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ART1307 scrive:

TITOLO: L’imponderabile grafia della Natura
CURATORE: Cynthia Penna
Organizzatore: ART 1307 Istituzione Culturale
ARTISTA: ROBERTO GHEZZI
Sede: ART1307 – Rampe S. Antonio a Posillipo 104 Napoli
Durata: 24 Novembre 2024/ 24 Dicembre 2024
Vernissage: 24 Novembre 2024 dalle 11 alle 17
Ufficio Stampa: ART 1307

Il mondo artistico di Ghezzi si inserisce in quel filone di indagine che vede Arte e Scienza camminare in parallelo ed anzi serenamente intersecarsi per dar luogo ad opere dal forte accento lirico.
Ghezzi le chiama “Naturografie” per indicare che la “grafia”, l’elemento segnico contenuto nell’opera, è appannaggio della Natura in quanto i supporti quali le tele e le carte, opportunamente preparati e “iniziati” dall’artista, vengono poi immersi in elementi naturali quali acqua, ghiaccio o terreno ed ivi lasciati a “maturare” o meglio a trasformarsi attraverso gli agenti atmosferici, la pioggia, il sole, le maree, lo scioglimento dei ghiacci, altri elementi organici, la flora e la fauna presenti sul territorio che vengono “inglobati” tutti dentro l’opera. La Natura in tal modo è invitata a “dipingere” il supporto così come fa l’artista. Sì, perché alla fine l’opera compiuta è senz’altro una “pittura” iniziata dall’uomo e terminata dalla Natura in un connubio, una interrelazione e una intersezione tra i due che ha un che di magico e lirico al tempo stesso.
Ghezzi è noto per i suoi viaggi in luoghi estremi del globo terrestre: dalla Groenlandia, al Sud Africa, dalla Danimarca alla Norvegia, alla Patagonia; ha lavorato con istituzioni scientifiche come l’Università di Roma La Sapienza, il CNR, gli Istituti Italiani di Cultura e i Consolati Italiani sparsi nel mondo per realizzare questo suo personale sogno di collaborazione artistica e pittorica che unisce in una intima connessione l’uomo e l’ambiente.
Ghezzi introduce un nuovo vocabolario e un nuovo modello di declinazione visiva del fenomeno artistico, attraverso l’enunciazione di una forma inedita del fare arte.
Attraverso l’esplorazione di territori incontaminati o, al contrario, altamente inquinati del pianeta Ghezzi contribuisce a monitorare lo stato dell’ambiente a livello scientifico; ma la sua vera funzione resta quella di aver fornito una nuova modalità espressiva all’arte, un archetipo artistico tutto ancora da esplorare ed espandere.


Gilda Contemporary Art scrive:

Humani Florescere
Mimmo Verduci
L’esistenza umana nel suo continuo rifiorire, attraverso il corpo e le sue mutazioni, in un percorso di maturazione spirituale, che si fa automedicazione e rigenerazione.
Lo sguardo poetico e sensibile di Mimmo Verduci

a cura di Cristina Gilda Artese
Opening giovedì 27 giugno ore 18:30
Ingresso libero
Sino al 31 luglio 2024

Gilda Contemporary Art presenta la personale del fotografo Mimmo Verduci dal titolo “Humani Florescere” a cura del direttore artistico della galleria Cristina Gilda Artese.

La mostra che occupa entrambe le sale della galleria, presenta una selezione delle opere di una serie di recente realizzazione, avente come tematica la sindrome di Hikikomori, o isolamento sociale volontario, ed un gruppo di lavori in continuo working in progress da parte dell’autore, dedicata al corpo come espressione identitaria in continua mutazione.
Verduci è un creativo poliedrico e dall’esperienza e competenze espresse sia nel settore delle arti visive, sia della musica e spettacolo, ma anche imprenditore dell’editoria. La sua esperienza professionale, oltre che esistenziale, lo ha portato negli anni ad un approfondimento dell’animo umano e dei percorsi esistenziali delle tante persone conosciute, incontrate e frequentate.
Questa esperienza di vita, unita alla innegabile sensibilità estetica, è sfociata nelle sue più recenti creazioni artistiche, come esito finale di un processo che è stato anche di crescita personale.
La serie dedicata alla sindrome di Hikomori, drammatica ed intimistica, pone sotto un rispettoso riflettore un fenomeno preoccupante della società contemporanea, che vede coinvolte specialmente le generazioni dei più giovani, i quali si rifugiano in un tranquillizzante isolamento da quello che percepiscono essere un contesto storico ed ambientale sempre più difficile e scarsamente inclusivo.
Le immagini fotografiche, con un sapiente utilizzo della luce, dei chiaroscuri, utilizzano l’elemento simbolico dell’ombra come strumento di narrazione di una vita sperimentata sottovoce e separata dal piano reale, dove il virtuale e l’isolamento prendono il sopravvento.
La serie di opere che danno più propriamente il titolo alla mostra stessa, Humani florescere, sono esposte nella seconda sala; una carrellata di ritratti di corpi per lo più femminili in sovrapposizione a pattern floreali, diventano metafora di quel continuo rifiorire che l’essere umano sperimenta nell’ambito del proprio percorso individuale.
Le opere ricordano l’aspetto e il fascino di tavole botaniche, dove il contorno del corpo si sovrappone ed interpone a fiori e foglie, talvolta in fase di fioritura, ma anche nel momento della fragile sfioritura e decadenza.
Sempre è presente una luminosa e spontanea bellezza (l’artista non utilizza mai modelle o modelli professionisti ma persone amiche), dove la luce si fa simbolo di spiritualità ed eternità.
Verduci ci vuole parlare “della fioritura del genere umano”, delle sue stagioni, fatte di fragilità, nudità, ma anche energia, splendore e spirito di adattamento e rigenerazione.

BIOGRAFIA
Mimmo Verduci nato in Calabria, si trasferisce a Milano all’età di due anni. È un rinomato Art Director, Designer, Fotografo e Regista, con una carriera che abbraccia vari ambiti della comunicazione visiva e del design. Dal 1992, è Direttore Creativo della Showtime Agency e, dal 2012, dirige la casa editrice Editori di Comunicazione Lupetti, specializzata in comunicazione, marketing, architettura e moda.
Nel corso della sua carriera, Verduci ha lavorato con numerosi artisti di fama internazionale come Eros Ramazzotti, Anna Oxa, Renato Zero e Patty Pravo, curandone la comunicazione, l’immagine e i videoclip. Tra i suoi progetti più noti si annovera “Abba Pater”, un lavoro che include otto videoclip, la copertina di un CD e un libro dedicati a Papa Giovanni Paolo II, riconosciuto tra i quindici migliori libri nei 25 anni di pontificato del Papa. Un altro progetto significativo è stato quello di coinvolgere cento personaggi famosi, tra cui pittori quotati e grandi artisti come Giorgio Armani, Mimmo Rotella e Milo Manara, per intervenire su cento tele rappresentanti fotografie di Eros Ramazzotti. Questo progetto ha visto la partecipazione di personalità del calibro di Lucio Del Pezzo, Mimmo Paladino, Mark Kostabi, Giò Pomodoro e Gianfranco Ferrè.
Dirige da 12 anni la casa editrice Lupetti, nota nell’ambito della comunicazione ,del marketing, dell’architettura e della moda.
Verduci è anche un esploratore delle nuove possibilità di ricerca e progettazione aperte dalle nuove tecnologie e dalla realtà virtuale. La sua filosofia si basa sulla consapevolezza che la visione della realtà e del corpo sono costruzioni in continua evoluzione e ibridazione, portatrici di identità multiple.
Ha presentato diverse mostre: nel 2019 “Aldilà dello spazio” presso lo Spazio Espositivo PVC de Il Sole 24 Ore 2019 e “Photo Festival”; nel 2021 Mostra al Castello di Scilla in collaborazione con l’Università Mediterranea e nel 2024 “Hikikomori” al Palazzo Terragni di Lissone.


Gilda Contemporary Art scrive:

Gilda Contemporary Art presenta la mostra personale di Roberto Ghezzi “The Book_ Flumina + The Greenland Project”.
La mostra raccoglie una selezione di opere degli ultimi due progetti andati in visione a Milano oltre ad alcuni inediti appartenenti al medesimo ambito di ricerca; i progetti sono nati dalla collaborazione con la galleria ma in particolare dalla condivisione intellettuale e progettuale con la direttrice artistica Cristina Gilda Artese.
Il titolo fa riferimento alla pubblicazione edizioni arsprima uscita a gennaio 2024 proprio per raccogliere il materiale documentario delle mostre The Greenland Project tenutasi in galleria tra marzo e aprile del 2023 e la mostra personale FLUMINA che ha avuto come scenario l’Acquario Civico di Milano tra dicembre 2023 e gennaio 2024.
Raccogliere il materiale in un unico volume, selezionare le immagini, sia delle opere e delle installazioni, sia dei siti e del processo, hanno rappresentato un importante momento di riflessione sul lavoro fatto, che ha dato un senso alla ricerca dell’artista ma anche alla collaborazione ed al legame creato con la galleria.
Come spesso accade, “scrivere un libro” è stato attività pratica ma anche simbolica e strumento fondamentale per valutare il percorso tracciato.

La mostra si sviluppa pertanto nei due ambienti della galleria presentando nella prima sala una serie di cianotipie, di disegni e di opere a tecnica mista appartenenti alla mostra The Greenland Project.
Le opere sono state realizzate nell’ambito di una residenza d’artista tenutasi nel mese di giugno 2022 in Groenlandia. Qui Roberto Ghezzi, ospite a Tasiilaq per un mese presso la Red House di Robert Peroni, si occupò del fenomeno della Chlamydomonas Nivalis, un’alga che, riducendo l’albedo del ghiaccio a causa del colore rosso che la caratterizza, ne favorisce lo scioglimento. Mediante l’utilizzo della cianotipia, un’antica tecnica fotografica che prevede l’uso di carte foto sensibilizzate, è riuscito a catturare il rapido mutamento dello spessore del ghiaccio, ponendo a confronto sia aree con presenza dell’alga rossa sia zone di ghiaccio non ancora invase, ottenendo risultati sorprendenti sia da un punto di vista estetico che scientifico. Il progetto venne infatti realizzato in collaborazione con ricercatori dell’Istituto di Scienze Polari del CNR che hanno potuto riconoscere nelle stampe di Ghezzi delle vere e proprie radiografie, originali testimoni dello stato di salute del tesoro bianco dell’Artico. The Greenland Project è stato realizzato grazie al contributo della antica Cartiera Magnani di Pescia, che ha fornito all’artista carte fatte a mano per la realizzazione delle opere. L’intera residenza artistica è stata ad impatto neutro grazie al contributo di Phoresta Ets che ha calcolato e poi compensato mediante la piantumazione di alberi tutte le emissioni di CO2 del progetto.

Nella seconda sala sono esposte opere appartenenti alla mostra Flumina oltre ad alcuni inediti che non erano stati esposti all’Acquario Civico di Milano e che si sono ritenuti più interessanti per un’esposizione in galleria, dove è allestita una grande e suggestiva quadreria.
In particolare, si tratta di Naturografie©, oltre a progetti ed opere a tecnica mista.
Per Naturografie© si intendono opere realizzate a “quattro mani dall’artista e dalla Natura”. Il nome stesso venne coniato da Ghezzi vent’anni orsono e si riferisce al fatto che la Natura “disegna” e “si imprime” sulla tela che l’artista le mette a disposizione.

Per FLUMINA Roberto Ghezzi creò Naturografie d’acqua in due punti caratteristici del Parco Adda Nord: La palude di Brivio e L’oasi Le Foppe Wwf.
La Palude Brivio, ansa paludosa creata dal fiume Adda a valle del lago di Olginate, è un Sito di Interesse Comunitario che si estende per 302 ettari. In gran parte inaccessibile, è circondata da alte rupi calcaree a strapiombo ricoperte da boschi termofili e ospita alcune specie rare di orchidee, oltre a una fra le poche popolazioni di tartaruga palustre dell’alta pianura lombarda.
L’Oasi Le Foppe Wwf, anch’essa Sito di Interesse Comunitario, si estende su un’area di 11 ettari nella campagna a ovest di Trezzo sull’Adda. Le Foppe, buche create un tempo per l’estrazione dell’argilla, oggi sono stagni artificiali e ospitano una ricca biodiversità.
Il progetto di FLUMINA ebbe inizio nel marzo 2023, quando Ghezzi installò le tele all’interno in diversi punti d’acqua della Palude Brivio e delle Foppe. Ogni fase creativa è stata monitorata e documentata dall’artista tramite video e foto, fino alla fase finale avvenuta a settembre 2023.

In occasione della mostra, in sala 1 della galleria, è esposto un importante pezzo del designer Ernesto Cesario, un grande dining table, realizzato sotto il brand Chendù e che sposa creatività ed innovazione con la filosofia di un’economia sostenibile, tematiche care alla galleria quanto all’artista protagonista della mostra.

BIOGRAFIA

Roberto Ghezzi (1978, Cortona, IT). La sua formazione ha avvio all’interno dello studio di scultura di famiglia e si perfeziona all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Inizia ad esporre interesse per il paesaggio naturale che, agli inizi, egli indaga sia attraverso la rappresentazione pittorica che mediante sperimentazioni “sul campo”, a contatto diretto con l’ambiente naturale. Si tratta di uno studio portato avanti nel corso di un decennio che, muovendo da un approccio scientifico di esame approfondito della realtà organica, assume forma concettuale attraverso la materia. Nei primi anni 2000 presenta al pubblico opere legate alla suddetta ricerca, maturata negli anni. Creazioni inedite, che nascono da studi e sperimentazioni su luoghi naturali, spesso incontaminati, e il cui titolo Naturografie© ha in se il concetto fondante sia del risultato finale, che del processo. Quest’ultimo e parte integrante dell’opera, in un viaggio all’origine del rapporto tra artista e natura, dove il supporto e spazio di comunione tra essi. L’artista crea con la natura, ma, al tempo stesso sovraintende ad ogni fase della creazione: dalla determinazione delle variabili iniziali, al fattore tempo, fino alla forma finale. L’intenso e approfondito percorso di Roberto Ghezzi e un’espressione artistica personale e originale che si inserisce nel contesto della Green Art e del movimento della Land Art, arti visive che hanno fatto di ambiente ed ecologia i loro principali temi ispiratori. Quella di Ghezzi e stata definita Soft Green Art, in quanto completamente priva di impatti ambientali: la sua e un’arte processuale in quanto realizza la propria poetica nel processo di creazione. Tra le ultime mostre personali citiamo: THYBRIS, a cura di Cristian Porretta e Davide Silvioli, Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, It (2023); L’IMPRONTA DELL’ACQUA, a cura di Mara Predicatori, Museo di Palazzo della Corgna, Castiglione del Lago, (2023); AQUAE, a cura di Start Cultura e EContemporary, Fondaco dei Tedeschi, Venezia, It (2023); THE GREENLAND PROJECT (2023) a cura di Cristina Gilda Artese, Gilda Contemporary Art Milano It (2023). Tra le ultime mostre collettive segnaliamo: GENESI DELLA FORMA, a cura di Davide Silvioli, Palazzo Collicola, Spoleto, (2022); LE LATITUDINI DELL’ARTE, a cura di Virginia Monteverde, Pulchri Studio, Den Haag, NL (2021); Fra le principali residenze artistiche: The Polar Stream, Longyearbyen – Isole Svalbard, NO (2023); The Greenland Project, in collaborazione con CNR ISP, Tasiilaq, GRL (2022); North Macedonia Project- Art As Nature, NMK (2022).

THE BOOK
FLUMINA + THE GREENLAND PROJECT
Roberto Ghezzi
a cura di Cristina Gilda Artese
Opening mercoledì 24 aprile ore 18
Ingresso libero
Sino al 15 giugno 2024
Gilda Contemporary Art – via San Maurilio 14 Milano info@gildacontemporaryart.it
http://www.gildacontemporaryart.it


Luca Gastaldo | SEMI DI SPIRITO scrive:

Vernissage: SABATO 4 MAGGIO 2024, H 11 – 13
(la Galleria rimarrà regolarmente aperta dalle 14 alle 17)
Periodo: 4 Maggio – 1 Giugno 2024
Luogo: PUNTO SULL’ARTE | Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
http://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato: h 9.30-17
Testo critico: Mario Chiodetti

La pittura potente ed evocativa di LUCA GASTALDO è in mostra alla Galleria PUNTO SULL’ARTE con la personale SEMI DI SPIRITO, dove l’artista dipinge l’universo complesso e fatato del nostro immaginario. Il VERNISSAGE della mostra si terrà SABATO 4 MAGGIO dalle 11 alle 13 presso la sede principale della Galleria in Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese (Casbeno).

I “SEMI DI SPIRITO” del titolo nascono dalle storie che Gastaldo raccoglie da letture dell’infanzia. Sono semi di immaginario, la parte non materiale del nostro essere, cui l’artista milanese attinge da sempre per le sue tele, improntate a un acceso romanticismo, alla ricerca del vissuto che si fa materia. Nei suoi quadri appare sempre una fonte luminosa, sia essa quella di una finestra illuminata o di un raggio lunare, il chiarore di un’alba o il baluginare di lontani lampioni. Una luce pilota, sorta di anima inquieta che in fondo è quella dell’artista, la fiammella della creazione, la scintilla del ricordo. È la stessa fiducia che l’uomo ha sempre avuto nel cambiamento, nell’evoluzione spontanea di un’idea, della materializzazione di un sogno, di un desiderio in grado di regalare emozioni colorate.

«Gastaldo dipinge cieli blu, il colore dell’introspezione e dei sentimenti profondi, ma anche della spiritualità, paesaggi in cui la terra a volte è soltanto una striscia, un basamento su cui poggiare la materia dell’incanto, la memoria di suoni, parole, gesti, racconti che di colpo si svelano. Così incomincia la storia, la narrazione inconscia di qualcosa a lungo rimasta nascosta nel profondo, sedimentata in strati di ricordi, a volte lontani altre frutto di immediate sensazioni evocate dalla musica o da un verso poetico», si legge nel testo critico di Mario Chiodetti.
«Da bambino Luca assieme ai fratelli ascoltava musicassette con le favole recitate da attori famosi, un modo straordinario per “fare scorta” di un immaginario che oggi gli serve da tavolozza e da difesa contro un mondo troppo veloce, e quella casetta che così spesso appare nei quadri è quella della sua mente, illuminata da fantastici personaggi e da storie inverosimili ma appassionanti».
I suoi quadri partono da un’idea, ma spesso strada facendo la direzione cambia, la fantasia prende il sopravvento e sulla pianta della storia iniziale si innesta un germoglio rigoglioso. Nuove sensazioni e ricordi si affacciano all’orizzonte, forse evocati da un ascolto musicale o da un verso poetico. Gastaldo cerca dentro sé stesso il fanciullo che rimaneva affascinato dalle fiabe e oggi indaga i sentimenti di scrittori e poeti, da Pascoli a Pavese, ma anche quelli dei musicisti amati, Louis Prima, Fats Domino o Tracy Chapman, fonte continua di ispirazione assieme alla sperimentazione cromatica. Nei paesaggi di Luca, raramente appare la figura umana, ma l’uomo, pur assente, è il protagonista delle emozioni trasmesse dalla Natura, in una sorta di comunione ideale tra spirito e materia. «I miei quadri escono da soli, magari l’idea all’inizio è diversa, poi evolve in qualcos’altro, ma non cerco a forza la novità. Vorrei che chi guarda le mie opere esprima le proprie emozioni così come le ho espresse io. Per questo mi piacerebbe mettere una poltrona davanti a ogni tela, per permettere al visitatore della mostra di sedersi come in salotto ed “entrare”, attraverso l’ascolto, nella storia che ho visualizzato. In passato, infatti, ho dipinto anche quadri legati a canzoni, e ho realizzato installazioni ponendo delle balle di fieno per terra davanti alle opere e diffondendo nell’aria il profumo dell’erba appena tagliata», dice Gastaldo. Anche i titoli dati alle tele sono fantasiosi: «A quadro finito metto la musica perché mi ispiri per il titolo, e a volte ci sistemo il verso di una poesia o la strofa di una canzone, è un suggerimento per leggere l’opera».

L’Artista sarà presente al Vernissage aperto al pubblico che si terrà SABATO 4 MAGGIO dalle 11 alle 13 presso la sede principale di PUNTO SULL’ARTE in Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese. La Galleria rimarrà regolarmente aperta dalle 14 alle 17.
La mostra resterà aperta fino al 1 Giugno 2024

LUCA GASTALDO nasce a Milano nel 1983. Si laurea in pittura all’Accademia di belle Arti di Brera e dal 2006 espone in mostre personali e collettive in tutta Italia e all’estero, tra le quali si ricordano La casa di questa mia sera (2008), La luce e il buio presso la Galleria Bianca Maria Rizzi a Milano, Tra suggestioni romantiche e vibrazioni contemporanee presso il parlamento Europeo di Bruxelles (2010); La luce e il suo contrario presso la Fondazione Bandera per l’arte a Busto Arsizio, Varese (2011) e la tripla personale Lucenergia presso la Galleria PUNTO SULL’ARTE a Varese (2012). Negli ultimi anni l’artista è stato protagonista di numerose personali su tutto il territorio nazionale e ha partecipato frequentemente a fiere di settore. Tra le ultime mostre si segnalano Comunque a casa presso la Galleria Rubin a Milano (2017) e Sinestesie presso la Galleria PUNTO SULL’ARTE a Varese (2018). Nelle opere di Luca Gastaldo il grande protagonista è sempre il cielo, una immensa quinta illuminata contro la quale si staglia un mondo fatto di ombre, di elementi visti in “controluce”, creando atmosfere che sono cariche di emozioni. Le tecniche sono le più diverse, come bitume, stracci, acrilici, pennelli, gessetti, ma il risultato è sempre uno sviluppo quasi incontrollato dell’idea iniziale. Non silhouette incorporee, ma volumi percepibili che seppur nascosti nel buio, sono espressivi, mobili, palpitanti come i pensieri quando ingombrano lo spirito e un po’ lo spaventano. Le immagini dipinte da Gastaldo non sono alberi, monti o fiumi ma emozioni, ricordi, desideri. Una pittura autenticamente romantica con tutto il suo contenuto di tragedia attesa, di timore dell’abbandono, di attrazione da parte dei fenomeni della natura, elemento potente e ancora sconosciuto così come lo sono le emozioni che turbano da sempre il nostro vivere. Vive e lavora a Induno Olona (VA).


ART1307 scrive:

TITOLO: Legacy: una storia di amore e di eredità culturale
DATA: 15 Aprile/ 15 Novembre 2024
ARTISTI: 64 artisti contemporanei
DOVE: Art Hotel Gran Paradiso- Sorrento
CURATELA: Gabriella Esposito
UFFICIO STAMPA: ART1307 NAPOLI – 08118336574 – info@art1307.com

Da collezionista a… collezionista: la collezione Art Hotel Gran Paradiso di Sorrento ospita per l’intera stagione 2024 la collezione Penna. Una storia di amicizia, stima e passione per l’arte.
Mario Colonna, proprietario dell’albergo Art Hotel Gran Paradiso di Sorrento, è già noto alle cronache per la sua capacità visionaria di creare molti anni fa un albergo dedicato interamente all’arte contemporanea e agli artisti che hanno condiviso con lui quest’avventura.
Il piacere della condivisione, del rapporto con l’arte e dell’amicizia, lo hanno spinto quest’anno a dedicare a Cynthia e Renato Penna, collezionisti di arte contemporanea, la mostra di una piccola parte della loro collezione che sarà allestista nelle sale dell’albergo per tutta la stagione 2024.
Gli ospiti dell’albergo si troveranno di fronte pitture, sculture, installazioni e fotografie che allieteranno il loro soggiorno con quel tocco in più di riflessione che non guasta neanche in vacanza.
In mostra opere di circa 70 artisti internazionali che hanno accompagnato i Penna in un percorso ventennale di amore per l’arte e di impegno attraverso l’attività della loro istituzione culturale ART1307, che ha visto scorrere nelle sale di tanti musei e gallerie e nelle pagine di tanti cataloghi opere di grande spessore concettuale e potenza ideativa.
La residenza di artista sulla collina di Posillipo ha ispirato fin dal 2012 tanti artisti che da vari Paesi sono venuti a “respirare” cultura, colori, e il paesaggio di questa città in un interscambio costante con gli artisti locali che ha creato ponti, connessioni e amicizie risolvendosi in un momento di crescita individuale.
Legacy si configura, dunque, come un itinerario artistico gioioso e multisfacettato costituito non solo di opere ma soprattutto di sguardi, esperienze e rappresentazioni. La volontà collezionistica di Mario Colonna e di Cynthia e Renato Penna, si incontra nel profondo amore per l’arte qui intesa come tramite privilegiato per incontrare l’alterità e, in un costante rimando tra interno ed esterno, anche noi stessi.
Gli artisti presenti:
Marco Abbamondi, Lisa Bartleson, Kelly Berg, Yuri Boyko, Gary Brewer, Casper Brindle, Jeff Burke, Ellen Cantor, Rhea Carmi, Stefano Ciannella, Mary Cinque, Max Coppeta, Alex Couwenberg, Joe Davidson, Laddie John Dill, Nicola Evangelisti, Ned Evans, Justin Garcia, Mark Steven Greenfield, Cynthia Greig, Shane Guffogg, Brad Howe, Dino Izzo, Stephen Robert Johns, Eric Johnson, Julia Kran, Linda Kunik, David Lloyd, Peter Lodato, Albarosa Mancini, Carlo Marcucci, Aline Mare, Luigia Martelloni, Antonella Masetti, Claudia Meyer, Hertha Miessner, Syuta Mitomo, Jorunn Monrad, Daniela Morante, Andy Moses, Yasunari Nakagomi, Fujio Nishida, Miguel Osuna, Alex Pinna, Pietro Pirelli, Laurie Raskin, Viviana Rasulo, Yoella Razili, Alfonso Sacco, Claudio Santini, Amedeo Sanzone, Dado Schapira, Craig Barker Skibbs, Richard Slechta, Pilar Soberon, Ariel Soulé, Philippe Soussan, Jane Szabo, Simon Toparovsky, Nicola Torcoli, Ttozoi, Carla Viparelli, Todd Williamson, Joan Wulf.


ART1307 scrive:

TITOLO MOSTRA: LABIRINTI
Artista: DONATELLA MAZZOLENI
Date: 19 Novembre 2023 – 7 Gennaio 2024
Vernissage: Domenica 19 Novembre dalle 11 alle 17
Luogo: Studio ART1307 Rampe S. Antonio Posillipo 104 Napoli
Curatrice: Cynthia Penna
Organizzazione: ART1307 Associazione Culturale

Conversazione con l’artista: Lunedi 11 Dicembre dalle ore 18 presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici – via Monte di Dio 14 Napoli

Architetto, scultrice, pittrice, Donatella Mazzoleni, una personalità variegata e poliedrica che esprime la sua inarrestabile creatività con i media più disparati.
Una donna dalla prolifica inventiva e dal talento indiscusso che mette nel gustoso piatto dell’arte quell’intrico di nodi, di linee, di tracciati che costituiscono l’anima del labirinto: tema a lei caro fin dai primordi della sua carriera.
Questa mostra ci offre una pregiata combinazione di disegni di architettura eseguiti per le serre dell’Orto Botanico di Napoli, e poi opere pittoriche in cui il labirinto si atteggia come una voluta, un cervello, un intestino o un utero quest’ultimo innegabilmente legato metaforicamente al ventre di Napoli; una parte della mostra è dedicata alle sculture in creta e rame dove la pregevole combinazione dei materiali conferma la raffinatezza e l’eleganza della personalità dell’artista.
Tutte le opere convergono in un unico corpus di notevole spessore estetico e concettuale che rimarrà esposto nelle sale di ART1307 Studio dal 19 Novembre al 7 gennaio 2024.

Dal testo della curatrice Cynthia Penna:
“…Una certa somiglianza nella forma del labirinto con quella del cervello umano, induce a riflettere e a soffermarsi sui concetti di formazione ed elaborazione del pensiero, di introspezione e di temporalità… Il labirinto come cervello e il cervello come labirinto: un dualismo fatto di convergenza, ma soprattutto un comune denominatore costante che è dato dai concetti di tempo, accesso, percorso e trasformazione. Il labirinto consiste sempre in un attraversamento; vi si entra e se ne esce senza mai arrestarsi, in un andare avanti che ripercorre l’essenza della vita nel suo aspetto di irreversibilità di una retrocessione.
I Labirinti di Donatella Mazzoleni impongono pausa, riflessione, approfondimento del pensiero e attivazione dell’attenzione su quanto stiamo osservando. Ambiguità, inganno, destabilizzazione, sono tra gli elementi che si affrontano nel procedimento logico-razionale-decisionale così come quando fisicamente si affronta il percorso all’interno di un labirinto… Pertanto il labirinto in sé comporta in sequenza alcune modalità specifiche della formazione del pensiero quali l’osservazione, l’introspezione e l’elaborazione, tutte “pratiche mentali” di sviluppo di un pensiero razionale.
E proprio questi concetti di razionalità ed emozione sono i due fattori portanti che hanno condotto la mano e il pensiero di Donatella Mazzoleni in un percorso irreversibile di trasformazione e di creazione…”

La mostra sarà visitabile tutti i giorni escluso il sabato dalle ore 9,30 alle ore 13; il Sabato e in orari pomeridiani su appuntamento telefonando al 3356924214


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

Vernissage: SABATO 11 NOVEMBRE 2023, H 11 – 13
(la Galleria rimarrà poi regolarmente aperta dalle 14 alle 17)
Apertura straordinaria: Domenica 12 Novembre: h 15 – 18
Periodo: 11 Novembre 2023 – 23 Dicembre 2023
Luogo: PUNTO SULL’ARTE | Viale Sant’Antonio 59/61, Varese (Casbeno)
0332 320990 I info@puntosullarte.it
http://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato: h 9.30-17
Catalogo: con testo critico di Mario Chiodetti

Il favoloso mondo dell’infanzia dell’Artista norvegese LENE KILDE è al centro di ECHOES, la sua prima mostra personale in Italia ospitata da PUNTO SULL’ARTE. Il VERNISSAGE si terrà SABATO 11 NOVEMBRE h 11 – 13 presso la sede principale della Galleria in viale Sant’Antonio 59/61 a Varese (Casbeno).

Lene Kilde espone una serie di sculture in calcestruzzo e rete metallica che raffigurano bambini, colti in diverse situazioni collegate tra loro. L’artista intende infatti descrivere i sentimenti dell’infanzia, i piccoli gesti quotidiani, la magia dei giochi, la felicità e la riflessione, chiamando lo spettatore a “riempire” il vuoto apparente delle sculture con il proprio vissuto.
I bambini di Kilde non hanno volto, ma “parlano” attraverso il linguaggio del corpo, con le mani, i piedi e la postura, che rivelano gesti a volte abituali altre casuali. Sta a chi guarda attivare frammenti di memoria e adeguarli agli spazi lasciati liberi dall’artista, attraversati dal “vento” dei ricordi.

ECHOES è il titolo che Lene ha scelto per la sua prima mostra personale a PUNTO SULL’ARTE, pensando che le sculture riflettano, come una eco, il pensiero del visitatore e colmino così il vuoto (solo volutamente apparente) che “respira” oltre le mani, la vita, le gambe, il busto delle bambine soggetto di una lunga ricerca. Un respiro che parrebbe un ossimoro rispetto al “peso” di ciò che è adoperato per creare, il calcestruzzo e la rete metallica, non certo, nella loro sostanza, materiali che diano l’idea di leggerezza.
Ma il passo finale deve compierlo la fantasia, in primis quella dell’artista, e poi di chi fruisce dell’opera, rivangando magari ricordi d’infanzia, giochi e abitudini, perfino capricci o passioni, colmando di vita vissuta quel “vento” che attraversa il corpo immaginato del soggetto.
Lene Kilde è una fine osservatrice del linguaggio corporeo, e nelle sue sculture materializza attimi fuggenti, piccoli movimenti delle dita, gesti quasi impercettibili, posture che magari sembrerebbero banali, ma che riviste nell’opera parlano di noi come e più di un ritratto finito. Non è necessario scolpire emozioni attraverso la mimica di un volto, perché occhi naso bocca sono parte stessa dell’azione immaginata, di quel lembo corporeo perfettamente dettagliato che Lene descrive grazie al suo vissuto, a ciò che l’infanzia le ha regalato oppure ha osservato nelle bambine che giocavano con lei, ma anche grazie alla continua osservazione dell’altro, alla costruzione di emozioni condivise.

L’artista sarà presente al Vernissage aperto al pubblico che si terrà SABATO 11 NOVEMBRE h 11 – 13 nella sede principale di Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese. La Galleria rimarrà poi regolarmente aperta dalle 14 alle 17.

Un CATALOGO BILINGUE con la riproduzione delle opere esposte e il testo critico sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.
La mostra resterà aperta fino al 23 Dicembre 2023.

LENE KILDE nasce a Rælingen, piccola cittadina nei pressi di Oslo, in Norvegia, nel 198. Ha frequentato la Scuola d’Arte ad Asker e ha studiato scultura alla Einar Granum School of Art a Oslo. Nel 2012 ha conseguito un Master in Design del prodotto all’Oslo and Akershus University College e successivamente è stata premiata con una borsa di studio di tre anni dal prestigioso Norwegian Arts Council. Ha esposto il suo lavoro in mostre personali e collettive e Fiere di settore in Europa, Svizzera, Stati Uniti, Dubai, Libano e Taiwan. Tra le fiere di settore si segnalano SCOPE Basel e SCOPE Miami. Da gennaio 2022 è rappresentata in Italia dalla Galleria PUNTO SULL’ARTE a Varese. Le sue sculture fanno parte di collezioni private in tutto il mondo. Una sua grande installazione è stata acquistata dalla NRK, importante azienda pubblica norvegese responsabile della teleradiodiffusione in Norvegia. Vive e lavora in Svezia.


Lene Kilde | Echoes scrive:

Vernissage: SABATO 11 NOVEMBRE 2023, H 11 – 13
(la Galleria rimarrà poi regolarmente aperta dalle 14 alle 17)
Apertura straordinaria: Domenica 12 Novembre: h 15 – 18
Periodo: 11 Novembre 2023 – 23 Dicembre 2023
Luogo: PUNTO SULL’ARTE | Viale Sant’Antonio 59/61, Varese (Casbeno)
0332 320990 I info@puntosullarte.it
http://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato: h 9.30-17
Catalogo: con testo critico di Mario Chiodetti

Il favoloso mondo dell’infanzia dell’Artista norvegese LENE KILDE è al centro di ECHOES, la sua prima mostra personale in Italia ospitata da PUNTO SULL’ARTE. Il VERNISSAGE si terrà SABATO 11 NOVEMBRE h 11 – 13 presso la sede principale della Galleria in viale Sant’Antonio 59/61 a Varese (Casbeno).

Lene Kilde espone una serie di sculture in calcestruzzo e rete metallica che raffigurano bambini, colti in diverse situazioni collegate tra loro. L’artista intende infatti descrivere i sentimenti dell’infanzia, i piccoli gesti quotidiani, la magia dei giochi, la felicità e la riflessione, chiamando lo spettatore a “riempire” il vuoto apparente delle sculture con il proprio vissuto.
I bambini di Kilde non hanno volto, ma “parlano” attraverso il linguaggio del corpo, con le mani, i piedi e la postura, che rivelano gesti a volte abituali altre casuali. Sta a chi guarda attivare frammenti di memoria e adeguarli agli spazi lasciati liberi dall’artista, attraversati dal “vento” dei ricordi.

ECHOES è il titolo che Lene ha scelto per la sua prima mostra personale a PUNTO SULL’ARTE, pensando che le sculture riflettano, come una eco, il pensiero del visitatore e colmino così il vuoto (solo volutamente apparente) che “respira” oltre le mani, la vita, le gambe, il busto delle bambine soggetto di una lunga ricerca. Un respiro che parrebbe un ossimoro rispetto al “peso” di ciò che è adoperato per creare, il calcestruzzo e la rete metallica, non certo, nella loro sostanza, materiali che diano l’idea di leggerezza.
Ma il passo finale deve compierlo la fantasia, in primis quella dell’artista, e poi di chi fruisce dell’opera, rivangando magari ricordi d’infanzia, giochi e abitudini, perfino capricci o passioni, colmando di vita vissuta quel “vento” che attraversa il corpo immaginato del soggetto.
Lene Kilde è una fine osservatrice del linguaggio corporeo, e nelle sue sculture materializza attimi fuggenti, piccoli movimenti delle dita, gesti quasi impercettibili, posture che magari sembrerebbero banali, ma che riviste nell’opera parlano di noi come e più di un ritratto finito. Non è necessario scolpire emozioni attraverso la mimica di un volto, perché occhi naso bocca sono parte stessa dell’azione immaginata, di quel lembo corporeo perfettamente dettagliato che Lene descrive grazie al suo vissuto, a ciò che l’infanzia le ha regalato oppure ha osservato nelle bambine che giocavano con lei, ma anche grazie alla continua osservazione dell’altro, alla costruzione di emozioni condivise.

L’artista sarà presente al Vernissage aperto al pubblico che si terrà SABATO 11 NOVEMBRE h 11 – 13 nella sede principale di Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese. La Galleria rimarrà poi regolarmente aperta dalle 14 alle 17.

Un CATALOGO BILINGUE con la riproduzione delle opere esposte e il testo critico sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.
La mostra resterà aperta fino al 23 Dicembre 2023.

LENE KILDE nasce a Rælingen, piccola cittadina nei pressi di Oslo, in Norvegia, nel 198. Ha frequentato la Scuola d’Arte ad Asker e ha studiato scultura alla Einar Granum School of Art a Oslo. Nel 2012 ha conseguito un Master in Design del prodotto all’Oslo and Akershus University College e successivamente è stata premiata con una borsa di studio di tre anni dal prestigioso Norwegian Arts Council. Ha esposto il suo lavoro in mostre personali e collettive e Fiere di settore in Europa, Svizzera, Stati Uniti, Dubai, Libano e Taiwan. Tra le fiere di settore si segnalano SCOPE Basel e SCOPE Miami. Da gennaio 2022 è rappresentata in Italia dalla Galleria PUNTO SULL’ARTE a Varese. Le sue sculture fanno parte di collezioni private in tutto il mondo. Una sua grande installazione è stata acquistata dalla NRK, importante azienda pubblica norvegese responsabile della teleradiodiffusione in Norvegia. Vive e lavora in Svezia.


Tom Porta - Tabi il Viaggio (Parte II) scrive:

Vernissage: SABATO 30 SETTEMBRE 2023, H 11
Apertura straordinaria: Domenica 1 Ottobre: h 15 – 18
Periodo: 30 Settembre – 28 Ottobre 2023
Luogo: PUNTO SULL’ARTE | Viale Sant’Antonio 59/61 21100, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
http://www.puntosullarte.com
Orari:Martedì – Sabato: h 9.30 – 17
Catalogo :con testo critico a cura di Alessia Baranzini

Da PUNTO SULL’ARTE prosegue e giunge a compimento TABI IL VIAGGIO, mostra personale di TOM PORTA iniziata lo scorso maggio con un’anteprima nella seconda sede della Galleria, in Via San Martino della Battaglia 6 a Varese. Ora finalmente TABI IL VIAGGIO si completa, il Vernissage si terrà SABATO 30 SETTMBRE alle ore 11 nella sede principale di PUNTO SULL’ARTE, in Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese (Casbeno).

TABI non è solo una mostra, è un partire e un ritornare continui. Dalla scelta del soggetto, ai primi schizzi, alla preparazione di tela e materiali, fino alla verniciatura finale che affida al presente un prezioso istante passato, TABI è tutte le opere, e ogni opera è TABI, un viaggio. Ogni viaggio, però, è anche un altro tipo di sofferenza: esso si manifesta come una mancanza e si nutre sia di meraviglia che di dolore.

Il Giappone, con l’originalità della sua cultura e delle sue strutture sociali, nonché la forza delle sue tradizioni, ha la capacità di lasciarci spesso stupiti. La tecnologia e gli schermi digitali la rendono in realtà una meta facilmente raggiungibile ogni giorno. Il Giappone è già qui, a portata di click, profondo però poco più di qualche millimetro. Come potremmo allora mai capire davvero un immaginario oggi reso così impalpabile? In un tempo, come quello che viviamo, dove si smarrisce facilmente ogni forma di trascendenza, la paura e i timori dello smarrimento non hanno confini geografici né mete stabilite e il viaggio poetico di TABI offre qualcosa che va oltre le vite di ciascuno, trasportandoci in un luogo che sta più in alto del mondo reale. Tom Porta possiede lo strano e sorprendente potere per cui da un punto molto personale sa portarci a sentimenti condivisi e universali.

TABI è un viaggio verso un Giappone amato fortemente e mai lasciato davvero andare, un viaggio forse irrisolto, fatto di immagini e suggestioni profonde che, implicando l’immaginario di un’intera generazione oltre al dato biografico, hanno la forza di donare allo spettatore un senso di appartenenza. TABI è spinta irrinunciabile e desiderio tangibile, è il bagaglio di un artista, Tom Porta, anima prigioniera, che si tiene attaccate tante cose e che, partita per una terra lontana, da lì forse non è mai davvero tornata.

TOM PORTA sarà presente al Vernissage aperto al pubblico SABATO 30 Settembre alle ore 11 presso la sede principale della Galleria in Viale Sant’Antonio 59/61 Varese (Casbeno). Si comunica inoltre che la Galleria rimarrà aperta DOMENICA 1 OTTOBRE dalle 15 alle 18.
La mostra resterà aperta fino a Sabato 28 Ottobre 2023.

In mostra saranno esposte una selezione di opere inedite di vario formato. Un CATALOGO BILINGUE, con il testo critico, la riproduzione delle opere esposte e uno STUDIO VISIT per parole e immagini sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.

TOM PORTA nasce a Milano nel 1970 e fin dall’infanzia mostra una forte attitudine verso il disegno e le arti in generale. Si diploma Maestro d’arte e inizia una carriera di successo nell’illustrazione e nella fotografia. Ha vissuto in Italia, Germania, Francia, Giappone e Stati Uniti e, fin dagli albori della carriera, ha scelto di fondere le sue esperienze di vita nella propria pittura. Dal 2003 abbandona l’illustrazione e la fotografia e si dedica alla pittura a tempo pieno conquistando in breve tempo una posizione di rilievo nel panorama artistico italiano. Presente nella classifica dei primi 100 artisti italiani (2007), l’artista viene inserito in pubblicazioni di prestigio come “500 anni di pittura italiana” e cataloghi di Sotheby’s e Christie’s. La sua ricerca si concentra sulla storia del 900 usando il passato come specchio del presente. L’artista è inoltre attratto dallo scorrere del tempo, raccontato attraverso oggetti e luoghi scelti per invitare lo spettatore a intraprendere il suo personalissimo viaggio entro le memorie presenti e future. Definito come un fotoreporter della pittura per i tagli quasi fotografici che dona alle tele, i suoi ultimi lavori si presentano come delle istantanee che rendono omaggio all’immaginario legato al Giappone. Il gesto rapido della pennellata unito alla precisione tipica dei maestri orientali rappresenta l’essenza del linguaggio di Porta degli ultimi anni, un linguaggio dove tradizione e tendenze internazionali diventano un tutt’uno. Ha realizzato numerose mostre personali e collettive, tra cui si ricordano: “W.A.R. – We are Restless, the unheard soldier scream” presso il Palazzo Ducale di Genova (2011), “Inferno” presso il Famedio del Cimitero Monumentale di Milano in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale (2014), “Icarus” presso il Terminal 1 dell’Aeroporto di Milano Malpensa (2018), “Inferno” presso il Grattacielo Pirelli a Milano (2018) e “Gaijin – Lo Straniero” presso la Galleria PUNTO SULL’ARTE a Varese (2022). Ha inoltre esposto al Palazzo delle Esposizioni di Torino durante la Biennale del 2011. Vive e lavora a Milano.


Gilda Contemporary Art scrive:

Natural empath
Federica Rossi
a cura di Cristina Gilda Artese
Opening giovedì 29 giugno ore 18
Ingresso libero
Sino all’8 settembre

Gilda Contemporary Art presenta la sua personale dal titolo “Natural empath” a cura del direttore artistico della galleria Cristina Gilda Artese.
A pochi mesi dalla sua prima personale milanese in Gilda Contemporary Art, Federica Rossi ritorna con una serie di nuovi lavori sul tema della natura sulla relazione tra l’essere umano e l’ambiente naturale.
L’anno in corso sta rappresentando per l’artista parmense un momento di particolare vena creativa, dove la ricerca sul colore e la sperimentazione con pigmenti naturali personalissimi, insieme ad una ritrovata energia dopo il periodo pandemico, sono confluiti in opere di rara forza ed intensità pittorica.
Stimolata dal tema del bosco e della Natura, è nata questa serie di lavori dal titolo “Natural empath” dedicati idealmente al progetto di creazione del bosco della biodiversità di Bologna, promosso da Phoresta Ets, ente del terzo settore con il quale sin dalla propria nascita la galleria ha una collaborazione volta ad un piano di compensazione delle proprie emissioni di CO2.
Federica Rossi racconta una Natura di cui ella stessa si sente parte e da qui il concetto di empatia con l’ambiente ed il creato.
Empatia intesa come il sentire e provare la medesima condizione esistenziale, così come il senso etimologico del termine racchiude: “il sentire dentro”(dal greco em-pathos), l’entrare ed il porsi nella stessa dimensione emotiva ed affettiva, ma anche biologica e fisica dell’altro, in questo caso ,la Natura.
Nel corso della propria esistenza, nell’alternarsi degli eventi favorevoli e sfavorevoli, l’essere umano si pone nella stessa dinamicità di cambiamento che la natura stessa racconta con l’alternarsi delle stagioni ma anche nella imprevedibilità degli eventi.
Un percorso mutevole ed incessante, un “sentiero”, da cui anche la seconda chiave di lettura del titolo scelto per questa serie l’essere in un “path”, un percorso, una via: quello della Vita.
La mostra, che occupa entrambe le sale della galleria, accoglie il pubblico in un’esplosione di luce e di colore, come in una foresta indoor.
Sabato 15 luglio, si terrà in galleria una colazione dedicata al bosco della biodiversità di Bologna: ospite il fondatore e presidente di Phoresta Ets, Carlo Manicardi.

BIOGRAFIA
Federica Rossi nasce nel 1972 a Parma dove vive e lavora. Si diploma al Liceo d’Arte di Parma e successivamente frequenta l’Accademia di Comunicazione di Milano. Una forte spinta creativa la porta a sperimentare i vari mezzi espressivi che riversa, in un primo momento, nella visual comunication, collaborando per alcuni anni come Art director presso agenzie pubblicitarie. Da qui la scelta di dedicarsi all’arte in modo totale. Nel 2004 le sue prime personali e nel 2007 sceglie di promuovere la sua arte soprattutto a livello internazionale. Un’ intensa attività espositiva la vede protagonista in mostre personali a Londra, Miami, Ankara, Copenaghen, Bruxelles, Vienna, Stoccarda presso Istituti Italiani di Cultura, Musei e Gallerie con le quali collabora fino ad oggi. In collettive espone in Svezia, Miami, New Jersey, Texas, Chicago, Boston, Dubai. Solo negli ultimi anni inizia ad esporre maggiormente in Italia, nel 2016 la sua città gli dedica una personale di rilevo “Tra Madre e Terra” a cura del prof. Philipe Daverio. Tra le personali in Italia nel 2017 la mostra The Living Cell al Museo della Città di Rimini. Attualmente le sue opere trovano spazio in collezioni pubbliche e private, da segnalare la presenza nell’archivio della Biennale del Disegno di Rimini. Nel 2019 inizia la collaborazione con Gilda Contemporary Art partecipando alla mostra collettiva “La stella a 8 punte” ed alla rassegna d’arte “Gilda’s Wall_art for value” presso la Banca di Asti di via Manzoni a Milano.

Natural Empath
Federica Rossi
a cura di Cristina Gilda Artese
Dal 28 giugno all’8 settembre
Inaugurazione giovedì 29 giugno ore 18
Gilda Contemporary Art – via San Maurilio 14 Milano info@gildacontemporaryart.it
http://www.gildacontemporaryart.it


Gilda Contemporary Art scrive:

TUTTO È UNO, UNO È TUTTO
Francesca Romana Pinzari

a cura di Cristina Gilda Artese

Mercoledì 31 maggio 2023 ore 18

Sino al 24 giugno

Ingresso libero

Gilda Contemporary Art presenta la personale di Francesca Romana Pinzari a cura di Cristina Gilda Artese, dal titolo Tutto è uno, uno è tutto.
La ricerca di Francesca Romana Pinzari fonda le proprie basi sull’esperienza del corpo vissuta attraverso le azioni performative, sull’indagine della materia mediante la creazione di sculture ove il materiale stesso si autoproduce o si trasforma (cristalli, rovi, arbusti, capelli) sino ad arrivare all’indagine del concetto di appartenenza dell’Uomo alla Natura, in quanto fatto della stessa componente organica di ogni elemento della Natura stessa.
Un lavoro viscerale, con citazioni ed evocazioni di archetipi ancestrali, ed al tempo stesso spirituale e di sintesi concettuale. Tant’è che l’impressione è che attraverso la creazione della materia, nel caso delle opere in mostra, cristalli realizzati nello studio dell’artista, ed il disegno ricomposto attraverso la scrittura, si giunga all’astrazione e concettualizzazione del senso stesso dell’esistenza.
Negli ultimi anni, dalla mostra in Gilda Contemporary Art tenutasi nel 2017 e dal titolo Supernatural, Pinzari ha approfondito attraverso un personale percorso la meditazione ed alcune metodologie spirituali volte alla conoscenza di se stessi; in particolare, fondamentale è stato l’incontro con l’antica pratica di riconciliazione energetica, intesa come prassi di annullamento di pensieri e forze negative, di tradizione hawaiana, peraltro ancora presente nel continente oceanico, denominata Ho’oponopono.
La meditazione, attraverso la recitazione dei mantra, conferisce forza attiva alla parola, che diventa essa stessa strumento di mutazione, di liberazione e di trascendenza.
In mostra una installazione di sculture realizzate con cristalli che recano il titolo della parola “forgiante”.
Infatti, nel percorso di creazione l’artista ha posto la parola come componente attivatore della materia, una sorta di catalizzatore, ponendola scritta sui recipienti riempiti d’acqua e destinanti alla trasformazione delle polveri in cristallo. L’energia dell’acqua, si unisce alla parola per provocare la mutazione della materia con un procedimento alchemico. Da qui le opere dai titoli Grazie, Io sono, Mi dispiace, Ti amo, Sat nam, Ho’oponopono , Tutto è uno, uno è tutto, tutto è amore. Come formule che danno vita alla forma, la parola entra nel processo dando origine a delle forme pensiero. È sempre la parola, che scritta a mano in maniera fluida e libera, su grandi carte con un evocativo inchiostro dal colore blu oltremare, a riconfigurare delle mappe spirituali, dei sentieri, dei percorsi verso la liberazione dei propri canali energetici vitali.
Interessante la resa fotografica dei “cristalli nominati” che diventano piccole icone, quasi degli ex voto della forma nominata, in una composizione di 9 stampe fine art componendo un quadrato magico.
Una mostra di estrema sintesi e rigore formale che, come è matrice costante dell’artista, non prescinde da un coinvolgimento emotivo personale ed infine, del fruitore.
Nel giorno del finissage, previsto per il sabato 24 giugno, avverrà una performance a carattere rituale per la quale è necessario accreditarsi essendo a numero limitato.

BIOGRAFIA
Francesca Romana Pinzari è nata a Perth, in Australia, nel 1976. Vive e lavora a Roma. Lavora con video, installazione, performance, scultura e pittura. La sua ricerca parte dal corpo per parlare d’identità fisica, culturale, politica e religiosa. Concetti come la violenza domestica, diversity e radici culturali vengono affrontati con un approccio di stampo performativo che porta l’artista alla realizzazione anche di manufatti scultorei, pittorici o installativi di diversa natura a seconda del progetto espositivo. Molti dei suoi materiali li trova passeggiando nei boschi come arbusti spinosi, esoscheletri di cicale, pelli di serpente o aculei di istrice. Nelle sue installazioni e disegni fatti di crini di cavallo e di suoi stessi capelli intrecciati il rapporto con il corpo e l’organico diventa immediato, mentre nella creazione di cristalli il lento e laborioso rituale alchemico che svolge in solitaria nel suo laboratorio non è visibile ma si lascia intuire dal prezioso ed inusuale materiale che ricopre le sue sculture. Dal 1999 espone i suoi lavori in Italia e all’estero, tra le principali mostre più recenti si citano: Nel 2022 “Savona Connexxion” Festival di arte contemporanea a Savona, “Visibilia” al Museo Palazzo Ducale a Gubbio e la performance a Palermo “The tilted body” per la Biennale Arcipelago Mediterraneo. Nel 2021 “Alem, Arte italiana in pandemia” al Museo di Arte Contemporanea dell’Università di San Paulo e nel 2017 la personale “Supernatural” presso Gilda Contemporary Art. Ha vinto numerosi premi tra cui: lo Special Prize Riccardo Costantini Gallery all’Arteam Cup 2016, nel 2011 il Premio Giovani Talenti del Comune di Roma e la residenza alla SVA di New York, nel 2010 è finalista al Premio Celeste.


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

Vernissage: SABATO 20 MAGGIO 2023, H 15-18
Periodo: 20 Maggio – 10 Giugno 2023
Luogo: PUNTO SULL’ARTE II | Via San Martino della Battaglia 6, Varese
0332 1690569 I info@puntosullarte.it
http://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato: h 9.30- 13.30 e 14.00-17.30

TOM PORTA\ TABI – IL VIAGGIO (Parte I)

La pittura sapiente di TOM PORTA, caratterizzata dall’unione della rapidità del gesto e della precisione tipica dell’arte orientale, è protagonista alla Galleria PUNTO SULL’ARTE di Varese, questa volta nella seconda sede nel Centro Storico pedonale cittadino, in Via San Martino della Battaglia 6.
Vernissage SABATO 20 MAGGIO dalle 15 alle 18.

Il concetto di “viaggio” – e la parola scelta come titolo della mostra “TABI” è quella che lo esprime nel modo più poetico – racchiude in sé tutti gli elementi delle nuove opere presentate. Porta utilizza da sempre un modello estetico per stimolare un pensiero e far in modo che sia lo spettatore stesso a dare il suo significato ai dipinti. Ed ecco quindi che il Giappone, il mondo e il modo giapponesi diventano appropriati strumenti per una riflessione sul tempo, la bellezza e la nostra evoluzione socio-culturale.

In Giappone è uso utilizzare un’espressione, un’immagine per raccontare un concetto. Questo è ciò che l’Artista sta sviluppando da qualche anno con la sua ricerca, creando opere che siano capaci di fermare il tempo e l’osservatore, che stimolino un pensiero sull’estetica non solo storica ma, soprattutto, contemporanea, in un mondo, il nostro occidentale, dove i confini del bello e talvolta della decenza, sono ormai tanto sfumati da risultare impercettibili. Al pari vi sono la sensibilità, l’educazione, il comportarsi, concetti e comportamenti anch’essi ormai di confini tanto larghi da averci fatto perdere il senso della cura, della cortesia e della gentilezza. L’Artista cerca, ogni volta, in ogni opera, di racchiudere tutto questo. Non solo nel risultato finale, nell’opera compiuta, ma durante il percorso, nella singola pennellata, nell’incontro fra i pennelli e la tela, il toccarsi dei colori, la loro consistenza e sovrapposizione.

Il Vernissage aperto al pubblico si terrà SABATO 20 MAGGIO dalle 15 alle 18 presso la seconda sede di Via San Martino della Battaglia 6, nel Centro Storico pedonale a Varese e l’Artista sarà presente.

In mostra saranno esposte una selezione di opere inedite di vario formato dell’Artista. L’esposizione costituisce la Prima Parte di un più ampio progetto che proseguirà, in autunno, con una Seconda Mostra personale dell’Artista nella sede storica della Galleria varesina (in Viale Sant’Antonio, 59/61). È questa un’anticipazione esclusiva, quindi, del grande “Viaggio – Tabi” che Tom Porta presenterà in maniera completa, con nuovi dipinti e inedite opere scultoree, tra Settembre e Ottobre 2023 sempre a Varese.
La mostra in Via San Martino della Battaglia resterà aperta fino a Sabato 10 Giugno 2023.

TOM PORTA nasce a Milano nel 1970 e fin dall’infanzia mostra una forte attitudine verso il disegno e le arti in generale. Si diploma Maestro d’arte e inizia una carriera di successo nell’illustrazione e nella fotografia. Ha vissuto in Italia, Germania, Francia, Giappone e Stati Uniti e, fin dagli arbori della carriera, ha scelto di fondere le sue esperienze di vita nella propria pittura. Dal 2003 abbandona l’illustrazione e la fotografia e si dedica alla pittura a tempo pieno conquistando in breve tempo una posizione di rilievo nel panorama artistico italiano. Presente nella classifica dei primi 100 artisti italiani (2007), l’artista viene inserito in pubblicazioni di prestigio come “500 anni di pittura italiana” e cataloghi di Sotheby’s e Christie’s. La sua ricerca si concentra sulla storia del 900 usando il passato come specchio del presente. L’artista è inoltre attratto dallo scorrere del tempo, raccontato attraverso oggetti e luoghi scelti per invitare lo spettatore a intraprendere il suo personalissimo viaggio entro le memorie presenti e future. Definito come un fotoreporter della pittura per i tagli quasi fotografici che dona alle tele, i suoi ultimi lavori si presentano come delle istantanee che rendono omaggio all’immaginario legato al Giappone. Il gesto rapido della pennellata unito alla precisione tipica dei maestri orientali rappresenta l’essenza del linguaggio di Porta degli ultimi anni, un linguaggio dove tradizione e tendenze internazionali diventano un tutt’uno. Ha realizzato numerose mostre personali e collettive, tra cui si ricordano: “W.A.R. – We are Restless, the unheard soldier scream” presso il Palazzo Ducale di Genova (2011), “Inferno” presso il Famedio del Cimitero Monumentale di Milano in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale (2014), “Icarus” presso il Terminal 1 dell’Aeroporto di Milano Malpensa (2018), “Inferno” presso il Grattacielo Pirelli a Milano (2018) e “Gaijin – Lo Straniero” presso la Galleria PUNTO SULL’ARTE a Varese (2022). Ha inoltre esposto al Palazzo delle Esposizioni di Torino durante la Biennale del 2011. Vive e lavora a Milano.


ART1307 scrive:

Mostra: Arte contemporanea
Titolo: Infinite imagination
Artisti: Gary Brewer e Aline Mare
Curatore: Cynthia Penna
Organizzazione: ART1307 Cultural Institution
Luogo: Stazione AV FS Afragola (Napoli)
Date: 6 Maggio – 30 Settembre 2023
Inaugurazione: 6 Maggio ore 12

Con l’adesione alla Gallery Climate Coalition, per la Primavera 2022, ART1307 propone una mostra di due artisti internazionali dedicata all’ambiente e alla sua salvaguardia.
Per la Primavera 2023 ART1307 Istituzione Culturale, propone una nuova mostra che rientra nel più vasto progetto “Traveling with Zaha” ideato dall’architetto Antonella Iovino e sviluppato da ART1307 con la curatela di Cynthia Penna.
Per questa esposizione che vede opere di artisti internazionali in dialogo con le forme dell’architettura organica di Zaha Hadid presso gli spazi della Stazione FFSS AV di Afragola, è stata scelta una coppia di artisti californiani: Aline Mare e Gary Brewer. Coppia nella vita e non nell’arte perché ognuno segue la sua vena artistica personale in una negata fusione di tecniche, ma non di ispirazione.
Nel mondo dei due artisti sono presenti elementi di base che, sebbene resi con tecniche differenti, possono fondersi in un unico “mood” fatto di magia, di eros, di ignoto, di mitologico e di esistenziale.
Penetrare nei loro mondi pittorici significa entrare nel fantastico e nell’onirico sempre che si sia disposti a farsi trascinare dentro di essi e ad intraprendere un viaggio, una esperienza introspettiva ed emozionale al tempo stesso.

Gary Brewer: le sue opere presentano e rappresentano mondi sconosciuti; forme organiche contorte che ci rammentano la flora sottomarina e che ci portano a viaggiare nel mondo sommerso dell’inconscio come nel mondo sottomarino fatto di “esseri” sconosciuti che si muovono sinuosamente e danzano e si avviluppano l’un l’altro. È un mondo pulsante di vita e di energia: la Flora che si confonde con la Fauna dando vita ad un ibrido che si fa ombra e specchio di sé stesso, che non si caratterizza più in categorie biologiche ma che pure vi appartiene come elemento di vita. L’immagine fluttua nel vuoto sospesa in un silenzio cosmico che non terrorizza, ma accoglie. E noi fluttuiamo con essa in questi mondi onirici che ci avvolgono con le loro volute e i loro tentacoli senza stritolarci ma piuttosto accarezzandoci.
Un mondo fantastico e irreale che ci accoglie nel suo ventre quasi ad aprirci nuove modalità dell’essere.
La sensualità del movimento e delle forme induce a riflettere su cosa sia alla base della vita: Eros come energia creativa, come esplosione di vita.

I mondi di Aline Mare sono piuttosto accadimenti della Natura nel suo non-essere primordiale. In essi si identifica solo energia creatrice allo stato puro: la creazione della vita all’atto dell’esplosione del big bang primordiale. Nulla è ancora definito, nulla è identificabile, tutto è ancora “materia” fusa e confusa.
Un indistinto ammasso di materia fatto di elementi organici e inorganici che si fondono, si uniscono per poi separarsi, si sovrappongono in un caos di creazione non ancora distinto.
Le opere di Mare sono composizioni digitali e mix media dove la fotografia originaria viene manipolata e stravolta con l’aggiunta di materiali per lo più di origine organica come foglie, pietre e mica che poi danno origine a stampe digitali di grande formato.
Il lessico di Mare è tutto racchiuso in quell’Eros che interpretiamo come pura forza creativa, come energia che da origine alla vita nell’atto e nel momento esatto della sua creazione.

Con il Patrocinio del Comune della Città di Afragola


La Chigi scrive:

Sabato 22/04/2023 inaugura la mostra personale “Memorie d’istanti” di La Chigi, con testo critico di Margaret Sgarra, a Brescia, a Bunkervik. Il rifugio delle idee, aperta fino al 30 aprile 2023.
L’esposizione, concepita espressamente per gli spazi di Bunkervik, ex rifugio antiaereo, con installazioni (visive e sonore), oggetti e ready made e opere di arte relazionale, è una riflessione sugli spazi della nostra Vita e sulle relazioni sociali e comunitarie allo scopo di recuperare piccole storie individuali e fare memoria di quando accaduto per un nuovo inizio consapevole e comunitario.
La mostra, patrocinata dal Comune di Brescia, presenta anche per la prima volta alla cittadinanza il progetto artistico di arte relazionale “Memorie d’istanti” realizzato nel quartiere bresciano del Carmine con la collaborazione del Centro Diurno “Odorici”, messo in dialogo con l’opera di arte relazionale “Distanziamento”, realizzata in Trentino durante il secondo lockdown, in collaborazione con la cooperativa sociale Kaleidoscopio di Trento, che gestisce per il comune di Trento il Centro Servizi Anziani “Contrada Larga”, e le opere della serie di Janas, trasformate per l’occasione in cartoline.
Le opere in mostra danno forma visibile ai vissuti individuali e collettivi durante la pandemia, in luoghi differenti d’Italia (Trento e Brescia), per poi cercare, attraverso il potente strumentario dell’arte e al contributo di singoli, i frequentatori del Centro Diurno “Odorici” di Brescia e 14 signore del Centro “Contrada Larga” di Trento, di ricostruire il tessuto sociale, attraverso i fili colorati, reali e metaforici, della comunicazione – anche intergenerazionale -, dell’empatia, del rispetto e della condivisione.

La mostra sarà visibile dal 22/04/2023 fino al 30/04/2023 con inaugurazione il 22 dalle 17 alle 19.
(orari: sabato 22: 17:00 – 19:00; domenica 23: 10:00 – 12:00; 15:00 – 18:00, sabato 29 e domenica 30: 10:00 – 12:00; 15:00 – 18:00)


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

BRIAN KEITH STEPHENS – GARLIC AND GASOLINE
a cura di Alessandra Redaelli
Vernissage: SABATO 6 MAGGIO 2023, H 17 – 19
Periodo: 6 Maggio – 10 Giugno 2023
Luogo: PUNTO SULL’ARTE \ Viale Sant’Antonio 59/61 Varese, + 39 0332 320990 \ info@puntosullarte.it
https://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato h 9:30 – 17
Catalogo: con testo critico a cura di Alessandra Redaelli

Torna alla Galleria PUNTO SULL’ARTE l’artista americano di fama internazionale BRIAN KEITH STEPHENS per una personale che rende protagonista il mondo animale. Il Vernissage si terrà SABATO 6 MAGGIO dalle 17 alle 19 presso la sede principale di Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese.

A tre anni dal debutto in Galleria, l’americano Brian Keith Stephens torna da PUNTO SULL’ARTE con una personale di inediti. Fedele alla sua pennellata materica, vibrante, pulviscolare, figlia di un immaginario che affonda le radici nell’Impressionismo e nel Postimpressionismo, l’artista rinnova tuttavia il suo sguardo sulla natura. Da un lato con l’inserimento del paesaggio libero da figure e con la natura morta, dall’altro con un nuovo modo di trattare il suo soggetto prediletto: l’animale. Spogliati del naturalismo delle opere precedenti, ora i suoi ghepardi, gli elefanti, le zebre giocano con la nostra percezione sdoppiandosi nella specularità, reiterandosi in moduli, apparendo come figure di una processione su orizzonti ribassati scanditi da palme o stagliandosi su pattern incongruenti che ne enfatizzano la portata allegorica. Risulta così rafforzato il racconto sottotraccia – quello che da sempre si legge in filigrana nella pittura dell’artista – di una simbologia che intende delineare, attraverso la presenza dell’animale, psicologie e caratteri umani. Da qui anche il titolo, enigmatico e misterioso come spesso accade nei dipinti dell’artista. “Garlic and gasoline” (aglio e benzina) rappresentano due passioni: quella per il buon cibo e quella per le auto. Passioni maschili per antonomasia che l’artista fa sue. Sono anche, però, i due estremi di un modo d’essere: la calma di un pasto tra amici da un lato, la velocità di una corsa dall’altro. Modi d’essere che sulle tele hanno le sembianze di volta in volta di una tranquilla tartaruga, magari, o di una volpe dalle movenze nervose.

In mostra saranno esposte opere inedite dell’Artista.

Il Vernissage si terrà SABATO 6 MAGGIO dalle 17 alle 19 presso la sede principale di Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese. L’Artista sarà eccezionalmente presente in occasione del vernissage e alle 18 la curatrice Alessandra Redaelli presenterà al pubblico l’essenza della mostra.

Un CATALOGO BILINGUE con la riproduzione delle opere esposte e il testo critico di Alessandra Redaelli sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.
La mostra resterà aperta fino a Sabato 10 Giugno 2023.

BRIAN KEITH STEPHENS nasce nel 1973 nello Stato del Maryland, negli Stati Uniti ed è cresciuto nella pittoresca cittadina di North Stonington, in Connecticut. Inizialmente si interessa di fotografia prima di scoprire la sua passione per la pittura. Ha ricevuto una formazione classica presso il Lyme Academy Collage of Fine Arts (Connecticut, USA) e ha successivamente frequentato l’Académie de la Grande Chaumière a Parigi. Ha iniziato molto presto a esporre il suo lavoro al pubblico con innegabile entusiasmo. Dal 1996 le sue opere sono state esposte in oltre 100 mostre in tutto il mondo. Nel 2004 ha conseguito un master in Pittura presso il City College di New York dove ha avuto modo di sperimentare anche la tecnica dell’incisione. Il lavoro di Stephens è incentrato su una profonda indagine dell’identità dei singoli individui e su come ogni persona, nel suo essere unica e speciale, reagisca diversamente agli stimoli della quotidianità, esprimendo rabbia, gioia, angoscia o stupore. Attraverso la sua arte vuole esprimere direttamente le sue emozioni. Passato, presente e futuro si fondono in un solo attimo. Semplici immagini di animali e delle persone che ama, posizionati su sfondi astratti creati da sovrapposizioni di ampie pennellate frenetiche assumono nei suoi dipinti un valore iconico. Lavora con gallerie negli Stati Uniti, New York City, Boston, San Francisco e in Europa, Italia, Francia, Polonia e Danimarca. Le sue opere sono esposte in Fiere di settore negli Stati Uniti e in Europa. Anche se per Stephens la pittura è necessaria quasi come respirare, all’artista piace spesso sperimentare, sia utilizzando una vasta gamma di materiali all’interno delle sue opere che lavorando su progetti video e installazioni. Attualmente vive tra Old Lyme (Connecticut), Brooklyn (New York) e Łódź (Polonia).


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

BRIAN KEITH STEPHENS – GARLIC AND GASOLINE
A Cura di Alessandra Redaelli
Vernissage: SABATO 6 MAGGIO 2023, H 17 – 19
Periodo: 6 Maggio – 10 Giugno 2023
Luogo: PUNTO SULL’ARTE \ Viale Sant’Antonio 59/61 Varese (IT), + 39 0332 320990, info@puntosullarte.it
https://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato h 9:30 – 17
Catalogo: con testo critico a cura di Alessandra Redaelli

Torna alla Galleria PUNTO SULL’ARTE l’artista americano di fama internazionale BRIAN KEITH STEPHENS per una personale che rende protagonista il mondo animale. Il Vernissage si terrà SABATO 6 MAGGIO dalle 17 alle 19 presso la sede principale di Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese.

A tre anni dal debutto in Galleria, l’americano Brian Keith Stephens torna da PUNTO SULL’ARTE con una personale di inediti. Fedele alla sua pennellata materica, vibrante, pulviscolare, figlia di un immaginario che affonda le radici nell’Impressionismo e nel Postimpressionismo, l’artista rinnova tuttavia il suo sguardo sulla natura. Da un lato con l’inserimento del paesaggio libero da figure e con la natura morta, dall’altro con un nuovo modo di trattare il suo soggetto prediletto: l’animale. Spogliati del naturalismo delle opere precedenti, ora i suoi ghepardi, gli elefanti, le zebre giocano con la nostra percezione sdoppiandosi nella specularità, reiterandosi in moduli, apparendo come figure di una processione su orizzonti ribassati scanditi da palme o stagliandosi su pattern incongruenti che ne enfatizzano la portata allegorica. Risulta così rafforzato il racconto sottotraccia – quello che da sempre si legge in filigrana nella pittura dell’artista – di una simbologia che intende delineare, attraverso la presenza dell’animale, psicologie e caratteri umani. Da qui anche il titolo, enigmatico e misterioso come spesso accade nei dipinti dell’artista. “Garlic and gasoline” (aglio e benzina) rappresentano due passioni: quella per il buon cibo e quella per le auto. Passioni maschili per antonomasia che l’artista fa sue. Sono anche, però, i due estremi di un modo d’essere: la calma di un pasto tra amici da un lato, la velocità di una corsa dall’altro. Modi d’essere che sulle tele hanno le sembianze di volta in volta di una tranquilla tartaruga, magari, o di una volpe dalle movenze nervose.

In mostra saranno esposte opere inedite dell’Artista.

Il Vernissage si terrà SABATO 6 MAGGIO dalle 17 alle 19 presso la sede principale di Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese. L’Artista sarà eccezionalmente presente in occasione del vernissage e alle 18 la curatrice Alessandra Redaelli presenterà al pubblico l’essenza della mostra.

Un CATALOGO BILINGUE con la riproduzione delle opere esposte e il testo critico di Alessandra Redaelli sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.
La mostra resterà aperta fino a Sabato 10 Giugno 2023.

BRIAN KEITH STEPHENS nasce nel 1973 nello Stato del Maryland, negli Stati Uniti ed è cresciuto nella pittoresca cittadina di North Stonington, in Connecticut. Inizialmente si interessa di fotografia prima di scoprire la sua passione per la pittura. Ha ricevuto una formazione classica presso il Lyme Academy College of Fine Arts (Connecticut, USA) e ha successivamente frequentato l’Académie de la Grande Chaumière a Parigi. Ha iniziato molto presto a esporre il suo lavoro al pubblico con innegabile entusiasmo. Dal 1996 le sue opere sono state esposte in oltre 100 mostre in tutto il mondo. Nel 2004 ha conseguito un master in Pittura presso il City College di New York dove ha avuto modo di sperimentare anche la tecnica dell’incisione. Lavora con gallerie negli Stati Uniti (New York City, Boston, San Francisco) e in Europa (Italia, Francia, Polonia e Danimarca). Le sue opere sono esposte in Fiere di settore negli Stati Uniti e in Europa. All’inizio del 2021 l’artista ha presentato il suo principale corpus di opere in occasione della mostra Almost True Tales al Lyman Allyn Art Museum di New London, CT. Anche se per Stephens la pittura è necessaria quasi come respirare, all’artista piace spesso sperimentare, sia utilizzando una vasta gamma di materiali all’interno delle sue opere che lavorando su progetti video e installazioni. La sua installazione Butterfly Disco, infatti, ha riscontrato un grande successo da parte del pubblico presso il Rochester Museum of Fine Arts, Rochester, New Heaven. Attualmente vive tra Old Lyme (Connecticut), Brooklyn (New York) e Łódź (Polonia).


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

ALICE ZANIN – SUBMARINES & PERISCOPES
A cura di Alessandra Redaelli
Vernissage: SABATO 6 MAGGIO, H 17-19
Luogo: PUNTO SULL’ARTE | Viale Sant’Antonio 59/61, Varese, 0332 320990,
info@puntosullarte.it
https://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato h 9:30 – 17
Catalogo: testo critico a cura di Alessandra Redaelli

A sette anni dalla sua ultima mostra presso PUNTO SULL’ARTE, l’artista italiana autrice di raffinate sculture surrealiste ALICE ZANIN torna alla Galleria varesina per una personale dedicata al mondo animale marino. Il Vernissage si terrà SABATO 6 MAGGIO dalle 17 alle 19 presso la sede principale di Viale Sant’Antonio 59/61 Varese.

Virtuosa della cartapesta, con la quale negli anni ha creato un bestiario leggero, fluttuante, costruito su suggestioni Liberty e sul calore del materiale – spesso lasciato in originale – in questa nuova personale, da PUNTO SULL’ARTE dal titolo “Submarines & Periscopes”, Alice Zanin presenta opere raffiguranti animali marini. Accanto agli ippocampi – da tempo tra i suoi soggetti più amati – sfilano i sinuosi dragoni di mare, con le pinne che sembrano foglie attaccate al corpo solo da un esile stelo, i chromodoris (o lumache di mare) dalle movenze sinuose, ma anche le razze maculate o i pesci chirurgo. Una sinfonia di cromie accese, dalle suggestioni pop, tanto più affascinanti quando ci si rende conto che sono proprio quelle che questi animali sfoggiano in natura, raccontata sia con la cartapesta che attraverso il bronzo patinato. E poi in una serie di incisioni: acqueforti declinate a colori tenui, completate qualche volta dall’applicazione di una piccola lente a ricreare l’effetto di rifrazione della luce attraverso l’acqua.

In mostra saranno esposte opere inedite dell’Artista.

Il Vernissage si terrà SABATO 6 MAGGIO dalle 17 alle 19 presso la sede principale di Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese. L’Artista sarà presente e alle 18 la curatrice Alessandra Redaelli presenterà al pubblico l’essenza della mostra.

Un CATALOGO BILINGUE con la riproduzione delle opere esposte e il testo critico di Alessandra Redaelli sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.
La mostra resterà aperta fino a Sabato 10 Giugno 2023.

ALICE ZANIN nasce nel 1987 a Piacenza. Autodidatta di formazione, sperimenta diversi mezzi espressivi fra cui anche la pittura, fino a scegliere di concentrarsi dagli inizi del 2012 pressoché esclusivamente sulla tecnica della cartapesta, materiale versatile che le regala una libertà creativa altrimenti inimmaginabile. È autrice di raffinate e surreali sculture. Gli animali protagonisti delle sue opere sono caratterizzati da una leggerezza assoluta e una fisicità stilizzata fino quasi all’annullamento del sé. Raggiunge nel tempo risultati minuziosi e raffinati eliminando le parti testuali dei quotidiani dalle coperture dei pezzi – caratteristici della prima parte della sua produzione – allo scopo di ottenere superfici più lievi, come epidermici giochi di colore per mezzo di accordi cromatici tra le carte. Attualmente il suo lavoro, pur restando a tutti gli effetti scultoreo, tende all’installazione soprattutto in termini espositivi, costruendo un dialogo tra opere e oggetti sulla base del registro dell’incongruenza o dell’associazione di idee.
Ha realizzato mostre personali e collettive e ha partecipato a fiere nazionali. Tra le mostre personali si ricordano Uccellacci&Uccellini, Da Darwin a Pasolini presso il Palazzo della Regione a Bologna (2018), Animali Incartati alla Triennale di Milano (2017), The Great Hippocampus Question presso il Palazzo della Permanente a Milano (2016). Nel 2018 è stata inserita dalla rivista Exibart tra i 222 artisti emergenti sui quali investire. È stata finalista di diversi concorsi internazionali fra cui l’Arteam Cup (2016) e il Combat Prize (2014). Sue opere fanno parte di collezioni private in Italia, Austria, Belgio, USA, Canada e Venezuela. Vive e lavora in provincia di Piacenza.


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

ALICE ZANIN – SUBMARINES & PERISCOPES
A cura di Alessandra Redaelli
Vernissage: SABATO 6 MAGGIO 2023, H 17 – 19
Periodo: 6 Maggio – 10 Giugno 2023
Luogo: PUNTO SULL’ARTE | Viale Sant’Antonio 59/61 Varese, 0332 320990, info@puntosullarte.it
https://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato h 9:30-17
Catalogo: con testo critico di Alessandra Redaelli

A sette anni dalla sua ultima mostra presso PUNTO SULL’ARTE, l’artista italiana autrice di raffinate sculture surrealiste ALICE ZANIN torna alla Galleria varesina per una personale dedicata al mondo animale marino. Il Vernissage si terrà SABATO 6 MAGGIO dalle 17 alle 19 presso la sede principale di Viale Sant’Antonio 59/61 Varese.

Virtuosa della cartapesta, con la quale negli anni ha creato un bestiario leggero, fluttuante, costruito su suggestioni Liberty e sul calore del materiale – spesso lasciato in originale – in questa nuova personale, da PUNTO SULL’ARTE dal titolo “Submarines & Periscopes”, Alice Zanin presenta opere raffiguranti animali marini. Accanto agli ippocampi – da tempo tra i suoi soggetti più amati – sfilano i sinuosi dragoni di mare, con le pinne che sembrano foglie attaccate al corpo solo da un esile stelo, i chromodoris (o lumache di mare) dalle movenze sinuose, ma anche le razze maculate o i pesci chirurgo. Una sinfonia di cromie accese, dalle suggestioni pop, tanto più affascinanti quando ci si rende conto che sono proprio quelle che questi animali sfoggiano in natura, raccontata sia con la cartapesta che attraverso il bronzo patinato. E poi in una serie di incisioni: acqueforti declinate a colori tenui, completate qualche volta dall’applicazione di una piccola lente a ricreare l’effetto di rifrazione della luce attraverso l’acqua.

In mostra saranno esposte opere inedite dell’Artista.

Il Vernissage si terrà SABATO 6 MAGGIO dalle 17 alle 19 presso la sede principale di Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese. L’Artista sarà presente e alle 18 la curatrice Alessandra Redaelli presenterà al pubblico l’essenza della mostra.

Un CATALOGO BILINGUE con la riproduzione delle opere esposte e il testo critico di Alessandra Redaelli sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.
La mostra resterà aperta fino a Sabato 10 Giugno 2023.

ALICE ZANIN nasce nel 1987 a Piacenza. Autodidatta di formazione, sperimenta diversi mezzi espressivi fra cui anche la pittura, fino a scegliere di concentrarsi dagli inizi del 2012 pressoché esclusivamente sulla tecnica della cartapesta, materiale versatile che le regala una libertà creativa altrimenti inimmaginabile. È autrice di raffinate e surreali sculture. Gli animali protagonisti delle sue opere sono caratterizzati da una leggerezza assoluta e una fisicità stilizzata fino quasi all’annullamento del sé. Raggiunge nel tempo risultati minuziosi e raffinati eliminando le parti testuali dei quotidiani dalle coperture dei pezzi – caratteristici della prima parte della sua produzione – allo scopo di ottenere superfici più lievi, come epidermici giochi di colore per mezzo di accordi cromatici tra le carte. Attualmente il suo lavoro, pur restando a tutti gli effetti scultoreo, tende all’installazione soprattutto in termini espositivi, costruendo un dialogo tra opere e oggetti sulla base del registro dell’incongruenza o dell’associazione di idee.
Ha realizzato mostre personali e collettive e ha partecipato a fiere nazionali. Tra le mostre personali si ricordano Uccellacci&Uccellini, Da Darwin a Pasolini presso il Palazzo della Regione a Bologna (2018), Animali Incartati alla Triennale di Milano (2017), The Great Hippocampus Question presso il Palazzo della Permanente a Milano (2016). Nel 2018 è stata inserita dalla rivista Exibart tra i 222 artisti emergenti sui quali investire. È stata finalista di diversi concorsi internazionali fra cui l’Arteam Cup (2016) e il Combat Prize (2014). Sue opere fanno parte di collezioni private in Italia, Austria, Belgio, USA, Canada e Venezuela. Vive e lavora in provincia di Piacenza.


FEDERICO INFANTE - APPARIZIONI scrive:

Torna a Varese alla galleria PUNTO SULL’ARTE la pittura rarefatta e trasognante di FEDERICO INFANTE, con una mostra che presenta una serie di lavori inediti degli ultimi anni, mai esposti prima in Italia. Nato in Cile nel 1982, oggi residente negli Stati Uniti, Infante in questi anni si è accreditato a livello internazionale come uno degli artisti più intensi della sua generazione.

Ha maturato uno stile assolutamente personale e riconoscibile che mischia la forza del segno tipica dell’espressionismo con una figurazione densa di suggestioni oniriche. Da un lato egli, infatti, tratta la tela come un astrattista, concedendosi una pittura informale che si caratterizza spesso per l’automatismo; dall’altro lato, sovrappone a questo processo quasi inconsapevole, una parte razionale che mira paradossalmente a rappresentare visioni dell’inconscio. Il risultato è spiazzante, sovrapponendosi allo sfondo di materia graffiata la levità del sogno. Da qui, il titolo della mostra, “Apparizioni”, che fa riferimento al mostrarsi quasi fantasmatico delle figure dipinte, colte nei momenti di spaesamento di fronte alla vastità del mare o del cielo o del paesaggio circostante.

Forte di una tecnica straordinaria e di una notevole cultura visiva (spesso sono riconoscibili i suoi modelli storici, anche se non c’è mai una pedissequa imitazione) Infante tratteggia in modo letterario, quasi fosse un poeta dell’immagine, la vita che sta oltre la vita, o sotto di essa, cioè in un altrove dove il sogno diventa realtà e viceversa la realtà si confonde con il sogno. “La sua creatività – ha scritto Alessandra Redaelli – si esprime in perfetto equilibrio tra il linguaggio della tradizione e le inquietudini più sottili e insidiose della contemporaneità”.

“Come nei romanzi di Milan Kundera – spiega Angelo Crespi nel testo in catalogo – i personaggi di Infante soggiacciono al farsi della storia, ne sono in qualche modo protagonisti ma anche succubi di essa: Jaromil, il giovane poeta narrato dallo scrittore ceco ne “La vita è altrove” potrebbe, per esempio, benissimo essere stato preso a modello dal pittore cileno che ci restituisce in alcuni quadri ventosi il soffio dell’età lirica, lo spirito dell’adolescenza, ma anche il “sorriso insanguinato” dell’innocenza, il suo lato in qualche modo conturbante”.

In mostra saranno esposte un totale di 20 opere: dipinti realizzati ad acrilico su tela e disegni a grafite su carta.

Il Vernissage si terrà SABATO 18 MARZO dalle 17 alle 19 presso la sede principale di Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese. L’Artista sarà eccezionalmente presente in occasione del vernissage e alle 18 il curatore Angelo Crespi presenterà al pubblico l’essenza della mostra.

Un CATALOGO BILINGUE con la riproduzione delle opere esposte e il testo critico di Angelo Crespi sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.
La mostra resterà aperta fino a Sabato 29 Aprile 2023.

FEDERICO INFANTE nasce nel 1982 a Santiago (Cile). Si è formato presso la Finis Terrae University a Santiago (Cile) e successivamente a New York, dove si è laureato nella primavera del 2013 con un MFA in illustrazione presso la School of Visual Arts. Il suo approdo negli Stati Uniti è stato possibile non solo per il suo spiccato talento, ma anche per i numerosi premi che negli anni gli sono stati riconosciuti e che gli hanno permesso di proseguire all’estero i propri studi; ha infatti ricevuto la sovvenzione Juan Downey (2004), la borsa di studio Conicyt (2009) e la borsa di studio della Fondazione Uanlande (2012). Dopo le prime mostre personali e collettive di successo in Cile, è il 2014 a segnare il suo debutto ufficiale negli Stati Uniti, con la sua prima mostra personale a New York dal titolo “The Space Between” presso la prestigiosa Bertrand Delacroix Gallery, nel cuore di Chelsea (NYC). Si distingue subito nel mercato americano, diventando presto una firma riconoscibile nel panorama dell’Arte Contemporanea. Il suo successo negli Stati Uniti è rapido e già nel 2015 esordisce nel mercato dell’arte italiano con la galleria PUNTO SULL’ARTE. Nello stesso anno ha illustrato l’Edizione di “Lolita” di Vladimir Nabokov pubblicata da The Folio Society. Partecipa da subito a Fiere di settore in Italia e nel 2016 realizza la sua prima personale italiana dal titolo “We can see the wind” presso la galleria PUNTO SULL’ARTE. La mostra è stata accolta con entusiasmo dalla critica e ha sancito l’inizio di un fortunato percorso di crescita insieme alla Galleria varesina. Negli anni ha realizzato mostre personali e collettive di successo negli Stati Uniti, in Cile e in Italia e ha partecipato a Fiere di settore. Il suo lavoro fa parte di collezioni private negli Stati Uniti, Cile, Europa, Arabia Saudita, Sud America, Australia e Singapore. Vive a lavora a Richmond (Virginia – USA).


ART1307 scrive:

Titolo: The texture of dreams
Curatore: Cynthia Penna
Artista: YASUNARI NAKAGOMI
Durata: 25 Marzo / 30 Maggio 2023
Inaugurazione: 25 Marzo 2023 dalle ore 12
Organizzatore: ART1307 Istituzione Culturale
Dove: Museo Herculanense presso Centro MUSA – Reggia di Portici

Per la sua nona esposizione napoletana l’artista giapponese Yasunari Nakagomi ci offre un corpo di opere espressamente concepite per la città di Napoli. Circa 20 opere prodotte con varie tecniche ad olio su tela o su carta, con preparazione a gesso dorato o argentato, costituiscono un omaggio alla città che Nakagomi ama profondamente e dove ritorna costantemente da quasi 10 anni.
Paesaggio e ancora paesaggio. La realtà è che il paesaggio rappresenta quel “genius loci” caro fin dall’antichità che identifica una appartenenza e a volte conferisce una identità. Esso coinvolge la sfera onirica, psicologica, e forse solo alla fine, quella fisica di ogni essere umano. L’influenza del luogo, del paesaggio e dell’ambiente sulle azioni e sulla cultura di ognuno costituisce uno dei momenti topici della nostra vita.
Il paesaggio è una mappatura interiore che l’essere umano porta con sé indipendentemente dal luogo fisico in cui è nato o in cui vive: l’uomo può nel suo percorso di vita viaggiare, transumare, migrare, ma in definitiva porta sempre con sé una sorta di “paesaggio” interiore che costituisce l’insieme dei fattori identificativi di un sé come appartenente alla specie umana che abita il pianeta. Una “materia” non identificabile del sé; il suo stesso “essere” in questo mondo o una modalità dell’essere che è la sua imprescindibile collocazione nell’ambiente globale del pianeta.
In questa mostra Nakagomi esplora proprio quel non identificabile “ambiente” che l’uomo porta dentro di sé nel suo percorso di vita. Spazi più che paesaggi; trasparenze, foschie, lampi di luce che illuminano la scena del tutto irreale, impalpabile ed eterea. Paesaggi onirici che ci aiutano ad esplorare il nostro sé più profondo e perciò sono fatti di “materia”, che è pur sempre la irreale ed impalpabile “materia dei sogni”.

Nakagomi è un artista internazionale che opera in Giappone, Europa e Stati Uniti. Dopo una laurea in arte presso la Zokei University di Tokyo, è stato ricercatore presso l’Università di Bakersfield in California ed è a tutt’oggi organizzatore e curatore degli scambi internazionali di artisti per il Metropolitan Museum di Tokyo. Nel 2022 è stato selezionato da ARFLEX Giappone come artista dell’anno per esporre le sue opere in tutti gli spazi Arflex. Le sue opere fanno parte di importanti collezioni pubbliche e private in tutto il mondo tra cui la collezione permanente del Pio Monte della Misericordia di Napoli (incluso nel catalogo generale dell’Istituto).

La mostra sarà visitabile tutti i giorni escluso il Lunedì dalle ore 10 alle ore 17 presso il Museo Herculanense della Reggia di Portici
Via Università 100 Portici
Tutte le opere in mostra sono courtesy di ART1307 Istituzione culturale


Gilda Contemporary Art scrive:

AKASHA
“Il servizio dell’arte attraverso la memoria universale”
Francesca Candito
A cura di Cristina Gilda Artese
DAL 9 FEBBRAIO AL 3 MARZO Opening giovedì 9 febbraio ore 19
Ingresso libero

Gilda Contemporary Art presenta AKASHA – “Il servizio dell’arte attraverso la memoria universale”
mostra personale di Francesca Candito a cura di Cristina Gilda Artese.
La galleria milanese ubicata nel cuore del quartiere delle 5 Vie inaugura la stagione espositiva del nuovo anno con una mostra e un progetto collaterale di Francesca Candito.

Con la personale di Francesca Candito ed il progetto “AKASHA – Il servizio dell’arte attraverso la memoria universale”, la galleria conferma la propria visione di un’ Arte a disposizione del pubblico ed a beneficio del pubblico, dove la fruizione dell’arte, nelle sue espressioni più pure, diventa non solo approfondimento intellettuale ed esperienza estetica ma anche spirituale e di crescita per l’individuo.

La ricerca di Francesca Candito nasce dalla pittura, quasi in forma classica e attraversa la spiritualità unendosi infine al ricamo che fa da connettore con i messaggi che arrivano da uno spazio invisibile eppur tangibile: l’Akasha. In mostra saranno esposti piccoli lavori su tela e tessuto.

In sanscrito Akasha significa Etere, elemento che ha avuto origine dal vuoto, prima della vita e della materia. All’interno dell’Akasha sono custodite le memorie che si sono create a partire dal primo seme di vita sulla terra. Ogni pensiero di ogni uomo, ogni azione, ogni parola è stata registrata fino ad oggi nell’etere. Tutto dentro uno spazio che continua a ricevere ogni presente. La cosa interessante è che questa memoria è possibile interrogala perché è a servizio delle persone al fine di supportarle nel personale cammino evolutivo. Così la galleria ha pensato di mettere questo servizio a disposizione: Una lettura personale dei registri Akashici.

La lettura dura circa un’ora dove la persona può portare una o più domande sulla propria vita personale (ad esempio: perché mi capita sempre di attrarre persone di un certo tipo? Perché mi va male il lavoro? In questa o in altre vite ho avuto dei traumi che mi creano dei blocchi di espressione del mio pensiero?).
In galleria è stato dedicato uno spazio specifico dove l’artista e la persona che riceverà il servizio, si potranno dedicare al lavoro senza essere disturbati. Francesca riceve scrivendo, di seguito legge la risposta e ne salva un audio in modo che la persona possa portare a casa tutte le parole arrivate per poter andare con calma in profondità del messaggio che le è stato destinato. Chi può parlare in questo spazio può essere la propria anima, il sé superiore o i Maestri Ascesi. Le informazioni che arrivano sono sempre solo unicamente per l’evoluzione e l’arricchimento della persona e sono dense di gioia e amore. La sezione viene chiusa e dopo circa 15 giorni la persona riceverà un’opera d’arte fatta su misura poiché vi saranno le parole chiave della lettura e le immagini che l’anima o i maestri hanno indicato.

Si specifica che il servizio comprende la realizzazione di un’opera artistica personalizzata ed è pertanto da ritenersi a pagamento.
Per prenotazioni sulle disponibilità dell’artista, la durata del servizio e le caratteristiche dell’opera, nonchè il costo della lettura e dell’opera scrivere a pa@gildacontemporaryart.it
È possibile prenotare il martedì dalle 11.30 alle 12.30 oppure dalle 13.30 alle 14.30.
E’ possibile chiedere la lettura online.
Per altre informazioni scrivere a info@gildacontemporaryart.it

BIOGRAFIA
Francesca Candito (Roma 1975). Si Laurea in Pianificazione Territoriale Urbanistica Ambientale alla Facoltà di Architettura di Milano e si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. La sua ricerca procede tra i due studi di Milano e Verona. Tra le sue esposizioni personali ricordiamo: “Tu sei ciò che porti da mille vite” Museo Minimum Monza (2022), “Rinascere” e la performance “Rinascita dal cielo alla terra. Le parole del cuore” presso Gilda Contemporary Art (2021), “The pictorial research of Francesca Candito”, Galleri Tornby in Bindslev, Danimarca (2019), “Open Spirit” a cura di Luigi Marsiglia alla Biblioteca San Giovanni di Pesaro (2018), “Negli occhi degli sconosciuti” personale ispirata a Rosa Genoni al Museo Valtellinese di Storia e Arte a Sondrio (2018). Tra le collettive ricordiamo: “Sacro Macello” bi-personale al Museo Valtellinese Storia e Arte (Sondrio) 2020, “Ex Voto” Museo Marino Marini (Firenze) 2020″. Nel 2017 espone, a Palazzo Reale di Milano come finalista del Premio Arte Mondadori. Diverse pubblicazioni sono state scritte sul lavoro di ricerca di Candito. Le sue opere si trovano in alcune collezioni private e pubbliche in Italia e all’estero in collezioni permanenti pubbliche come al Museo Diocesano di Asti o Palazzo Marino Marini di Firenze.

