano l’idea, non l’idea gli oggetti, essi sono resi estranei all’idea chiara e distinta, la  relazione tra gesto e  oggetto affidata ad un automatismo produttivo. Nulla è più cartesiano che la lenta modificazione spirituale imposta dalle successive approssimazioni dell’esperienza. La  genuina semplicità preserva dal cadere nel banale come invece appare oggi la povera concezione dell’arte che si rifugia nella tecnologia per l’incapacità di rappresentare la realtà in tutta la sua complessitàMonaco davanti al mare

Share This: