Archives for : giugno 2025

Libertà e regole.  0

Il significato etimologico di anarchia è : senza governo. Tuttavia Freud sosteneva che una civiltà non può esistere senza regole, dunque qualcuno deve avere capacità e potere di proporle, spesso imporre, per governare la massa.

Thomas Hobbes, nel Leviatano, ha scritto: se gli uomini fossero onesti il governo non sarebbe necessario.

In natura anche gli animali hanno regole dettate dall’istinto, si stabiliscono determinate gerarchie in base alle esigenze.

Una delle principali ragioni di conflitto tra cittadini e Stato sono le tasse,oneri che lo Stato impone ai cittadini, in cambio fornisce loro prestazioni necessarie alla loro sopravvivenza. Purtroppo raramente  c’è esatta perequazione tra oneri che i cittadini sono costretti a pagare, e servizi che ricevono dallo Stato.

Henry D. Thoreaux affrontò questo tema nel libro “Vita nei boschi, visse isolato per lungo periodo per sottrarsi al pagamento delle imposte.

Non sempre gli anarchici sono pacifici, molti di loro compirono attentati, celebre l’attentato al granduca Francesco Ferdinando d’Austria compiuto dall’anarchico Gravilo Princip che provocò lo scoppio della prima guerra mondiale.

L’anarchico russo Bakunin, spesso citato da Carlo Marx, non compì attentati, anche se viene spesso associato, soprattutto nell’immaginario collettivo, alla “propaganda del fatto”. Bakunin era un teorico dell’anarchismo rivoluzionario, sostenitore dell’azione diretta e della distruzione dello Stato, ma non vi sono prove storiche che lo colleghino direttamente ad atti terroristici specifici.

Anarchia è usata in riferimento a  confusione e vita disordinata di gruppi non violenti, come furono gli Hyppy degli anni ’70, i quali, propagandavano l’uso di droghe e  libero sesso, ma non ripudiavano affatto i vantaggi della società capitalistica.

A  ben vedere l’azione delle avanguardie artistiche che rifiutarono l’epistemologia dell’arte fino all’ora in vigore, può essere considerato atteggiamento anarchico. anche se non privo di contraddizioni. Ad esempio, il rifiuto dell’intuizione e accettazione della tecnologia che richiede il metodo.

La critica a sua volta inventa teorie e attribuzioni a ciò che l’artista Immagina di fare per dare forza alla libera interpretazione dell’opera e adattarla alla fantasia creativa attribuita all’artista. Si fanno coincidere tesi precostituite.

Anche la scienza deve fare i conti con teorie anarchiche di alcuni filosofi. Noto il libro di Paul K. Feyerabend : “Contro il metodo” che, come recita il sottotitolo, è “un abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza.

 

 

 

 

Anarchia del colore.immagine nwes 500

 

 

 

 

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Decadenza affluente.  0

Sembra che all’’inizio del XXI secolo si stiano avverando le previsioni sulla decadenza della civiltà occidentale, resa meno evidente dal benessere economico che ancora regge, se pur in presenza di enormi disparità sociali.

Nietzsche era stato tra i primi a denunciare il degrado. E’ pur vero che nei suoi pensieri, redatti alla fine dell’Ottocento, non parla di un esplicito declino dell’Occidente, nel senso di un crollo evidente, ma piuttosto di una decadenza culturale e morale che oggi, più che mai,caratterizza la civiltà cosiddetta democratica.

Oltre Nietzsche, molti intellettuali avvertirono il declino. Heidegger ebbe sempre un atteggiamento critico, in particolare nei confronti della tecnica che definiva stupida. Oggi ne abbiamo plateale conferma con le masse di beoti che non staccano gli occhi dalla homepage dello smartphone

A denunciare esplicitamente l’inizio della deriva dell’occidente fu Oswald Spengler con “Il Tramonto dell’Occidente” pubblicato nel 1917 ebbe grande successo, ma sicuramente non arrestò il declino.

Il rumeno Emil Cioran, si rifugiò nel nichilismo,  consapevole che la storia è costituita da  ascesa e declino di popoli e civiltà.

La globalizzazione,attuata dall’Occidente, ha cancellato storia e tradizioni creando un amalgama di anonimie etero dirette da tv, giornali, che trasudano volgarità e menzogne.