AKASHA – “Il servizio dell’arte attraverso la memoria universale”
Francesca Candito
a cura di Cristina Gilda Artese
Dal 9 febbraio al 3 marzo 2023 Inaugurazione Giovedì 9 febbraio ore 19
Gilda Contemporary Art – via San Maurilio 14 Milano Per informazioni: info@gildacontemporaryart.it


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

VA:
4 SGUARDI SULLA CITTÀ
Jean-Marc Amigues, Daniele Cestari, Marta Mezynska e Tomàs Sunyol interpretano Varese
A cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: SABATO 11 FEBBRAIO 2023, H 17-20
Periodo: 11 Febbraio – 11 Marzo 2023
Luogo: PUNTO SULL’ARTE | Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
http://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato: h 9.30-17
Catalogo: con testo critico di Alessandra Redaelli

La nuova mostra di PUNTO SULL’ARTE è un omaggio a Varese. Quattro Artisti con linguaggi diversissimi tra loro sono stati chiamati a raccontare la città: Jean-Marc Amigues, Daniele Cestari, Marta Mezynska e Tomàs Sunyol.
Il Vernissage si terrà SABATO 11 FEBBRAIO dalle 17 alle 20 presso la sede principale di Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese. Alle 18 la curatrice Alessandra Redaelli presenterà al pubblico l’essenza della mostra.

Le vie del centro storico cittadino – Corso Matteotti, Piazza Montegrappa, Vicolo Canonichetta, solo per citarne alcuni – insieme a dettagli della tipica architettura razionalista e a paesaggi naturali che circondano Varese e il suo lago, sono solo alcuni dei soggetti affrontati.
Quattro linguaggi per certi versi antitetici, alla scoperta di una realtà affascinante, multiforme, dove la natura si rivela selvaggia e dove la mano dell’uomo ha creato polifonie di architetture, affiancando siti preistorici e spazi avveniristici e sposando barocco e razionalismo in armonie inedite.

Francese di Tolosa, JEAN-MARC AMIGUES (1965) investe la città della sua pennellata vibrante, pulviscolare, in perfetto equilibrio tra la resa del dettaglio infinitesimale e un fuori fuoco suggestivo, capace di sottrarre il soggetto alla contingenza del tempo. Dando spazio alla natura – alberi e acqua in cui dare prova del suo virtuosismo impressionista – e rivestendo di una patina di storia e di passato gli scorci più noti.
Il ferrarese DANIELE CESTARI (1983), invece, travolge lo spazio con una pennellata rapida, gestuale, restituendoci le vie della città in prospettive infinite, mobili, che sembrano precipitare verso lo spettatore per accoglierlo nelle loro fughe; mentre il dettaglio architettonico emerge preciso come inciso da un bisturi nella danza febbrile delle colature, dei graffi e delle macchie.
Un ritorno all’ordine lo imprime MARTA MEZYNSKA (1981), polacca trapiantata a Milano con la passione per le geometrie e per il rigore. Sulle sue tele la città si racconta solo ed esclusivamente attraverso le facciate, in primi piani ravvicinati che escludono il cielo e lo spazio circostante. La sua preferenza naturalmente va alle architetture razionaliste, che racconta in punta di pennello, mattone dopo mattone, ipnotizzandoci con la precisione della pennellata e con il gioco dei contrappunti cromatici e lasciandoci spesso in bilico tra la certezza della figurazione e la sensazione dell’astratto.
E con l’astratto gioca anche TOMÀS SUNYOL (1964), catalano, il quale scompone le forme in una sorta di neocubismo. Declinate nelle tinte mediterranee dei blu, dei gialli vivi, dei rossi e degli aranci, le vie e le piazze di Varese si trasformano in intarsi geometrici scivolanti, ipnotici, dove lo spettatore rintraccia prospettive, soglie, facciate e profili di monti ricostruendoli nella propria mente.

Un CATALOGO BILINGUE con la riproduzione delle opere esposte e il testo critico di Alessandra Redaelli sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.

JEAN-MARC AMIGUES: Nasce nel 1965 a Tolosa (Francia). La sua passione per il disegno e la pittura risale alla sua giovinezza. L’arte resta una passione discreta, ma molto presente, alla quale predilige gli studi in Medicina, specializzandosi in reumatologia. All’inizio della sua carriera artistica i suoi dipinti erano rappresentazioni fedeli e rigorosamente identiche ai modelli a cui si ispirava. Presto però questo rapporto con la realtà non sarà più sufficiente e inizia così un nuovo percorso per rendere astratta la realtà, per “ottenere qualcosa di astratto da qualcosa di reale”. Quasi per contrastare il suo iniziale periodo iperrealista, decide di sfocare, distorcere, destrutturare l’immagine che ha preso a modello. L’ambizione non è più quella di mostrare una copia fedele di ciò che vede e disegna, ma una moltitudine di cose, immagini, forme e significati. Ciò che lo affascina e interessa è quello che lo sguardo dello spettatore costruirà nelle zone di ombra e sfocatura, andando a ricreare una “sua” immagine e una “sua” realtà. Come se l’artista volesse ricordarci che l’origine delle cose, del mondo, della pittura, può sussistere solo in uno stato nascosto. Costruisce le sue opere con una verosimiglianza chirurgica per poi immergerle in una nebbia di velature che confonde i contorni e crea atmosfere noir, mentre il ribaltamento della prospettiva spalanca il dipinto in ampie zone di vuoto, facendo l’occhiolino all’astratto. Accanto alla sua professione di medico che tuttora esercita, ha partecipato a diverse mostre in Francia e a numerose fiere in Europa e oltreoceano. Vive e lavora a Tolosa, in Francia.

DANIELE CESTARI: Nasce nel 1983 a Ferrara. Si laurea in architettura nel 2009 per poi dedicarsi alla pittura. La sua carriera di artista è strettamente legata ai suoi studi universitari di architettura, che ha portato a compimento con una tesi di laurea in progettazione urbanistica. In questo contesto ha sviluppato la predilezione per l’aspetto fisico della città e per il paesaggio urbano studiando pittura e fotografia. Ha realizzato mostre in gallerie private e spazi pubblici in Italia e all’estero (Boston, Londra, Amsterdam, Mykonos, Sofia, Buenos Aires, Toulouse). Nel 2011 viene invitato al Padiglione regionale Emilia Romagna per la 54° Biennale di Venezia e nel 2014 viene invitato a partecipare alla mostra Ritratti di Città – Urban Sceneries a cura di Flaminio Gualdoni a Villa Olmo a Como. Tra le ultime mostre personali si ricordano quelle realizzate a Montalcino, Boston (USA) e Varese. Cestari è un fuoriclasse del paesaggio. Le sue sono vedute urbane ampie, giocate su prospettive potenzialmente infinite, dove gli edifici si rivelano pretesti per un ripensamento dello spazio. Il silenzio della partitura cromatica appena sussurrata – giocata spesso su una gamma ridotta di toni che vanno dai grigi ai bianchi oppure dai bruni agli ocra – si accende all’improvviso nello squillo dei graffi di colore, delle strisce incongruenti, degli addensamenti di materia che costringono lo spettatore a ripensare l’immagine. Vive e lavora a Ferrara.

MARTA MEZYNSKA nasce nel 1981 a Bialystok (Polonia). Dopo gli studi al Liceo Artistico della sua città natale, si laurea all’Accademia di Belle Arti di Varsavia e frequenta corsi di mosaico e pittura all’Accademia di Carrara grazie al programma Erasmus. Da subito si dedica al restauro archeologico e storico lavorando in diversi musei. Inizia la sua carriera come insegnante a Pietrasanta, attività che tuttora svolge a Milano. Il suo lavoro, caratterizzato dalla costante presenza di disegni architettonici, è un tributo al padre architetto, prematuramente scomparso. Le sue case – colte sempre frontalmente – ci offrono facciate dai ritmi sincopati, dove le architetture ingaggiano intriganti contrappunti formali e cromatici in un costante gioco di rimandi astratti. Più veri del vero e tuttavia impossibili nelle loro armonie troppo perfette, gli edifici di Mezynska ci immergono in suggestive atmosfere metafisiche. Ha realizzato mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Le sue opere fanno parte di numerose collezioni private. Nel 2019 ha preso parte alla mostra collettiva all’Hotel Galleria Vik a Milano, un progetto volto a valorizzare le eccezionali architetture dell’hotel di lusso con murales e affreschi dipinti a mano. Vive e lavora a Milano.
TOMÀS SUNYOL: Nasce nel 1964 a Dieulefit (Francia), cittadina dove le sua famiglia era arrivata dalla Catalogna per sfuggire alla situazione politica dell’epoca. Sunyol trascorre gran parte della sua infanzia in Provenza, ma una volta tornato nella sua città di origine, Badalona, si riappropria della sua terra e della sua identità. Lo fa attraverso l’intima osservazione delle strette strade della cittadina, chiuse tra muri di case, a volte solo percepite, ma che ne definiscono quegli andamenti e quelle luci inaspettate che finiscono per descriverla. Quella di Tomàs Sunyol è una pittura che sta in affascinante equilibrio tra astrazione e realtà, dove il particolare spinge oltre i limiti del visibile. Ombra e colore creano composizioni in cui forza espressiva e poesia si confrontano in perfetto equilibrio. I colori sono composti dalla luce più che creati sulla tavolozza, ed è sempre la luce che, rifiutando passaggi tonali, definisce gli spazi. Le superfici sono interrotte, segnate da linee che a volte sono solo percepibili e da feritoie scure che raccontano di un soggetto composto di case addossate le une alle altre, di strade ombrose o assolate, di umanità non vista, ma presente. Nel corso della sua carriera artistica, ha realizzato numerose mostre personali e collettive ha partecipato a fiere di settore in Europa, Stati Uniti, Cina e Giappone. Le sue opere fanno parte di collezioni private in tutto il mondo. Vive e lavora a Badalona, Spagna.


Gilda Contemporart Art scrive:

MIRIADE

Silvia Trappa

A cura di Cristina Gilda Artese

Opening
domenica 18 dicembre dalle ore 11 alle ore 19
INGRESSO LIBERO

Preview
sabato 17 dicembre ore 18
SOLO SU INVITO E ACCREDITAMENTO

Sino al 25 gennaio

Gilda Contemporary Art in occasione dell’iniziativa “Natale in 5 Vie – Christmas Experience” organizzata dall’associazione culturale 5Vie Art + Design che mira a promuovere il territorio e per l’occasione ad animare la parte più antica del centro storico di Milano per il periodo delle festività pre-natalizie, sarà eccezionalmente aperta domenica 18 dicembre dalle ore 11 alle ore 19 e presenta la mostra personale di Silvia Trappa Miriade a cura di Cristina Gilda Artese.

Il tema del progetto è la poliedricità e la tenacia dell’animo femminile. Il modello di donna che interpreta la Trappa, è colei che si caratterizza per versatilità ma anche per una certa caparbietà nel condurre il proprio progetto esistenziale e nel vivere le proprie passioni .

La descrizione poetica dell’artista di questo modello femminile passa attraverso epoche remote e storie più o meno realmente accadute e mitologie.

Il primo personaggio femminile trattato dall’artista è Ipazia, filosofa, matematica e astronoma, vissuta nel 400 d.C., nota anche per essere l’unica donna eletta a capo della Scuola di Alessandria.

La fama del suo intelletto la rese un punto di riferimento e la portò ad avere un notevole peso politico nel mezzo della guerra civile tra cristiani, ebrei e pagani scoppiata nel mondo ellenico nella prima metà del 400. Morì nel Marzo del 415, vittima del brutale attacco di un gruppo di cristiani che la assalirono durante un’assemblea, dilaniandone il corpo con cocci appuntiti. La figura di Ipazia viene qui ripresa come martire della libertà di pensiero, costruendo un’iconografia che si muove trasversalmente tra l’immaginario ellenico a cui apparteneva e quello cristiano di cui è stata vittima. Alla figura storica di Ipazia, l’artista dedica un polittico in ceramica a muro con elementi sparsi a terra. L’installazione attraverso il frammento racconta le molteplicità del pensiero di Ipazia: i cocci che ne hanno scalfito il corpo diventano essi stessi parte di quel corpo, mentre la ceramica, materiale tenace e al contempo delicato, diviene metafora della sua fragilità in quanto donna in un mondo di uomini.

Come raffigurazione e metafora della molteplicità del femminile, ma anche della capacità di rigenerarsi e mutare tipica della donna, troviamo la serie di piccole e preziose sculture dedicata alle Pleiadi; le 7 sorelle parte della costellazione del Toro, furono tra i primi astri ad essere individuati e rappresentati dall’uomo e ritornano nella mitologia di diverse culture.

Esse sorgono in primavera e tramontano con l’inizio dell’inverno e nell’antichità il loro ciclo dettava i tempi dell’agricoltura e fungeva da guida ai naviganti. Per i greci erano ninfe glie di Atlante, che per le loro vicissitudini furono mutate in stelle da Zeus.

Questa trasformazione, detta catasterismo rientra nella narrazione delle Metamorfosi, ma è da considerarsi in antitesi a quella animalesca narrata da Ovidio, essa è quanto di più simile alla divinizzazione sia concesso alla materia terrena. La rappresentazione del femminile continua ad essere indagata attraverso un’astrazione dei corpi che si stagliano come un’erma nella fissità e nella concretezza del cemento, in contrasto con l’evanescenza dei volti modellati in argilla semirefrattaria, la cui grana è lasciata a nudo a tratti o enfatizzata da uno smalto ceramico nero cangiante con una resa simile alla grafite.

In esposizione anche una piccola e delicata scultura in cartapesta all’interno di una teca in legno e vetro, dedicata alla figura della naturalista del 1.700 Maria Sybilla Merian, considerata una dei fondatori dell’entomologia moderna, fu una grande viaggiatrice che dedicò particolare attenzione ai bruchi ed alle farfalle proprio per la loro natura metamorfica.

A completare la mostra, un’ opera su carta dedicata al mito di Medusa ed intitolata Il suicidio di Medusa, raffigurante la Gorgone che si guarda in uno specchio e paradossalmente in questa maniera dà luogo alla sua fine “auto pietrificandosi” ( il mito narra che chi guardava Medusa e la sua chioma di serpenti, rimanesse pietrificato).

E forse proprio questa opera rappresenta la chiave di lettura dell’intera mostra.

La denuncia verso una società che continua in maniera più o meno esplicita a intralciare l’empowerment femminile attraverso una “mostrificazione” delle potenzialità e delle capacità della donna. Il mito di Medusa, che da dea affascinante e seduttiva seppur l’unica mortale delle Gorgoni, diventa vittima di violenza e infine viene trasformata in mostro, ben rappresenta la donna forte, ma per questo demonizzata, divenuta vittima di sopprusi ed infine punita dal patriarcato.

Una mostra delicata e forte nel contempo, interessante anche per la declinazione e l’utilizzo dei differenti materiali.

BIOGRAFIA
Silvia Trappa è nata nel 1986. Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Carrara, continua la sua formazione in Giappone presso la Tokyo Zokei University. Nel 2008 vince il Premio Internazionale Edgardo Mannucci e comincia la sua attività espositiva partecipando a diverse collettive in Italia e all’estero. Nel 2011 viene selezionata per il Padiglione Italia Regione Lombardia della 54esima Biennale di Venezia – Palazzo Te a Mantova. Nel 2013 partecipa a ZooArt a Cuneo e torna in Giappone ospite dell’Ichiuroko Art Residence di Tamashima, dove tornerà anche l’anno successivo per un programma di residenza supportato dalla Fukutake Education and Culture Foundation. Nello stesso anno presenta la personale Daily Dreams alla Atelier-Mura Gallery di Tokyo. Il 2015 la vede protagonista del numero 10 di Or Not rivista monografica di anomalie contemporanee, edizioni Arsprima, che viene presentato a Milano con l’inedita serie LeSante in cui l’artista indaga l’evoluzione della figura femminile nella storia. Nello stesso anno continua la collaborazione con Cristina Gilda Artese che cura la personale Con il naso all’insù alla Dark Room Silmar Gallery di Carpi. Aspetto fondamentale del suo lavoro è l’uso di diversi materiali: questa ricerca nel 2016, la porta di nuovo in Giappone per approfondire la tecnica della cartapesta ospite di AIRY-Art in Residence Yamanashi. Nel 2018 inizia la collaborazione con DAM The Direct Art Modern di Miami (USA), partecipa ad AFF – Affordable Art Fair di Milano e di Singapore. Nel 2019 in Gilda Contemporary Art la personale Alma e la collettiva La stella a 8 punte; sempre nello stesso anno la residenza El Gallo Estudio de Arte, Puebla Mexico, nel 2020 The Body Politique curated by The Camp Gallery USA, nel 2021 INSIDE Bunkervik Brescia. Da alcuni anni cura e organizza progetti di laboratorio e workshop didattici rivolti all’infanzia e a persone con diversi tipi di fragilità. Dal 2021 è dicente di illustrazione presso la LABA di Brescia.

MIRIADE – Silvia Trappa
A cura di Cristina Gilda Artese

Inaugurazione domenica 18 dicembre dalle ore 11 alle ore 19
Preview sabato 17 dicembre ore 19 solo su invito o accreditamento
Dal 18 dicembre al 25 gennaio 2023

Gilda Contemporary Art Via San Maurilio 14 Milano
Per informazioni: info@gildacontemporaryart.it

http://www.gildacontemporaryart.it


Gilda Contemporart Art scrive:

γίγνομαι

Divenire

Federica Rossi

a cura di Cristina Gilda Artese

Opening martedì 15 novembre ore 18

Ingresso libero

Sino al 15 dicembre

Gilda Contemporary Art presenta la prima personale milanese di Federica Rossi dal titolo γίγνομαι

Divenire, a cura del direttore artistico della galleria Cristina Gilda Artese.

La ricerca di Federica Rossi si concentra da sempre sulla natura e le origini degli esseri viventi e la loro continua mutazione ed impermanenza, a partire da una indagine quasi a sfondo scientifico della vita e quindi di matrice biologica.

Il legame tra arte e biologia è sempre stato molto forte a partire dai primordi della nostra storia, ed in particolare nella contingenza contemporanea la pratica artistica sovente si è identificata con la vita stessa dell’individuo, eliminando ogni tipo di barriera tra gli elementi naturali e l’uomo.

Federica Rossi si riallaccia a questo interessante filone che prende come riferimento il mondo naturale e terreno unendolo allo spirituale, in particolare legato alla sua personale scelta religiosa affondata nella filosofia buddista, arricchendolo con il gesto della pittura informale e nel contempo rinnovandolo con una modalità e freschezza estremamente contemporanee.

In mostra sono presenti una decina di lavori di medie e grandi dimensioni realizzati con pigmenti naturali e resine ecologiche, frutto di una approfondita ricerca dell’artista in ambito di materiali (pigmenti e tinture) che rispettino l’ambiente e che al tempo stesso riproducano la meravigliosa esplosione di colori che la natura quotidianamente ci offre.

La Rossi spesso afferma di essersi avvicinata alla pittura quasi con metodologie e finalità alchemiche, affascinata e suggestionata dai racconti dell’atmosfera nella bottega del Parmigianino e della ricerca di questo importante pittore del 1.500.

Tante sono in ogni caso le fascinazioni derivate dallo studio della storia dell’arte, in particolare del Rococò francese, con Fragonard, o In Italia da mostri sacri della pittura, come il Tiepolo, in cui l’artista riconosce la comune attrazione verso la fuga nella natura, il corpo umano e l’erotismo che solo nella natura riesce a liberarsi.

Tuttavia, fondamentale per l’artista è sempre prevalentemente ed in via imprescindibile la personale ricerca spirituale che l’ha avvicinata prima alla religione buddista ma anche, più nello specifico, alla conoscenza ed all’approfondimento del mondo dei Deva, esseri celesti, più potenti e longevi e soprattutto più felici degli esseri umani.

BIOGRAFIA

Federica Rossi nasce nel 1972 a Parma dove vive e lavora. Si diploma al Liceo d’Arte di Parma e successivamente frequenta l’Accademia di Comunicazione di Milano. Una forte spinta creativa la porta a sperimentare i vari mezzi espressivi che riversa, in un primo momento, nella visual comunication, collaborando per alcuni anni come Art director presso agenzie pubblicitarie. Da qui la scelta di dedicarsi all’arte in modo totale. Nel 2004 le sue prime personali e nel 2007 sceglie di promuovere la sua arte soprattutto a livello internazionale.Un’ intensa attività espositiva la vede protagonista in mostre personali a Londra, Miami, Ankara, Copenaghen,Bruxelles, Vienna, Stoccarda presso Istituti Italiani di Cultura, Musei e Gallerie con le quali collabora fino ad oggi.

In collettive espone in Svezia, Miami, New Jersey, Texas, Chicago, Boston, Dubai. Solo negli ultimi anni inizia ad esporre maggiormente in Italia, nel 2016 la sua città gli dedica una personale di rilevo “Tra Madre e Terra” a cura del prof. Philipe Daverio. Tra le personali in Italia nel 2017 la mostra The Living Cell al Museo della Città di Rimini. Attualmente le sue opere trovano spazio in collezioni pubbliche e private, da segnalare la presenza nell’archivio della Biennale del Disegno di Rimini. Nel 2019 inizia la collaborazione con Gilda Contemporary Art partecipando alla mostra collettiva “La stella a 8 punte” ed alla rassegna d’arte “Gilda’s Wall_art for value” presso la Banca di Asti di via Manzoni a Milano.


M2F Communication scrive:

“LANA – dal bianco al nero” è la quarta edizione della Biennale LeArtiPossibili, quest’anno dedicata alla lana, che si terrà dal 2 al 6 novembre 2022 negli spazi della Stecca3, a Milano, con il patrocinio del Municipio 9 del Comune di Milano e della Città Metropolitana di Milano.

L’intento dell’associazione di promozione sociale LeArtiPossibili, nata nel 2018 da un progetto di Francesca Bagnoli, Cristina Ghiglia e Fiorenza Giuriani, è di far convergere in un’unica esposizione opere provenienti da contesti artistici differenti. Artisti, artigiani, creativi, arteterapeuti, strutture di accoglienza e riabilitazione, istituti scolastici e collettivi artistici si incontrano in questa biennale, che sta diventando parte integrante del tessuto artistico, sociale e culturale di Milano, per fare della pratica artistica uno strumento non solo espressivo, ma anche terapeutico, educativo e di condivisione. Grazie alla presenza di lavori di provenienza eterogenea è possibile infatti scoprire la ricchezza dell’imprevisto, del non ancora sperimentato, frequente spesso nell’approccio artistico libero e amatoriale, che, andando a collocarsi accanto a quello artistico più strutturato, va a costituire un orizzonte di crescita esperienziale per tutti, secondo una modalità innovativa di affrancamento da giudizi di valore e da pregiudizi formativi.

Particolarità de LeArtiPossibili è l’individuare, in ogni edizione, un materiale che funga da filo conduttore della ricerca artistica. La scelta della biennale di quest’anno, dopo il lungo periodo pandemico, è caduta sulla lana, materia calda e avvolgente, che riporta istintivamente alle sensazioni trasmesse da un abbraccio. Intorno ruotano i concetti di protezione, accoglienza, affetto, a cui si lega, grazie anche all’immaginario mitologico del Vello d’oro, l’idea di cura e guarigione da ogni male.

La Biennale LeArtiPossibili 2022 “LANA – dal bianco al nero” ha registrato una grande partecipazione, a testimonianza della volontà di mettersi in gioco in uno spazio interdisciplinare e “altro” in cui le divisioni e le categorizzazioni vengono abbandonate per lasciar posto al piacere della partecipazione e della condivisione. 134 le adesioni, di cui 92 individuali e 42 di gruppo, grazie alla presenza di artisti, terapisti, Centri Diurni per Disabili, RSA, istituti scolastici e gruppi di tessitori provenienti da tutta la Lombardia, dal Lazio, dal Veneto e dalla Sardegna. Le opere, omogenee per dimensioni e materiale impiegato, variano cromaticamente dalle tonalità del bianco a quelle del nero per esprimere la vasta gamma di sensazioni che un unico materiale può trasmettere. Una ricchezza che si manifesta anche nella tipologia di lavorazione della lana che nelle opere esposte si trova filata, cardata, pettinata, intrecciata, infeltrita o raggomitolata, lavorata a maglia o uncinetto, impiegata spessa o fina, grezza o tinta.

Sulla scalinata della Stecca3 sarà inoltre esposta l’installazione collettiva di urban knitting “SPAZIO ALL’ARTE” composta da centinaia di strisce di lana lavorate a maglia e a uncinetto, create nei mesi scorsi durante sessioni di knitting collettivo in vari contesti aggregativi, a cui si sono aggiunti vari contributi individuali. L’evento è stato realizzato in collaborazione con “Parole di Lana”, luogo di creatività milanese, e ha visto la partecipazione di un centinaio di persone di ogni genere, età e formazione che hanno abbracciato questa pratica artistica comune come risorsa personale e sociale di avvicinamento e condivisione.

La Biennale LeArtiPossibili 2022 “LANA – dal bianco al nero” resterà aperta da mercoledì 2 a domenica 6 Novembre, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00 presso Stecca3, via G. De Castillia 26, Milano.
Per maggiori informazioni, consultare il sito http://www.leartipossibili.it

Partecipano all’esposizione:

Marco Acerbi, Antonella Agosti, Amato Laura, Pietrina Atzori, Laetitia Autrand, Donatella Barbuio, Baresi Camilla, Baresi Gaia, Luciana Bellotti, Nicoleta Bica Bucsaro, Cosma Tosca Bolgiani, Carla Borghetti, Giancarlo Bosini, Gabriella Bottaru, Valeria Brando, Cristina Busnelli, Veronica Caleo, Lucia Canacci, Norma Carpignano, Francesca Catellani, Susanna Cati, Michela Cavagna, Serena Cendron, Cinzia Chiesa, Silvia Cibaldi, Angela Clemeno, Nietta Condemi De Felice, Antonio Cuoccio, Elisabetta Cusato, Elena D’Andrea, Giulia De Serio, Daniela Dente, Antonella Di Dedda, Anna Esposito, Simona Fantappiè, Margherita Fergnachino, Cinzia Ferrero, Eliana Frontini, Silvia Gardiol, Elga Gazzoli, Annette Gieb, Luigi Golin, Francesca Gramenzi, Federica Grandi, Silvia Grassi, Jessica Guidi, La Chigi, Cinzia Li Volsi, Raffaella Liberatore, Nadia Magnabosco, Marilde Magni, Monica Michelotti, Virginia Milani, Laura Monteleone, Laura Monticelli, Cristian Moretti, Franca Munafò, Carmela Nasprato, Ileana Romina Negri, Paolo Nocera, Angela Oregio Catelan, Agostina Pallone, Eleonora Parenti, Paola Parma, Monica Paulon, Roberta Petrangeli, Pina Pila, Adriana Puppi, Luisa Rapizzi, Viviana Ravelli, Paola Ricchiuti, Simone Ricciardiello, Nadia Riotto, Serena Rossi, Camelia Rostom, Daniela Santucci, Federica Sarigu, Sonia Scaccabarozzi, Elena Sellerio, Enrico Serraglini, Daniela Soren, Celina Spelta, Ludmilla Swarczewskaja, Maria Tarantino, Maria Cristina Tebaldi, Maria Tenore, Nadia Trotti, Daniela Vignola, Patrizia Visciani, Maria Letizia Volpicelli, Micaela Zeminian, Paola Zerboni.

Allievi Liceo Stendhal, Arte E.N.E.A., Asilo Dei Vecchi, Associazione Aps Mu.Se, Associazione Cada’, Associazione Volontaria Arcobaleno, Atelier Armonico, Atelier Mater Gratiae, Atelier Poiesis, Atelier Spazio Vita, Centro Diurno Alzheimer del Rifugio Re Carlo Alberto, Chiacchiere, Collettiva Tr-Amanti, Collettivo Indomite, CSE Oasi Due, Fraternità e Amicizia, Ghignomai, Giochi di Lana, Gli ospiti della Comunità “Monica Crescini”, Gruppo Pedro, Gruppo per la Tessitura a Mano, I Creativi della Lana, Il Faro, Il Laboratorio, Impronte Diverse, L’Abbraccio, L’Aquilone Centro Diurno, L’Arcobaleno, L’Ortica, Le Piccole Artiste, Le Sinergiche, Le Sirene Magiche, NeArteNeParte, Percorsi Insieme, Pittura e Creatività CRSC “Carlo Poma”, RicreAttivamente, Scuola Sicomoro I Care.


ART1307 scrive:

TITOLO: MORFOLOGIE
CURATORE: Cynthia Penna
Organizzatore: ART1307 Istituzione Culturale
ARTISTI: Linda Kunik, Stephen Robert Johns
Sede: ART1307 Studio Gallery – Rampe di Sant’Antonio a Posillipo 104, (NA)
Durata: 13 Novembre 2022 / 13 Gennaio 2023
Vernissage: 13 Novembre 2022 dalle 10 alle 14:30
Ufficio Stampa: ART 1307 – Dott.ssa Chiara Cosentino 081660216, chiaracosentino@art1307.com

Con l’adesione alla Gallery Climate Coalition, per l’autunno 2022, ART1307 propone una doppia personale di due artisti internazionali orientata all’indagine sull’ambiente e le sue strutture.

Fotografie e dipinti che parlano di due diverse “morfologie”: quelle contenute nelle cortecce degli alberi attraverso le foto di Linda Kunik e quelle dei terreni visti da 10000 metri di altezza che si leggono nei dipinti di Stephen Robert Johns.
La Natura nella sua esternazione di linee, segmenti, ondulazioni, tratti e cerchi: geometrie che la Natura compone e crea e delle quali non ci accorgiamo nel nostro costante frettoloso fruire l’ambiente che ci circonda.
Gli artisti sono invece osservatori attenti del loro ambiente e dell’animo umano e perciò le “topografie” ideali di Johns si intrecciano con le morfologie della struttura degli alberi di Kunik.
La visione dall’alto del paesaggio rielaborata in un surreale sovrapporsi di linee geometriche curve e coloratissime di Stephen Johns, si contrappone alla visione dal “basso” degli alberi che Linda Kunik incontra nei suoi trekking nel Sequoia National Park in California dove la struttura della corteccia degli alberi diventa protagonista assoluta della sua indagine “ravvicinata” della Natura.
Entrambi elaborano la loro personale visione della Natura attraverso un linguaggio espressivo complesso: pittorico quello di Johns che passa dal minimalismo geometrico dell’Hard Edge Californiana ad una visione sensuale molto più morbida del contesto ambientale naturale; fotografico quello della Kunik che lavora talvolta per sfogliamento e passaggio di emulsione da un supporto all’altro, ottenendo così una immagine fotografica che gioca tra il reale e l’irreale.
Un viaggio nella Natura resa in forme audaci e inedite solo per ricordarci che l’ambiente è quell’elemento in cui siamo inevitabilmente immersi e che nel contempo ci permette ogni giorno di sopravvivere: qualcosa di cui prendersi cura.

Tutte le opere sono courtesy degli artisti e di ART1307


PUNTO SULL'ARTE scrive:

Vernissage: GIOVEDÌ 27 OTTOBRE 2022, H 17-20
Periodo: 28 Ottobre – 19 Novembre 2022
Luogo: PUNTO SULL’ARTE – CENTRO STORICO
Via San Martino della Battaglia, 6 Varese
0332 1690569 I info@puntosullarte.it
http://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato: h 9.30-13.30 e 14.00-17.30
Catalogo: PUNTO SULL’ARTE

GIOVEDÌ 27 OTTOBRE la seconda sede della Galleria PUNTO SULL’ARTE in Via San Martino della Battaglia, 6 (nel Centro Storico di Varese) ospiterà il Vernissage della mostra Cyan-IDE 2.0, doppia personale di JERNEJ FORBICI e MARIKA VICARI.

Artisti di punta della Galleria varesina fin dalla sua apertura nel 2011, JERNEJ FORBICI (Slovenia, 1980) e MARIKA VICARI (Vicenza, 1979) presentano per la prima volta negli spazi della seconda sede di PUNTO SULL’ARTE, nel cuore di Varese, una selezione di ricercati dipinti su tela, su tavola e su carta di varie dimensioni che consentono di indagare compiutamente le rispettive poetiche artistiche.

La natura entra nella nostra quotidianità in tante forme, spazi e tempi diversi e sempre più l’arte si dà il compito di esprimere e registrare la realtà come sfera di azione sulle dinamiche di trasformazione della terra, del mondo e dell’uomo.
La trasfigurazione del paesaggio, il processo di mutazione dell’ambiente che l’uomo ha innescato come una via senza ritorno, non sono solo i temi fondamentali della ricerca artistica di Jernej Forbici, ma sono, metaforicamente intesi, quali risultato di uno dei tanti veleni con cui stiamo distruggendo il mondo.
Il cianuro, conosciuto e potente, presente già in natura, in alcune piante e noccioli di frutta, se inalato in pochi istanti è capace di bloccare la respirazione cellulare, impedendo il rilascio dell’ossigeno. Per paradosso quell’ossigeno che fa parte di numerosi composti chimici e nel suo essere indispensabile per la vita, rigenera nelle piccole e grandi tavole di Marika Vicari tra le crepe, le fenditure, le bolle d’acqua color cyan, elevando verso l’alto gli alberi e la foresta.
Il colore della fantasia, del viaggio, il cyan di Vicari è in questo senso il complementare del rosso dei paesaggi antropici di Forbici, materia pulsante calda, reale e viva. Entrambi rimandano a uno spazio dove dell’uomo, mai fisicamente presente, rimane comunque una traccia, simbolo dell’estrema sofferenza del pianeta, irrimediabilmente compromesso.
Ciò che si dispone davanti ai nostri occhi in questo strano intricato viaggio all’interno della mostra sono quadri-finestre che aprono e diventano parte di un luogo altro, un nuovo ambiente di sviluppo che, integrato con nuovi codici e linee scritte, è di fatto tutto da decifrare.
Il Vernissage della mostra dal titolo Cyan-IDE 2.0 si terrà GIOVEDÌ 27 OTTOBRE dalle 17 alle 20 presso la seconda sede della Galleria in Via San Martino della Battaglia 6, nel Centro Storico pedonale di Varese. Gli Artisti saranno presenti.
Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione di tutte le opere esposte e l’introduzione degli Artisti sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.

JERNEJ FORBICI. Nasce a Maribor (Slovenia) nel 1980. Laureato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia (cattedra Carlo Di Raco), dopo la Laurea Specialistica in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo, si dedica al paesaggio e ai grandi formati, raccontando la storia del suo paese di origine, Kidričevo, una cittadina immersa nel verde segnata dall’industria di alluminio. Il tema fondamentale su cui è improntata tutta la sua ricerca artistica è quello, sempre attuale e controverso, di denuncia dell’inquinamento ambientale e del ruolo centrale che l’uomo ne riveste. Dal 1999 realizza mostre personali e collettive in Europa, Canada, Stati Uniti, Argentina e Cina. È stato invitato alle Biennali: Hicetnuc a Pordenone (2003), IBCA Biennale internazionale d’arte a Praga (2005), 51° e 53° Biennale di Venezia (2007 e 2011). Nel 2009 l’Accademia di Belle Arti di Venezia gli dedica la retrospettiva In My place ai Magazzini del Sale e nel 2012 vince una borsa di studio dal Ministero della Cultura Sloveno per cui viene successivamente invitato in residenza a Londra, dove si dedica allo studio dei maestri inglesi. Nel 2019 debutta a New York con la sua prima mostra personale americana dal titolo Long gone. Dal 2005 è Direttore Artistico di ART STAYS, Festival Internazionale di Arte Contemporanea che si svolge ogni anno a Ptuj, in Slovenia. Con i suoi lavori, Jernej Forbici si è conquistato l’interesse di tutto il sistema internazionale dell’arte e ad oggi le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche di tutto il mondo. Vive e lavora tra Kidričevo, Ptuj (SI) e Vicenza.

MARIKA VICARI. Nasce a Vicenza nel 1979. Dopo il diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2003, si è laureata in Progettazione e Produzione delle Arti Visive alla Facoltà di Arti e Design dello IUAV di Venezia nel 2005. Ha studiato e lavorato su progetti site-specific con artisti, curatori e fotografi internazionali tra i quali: Hans Ulrich Obrist, Lewis Baltz, Mona Hatoum, Antoni Muntadas, Antonio Arevalo, Armin Linke, Cesare Pietroiusti e Angela Vettese. Dal 2000 ha all’attivo numerose mostre personali e collettive in Europa, Stati Uniti, Messico, Brasile, Canada e Cina. Le sue opere fanno parte di collezioni sia pubbliche che private in particolare in Europa, Canada, Stati Uniti ed Emirati Arabi. Da anni è costantemente presente nelle fiere di settore in Europa e Canada. Dipinge e disegna in grande e piccolo formato con grafite su carta e su legno. I soggetti delle sue opere sono alberi filiformi sospesi in paesaggi montani indefiniti e sognanti. La sua tecnica, in continua evoluzione, prevede la produzione delle sue opere su tavole di Pioppo mentre, a partire dal 2019, ha iniziato la sperimentazione su carta cotonata con una presenza sempre maggiore dell’acquerello. Questo nuovo supporto aggiunge leggiadria alle foreste rappresentate andando ad alimentare la metafora con l’essere umano e la sua fragilità e caducità. Dal 2005 è curatrice indipendente e Direttore Creativo di ART STAYS, Festival Internazionale di Arte Contemporanea che si svolge ogni anno a Ptuj, in Slovenia. Vive e lavora a Creazzo (Vicenza).


PUNTO SULL'ARTE scrive:

Vernissage: GIOVEDÌ 27 OTTOBRE 2022, H 17-20
Periodo: 28 Ottobre – 19 Novembre 2022
Luogo: PUNTO SULL’ARTE – CENTRO STORICO
Via San Martino della Battaglia, 6 Varese
0332 1690569 I info@puntosullarte.it
http://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato: h 9.30-13.30 e 14.00-17.30
Catalogo: PUNTO SULL’ARTE

GIOVEDÌ 27 OTTOBRE la seconda sede della Galleria PUNTO SULL’ARTE in Via San Martino della Battaglia, 6 (nel Centro Storico di Varese) ospiterà il Vernissage della mostra Cyan-IDE 2.0, doppia personale di JERNEJ FORBICI e MARIKA VICARI.

Artisti di punta della Galleria varesina fin dalla sua apertura nel 2011, JERNEJ FORBICI (Slovenia, 1980) e MARIKA VICARI (Vicenza, 1979) presentano per la prima volta negli spazi della seconda sede di PUNTO SULL’ARTE, nel cuore di Varese, una selezione di ricercati dipinti su tela, su tavola e su carta di varie dimensioni che consentono di indagare compiutamente le rispettive poetiche artistiche.

La natura entra nella nostra quotidianità in tante forme, spazi e tempi diversi e sempre più l’arte si dà il compito di esprimere e registrare la realtà come sfera di azione sulle dinamiche di trasformazione della terra, del mondo e dell’uomo.
La trasfigurazione del paesaggio, il processo di mutazione dell’ambiente che l’uomo ha innescato come una via senza ritorno, non sono solo i temi fondamentali della ricerca artistica di Jernej Forbici, ma sono, metaforicamente intesi, quali risultato di uno dei tanti veleni con cui stiamo distruggendo il mondo.
Il cianuro, conosciuto e potente, presente già in natura, in alcune piante e noccioli di frutta, se inalato in pochi istanti è capace di bloccare la respirazione cellulare, impedendo il rilascio dell’ossigeno. Per paradosso quell’ossigeno che fa parte di numerosi composti chimici e nel suo essere indispensabile per la vita, rigenera nelle piccole e grandi tavole di Marika Vicari tra le crepe, le fenditure, le bolle d’acqua color cyan, elevando verso l’alto gli alberi e la foresta.
Il colore della fantasia, del viaggio, il cyan di Vicari è in questo senso il complementare del rosso dei paesaggi antropici di Forbici, materia pulsante calda, reale e viva. Entrambi rimandano a uno spazio dove dell’uomo, mai fisicamente presente, rimane comunque una traccia, simbolo dell’estrema sofferenza del pianeta, irrimediabilmente compromesso.
Ciò che si dispone davanti ai nostri occhi in questo strano intricato viaggio all’interno della mostra sono quadri-finestre che aprono e diventano parte di un luogo altro, un nuovo ambiente di sviluppo che, integrato con nuovi codici e linee scritte, è di fatto tutto da decifrare.

Il Vernissage della mostra dal titolo Cyan-IDE 2.0 si terrà GIOVEDÌ 27 OTTOBRE dalle 17 alle 20 presso la seconda sede della Galleria in Via San Martino della Battaglia 6, nel Centro Storico pedonale di Varese. Gli Artisti saranno presenti.

Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione di tutte le opere esposte e l’introduzione degli Artisti sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.

JERNEJ FORBICI. Nasce a Maribor (Slovenia) nel 1980. Laureato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia (cattedra Carlo Di Raco), dopo la Laurea Specialistica in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo, si dedica al paesaggio e ai grandi formati, raccontando la storia del suo paese di origine, Kidričevo, una cittadina immersa nel verde segnata dall’industria di alluminio. Il tema fondamentale su cui è improntata tutta la sua ricerca artistica è quello, sempre attuale e controverso, di denuncia dell’inquinamento ambientale e del ruolo centrale che l’uomo ne riveste. Dal 1999 realizza mostre personali e collettive in Europa, Canada, Stati Uniti, Argentina e Cina. È stato invitato alle Biennali: Hicetnuc a Pordenone (2003), IBCA Biennale internazionale d’arte a Praga (2005), 51° e 53° Biennale di Venezia (2007 e 2011). Nel 2009 l’Accademia di Belle Arti di Venezia gli dedica la retrospettiva In My place ai Magazzini del Sale e nel 2012 vince una borsa di studio dal Ministero della Cultura Sloveno per cui viene successivamente invitato in residenza a Londra, dove si dedica allo studio dei maestri inglesi. Nel 2019 debutta a New York con la sua prima mostra personale americana dal titolo Long gone. Dal 2005 è Direttore Artistico di ART STAYS, Festival Internazionale di Arte Contemporanea che si svolge ogni anno a Ptuj, in Slovenia. Con i suoi lavori, Jernej Forbici si è conquistato l’interesse di tutto il sistema internazionale dell’arte e ad oggi le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche di tutto il mondo. Vive e lavora tra Kidričevo, Ptuj (SI) e Vicenza.

MARIKA VICARI. Nasce a Vicenza nel 1979. Dopo il diploma in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2003, si è laureata in Progettazione e Produzione delle Arti Visive alla Facoltà di Arti e Design dello IUAV di Venezia nel 2005. Ha studiato e lavorato su progetti site-specific con artisti, curatori e fotografi internazionali tra i quali: Hans Ulrich Obrist, Lewis Baltz, Mona Hatoum, Antoni Muntadas, Antonio Arevalo, Armin Linke, Cesare Pietroiusti e Angela Vettese. Dal 2000 ha all’attivo numerose mostre personali e collettive in Europa, Stati Uniti, Messico, Brasile, Canada e Cina. Le sue opere fanno parte di collezioni sia pubbliche che private in particolare in Europa, Canada, Stati Uniti ed Emirati Arabi. Da anni è costantemente presente nelle fiere di settore in Europa e Canada. Dipinge e disegna in grande e piccolo formato con grafite su carta e su legno. I soggetti delle sue opere sono alberi filiformi sospesi in paesaggi montani indefiniti e sognanti. La sua tecnica, in continua evoluzione, prevede la produzione delle sue opere su tavole di Pioppo mentre, a partire dal 2019, ha iniziato la sperimentazione su carta cotonata con una presenza sempre maggiore dell’acquerello. Questo nuovo supporto aggiunge leggiadria alle foreste rappresentate andando ad alimentare la metafora con l’essere umano e la sua fragilità e caducità. Dal 2005 è curatrice indipendente e Direttore Creativo di ART STAYS, Festival Internazionale di Arte Contemporanea che si svolge ogni anno a Ptuj, in Slovenia. Vive e lavora a Creazzo (Vicenza).


ART1307 scrive:

TITOLO: TOPOGRAFIE dell’ANIMA
CURATORE: Cynthia Penna
ORGANIZZATORE: ART 1307 Istituzione Culturale
ARTISTI: solo show di Stephen Robert Johns
SEDE: Stazione AAVV di Napoli Afragola progettata da Zaha Hadid
DURATA: 12 Novembre 2022/12 Gennaio 2023
VERNISSAGE: 12 Novembre 2022 ore 11
Ufficio Stampa: ART 1307 – Dott.ssa Chiara Cosentino 081660216 –
chiaracosentino@art1307.com

Per la mostra di Autunno presso la stazione FFSS AV di Afragola, l’Istituzione culturale ART1307 ha invitato l’artista Californiano Stephen Robert Johns ad ingaggiare il suo personale dialogo con le architetture di Zaha Hadid presenti in stazione.
In questa mostra che rientra nel più vasto progetto “Traveling with Zaha” ideato dall’architetto Antonella Iovino con la curatela di Cynthia Penna, l’artista americano ha posto al centro del dialogo le “architetture terrànee” formate dalla diversa morfologia dei terreni o dalle coltivazioni agricole che egli ha “scoperto” durante i suoi viaggi in aereo tra la California e il Costarica dove egli anche vive e lavora per parte dell’anno.
La prospettiva aerea offre orizzonti molto più vasti e lievemente “arcuati” rispetto all’orizzonte dal basso cui siamo tutti abituati.
Le linee di montagne, fiumi, coltivazioni e terre creano una topografia diversa e affascinante che in questo contesto della Stazione AV di Afragola ingaggia con l’architettura di Zaha Hadid un dialogo fatto di forme organiche, linee sinuose e sensuali, che si intrecciano e si sovrappongono tra loro e creano topografie irreali, più proiezioni dell’anima che precisi rilevamenti del terreno sottostante.
Districandosi in questa danza delle linee Johns crea nuovi paesaggi, un diverso modo di vedere il nostro pianeta, reale e irreale al tempo stesso.
Nel mondo di Johns la Terra respira, nutre, accoglie: le sue topografie ideali servono ad ingaggiare con lo spettatore un gioco di domande, di esplorazioni e di scoperte, in una atmosfera lieve e mai minacciosa.
Una topografia che dalla Natura si sposta verso l’anima.

