L’arte può essere ridotta a sperimentazione, provocazione, estemporaneità? Quando nel 1937 Duchamp mette insieme una sorta di happening durante il quale finge di decapitarsi, facendo il verso all’opera di Caravaggio “La testa di San Giovanni Battista offerta a Salomè”. Cosa esprime veramente?
Quando Piero Manzoni nel 1961, assumendo di realizzare un’opera concettuale crea i suoi barattoli come opera d’arte definendola “Merda d’Artista”. Cosa esprime? Cosa rappresenta? Sono provocazioni o semplici intermezzi, una sorta di involontaria comicità surreale? Storici e filosofi dell’arte fanno ricorso a spurie argomentazioni, senza però saper entrare nel vivo del percorso creativo che pretende di creare una nuova ontologia dell’arte. In realtà l’ambizioso proposito si perde in un pensiero autoreferenziale. Forse il problema è più semplice di quanto si suppone. Una società bolsa, affetta da consumo, priva di ideali e di etica, non può che produrre artisti di quella risma e, inevitabilmente, celebrarli in funzione del riscontro mercantile. Tra le ragioni della creatività vi è anche la sublimazione. L’arte ha sempre interpretato la storia, il mito, forse anche quando non erano del tutto compresi. Stalin definì gli scrittori “ingegneri dell’anima”. Forse l’arte può essere definita balsamo dello spirito. Dovremmo riflettere sul fatto che nelle società nelle quali vige la repressione, nascono artisti di grande valore. Pensiamo alla Russia al tempo degli Zar nella quale operarono artisti come Fedor Dostoevskj, Leone Toltoj, Maksim Gor’kij, Anton Cechov, Nicolaj Gogol, Ivan Turgenev, molti altri scrittori di altissimo livello. Quale può essere la spiegazione? Forse viviamo in un tempo nel quale la società è femminilizzata, siamo nell’era dell’apparenza, della superficialità dell’edonismo. Come già aveva scritto Hegel, l’arte, nella sua essenzialità. è estranea alla civiltà moderna. Gli artisti non posseggono più la sensibilità e gli strumenti culturali per dare alla loro arte un’impronta storica di ampio respiro.
L’ interpretazione del tempo che viviamo è l’esatto opposto dell’illustrazione, per certi versi involontaria, della modernità che si attua con la Pop Art. Si tratta di dar forma a cultura e storia.
La morte di Pablo Neruda a Santiago del Cile il 23 settembre 1973 diede vita a polemiche infinite. Renato Guttuso creò un disegno e incisione che non furono mai esposti nei quali rappresentò la morte del poeta. Anche questa è la funzione dell’arte, la denuncia del dolore. Come David con la Morte di Marat. Oggi al più vi è l’utilizzo del mito in funzione di ideologie faziose, di corto respiro. Come la reinterpretazione in chiave femminista del mito di Leda e il cigno realizzata dall’artista americana Dana Schulz. I funerali dell’arte continuano da quasi un secolo in un tripudio di ottusa mondanità.
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