Secondo Karl Marx, talune parti secondarie del processo sociale, come la domanda di produzione artistica, possono essere più avanzate della produzione materiale e trascinarla. Va da se che il pensiero di Marx precede l’avvento delle avanguardie che hanno azzerata l’epistemologia dell’arte.

Michel Onfray nel 2017 pubblicò “Decadenza”, sotto titolo “Vita e morte della civiltà giudaico- cristiana. Nel libro, oltre alla precisa citazione di fatti storici passati e presenti, viene dato largo spazio alla biografia di personaggi che vollero apparire rivoluzionari e si rivelarono squallidi aedi della depravazione.

Nel 1979 Jean Baudrillard  affronto il tema della decadenza in un ottica, per così dire, estetica. Titolo del libro “Della seduzione”. Egli sosteneva che nella società contemporanea, la  seduzione è ovunque usata in una logica di resa triviale, in quando ridotta al richiamo del consumo, entrata a far parte della realtà psichica, in definitiva anch’essa strumento del mercato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La verità nello sguardo.Viso

 

 

 

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Creatività e metodo.  0

L’arte dovrebbe mettere il reale con le spalle al muro, interrogarlo e costringerlo a dare il proprio contributo in modo che si preseti come insieme rappresentabile, si presti alla narrazione che possa essere dominata dallo sguardo e contribuire alla sensibilità di chi osserva.

Molti artisti si trovano nella condizione descritta da Musil in “L’Uomo senza qualità” : Ulrich  era in preda a una forte emozione e disagio; gli sembrava difficile trovare la linea di confine tra criteri nuovi e criteri comuni…..”. La risposta a questa situazione consiste spesso nel ribaltare il tavolo, e cancellare le regole.

Nel 1975 Paul K. Feyerabend, filosofo della scienza, scrisse “Contro il metodo”, la cui unica conclusione è stata di dimostrare che ogni procedimento, ogni ambito culturale, è costretto nella camicia di Nesso di un metodo, si può definirlo rivoluzionario, ma non lo si può abolire. Purtroppo

le rivoluzioni non hanno cambiato il mondo, ma solo stabilito criteri diversi entro i quali di fatto si ripetono altri errori e si finisce per tornare a vecchi rituali.

Le avanguardie, a partire dai Dada, citati come non-metodo da Feyerabend, dopo le ansie distruttive, sono approdate nei musei. Di certo non hanno rispettato la legge di coerenza che risale a prima di  Aristotele. Così, nello stesso museo troviamo capolavori  del Rinascimento e opere di  Fluxus, Dada, e di altre “avanguardie”. Questo conferma il fallimento degli artisti che si proponevano rivoluzionari e reclamavano la chiusura dei Musei dell’arte.

La creatività, nel pensiero contemporaneo occupa un posto profondamente ambiguo nel panorama socio-culturale. Investita da timori, rifiuti, rivendicazioni, utopie; dopo aver cancellata l’epistemologia, smarrita l’intuizione estetica,  l’intelligenza che non sa e non riesce a capire, si adagia su mainstream e segue i gusti degli squilionari.  Certamente, di fronte al proliferare di opere che per riscattare l’irrilevanza si affidano al tecnicismo dominante che dimezza l’intervento umano e riduce la creatività individuale. Resta la possibilità,forse la costrizione, di creare senza sosta “spontaneamente” forme  che s’immagina possono condurre a un rapporto nuovo con il mondo con gli altri l’individui. Penso, per fare un esempio, a Jean-Michel Baquiat.

Con le avanguardie, a partire dal romanticismo ha preso corpo lo stereotipo dell’artista che per affermarsi nella società insorge contro tutti i conformismi, in un perenne antagonismo di facciata.  Questa immagine, falsa, è costruita dai media, in realtà l’artista è al servizio del capitale forse più che nel passato. In questo atteggiamento manicheo, non c’è traccia di opposizione all’ordine, il dinamismo creatore si è arenato in quella che il lessico contemporaneo definisce alienazione, che non è più l’estraneità al reale, come era definita da Hegel, ma l’accettazione dello status quo, del conformismo, che comporta l’accettazione dell’anonimo dominio del mercato, orientato alla quantità rifiuta la qualità.

La critica d’arte procede nella  narrazione eristica in aperto contrasto  con la realtà storica. L’Uomo storico, l’uomo in divenire, si è rassegnato, ha rinunciato al tentativo di superamento, non accetta  di confrontarsi con la materia e tentare, attraverso la forma, di rappresentare il pensiero.recipropcità

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