Stephen R. Johns è nato a Los Angeles nel 1948; vive e lavora tra Los Angeles e il Costarica dove ha stabilito da molti anni la sua seconda residenza. La sua formazione vede 3 anni di studi presso lo storico e prestigioso Chouinard Art Institute di Los Angeles dal 1967 al 1970 e un BFA Graduate presso la Cal Arts di Valencia tra il 1970 e il 1972. È considerato uno dei grandi artisti facenti parte del movimento dell’Hard Edge e del minimalismo americano.
Ha esposto le sue opere in molte istituzioni pubbliche e private di rilievo nazionale e internazionale in Giappone, Costa Rica e Stati Uniti.
Le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni negli USA e all’estero.

Tutte le opere sono courtesy delle artiste e di ART1307


Gilda Contemporart Art scrive:

HORIZONS
Isobel Blank
a cura di Cristina Gilda Artese

Opening giovedì 13 ottobre ore 18,30
Ingresso libero
Sino al 12 novembre
Gilda Contemporary Art presenta HORIZONS, mostra personale di Isobel Blank a cura di Cristina Gilda Artese.
Per questa nuova personale Isobel Blank si pone di fronte alla natura come statica osservatrice, guardando un orizzonte che da visivo diventa anche metaforico, una linea netta che separa ma allo stesso tempo unisce il cielo e la terra, inteso come “centro del proprio spazio”, per usare le sue stesse parole, ristabilendo “la proporzione tra chi osserva e il mondo circostante”. Questi concetti sono stati elaborati nel periodo di lockdown più duro, quando era impossibile uscire dalla propria abitazione e l’unica “evasione” era guardare l’ambiente esterno dalla finestra. La vista dell’orizzonte, quando possibile, e la vastità del paesaggio posto di fronte allo sguardo, potevano essere quindi una sorta di valvola di sfogo attraverso la quale ristabilire un proprio equilibrio interno, cercando così di riacquisire la calma e la serenità perdute.
I due termini (calma e serenità) sono appropriati, proprio in virtù di una nuova fase evolutiva dell’artista, che la vede non più alle prese con videocamere e performance dal vivo, ma con una procedura tecnica meticolosa ed accurata, ispiratrice di sentimenti di tranquillità e armonia. Non solo da un punto di vista operativo, ma anche come fonte di ispirazione generale. Infatti è l’estetica orientale a stabilire una stretta connessione con la sua visione del mondo, ed in particolare l’idea di “vuoto” e di “pieno”, la gestualità meditativa della Cerimonia del tè, sobria ed essenziale, oppure la disposizione accurata e minimale delle abitazioni e dei giardini zen.
Se vogliamo anche questa è una sorta di performance, solitaria e senza spettatori, dalla quale abbiamo come risultato finale l’oggetto finito, frutto di una successione di gesti ben studiati ed eseguiti con una pratica certosina.
Il ricamo è la tecnica principale ma non dobbiamo sottovalutare anche l’aspetto compositivo ed installativo del suo lavoro. Le sculture e gli oggetti a muro presentati in mostra rivelano tutta l’abilità e la destrezza nel ricamo acquisiti dall’artista negli ultimi anni, riuscendo a combinare diversi materiali, come il silicone, la gommapiuma, le perle di cristallo, vetro e agata, il tessuto, e il filo di cotone, per la creazione di paesaggi astratti tridimensionali, piccoli gioielli artistici di grande preziosità e raffinatezza.

BIOGRAFIA
Isobel Blank è nata a Pietrasanta, Toscana. Si laurea con lode in filosofia estetica all’università di Padova, dove attualmente vive.
I suoi lavori sono stati esposti in molte gallerie, musei e festival in Italia e all’estero, dagli USA alla Cambogia, dal Messico all’India. Tra le sue esposizioni collettive più recenti si ricordano quella al Museo Leonardo Da Vinci di Milano, al Museo d’Arte Moderna di Mosca, al Centro Nazionale per l’Arte Contemporanea di San Pietroburgo, a Palazzo Widmann di Venezia e alla Mumbai Art Room in India.
I suoi lavori di video arte sono stati proiettati all’International Short Film Festival X “Circuito Off” di Venezia e al Polyforme Videoperformance Festival di Marsiglia nel 2009 e alla VII Edizione del Les Inattendus Festival du Cinéma (très) Independant di Lione nel 2010. Ha inoltre ricevuto diversi riconoscimenti, incluso il Primo Premio per la videoarte al Romaeuropa Webfactory di Roma nel 2009.
Le sue illustrazioni sono state pubblicate da Frigidaire – Arte e Cultura dal 1980 – in diversi numeri del 2012 e nel Marzo del 2015 Marie Claire Italia la include nell’articolo “Marie Claire celebra 20 giovani artiste italiane”. Il suo lavoro è incluso, inoltre, in Young Blood 09 – Annuario dei giovani talenti creativi italiani premiati nel mondo III Edizione (Next Exit Edition, 2010, Roma) supportato dal Ministero Italiano della Gioventù.
Le sue opere fotografiche sono state recentemente incluse ne Il corpo solitario, la prima monografia sull’autoritratto nella fotografia contemporanea, di Giorgio Bonomi (Rubbettino Editore, 2012).

HORIZONS – Isobel Blank
a cura di Cristina Gilda Artese
Dal 13 ottobre al 12 novembre Inaugurazione ottobre ore 18,30
Gilda Contemporary Art – via San Maurilio 14 Milano Per informazioni: info@gildacontemporaryart.it


Gilda Contemporart Art scrive:

TESSUTO CONNETTIVO
Gloria Campriani
a cura di Cristina Gilda Artese

Opening giovedì 15 settembre ore 18,30
Ingresso libero
Sino all’ 11 ottobre

Gilda Contemporary Art presenta TESSUTO CONNETTIVO, mostra personale di Gloria Campriani a cura di Cristina Gilda Artese.
La prima personale di Gloria Campriani, esponente della cosiddetta Fiber art, nelle modalità ed evoluzioni più contemporanee del genere, e che vede del tessile la materia principe di espressione.
Il “tessuto connettivo” cui allude l’artista si riferisce principalmente al concetto di società come “corpo sociale”, composto da una moltitudine di individui in costante connessione reciproca.
In mostra una grande opera , lasciata libera di interagire nello spazio della galleria con un fissaggio ai 4 punti sui muri , come fosse una ragnatela che si espande e che va a suggerire proprio l’evoluzione costante della società contemporanea: essa si modifica, si estende e si ramifica, sviluppando un unico grande macro-organismo di cui ognuno di noi, in qualche modo è chiamato a prendere parte.
Presente anche una opera montata su una apposita struttura in metallo, che consente la fruizione del lavoro di Campriani in modalità double face.
Campriani, nata e cresciuta nel mondo tessile (la famiglia di origine aveva un laboratorio artigianale tessile), ha fatto negli anni di questa sua esperienza biografica un elemento di continuità con la propria identità di artista, portandola a preferire proprio i fili e le fibre come materia con i quali sviluppare le proprie opere.
Così pure gli studi in ambito antropologico e la passione per il viaggio, il visitare “l’altrove” sono stati di fatto il motore degli approfondimento sui concetti di società e di relazioni umane e le forme di comunicazione.
Campriani condivide il pensiero sociologico secondo il quale l’uomo non può realizzare la propria vera natura se non vivendo e confrontandosi con l’Altro. A ben pensare, la stessa azione di pensiero è un viaggio dentro di sé alla ricerca del diverso da sé. L’essere umano trova e scopre la propria identità solo in quanto appartiene ad un gruppo, sia esso una famiglia, una comunità, un team, un’equipe, uno staff.

I fili all’interno delle sculture di Campriani concorrono tutti insieme al raggiungimento di un unico obbiettivo: la realizzazione di una “trama”, esattamente come avviene in una comunità.
Interessante anche la particolare tecnica utilizzata per la realizzazione dei lavori, che non prevede l’utilizzo di alcun strumento tecnico eccetto l’uso delle mani.
Il particolare metodo Off loom, senza l’utilizzo di telai tradizionali, ma con piccoli arnesi di uso comune, prevede l’annodamento a mano. Spesso Campriani interviene anche con tempere ad acqua o pennarelli.
L’artista trova inoltre nella filosofia del riciclo e rigenerazione della materia il modo più congeniale per esprimersi, consapevole che secondo alcuni studi l’industria tessile sembra essere la seconda a livello mondiale per tasso di inquinamento ambientale e non desiderando con il proprio lavoro di artista essere in qualche modo complice di questo sistema, ma facendosi promotore del riuso responsabile.

BIOGRAFIA
Gloria Campriani è nata e cresciuta a Certaldo (1962) nel laboratorio artigianale tessile di famiglia. La sua formazione multidisciplinare; passa attraverso lo studio delle lingue, con vari soggiorni all’estero di lunga durata, della pedagogia, del teatro, e dell’arte frequentando corsi presso varie accademie incluso il corso di anatomia artistica presso l’Accademia delle belle arti di Firenze.
Attenta alle mutazioni della società (anche attraverso le più innovative modalità di comunicazione), nel 2018, frequenta il corso di antropologia sociale presso l’Università di Siena.
Ha lavorato per anni in aziende che collaborano con i migliori brand di moda internazionali. I suoi primi maestri vanno, infatti, ricercati fra i designer, con i quali è entrata in contatto durante la sua attività professionale. Queste esperienze si sono rivelate, più tardi, determinanti nella scelta dell’utilizzo di filo come uno degli strumenti principali del suo percorso artistico. La familiarità con questo materiale, infatti, ha facilitato, sicuramente, le capacità espressive e dopo un’analisi basata sul confronto di vari materiali, ha ritenuto il filo, per la sua flessibilità, lo strumento più idoneo per le sue forme espressive.
Mostre personali e collettive: Museo Marino Marini Pistoia, Museo Nazionale di Palazzo Reale in Pisa, Museo Archeologico Nazionale Firenze, Museo Piaggio, Museo degli Innocenti, Florence National Library, Fortezza da Basso in Florence (PITTI), Institut Culturel Italien de Marseille, Consiglio della Regione Toscana, Foyer Art Gallery, 3D Art Gallery, Chiesa di Santa Maria Novella, Palazzo Medici Riccardi, Basilica di San Francesco in Siena, Santa Chiara in Siena, Palagio di Parte Guelfa, Palazzo Vecchio, Salone de’ Dugento, Sal d’Esposizione Nazionale, Salarrué, San Salvador, Palazzo Ca’ Zanardi, Museo Benozzo Gozzoli, Palazzo Pretorio in Certaldo (FI), Old English Cemetery in Florence, Istituto Italiano di Cultura in Prague, Palazzo Ducale in Genova, Museo GAMC, Museo MART, Centro per l’Arte Contemporanea “Luigi Pecci”, Museo Novecento in Florence, Museo CAMEC, Oratorio di Santa Caterina in Bagno a Ripoli, Biennale Fiber Art – Spoleto (PG), Design Week Milano, Giornate FAI – Prato, marzo 2022, Milano Scultura – Milano, Artefiera Bologna.

TESSUTO CONNETTIVO – Gloria Campriani
a cura di Cristina Gilda Artese
Dal 15 settembre all’ 11 ottobre Inaugurazione Giovedì 15 settembre ore 18,30
Gilda Contemporary Art – via San Maurilio 14 Milano
Per informazioni: info@gildacontemporaryart.it


FG Comunicazione -Venezia scrive:

SIDE BY SIDE: ANALOGS & NFTs

A cura di Alcinda Saphira

24.09.2022 > 30.09.2022

Saphira & Ventura
Via Garibaldi 1815, 30122, Venezia (VE).

Opening: 24 Settembre dalle 17 alle 21

Nel sistema dell’arte si è assistito negli ultimi decenni ad una grande evoluzione dell’uso del digitale che ha cambiato i modi di fruire l’arte, di crearla e collezionarla. Gli artisti, sempre alla ricerca di nuove modalità espressive si stanno incuriosendo sempre di più alla Cryptoart e agli NFT, per le potenzialità che queste possono offrire.

La nuova mostra ANALOGS & NFT, curata da Alcinda Saphira, di Saphira & Ventura Gallery rientra nella rassegna espositiva SIDE BY SIDE, tenutasi a Venezia nel periodo di Biennale Arte e ha l’intento di presentare la collezione di opere contemporanee mettendo in dialogo, creativamente lavori analogici e lavori digitali certificati NFT.

Il pubblico avrà modo di apprezzare i lavori della famosa artista coreana, Hijo Nam, che esprime la propria vena artistica in maniera libera e contemporanea utilizzando però tecniche della tradizione coreana per la lavorazione di materiali come lacca (Ottchil), la pregiata carta Hanji (fatta a mano e particolarmente resistente) e tessuti.

Presente anche l’artista e compositore Joel Douek con i suoi lavori in legno e metallo con inserti in oro ispirati a forme lussureggianti e astratte orientate al design. Douek è attratto dal contrasto che si viene a creare tra questi elementi e definisce le sue opere delle “espressioni dell’impermanenza, in contrasto con la permanenza duratura dell’oro”. Douek ha avuto un ruolo importante nell’ambito della musica da film, in particolare in Galapagos 3D di David Attenborough, un documentario sulla natura che ha riscosso grandi consensi, qui la Galleria vuole evidenziare il talento di Douek nell’arte visiva, che si manifesta permeata da un’estetica armoniosa e toccante come la musica da lui composta.

La collezione analogica presente in galleria continua con i lavori astratti di Joanne Handler e Melissa McCraken, oltre a pezzi della tradizione figurativa come quelli di Rene Nascimento, dello scrittore e pittore surrealista Alfonso Segovia, insieme a Phyllis Shipley, e all’iconico poeta cinese Huang Xiang.

Nel corso della mostra verranno presentati due libri del fotografo Meireles Jr, Manguezais e Tenetehar Rites, quest’ultimo in collaborazione con Taciano Brito, anche lui fotografo. Il primo testo contiene foto di straordinari esemplari di mangrovie, uno degli ecosistemi più importanti al mondo, mentre il secondo si concentra sui riti degli indigeni Tenetehar, nativi della regione brasiliana del Maranhão.
Meireles è stato recentemente invitato dall’Amazon Biennial 2022 Institute a presentare le sue opere a Venezia offrendo al Maranhão l’opportunità di attirare l’attenzione della comunità artistica europea sulle problematiche ambientali.

Le opere digitali sotto forma di NFT, in dialogo con le opere fisiche già citate, sono degli artisti internazionali Rosie Kim, Hwichan Ko, Abby Perillo, Aro, Daphne Anastassiou, Elisabeth Wortsman, FAN, Juca Maximo e Victoria Citro.

HASHTAG

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CURATORE

Alcinda Saphira

OPENING

24 settembre 2022: 17:00 h – 21h

SEDE

Via Garibaldi 1815, 30122, Venezia (VE).

ORARI DI VISITA

Tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00

WEBSITE

saphiraventura.com


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

JOHANNES NIELSEN | SILENT ANATOMY
A cura di Angelo Crespi

Vernissage: SABATO 17 SETTEMBRE 2022, h 17-19
Periodo: 17 Settembre – 22 Ottobre 2022
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
http://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato: h 9.30-17.00
Catalogo: Con testo critico di Angelo Crespi

Riparte Sabato 17 Settembre, dopo la pausa estiva, la stagione espositiva di PUNTO SULL’ARTE e lo fa con la mostra personale dello scultore JOHANNES NIELSEN, uno dei massimi scultori svedesi della sua generazione e tra i primi artisti ad essere entrato a far parte della Galleria varesina nel 2011. Negli anni Nielsen ha saputo affermarsi sulla scena artistica internazionale dopo il tirocinio in Irlanda e una lunga permanenza in Cina, dove tutt’ora vive e lavora.

La sua è un tipo di scultura classica, il materiale privilegiato è il bronzo, che non rinuncia però a una dimensione di forte contemporaneità, come per esempio nella serie dedicata al corpo umano, in cui la crisi dell’uomo moderno trova plastica esemplificazione in figure smagrite al limite della sopportazione visiva, in figure scomposte o che presentano sfasature rispetto al loro asse, pur restando sempre nella compostezza di una forma che rimanda alla grande tradizione scultorea del Novecento.
“Nielsen – scrive il curatore Angelo Crespi – affronta il tema del duplice, le sue sono propriamente “dicotomie” nelle quali sembra esserci non, come appare di primo acchito, una riflessione sul doppio, bensì sul diviso, cioè sul “tagliato in due”, quasi che le recenti pandemie e crisi abbiamo mostrato l’estrema fragilità dell’umano. I corpi appaiono divisi, quasi che un coltello abbia colpito la carne prima che si solidificasse, un taglio dunque irrimediabile ma dal quale traluce lo splendore del bronzo tirato lucido, che contrasta con il resto della scultura patinata di scuro e graffiata: “C’è una crepa in ogni cosa, è così che entra la luce”, canterebbe Leonard Cohen significando la virtù di questa scissione, cioè non una “diminutio”, semmai la possibilità di concepire un altrove, di vedere dentro o al contrario di rendere possibile al dentro di venir fuori”.

Opere leggere e filiformi che la critica ha descritto come caratterizzate da un minimalismo estetico che trasmette essenzialità e movimento. Corpi umani e animali delicati e leggeri realizzati utilizzando come modelli d’eccezione gli alberi dalle cui forme prende ispirazione per plasmare la vita, le braccia e le gambe dei suoi soggetti. Ne risultano corpi stilizzati, in perfetta mimesi figurale con la natura, che ricordano atmosfere cariche di suggestioni tese a ricordarci che tutto è unicamente e inevitabilmente temporaneo.
C’è poi il tema del cavallo, una delle tipologie predilette da Nielsen che ne ha fatto un tratto distintivo della sua ricerca, come in passato per esempio Marino Marini: lo scultore modella i propri cavalli in qualche modo rifacendosi alle leggende del proprio Paese d’origine: “L’esito – sottolinea ancora Crespi – è di grande intensità; pur nel solido del bronzo, i cavalli di Nielsen esprimono il fremente desiderio di movimento, la bizzarria del loro corpo allungato, lo stinco e il garretto fuori misura, e sopra sia l’avambraccio nelle zampe anteriori, sia la gamba in quelle posteriori, troppo esili rispetto alla normale morfologia dell’animale, e allo stesso modo anche i quarti posteriori e il petto poco sviluppati, e poi il collo slanciato quasi di giraffa… a riguardarli attentamente ricordano i contorni del “mushkhusshu”, il drago-serpente decorato innumerevoli volte sulla porta di Ishtar a Babilonia, quasi esistesse una protoforma di un animale fantastico la cui eco risiede dentro di noi, negli strati profondi della nostra psiche fin dai tempi remoti”.

Il Vernissage della mostra dal titolo SILENT ANATOMY si terrà SABATO 17 SETTEMBRE dalle 17 alle 19 presso la sede principale della Galleria in Viale Sant’Antonio, 59/61 a Varese. Alle 18 il curatore Angelo Crespi presenterà al pubblico l’essenza della mostra.

In mostra saranno esposte 20 sculture in bronzo, 10 inediti in ceramica e una selezione di recentissime opere uniche su carta.

Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo critico di Angelo Crespi sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.

JOHANNES NIELSEN nasce a Falkenberg (Svezia) nel 1979. Nel 2001 si iscrive alla Scuola d’Arte di Lund. Nel 2003 si trasferisce a Dublino e diventa l’assistente del famoso scultore Patrick O’Reilly, dove affina la sua pratica scultorea. Ha partecipato a numerose fiere e mostre in Europa, Stati Uniti e Asia. I suoi lavori fanno parte di collezioni pubbliche e private in Europa, Singapore, Hong Kong, Pechino, Kalingrad, Hollywood, New York e Montreal. Nel 2016 espone alcune sue opere in occasione della sua prima mostra personale presso il Songzhuang Museum di Pechino. Nel 2017 e 2021 alcune sue sculture sono esposte ad Art Stays, Festival Internazionale di Arte Contemporanea che si svolge ogni anno a Ptuj, in Slovenia. Nel 2021 ha presentato il suo lavoro al Westbound Art Fair a Shanghai. Dal 2011 è rappresentato in Italia da PUNTO SULL’ARTE. Vive e lavora a Pechino (Cina) con sua moglie e sua figlia dal 2007.


Matteo Rumor scrive:

THE DREAM
a cura di
Alexandra MAS, Diana HOHENTHAL e Peter HOPKINS
progetto Artivism -Shim Eco Network

14.07 – 10.09.2022

Spazio San Vidal
Scoletta di San Zaccaria, Campo S.Zaccaria
Castello, Venezia

“Quelli che sognano ad occhi aperti, sono a conoscenza di molte cose che sfuggono a chi sogna addormentato.”
EDGAR ALLAN POE

Lo Spazio SV ha il piacere di ospitare la mostra-evento THE DREAM, che affronta la tematica ambientale ed esplora il ruolo dell’arte come esortazione alla presa di responsabilità verso l’emergenza climatica.
THE DREAM è un progetto artistico che rientra nelle attività dei movimenti ARTIVISM e SHIM ECO e rappresenta la seconda fase di un percorso nato a giugno presso la Fortezza Orsini di Sorano in Toscana, nell’ambito del Saturnia Film Festival grazie alla collaborazione con la Mas Tassini Studio di Parigi, che ne ha curato la sezione Art Short.
ARTIVISM, attivismo artistico, si è sviluppato come un movimento aperto al dialogo che abbraccia diverse discipline, basato sul credo che l’arte possa fare la differenza, ispirare senso critico e coltivare la consapevolezza per un cambiamento sociale.
L’artista francese Alexandra Mas, qui in veste anche di curatrice e vero motore propulsivo del progetto, da tempo sostiene attivamente il movimento e quando nel 2019 ad Art Miami presentò la sua performance NO sull’inquinamento da plastica degli oceani ebbe l’occasione di incontrare Peter Hopkins del network artistico SHIM Art. Il dialogo fu immediato, e uniti dal medesimo sentire e dalla stessa volontà di operare, diedero vita a SHIM ECO, una piattaforma open source con una struttura non gerarchica che collega artisti, creativi di diverse discipline, scienziati, filosofi, a livello mondiale, per condividere informazioni e opere incentrate sui cambiamenti climatici, l’ambiente e la giustizia sociale al fine di sensibilizzare e ispirare un cambiamento. Il primo evento di Shim Eco svoltosi a New York, ha raccolto un centinaio di artisti con cinque curatori ed è stato pubblicato nel 2021 su Artsy, la più grande piattaforma d’arte di e-commerce al mondo.

Lasciamo la parola a una delle curatrici, Diana Hohental della galleria Hohental und Bergen di Berlino “Sostenibilità, crisi climatica…sono termini ora molto diffusi, ma non descrivono nulla che non sapessimo già, e in gran parte trascuriamo. Solo l’arrivo di disastri sconvolgenti come la pandemia o la guerra in Europa riesce a metterci in allarme e ci mostra quanto siamo impreparati… Ma ora, grazie in parte all’entusiasmo ribelle dei giovani e degli artisti a mettere in imbarazzo l’ordine costituito, anche i politici mondiali, con alcuni notevoli eccezioni, valutano le minacce ambientali con lo stesso grado di serietà dei grandi temi sociali come la fame, la povertà, l’immigrazione.

Sicuramente la crisi climatica è un problema grave e complesso e le soluzioni risultano scomode per noi tutti, i messaggi politici vengono considerati noiosi e poi trascurati, per un vero risveglio delle coscienze serve altro e il mondo creativo con la sua capacità comunicativa dirompente può arrivare forte al pubblico e facendo riflettere, stimolare provvedimenti individuali per contribuire a un mondo più pulito.

Da queste riflessioni nasce il progetto THE DREAM, dove l’esperienza incontra la gioventù e dove con modalità espressive differenti tutti condividono i seguenti principi:
la passione per l’arte e la ricerca dell’eccellenza, la consapevolezza della propria responsabilità verso il pianeta, la sfida per il risveglio delle coscienze, l’apertura al dialogo e la disponibilità ad apprendere cose nuove in ogni situazione.

La mostra, come fa intendere il titolo, vuole sì diffondere il messaggio di denuncia attraverso le arti visive ma non mediante lo shock, bensì attraverso un viaggio onirico, un sogno ad occhi aperti, per svegliare dal sonno dell’indifferenza e che possa suscitare riflessioni e reazioni concrete.

Nello spirito del network SHIM ECO i curatori operano scelte di artisti nell’ottica della bellezza e del messaggio e in collaborazione con il Festival di Saturnia danno spazio anche a opere video e film d’autore, con una visione curatoriale attenta alle differenze di pratica espressiva, età, genere ed etnia.

L’esposizione accoglierà la ventitreenne ucraina Alona FEDORENKO, accanto al fotografo di fama mondiale Winnie DENKER. Verranno presentati lavori di Sébastien LAYRAL che riflettono sulla giustizia sociale, i video d’arte inclusivi di Philippe FORTE-RYTER con il MEZamorphose ORchestr-ALL; l’approccio scientifico di Roz DELACOUR; la pura poesia ecologica di Nana DIX e Boris POLLET; le monumentali opere accusatorie di Sarah OLSON o Bernard GARO; un pizzico di umorismo di Stéfanie RENOMA o Victoria TASCH.
Nicolas HAMM e Grigori DOR e alcuni artisti che fanno parte di collezioni museali come Haralampi G. OROSCHAKOFF hanno abbracciato questo progetto con entusiasmo e lo hanno sostenuto con la loro partecipazione.

Tra i giovani artisti partecipanti sono presenti alcuni studenti come Anastasia Grigoryeva di IFA, l’International Fashion Academy di Parigi, università internazionale con una grande sensibilità ambientale, che nei suoi tre campus a Parigi, Shanghai ed Istanbul promuove una visione etica della moda, che sia sostenibile e aperta a tutti, incoraggiando e supportando progetti mirati ad aumentare la consapevolezza su queste tematiche.

Venezia, con le peculiarità che la contraddistinguono e la rendono così fragile davanti all’incognita degli sviluppi climatici, è luogo che per sua stessa essenza diventa un amplificatore delle domande che inevitabilmente ci si pongono in merito a questi temi e Spazio SV come sempre accoglie con piacere gli autori che ci possono aiutare ad osservare e riflettere sulle problematiche che tutti siamo tenuti ad affrontare.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

JILL HÖJEBERG | HUMANIZED FORMS

Vernissage: GIOVEDÌ 9 GIUGNO 2022, dalle ore 17 alle 20
Periodo: 9 Giugno – 30 Luglio 2022
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
http://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato: h 9.30-17.00
Testo: Alessia Baranzini

La scultrice americana residente in Svezia JILL HÖJEBERG, esponente dell’astrattismo scultoreo contemporaneo, torna da PUNTO SULL’ARTE per la sua nuova mostra personale dal titolo “Humanized Forms”, allestita nella Project Room al piano terra della sede principale in Viale Sant’Antonio, 59/61 della galleria varesina.

Il Vernissage della mostra si terrà GIOVEDÌ 9 GIUGNO dalle 17 alle 20 e l’Artista sarà presente.

Formatasi negli Stati Uniti e da diversi anni residente in Svezia, a Stoccolma, JILL HÖJEBERG è in realtà un’artista profondamente legata al nostro Paese, dove si reca periodicamente per lavorare alla sorgente di alcuni dei suoi materiali di vocazione, primi fra tutti il marmo bianco di Carrara. Ripartendo dalla grande attenzione per l’uomo della tradizione marmorea classica e rinascimentale, Höjeberg ne trasforma e rinnova completamente le forme e gli intenti, alla luce di uno sguardo pienamente contemporaneo. L’artista abbandona l’antropomorfismo dell’opera e ricerca l’essenzialità dell’umano all’interno di geometrie e movimenti della materia totalmente emotivi. Non più soggetti statuari, distanti e impassibili ma forme empatiche, femminili e pensate per il contatto con lo spettatore. Difficile non avvertire una consonanza emotiva con le sue opere: sono intrecci, con pieni e vuoti, per contenere i sentimenti di chi si avvicina loro; abbracci non più fatti di muscoli e di braccia tese, ma di movimenti morbidi e sinestetici.

Insieme alle più recenti opere in marmo bianco di Carrara, sono presenti in mostra alcune nuovissime creazioni in ghisa, la cui potenza espressiva non appare minimamente intaccata dalla durezza e ruvidità del materiale: allo stesso modo delle sculture in marmo, sono opere capaci di catalizzare i sensi di chi le osserva, spingendolo al contatto anche fisico con esse.
Le opere di Höjeberg sono infatti creazioni verso cui è possibile, se non persino necessario, allungare la mano per avere riscontro tattile delle proprie sensazioni. Altrove, non sarebbe permesso toccare delle sculture, per il timore arcano che un tocco possa togliere loro qualcosa. Di fronte alle opere di quest’artista, invece, vale l’atteggiamento contrario: non potremmo goderne la potenza emotiva se non potessimo sentirle col palmo delle mani. Sono opere create proprio con l’obiettivo che lo spettatore si metta in contatto con esse, in una relazione reciproca di dare-avere tra corpi sensibili.

JILL HÖJEBERG nasce a Norwalk, Connecticut (Stati Uniti) nel 1949. Nel 1967 si iscrive alla George Washington University e nel 1996 si specializza in scultura presso l’Art Students League di New York. Spinta da una costante ricerca di armonia e bellezza, Jill Höjeberg realizza forme astratte che racchiudono l’essenza della femminilità. Opere armoniche e sinuose, sculture in marmo e ghisa che colpiscono per il loro senso di elasticità, energia e forza. Negli ultimi anni ha lavorato periodicamente in centro Italia, in alcuni dei luoghi più famosi al mondo per l’estrazione del marmo. Ha realizzato mostre personali e collettive e ha partecipato a fiere di settore nei paesi scandinavi e in Italia. Sue opere pubbliche si trovano nell’Ufficio d’Arte di Stoccolma, nel Comune di Sigtuna, nel Consiglio della Contea di Dalarna e nel Comune di Borlänge. Vive e lavora a Stoccolma (Svezia).


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

<20 15×15/20×20
Edizione 2022

Vernissage: GIOVEDÌ 9 GIUGNO 2022, dalle ore 17 alle 20
Periodo: 9 Giugno – 30 Luglio 2022
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
http://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato: h 9.30-17.00
Catalogo: PUNTO SULL’ARTE

Torna per il nono anno consecutivo la Rassegna <20 15×15/20×20 | Edizione 2022, format iconico e appuntamento fisso per il pubblico della galleria varesina e per tutti gli amanti dell’arte.

Il Vernissage della mostra si terrà GIOVEDÌ 9 GIUGNO dalle 17 alle 20 presso la sede principale di PUNTO SULL’ARTE in Viale Sant’Antonio, 59/61 a Varese (Casbeno).

Sono 17 quest’anno gli Artisti chiamati a confrontarsi con il piccolo formato, pittori e scultori italiani e stranieri con differenti percorsi artistici. Come sempre, sono presentate in mostra esclusivamente opere di dimensioni 15×15 cm e 20×20 cm: lavori inediti creati da ciascun Artista per questo specifico progetto varesino. A ognuno di loro è stata lasciata piena libertà tecnica, espressiva e di scelta dei soggetti: la mostra sarà ancora una volta un’occasione unica per i protagonisti di mettere in gioco la propria arte attraverso la sperimentazione di nuovi strumenti e per i visitatori di scoprire e riscoprire gli artisti sotto una nuova luce.

Tornano alcune delle firme storiche della Galleria, tra le quali ANNALÙ, CLAUDIA GIRAUDO, OTTORINO DE LUCCHI e SABRINA MILAZZO. In mostra, poi, alcuni dei grandi protagonisti della stagione che va concludendosi, come TOM PORTA, ROBERTO BERNARDI, il duo artistico CASAGRANDE & RECALCATI e CIRO PALUMBO. Per la prima volta si confrontano con il piccolo formato anche GIORGIO LAVERI, maestro nella lavorazione della ceramica, la norvegese LENE KILDE, quest’ultima entrata di recente a far parte della Galleria e ALICE ZANIN, famosa per le sue ricercate creazioni in cartapesta. Come da tradizione, non mancano le nuove proposte e i grandi ritorni: ritroviamo artisti come lo spagnolo TOMÀS SUÑOL, l’attesissimo pittore cileno FEDERICO INFANTE, e il giapponese FUJIO NISHIDA; infine, si potranno scoprire alcune freschissime new entry, come LUDOVIC THIRIEZ, MAURO REGGIO e ALESSIO VACCARI, per la prima volta in mostra a Varese.

Un totale di 60 opere presentate come una linea continua che unisce tra loro le grandi stanze al piano terra della galleria varesina con l’intenzione di creare continuità non solo tra gli artisti e i loro lavori, ma anche tra gli spazi della galleria: la prima sala è dedicata al formato più piccolo 15×15 cm, mentre la seconda adiacente è destinata alle opere di dimensione 20×20 cm.

Un CATALOGO BILINGUE con la riproduzione delle immagini delle opere in mostra e le biografie degli artisti è realizzato da PUNTO SULL’ARTE.

ARTISTI IN MOSTRA:
ANNALÙ, ROBERTO BERNARDI, CASAGRANDE & RECALCATI, OTTORINO DE LUCCHI, CLAUDIA GIRAUDO, FEDERICO INFANTE, LENE KILDE, GIORGIO LAVERI, SABRINA MILAZZO, FUJIO NISHIDA, CIRO PALUMBO, TOM PORTA, MAURO REGGIO, TOMÀS SUÑOL, LUDOVIC THIRIEZ, ALESSIO VACCARI, ALICE ZANIN.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

BELVE | MASSIMO CACCIA

Vernissage: SABATO 21 MAGGIO H 11
Periodo: 21 MAGGIO – 11 GIUGNO 2022
Luogo: PUNTO SULL’ARTE Via San Martino della Battaglia 6, Varese
0332 1690569 I info@puntosullarte.it
http://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato: h 9.30-13.30 | 14.00-17.30
Catalogo: Testo di Alessia Baranzini

Sabato 21 maggio alle ore 11, la seconda sede della Galleria PUNTO SULL’ARTE in Via San Martino della Battaglia 6, nel centro storico pedonale di Varese, ospiterà il Vernissage di una mostra bestiale: la nuova personale dell’affermato MASSIMO CACCIA, pittore e illustratore di tante coloratissime ma alquanto tragicomiche storie. I protagonisti dei suoi dipinti sono animali spaesati, con gli occhi grandi, spesso attoniti, talvolta sfortunati.

“Belve”, il titolo scelto per la mostra, è in realtà un gioco tra significati. Gli animali che abitano le folgoranti scene di Massimo Caccia non hanno per nulla un aspetto spaventoso: anche quelli che in natura conosciamo come feroci e pericolosi, in queste opere generano in chi li guarda empatia e tenerezza, tanto da sembrare molto più simili a noi, esseri umani, di quanto non crediamo.

Artista dotato di grandissima capacità narrativa, nella sua nuova personale a Varese, Caccia presenta opere inedite realizzate con colori a smalto su tavola insieme a illustrazioni originali e bozzetti realizzati per il celebre inserto laLettura del Corriere della Sera, con cui collabora fin dal 2013. Opere in cui la forma del suo racconto si è sempre profondamente intrecciata con la grande scrittura e il giornalismo.
In Galleria saranno presentate anche alcune delle ultime sfide dell’artista, capace di spostare sempre i limiti della propria comfort zone: opere dalla serie Giorni Bestiali, un progetto di 365 dipinti su carta di dimensioni 23×23 cm realizzati nel corso del 2018, uno per ogni giorno dell’anno; e ancora, opere recentissime e inedite, anche per metodo di lavoro e genesi, nate come libera suggestione del pittore partendo proprio dal “contenitore”, alcune cornici scovate per caso nei mercatini.

Nei dipinti di Massimo Caccia – tra un porcellino rosa sotto un martello, un cane con una mascherina insolita e un pesciolino che galleggia in un bicchiere che a sua volta galleggia in mezzo al mare – noi spettatori ci ritroviamo, anche se non ci vediamo.
Travalicando con tratti schietti ogni limite di formato e spalancandoci davanti agli occhi un universo sempre ricco di avventure, Massimo Caccia ci racconta storie a volte poetiche, altre volte da non credere…storie bestiali, appunto.

MASSIMO CACCIA nasce a Desio (MB) nel 1970. Disegna, illustra e dipinge. Racconta storie sospese dove i protagonisti sono animali. Impegnato principalmente in ambito pittorico, espone in numerose mostre personali e collettive, partecipa a fiere d’Arte in tutta Italia. Tra le mostre recenti si segnala Giorni Bestiali (catalogo Edizioni della Galleria l’Affiche, testo di Guido Scarabottolo), 365 dipinti su carta realizzati uno al giorno, per tutto il 2018. Ha pubblicato cinque libri con la casa editrice Topipittori e dal 2013 collabora con il Corriere Della Sera illustrando articoli e racconti per il supplemento laLettura. Nel 2021 i suoi lavori sono stati scelti per la decima edizione della mostra a cielo aperto Affiche organizzata dall’Associazione Tapirulan a Cremona. Recentemente ha colorato il fumetto Tutta colpa dei supereroi di David Bacter, in uscita a settembre 2022 (Edizioni In your face comix). Vive e lavora a Vigevano (PV).


CravingArt scrive:

SUGGESTIONI
Riflessi e riflessioni d’arte dal XX sec

Il 13 Maggio sarà inaugurata, presso il Wire Coworking Space in zona Piazzale della Radio, la mostra “Suggestioni”. Un percorso pittorico collettivo che esplora i riflessi contemporanei dell’arte del XX sec. Il Vernissage aprirà alle 18 con la presentazione del libro Rid Dementia di Lié Larousse. Successivamente saranno introdotti i quattro pittori e le loro opere attraverso un gioco narrativo metafora della vita, che prevede la partecipazione dei visitatori.

Francesca Cortona espone una selezione dalla collezione “Innocence”, dove ha riprodotto, ad olio su metallo, i volti espressivi di bambini dagli scatti di famosi fotografi internazionali con una potenza emotiva commovente.
Le opere di Giuliano Gentile rimandano al mondo onirico di Chagal. Un gioioso simbolismo, fatto di colori armonici, che esplora l’inconscio con una originale vitalità.
La Pop Art di Warhol e Basquiat è la suggestione da cui attinge l’arte di Mauro Crisari. Interpretazioni contemporanee di quadri dei pittori del passato e di artisti contemporanei passando per la Divina Commedia.
Romeo Albini indaga i tormenti esistenziali e la fragilità umana. Nei volti contratti e spigolosi manifesta la sua dichiarata ammirazione per Egon Schile. Busti isolati nella loro realtà interiore non cercano armonia, ma l’espansione della propria essenza.
Il 13 Maggio alle 18 il vernissage si aprirà con la presentazione del libro Rid Dementia di Lié Larousse per L’Erudita, gruppo Giulio Perrone. Tramite gli occhi di Fabio Amedeo Mari, neuropsichiatra del sanatorio Rid Dementia, Larousse mostra i due volti di una stessa medaglia, di chi si trova prigioniero all’interno di ciò che egli stesso ha contribuito a creare, un luogo edificato per salvare anime e memorie perdute, ma che, senza la guida di chi ne ha a cuore la sorte, si smarrirà nei meandri dell’altrui follia. Saranno anche esposte, solo in occasione del vernissage, alcune opere del pittore Pasquale Nero Galante, autore della copertina del libro. Volti, figure e cose mostrano la loro intima essenza attraverso una propria, interiore luminescenza. La ricerca cromatica dei Macchiaioli è modernizzata attraverso l’uso di carte applicate e resine.
La mostra “Suggestioni”, riflessi e riflessione d’arte dal XX sec., è curata da Alessia Dei e organizzata da Arte e Città a Colori presso il Wire Coworking Space (via Baccio Baldini, 12, zona Piazzale della Radio).
Artisti e organizzatori saranno presenti al vernissage del 13 Maggio dalle 18 alle 20.30. L’ingresso alla mostra è gratuito, su prenotazione, mandando una mail a press@wirecoworking.com ed è visitabile dal 13 Maggio al 7 Giugno 2022, tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 18.


FG Comunicazione -Venezia scrive:

Maelee Lee

GENESIS
A cura di Thalia Vrachopoulos
Fino al 28.06.2022
Galleria San Polo, San Polo 387, 30125, Venezia (VE).

Genesi, Verso 1:27 Dio creò l’Uomo a sua immagine; a sua immagine Dio lo creò; maschio e femmina li creò.

La Galleria San Polo è lieta di presentare la mostra personale Genesis, dell’artista sudcoreana Lee Maelee (1963, Repubblica di Corea), organizzata dalla curatrice ed esperta di arte asiatica, nota a livello internazionale ma con base a New York, Thalia Vrachopoulos.

Genesis nasce dalla ricerca artistica di Lee, incentrata sulle questioni più profonde che riguardano l’essere umano e la storia e tutto ciò che è legato all’esistenza e all’essere e vuole rappresentare un medium tra il passato, il presente e il futuro.
L’esposizione raccoglie un insieme di trentasei dipinti, realizzati trascrivendo in polvere d’oro a 24k frasi dalla Genesi della Bibbia e da altre fonti religiose non cristiane, come il buddista Sutra del Diamante, tradotte in diverse lingue quali Latino, Greco, Ebraico, Inglese e Coreano.

L’allestimento prevede anche una componente sonora, costituita da voci registrate che recitano brani di testi provenienti da tradizioni di Paesi diversi, la fusione di pittura, parola e voce crea un’esperienza immersiva e sinestetica, grazie alla quale il visitatore, seguendo la disposizione circolare dei dipinti lungo le pareti, sperimenta anche la circumambulazione legata al rituale buddista del girare intorno alla pagoda.

Genesis ha l’intento di indagare l’esistenza umana in continua evoluzione e il ciclo senza fine di nascita e morte a cui ogni cosa deve sottostare. I testi che l’Artista trascrive possono essere assimilati a una sorta di veicolo della memoria collettiva, per trasmettere il passato ai posteri.
Lee Maelee con la sua arte affronta i temi legati all’esistenza, all’essere e al divenire, fino ad espandere la sua ricerca al tema dell’origine dell’Uomo, con un grande afflato creativo.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

Vernissage: SABATO 7 MAGGIO, dalle 17 alle 19
Periodo: 7 MAGGIO – 4 GIUGNO 2022
Luogo: PUNTO SULL’ARTE viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
http://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato: h 9.30-17.00
Catalogo: Testo critico di Alessandra Redaelli

Cinque artisti per un’indagine sulla realtà e i suoi doppifondi. Questo il senso della prossima mostra in programma a partire dal 7 Maggio da PUNTO SULL’ARTE, a Varese (nella sede principale di Viale Sant’Antonio, 59/61).

“Ultrareale” – che vede protagonisti Roberto BERNARDI, il duo artistico CASAGRANDE & RECALCATI, Valentina CECI, Ottorino DE LUCCHI e Nicola NANNINI – mette in fila cinque modi diversi di restituire il visibile attraverso la pittura, rivelando che quando si parla in generale di iperrealismo, molto spesso ci si ferma alla superficie, dimenticando che quando la vera pittura ingaggia una gara con la fotografia, il risultato è la possibilità di attingere a un oltre, che l’occhio – nemmeno quello di una macchina fotografica –¬ non potrebbe mai vedere.

Ce lo dimostrano le caramelle e i dolci di ROBERTO BERNARDI, virati in una palette di colori accesi e accattivanti, avvolti in strati di cellophane dai bagliori accecanti, che ci attraggono come calamite per precipitarci in un mondo impossibile, un paese dei balocchi terribilmente seduttivo che nella sua splendente frivolezza mette a nudo la superficialità dell’oggi. Ce lo spiegano i frutti di OTTORINO DE LUCCHI, colti con la precisione di una tecnica intrigante – quella dell’acquerello a secco – che ne rende vellutate le superfici, verissimi fino al piccolo solco lasciato da un insetto sulla buccia della mela, eppure impossibili così persi in quegli sfondi senza limiti, librati in un universo metafisico che rende credibile anche che una ciotola possa stare in bilico su quello che sembra l’orizzonte del mondo. E poi ce lo dice VALENTINA CECI con la sua mappatura compulsiva di raffinerie e stabilimenti industriali, resi in punta di penna a sfera tubo dopo tubo, serbatoio dopo serbatoio, e poi, però, lanciati in un cielo tiepolesco, soffice, che sembra poterli ingoiare, annullando e negando tutto l’ingegno dell’uomo. E anche CASAGRANDE & RECALCATI con i loro fiori sensuali, spalancati, splendenti, di cui pare di potere cogliere il profumo, fiori che poi, però, a un secondo sguardo rivelano petali accartocciati, al limite dell’appassimento; e poi con i prati disseminati di oggetti estranei, animali infidi e presenze inquietanti che ribaltano la nostra lettura del reale. E infine ce lo suggerisce NICOLA NANNINI, che per una volta spalanca le porte delle case con cui ci ha incantato e ce ne svela le stanze più segrete. Le sue camere con i letti disfatti – squisiti giochi di panneggi sulle lenzuola candide – raccontano in silenzio amori e addii, abitudini e sicurezze, noia e passione, in punta di pennello, verissimi, qui e ora, eppure intrisi di memorie e nostalgia.

Il vernissage della mostra si terrà SABATO 7 MAGGIO dalle 17 alle 19 presso la sede principale della Galleria in Viale Sant’Antonio 59/61 a Varese. Alle 18 la curatrice Alessandra Redaelli presenterà al pubblico l’essenza della mostra.

Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo di Alessandra Redaelli sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.

ROBERTO BERNARDI nasce a Todi (Perugia) nel 1974. Dopo aver conseguito la maturità scientifica, si trasferisce a Roma dove lavora come restauratore presso la Chiesa di San Francesco a Ripa, ma presto decide di dedicarsi a tempo pieno alla creazione dei suoi quadri e si avvicina al fotorealismo, movimento nato in America negli anni Settanta. Nel 2004 si trasferisce a Manhattan, viene fortemente influenzato dalla cultura americana e inizia a frequentare il prestigioso mondo dell’arte della Grande Mela. Dal 2004 al 2010 partecipa a numerosi progetti artistici promossi da collezionisti americani ed europei e da altri artisti rappresentanti del movimento iperrealista. Nel 2010 la multinazionale italiana del petrolio e del gas ENI ha aggiunto Bernardi al gruppo di giovani talenti provenienti da tutto il mondo per interpretare in modo univoco ogni momento della comunicazione di Eni e ha aggiunto una sua opera alla loro prestigiosa collezione d’arte. Dal 2012 ha partecipato a un tour internazionale dei musei che è iniziato al Museo di Tubinga in Germania ed è continuato in altri 13 musei in tutto il mondo, tra cui il Thyssen-Bornemisza e il Museo di Belle Arti di Bilbao in Spagna, il Kunsthal Museum di Rotterdam in Olanda, il New Orleans Museum of Art e l’Oklahoma City Museum of Art negli Stati Uniti. Nel 2014 è invitato a partecipare alla Biennale di Realismo Contemporaneo presso il Fort Wayne Museum of Art (USA). Ha realizzato mostre personali e collettive in tutto il mondo. Vive e lavora a Todi.

SANDRA CASAGRANDE (1968) e ROBERTO RECALCATI (1969) si laureano in Architettura al Politecnico di Milano. Il loro sodalizio artistico li vede impegnati nel dibattito sulla conservazione dei beni culturali attraverso la didattica e la pubblicazione di articoli e saggi. Caratteristica del loro operare è la contrapposizione tra l’esuberanza delle loro nature morte floreali più ricche e le fasi di decadimento e decomposizione del fiore che mostra, con fierezza, le sue ammaccature, i suoi lividi, le sue aridità e il suo lento consumarsi in uno stadio di bellezza ulteriore. Hanno realizzato numerose mostre e partecipato a fiere di settore in Italia e all’estero. Per Dolce & Gabbana, in collaborazione con Ferruccio Laviani, hanno realizzato diversi progetti artistici nelle loro case private e nel Dolce & Gabbana Uomo di Milano; mentre per Costa Crociere, oltre a diversi cicli pittorici, hanno firmato la curatela artistica di quattro navi. In occasione della 54° Biennale di Venezia sono stati invitati a esporre come ospiti all’evento collaterale Cracked Culture?/Eastern borders. The Quest for Identity in Contemporary Chinese Art. Dal 2012 la loro grande tela Flowers 07 è in esposizione permanente nella hall del nucleo presidenziale del Palazzo della Regione Lombardia all’interno del progetto Le colonne dell’Arte. Hanno esposto i loro dipinti nella Sala delle Regie Poste agli Uffizi di Firenze e al Museo Archeologico di Reggio Calabria. Vivono e lavorano a Milano.

VALENTINA CECI nasce a Milano nel 1985. Si laurea a pieni voti all’Accademia di Belle Arti di Brera e successivamente ricopre il ruolo di assistente alla cattedra di Scenografia. Collabora alla realizzazione di scenografie in diversi spettacoli teatrali e televisivi. Dopo le prime esperienze come scenografa ed illustratrice si dedica alla pittura e all’attività espositiva. Ha insegnato disegno alla Scuola Superiore d’Arte Applicata del Castello Sforzesco. Nel 2013 viene selezionata per partecipare alla Mostra degli illustratori della “Bologna Children’s Book Fair” con la conseguente esposizione delle sue illustrazioni in una mostra itinerante in quattro musei del Giappone. Nello stesso anno, decretata vincitrice del “Premio Bonatto Minella” da una giuria presieduta da Vittorio Sgarbi, espone con la sua prima personale. Partecipa a mostre personali e collettive e prende parte a concorsi di pittura e illustrazione. Vive e lavora a Milano.

OTTORINO DE LUCCHI nasce a Ferrara nel 1951. Si laurea in Chimica e Farmacia presso l’Università di Padova. Durante la sua vita ha sempre svolto attività artistica intercalandola con la professione di chimico universitario. Durante la permanenza negli Stati Uniti ha potuto osservare da vicino l’opera di Andrew Wyeth, appassionandosi alla tecnica e al virtuosismo dei suoi dipinti definiti come “drybrush”. Senza ulteriori informazioni, ha iniziato una serie di sperimentazioni che hanno portato allo sviluppo indipendente di una tecnica del tutto originale sia nell’esecuzione che nei soggetti. L’acquerello a secco è una tecnica che richiede grande maestria e concentrazione. Le velature e le applicazioni di colore ottenute direttamente e attraverso attente rimozioni di colore permettono risultati non ottenibili con altre tecniche pittoriche. Gli evidenti contrasti determinati dai tocchi di luce hanno sorpreso molti cultori italiani e stranieri tanto che Ottorino De Lucchi è stato più volte invitato a illustrare la tecnica in Accademie e in Istituti d’arte. Ha insegnato all’Università Ca’ Foscari di Venezia nel Corso di Laurea in Conservazione e Restauro. Ha esposto presso prestigiose gallerie italiane e internazionali in Francia, Spagna, Germania e negli Stati Uniti e ha partecipato a numerose fiere di settore. Vive e lavora tra Padova e Folgaria.

NICOLA NANNINI nasce a Bologna nel 1972. Dopo gli studi classici si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna con il massimo dei voti. Dal 1994 al 2018 è docente di disegno e figura presso la Scuola di Artigianato Artistico di Cento e dai primi anni 2000 è docente di pittura presso l’Accademia Cignaroli di Verona. Terminati gli studi istituzionali, ha condotto autonomamente la propria formazione a contatto con le opere di grandi maestri dell’arte italiana ed europea, dalle quali ha assimilato le tecniche della pittura, del disegno e della grafica. Tali istanze si fondono nelle sue opere, dove il dialogo costante con la propria formazione culturale è parte integrante della poetica. Nannini affronta cicli tematici che vanno dalla catalogazione di tipologie umane e urbane a paesaggi di più ampio respiro, all’insegna di un’ambivalenza quasi contraddittoria, ma consapevole tra esigenze simboliste (o romantiche) da un lato e aspirazioni razionalistiche dall’altro; nella volontà di catalogare lucidamente l’ambiente circostante e le sue peculiarità. Protagonista di numerose rassegne personali e collettive in Italia e all’estero, ha esposto in gallerie private, musei pubblici e fondazioni. Molte sono le pubblicazioni che lo riguardano. Vive a lavora tra Bologna e Vicenza.


Istituzione Culturale ART1307 scrive:

TITOLO: Il silente linguaggio della Natura
CURATORE: Cynthia Penna
Organizzatore: ART1307 Istituzione Culturale
ARTISTI: Giulia Manfredi, Pilar Soberòn
Sede: Reggia di Portici – Portici (NA)
Durata: 22 Aprile / 22 Settembre 2022
Vernissage: 22 Aprile 2022 dalle 17 alle 21
Ufficio Stampa: ART 1307 – Dott.ssa Chiara Cosentino 081660216, chiaracosentino@art1307.com

Con l’adesione alla Gallery Climate Coalition, per la Primavera 2022, ART1307 propone una mostra di due artiste internazionali dedicata all’ambiente e alla sua salvaguardia.

La mostra delle artiste Giulia Manfredi e Pilar Soberòn per la Reggia di Portici è concepita per i giardini della Reggia e consta di due installazioni site-specific dove la contaminazione di materiali e concetti acquisisce rilevanza assoluta.
I materiali stessi adoperati per le due installazioni costituiscono una egregia fusione di uomo/natura o di Natura virtuosamente manipolata dall’uomo; il marmo tagliato e composto in segmenti si adagia sul terreno e si atteggia a fiume in scorrimento, ma al suo interno anziché contenere acqua, contiene piante in continua evoluzione. Esattamente come accade al fiume, alle nostre stesse vite, all’universo e al Tempo, la realizzazione di Manfredi per la reggia di Portici è in continua evoluzione.
Le piante all’interno di questo fiume di marmo nascono, crescono e muoiono esattamente come in Natura. Si trasformano nella loro ineluttabile evoluzione esprimendo la totale impermanenza della natura stessa.

L’arazzo terreno di elementi naturali o Shiva come lo titola Soberòn è un’impronta del nodulo settario Cretacico fatto di pietra lavica locale di piperno e pietrisco bianco dove “il bianco e il nero degli elementi naturali evocano la dualità dell’esistenza nell’universo”, come la stessa artista afferma.
I materiali – selezionati per la loro vicinanza, basso impatto ambientale ed emissione di carbonio – alludono al fuoco e all’acqua, al tempo e al divenire.
Shiva nasce dagli elementi del fuoco e dell’acqua, parla del tempo come distruttore e creatore e della scala delle età geologiche. L’impermanenza, ma anche l’eternità del segno sono elementi chiave di questo lavoro.

Gli ibridi ambientali sono installazioni che pur nella loro fissità e nella loro immobilità derivante dai materiali adoperati, ingaggiano con l’ambiente e con il tempo un dialogo fatto di trasformazione. La fissità e pesantezza del marmo si contrappongono alla evoluzione delle piante che lo circondano e che vivono all’interno della sagoma del “fiume” di Manfredi; mentre l’impronta realizzata da Soberòn di un nodulo settario Cretacico, ingaggia un dialogo con le forze naturali che lo scompigliano e lo trasformano. Una impronta sul terreno composta da pietra lavica, sale marino, piperno che parla di origini, di fuoco, di acqua e di Tempo.

Impermanenza e al contempo l’eternità; lo scorrere del momento e la fissità degli elementi; la compenetrazione e la convivenza fruttuosa dell’uomo con la natura, diventano quindi gli elementi centrali di quest’esposizione il cui scopo è sottolineare la circolarità fra individuo e ambiente.

Tutte le opere sono courtesy delle artiste e di ART1307


Gilda Contemporary Art scrive:

TORNA IL SOLE, NON IL TEMPO
Anna Caruso
a cura di Cristina Gilda Artese

Opening mercoledì 13 aprile ore 18 e ore 19
solo su invito, prenotazione al link https://bit.ly/3Jg4vRB
e avvenuta conferma da parte della galleria con 2 turni di accesso

Sino al 31 maggio 2022
Gilda Contemporary Art presenta TORNA IL SOLE, NON IL TEMPO, mostra personale di Anna Caruso a cura di Cristina Gilda Artese.

La prima personale di Anna Caruso nella galleria milanese nel cuore delle 5 Vie indaga i temi della memoria e dell’identità come frutto di una stratificazione storica di esperienze.
Il titolo richiama una antica esperssione spesso riportata sulle meridiane “Torna il Sole, non il Tempo” una sorta di monito a vivere il passare del tempo come un rituale in cui tutto rimane identico e al contempo muta.
Come in altre sue mostre, l’artista unisce la dimensione pittorica all’esplorazione dello spazio espositivo, avendo progettato la mostra come una vera e propria installazione che conduce lo spettatore e vivere una esperienza immersiva nel proprio personale immaginifico ma sollecitando anche nuove soluzioni ad ipotetici rebus visivi.
Scrive la stessa Caruso “Il senso del mio lavoro si spiega attraverso il continuo dialogo che lo spazio intesse con la memoria, in una dimensione di indeterminazione quantistica.
Dipingere per me significa riflettere anche sull’identità umana, e per questo mi servo di trasparenze e sovrapposizioni che si compongono sulla tela creando nuovi elementi percettivi, che si ricollegano alla liquidità della società occidentale in cui vivo.
Non è l’immagine ad essere rilevante, quanto piuttosto la sensazione di spaesamento che rimanda ad una riflessione sull’identità dell’uomo basata su ricordi, esperienze e invenzioni mnemoniche. La mia pittura oscilla, quindi, tra figurazione ed astrazione, in una dimensione che spazia da pittura a installazione. Il dialogo con lo spettatore è parte integrante dell’opera, specialmente per quanto riguarda le installazioni.
In esse viene richiesto uno sforzo partecipativo e cognitivo al pubblico, che viene lasciato libero di interagire con lo spazio reale e lo spazio costruito del lavoro stesso. Come nel cinema si usa la tecnica del montaggio delle attrazioni, così io lavoro su diversi livelli e piani sovrapposti, frammentando e ricostruendo, scomponendo e separando le immagini per creare un ribaltamento di percezione e significati.”

BIOGRAFIA
Anna Caruso si laurea nel 2004 in pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Bergamo.
Mostre personali recenti: “La Casa intorno al vaso”, a cura di Davide Dall’Ombra, Casa Testori (Novate Milanese), 2019; “The Third Memory”, Thomas Masters Gallery (Chicago), 2019; “Sillabari di Goffredo Parise”, a cura di Flavio Arensi, Studio d’Arte Cannaviello, 2016; “Sei se Ricordi”, a cura di Lorenzo Respi, Anna Marra Contemporanea, 2016. Nel 2019 partecipa alla residenza “Santa Giulia Frantoio Arte” a cura di Arianna Baldoni con conseguente mostra “Paesaggi Liquidi” presso Palazzo Appiani (Piombino). Mostre collettive presso: Thomas Masters Gallery (Chicago), Studio d’Arte Cannaviello (Milano), Spazio 22 (Milano), Galerie Michael Schultz (Berlino), Esentai Gallery (Almaty), Villa Reale (Monza). Premio speciale “Gioco del Lotto” , VII Talent Prize, 2014; Premio Lissone 2014 (finalista), Premio Terna 06 (finalista); Premio Arte mondatori 2013 (finalista).


Gilda Contemporary Art scrive:

TORNA IL SOLE, NON IL TEMPO
Anna Caruso
a cura di Cristina Gilda Artese

Opening mercoledì 13 aprile ore 18 e ore 19
solo su invito, prenotazione al link https://bit.ly/3Jg4vRB
e avvenuta conferma da parte della galleria con 2 turni di accesso

Sino al 31 maggio 2022

Gilda Contemporary Art presenta TORNA IL SOLE, NON IL TEMPO, mostra personale di Anna Caruso a cura di Cristina Gilda Artese.

La prima personale di Anna Caruso nella galleria milanese nel cuore delle 5 Vie indaga i temi della memoria e dell’identità come frutto di una stratificazione storica di esperienze.
Il titolo richiama una antica esperssione spesso riportata sulle meridiane “Torna il Sole, non il Tempo” una sorta di monito a vivere il passare del tempo come un rituale in cui tutto rimane identico e al contempo muta.
Come in altre sue mostre, l’artista unisce la dimensione pittorica all’esplorazione dello spazio espositivo, avendo progettato la mostra come una vera e propria installazione che conduce lo spettatore e vivere una esperienza immersiva nel proprio personale immaginifico ma sollecitando anche nuove soluzioni ad ipotetici rebus visivi.
Scrive la stessa Caruso “Il senso del mio lavoro si spiega attraverso il continuo dialogo che lo spazio intesse con la memoria, in una dimensione di indeterminazione quantistica.
Dipingere per me significa riflettere anche sull’identità umana, e per questo mi servo di trasparenze e sovrapposizioni che si compongono sulla tela creando nuovi elementi percettivi, che si ricollegano alla liquidità della società occidentale in cui vivo.
Non è l’immagine ad essere rilevante, quanto piuttosto la sensazione di spaesamento che rimanda ad una riflessione sull’identità dell’uomo basata su ricordi, esperienze e invenzioni mnemoniche. La mia pittura oscilla, quindi, tra figurazione ed astrazione, in una dimensione che spazia da pittura a installazione. Il dialogo con lo spettatore è parte integrante dell’opera, specialmente per quanto riguarda le installazioni.
In esse viene richiesto uno sforzo partecipativo e cognitivo al pubblico, che viene lasciato libero di interagire con lo spazio reale e lo spazio costruito del lavoro stesso. Come nel cinema si usa la tecnica del montaggio delle attrazioni, così io lavoro su diversi livelli e piani sovrapposti, frammentando e ricostruendo, scomponendo e separando le immagini per creare un ribaltamento di percezione e significati.”

BIOGRAFIA
Anna Caruso si laurea nel 2004 in pittura, presso l’Accademia di Belle Arti di Bergamo.
Mostre personali recenti: “La Casa intorno al vaso”, a cura di Davide Dall’Ombra, Casa Testori (Novate Milanese), 2019; “The Third Memory”, Thomas Masters Gallery (Chicago), 2019; “Sillabari di Goffredo Parise”, a cura di Flavio Arensi, Studio d’Arte Cannaviello, 2016; “Sei se Ricordi”, a cura di Lorenzo Respi, Anna Marra Contemporanea, 2016. Nel 2019 partecipa alla residenza “Santa Giulia Frantoio Arte” a cura di Arianna Baldoni con conseguente mostra “Paesaggi Liquidi” presso Palazzo Appiani (Piombino). Mostre collettive presso: Thomas Masters Gallery (Chicago), Studio d’Arte Cannaviello (Milano), Spazio 22 (Milano), Galerie Michael Schultz (Berlino), Esentai Gallery (Almaty), Villa Reale (Monza). Premio speciale “Gioco del Lotto” , VII Talent Prize, 2014; Premio Lissone 2014 (finalista), Premio Terna 06 (finalista); Premio Arte mondatori 2013 (finalista).

Gilda Contemporary Art – via San Maurilio 14 Milano
Per informazioni: info@gildacontemporaryart.it


Istituzione Culturale ART1307 scrive:

TITOLO: Geometrie organiche
CURATORE: Cynthia Penna
Organizzatore: ART 1307 Istituzione Culturale
ARTISTI: Giulia Manfredi, Pilar Soberon
Sede: Stazione FFSS AV Afragola
Durata: 23 Aprile 2022/ 23 Settembre 2022
Vernissage: 23 Aprile 2022 dalle 11 alle 14
Ufficio Stampa: ART 1307 – Dott.ssa Chiara Cosentino 081660216, chiaracosentino@art1307.com

Con l’adesione alla Gallery Climate Coalition, per la Primavera 2022, ART1307 propone una mostra di due artiste internazionali dedicata all’ambiente e alla sua salvaguardia.

Per la Primavera 2022 ART1307 propone una mostra di due artiste internazionali dedicata all’ambiente e alla sua salvaguardia.
In questa mostra che rientra nel più vasto progetto “Traveling with Zaha” ideato dall’architetto Antonella Iovino e sviluppato da ART1307 Istituzione culturale con la curatela di Cynthia Penna, le artiste Giulia Manfredi e Pilar Soberon hanno ingaggiato un doppio dialogo: quello con la Natura che è proprio di tutta la loro rispettiva produzione artistica e quello con l’architetta Hadid e con lo spazio espositivo della stazione ferroviaria AV di Afragola.
La fusione tra tecnologia, architettura e natura pervade l’intera esposizione fatta di fotografie in macro formato che investono le pareti della stazione in un gioco di linee fluide che si susseguono, si rintracciano, si intersecano.
L’installazione negli spazi della stazione mira ad annullare le pareti dello spazio circostante e proietta tout court lo spettatore nella dimensione naturale dell’esterno.
Interno ed esterno si fondono in un unico contesto per rimarcare il concetto di unicità del tutto, di universalità del rapporto uomo/natura e della ineluttabilità di questo legame. Da ciò deriva l’urgenza della sostenibilità della Natura, della sua salvaguardia e della sua protezione perché venendo a mancare una Natura sana, viene a mancare l’elemento di supporto fondamentale dell’essere umano. Il bilanciamento perfetto tra uomo e natura è l’unica modalità di sopravvivenza consentita nel nostro universo.
Uno sbilanciamento di uno dei due fattori rispetto all’altro conduce inevitabilmente alla distruzione di entrambi.
Pertanto appare urgente intervenire a tutti i livelli: pubblico e privato, e invitare ognuno a fare la propria parte per evitare emissioni superflue e inutili, deterioramento del territorio attraverso un selvaggio sbarazzamento di rifiuti soprattutto inorganici che investono il territorio non solo deturpandolo da un punto di vista estetico, ma purtroppo, ancor peggio, fagocitandolo e distruggendolo con un inquinamento che la nostra terra non può più assorbire e sostenere.
Il fine di questa magnifica mostra fotografica è quello di porre l’urgenza di agire per la nostra autodifesa e sopravvivenza.

Tutte le opere sono courtesy delle artiste e di ART1307


Istituzione Culturale ART1307 scrive:

TITOLO: Geometrie organiche
CURATORE: Cynthia Penna
Organizzatore: ART 1307 Istituzione Culturale
ARTISTI: Giulia Manfredi, Pilar Soberon
Sede: Stazione Ferroviaria AV Afragola/Napoli
Durata: 23 Aprile 2022/ 23 Settembre 2022
Vernissage: 23 Aprile 2022 dalle 11 alle 14
Ufficio Stampa: ART 1307 – Dott.ssa Chiara Cosentino 081660216
chiaracosentino@art1307.com

Per la Primavera 2022 ART1307 propone una mostra di due artiste internazionali dedicata all’ambiente e alla sua salvaguardia.
In questa mostra che rientra nel più vasto progetto “Traveling with Zaha” ideato dall’architetto Antonella Iovino e sviluppato da ART1307 Istituzione culturale con la curatela di Cynthia Penna, le artiste Giulia Manfredi e Pilar Soberon hanno ingaggiato un doppio dialogo: quello con la Natura che è proprio di tutta la loro rispettiva produzione artistica e quello con l’architetta Hadid e con lo spazio espositivo della stazione ferroviaria AV di Afragola.
La fusione tra tecnologia, architettura e natura pervade l’intera esposizione fatta di fotografie in macro formato che investono le pareti della stazione in un gioco di linee fluide che si susseguono, si rintracciano, si intersecano.
L’installazione negli spazi della stazione mira ad annullare le pareti dello spazio circostante e proietta tout court lo spettatore nella dimensione naturale dell’esterno.
Interno ed esterno si fondono in un unico contesto per rimarcare il concetto di unicità del tutto, di universalità del rapporto uomo/natura e della ineluttabilità di questo legame. Da ciò deriva l’urgenza della sostenibilità della Natura, della sua salvaguardia e della sua protezione perché venendo a mancare una Natura sana, viene a mancare l’elemento di supporto fondamentale dell’essere umano. Il bilanciamento perfetto tra uomo e natura è l’unica modalità di sopravvivenza consentita nel nostro universo.
Uno sbilanciamento di uno dei due fattori rispetto all’altro conduce inevitabilmente alla distruzione di entrambi.
Pertanto appare urgente intervenire a tutti i livelli: pubblico e privato, e invitare ognuno a fare la propria parte per evitare emissioni superflue e inutili, deterioramento del territorio attraverso un selvaggio sbarazzamento di rifiuti soprattutto inorganici che investono il territorio non solo deturpandolo da un punto di vista estetico, ma purtroppo, ancor peggio, fagocitandolo e distruggendolo con un inquinamento che la nostra terra non può più assorbire e sostenere.
Il fine di questa magnifica mostra fotografica è quello di porre l’urgenza di agire per la nostra autodifesa e sopravvivenza.

Tutte le opere sono courtesy delle artiste e di ART1307


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

| TOM PORTA |

GAIJIN / LO STRANIERO

a cura di Angelo Crespi

Vernissage: SABATO 9 APRILE, dalle 17 alle 19
Periodo: 9 APRILE – 30 APRILE 2022
Luogo: PUNTO SULL’ARTE viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
http://www.puntosullarte.com
Orari: Martedì – Sabato: h 9.30-17.00
Catalogo: Testo critico di Angelo Crespi

Approda a Varese TOM PORTA, uno dei pittori più raffinati della sua generazione: sublime figurativo si connota per uno stile lirico in cui mischia sapientemente il gusto della tradizione italiana con le nuove tendenze pittoriche internazionali.
In questa ultima serie, “Gaijin. Lo straniero”, Tom Porta completa un lungo percorso di ricerca dedicato al Giappone e al suo immaginario. Sulla scorta dei grandi viaggiatori dell’Ottocento, soprattutto francesi, che videro nel Sol Levante l’ultima terra esotica da esplorare, Tom Porta riconfigura la moda del Japonisme alla luce della contemporaneità.
Il fenomeno del Japonisme ebbe una larga diffusione a Parigi soprattutto quando alcuni grandi collezionisti, si pensi ad Henri Cernuschi o ai fratelli Goncourt, o alcuni importanti critici d’arte come per esempio Theodor Duret, vero ispiratore del movimento degli impressionisti, cominciarono ad interessarsi di arte orientale. Molti dei più autorevoli artisti dell’epoca – Monet, Degas, Manet, Pissarro… solo per citarne alcuni – furono influenzati delle opere di Utamaro e di Hokusai, e spesso adeguarono il loro modo di dipingere alla leggerezza orientale.
Allo stesso modo fa Tom Porta, più di un secolo dopo, contrapponendo al gesto e alla velocità tipica dell’arte occidentale la paziente meticolosità dei maestri orientali, perlustrandone i temi, la grazia, la forza, il simbolismo, la natura come divina guida spirituale.
Ecco dunque la reinterpretazione delle 36 viste del monte Fuji di Hokusai, da guardare con l’occhio del visitatore contemporaneo; ecco la rarefazione delle geishe di Kitagawa Utamaro, ma con un intento neo impressionista; ecco le vedute più classiche ma prese con la sveltezza del fotografo appena giunto in un paese schiusosi al resto del mondo.
“Nel mio lavoro – spiega Tom Porta – non vi è la pretesa del confronto o l’indulgenza dell’imitazione, sono un uomo arrivato da poco e subito ripartito, a diecimila chilometri e centosettanta anni di distanza. Uno “straniero”.

Il Vernissage della mostra si terrà SABATO 9 APRILE dalle 17 alle 19 presso la sede della Galleria in Viale Sant’Antonio, 59/61 a Varese e l’Artista sarà presente. Alle 18 il curatore Angelo Crespi presenterà al pubblico l’essenza della mostra.

Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo di Angelo Crespi sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.
Per una visita più completa i visitatori sono inoltre invitati a portare un paio di auricolari e lo smartphone in modo da poter accedere al materiale audiovisivo creato per la mostra tramite QR code.

TOM PORTA nasce a Milano nel 1970 e fin dall’infanzia mostra una forte attitudine verso il disegno e le arti in generale. Si diploma Maestro d’Arte e inizia una carriera di successo nell’illustrazione e nella fotografia. Ha vissuto in Italia, Germania, Francia, Giappone e Stati Uniti e, fin dagli inizi della carriera, ha scelto di fondere le sue esperienze di vita nella propria pittura. Dal 2003 abbandona l’illustrazione e la fotografia e si dedica alla pittura a tempo pieno conquistando in breve tempo una posizione di rilievo nel panorama artistico italiano. Presente nella classifica dei primi 100 artisti italiani (2007), Porta viene inserito in pubblicazioni di prestigio come “500 anni di pittura italiana” e cataloghi di Sotheby’s e Christie’s. Il suo lavoro si concentra sulla storia del 900 usando il passato come specchio del presente. L’artista è inoltre attratto dallo scorrere del tempo, raccontato attraverso oggetti e luoghi scelti per invitare lo spettatore a intraprendere il suo personalissimo viaggio entro le memorie presenti e future. Ha realizzato numerose mostre personali e collettive, tra cui si ricordano: “W.A.R. – We are Restless, the unheard soldier scream” presso il Palazzo Ducale di Genova (2011), “Inferno” presso il Famedio del Cimitero Monumentale di Milano in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale (2014), “Icarus” presso il Terminal 1 dell’Aeroporto di Milano Malpensa (2018) e “Inferno” presso il Grattacielo Pirelli a Milano (2018). Vive e lavora a Milano.


Gilda Contemporart Art scrive:

Silvia Serenari – Transmutatio
A cura di Cristina Gilda Artese
DAL 9 MARZO AL 9 APRILE 2022

Opening mercoledì 9 marzo 2022 ore 18
solo su invito o prenotazione -> https://bit.ly/3JyVanJ e possesso di green pass rafforzato
Gilda Contemporary Art presenta Transmutatio, mostra personale di Silvia Serenari a cura di Cristina Gilda Artese.

Transmutatio è un lavoro sulla trasmutazione di un elemento naturale in un altro che ne condivide le stesse caratteristiche non sul piano fisico ma su quello trascendentale.
L’albero spoglio, tipico dell’habitat invernale, con i suoi rami fragili e tortuosi si trasforma in un cristallo di ghiaccio.
L’albero ed il cristallo sembrano elementi naturali molto diversi, ma se ci addentriamo nel simbolismo ad essi associato vediamo che in realtà condividono lo stesso intento: entrambi sono dei “mediatori” tra l’elemento terrestre e quello celeste.
L’albero è mediatore tra la Terra ed il Cielo, il cristallo di ghiaccio tra il Cielo e la Terra.
L’albero per le sue radici che affondano nel suolo e i rami che s’ innalzano al cielo è ritenuto universalmente un simbolo dei rapporti tra la Terra ed il Cielo.
Il cristallo di ghiaccio invece è mediatore tra il Cielo e la Terra.
Il cristallo si forma quando il vapore acqueo nella nuvola si converte direttamente in ghiaccio senza passare dallo stato liquido e si solidifica attorno ad un nucleo di particelle presenti nell’aria.
Il vapore acqueo è acqua allo stato gassoso, invisibile e inodore.
Da un punto di vista esoterico sono molti i significati attribuiti all’acqua: è simbolo di vita, di conoscenza, di purificazione, di rinascita e iniziazione. Possiamo quindi pensare ad un cristallo di ghiaccio come alla solidificazione dell’elemento acqua, che dallo stato gassoso, invisibile, quindi simbolicamente ancora più vicino al Cielo e alla spiritualità, si trasforma e solidifica rendendosi visibile nella sua forma più perfetta.
Durante la discesa verso la Terra il cristallo può passare attraverso molte condizioni diverse e, quindi, crescere un po’ come un ramo, dando vita così a splendide figure simmetriche la cui bellezza è fonte di rapimento estatico.

I cristalli di ghiaccio in natura hanno una simmetria esagonale, nel mio lavoro ho invece usato una simmetria ottagonale con l’intento di evidenziare il simbolismo legato all’acqua; l’ottagono e la stella ad otto punte, infatti, rappresentano la rinascita spirituale.
I cristalli ai quali mi sono ispirata sono i “Dendriti stellari”:
il termine Dendrite è solitamente utilizzato per classificare strutture di tipo ramificato, l’origine è riconducibile alla parola greca “dendròn” (δενδρον) che significa “Albero”. Possiamo pensare all’albero e al cristallo di ghiaccio come a due elementi che ci trasportano in una “dimensione sovrasensibile”, dove la nostra anima “sale dalla Terra al Cielo e ridiscende dal Cielo in Terra” (cit. Tabula Smaragdina) in un viaggio alchemico infinito.

BIOGRAFIA
Silvia Serenari è nata a Piombino nel 1974. All’età di vent’anni inizia un percorso di ricerca artistica e spirituale che la porta a frequentare vari centri di meditazione e a iscriversi alla facoltà di Filosofia di Pisa. Nel 2000 si trasferisce a Roma e, parallelamente alla ricerca artistica ed agli studi, inizia a lavorare stabilmente con una compagnia teatrale, occupandosi, oltre che delle scenografie e dei costumi, della parte organizzativa e saltuariamente di performance sul palcoscenico. Per 3 anni ha operato in teatri prestigiosi come: Argentina e Vascello di Roma, Caio Melisso di Spoleto, “Degli Avvaloranti” di città della Pieve. Nel 2008 si è tenuta la sua prima mostra personale di rilievo: “Anima Urbis, Iter Perfectionis” nella galleria Dora Diamanti arte contemporanea di Roma. A seguire mostre personali e collettive in spazi pubblici e privati in Italia ed all’estero, tra le quali ricordiamo: Gilda Contemporary Art di Milano, E3 artecontemporanea di Brescia, la Galleria Roberto Peccolo di Livorno, l’antico Monastero di Missaglia, il Museo Civico di Chiusa, il Must, museo del territorio di Vimercate, Il Palazzo dei Priori di Viterbo, il Museo Pietro Canonica di Roma, la Stazione Palais-Royal di Parigi, la Kamalnayanan bajaj Art Gallery di Mumbay, il Castel Sant’Angelo di Roma. E’ stata finalista al: premio Terna 01, al Gemine Muse, a due edizioni del Premio Combat e, selezionata con i lavori video, in varie edizioni del premio Musae.

TRANSMUTATIO – Silvia Serenari
a cura di Cristina Gilda Artese
Dal 9 marzo al 9 aprile 2022 Inaugurazione Mercoledì 9 marzo ore 18
Gilda Contemporary Art – via San Maurilio 14 Milano Per informazioni: info@gildacontemporaryart.it


FG Comunicazione scrive:

I-STANZE
Spazio Thetis – Venezia
Arsenale Novissimo, Tesa 106
26.02- 07.04.2022

Opening: 26.02.2022 h. 17

Sabato 26 febbraio, alle ore 17, nella cinquecentesca tesa 106 dell’Arsenale Novissimo di Venezia presso lo Spazio Thetis, si terrà l’inaugurazione della mostra “I-STANZE”.
Spazio Thetis, da sempre interessato ad esplorare le interazioni tra arte e impresa attraverso il filo conduttore della sensibilità ambientale, ha chiesto ad 11 Artisti di differenti modalità espressive, età e nazionalità, di mettere in relazione la loro poetica con l’attuale momento storico, così critico e talora tragico.
Le risposte, le più diverse, si sono rivelate vere e proprie istanze, necessità improrogabili, che reclamano di essere espresse e manifestate.
Così nasce questa particolare esposizione che non verte su un tema predefinito, ma si declina nelle diverse poetiche degli artisti presentando opere influenzate dai recenti avvenimenti e dall’evoluzione del loro sentire.
11 uffici temporaneamente liberi, ora spazi bianchi, diverranno personali mondi di 11 Artisti. L’esposizione vuole mettere in risalto i percorsi individuali ma nella ferma convinzione che l’arte travalichi il singolo e possa divenire insostituibile veicolo di comprensione e di dialogo con la società tutta.
Come nella musica l’armonia rappresenta la pluralità, il pensiero sociale che necessita della melodia, dell’individualità per tradurre il pensiero in azione, per svolgere l’idea, la mostra I-STANZE vuole evidenziare la condizione dialettica dell’artista tra l’io e la collettività.


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

CLAUDIA GIRAUDO | LENE KILDE | SABRINA MILAZZO | VALERIA VACCARO

FUN 4 KIDS

a cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: SABATO 12 FEBBRAIO, dalle 17 alle 19
Periodo: 12 Febbraio – 26 Marzo 2022
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: h 9.30-17.
Catalogo: Testo critico di Alessandra Redaelli

Il primo appuntamento dell’anno alla galleria PUNTO SULL’ARTE è una mostra lieve, un poker di artiste che vuole puntare lo sguardo sull’infanzia, sul gioco e su quelli che sono a tutti gli effetti gli attrezzi di lavoro di un bambino, quelli con cui lui costruisce la propria identità. Protagoniste due pittrici, SABRINA MILAZZO e CLAUDIA GIRAUDO, e due scultrici, VALERIA VACCARO e la norvegese LENE KILDE – quest’ultima, per la prima volta in Italia, esordisce con questo evento nella galleria varesina.
Il vernissage della mostra si terrà SABATO 12 FEBBRAIO dalle 17 alle 19 presso la sede di Viale Sant’Antonio 59/61 e tutte le artiste saranno presenti in galleria. Alle ore 18 la curatrice della mostra Alessandra Redaelli presenterà al pubblico l’essenza della mostra.
SABRINA MILAZZO (Torino, 1975) ci propone una nuova serie dei suoi oli su tela ad altissima risoluzione, dove i personaggi Disney che hanno nutrito l’immaginario delle ultime generazioni sembrano liquefarsi su sfondi a colori infiammati, luminosissimi, in una sorta di inquieto momento di transito tra l’età dell’innocenza e quella della consapevolezza. E il punto di equilibrio tra infanzia e adolescenza è anche il fulcro del lavoro di CLAUDIA GIRAUDO (Torino, 1974), che porta in mostra una selezione dei suoi personaggi leggeri, vaghi, un po’ fatati, a volte travestiti come per una festa in maschera o come per una piroetta al circo, spesso impegnati in un misterioso colloquio con il loro animale guida. VALERIA VACCARO (Torino, 1988) torna in galleria con una nuova serie di sculture che ci incantano e ci traggono in inganno, lavori nei quali nulla è come sembra e dove la preziosità del marmo si traveste nella semplicità del legno per poi mimare una combustione, simbolo della costante trasformazione del reale. Anche qui protagonisti sono giocattoli ormai entrati nella storia, come il sottile Pinocchio snodabile che tutti noi almeno una volta abbiamo preso in mano o come le sagome di animali in cartone con cui inventavamo nella nostra cameretta piccoli zoo; e poi ci sono le matite colorate con cui i bambini disegnano i loro sogni. Infine per la scultrice norvegese LENE KILDE (Rælingen, Norvegia, 1981), al suo esordio da PUNTO SULL’ARTE, il giocattolo non è il protagonista della storia, ma un accessorio nelle mani di un bambino che lei ci racconta per dettagli: senza viso, ma con i piccoli piedi ben piantati in terra e la manina saldamente afferrata all’oggetto delle sue attenzioni. Realizzate in maglia metallica e calcestruzzo, particolarmente affascinanti per il contrasto che si crea tra le parti visibili – estremamente realistiche – e quelle invisibili, le sculture di Kilde sono leggere come disegni appena schizzati sul foglio, sognanti, vagamente malinconiche.
Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo di Alessandra Redaelli sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.
Per una visita più completa i visitatori sono inoltre invitati a portare un paio di auricolari e lo smartphone in modo da poter accedere al materiale audiovisivo creato per la mostra tramite QR code.

CLAUDIA GIRAUDO nasce nel 1974 a Torino. Si laurea nel 2001 con il massimo dei voti presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, sotto la guida del Prof. Franco Fanelli. Intraprende il suo percorso di ricerca nell’ambito della pittura figurativa formandosi attraverso lo studio delle opere dei Maestri Rinascimentali e Nordeuropei; questo background emerge sia nella tecnica che nella scelta dei soggetti, pur mantenendo la sua personale cifra stilistica. Espone con frequenza in fiere d’arte, gallerie private e in luoghi istituzionali pubblici, tra cui si segnalano il Museo Nazionale Etrusco Villa Giulia e il Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese a Roma, il Polo del 900 a Torino, il Museo Ebraico a Bologna, The Artist House a Tel Aviv e il Museo Casa del Conte Verde a Rivoli. Le sue opere si trovano anche in collezioni permanenti e acquisizioni museali nazionali e internazionali, tra cui l’Harmony Art Foundation di Mumbai (India), il Museo MACIST di Biella, il Museo Eusebio di Alba (CN), la Sala del Consiglio di Bossolasco (CN) e il Museo Civico di Bevagna (PG). Vive e lavora a Torino.

LENE KILDE nasce a Rælingen, piccola cittadina nei pressi di Oslo, in Norvegia, nel 1981. Ha frequentato la Scuola d’Arte ad Asker e ha studiato scultura alla Einar Granum School of Art a Oslo. Nel 2012 ha conseguito un Master in Design del prodotto all’Oslo and Akershus University College e successivamente è stata premiata con una borsa di studio di tre anni dal prestigioso Norwegian Arts Council. Ha esposto il suo lavoro in mostre personali e collettive e Fiere di settore in Europa, Svizzera, Stati Uniti, Dubai, Libano e Taiwan. Tra le fiere di settore si segnalano SCOPE Basel e SCOPE Miami. Le sue sculture fanno parte di collezioni private in tutto il mondo. Una sua grande installazione è stata acquistata dalla NRK, importante azienda pubblica norvegese responsabile della teleradiodiffusione in Norvegia. Vive e lavora in Norvegia.

SABRINA MILAZZO nasce a Torino nel 1975. Diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Torino, dal 2003 inizia la sua carriera espositiva esponendo il suo lavoro presso alcune importanti gallerie d’arte private e spazi pubblici in Italia e all’estero. Ha partecipato a fiere nazionali e internazionali tra cui MiArt, ArteFiera Bologna e Context ArtMiami. Nel 2011 ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia a Torino e nel 2013 il suo lavoro è stato presentato ad Art Stays, Festival Internazionale di Arte Contemporanea a Ptuj in Slovenia. Hanno scritto della sua produzione artistica: Luca Beatrice, Domenico Maria Papa, Alessandra Redaelli, Francesco Cascino. Le sue opere fanne parte di collezioni private in Italia e all’estero. Vive e lavora a Torino.

VALERIA VACCARO nasce a Torino nel 1988. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico, studia scultura presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino (Cattedra del Prof. Luciano Massari). Dal 2005 espone regolarmente in mostre personali e collettive in Italia, Francia, Germania, Inghilterra e Montenegro e partecipa a fiere di settore. Tra il 2013 e il 2015 partecipa alla Biennale itinerante europea JCE Jeune Création Européenne. Nel 2015 espone a Exhibit a Torino e al Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivara. Nel 2017, in occasione dell’Art Prize CBM, vince una menzione speciale dalla città di Torino. Nello stesso anno è tra i vincitori dell’ArTeam Cup 2017. Nel 2021 viene selezionata per esporre alcune sue sculture nell’ambito di BAG Bocconi Art Gallery a Milano. Nel 2022 è tra i dieci finalisti del Premio Artistico Collezione VAF. Vive e lavora a Torino.


GIUSEPPE BENVENUTO scrive:

Comunicato Stampa

OMAR GALLIANI
“LE DECLINAZIONI DELLA BELLEZZA:
sfumature di donna fra seduzione e incanto”

Mostra personale a cura di Giuseppe Benvenuto e Sara Maffei

BARI
Contemporanea Galleria d’Arte – via N. Piccinni, 226
15 gennaio – 13 febbraio 2022

Inaugurazione
Sabato 15 gennaio 2022, ore 18:30 – alla presenza dell’artista,
accompagnato da interventi musicali della violinista Serena Russo e del tenore Angelo Nicastro

Interverranno:
Ines Pierucci – Assessore alla cultura del comune di Bari
Gianfranco Terzo – Assessore del comune di Sannicandro di Bari
Pietro di Terlizzi – Direttore dell’Accademia di Belle arti di Foggia
Michele Vaira – Avvocato
Sara Maffei – Storica dell’arte
Giuseppe Benvenuto – Gallerista d’arte

Intervento critico di Sara Maffei:

Il calendario culturale della città di Bari apre il nuovo anno con un’imperdibile mostra personale dedicata a Omar Galliani, artista fra i massimi esponenti del disegno e della pittura italiana, considerevolmente affermato e stimato nel panorama internazionale dell’arte contemporanea.
Il percorso espositivo – la cui cura è affidata al gallerista Giuseppe Benvenuto, affiancato dalla storica dell’arte Sara Maffei – sarà inaugurato presso la Contemporanea Galleria d’Arte nella giornata del 15 Gennaio 2022, restando aperto al pubblico fino al 13 Febbraio 2022.

Professore di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, Galliani nasce a Montecchio Emilia e, dopo una laurea presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna e le esperienze concettuali degli anni Settanta, abbraccia la figurazione e la tecnica disegnativa, senza mai più separarsene. Sul finire del decennio, mette in scena la sua prima mostra personale, Rappresentazione di una rappresentazione, curata da Giovanni Maria Accame e negli anni Ottanta è esponente del gruppo degli Anacronisti, teorizzato da Maurizio Calvesi, e del magico Primario, fondato da Flavio Caroli: esperienze artistiche che guardano ai maestri del passato ed auspicano un ritorno alla tradizione e alla figurazione. Gli anni Ottanta infatti segnano, come afferma Caroli ne I sette pilastri dell’arte di oggi, il cosiddetto “ritorno alla manualità”, passando dal Concettuale al ripristino di quell’eterna tecnica fatta di pennelli e colori, e ponendosi dalla parte della potenza espressiva, della bellezza e di un’arte intesa come vita.
In seguito, presenta i suoi lavori alle Biennali di Venezia del 1982, del 1984 e del 1986; alla Biennale di San Paolo del Brasile del 1981, a quella di Parigi e Tokyo del 1982 e alla Quadriennale di Roma del 1986 e del 1996. Alla fine degli anni Novanta presenta Feminine Countenances alla New York University e alla I Biennale di Pechino del 2003 vince il primo premio ex aequo con Georg Baselitz. Di recente, nel 2018, dona alle Gallerie degli Uffizi di Firenze il suo monumentale autoritratto, un disegno a grafite e inchiostro nero su tavola di pioppo, in cui si ritrae in contemplazione, con il profilo rivolto verso un cielo scuro e puntellato di stelle, elementi ricorrenti del suo fare arte. Le sue opere sono esposte in tutto il mondo ed entrano a far parte di collezioni permanenti di importanti musei e sedi espositive, fra cui il Palazzo della Farnesina di Roma, i Musei Vaticani, il MAMbo di Bologna, la Kunsthalle di Norimberga, la GAM di Torino ed il NAMOC di Pechino.

Il tema cui lo spettatore è invitato a fare esperienza in questa personale è la bellezza femminile, declinata nelle sue molteplici sfaccettature e connaturate contraddizioni.
Indiscusse protagoniste delle quali la prestigiosa mostra racconta la bellezza, attraverso quindici tavole di grande formato, sono le donne: si tratta di una bellezza che è al contempo corporea ed eterea, ossia del corpo e dello spirito, e che sa farsi con estrema naturalezza l’opposta del suo contrario. Galliani realizza un’arte che cela il mistero della femminilità, inventando un universo femminile caratterizzato da un’intrinseca e ricorrente dualità in cui l’elemento del doppio si rivela essere una costante. L’ineffabile presenza di questa donna fatale e vestita di purezza si muove tra sensualità e iperboreo distacco, alla maniera delle autorevoli madonne munchiane dalle rosse aureole, sacre e profane al tempo stesso nel loro emergere pallidamente da un fondale scuro, con gli occhi socchiusi in un’estasi provocante.

I monumentali e raffinati disegni del maestro di Montecchio Emilia sono combinazioni di bianco e nero, realizzati a grafite, carboncino, pastelli, tempera e inchiostro, impreziositi da sprazzi vibranti di colore rosso che, come ricami sanguigni, si sovrappongono al disegno, pregnanti di valenza simbolica. Fra le magnetiche figure del repertorio artistico ricorrente incontriamo rimandi del mondo vegetale, rose e teschi – che simboleggiano l’irrefrenabilità dello scorrere del tempo – spade, forbici, draghi e gocce d’acqua; l’acqua in particolare è un elemento molto caro all’artista con cui impreziosisce le chiome femminili. I colori dominanti del rosso e del nero lasciano così prefigurare la venerazione di una donna che può anche condurre alla morte, là dove il primo richiama l’eros, il sangue, la pulsione e l’istinto di vita; il secondo thanatos, personificazione maschile della morte.

Si fa sapiente la dialettica fra il sacro e il profano, pudicitia e voluptas, entro cui la donna è al contempo apollinea e dionisiaca. I due aspetti necessari all’arte di nietzschiana memoria, il dionisiaco e l’apollineo, si moderano a vicenda ognuno nel suo contrario, fondendosi nell’armonia di una danza fluttuante, entro cui l’estasi dell’essenza si raggiunge nel sogno e nell’ebbrezza. Al contempo, dionisiaco è anche il fondo scuro, emblema di un caos sensoriale ed emozionale da cui emerge l’ordine della bellezza, sotto forma di apollinea perfezione femminile.

La forza del contrasto chiaroscurale, derivato dalla virtuosa dicotomia tra la luce e l’ombra, rafforza ulteriormente questo dualismo inscindibile che fonde insieme due facce opposte e complementari di una stessa medaglia: l’una pura e angelicata, l’altra carnale e passionale, trasmettendo nel medesimo istante una voluttà dal sentore dolcemente malinconico ed una misteriosa innocenza. La condizione notturna, l’oscurità, il buio giocano un ruolo di prim’ordine nell’arte di Galliani perché rendono possibile l’emergere della luce, compiendo un armonioso equilibrio tra i contrasti. La stessa notte, questa oscurità immensa trapunta di stelle, dove succedono cose strane e meravigliose, con la sua luce lunare associata al principio femminile, diviene musa ispiratrice dell’estro creativo del maestro, com’è possibile evincere dalle sue parole: «Le opere che amo di più le ho disegnate la notte. A volte la luce è troppo forte e gli occhi non vedono ciò che vuoi vedere».

Nel loro emergere dallo sfondo oscuro, le creature diafane sono nel medesimo istante evocate e smaterializzate, sembrano dissolversi sul punto di apparire: attraverso una rigorosa accuratezza del tratto a matita, Galliani riproduce una delicata sfocatura dell’immagine, facendo uso dell’espediente tecnico dello sfumato leonardesco. Questa invenzione si realizza grazie ad un particolare uso del carboncino e prende le distanze dall’uso prevalente della linea, tipico della pittura del Quattrocento; Leonardo infatti si allontana dalle linee incisive del Verrocchio, suo maestro, rende i contorni di figure meno netti e pronunciati, i tratti più morbidi ed i toni più attenuati. Galliani si fa ereditiere della tradizione rinascimentale italiana e rispetta con maestria il precetto del maestro della Gioconda, il quale invita a fondere le ombre e le luci come il fumo. Ne deriva un’atmosfera morbida e fumosa, vicina ai lavori del Parmigianino e del Correggio, ammirati dal maestro in tenera età presso la Galleria Nazionale ed il Duomo di Parma.

Ad accomunarlo a Leonardo non è solo l’uso dello sfumato ma anche la rappresentazione delle emozioni, conferendo a queste ultime voce e spazio. Leonardo raffigura i moti dell’animo dei suoi morbidi ritratti femminili, lasciando agli occhi la parola e prestando molta attenzione alle espressioni del volto umano. Anche Galliani rappresenta i sentimenti delle figure femminili che, come epifanie ineffabili, emergono sovrappensiero dalla tenue penombra e fanno svelamento di un’interiorità pregnante di mistero sensuale. Nell’estatica sublimazione del volto di donna e attraverso un magnetismo pittorico che dà pieno potere allo sguardo, il pensiero si fa materia e portavoce di un’emozione taciuta perché, là dove la parola è assente, sono gli occhi a comunicare: che siano aperti, socchiusi, chiusi e rivolti verso un’interiorità pensosa, di sbieco, timidi o sfrontati, essi parlano il linguaggio dell’anima e consentono un’intensa connessione.

Così la donna, questa creatura fra ombra e luce, sensualità e distacco, bianco e nero, in bilico fra realtà e immaginazione risolve il proprio enigma antitetico nell’elemento della sfumatura, permettendo alle polarità di mescolarsi in un armonioso equilibrio dinamico.

Sara Maffei
Per maggiori informazioni: artebenvenuto@gmail.com
Martedì – Venerdì ore 15.30 – 20:30
Sabato e Domenica ore 10:30 – 20:30


Istituzione Culturale ART1307 scrive:

Titolo: INSPIRATIONAL the Influence of Place
Curatore: Cynthia Penna
Organizzatore: ART1307 Istituzione Culturale sotto l’egida della Missione Diplomatica degli Stati Uniti in Italia
Artisti: Kelly Berg, Laddie J. Dill, Ned Evans, Justin Garcia, Shane Guffogg, Miguel Osuna, Todd Williamson
Sede: Centro Musa – Museo Ercolanense – Reggia di Portici, Via Università 100 Portici
Durata: 10 Dicembre 2021 / 13 Marzo 2022
Vernissage: 10 Dicembre 2021 – ore 17:00
Conferenza Stampa: 6 Dicembre 2021 ore 11:00
The Spark Creative Hub – Mondadori Bookstore,
Via degli Acquari/Piazza Bovio , 80133 Napoli
Fb: art1307; U.S. Consulate General Naples
Instagram: istituzione_culturale_art1307; usanelsud
Pinterest: Art1307
Ufficio Stampa: ART1307 – dott.ssa Chiara Cosentino 081660216 – chiaracosentino@art1307.com

In occasione delle celebrazioni per i 225 anni dall’istituzione della sede diplomatica statunitense a Napoli, una delle sedi diplomatiche americane più antiche del mondo, Art1307 Istituzione Culturale, il Centro MUSA di Portici (Università degli Studi Federico II di Napoli) presentano la mostra: “Inspirational the influence of place” con il supporto del Consolato Generale degli Stati Uniti con la partecipazione di 7 artisti visivi americani contemporanei. Questi ultimi si sono ispirati nelle loro opere, create per l’occasione, alla letteratura di scrittori americani del passato che parteciparono al Gran Tour in Campania. Una unione di letteratura antica e arti visive contemporanee che suggella non solo una interconnessione prolifica tra le arti, ma anche quell’unione tra culture che costituisce il perno della Missione diplomatica degli Stati Uniti in Italia.
La curatrice si è ispirata all’opera letteraria di Pier Luigi Razzano: America-NA che esamina gli scritti di letterati del passato rivolti e dedicati al nostro territorio. Una “lettura” e una ri-lettura di Napoli e della Campania che dal passato perviene alla nostra contemporaneità in un percorso che annulla il Tempo, abbatte le barriere e le differenze culturali e guarda al nostro territorio con occhio nuovo e avulso da contaminazioni sentimentali dettate dalla nostra origine sul territorio.
Al contempo una indagine su una terra molto difficile da comprendere e da interpretare con metri cognitivi e di giudizio distanti dalla nostra cultura. Un “locus” dove tutto sembra possa improvvisamente accadere e tutto rimane uguale a se stesso per secoli; un luogo dove il senso di fluidità e precarietà degli accadimenti è più intenso e veloce che altrove e dove tutto viene irrimediabilmente inglobato e sedimentato sotto molteplici stratificazioni di storia. Un’indagine inedita sulle potenzialità recondite del nostro territorio che ci può illuminare sui nostri limiti e sui nostri errori per condurci verso uno sviluppo futuro più corretto e più equo.
Gli artisti americani Kelly Berg, Laddie John Dill, Ned Evans, Justin Garcia, Shane Guffogg, Miguel Osuna e Todd Williamson sono stati invitati a leggere l’opera letteraria degli scrittori americani ad ognuno rispettivamente assegnata e a riportarne in chiave visiva quelle emozioni e sensazioni che, unite alla propria personale esperienza percettiva di Napoli e della Campania effettuata nel corso di loro precedenti soggiorni, ne enucleassero una visione inedita e innovativa. Una lettura affascinante, affabulante e totalizzante di questa terra operata per sintesi pittorica.
Una modalità insolita di interrogarci sui nostri valori e sui nostri limiti per aiutarci a comprendere più profondamente il luogo al di là di facili stereotipi perché a volte la Bellezza da sola non basta ad attraversare il fiume quando il fiume è in piena.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

CIRO PALUMBO | PAESAGGI IMPROBABILI

a cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: SABATO 4 DICEMBRE, dalle 15 alle 19
Periodo: 4 Dicembre 2021 – 15 Gennaio 2022
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: 9.30-17.
Catalogo: Testo critico di Alessandra Redaelli

La Galleria PUNTO SULL’ARTE ospita, per la prima volta a Varese, la mostra personale dell’artista di risonanza e prestigio internazionali CIRO PALUMBO. Per l’occasione saranno presentate una serie di ventotto opere pittoriche inedite insieme a una scultura – pezzi rappresentativi dell’ultima ricerca artistica e tutti creati appositamente per il progetto varesino.
Artista visionario, caratterizzato da una pittura ancorata nella tradizione e tuttavia di respiro squisitamente contemporaneo, Palumbo porta a Varese un ciclo che si pone come sintesi del suo percorso degli ultimi anni. Il mito, il sacro, il gioco, gli omaggi alle cupe suggestioni di Böcklin, alla Metafisica dechirichiana, all’immaginario onirico di Dalí e alla realtà surreale di Magritte si intrecciano sempre più strettamente, nel lavoro di questo ultimo anno, a un’evoluzione personale fatta di sperimentazioni sul gesto pittorico e sulle scelte cromatiche. La pittura levigata e composta che lo caratterizza, infatti, è andata sempre più contaminandosi nel tempo con il gesto, l’incompiuto, la colatura, in un’armonia perfetta tra dettaglio ed espressione, mentre il colore si è affrancato dall’originale omogeneità per accendersi in tinte piene e squillanti di sapore decisamente pop.
Il tema della mostra, quello dei Paesaggi improbabili, dà a Ciro Palumbo il pretesto per un viaggio dentro gli spazi della mente, in quelli che sono, in realtà, i nostri paesaggi interiori. Ecco allora il silenzio di una scogliera bianca, abbacinante, inviolabile come un pensiero rimosso. Ecco l’assenza raccontata da una sedia vuota, assenza la cui unica speranza di riscatto è la finestra stellata che si apre nel muro alle sue spalle. Ecco il passaggio, la trasformazione, sorvegliata da animali fantastici persi in ambienti che si aprono uno nell’altro come scatole cinesi. Ed ecco le stanze chiuse del rimpianto, illuminate appena da una piccola finestra, dove i ricordi si stagliano fluttuanti come oggetti perduti: il tendone di un circo, un’isola, una barca errante. La scultura – che sarà un pezzo unico in ceramica ma che prevede anche una tiratura limitata in resina – ci restituisce in tre dimensioni uno dei temi cari all’artista: l’isola rocciosa, che in questo caso porta sopra di sé alcuni degli oggetti-simbolo del suo lavoro come il tempio, la casa e le stelle.
Il vernissage della mostra dal titolo PAESAGGI IMPROBABILI si terrà SABATO 4 DICEMBRE dalle 15 alle 19 presso la sede di Viale Sant’Antonio 59/61 e l’Artista sarà presente in galleria.

Alle ore 17.30 la curatrice della mostra Alessandra Redaelli presenterà al pubblico l’essenza della mostra.

L’evento è realizzato nel completo rispetto delle norme di sicurezza e pertanto sarà necessario esibire all’ingresso il Green Pass (esclusivamente nel corso del vernissage, non sarà invece necessario per visitare la mostra durante i regolari orari di apertura della galleria).

Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo di Alessandra Redaelli sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.
Per una visita più completa i visitatori sono inoltre invitati a portare un paio di auricolari e lo smartphone in modo da poter accedere al materiale audiovisivo creato per la mostra tramite QR code.

CIRO PALUMBO: Nasce a Zurigo (CH) nel 1965. La sua formazione di grafico pubblicitario lo porta a esercitare per anni la professione di Art Director in Agenzie pubblicitarie di Torino. È durante questo percorso che scopre e amplia le sue capacità visive e compositive. Successivamente, l’esperienza in una moderna bottega d’arte e la conoscenza di alcuni Maestri contemporanei, lo conducono ad approfondire la tecnica della pittura a olio con velatura. Inizia la sua attività espositiva nel 1994. Ha al proprio attivo un centinaio di mostre personali in gallerie private e spazi pubblici in tutta Italia. Le sue opere fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Nel 2011 ha partecipato alla 54ª Biennale di Venezia, padiglione Piemonte. Tra le esposizioni internazionali sono da segnalare la presenza all’Artexpo di New York, al Context Art Miami, le mostre personali a Providence (USA) e a Bellinzona (Svizzera). Alcune sue opere sono presenti all’interno delle collezioni della Fondazione Credito Bergamasco, presso la Galleria d’Arte Moderna G. Sciortino di Monreale (PA), al Museo MACIST di Biella, al Palazzo della Cultura e al MACS di Catania. Hanno scritto della sua produzione artistica Angelo Crespi, Alberto Agazzani, Flaminio Gualdoni, Alessandra Redaelli, Aldo Nove, Ivan Quaroni, Luca Nannipieri, Luca Cantore D’Amore, Roberto Capitanio, Marcello Panascìa, Angelo Mistrangelo, Tommaso Paloscia, Alessandra Frosini, Alberto D’Atanasio, Stefania Bison, Francesca Bogliolo, Paolo Levi, Vittorio Sgarbi, Luca Cantore D’Amore, Massimiliano Sabbion. Le sue opere sono pubblicate in importanti annuari e riviste di settore. Vive e lavora a Torino.


Flavio Milandri scrive:

Dal primato delle mostre alla nascita di nuovi format. Il Metamuseo Girovago in EXATR (Forlì) fino al 28 novembre con stravaganti opere tridimensionali tra riciclo, storytelling e fantastica ti aspetta con un programma online e di visite esperienziali per tutto il mese, ogni ora su prenotazione, grazie anche ad un resident storyteller.

Quali sono i significati e le conoscenze che vengono costruite e circolate nei musei? Alcuni fanno eco ai dibattiti sociali contemporanei e incorporano programmi, elementi, narrazioni, per essere inclusivi e “produttivi”. Il Metamuseo girovago presenta il riuso creativo in sculture con l’anima che interrogano il quotidiano e le sue prospettive come quelle dell’economia circolare e della cultura ludica: giocare e mettersi in gioco nel tentativo di diventare noi generatori di cambiamento. Dal 3 al 28 novembre, dalle 16 alle 19, all’EXATR, di via Ugo Bassi 16 e in via Marsala 9, a Forlì prende il via la nuova performance del Metamuseo girovago in relazione dinamica con Spazi Indecisi, Linee di Rigenerazione, Museo diffuso dell’abbandono. Le opere del Metamuseo ci guardano e ci riguardano come tracce del nostro passato o come dispositivi per intendere il presente o immaginare il futuro. Ingresso libero consentito, fino ad esaurimento posti, con certificazione verde covid 19 (Green Pass), mascherina e previa sanificazione delle mani. Prenotazione sempre consigliata (metamuseogirovago@gmail.com).

Il futuro, la sostenibilità, l’Agenda ONU 2030, esplorazione sorprendente? Il progetto Metamuseo per la rigenerazione urbana, nella sua settima performance, all’EXATR è presentato da Fantariciclando e Metamuseo girovago, con il contributo della Regione Emilia-Romagna – Piano di Azione Ambientale per un futuro sostenibile 2011/2013, in collaborazione con Spazi Indecisi, Linee di Rigenerazione. Insieme a ACER, Quadreria in Pediatria, Action Line, LUnGi – Libera Università del Gioco, Centro Italiano Storytelling, Esserelite, Viviforlì, Soroptimist International Club di Forlì. Con il contributo del Comune di Forlì e il patrocinio dell’Ausl Romagna e del Comitato Promotore per il Centenario Mario Lodi.


Istituzione Culturale ART1307 scrive:

HERTHA MIESSNER
Sotto l’incantesimo di Caravaggio
a cura di Cynthia Penna per ART1307 Istituzione Culturale

inaugurazione mostra – sabato 20 novembre 2021 ore 11.00
Pio Monte della Misericordia – via dei Tribunali 253
20 novembre 2021 – 20 febbraio 2022

Nella prestigiosa sede del Pio Monte della Misericordia (via dei Tribunali 253), sabato 20 novembre 2021 alle ore 11.00 l’istituzione culturale ART1307 presenta al pubblico napoletano l’opera della fotografa tedesca Hertha Miessner.
L’artista che vive e lavora a Monaco di Baviera, dopo il diploma in pittura presso la locale Accademia d’Arte, orienta la sua ricerca a partire dagli anni ’90, verso le nuove tecnologie e si specializza nella tecnica della composizione ed elaborazione a computer fino a giungere ad una vera e propria arte pittorica resa attraverso l’uso del computer.
Ma l’arte della Miessner trova la sua matrice pittorica nella composizione resa attraverso la manipolazione di oggetti, di vecchi frammenti di pellicole fotografiche, o di scarti di tele precedentemente dipinte, che vanno a creare scenografie virtuali di ispirazione barocca nella coloristica e nell’uso del chiaroscuro; un “barocco italiano” legato alla Controriforma, fatto di colori violenti e sanguigni, drappeggio pesante e ricco e di una drammaticità della scena che si confronta con soggetti sacri.
L’uso del mezzo digitale permette all’artista di “portare l’interno verso l’esterno…..in un contrappunto di vicino e lontano, riconoscibile e nascosto, luce piena di colore e profonda oscurità…” come lei stessa afferma.
Ancora l’artista: “lasciar apparire cose invisibili, unire quello che non è possibile, trovare nuove modalità….”. Una ricerca di memoria che si fa oggetto vivo, reale, attuale.
Miessner attraverso la dematerializzazione del contesto, si focalizza esclusivamente su un frammento del tutto e “inventaria” il proprio passato attraverso frammenti di vecchie pellicole fotografiche o di tele; li plasma, li manipola e poi li elabora creando opere dense, calde, dematerializzate e pur così tanto materiche.
Inventariando il proprio passato, Miessner inventaria un’epoca: dà corpo ad una memoria collettiva facendola rivivere nel qui e adesso.
Il suo dialogo con l’opera di Caravaggio “Le sette opere della Misericordia” consiste in questa esplorazione e messa a nudo del frammento nascosto, in questa ricerca dell’invisibile portato alla luce e in questo costante contrappunto di “luce piena di colore e profonda oscurità”. Cosa se non queste sue opere che sembrano drappeggi pesanti di stoffe antiche avvolte, addensate, contorte e ripiegate, dialoga meglio con tutta la drammaticità della scena caravaggesca? il dramma condensato in un frammento.
La mostra presenta l’esposizione di sette fotografie di cui una allestita nella Cappella del Pio Monte, e altre sei fotografie sulla Scala della Misericordia.
Miessner ha esposto in tutto il mondo e le sue opere sono presenti in prestigiose collezioni pubbliche e private.
La mostra si pregia del patrocinio del Console Onorario della Repubblica Federale di Germania e sarà visitabile fino al 20 febbraio 2022 (dal lunedì al sabato dalle ore 10.00 alle ore 18.00, ultimo ingresso ore 17.30. Domenica dalle ore 9.00 alle ore 14.30, ultimo ingresso ore 14.00. Per accedere è necessario esibire il greenpass).

INAUGURAZIONE HERTHA MIESSNER
sotto l’incantesimo di Caravaggio – a cura di Cynthia Penna per ART1307 Istituzione Culturale
sabato 20 novembre 2021 – ore 11.00
Pio Monte della Misericordia – via dei Tribunali 253
dal 20 novembre 2021 al 20 febbraio 2022
Orari visite:
dal lunedi al sabato dalle ore 10.00 alle ore 18.00, ultimo ingresso ore 17.30.
Domenica dalle ore 9.00 alle ore 14.30, ultimo ingresso ore 14.00.
Per accedere è necessario esibire il greenpass.


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

JERNEJ FORBICI e MARIKA VICARI

Cyan – IDE

Vernissage: SABATO 20 NOVEMBRE, H 11
Periodo: 20 Novembre – 4 Dicembre 2021
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Via San Martino della Battaglia 6, Varese
0332 1690569 I info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: 9.30-13.30 e 14.00-17.30.

Sabato 20 Novembre alle ore 11 La Galleria PUNTO SULL’ARTE nella sua seconda sede di Via San Martino della Battaglia nel centro storico pedonale di Varese ospiterà il Vernissage della doppia personale di MARIKA VICARI e JERNEJ FORBICI. Gli Artisti saranno presenti.
La mostra, che segna i dieci anni di attività di PUNTO SULL’ARTE, è un omaggio alla lunga e intensa storia della galleria, della natura e dell’arte. Proprio nel novembre 2011 la Galleria varesina ha aperto le sue porte nella sede storica di Viale Sant’Antonio a Varese-Casbeno con una mostra dell’artista sloveno e ha proseguito a inizio 2012 con l’esposizione del lavoro della pittrice vicentina. Artisti di punta della Galleria fin dagli esordi, Marika Vicari e Jernej Forbici sono stati presentati con interesse a tutte le fiere di settore a cui PUNTO SULL’ARTE ha partecipato, in Italia e all’estero.
L’esposizione e il progetto inedito Cyan-IDE, pensato dagli Artisti per i nuovi spazi della Galleria situati nel cuore di Varese, accomuna la presentazione di nuovi lavori – che per certi versi appaiono assai lontani tra di loro – e apre in realtà a nuove prospettive. Un fantastico viaggio, nella cultura e nella bellezza, perché solo così, sapendo insieme guardare con meraviglia il mondo, potremo conservare le radici del nostro futuro.
La natura entra nella nostra quotidianità in tante forme, spazi e tempi diversi e sempre più l’arte si dà il compito di esprimere e registrare la realtà come sfera di azione sulle dinamiche di trasformazione della terra, del mondo e dell’uomo.
La trasformazione del paesaggio, il processo di mutazione dell’ambiente che l’uomo ha innescato come una via senza ritorno, non sono solo i temi fondamentali della ricerca artistica di Jernej Forbici, ma sono, metaforicamente intesi, quali risultato di uno dei tanti veleni con cui stiamo distruggendo il mondo. Il cianuro è assai conosciuto e potente. È già presente in natura, in alcune piante e noccioli di frutta e se inalato in pochi istanti è capace di bloccare la respirazione cellulare, impedendo il rilascio dell’ossigeno.
Per paradosso quell’ossigeno che fa parte di numerosi composti chimici e nel suo essere indispensabile per la vita, rigenera nelle piccole e grandi tavole di Marika Vicari tra le crepe, le fenditure, le bolle d’acqua color cyan, elevando verso l’alto gli alberi e la foresta.
Il colore della fantasia, del viaggio, il cyan di Vicari è il complementare del rosso di Forbici perché al pari della vita personale, artistica e della quotidianità, tutto si riassorbe in luce rossa, calda, reale e viva.
Tutto si dispone davanti ai nostri occhi in questo strano intricato viaggio all’interno della mostra; quadri-finestre che aprono o diventano parte di un luogo altro, un nuovo ambiente di sviluppo che integrato con nuovi codici e linee scritte è di fatto da decifrare.
L’evento è realizzato nel completo rispetto delle norme di sicurezza e pertanto sarà necessario esibire all’ingresso il Green Pass (esclusivamente nel corso del vernissage, non sarà invece necessario per visitare la mostra durante i regolari orari di apertura della galleria).

JERNEJ FORBICI. Nasce a Maribor (Slovenia) nel 1980. Laureato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia (cattedra C. Di Raco), dopo la Laurea Specialistica in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo, si dedica al paesaggio e ai grandi formati, raccontando la storia del suo paese di origine, Kidričevo, una cittadina immersa nel verde segnata dall’industria di alluminio. Del 2002 è la prima personale, Genesis. Espone nel 2005 all’ IBCA a Praga e nel 2009 l’Accademia di Belle Arti di Venezia gli dedica la retrospettiva In My place ai Magazzini del Sale. Seguono la 54° Biennale di Venezia, Standing in the edge a Vienna e le residenze a Berlino, Londra e a Parigi. Sleep now in the fire, Blurry Future, Auri sacra fames, Welcome to the final show e Long gone sono le ultime grandi personali che lo vedono protagonista tra Lussemburgo, Italia, Slovenia e New York. Con i suoi lavori, Jernej Forbici si è conquistato l’interesse di tutto il sistema internazionale dell’arte e ad oggi i suoi lavori sono presenti in molte mostre, fiere, istituzioni e collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. Vive e lavora tra Strišče (SI) e Vicenza.

MARIKA VICARI. Nasce a Vicenza nel 1979. Laureata con lode in Pittura (cattedra prof. Carlo Di Raco) all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2003, si è laureata nel 2005 in Progettazione e Produzione delle Arti Visive alla Facoltà di Design e Arti, presso l’Università degli studi di Architettura di Venezia. I soggetti delle sue opere sono alberi filiformi sospesi in paesaggi montani indefiniti e sognanti. La sua tecnica, in continua evoluzione, prevedeva la produzione delle sue opere su tavole di Pioppo mentre, a partire dal 2019, ha iniziato la sperimentazione su carta cotonata con una presenza sempre maggiore dell’acquerello. Questo nuovo supporto aggiunge leggiadria alle foreste rappresentate andando ad alimentare la metafora con l’essere umano e la sua fragilità, caducità. Ha studiato e lavorato su progetti site-specific con artisti, curatori e fotografi internazionali tra i quali: Hans Ulrich Obrist, Mona Hatoum, Antoni Muntadas, Armin Linke e Angela Vettese. Dal 2000 ha all’attivo numerose mostre personali e collettive in Europa, Stati Uniti, Messico, Brasile, Canada e Cina. Da anni è una presenza fissa nelle fiere di settore in Europa e Canada. Vive e lavora a Creazzo (Vicenza).


Sofia Macchi scrive:

Cyan – IDE
JERNEJ FORBICI e MARIKA VICARI

Vernissage: SABATO 20 NOVEMBRE, H 11
Periodo: 20 Novembre – 4 Dicembre 2021
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Via San Martino della Battaglia 6, Varese
0332 1690569 I info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: 9.30-13.30 e 14.00-17.30.

Sabato 20 Novembre alle ore 11 La Galleria PUNTO SULL’ARTE nella sua seconda sede di Via San Martino della Battaglia nel centro storico pedonale di Varese ospiterà il Vernissage della doppia personale di MARIKA VICARI e JERNEJ FORBICI. Gli Artisti saranno presenti.
La mostra, che segna i dieci anni di attività di PUNTO SULL’ARTE, è un omaggio alla lunga e intensa storia della galleria, della natura e dell’arte. Proprio nel novembre 2011 la Galleria varesina ha aperto le sue porte nella sede storica di Viale Sant’Antonio a Varese-Casbeno con una mostra dell’artista sloveno e ha proseguito a inizio 2012 con l’esposizione del lavoro della pittrice vicentina. Artisti di punta della Galleria fin dagli esordi, Marika Vicari e Jernej Forbici sono stati presentati con interesse a tutte le fiere di settore a cui PUNTO SULL’ARTE ha partecipato, in Italia e all’estero.
L’esposizione e il progetto inedito Cyan-IDE, pensato dagli Artisti per i nuovi spazi della Galleria situati nel cuore di Varese, accomuna la presentazione di nuovi lavori – che per certi versi appaiono assai lontani tra di loro – e apre in realtà a nuove prospettive. Un fantastico viaggio, nella cultura e nella bellezza, perché solo così, sapendo insieme guardare con meraviglia il mondo, potremo conservare le radici del nostro futuro.
La natura entra nella nostra quotidianità in tante forme, spazi e tempi diversi e sempre più l’arte si dà il compito di esprimere e registrare la realtà come sfera di azione sulle dinamiche di trasformazione della terra, del mondo e dell’uomo.
La trasformazione del paesaggio, il processo di mutazione dell’ambiente che l’uomo ha innescato come una via senza ritorno, non sono solo i temi fondamentali della ricerca artistica di Jernej Forbici, ma sono, metaforicamente intesi, quali risultato di uno dei tanti veleni con cui stiamo distruggendo il mondo. Il cianuro è assai conosciuto e potente. È già presente in natura, in alcune piante e noccioli di frutta e se inalato in pochi istanti è capace di bloccare la respirazione cellulare, impedendo il rilascio dell’ossigeno.
Per paradosso quell’ossigeno che fa parte di numerosi composti chimici e nel suo essere indispensabile per la vita, rigenera nelle piccole e grandi tavole di Marika Vicari tra le crepe, le fenditure, le bolle d’acqua color cyan, elevando verso l’alto gli alberi e la foresta.
Il colore della fantasia, del viaggio, il cyan di Vicari è il complementare del rosso di Forbici perché al pari della vita personale, artistica e della quotidianità, tutto si riassorbe in luce rossa, calda, reale e viva.
Tutto si dispone davanti ai nostri occhi in questo strano intricato viaggio all’interno della mostra; quadri-finestre che aprono o diventano parte di un luogo altro, un nuovo ambiente di sviluppo che integrato con nuovi codici e linee scritte è di fatto da decifrare.
L’evento è realizzato nel completo rispetto delle norme di sicurezza e pertanto sarà necessario esibire all’ingresso il Green Pass (esclusivamente nel corso del vernissage, non sarà invece necessario per visitare la mostra durante i regolari orari di apertura della galleria).

JERNEJ FORBICI. Nasce a Maribor (Slovenia) nel 1980. Laureato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia (cattedra C. Di Raco), dopo la Laurea Specialistica in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo, si dedica al paesaggio e ai grandi formati, raccontando la storia del suo paese di origine, Kidričevo, una cittadina immersa nel verde segnata dall’industria di alluminio. Del 2002 è la prima personale, Genesis. Espone nel 2005 all’ IBCA a Praga e nel 2009 l’Accademia di Belle Arti di Venezia gli dedica la retrospettiva In My place ai Magazzini del Sale. Seguono la 54° Biennale di Venezia, Standing in the edge a Vienna e le residenze a Berlino, Londra e a Parigi. Sleep now in the fire, Blurry Future, Auri sacra fames, Welcome to the final show e Long gone sono le ultime grandi personali che lo vedono protagonista tra Lussemburgo, Italia, Slovenia e New York. Con i suoi lavori, Jernej Forbici si è conquistato l’interesse di tutto il sistema internazionale dell’arte e ad oggi i suoi lavori sono presenti in molte mostre, fiere, istituzioni e collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. Vive e lavora tra Strišče (SI) e Vicenza.

MARIKA VICARI. Nasce a Vicenza nel 1979. Laureata con lode in Pittura (cattedra prof. Carlo Di Raco) all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2003, si è laureata nel 2005 in Progettazione e Produzione delle Arti Visive alla Facoltà di Design e Arti, presso l’Università degli studi di Architettura di Venezia. I soggetti delle sue opere sono alberi filiformi sospesi in paesaggi montani indefiniti e sognanti. La sua tecnica, in continua evoluzione, prevedeva la produzione delle sue opere su tavole di Pioppo mentre, a partire dal 2019, ha iniziato la sperimentazione su carta cotonata con una presenza sempre maggiore dell’acquerello. Questo nuovo supporto aggiunge leggiadria alle foreste rappresentate andando ad alimentare la metafora con l’essere umano e la sua fragilità, caducità. Ha studiato e lavorato su progetti site-specific con artisti, curatori e fotografi internazionali tra i quali: Hans Ulrich Obrist, Mona Hatoum, Antoni Muntadas, Armin Linke e Angela Vettese. Dal 2000 ha all’attivo numerose mostre personali e collettive in Europa, Stati Uniti, Messico, Brasile, Canada e Cina. Da anni è una presenza fissa nelle fiere di settore in Europa e Canada. Vive e lavora a Creazzo (Vicenza).


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

SILVIO PORZIONATO

MIRRORS

a cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: SABATO 30 OTTOBRE, dalle 15 alle 19
Periodo: 30 Ottobre – 27 Novembre 2021
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: 9.30-17.
Catalogo: Testo critico di Alessandra Redaelli

Per la prima volta con una grande mostra personale a Varese, il pittore torinese di fama internazionale SILVIO PORZIONATO porta da PUNTO SULL’ARTE una serie di inediti ritratti femminili recentissimi di medie e grandi dimensioni, frutto del lavoro degli ultimi mesi.
Condotti con un gesto pittorico fresco e immediato, accesi da tinte piene e succose e resi vibranti da una serie di interventi pittorici ulteriori – larghe strisce di colore stese con la spatola, disturbi visivi, sgocciolamenti – i volti femminili di Porzionato ingaggiano con lo spettatore un gioco di rimandi che affonda le sue radici nella tradizione dell’arte classica, potentemente votata alla bellezza, ma che trova il suo compimento nella potenza istintiva dell’espressionismo.
Bellissime, le donne dipinte dall’artista non sono mai ritratti, ma piuttosto archetipi della femminilità contemporanea, raccontata non solo secondo gli attuali canoni estetici, ma anche compiendo una ricerca psicologica nelle sue idiosincrasie e nei suoi disagi. Le ragazze sembrano infatti colte nell’attimo intimo del riconoscimento di sé attraverso uno specchio, momento – oggi più che mai – condito di ansia e di aspettative, di gioia e di terrore. Travestite, truccate, pronte a mettersi in scena per se stesse e per noi, le donne di Porzionato cercano nello specchio, e dunque nei nostri occhi, la conferma della loro esistenza, l’accettazione del loro essere come sono. Splendide e tuttavia verissime in questo spasmodico bisogno di comprendersi.
Accanto alle grandi opere a colori pieni e accesi, la mostra presenta quattro pezzi in bianco e nero, dove a dispetto dell’abbassamento dei toni ai bruni e alle scale di grigi resta intatta la scintillante luminosità della materia pittorica.
Il vernissage della mostra dal titolo MIRRORS si terrà SABATO 30 OTTOBRE dalle 15 alle 19 presso la sede di Viale Sant’Antonio 59/61 e l’Artista sarà presente in galleria. L’evento è realizzato nel completo rispetto delle norme di sicurezza e pertanto sarà necessario esibire all’ingresso il Green Pass (esclusivamente nel corso del vernissage, non sarà invece necessario per visitare la mostra durante i regolari orari di apertura della galleria).
L’accesso alla galleria sarà inoltre contingentato, è dunque consigliabile prenotare un appuntamento per assicurarsi una visita nell’orario desiderato. Nel corso dell’inaugurazione saranno individuati due o tre momenti in cui la curatrice presenterà brevemente al pubblico l’essenza della mostra.

Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo di Alessandra Redaelli sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.
Per una visita più completa i visitatori sono inoltre invitati a portare un paio di auricolari e lo smartphone in modo da poter accedere al materiale audiovisivo creato per la mostra tramite QR code.

SILVIO PORZIONATO: Nasce a Moncalieri (TO) nel 1971. Dopo il diploma di maturità artistica, per un decennio si occupa di design per una importante azienda torinese. Richiamato però – come lui stesso ha affermato – dal «silenzio della terra del Roero» (CN), decide di cambiare vita e ricominciare, cercando un più intimo e stretto contatto con la natura e con l’Arte. Porzionato si dimostra da subito una rivelazione nel panorama artistico nazionale: dopo solo un anno di attività è selezionato al Premio Arte Mondadori, nel 2010 vince il premio della critica a Saluzzo Arte e realizza poi un’opera permanente per il Museo d’Arte Urbana di Torino. Nel 2011 è selezionato per la 54° Biennale di Venezia, esponendo sia all’interno del Padiglione Regionale del Piemonte che nel Padiglione Italia a Torino. Nel 2013 realizza 3 grandi installazioni dal titolo Codice Temporale per il MACS (Museo Arte Contemporanea Sicilia) di Catania. Per l’occasione l’artista realizza 112 ritratti di volti di persone, a narrazione e a mimesi dell’incedere del tempo attraverso il mutare dei tratti somatici dell’individuo. Un percorso visivo nel quale lo spettatore è spinto a riflettersi, come davanti ad un grande specchio spalancato sul proprio passato e il proprio futuro, in un continuum straniante dall’infanzia alla vecchiaia. È quindi nel 2016, dopo le prime collettive ed esperienze statunitensi, che con la mostra personale It’s Life alla Artspace8 Gallery irrompe oltreoceano sulla scena figurativa della città di Chicago (USA). Da allora, le sue opere hanno girato il mondo e trovato spazio nelle gallerie più influenti, da Hong Kong, a Londra, Parigi, Bogotá, New York, Miami, Chicago, e Istanbul. Ha preso parte ad alcune tra le più prestigiose fiere negli Stati Uniti – in particolare al vibrante circuito di Art Miami – nonché ai più importanti appuntamenti di Regno Unito, Corea, Colombia, Turchia e Perù. Attualmente, Silvio Porzionato vive e lavora a Pancalieri, in provincia di Torino.


Istituzione Culturale ART1307 scrive:

Titolo: TRANSIENCE IN LOCI
Curatore: Cynthia Penna
Organizzatore: ART1307 Studio
Artisti: Yuri Boyko, Claudio Santini
Sede: ART1307 Rampe S. Antonio a Posillipo, 104 80122 Napoli – Italia
Durata: 10 Novembre 2021 / 8 Gennaio 2022
Vernissage: 10 Novembre 2021 – ore 17:00
Fb: art1307
Instagram: istituzione_culturale_art1307
Pinterest: Art1307

In occasione della mostra personale dei due fotografi californiani Yuri Boyko e Claudio Santini presso la Stazione ferroviaria di AAVV di Afragola, ART1307 invita il pubblico presso i propri spazi espositivi di Napoli-Posillipo per approfondire la conoscenza dei due artisti con un’esposizione di opere inedite e diverse e anche attraverso l’incontro personale con i due artisti presenti a Napoli.
Yuri Boyko e Claudio Santini si fanno portavoce di una conversazione sul luogo: quello pubblico della strada, quello privato della casa e l’intimo profondo dell’io. In Boyko si fa forte la volontà di esprimere l’identità poliedrica e multiforme dell’essere umano, che talvolta diviene anche scenografica, fittizia, quasi costruita: alla nudità vera di alcuni soggetti, si contrappone l’utilizzo costruito delle pose, degli oggetti o dei costumi di cui, in alcuni casi, si serve. In Santini invece, lo spazio diventa pubblico: sono le strade, i ponti, le facciate delle case che muovono i lavori di quest’artista: danza di geometrie che paiono destinate a convergere verso un unico orizzonte pur non incontrandosi mai.
Tutto questo verrà agito all’interno degli spazi di ART1307, uno studio-galleria, uno spazio intimo sempre nell’attesa di un pubblico: poiché l’uno non può esistere senza l’altro.

Yuri Boyko, fotografo americano di origini ucraine, ha una formazione internazionale ed eterogenea. Dopo aver frequentato la British Higher School of Art and Design, partecipa a collettive in Russia e USA; viene selezionato tra gli artisti premiati alla V Biennale d’Arte Contemporanea di Genova. Ha all’attivo numerose mostre personali e collettive in tutto il mondo e residenze d’artista in Francia, Spagna e Italia.
Nato e cresciuto a Roma, Claudio Santini muove la sua visione estetica tra fotografia e architettura. Dopo essersi diplomato all’Istituto Europeo del Design lavora come fotografo di architetture e d’interni per riviste quali Abitare, Domus, Casa Vogue; nel 1989 si trasferisce definitivamente a Los Angeles dove, i suoi lavori appariranno in alcune delle più prestigiose testate americane: dal The New York Times, al The San Francisco Chronicle, al California Home and Design.


Istituzione Culturale ART1307 scrive:

Titolo: IDENTITÀ TRANSITORIE
Curatore: Cynthia Penna
Organizzatore: ART1307 Istituzione Culturale
Artisti: Yuri Boyko, Claudio Santini
Sede: Stazione FFSS AV Afragola
Durata: 6 Novembre 2021 / 30 Gennaio 2022
Vernissage: 6 Novembre 2021 – ore 12:00
FB: art1307
Instagram: istituzione_culturale_art1307
Pinterest: Art1307
Ufficio Stampa: Chiara Cosentino Ph.: chiaracosentino@art1307.com

Curata da Cynthia Penna, dal 6 Novembre 2021, sarà presente negli spazi della stazione Afragola la mostra dal titolo Identità Transitorie, che avrà il compito di farsi portavoce di un viaggio, architettonico e fisico, cui noi tutti saremo partecipi. Verremo sopraffatti da lunghe linee, non rigide o delimitanti come i confini, ma porose, oscillatorie: vere e proprie soglie che apriranno ad un panorama lontano, a noi ignoto, ma che al contempo ci inviteranno a percorrere liberamente sia gli spazi visivi delle opere, che quelli concreti della sede espositiva anch’essa coacervo vivo di linee fluide e continue. Linee che non risulteranno labirintiche, ma che avranno la funzione trascinatoria di un flusso, quasi come quello di un fiume, su cui si trova lo stesso “ponte” della stazione Afragola. Ma non è acqua quella che scorre inesorabilmente sotto questa costruzione, ma persone. E sono soglie inesplorate anche i volti che passano tutti i giorni davanti ai nostri occhi, che nella loro quantità indefinita diventano lo specchio di un’umanità che non fa altro che camminare, muoversi e mutare.

E se da una parte vi sono gli sconfinati spazi di Santini, in Boyko ad essere sconfinati sono gli occhi delle persone, lo sguardo onnipresente dell’altro. In questo dialogo tra corpi e luoghi, gli uni indiscusse controparti dell’altro, vi è una costante, che è l’incalzare dell’infinito e del flusso migratorio di un’umanità da sempre portata al cammino e che proprio attraverso esso si trasforma. Identità Transitorie è quindi polo di incontro fra corpi e spazi in linea perfetta con l’intento architettonico-organico del lavoro di Zaha Hadid; la stazione ferroviaria, non-luogo per eccellenza, si tramuta anch’essa in simbolo significativo di connessione e di trasformazione di umanità.

Yuri Boyko, fotografo americano di origini ucraine, ha una formazione internazionale ed eterogenea. Dopo aver frequentato la British Higher School of Art and Design, partecipa a collettive in Russia e USA; viene selezionato tra gli artisti premiati alla V Biennale d’Arte Contemporanea di Genova. Ha all’attivo numerose mostre personali e collettive in tutto il mondo e residenze d’artista in Francia, Spagna e Italia.
Nato e cresciuto a Roma, Claudio Santini muove la sua visione estetica tra fotografia e architettura. Dopo essersi diplomato all’Istituto Europeo del Design lavora come fotografo di architetture e d’interni per riviste quali Abitare, Domus, Casa Vogue; nel 1989 si trasferisce definitivamente a Los Angeles dove, i suoi lavori appariranno in alcune delle più prestigiose testate americane: dal The New York Times, al The San Francisco Chronicle, al California Home and Design.


Maiocchi15 scrive:

MADRASAT MILANO
Esposizione delle opere di Ali Hassoun

Sotto l’Alto Patrocinio del Consolato Generale del Libano
In collaborazione con MEA

Vernissage di inaugurazione
Giovedì 30 settembre 2021 | dalle ore 19.00 | via Maiocchi 15 | Milano

La galleria Maiocchi15 inaugura giovedì 30 settembre, dalle ore 19 in via Maiocchi 15 a Milano, la mostra “Madrasat Milano”, esposizione personale delle opere dell’artista Ali Hassoun.
Le opere di Ali Hassoun sono un copendio di varie culture, dalla cui fusione ne emerge una nuova più ricca. Alla propria nazionalità libanese aggiunge quella italiana, arricchendo così la propria esperienza individuale.

Il linguaggio figurativo di Ali, dalle solide fondamenta pittoriche, è immediato e diretto, ci permette di rimanere all’esterno, osservandolo criticamente, o viceversa di sentirlo emotivamente.

L’artista si fa interprete di culture diverse ma confrontabili, che convivono nello spazio perfettamente orchestrato delle sue tele coloratissime. I personaggi dell’Islam o dell’Africa che l’artista sceglie per le sue composizioni, soprattutto donne, sono ritratti in pose spontanee, e con eccezionale profondità si indagano i loro sguardi, alcuni più meditativi, altri più ridenti e ironici.

Tutti sono catturati in un gioco di citazioni colte e di rimandi indiretti tra figura e sfondo. Per Ali Hassoun, l’arte è inevitabilmente un territorio di confine dove s’incontrano due diverse culture, quella tradizionale e spirituale dell’Islam e quella dinamica ed evolutiva dell’Occidente.

“In questo incontro, Est e Ovest, Nord e Sud sono coordinate solo apparentemente geografiche. Piuttosto assumono il significato di luoghi topici della mente, direzioni spirituali che si passano il testimone, – dice nel testo Ivan Quaroni – L’iconografia di Ali Hassoun è costruita rubando all’odierna cultura visiva le immagini di un’umanità variegata, intenta alle umili occupazioni di un quotidiano non ancora brutalizzato dai segni dell’era tecnologica, Ali “copia e incolla” metaforicamente sulla tela le fotografie di personaggi trafugati tra le pagine di un libro o di una rivista. Nel contesto italiano, quella di Ali Hassoun è, invece, una pittura che recupera la Bella Maniera di vasariana memoria, la compiuta perfezione della grande lezione rinascimentale: una pittura senza mediazione, senza alibi e senza trucchi.”

I personaggi che animano i suoi lavori sono pastori arabi, studenti delle scuole coraniche, cabalisti, vecchi saggi e donne africane vestite con tessuti dai colori sgargianti che si muovono in uno scenario in cui il paesaggio è sostituito da un fondale artefatto, citazione di celebri capolavori della Storia dell’Arte, dal Michelangelo della Sistina al Picasso di Guernica, dai pittori senesi del Trecento -Simone Martini e i Lorenzetti – fino a Capogrossi.

Info Utili
Periodo espositivo: dal 30 settembre al 30 ottobre 2021
Orario: dal lunedì al sabato (9.30 – 13 e 14.30 – 19.30)
Ingresso libero

Contatti Galleria

MAIOCCHI15
via Maiocchi 15, 20129 – Milano
tel. 02.23184910
maiocchi15@gmail.com


Sofia Macchi scrive:

Il celebre Artista toscano RUDY PULCINELLI apre la nuova stagione da PUNTO SULL’ARTE, a Varese con una mostra personale in cui presenterà in anteprima la grande installazione Risvegli e nove opere inedite di varie dimensioni. In esposizione ci saranno un totale di 29 opere, spaziando da piccoli formati a grandi opere di carattere installativo.
La mostra di PULCINELLI – che oramai da tempo trascorre diversi mesi all’anno in Cina – è un invito al dialogo e alla condivisione, tutto giocato su un elegantissimo contrappunto di contrasti: tra il caos e l’ordine geometrico, i pieni e i vuoti, il bianco abbagliante e scuri toni terrosi. Protagoniste del suo lavoro sono le lettere di sette diversi alfabeti, i più diffusi al mondo (greco, cirillico, ebraico, arabo, cinese, latino e giapponese), che l’artista sceglie da un lato per il loro valore simbolico, dall’altro per la purezza delle forme, che nelle sue opere si incastrano l’una nell’altra sempre – e tassativamente – seguendo una logica estetica. È questo uno dei maggiori punti di fascino del suo lavoro: la capacità di muoversi in perfetto equilibrio tra un concettuale intriso di significati stratificati da un lato e una pulizia estetica impeccabile dall’altro.
Mescolare i linguaggi significa dunque per l’artista ritrovare un’unità perduta, riallacciare dialoghi che paradossalmente sembrano farsi sempre più complessi in un mondo in cui siamo tutti vicini e interconnessi. L’artista evita accuratamente che nei grappoli di lettere, negli incastri, nelle fioriture sia possibile una lettura, una decrittazione, proprio perché lo spettatore non sia distratto dal particolare e cominci a guardare quei mucchi di forme come l’universale che rappresentano, sentendosi anche lui – come individuo – un’unità capace, insieme agli altri, di ridare vita alla comunicazione tra i popoli.
Dal ferro laccato bianco all’acciaio Corten, dal legno combusto, alla carta, al cemento, i materiali servono a Pulcinelli per rafforzare il messaggio. Così, nell’installazione Risvegli, è da legni combusti – e dunque apparentemente esausti – che sgorgano le lettere della rinascita; mentre nella grande opera museale È un tuo diritto la cultura viene proposta come un nutrimento indispensabile attraverso lettere di carta cotone contenute in ciotole generalmente destinate al cibo.
Il vernissage della mostra dal titolo RIFLETTERE si terrà DOMENICA 12 SETTEMBRE dalle 14 alle 18 presso la sede di Viale Sant’Antonio 59/61 e l’Artista sarà presente in galleria. L’evento è realizzato nel rispetto delle norme di sicurezza e l’ingresso alla galleria sarà contingentato. È consigliabile prenotare un appuntamento per assicurarsi una visita nell’orario desiderato. Nel corso dell’inaugurazione saranno individuati due o tre momenti in cui la curatrice presenterà brevemente al pubblico l’essenza della mostra.

Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo di Alessandra Redaelli sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.
Per una visita più completa i visitatori sono inoltre invitati a portare un paio di auricolari e lo smartphone in modo da poter accedere al materiale audiovisivo creato per la mostra tramite QR code.

RUDY PULCINELLI – Nasce a Prato nel 1970. Frequenta l’Istituto d’Arte Petrocchi di Pistoia e successivamente la facoltà di Architettura presso l’Università degli Studi di Firenze. Nel 1997 espone per la prima volta all’estero negli Stati Uniti. Da quel momento intraprende un percorso internazionale che lo porta a esporre il suo lavoro in gallerie private e spazi pubblici in Arkansas, Louisiana, Virginia, Emirati Arabi, Francia, Spagna, Olanda, Germania, Austria, Uruguay, Thailandia, Cina, Marocco e Argentina. Nel corso della sua carriera riceve numerosi riconoscimenti e premi tra cui: il Premio The Next Generation (1999), il Fiorino d’Oro del Premio Firenze nella sezione scultura (2000) e l’Europol International Art Prize (2011 – L’opera premiata è stata installata in modo permanente all’interno della sede dell’Europol – The European Police Office a l’Aia, nei Paesi Bassi)Le sue opere sono entrate a far parte di importanti collezioni pubbliche e private tra cui: la collezione permanente del City Hall di Charlottesville in Virginia (U.S.A.), Museo Paolo VI Arte Moderna e Contemporanea di Brescia, Pinacoteca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Lucca Center of Contemporary Art, Fundacion Pablo Atchugarry Museo di Arte Contemporanea in Uruguay, Europol HQ, Aia nei Paesi Bassi, Silpakorn Art Center, Bangkok. Nel 2013 ha realizzato l’installazione permanente site specific White Connections presso il Museo Baimamedo Tibetan Art Center, 798 Art Zone di Pechino in Cina e, nello stesso anno, viene selezionato per il progetto Residence d’Artistes presso il Centre d’Art Contemporain Essaouira in Marocco. Nel 2014 viene invitato a far parte della giuria del 798 ICAF, International Children Art Festival a Pechino, eseguendo anche una serie di workshop creativi durante la manifestazione. Nello stesso anno partecipa alla II Biennale d’Arte Contemporanea di Casablanca in Marocco con l’opera Le Repas Quoditien. Nel 2015, durante la Festa della Repubblica Cinese, crea un’installazione site specific in una delle vie principali del 798 Art Zone di Pechino. Nei mesi successivi la stessa installazione viene esposta in altri due spazi della capitale: al Tian Qiao Center for Performing Art e nella Beijing News Publishing House. Nel 2018 crea Dialogue, scultura in ceramica smaltata, realizzando una tiratura esclusiva per il progetto Legame, commissionato da Unicoop Firenze e realizza l’installazione site specific Dialoghi in Piazza Bruno Buoni a Brescia. Nel 2019, durante il Fuorisalone di Milano, presenta una scultura monumentale all’interno del Romana Design District. Muovendosi dalla scultura sempre più verso l’installazione, Rudy Pulcinelli sviluppa una ricerca raffinata e intellettuale incentrata sul tema del dialogo e dell’individuo come unità di misura del valore potenziale del genere umano: nella babele contemporanea di popoli ed etnie drammaticamente consumati da lotte intestine, dove la considerazione di una vita umana diviene talvolta tristemente esigua, Pulcinelli, utilizzando il simbolismo delle forme e delle sagome di lettere tratte dai 7 alfabeti più diffusi al mondo, cerca di legare il concetto di comunicazione a quello di memoria. Concetti che insieme rivestono un ruolo importante per costruire le basi del suo linguaggio scultoreo-installativo estremamente contemporaneo, mediatico ed emotivo. Una sorta di codice di comunicazione artistico teso a sottolineare la necessità di investire sull’individuo, sulla sua storia e sul suo futuro, all’insegna della tolleranza e della valorizzazione delle particolarità di ciascuno, siano essi etniche, linguistiche o culturali, perché possano essere percepite non come ostacoli, ma come opportunità. Le lettere forgiate nella materia scultorea, in acciaio corten o polistirolo, oppure suggestivamente e sapientemente evocate attraverso l’utilizzo di luci e ombre, riflettono microcosmi (individui) in dialogo tra loro all’interno di macrocosmi (collettività), a loro volta comunicanti. In tal modo Pulcinelli giunge a sottolineare il valore intrinseco dell’essere umano, da coltivare attraverso l’educazione e l’istruzione come diritto inalienabile e come chiave di volta per rispondere al bisogno di comunicazione che è necessità primaria e cibo spirituale di ogni essere umano. Dal 1997 espone regolarmente in gallerie private e luoghi pubblici in Italia e all’estero e partecipa alle più importanti Fiere di settore. Le sue opere fanno parte di collezioni private in tutto il mondo. Vive e lavora tra Prato e Beijing.


Leonardo Basile scrive:

Alessandro Nesta – La città globale
“La vita non è uno spettacolo muto o in bianco e nero. È un arcobaleno inesauribile di colori, un concerto interminabile di rumori, un caos fantasmagorico di voci e di volti, di creature le cui azioni si intrecciano o si sovrappongono per tessere la catena di eventi che determinano il nostro personale destino.” (Oriana Fallaci)
Per Arte in Vetrina (l’iniziativa a cura del Centro d’arte e cultura di ‘Leonardo da Vinci’ di Bari-S.Spirito) dal 16 Luglio al 16 di Agosto è la volta dell’artista Alessandro Nesta con una delle sue ultime opere pittoriche: “Città globale”, una fantasmagorica visione della città intesa come (caotica) comunità di individui e cose nella quale, con malincuore dell’artista, fa capolino anche un trullo della Valle d’Itria. Realizzata con colori acrilici e inserti in carta e testi, e dalle dimensioni di cm 80 x 60, l’opera potrà essere ammirata a qualsiasi ora della giornata e in totale sicurezza (la vetrina è a livello stradale e a vista).
“La pittura di Alessandro Nesta riesce a sfruttare simultaneamente tutte le risorse visive e auditive ai fini della creazione di un linguaggio simbolico, concreto, universale dell’inconscio, testimoniando con rigore la realtà specifica del proprio tempo. L’interrogativo di quest’epoca è il rapporto fra gli oggetti nuovi e vecchi. La purezza del segno del colore di Alessandro Nesta rimangono fondamentali riscontrabili in ogni periodo della sua vasta produzione pittorica.(…)”

Pittore , nato a Bari nel 1948 , Alessandro Nesta è un artista che riesce ad emozionare il visitatore con la sua mano sicura e con i colori della sua felice tavolozza . Moderno, se la geometria e gli effetti della prospettiva sono gli elementi principali della sua arte, di forte temperamento si esprime e si impone con una sensibilità che è il suo mondo interiore, fatto di poesia colorata .
Ha partecipato con successo ai più importanti appuntamenti artistici pugliesi fra i quali si ricordano Expo Arte e Spazio aperto all’Arte (alla Fiera del Levante), Mostrartemercato (a S.Spirito) e Premio via Nazareth (a Barletta).
Le sue opere fanno parte di diverse collezioni private in Italia e all’estero (Brasile e Germania in particolare).

Alessandro Nesta – La città globale
Dal 16 Luglio al 16 Agosto 2021
Vetrina Centro d’arte e cultura L. Da Vinci
Santo Spirito, Via G.Verdi, 7, 70127 (BA)
Orario di apertura
Tutti i giorni, 24/24 h

Associazione culturale L.daVinci
Via Verdi 9 – 70127 Bari S.Spirito
associazioneleonardodavinci@gmail.com
3312585103


Istituzione Culturale ART1307 scrive:

Titolo: Exposition d’été
Curatore: Cynthia Penna
Organizzatore: ART1307 Studio
Sede: ART1307 Studio, Rampe S. Antonio a Posillipo 104, Napoli
Durata: 28 giugno / 3 Ottobre 2021
Per informazioni e appuntamento: Tel. 08118336574, info@art1307.com, http://www.art1307.com
Fb: https://www.facebook.com/art1307
Instagram: istituzione_culturale_art1307
Pinterest: Art1307

A Napoli una splendida “Exposition d’été”.
Presso la sede napoletana di ART1307 alle Rampe S. Antonio a Posillipo 104 si terrà, fino al prossimo 3 ottobre, una mostra estiva di opere su carta di diversi artisti che hanno accompagnato il percorso della galleria nel corso degli anni: inedite produzioni, materiali innovativi, sculture murali e tanto altro all’interno di un nuovo allestimento creato per l’occasione.
L’esposizione sarà aperta tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle 13.30 con chiusura il sabato e la domenica.


Leonardo Basile scrive:

Meriggio di Puglia con Cesare Cassone

Per Arte in Vetrina (l’iniziativa a cura del Centro d’arte e cultura di ‘Leonardo da Vinci’ di Bari-S.Spirito) è la volta dell’artista Cesare Cassone con una delle sue ultime opere pittoriche: “Duemilaventuno n.6″, un ‘caldo’ dipinto a colori acrilici dalle dimensioni di cm 100 x 100.
L’esposizione, che prende il titolo di MERIGGIO DI PUGLIA dai luminosi colori e stilizzate figure dell’opera del Maestro Cassone, rimarrà in visione sino al 15 luglio.

“[…] Dipinti della memoria, paesaggi mentali, catturati e impressi sulla tela con cenni veloci, esili segni di forme architettoniche lontane appena accennate su una tavolozza calda e luminosa[...]”

“ [...] Di certo Cesare Cassone è un colorista. Il senso del colore fa parte del suo DNA creativo da sempre. Ed ai maestri moderni di un colore slegato oramai da impacci naturalistici e lasciato libero di esplorare i territori dell’interiorità o di creare mondi paralleli – Chagall, Gauguin, Matisse, Klee,Rotkho …- si è rivolta fin dagli inizi la sua attenzione . Il ciclo di opere qui esposte è però il frutto di una sintesi più matura, di un personale approdo ( ma non definitivo) in cui figurazione e astrazione si integrano e si fondono in costante contaminazione. Dalla rappresentazione del paesaggio esterno si è passati infatti ad un paesaggio introiettato nel ricordo, passato al vaglio dell’emozione e al controllo della ragione, in un gioco variabile e mutevole di rimandi. C’è tutto se stesso, i suoi sogni, le sue visioni, le sue sensazioni, i suoi desideri, in queste superfici di colore-luce, contrappuntate da pochi segni: esili griglie architettoniche ( disegnate a graffito). stilizzati alberelli, teorie di elementari e geometriche casette che affiorano appena su fondali quasi monocromi o organizzati in fasce luminose di complementari ( con predilezione per blu e rossi intensi). Quadri che possono essere letti come capitoli di un percorso interiore ancora in progress, in cui il gioco di equilibri strutturali e di armonie cromatiche, depurate dal dettaglio naturalistico, ci conduce in una dimensione altra, sospesa in sottili equilibri tra realtà e memoria, percezione fisica ed evocazione esistenziale e spirituale.” – Antonella Marino

Nato a Castellaneta (TA) , Cesare Cassone vive e lavora a Bari. Pittore autodidatta (come ama definirsi lui stesso), dal 1966 dipinge le prime opere rappresentando luci e colori della natura e dei paesaggi della sua terra (perseguendo anche da Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, dal 1973, a coltivare la passione per la pittura), producendo una serie di opere (ad olio e a gessetti), fino al 1983. In congedo dal 2005, con grado di Generale, ha ripreso a dipingere. Dal 2006 ha tenuto mostre personali e partecipato a collettive ed altri eventi, in Italia e all’estero.
E’ stato recensito da “La Repubblica”, “La Gazzetta del Mezzogiorno”, “Il Quotidiano di Bari”, “Il Corriere dell’Arte”, La Rivista “BOE’”, “Punto d’Incontro” e riportato nei Cataloghi Annuali de “I Grandi Maestri” 2007 e “L’Elite New”2008.
Inoltre, quali riconoscimenti, ha ricevuto, nel 2007, il “Premio Speciale” del Corriere dell’Arte” ed il “Premio Internazionale Anthony Van Dyck”; nel 2008, il “Premio Internazionale S.Valentino- Medaglia Camera dei Deputati”, “1° Concorso Pittura Estemporanea” – Castellaneta (TA) (1° classificato), Premio “Inno alla Natura” – Città di Monreale (PA), “3° Premio Internazionale” BOE’ Palermo – Attestato di Merito Artistico; nel 2009, Premio “Club degli Artisti” di Foggia, “I maestri Italiani del Colore 2009” Malta- Attestato, Premio “Parga 2009”, Premio Internazionale “René Magritte”.Bruxelles, Premio Ambiente 2009 Stresa (VB); nel 2010, Premio San Pietroburgo 2010, Premio Internazionale dei Dioscuri “Ischia Art Awards 2010”; nel 2012, Gran Premio degli Imperiali 2012 Roma, Gran Premio Art Fashion 2012 Gallipoli (LE), Premio Levante 2012 Otranto(LE), Gran Premio Città di Trani 2012 Trani (BAT), Gran Premio Parghelia per l’Arte 2012 Tropea(VV). 2014, Premio la Vitoria dell’Arte Grottaglie (TA). 2015, Il Ghiro d’Argento Bologna. 2016. Premio Fighille Arte (PG), Riconoscimento al merito Speciale della Giuria Roma.

Cesare Cassone – Meriggio di Puglia
Fino al 15 Luglio 2021

Location
Vetrina Centro d’arte e cultura L. Da Vinci
Santo Spirito, Via G.Verdi, 7, (BA)

Orario di apertura
Tutti i giorni, 24/24 h


Borderline Arte Festival scrive:

BORDERWINE GATTINARA
Modifica”BORDERWINE GATTINARA”

Per il primo anno, Borderline Arte Festival esce dai confini della città di Varallo lanciando il progetto “Borderwine vetrine in luce” nel comune di Gattinara. Nei giorni di 2/3/4 luglio 2021 proporremo una rassegna artistica caratterizzata dal riutilizzo dei negozi sfitti e dismessi del centro storico in favore dinuove zone espositive che verranno assegnate dalla direzione artistica direttamente a singoli artisti o gruppi, per un periodo temporaneo messo a disposizione dai singoli proprietari degli stabili; in questo modo l’Associazione Culturale Borderline vuole riportare l’attenzione sugli spazi commerciali e ricreare una vivacità urbana.

Nelle date dell’evento di Gattinara 2/3/4 luglio 2021 l’associazione oltre alla promozione delle vetrine artistiche, attuerà delle opere di urban art, installazioni e performance musicali coinvolgendo le principali Cantine Vinicole del territorio che potranno presentarsi anche attraverso il linguaggio dell’arte; in questo modo si vuole favorire ulteriormente il mix tra lacultura locale legata alla tradizione vitivinicola con la cultura artistica e la promozione sociale.

Parallelamente la delegazione FAI della Valsesia proporrà un racconto storico con visita alla torre diGattinara

L’evento prenderà vita grazie al patrocinio del Comune di Gattinara in collaborazione con Pro Loco di Gattinara, GArt, Fai delegazione della Valsesia e Associazione Liberumes.

E naturalmente il 3/4/5 settembre ci sarà la terza edizione del Borderline Arte Festival Varallo con numerose novità! Restate in contatto!


Borderline Arte Festival scrive:

3-4-5 Settembre 2021

Associazione Culturale Bordeline
Società Varallese di Fotografia Analogica

In collaborazione con:

FAI Delegazione della Valsesia
Gescav
Fondazione ONLUS Palazzo dei Musei Pinacoteca di Varallo
Ente di Gestione dei Sacri Monti
Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Varallo
Patrocinato da:

Comune di Varallo
Associazione Alpaà
Borderline ArteFestival è un’iniziativa culturale nata per promuovere le attività artistiche attraverso un evento liberamente aperto al pubblico.
L’idea dell’evento nasce dalla necessità di unire più forme d’arte insieme, in modo da far nascere un confronto artistico e un incontro costruttivo,
in una promenade espositiva in grado di raccontare un brano di creatività.
Questa terza edizione si svolgerà nei giorni di venerdì 3, sabato 4 e domenica 5 settembre 2021, nel comune di Varallo Sesia, attrazione turistica del Piemonte per le sue bellezze artistiche, sito UNESCO del Sacro Monte di Varallo e il paesaggio montano in cui si inserisce ai piedi della Valsesia.

Intenzioni di Borderline Arte Festival:
Borderline, si traduce dall’inglese con linea di confine, confinato, ai limiti, in posizione marginale.
Possiamo definire Borderline l’ambiente di montagna in cui nasce l’idea, una zona di confine in cui spesso le attività culturali legate alla creatività faticano ad emergere per mancanza di luoghi di aggregazione e riferimenti culturali.
Borderline è in qualche modo l’artista, il creativo che si trova a combattere con le sfide materiali di tutti i giorni. Sempre al confine tra sogno e realtà, fuori dagli schemi tradizionali del lavoro, spesso ignorato, altre volte mercificato e svenduto.
Borderline Arte Festival vuole pertanto far emergere la rete tra gruppi diversi e diventare, attraverso il superamento degli individualismi, un evento in grado di dare attenzione alle iniziative artistiche e promuoverle in maniera collettiva.
Borderline Arte Festival è un grido di richiamo che con l’eco delle sue onde vuole sfondare l’indifferenza in favore di nuovi spazi di collaborazione, situazioni di confronto, scuole di pensiero che possano ridare vita a nuove stanze di creatività e in generale dare nuovi stimoli ai fruitori.

Bordeline lancia la sua terza CALL for ARTIST rivolta a tutti i settori delle arti visive.

Borderline ArteFestival 2021 propone due tipologie di esposizioni:

Esposizioni Palazzo D’Adda :
Installazioni ed allestimenti interni nelle sale dell’antico Palazzo D’Adda
Installazioni Site-Specific / Light Mapping / Light Painting / Live Painting
In accordo con l’organizzazione gli artisti potranno proporre opere tematiche site-specific
da allestire in spazi aperti nel territorio della Città di Varallo in modo da creare interferenze sul paesaggio urbano.
Si valutano proposte di performance musicali e teatrali da concordare con la direzione artistica Borderline Arte Festival.
Come iscriversi:
inviare via email borderlineartefestival@gmail.com i seguenti dati:
Nome
Cognome
Email
Sito Internet (facoltativo)
Social (FB, Instagram) (facoltativo)
Telefono
Fotografia dell’artista
CV/Biografia Artistica in formato editabile (PDF,Word,ODT)
Almeno Tre immagini delle opere
Deadline:

Termine ultimo per le iscrizioni entro 4 Luglio 2021
Selezione:
Lo staff si riserva il diritto di selezionare le opere più attinenti in base agli spazi a disposizione.
I progetti selezionati saranno resi noti entro 15 giorni dal termine della deadline attraverso il contatto email indicato dall’artista. Agli Artisti selezionati al fine della partecipazione alla manifestazione verrà richiesta l’iscrizione all’Associazione Culturale Borderline (€ 20,00).


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

<20 15×15/20×20
Collezione PUNTO SULL’ARTE 2021

Vernissage: GIOVEDÌ 17 GIUGNO 2021, dalle ore 15 alle 19
Periodo: 17 Giugno – 31 Luglio 2021
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it

La VIII Edizione della mostra <20 15×15 / 20×20 Collezione PUNTO SULL’ARTE sarà inaugurata nella sede di Viale Sant’Antonio 59/61 della Galleria PUNTO SULL’ARTE giovedì 17 GIUGNO dalle 15 alle 19.

Sono 21 quest’anno gli Artisti, italiani e stranieri, invitati a prendere parte alla rassegna divenuta ormai format iconico della galleria e attesissimo appuntamento per gli amanti dell’arte.

JEAN MARC AMIGUES, ANNALÙ, ROBERTO BERNARDI, CASAGRANDE&RECALCATI, DANIELE CESTARI, OTTORINO DE LUCCHI, MICHAEL GAMBINO, ANDREA GNOCCHI, SILVIA LEVENSON, MATTEO MASSAGRANDE, MARTA MEZYNSKA, JOHANNES NIELSEN, FUJIO NISHIDA, GIORGIA OLDANO, CIRO PALUMBO, ALEX PINNA, TOM PORTA, SILVIO PORZIONATO, RUDY PULCINELLI, PAOLO QUARESIMA, VALERIA VACCARO.

Al centro della mostra vi è come sempre il formato – 15×15 cm e 20×20 cm – elemento cardine del progetto sin dai suoi esordi. Non ci sono vincoli di contenuto e di tecniche realizzative, ma unicamente di dimensioni dell’opera, per permettere la libertà espressiva degli artisti e al contempo proporre loro una ricerca sfidante.
In mostra saranno presentate 80 opere realizzate con le più svariate tecniche artistiche: dai monotipi al drybrush, dal vetro alla corda, dal marmo alla carta, fino ai più tradizionali colori a olio e ad acrilico. Tutte le opere sono state realizzate appositamente per questa esposizione e sono state dunque pensate come esemplari unici nel loro genere.

Nella Project Room al piano terra della galleria sarà come di consueto allestita una panoramica della collezione con opere provenienti dalle precedenti edizioni realizzate, tra gli altri, da Claudia Giraudo, Ernesto Morales, Sabrina Milazzo, Jernej Forbici, Marika Vicari e Brian Keith Stephens.
Un CATALOGO BILINGUE con la riproduzione delle immagini di tutte le opere in mostra e le biografie degli artisti è realizzato da PUNTO SULL’ARTE.

L’evento è realizzato nel rispetto delle norme di sicurezza e l’ingresso alla galleria sarà contingentato. È consigliabile prenotare un appuntamento per assicurarsi una visita nell’orario desiderato tra le 15 e le 19.


TerraMedia_LaDI scrive:

Chiantissimo. Contenitore di Arte Contemporanea è il progetto di arte pubblica ideato dall’Associazione Accaventiquattro Arte e realizzato in collaborazione con il Comune di San Casciano in Val di Pesa, alla sua prima edizione curata da Davide Sarchioni. La manifestazione, che si svolge dal 5 giugno al 5 settembre 2021, è patrocinata dal Comune di San Casciano in Val di Pesa e dalla Città Metropolitana di Firenze.

Chiantissimo esprime al massimo grado le qualità e le potenzialità di un territorio iconico e celebre in tutto il mondo che diventa Contenitore di Arte Contemporanea attraverso la forza immaginativa dell’arte nelle sue molteplici manifestazioni, per attivare nuove sinergie, sollecitazioni visive e di pensiero innestando dialoghi inediti tra architettura e paesaggio, la storia del luogo e i linguaggi della contemporaneità.
Il cuore pulsante di Chiantissimo è la piccola cittadina di San Casciano in Val di Pesa ubicata nella zona del Chianti Classico, il cui territorio popolato da antiche pievi, ville e castelli, ricco di bellezze paesaggistiche e ambientali, di stratificazioni storiche segnate dal passaggio di personaggi illustri, si apre costantemente alla scoperta del nuovo pur rimanendo consapevole delle proprie radici: un territorio che sa coniugare la tradizione con l’innovazione riuscendo a conservare i propri valori, ma aggiornandoli al mutare dei tempi; capace sia di ospitare i grandi maestri del passato (da Ambrogio Lorenzetti, Coppo di Marcovaldo a Simone Martini) come di accogliere le opere di importanti artisti contemporanei.

“San Casciano –spiega Roberto Ciappi, Sindaco di San Casciano in Val di Pesa– è un territorio genuino caratterizzato dal lavoro della terra con i suoi prodotti di alta qualità come il vino e l’olio, ma anche dall’alto livello culturale degli artisti che hanno lasciato un’impronta e hanno contribuito alla sua bellezza. San Casciano è in sinergia con l’arte, sia con quella antica che con le forme più contemporanee, ed è un centro di sperimentazione e di contaminazione tra antico e contemporaneo, aperto ai nuovi linguaggi. Sperimentare, innovare significa trovare nuove direzioni, tra queste la cultura contribuisce a creare nuovi percorsi, sia per chi vive la città sia per i visitatori.”

San Casciano ha da sempre un forte rapporto con l’arte contemporanea testimoniato dalla presenza delle opere monumentali di Mauro Staccioli, Roberto Barni e di Mario Merz, la cui figura archetipica di un cervo, che si erge solenne sulle antiche mura ed è abbinata alla progressione numerica di Fibonacci in neon azzurro, è diventata uno dei simboli della città.
Un legame con l’arte che Chiantissimo vuole rinnovare presentando alla sua prima edizione le installazioni inedite di 4 artisti invitati a rileggere alcuni dei luoghi chiave del centro storico: Antonio Barbieri, Antonello Ghezzi, Simone Gori e Matteo Nasini.
Gli artisti hanno effettuato diversi sopralluoghi per conoscere le tradizioni e la storia, le specificità e le eccellenze del territorio, trovare la giusta ispirazione e realizzare i propri interventi. Ne è scaturito un percorso variegato tra le vie e le piazze del centro storico, quale rivisitazione inedita dello spazio urbano che avvia una peculiare dialettica tra le opere e il contesto in cui si inseriscono.
Pur nella diversità delle tecniche e dei linguaggi, ogni opera condivide un’ispirazione comune legata alla dimensione del sogno, alla fiaba e alla fantascienza e diventa un dispositivo immaginativo in grado di generare mondi ulteriori, ma ben radicati nella realtà di cui ne costituisce la metafora. L’opera riesce così a trovare profonde connessioni con il contesto storico e sociale del luogo ricercando uno scambio attivo e interattivo con il pubblico.
Antonio Barbieri (Rho, 1985) è intervenuto nell’anfiteatro di Piazza Samonà collocando una delle sue creazioni ibride in un’aiuola circolare per sopperire ad una mancanza estetica in grado di riqualificare l’intero contesto. Il duo Antonello Ghezzi (fondato nel 2009 da Nadia Antonello e Paolo Ghezzi) ha ideato un progetto site-specific per l’antica Torre dell’Orologio in Piazza Pierozzi, articolato in tre momenti distinti, ma complementari, un sistema segnaletico dedicato a chi non rinuncia a sognare. Simone Gori (Firenze, 1986) si è appropriato dell’iconica Torre del Chianti per far vivere al fruitore un’esperienza inaspettata e immergerlo nella dimensione dell’immaginario dove tutto è possibile. Matteo Nasini (Roma, 1976) ha concepito un lavoro tessile, ispirato al mondo delle fiabe, che discende dalla torre del Teatro Niccolini per raccontare una nuova storia, esortando il pubblico a tornare a pensare e a tramandare, a creare e a sognare.
Negli spazi del Museo Giuliano Ghelli sarà inoltre allestita la mostra Chiantissimo, dove le opere di ciascun artista invitato dialogheranno con la collezione permanente di arte antica.
Per l’occasione, l’opera The end of second act di Perino & Vele, che venne realizzata per il progetto Tusciaelecta nel 2007, sarà ricollocata sulle antiche mura tornando a far parte del circuito di arte pubblica di San Casciano.

“Chiantissimo è il Contenitore di Arte Contemporanea nel Chianti, la mappa delle opere pubbliche e delle collezioni private sul territorio. Esplora, mappa archivia, propone in stretta sinergia con I luoghi. È un continuo processo artistico, è l’arte contemporanea nelle sue molteplici manifestazioni.” (Ass. Accaventiquattro Arte)

L’inaugurazione di Chiantissimo si svolgerà Sabato 5 e Domenica 6 giugno, due giorni durante i quali sarà possibile visitare anche due prestigiose location selezionate sul territorio, Fattoria La Loggia e Villa Mangiacane, previa prenotazione, per scoprire le loro collezioni di arte contemporanea.
Con Chiantissimo 2021, San Casciano rinasce attraverso l’arte contemporanea per creare nuovi spazi di riflessione e sognare un futuro possibile.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

ERNESTO MORALES

BEYOND LIGHT

a cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: SABATO 22 MAGGIO 2021, dalle ore 15 alle 19
Periodo: 22 Maggio – 12 Giugno 2021
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: 10-13 | 15-19.
Catalogo: Testo critico di Alessandra Redaelli

Artista internazionale con all’attivo mostre in tutto il mondo, ERNESTO MORALES inaugura la sua prima mostra personale da PUNTO SULL’ARTE a Varese (nella sede storica di Viale Sant’Antonio) SABATO 22 MAGGIO 2021 dalle 15 alle 19.
L’Artista argentino presenta – per la prima volta insieme – tutte e tre le sue principali serie pittoriche: quella dedicata alle nuvole, “Clouds”, della quale fanno parte numerosissime tele, studi e schizzi; “Places” dove i protagonisti sono scorci urbani dai profili ora riconoscibili, ora impalpabili; infine, le foreste, “Forests”, tele nelle quali i corpi degli alberi compongono una natura metafisica e onirica, nella quale addentrarsi passo passo col pensiero.
Ognuno dei temi che Morales tratta è scandito come una narrazione, tela dopo tela, con lo scopo di invitare lo spettatore a soffermarsi sulla metamorfosi, sull’evoluzione della realtà, sullo scorrere del tempo. Una sorta di costante meditazione sulla forma che lo apparenta agli artisti più contemplativi: Claude Monet nella sua indagine intorno alla Cattedrale di Rouen o Giorgio Morandi nelle sue infinite variazioni sul tema della natura morta.
Le nuvole che si stagliano sul fondo scuro mostrandoci la loro natura inafferrabile eppure così concreta, le foreste fitte e impenetrabili che rivelano segrete luci in lontananza, le città vibranti di nebbie che invitano a percorrerne le infinite prospettive sono luoghi della mente e della memoria che ci spingono verso un oltre, fuori e dentro di noi. Nella reiterazione dell’immagine che ci seduce nei piccoli scarti delle differenze, Morales rivela di essere un pittore profondamente concettuale sotto la superficie di una figurazione raffinata e ricercata. Un concettualismo che coinvolge anche i materiali. L’artista, infatti, crea con le proprie mani i colori che utilizza, ricavandoli da minerali e piante che raccoglie nel corso dei suoi viaggi; usa solo materiali naturali, dunque, convinto che se la pittura vuole parlare della natura debba farlo usando come materia prima la natura stessa.
Il vernissage della mostra dal titolo BEYOND LIGHT si terrà SABATO 22 MAGGIO dalle 15 alle 19. L’evento è realizzato nel rispetto delle norme di sicurezza e l’ingresso alla galleria sarà contingentato. È consigliabile prenotare un appuntamento per assicurarsi una visita nell’orario desiderato tra le 15 e le 19.
Nel corso dell’inaugurazione saranno individuati due o tre momenti in cui la curatrice presenterà brevemente al pubblico l’essenza della mostra.

Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo di Alessandra Redaelli, sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE. L’artista sarà presente in Galleria in occasione del vernissage Sabato 22 Maggio.

Per una visita più completa i visitatori sono inoltre invitati a portare un paio di auricolari e lo smartphone in modo da poter accedere al materiale audiovisivo creato per la mostra tramite QR code.

ERNESTO MORALES (Montevideo, Uruguay, 1974)
L’artista italo-argentino Ernesto Morales nasce nel 1974 a Montevideo, in Uruguay, e inizia la sua carriera a Buenos Aires dove ha vissuto fino al 2006 per poi trasferirsi in Europa. Dopo un primo periodo a Parigi stabilisce il suo studio in Italia, inizialmente a Roma e dal 2011 a Torino. Durante il periodo formativo a Buenos Aires, nel 1999 ha ottenuto il titolo di Professore di Belle Arti e nel 2005 ha conseguito un Dottorato in Arti Visive presso l’Università di Belle Arti della città. Dal 1999 al 2006 ha insegnato Pittura e Storia dell’Arte presso l’Università di Buenos Aires e ha rivestito l’incarico di Direttore dell’Accademia di Belle Arti. La sua carriera artistica lo ha condotto negli ultimi venti anni a realizzare mostre in musei e gallerie d’arte in molti Paesi, tra i quali Stati Uniti, Italia, Francia, Germania, Spagna, Ungheria, Cina, Singapore, Malesia, Tailandia, Argentina, Brasile, Messico e Uruguay. Ha partecipato a numerose fiere internazionali e tra il 2009 e il 2015 ha rappresentato istituzionalmente i Governi di Italia, Argentina e Uruguay con una serie di importanti esposizioni personali realizzate in vari musei. Dal 2013 realizza periodicamente mostre negli Stati Uniti e nel Sudest Asiatico. Nel 2014 tiene un ciclo di importanti esposizioni a Singapore, a Bangkok e a Kuala Lumpur, e nel 2015 una grande esposizione personale a New York nelle sale del Consolato Generale della Repubblica Argentina. Nel 2019 realizza la mostra Heat in occasione della 58ª Biennale di Venezia. Nello stesso anno, in seguito alla mostra Mindscapes tenutasi presso il Consolato argentino di New York, il catalogo della sua serie Clouds è entrato far parte della collezione del MET – Metropolitan Museum di New York. Negli ultimi anni sono stati pubblicati molti volumi monografici dedicati al suo lavoro tra i quali: “Memoria dell’impermanenza” (Cuneo – New York, 2019), “Il Tempo della Distanza” (Genova, 2010), “The invisible bridges” (Singapore, 2014), “Traces of memory” (New York, 2015), “Il giorno come la notte” (Torino, 2015), “Distance” (Milano, 2016), “Aurum” (Milano, 2017), “Mari migranti” (Rapallo, 2012). La ricerca artistica di Ernesto Morales si contraddistingue per un forte impegno teso ad indagare tematiche legate all’impermanenza, alla memoria e alla distanza attraverso l’elaborazione pittorica sia di elementi tratti dalla natura colti nella loro dimensione simbolica, che di onirici paesaggi urbani avvolti dal silenzio di atmosfere metafisiche. Vive e lavora a Torino.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

GIORGIO LAVERI

#HASHTAG #SEI

a cura di David Melis

Data e Orario: DOMENICA 25 APRILE, dalle ore 11 alle 18
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it

Dopo la presentazione in anteprima mondiale nello spazio museale Usina del Arte di Buenos Aires, la tappa francese a Vence e gli eventi organizzati a Borgio Verezzi, Albissola Marina e Reggio Emilia, gli apparecchi fotografici giganti di Giorgio Laveri, interamente realizzati in ceramica, approdano a Varese.
DOMENICA 25 APRILE dalle 11 alle 18 presso la Galleria PUNTO SULL’ARTE verrà presentato #HASHTAG, progetto itinerante dell’Artista GIORGIO LAVERI, curato da David Melis.
Per l’occasione la sede di Viale Sant’Antonio della Galleria PUNTO SULL’ARTE si trasformerà in un set fotografico, all’interno del quale i visitatori sono ritratti dall’artista con l’uso di una Polaroid d’epoca.
Tutti gli scatti saranno successivamente inseriti all’interno di un catalogo che racchiuderà i diversi momenti espositivi. Un’occasione unica per incontrare l’artista, approfondire la sua ricerca e prendere attivamente parte ad un progetto inedito, in totale sicurezza e nel rispetto delle normative vigenti.
Attraverso la ceramica, il suo mezzo espressivo d’elezione, passando per il cinema, il teatro e la sperimentazione interdisciplinare, dal 1972 ad oggi Giorgio Laveri ha presentato oltre un centinaio di eventi in Italia e nel mondo. La collaborazione stabile con alcune delle più importanti gallerie d’arte italiane ed estere ha permesso, inoltre, una capillare diffusione del suo lavoro. La conoscenza della scultura ceramica deriva, in particolare, dalla storica appartenenza di Giorgio Laveri alla colonia artistica di Albisola, conosciuta e apprezzata a livello internazionale.
Sarà possibile visionare le opere di Giorgio Laveri e accedere al set fotografico Domenica 25 aprile dalle 11.00 alle 18:00.
L’evento è realizzato nel rispetto delle norme di sicurezza e l’ingresso alla galleria sarà contingentato. È consigliabile prenotare un appuntamento per assicurarsi una visita nell’orario desiderato tra le 11 e le 18.

GIORGIO LAVERI nasce a Savona. Dopo gli studi di formazione professionale sulla regia televisiva, dal 1974 inizia a dedicarsi al cinema e al teatro. Nel corso della sua carriera firma 52 pièce teatrali e 23 film a soggetto, collaborando inoltre con la televisione Svizzera.
Dalla fine degli anni ‘70 inizia a traslare la sua esperienza cinematografica nel campo della sperimentazione artistica approdando così alla scultura e sodalizzando con la ceramica e con le vicine manifatture di Albisola, luogo la cui nobile tradizione artistica è conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.
Nel 1993 fonda con l’amico e artista Patrick Moya il Movimento Artistico del Mediterraneo volto alla promozione dell’arte ceramica e negli anni successivi lavora alla stesura definitiva del Primo Manifesto della Ceramica Mediterranea.
Nel corso della sua lunga carriera ha realizzato oltre un centinaio di eventi, presentando il suo lavoro oltre che in Italia anche all’estero in gallerie private e importanti spazi pubblici e musei: dal Complesso Monumentale del Pramàr di Savona allo Château-Musée Renoir a Cagnes sur Mer e al Palais de la Méditerranée a Nizza in Francia, da Montecarlo alla Florida, da Hong Kong alla Corea. Per oltre quindici anni ha partecipato a quasi tutte le principali fiere di settore in Italia e all’estero.
Laveri è un artista educato alla pluridisciplinarità, autore di performance, installazioni e creazioni artistiche sviluppate entro un’equilibrata miscela di spunti figurativi e tematici, oltre che di persuasivi aspetti scenografici e di limpidezza espressiva. Il suo mezzo elettivo resta la ceramica smaltata con interventi al terzo fuoco, tecnica complessa e sofisticata che padroneggia come pochi altri e che intreccia al cinema e al teatro anche nei soggetti scelti oltre che nel modo di presentarli al pubblico.
Nel corso della sua carriera ha ottenuto importanti riconoscimenti in campo artistico, tra cui si segnala il conferimento del Premio alla Carriera nel 2016 da parte della Nobile Contrada del Nicchio e dell’Associazione Arte Vasai di Siena.
Le sue opere fanno parte di collezioni private e pubbliche in tutto il mondo. Vive e lavora a Savona.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

GIORGIO LAVERI | VOLVER

a cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: DOMENICA 25 APRILE, dalle ore 11 alle 18
Periodo: 25 Aprile – 15 Maggio, 2021
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: 10-13 | 15-19
Catalogo: Testo critico di Alessandra Redaelli e David Melis

Una quotidianità ipertrofica e scintillante è quella narrata dalle sculture del famoso artista GIORGIO LAVERI che, per la sua prima personale alla galleria PUNTO SULL’ARTE, presenterà il meglio della sua recente produzione ascrivibile al periodo gigantista.
DOMENICA 25 APRILE dalle 11 alle 18 presso la sede di Viale Sant’Antonio si terrà il VERNISSAGE della mostra “Volver”.
Eleganti stick di rossetto, ciliegie al punto massimo di maturazione, turgide penne stilografiche, ma anche umili mollette da bucato o il vecchio temperamatite che usavamo a scuola (e che l’invasione di lavagne multimediali e iPad ha reso quasi obsoleto) crescono a dismisura e si trasformano nelle sue mani in totem, quasi oggetti di culto che ci costringono a guardare la realtà di tutti i giorni con altri occhi. I colori smaltati e la lucentezza della ceramica (impreziosita da interventi al terzo fuoco anche in oro zecchino) ribaltano la consuetudine in cortocircuiti percettivi che incantano nell’estrema piacevolezza estetica. Un’operazione che pur partendo da suggestioni pop ne supera la portata in un gioco squisitamente concettuale. Improvvisamente l’oggetto che sembrerebbe destinato a essere dimenticato in un cassetto diventa icona, vestendosi d’oro o di platino; a sorpresa la tentazione succosa del frutto si scontra con la gelida perfezione della materia. Mentre il rossetto si fa allegoria della seduzione, e in quel bastoncino dalla cima tagliata in obliquo, modellata per appoggiarsi alle labbra, ci sembra di vedere la bocca di Marylin Monroe, ancora più vivida e sensuale che nelle foto di Bert Stern.
Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte, il testo della curatrice Alessandra Redaelli e il progetto #HASHTAG curato da David Melis, verrà realizzato da PUNTO SULL’ARTE. L’Artista sarà presente in Galleria in occasione del Vernissage.
L’evento è realizzato nel rispetto delle norme di sicurezza e l’ingresso alla galleria sarà contingentato. È consigliabile prenotare un appuntamento per assicurarsi una visita nell’orario desiderato tra le 11 e le 18.

GIORGIO LAVERI nasce a Savona nel 1953. Dopo gli studi di formazione professionale sulla regia televisiva, dal 1974 inizia a dedicarsi al cinema e al teatro. Nel corso della sua carriera firma 52 pièce teatrali e 23 film a soggetto, collaborando inoltre con la televisione Svizzera.
Dalla fine degli anni ‘70 inizia a traslare la sua esperienza cinematografica nel campo della sperimentazione artistica approdando così alla scultura e sodalizzando con la ceramica e con le vicine manifatture di Albisola, luogo la cui nobile tradizione artistica è conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.
Nel 1993 fonda con l’amico e artista Patrick Moya il Movimento Artistico del Mediterraneo volto alla promozione dell’arte ceramica e negli anni successivi lavora alla stesura definitiva del Primo Manifesto della Ceramica Mediterranea.
Nel corso della sua lunga carriera ha realizzato oltre un centinaio di eventi, presentando il suo lavoro oltre che in Italia anche all’estero in gallerie private e importanti spazi pubblici e musei: dal Complesso Monumentale del Pramàr di Savona allo Château-Musée Renoir a Cagnes sur Mer e al Palais de la Méditerranée a Nizza in Francia, da Montecarlo alla Florida, da Hong Kong alla Corea. Per oltre quindici anni ha partecipato a quasi tutte le principali fiere di settore in Italia e all’estero.
Laveri è un artista educato alla pluridisciplinarità, autore di performance, installazioni e creazioni artistiche sviluppate entro un’equilibrata miscela di spunti figurativi e tematici, oltre che di persuasivi aspetti scenografici e di limpidezza espressiva. Il suo mezzo elettivo resta la ceramica smaltata con interventi al terzo fuoco, tecnica complessa e sofisticata che padroneggia come pochi altri e che intreccia al cinema e al teatro anche nei soggetti scelti oltre che nel modo di presentarli al pubblico.
Nel corso della sua carriera ha ottenuto importanti riconoscimenti in campo artistico, tra cui si segnala il conferimento del Premio alla Carriera nel 2016 da parte della Nobile Contrada del Nicchio e dell’Associazione Arte Vasai di Siena.
Le sue opere fanno parte di collezioni private e pubbliche in tutto il mondo. Vive e lavora a Savona.


Istituzione Culturale ART1307 scrive:

Titolo: La luce attraverso
Curatore: Cynthia Penna
Organizzatore: ART1307 Studio
Artisti: Ned Evans , Peter Lodato
Sede: On-line e ART1307 Studio , Rampe S.Antonio a Posillipo 104, Napoli
Durata: 5 Marzo/ 30 Aprile 2021
Link al video della mostra: https://youtu.be/NQSwXmUchs0
Per informazioni e appuntamento: Tel. 081 18336574, info@art1307.com, http://www.art1307.com
Fb: https://www.facebook.com/art1307
Instagram: istituzione_culturale_art1307
Pinterest: Art1307

ART1307Studio privilegia da molti anni la ricerca estetica sulla luce nell’ambito dell’arte contemporanea.
Una declinazione pittorica della luce nelle opere dei due artisti Californiani che appartengono a buon diritto al movimento Light &Space: Ned Evans e Peter Lodato.
La mostra è declinata sia in via virtuale che reale negli spazi dello Studio ART1307 in Napoli.
Un comune background estetico ispirato dalle sperimentazioni minimaliste e di hard-Hedge di John McLaughlin indirizza la ricerca di entrambi gli artisti verso un tipo di arte astratta fatta di piani di colore alternati a piani di “luce” che sembrano inseguirsi all’infinito e che conducono ad una introspezione quasi meditativa sul rapporto tra uomo e Natura intesa come energia di luce, come esperienza immersiva in una atmosfera di luce rarefatta che li lega al movimento tutto californiano di Light and Space.
Il linguaggio di Evans è rivolto ad una astrazione che trova il proprio fondamento nella sua esperienza quotidiana di confronto con la potenza naturale dell’oceano attraverso la pratica del surf.
Un legame ad un universo naturalistico che in Evans rifugge da qualsiasi supporto descrittivo, ma che si consolida attraverso l’alternanza di campi di colore e campi di luce.
Peter Lodato ha un approccio maggiormente costruttivista alla pittura : i suoi piani alternati di colori rappresentano piuttosto “attraversamenti” da zone di ombra a zone di luce. Lodato parte da una concezione quasi neo-plastica della pittura adoperando una tecnica, cara a John McLaughlin, di stratificazione di barre rettangolari su piani adiacenti. Nessun campo di colore scuro termina con una “chiusura”, bensì i margini sfocati in uno all’assenza di definizioni tra un piano e l’altro, lo portano ad una costruzione architettonica di luoghi di attraversamento dello spazio ; locus di passaggio tra una spazialità immersa nel buio ad una invasa dalla luce.
La comune grammatica visiva delle opere di entrambi affonda le radici nell’atmosfera esterna che li circonda e che determina in entrambi una visione “sfocata” dei margini dei campi di colore; questo “tremolio” dei margini , questa impossibilità di mettere a fuoco la visione dell’opera, rappresenta in chiave pittorica l’ambiente dove l’oceano domina, l’intensità della luce e quel tremolio dell’aria che immerge l’intera città di Los Angeles come in un sogno lungo una vita.

La mostra è visitabile on-line cliccando: https://youtu.be/NQSwXmUchs0


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

KYOJI NAGATANI | VERSO L’INFINITO
a cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: SABATO 13 MARZO 2021, dalle ore 15 alle 20
Periodo: 13 Marzo – 3 Aprile 2021
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: 10-13 | 15-19.
Catalogo: Testo critico di Alessandra Redaelli

A quattro anni dal suo debutto a Varese da PUNTO SULL’ARTE, nel 2017, KYOJI NAGATANI torna in galleria, questa volta con una personale. Il vernissage della mostra dal titolo VERSO L’INFINITO si terrà SABATO 13 MARZO dalle 15 alle 20. L’evento è realizzato nel rispetto delle norme di sicurezza e l’ingresso alla galleria sarà contingentato. È consigliabile prenotare un appuntamento per assicurarsi una visita nell’orario desiderato tra le 15 e le 20.

Per celebrare i quarant’anni dal suo arrivo in Italia (lo scultore si trasferisce a Milano nel 1981 grazie a una borsa di studio che lo porta all’Accademia di Brera), Sofia Macchi ha deciso di costruire oggi un percorso che parta proprio dal suo debutto, mettendo in mostra un pezzo prezioso: una Testa di ragazza del 1982 in cui è evidente la prima suggestione classica, che va da Degas a Medardo Rosso, rintracciabile nel segno visibile del gesto dell’artista. Altro pezzo interessante è I paesaggi del cuore, datato 1984 ma nel quale è già ben presente la poetica del seme che poi sarà propria all’artista nel corso degli anni successivi.
Dalla Sedia di Zefiro del 2011 fino ai classici semi, dalla leggerezza dell’Astrolabium fino alle Genesi e al Dono di Selene (dove il gioco squisito degli equilibri si sposa al bisogno di scavare la materia fino al cortocircuito tra la superficie patinata e il cuore scabro), dalle forme quasi aliene del Sospiro del cosmo fino al verticalismo svettante della recentissima Fenice, la mostra si snoda come una danza silenziosa, ipnotica, nella quale i rimandi alla tradizione orientale si fondono senza soluzione di continuità con le memorie della grande storia dell’arte: dall’uovo di Piero della Francesca fino a Constantin Brancusi e Arnaldo Pomodoro.
La mostra è pensata come un’antologica e strutturata in un allestimento museale. La storia dell’artista, infatti, oltre che dalle opere, è raccontata anche da una serie di pannelli che ne specificano le tappe, da estratti di testi scritti in precedenza sul suo lavoro e da locandine delle sue principali mostre personali.
Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo della curatrice Alessandra Redaelli, sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE. L’artista sarà presente in Galleria in occasione del vernissage Sabato 13 Marzo.

Per una visita più completa i visitatori sono inoltre invitati a portare un paio di auricolari e lo smartphone in modo da poter accedere al materiale audiovisivo creato per la mostra tramite QR code.
KYOJI NAGATANI nasce a Tokyo nel 1950. Si laurea all’Università delle Arti di Tokyo e presso l’Istituto Superiore di Ricerca dell’Università Statale di Belle Arti della capitale giapponese. Nel 1976 consegue il Diploma di specializzazione nella fusione del bronzo. Il suo legame con l’Italia comincia già nel 1981, quando vince una borsa di studio del governo italiano che gli consentirà, nel 1984, di diplomarsi all’Accademia di Brera a Milano sotto la guida degli scultori Enrico Manfrini e Alik Cavaliere. Le creazioni di Nagatani ottengono presto risonanza internazionale ed entrano a far parte di numerose collezioni private. Le sue sensuali e monumentali composizioni coniugano il sogno, la poesia e l’arte offrendosi come occasione di riflessione estetica e critica. Il Vento, il Tempo, la Colonna, la Porta, la Sedia, la Terra, il Silenzio ritornano costantemente come parole chiave, a ritmare i titoli delle sue opere. L’artista si misura con la visione delle cose da un punto di vista filosofico, oltre che fisico. Dividendosi tra l’Italia e il Giappone, lo scultore realizza importanti opere monumentali, come il Monumento per il Teatro Comunale di Hachioji a Tokyo, la “Sedia del Vento” per l’open air museum di Utsukushigahara di Nagano, “La Porta del Vento” per l’open air museum di scultura di Hakone e tre monumenti per i Giardini pubblici di Yoshikawa City (Saitama). Tra le sue sculture monumentali in Italia si ricordano “Il Seme” (2012) per la Scuola Edile di Bergamo a Seriate (BG), la scultura “Viaggiatore del Tempo” (2008) presso l’Aeroporto di Voghera e il “Trono del silenzio” (1998) in piazza Don Civilini, Pioltello (MI). Nel 2009 realizza l’imponente e suggestiva “Porta della memoria” a Chiesa in Valmalenco, Sondrio. Nello stesso anno vince il Premio delle Arti (settore scultura) del Circolo della Stampa di Milano – Associazione Culturale Indro Montanelli. Realizza numerose mostre in Italia e all’estero. Nel maggio 2017 è stato protagonista a PUNTO SULL’ARTE di una suggestiva mostra bi-personale con l’artista veneta Annalù. Vive e lavora tra l’Italia e il Giappone.


WarmtHub scrive:

WarmtHub, lo spazio artistico culturale che vede la lobby del Warmthotel di Roma adibita ad area espositiva, presenta {S[he(art)]}: L’Arte di LEI. Il Cuore di LEI, un’esposizione di tele e sculture dell’artista Federica Anna Molfese.
{S[he(art)]} racconta la donna, l’essere in connessione con sé stessa, con la natura e con il mondo. Un rapporto che presenta infinite sfaccettature e che permette di raccontare l’intimità di un essere umano che si dimostra allo stesso tempo forte e fragile, romantico e realistico, lottatore e rassegnato, indipendente e dipendente, altruista ed egoista.
L’esposizione mette in risalto determinate caratteristiche femminili, dalle più palesi ed evidenti a quelle meno sospettabili e più difficilmente descrivibili con l’intento di generare vari input e spunti di riflessione.
La forza di volontà, la capacità di superare sfide grandi e piccole, la consapevolezza di conoscersi e riconoscere i propri limiti e le proprie necessità, l’empowerment come libertà di definire e ridefinire sé stessa aldilà di “archetipi”. L’artista ha tradotto tutto questo in pittura e scultura esprimendo una visione legata alla natura di LEI, ai sentimenti, alle emozioni e alla reale scoperta e manifestazione interiore come strada che conduce alla felicità e all’equilibrio con sé stessi e con il mondo. Questa rappresentazione pittorica incita a sentirsi liberi superando gli stereotipi, la paura dell’incomprensione, i giudizi altrui.
Federica dice: “La mia è una pittura di sentimenti ed emozioni alla scoperta di sé stessi. La realtà intorno a noi può fare la differenza nel vivere il proprio essere perché circondarsi di persone che rispettano le nostre scelte e ci sostengono per come siamo ci rende più forti. In questo progetto ho messo in luce tutte le sfumature della figura femminile analizzando anche il rapporto amoroso tra donne che ho ricollegato alla natura rappresentandolo con fiori e colori accesi espressione di dinamicità e passionalità che sono tratti caratteristici delle relazioni”.
L’esposizione si sviluppa in due sezioni legate tra loro dalla natura. La prima sezione è incentrata sull’essere della donna: i suoi mille volti, le sue scelte, le sue esperienze, il suo rapporto con il corpo e con l’amore, con particolare attenzione all’opera “L’Albero del Cuore” che rappresenta la forza di volontà, la capacità di superare tutte le sfide e la consapevolezza di conoscersi. La seconda sezione si basa sull’espressione di sé: il coming out, la decisione di dichiarare il proprio essere al mondo superando i conflitti interiori per sentirsi più forti e sicuri.
Dal punto di vista tecnico in queste opere confluiscono tutte le sperimentazioni dell’artista. “Ho iniziato con la pittura acrilica su legno ritrovando in essa, nella sua crudità e durezza, l’espressione perfetta di quello che sentivo per poi sperimentare sulla tela come anche su diversi materiali, soprattutto di riciclo (vecchi scaffali, cartone, plastica) ed esplorando di volta in volta tecniche differenti come la pittura per sovrapposizione, assemblage” spiega Federica.

L’esposizione è fruibile presso il Warmthotel in Via Giuseppe Prezzolini, 5 – 00144 Roma Tutti i giorni dalle 10 alle 22 fino al 30 Settembre.
Sarà possibile effettuare visite guidate su prenotazione in totale sicurezza con la garanzia del protocollo anti-Covid Axy Care & Protection System applicato al Warmthotel. Per prenotazioni chiamare tel. 3387043943

Artista: Federica Anna Molfese
Fb @federicaannamolfese
Instagram https://www.instagram.com/federica.molfese/
Tel. 3387043943
E-Mail. federica.molfese@hotmail.com
https://www.flickr.com/photos/federicamolfese/

Per Info: https://www.warmthotel.it/warmthub
FB @warmthotel
Instagram Warmthotel_rome
Tel. 065014283
E-mail marketing@warmthotel.it


Sofia Macchi scrive:

AMERICAN Illusions
JEAN-MARC AMIGUES | CLAUDIO FILIPPINI | ANDREA GNOCCHI

a cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: SABATO 6 FEBBRAIO 2021, dalle ore 15 alle 20, solo su appuntamento
Periodo: 6 Febbraio – 6 Marzo 2021
Luogo:PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Orari:Martedì – Sabato: 10-13 | 15-19.
Domenica 7 Febbraio: 15-18, solo su appuntamento
Catalogo:Testo critico di Alessandra Redaelli

In questa nuova mostra che apre il 2021 da PUNTO SULL’ARTE, l’America si racconta attraverso le voci di tre artisti che hanno scelto come soggetto soprattutto la veduta urbana. Tre artisti che affidandosi a tecniche diversissime ci invitano a riflettere sul potere persuasivo dell’immagine, sul suo grado di veridicità e sulle trappole della percezione. Il VERNISSAGE della tri-personale dal titolo AMERICAN Illusions si terrà SABATO 6 FEBBRAIO dalle 15 alle 20, solo su appuntamento.
Il francese Jean-Marc Amigues costruisce le sue visioni in punta di pennello con una verosimiglianza chirurgica per poi immergerle in una nebbia di velature che confonde i contorni e crea atmosfere noir, mentre il ribaltamento della prospettiva spalanca il dipinto in ampie zone di vuoto, facendo l’occhiolino all’astratto. Claudio Filippini invece ingaggia con lo spettatore una sfida concettuale, disseminando le sue millimetriche vedute in full HD di una serie di vividi dettagli pittorici che contraddicono l’apparenza iperrealista e scaldano l’atmosfera, comunicando vibrazioni sonore e suggestioni. Andrea Gnocchi, infine, costruisce le sue vedute aeree spogliando l’immagine della presenza umana e di ogni dettaglio superfluo, riducendo le architetture a contrappunti astratti di bianchi e di neri e poi lasciando dilagare cromatismi impossibili che enfatizzano il senso strisciante di irrealtà.
Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo della curatrice Alessandra Redaelli, sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE. Gli artisti Claudio Filippini e Andrea Gnocchi saranno presenti in Galleria in occasione del vernissage Sabato 6 Febbraio.

JEAN-MARC AMIGUES nasce nel 1965 a Tolosa. La sua passione per il disegno e la pittura risale alla sua giovinezza. L’arte resta però un hobby, una passione discreta, ma molto presente, alla quale predilige gli studi in Medicina, specializzandosi in reumatologia. All’inizio della sua carriera artistica i suoi dipinti erano rappresentazioni fedeli e rigorosamente identiche ai modelli a cui si ispirava. Presto però questo rapporto con la realtà non sarà più sufficiente e, partendo dal lavoro del pittore Gerhard Richter, trarrà ispirazione per un nuovo stile. Amigues inizia così un nuovo percorso per rendere astratta la realtà, per “ottenere qualcosa di astratto da qualcosa di reale”. Quasi per contrastare il suo periodo iperrealista, decide di sfocare, distorcere, destrutturare l’immagine che ha preso a modello. L’ambizione non è più quella di mostrare una copia fedele di ciò che vede e disegna, ma una moltitudine di cose, immagini, forme e significati. Ciò che lo affascina e interessa è quello che lo sguardo dello spettatore costruirà nelle zone di ombra e sfocatura, andando a ricreare una “sua” immagine e una “sua” realtà. Come se l’artista volesse ricordarci che l’origine delle cose, del mondo, della pittura, può sussistere solo in uno stato nascosto. Accanto alla sua professione di medico che tuttora esercita, ha partecipato a diverse mostre in Francia e a numerose fiere in Europa e oltreoceano. Vive e lavora a Tolosa, in Francia.

CLAUDIO FILIPPINI nasce a Castenedolo (BS) nel 1953. Nella sua pittura il paesaggio è l’elemento dominante di una poetica dove la realtà è termine visibile delle emozioni. Nei suoi dipinti rivela una sensibilità intessuta nel rispetto verso il paesaggismo lombardo del nostro secolo e della nostra storia. Nella sua fedeltà maniacale e stupefacente, ogni opera attira a sé il fruitore, quasi a volerlo rassicurare e affascinare sulla perfezione esecutiva e rappresentativa. L’elemento caratterizzante della sua pratica artistica è la capacità di Filippini di proporre all’osservatore, insieme al soggetto, le impressioni ricevute in un particolare momento, le luci, l’effetto cangiante dei colori e soprattutto l’emozione fuggevole di un attimo irripetibile. Claudio Filippini ha frequentato i corsi di disegno dell’Associazione Artisti Bresciani. La sua attività artistica ha inizio nel 1976 quando realizza la sua prima mostra personale a Brescia. Negli anni ha realizzato numerose mostre personali e partecipato a numerose mostre collettive in gallerie private e spazi pubblici in Italia e all’estero. Vive e lavora a Brescia.

ANDREA GNOCCHI nasce nel 1975 Gallarate (VA). Terza generazione di una famiglia di pittori, inizia la sua formazione artistica nello studio del padre, dove fin da piccolo si trova immerso nei colori. Frequenta il Liceo Artistico e prosegue i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Laureatosi all’Accademia, dopo varie esperienze nei campi della decorazione e nella pubblicità si rende conto che la pittura è la sua vera strada e inizia una ricerca sui materiali e sulle tecniche pittoriche, avvicinandosi all’arte moderna senza dimenticare lo studio dei grandi Maestri. Dal 2001 diventa artista professionista, inizia a collaborare inizialmente con diversi mercanti d’arte che divulgano il suo lavoro tramite i canali delle fiere, passando poi a essere rappresentato dalle gallerie d’arte, sia nazionali che internazionali, in un crescendo di qualità e importanza. Ha partecipato a circa cento mostre collettive e personali, esponendo, tra i tanti eventi, al Museo Piaggio di Pontedera con la mostra “Iconico” nel 2015 e al Palazzo Ducale di Lucca con la mostra “Kubrick tra cinema e pittura” in concomitanza con il Lucca Film Festival Europa Cinema nell’aprile 2019. Vive e lavora a Gallarate, Varese.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

In questa nuova mostra che apre il 2021 da PUNTO SULL’ARTE, l’America si racconta attraverso le voci di tre artisti che hanno scelto come soggetto soprattutto la veduta urbana. Tre artisti che affidandosi a tecniche diversissime ci invitano a riflettere sul potere persuasivo dell’immagine, sul suo grado di veridicità e sulle trappole della percezione. Il VERNISSAGE della tri-personale dal titolo AMERICAN Illusions si terrà SABATO 6 FEBBRAIO dalle 15 alle 20, solo su appuntamento.
Il francese Jean-Marc Amigues costruisce le sue visioni in punta di pennello con una verosimiglianza chirurgica per poi immergerle in una nebbia di velature che confonde i contorni e crea atmosfere noir, mentre il ribaltamento della prospettiva spalanca il dipinto in ampie zone di vuoto, facendo l’occhiolino all’astratto. Claudio Filippini invece ingaggia con lo spettatore una sfida concettuale, disseminando le sue millimetriche vedute in full HD di una serie di vividi dettagli pittorici che contraddicono l’apparenza iperrealista e scaldano l’atmosfera, comunicando vibrazioni sonore e suggestioni. Andrea Gnocchi, infine, costruisce le sue vedute aeree spogliando l’immagine della presenza umana e di ogni dettaglio superfluo, riducendo le architetture a contrappunti astratti di bianchi e di neri e poi lasciando dilagare cromatismi impossibili che enfatizzano il senso strisciante di irrealtà.
Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo della curatrice Alessandra Redaelli, sarà realizzato da PUNTO SULL’ARTE. Gli artisti Claudio Filippini e Andrea Gnocchi saranno presenti in Galleria in occasione del vernissage Sabato 6 Febbraio.

JEAN-MARC AMIGUES nasce nel 1965 a Tolosa. La sua passione per il disegno e la pittura risale alla sua giovinezza. L’arte resta però un hobby, una passione discreta, ma molto presente, alla quale predilige gli studi in Medicina, specializzandosi in reumatologia. All’inizio della sua carriera artistica i suoi dipinti erano rappresentazioni fedeli e rigorosamente identiche ai modelli a cui si ispirava. Presto però questo rapporto con la realtà non sarà più sufficiente e, partendo dal lavoro del pittore Gerhard Richter, trarrà ispirazione per un nuovo stile. Amigues inizia così un nuovo percorso per rendere astratta la realtà, per “ottenere qualcosa di astratto da qualcosa di reale”. Quasi per contrastare il suo periodo iperrealista, decide di sfocare, distorcere, destrutturare l’immagine che ha preso a modello. L’ambizione non è più quella di mostrare una copia fedele di ciò che vede e disegna, ma una moltitudine di cose, immagini, forme e significati. Ciò che lo affascina e interessa è quello che lo sguardo dello spettatore costruirà nelle zone di ombra e sfocatura, andando a ricreare una “sua” immagine e una “sua” realtà. Come se l’artista volesse ricordarci che l’origine delle cose, del mondo, della pittura, può sussistere solo in uno stato nascosto.
Accanto alla sua professione di medico che tuttora esercita, ha partecipato a diverse mostre in Francia e a numerose fiere in Europa e oltreoceano. Vive e lavora a Tolosa, in Francia.

CLAUDIO FILIPPINI nasce a Castenedolo (BS) nel 1953. Nella sua pittura il paesaggio è l’elemento dominante di una poetica dove la realtà è termine visibile delle emozioni. Nei suoi dipinti rivela una sensibilità intessuta nel rispetto verso il paesaggismo lombardo del nostro secolo e della nostra storia. Nella sua fedeltà maniacale e stupefacente, ogni opera attira a sé il fruitore, quasi a volerlo rassicurare e affascinare sulla perfezione esecutiva e rappresentativa. L’elemento caratterizzante della sua pratica artistica è la capacità di Filippini di proporre all’osservatore, insieme al soggetto, le impressioni ricevute in un particolare momento, le luci, l’effetto cangiante dei colori e soprattutto l’emozione fuggevole di un attimo irripetibile. Claudio Filippini ha frequentato i corsi di disegno dell’Associazione Artisti Bresciani. La sua attività artistica ha inizio nel 1976 quando realizza la sua prima mostra personale a Brescia. Negli anni ha realizzato numerose mostre personali e partecipato a numerose mostre collettive in gallerie private e spazi pubblici in Italia e all’estero. Vive e lavora a Brescia.

ANDREA GNOCCHI nasce nel 1975 Gallarate (VA). Terza generazione di una famiglia di pittori, inizia la sua formazione artistica nello studio del padre, dove fin da piccolo si trova immerso nei colori. Frequenta il Liceo Artistico e prosegue i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Laureatosi all’Accademia, dopo varie esperienze nei campi della decorazione e nella pubblicità si rende conto che la pittura è la sua vera strada e inizia una ricerca sui materiali e sulle tecniche pittoriche, avvicinandosi all’arte moderna senza dimenticare lo studio dei grandi Maestri. Dal 2001 diventa artista professionista, inizia a collaborare inizialmente con diversi mercanti d’arte che divulgano il suo lavoro tramite i canali delle fiere, passando poi a essere rappresentato dalle gallerie d’arte, sia nazionali che internazionali, in un crescendo di qualità e importanza. Ha partecipato a circa cento mostre collettive e personali, esponendo, tra i tanti eventi, al Museo Piaggio di Pontedera con la mostra “Iconico” nel 2015 e al Palazzo Ducale di Lucca con la mostra “Kubrick tra cinema e pittura” in concomitanza con il Lucca Film Festival Europa Cinema nell’aprile 2019. Vive e lavora a Gallarate, Varese.


Anna Orsi scrive:

Il 2 febbraio nella sede fiorentina di Borgo degli Albizi saranno battute le aste di Dipinti Antichi e Dipinti del XIX secolo unite in un unico selezionato catalogo di circa sessanta opere che costituisce un interessante percorso attraverso cinque secoli di storia della pittura.
La sezione dedicata ai Dipinti Antichi che introduce il catalogo prevede una selezione di opere dal Cinquecento al Neoclassicismo. Il Rinascimento fiorentino è protagonista con una tavola uscita dalla bottega di Filippino Lippi, una delicata MADONNA COL BAMBINO E UN DONATORE su sfondo di paesaggio, l’opera, che è offerta con la stima di 80.000/120.000 euro, ha il certificato di libera circolazione (lotto 26), mentre sono richiesti 60.000/80.000 euro per una inedita SCENA CAMPESTRE firmata da Leandro Bassano e certamente eseguita su invenzione del padre Jacopo (lotto 10). Restiamo in area veneziana con l’INGRESSO DI ALESSANDRO IN BABILONIA, un olio su tela di Giovan Battista Pittoni in catalogo con la stima di 50.000/70.000 euro (lotto 35).
Il Seicento fiorentino è rappresentato con un sensuale SACRIFICIO DI ISACCO, capolavoro di Felice Ficherelli, olio su tela di grandi dimensioni stimato 70.000/90.000 euro, che esce per la prima volta da una casa di Firenze ma già noto agli studi sul pittore (lotto 22). Il Seicento fiorentino torna con la CONVERSIONE DELLA MADDALENA, inedita prova del Volterrano, ovvero Baldassarre Franceschini, in asta a 25.000/35.000 euro (lotto 17).
Si segnala poi un bel gruppo di nature morte, tra cui la sontuosa COMPOSIZIONE DI FRUTTA E FIORI ALL’APERTO di David de Conink, pittore fiammingo attivo a Roma alla metà del Seicento; l’opera realizzata ad olio su tela ha una valutazione di 30.000/50.000 euro (lotto 19). Non mancano ritratti di varie epoche, da una tavola di Santi di Tito raffigurante un GENTILUOMO DI CASA PASSERINI COL FIGLIO BAMBINO (lotto 9) a un affascinante GENTILUOMO IN ARMATURA del Mulinaretto, il primo un olio su tavola valutato 30.000-50.000 euro, il secondo un ovale a olio su tela originale in catalogo a 7.000/10.000 euro (lotto 27).
La seconda parte del catalogo è costituita da circa venti opere del Dipartimento di Dipinti e Sculture del XIX secolo. Tra queste spicca una tela di Francesco Hayez, tra i maggiori esponenti del Romanticismo italiano, raffigurante un’ODALISCA; l’opera ad olio su tela, il cui soggetto costituì il filone principale del suo repertorio orientalista, ha una stima di 12.000/15.000 euro (lotto 52). Una figura femminile è anche il soggetto di un inedito dipinto di Vittorio Matteo Corcos, RITRATTO DI GENTILDONNA CON CARROZZINA, un olio su tela che raffigura una giovane, dietro la quale s’intravvede una carrozzina, che passeggia lungo una strada cui fa da sfondo la città di Firenze. Per l’opera, dipinta durante il suo soggiorno fiorentino al rientro da Parigi, la richiesta di 15.000/20.000 euro (lotto 66).
AMORE ACCECA è invece il titolo di una scultura in marmo di Donato Barcaglia, che vede un cupido svolazzante tenere chiusigli occhi di una fanciulla con le sue manine paffute; opera incantevole e tenerissima a un tempo è offerta a 45.000/55.000 euro (lotto 53).
Rimanda all’estate la tersa e soleggiata VEDUTA DI PALERMO di Francesco Lojacono, artista siciliano la cui capacità di infondere luminosità ai propri dipinti gli valse in vita il soprannome di “ladro del sole”. La tela dipinta ad olio, che ha una valutazione di 25.000/35.000 euro, è accompagnata in catalogo da un piccolo nucleo di interessanti opere di altri pittori siciliani (lotto 59).
Per il Novecento si segnalano infine due dipinti di Armando Spadini e due splendide nature morte di Oscar Ghiglia.


ART1307 scrive:

Mostra: collettiva
Date : 17 Dicembre 2020 – 10 Gennaio 2021
Artisti: Mica Cho, Yasunari Nakagomi, Alfonso Sacco, Max Coppeta, Antonella Masetti, Ed Moses,Miguel Osuna, Amedeo Sanzone, Todd Williamson
Curatrice: Cynthia Penna
Sede: ART1307 – Rampe S. Antonio a Posillipo 104 – Napoli
Contatti: 3687302035 – 081 18336574
Orari: 17-18 e 19 Dicembre 2020 dalle 11 alle 19 (rassegna CONTEMPORANEAMENTE) poi su appuntamento

Nell’ambito della rassegna CONTEMPORANEAMENTE, che vede oltre 30 spazi espositivi della Campania aperti nei giorni 17 – 18 – 19 Dicembre dalle 11 alle 19, ART1307 è lieta di presentare la nuova mostra di gruppo:
RE_START & MORE

La mostra in corso RE-START con le opere di Cho, Nakagomi e Sacco continua nel nostro spazio espositivo con la sua esplosione di colori, ma per il Natale viene affiancata dalle opere di altri artisti che condividono da anni con noi l’amore per la Bellezza.
Le opere del patriarca Ed Moses, simbolo dell’espressionismo astratto californiano, saranno esposte insieme a quelle degli Italiani Masetti, Sanzone e Coppeta e a nostri ormai “storici” artisti californiani come Miguel Osuna e Todd Williamson, nelle sale della nostra sede madre di ART1307 per allietarci con l’arte questo Natale un po’ particolare.
Fino al 10 Gennaio visitabile su appuntamento nel rispetto delle norme anti-Covid
In esposizione anche il libro TIME che è stato creato da 93 personalità del mondo dell’arte a fini benefici per aiutare l’Ospedale Cotugno di Napoli nella ricerca scientifica.
E poi Proiezioni di video di artisti e …di più…!!!!!


ART1307 scrive:

TITOLO: RESTART
Date: dal 24 Ottobre al 20 Dicembre
Inaugurazione: 24 Ottobre dalle 11 alle 20
Dove: studio ART1307 Rampe S. Antonio a Posillipo 104 Napoli
Artisti: Mika Cho, Yasunari Nakagomi, Alfonso Sacco
Curatore: Cynthia Penna
Organizzazione: ART1307 Istituzione Culturale
Per informazioni: Tel. 081 660216, info@art1307.com, http://www.art1307.com
Fb: https://www.facebook.com/art1307
Instagram: ISTITUZIONE_CULTURALE_ART1307

Ripartiamo da noi stessi: anche ART1307 riapre alle esposizioni dal vivo dopo il lungo periodo di lockdown e per celebrare questa rinascita apriamo il nostro studio anche come spazio espositivo del tutto rinnovato. Per questo abbiamo pensato di affidarci a tre artisti che rappresentano le tre nazioni con cui maggiormente ART1307 lavora ormai da 13 anni: Italia, America e Giappone.
Alla nostra vecchia conoscenza il giapponese Yasunari Nakagomi, si sono affiancati due artisti entrambi new entry della nostra associazione: l’americana Mika Cho e l’italianissimo, anzi Campano, Alfonso Sacco.
Il colore e lo studio del colore in svariate sue manifestazioni sembra essere il leit motiv di questa esposizione. Colore come modalità pittorica in senso tecnico, ma anche colore come espressione di vitalità e forza.
Nakagomi ha elaborato opere su carta rivoluzionando un po’ il suo stile. La struttura formale delle sue opere su tela viene radicalmente sovvertita dall’introduzione di pennellate verticali e di linee di colore che si intersecano o si sovrappongono le une alle altre; l’opera ha acquisito una dinamicità di movimento data dal tipo di pennellata grassa, piena, corposa che non lascia alcuno spazio alla staticità dell’immagine. La declinazione del colore però rimane quella originaria della evanescenza che sconfina in un “annebbiamento” della percezione visiva.
Mika Cho professore presso la Cal State University di Los Angeles ha svolto da sempre la sua attività artistica in parallelo a quella universitaria.
La sua tecnica pittorica è legata decisamente ai “color fields” di stampo Rothkiano tanto cari all’astrazione americana del dopoguerra; i suoi campi di colore sono composti da una intensa stratificazione del colore ad olio che l’artista usa sapientemente. Le opere di Cho non sono mai scialbe, non sono retoriche, non sono banali. In queste opere si percepisce una narrazione che non si ferma alla mera superficie dell’opera ma penetra in profondità nell’animo di chi guarda. Colore sfumato e luce compongono da soli una narrazione di accadimenti umani fatta per immagini mentali e inconsce. Le opere di Cho invitano ad una meditazione pacata e serena e a lasciarsi trasportare da ricordi e sensazioni perdute.
Alfonso Sacco apre una pagina di narrazione focalizzata sulla memoria e lo fa esprimendosi soltanto attraverso il colore; colore che adopera in tutte le sue declinazioni.
Sacco è il più “espressionista” dei tre artisti; il più “oggettuale” in quanto agisce attraverso una base segnica che è quella dell’impronta, ovvero quel segno o quel tratto determinante una unicità che contraddistingue il genere umano al pari del DNA.
L’impronta è di per sé stessa memoria; memoria del proprio vissuto, memoria della propria provenienza, della propria intimità, memoria del proprio passato, dell’Io e del quando.
Spazio e tempo individuali riuniti sotto il segno di un’unica impronta che è memoria di sé.
Ma la bellezza delle opere di Sacco è che l’impatto immediato ed emotivo che esse inducono è quello della vivacità, di un movimento costante, quasi una danza che queste impronte creano sovrapponendosi o accostandosi l’una all’altra. Un affollamento di umanità che palpita e che si mescola nella danza della vita. Ordine cosmico in apparente disordine.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

Periodo: Giovedì 1 – Domenica 4 Ottobre 2020
Luogo: Punto Sull’Arte, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Orari: Giovedì – Sabato: 10-13 | 15-19. Domenica 4 Ottobre solo su appuntamento

“Ho spesso osservato che, proprio come alcuni animali urinano sul loro territorio in modo da marcarlo come loro, così molti uomini segnano e sporcano le cose che possiedono defecando su di esse, al fine di conservarle, o defecano su cose altrui per renderle proprie. Quest’origine stercoracea o escrementale dei diritti di proprietà mi sembra una fonte culturale di quello che chiamiamo inquinamento, che, lungi dall’essere un risultato accidentale di atti involontari, rivela intenzioni profonde e una motivazione primaria”.
Michel Serres, The Natural Contract

Jernej Forbici, dopo il grande successo della sua mostra personale nel 2019 a New York e l’importante mostra collettiva “The Tremendous World I have Inside my Head” presso Il Museo di Arte moderna e contemporanea Koroška (kglu) a Slovenj Gradec, Slovenia, torna ora alla sua Galleria di riferimento Punto Sull’Arte a Varese, dove presenterà nella mostra Ha – Ha più di trenta dipinti inediti di grande e medio-piccolo formato della serie intitolata Pile of Garbage che verte sul tema, sempre attuale e controverso, dell’inquinamento e del ruolo centrale che l’uomo ne riveste.
H a – ha è la sorpresa di una nuova ricerca nata parafrasando una semplice risata e contemporaneamente dalla riflessione di alcune letture cui l’artista si è imbattuto e dedicato negli ultimi tempi. Se da un lato ha-ha è un sorriso, beffardo ed inquietante verso la natura, che riappropriandosi del suo spazio e tempo, mette in gioco l’intero percorso umano ed artistico dell’artista, è anche la sorpresa di trovarsi di fronte a quello stesso fossato (probabilmente oggi inquinato, dove emergono colorati fiori di plastica, uno strano colore rossastro…) lungo il quale si erge un muro (ora un affascinante enorme mucchio di spazzatura) che però consente ancora di guardare lontano, verso il paesaggio. Quel territorio, giardino, ambiente esausto, che l’uomo rivendica come suo marcandolo, sporcandolo, e che in questa mostra l’artista ci presenta ritraendo e raccontando attraverso l’inquinamento ed i rifiuti, come il risultato dell’agire umano, si rivela ricco di intenzioni profonde e con una forte motivazione primaria.
Trattando l’argomento dei rifiuti abbandonati, in qualche modo nascosti dai nostri occhi perché sono colline in mezzo le pianure, muri di ogni genere o semplicemente non visibili, l’artista ci invita a riflettere su quanti rifiuti produciamo e quanta plastica ormai ci circonda. La serie dei nuovi dipinti a tecnica mista su tela di grande e medio formato di Jerney Forbici intitolata Pile of Garbage, presentata nel nuovo evento personale alla Galleria Punto Sull’Arte, ci parla proprio di questo, di rifiuti abbandonati, che poi con il tempo contaminano la natura. Quest’ultima
Per ricevere informazioni e immagini rivolgersi a: info@puntosullarte.it
reagendo in modo suo, dà vita a mutazioni e cambiamenti, a volte anche drastici e tragici. Ecco allora, che la mostra e soprattutto la serie dedicata ai lavori panoramici, ci lascia spazio per andare oltre a quel muro e confine. L’artista crea così, un’immagine estesa, che abbraccia l’orizzonte in un desiderio di infinitezza, in quella stessa natura, che l’uomo ha violato e ridefinito.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

Luogo: Punto Sull’Arte, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
Contatti: 0332 320990 I info@puntosullarte.it
Periodo: 11 Ottobre – 7 Novembre 2020
Vernissage: Sabato 10 Ottobre 2020, dalle ore 15 alle 20 solo su appuntamento
Catalogo: Testo critico di Alessandra Redaelli
Orari: Martedì – Sabato: 10-13 | 15-19.

A Kind Of Magic | Claudia Giraudo | Silvia Levenson | Brian Keith Stephens

Tre artisti provenienti da tre Paesi diversi (Italia, Stati Uniti e Argentina) si incontrano per la seconda mostra della stagione di Punto Sull’Arte, una tripla personale tra atmosfere magiche e sguardi disincantati sulla realtà. Il Vernissage della tri-personale dal titolo A Kind Of Magic si terrà Sabato 10 Ottobre dalle 15 alle 20, solo su appuntamento.
Americano, Brian Keith Stephens racconta con la sua pittura gestuale declinata in pennellate soffici, l’armonia universale tra la donna e la natura, attraverso dialoghi tra fanciulle e animali che simboleggiano le nostre emozioni, ambientando le sue narrazioni in uno spazio incerto e in un tempo sospeso. Anche Claudia Giraudo mette la figura e l’animale in dialogo, ma lo fa con una pittura densa, corposa, costruita per velature e soprattutto coglie le sue bambine nel momento perfetto tra l’infanzia e l’adolescenza, mentre l’animale che le accompagna e a cui spesso si stringono, quasi identificandovisi, appare come lo spirito guida che le consiglierà nelle scelte della prossima vita adulta. Ibridi fra figure e animali sono anche quelli che ci propone l’argentina Silvia Levenson, declinati nel suo materiale d’elezione: il vetro. Ma quella che si snoda attraverso i suoi lavori è una narrazione inquietante, dove la magia svela la propria ambiguità e le proprie trappole. Con grazia e delicatezza, nelle trasparenze del vetro spesso declinate in colori tenui, l’artista ci rivela, infatti, il lato oscuro delle favole e il pericolo che spesso si annida, per la donna, proprio all’interno della rassicurante quotidianità famigliare.
Un catalogo bilingue, con la riproduzione delle opere esposte e il testo della curatrice Alessandra Redaelli, sarà realizzato da Punto Sull’Arte. Le artiste Claudia Giraudo e Silvia Levenson saranno presenti in Galleria in occasione del vernissage Sabato 10 Ottobre.


AF Gallery scrive:

Dal 17 ottobre al 20 novembre 2020, aprirà presso AF Gallery la mostra Forse che si forse che no.

Forse che si forse che no è una epigrafe scolpita nel marmo all’incrocio di due vie a Piacenza ma anche un motto presente nel soffitto ligneo a labirinto del Palazzo Ducale di Mantova da cui Gabriele d´Annunzio restò affascinato e lo utilizzò come titolo per un suo romanzo del 1910.

Tale motto araldico si è prestato a tante interpretazioni. La più attendibile, e forse anche quella più legata alla mostra è: “le numerose incertezze legate alla fragile condizione dell’Uomo, inconsapevole del proprio destino”. Vita e morte. Come alcuni lavori in mostra.

Forse che si forse che no esprime leggerezza, come è il tentativo di esprimere leggerezza nella mostra. Uno stato d’animo vicino al noto lavoro di Alighiero Boetti “lasciare il certo per l´incerto”.

La mostra è un mosaico di lavori connessi e disconnessi tra loro. Volutamente.

Ci sono lavori che raccontano delle storie e ci sono lavori che volutamente non raccontano nulla.

Semplicemente il piacere di realizzare un lavoro.

C’è anche la volontà nella mostra di raccontare emozioni e altro, con il mezzo della pittura, disegno, scultura. Improvvisazione organizzata. Possibilità di leggerezza. Tentativo di generare emozioni, partecipazione, riconoscersi in fatti, storie, figure, persone o anche attrazione e repulsione verso ciò che si guarda.

Forse che si forse che no è una attesa.

Durata dal 17.10. 2020 al 20.11. 2020
Apertura dal martedì al venerdì ore 10:30 – 12:30 | 15:30 – 18:30
Sede AF Gallery, Via dei Bersaglieri 5/e, 40125 Bologna

Ingresso gratuito

Per maggiori informazioni
AF GALLERY
Via dei Bersaglieri 5/e, 40125 Bologna
Tel.051 229544
info@afgallery.it | http://www.afgallery.it


Paolo Cotugno Milan Art & Events Center scrive:

AFRAN

IL NUDO E’ MORTO

L’abito è il monaco

A cura di Susanna Gualazzini e Carlo Scagnelli

Galleria Biffi Arte

Salone d’Onore e Sala delle Colonne

5 Settembre – 7 Novembre 2020

Inaugurazione Sabato 5 Settembre, ore 17

Gli esiti recenti dell’ispirazione di Afran, artista originario del Camerun ma dalle multiformi radici culturali. Padre della Guinea Equatoriale, una moglie italiana, un pezzetto di vita in Spagna e da anni in Italia, Afran ha avuto una formazione “occidentale”, ma non ha

mai perso di vista il dna della sua cultura d’origine. Che è poi quella Fang di cui, all’inizio del ‘900, si innamorarono Picasso e Modigliani.

Per lungo tempo la pratica artistica con materiali multiformi e, pochi anni fa, la scelta quasi esclusiva di un materiale non proprio ortodosso: il denim. Tessuto global e metamorfico, il jeans incorpora tante latitudini e una storia di lungo corso: già nel ‘500 un blu ottenuto dal guado (una pianta tintorea di origine africana), veniva utilizzato a Genova per tingere la tela destinata alle vele delle navi e usata per coprire le merci durante il loro trasporto, oltre che per i vestiti dei marinai. Tessuto ideale per la realizzazione di pantaloni da lavoro (prediletto, alla metà dell’Ottocento, dai cercatori d’oro, dai cow boy e dai minatori), a partire dagli anni Sessanta del Novecento il jeans si fa icona di protesta antiborghese per rinascere, verso la fine degli anni Ottanta, come outfit glamour, con una nuova identità e in lussuose contaminazioni.

Con questo complesso pedigree antropologico, nelle mani di Afran il denim si fa materiale plastico, humus ideale di espressione: l’artista predilige quel jeans su cui è rimasta in qualche modo imprigionata la memoria del corpo che lo ha abitato e con questo outfit sformato, sbiadito, slabbrato, strappato, taglia, ricuce, intarsia e scava nella carne del tessuto. Con una prodigiosa pratica del montaggio, rifila tracciando nuove tramature, privilegiando le superfici più scabrose, quelle più disturbate da cuciture, passanti, tasche, fibbie. Ed è così che il jeans (e il suo pantheon di accessori) cambia fatalmente di segno, perde la sua democratica disinvoltura e si fa forma scultorea. Nascono icone forti, spesso, come le definisce l’artista stesso “urlanti”, eventualmente spaventevoli, figlie di ingegnosi sistemi di annodamenti e incastri, in una estetica del montaggio, dell’uso e del riuso che guarda alle avanguardie artistiche di primo Novecento, rinnovandone alcuni esiti. Questa è la tecnica, ma è soprattutto la strada che porta Afran a compiere una riflessione sul tema dell’identità, che da sempre gli è caro, proprio partendo dall’abito inteso come metafora e come luogo di possibili trasmigrazioni semantiche. Se, come in un gioco di scatole cinesi, il corpo abita un abito che è poi a sua volta involucro che abita il mondo, allora il vestito può essere il palinsesto su cui tracciare la sintassi della identità

Ma nel momento in cui questo involucro si fa sostanza, anima e carne viva dell’uomo, allora è in atto una perdita che non può che essere, appunto, spaventevole. Perché dichiarare la morte della nudità, parafrasando l’annuncio nietzschiano “Dio è morto”, significa congedare la più intima parte di noi stessi.

Con questo materiale rinnovato, Afran, per la prima volta e proprio in occasione di questa mostra, esplora un nuovo campo tematico e attinge alla classicità che tanta parte ha avuto nella sua formazione: il jeans incontra il volto di un David che viene da lontano, è quello di Michelangelo, o si innerva nelle morbidezze della Venere di Milo o nella durezza del volto di Eracle. Oppure, e qui ancora una volta Afran
sperimenta e combina i linguaggi, compare dietro la griglia di colate cromatiche, nei lavori a parete (Venere della sobrietà).

Completano il percorso espositivo due famiglie di istallazioni: i due Sartropodi in cui ancora una volta l’artista sperimenta con i processi del ready made, e l’enorme Scheletro di niente: il poetico assemblaggio di grucce appendiabiti si dispiega nello spazio del Salone d’Onore della Galleria, come una sorta di gigantesco fossile: le grucce vuote raccontano ancora una volta la storia di una assenza. L’abito se ne è andato, lasciando dietro di sé la traccia nostalgica della sua transitoria ed effimera esistenza.

La mostra è stata organizzata in collaborazione con la Galleria MA-EC (Milan Art & Events Center) di Milano


Paolo Cotugno Milan Art & Events Center scrive:

AFRAN
IL NUDO E’ MORTO
L’abito è il monaco
A cura di Susanna Gualazzini e Carlo Scagnelli

Galleria Biffi Arte

Salone d’Onore e Sala delle Colonne

5 Settembre – 7 Novembre 2020

Inaugurazione Sabato 5 Settembre, ore 17

In mostra alla Galleria Biffi Arte dal 5 settembre al 7 novembre, gli esiti recenti dell’ispirazione di Afran, artista originario del Camerun ma dalle multiformi radici culturali. Padre della Guinea Equatoriale, una moglie italiana, un pezzetto di vita in Spagna e da anni in Italia, Afran ha avuto una formazione “occidentale”, ma non ha mai perso di vista il dna della sua cultura d’origine. Che è poi quella Fang di cui, all’inizio del ‘900, si innamorarono Picasso e Modigliani.

Per lungo tempo la pratica artistica con materiali multiformi e, pochi anni fa, la scelta quasi esclusiva di un materiale non proprio ortodosso: il denim. Tessuto global e metamorfico, il jeans incorpora tante latitudini e una storia di lungo corso: già nel ‘500 un blu ottenuto dal guado (una pianta tintorea di origine africana), veniva utilizzato a Genova per tingere la tela destinata alle vele delle navi e usata per coprire le merci durante il loro trasporto, oltre che per i vestiti dei marinai. Tessuto ideale per la realizzazione di pantaloni da lavoro (prediletto, alla metà dell’Ottocento, dai cercatori d’oro, dai cow boy e dai minatori), a partire dagli anni Sessanta del Novecento il jeans si fa icona di protesta antiborghese per rinascere, verso la fine degli anni Ottanta, come outfit glamour, con una nuova identità e in lussuose contaminazioni.

Con questo complesso pedigree antropologico, nelle mani di Afran il denim si fa materiale plastico, humus ideale di espressione: l’artista predilige quel jeans su cui è rimasta in qualche modo imprigionata la memoria del corpo che lo ha abitato e con questo outfit sformato, sbiadito, slabbrato, strappato, taglia, ricuce, intarsia e scava nella carne del tessuto. Con una prodigiosa pratica del montaggio, rifila tracciando nuove tramature, privilegiando le superfici più scabrose, quelle più disturbate da cuciture, passanti, tasche, fibbie. Ed è così che il jeans (e il suo pantheon di accessori) cambia fatalmente di segno, perde la sua democratica disinvoltura e si fa forma scultorea. Nascono icone forti, spesso, come le definisce l’artista stesso “urlanti”, eventualmente spaventevoli, figlie di ingegnosi sistemi di annodamenti e incastri, in una estetica del montaggio, dell’uso e del riuso che guarda alle avanguardie artistiche di primo Novecento, rinnovandone alcuni esiti. Questa è la tecnica, ma è soprattutto la strada che porta Afran a compiere una riflessione sul tema dell’identità, che da sempre gli è caro, proprio partendo dall’abito inteso come metafora e come luogo di possibili trasmigrazioni semantiche. Se, come in un gioco di scatole cinesi, il corpo abita un abito che è poi a sua volta involucro che abita il mondo, allora il vestito può essere il palinsesto su cui tracciare la sintassi della identità

Ma nel momento in cui questo involucro si fa sostanza, anima e carne viva dell’uomo, allora è in atto una perdita che non può che essere, appunto, spaventevole. Perché dichiarare la morte della nudità, parafrasando l’annuncio nietzschiano “Dio è morto”, significa congedare la più intima parte di noi stessi.

Con questo materiale rinnovato, Afran, per la prima volta e proprio in occasione di questa mostra, esplora un nuovo campo tematico e attinge alla classicità che tanta parte ha avuto nella sua formazione: il jeans incontra il volto di un David che viene da lontano, è quello di Michelangelo, o si innerva nelle morbidezze della Venere di Milo o nella durezza del volto di Eracle. Oppure, e qui ancora una volta Afran

sperimenta e combina i linguaggi, compare dietro la griglia di colate cromatiche, nei lavori a parete (Venere della sobrietà).

Completano il percorso espositivo due famiglie di istallazioni: i due Sartropodi in cui ancora una volta l’artista sperimenta con i processi del ready made, e l’enorme Scheletro di niente: il poetico assemblaggio di grucce appendiabiti si dispiega nello spazio del Salone d’Onore della Galleria, come una sorta di gigantesco fossile: le grucce vuote raccontano ancora una volta la storia di una assenza. L’abito se ne è andato, lasciando dietro di sé la traccia nostalgica della sua transitoria ed effimera esistenza.

La mostra è stata organizzata in collaborazione con la Galleria MA-EC (Milan Art & Events Center) di Milano


Paolo Cotugno Milan Art & Events Center scrive:

Fluid Contemplation
Mostra personale di Jinjin Dong
a cura di Jiang Weizhen
Solo online su http://www.wepresentart.com, sezione Highlight, 22 luglio – 28 agosto 2020

Nella sezione Highlight di http://www.wepresentart.com, MA-EC gallery presenta al pubblico Fluid Contemplation, mostra virtuale di Jinjin Dong, artista di Shanghai, classe 1977.
L’esposizione, a cura di Jiang Weizhen, include tre serie di lavori realizzati su tela.
Nella prima serie Digital Ink, oli e acrilici su tela, Jinjin Dong coniuga sapientemente la modernità digitale con l’eleganza della pittura ad inchiostro tradizionale basata sulla casualità del gesto e del pensiero poiché, come affermava nel IV secolo d.C. il noto pittore cinese Gu Kaizhi, “un artista segue il proprio pensiero che deve solo viaggiare libero” . Jinjin Dong ritiene che la tecnologia allarghi i confini stabiliti della pittura classica cinese e che la pittura ad inchiostro non sia solo una tecnica ma espressione di un pensiero, di una condizione mentale che guarda alla tradizione e aspira alla libertà.
La seconda serie di opere appartiene alla corrente artistica emergente Steampunk, che si propone come un’idea innovativa e riflette perfettamente il pensiero creativo di Jinjin Dong. Jinjin Dong spiega come l’arte della calligrafia cinese preveda che ad ogni pennellata corrisponda un tratto, l’unione dei quali dà poi vita ad un’opera astratta. In Cina si tramanda che anticamente libri e dipinti avessero un’origine comune: i libri erano anche dipinti e i dipinti erano anche libri. Attraverso la tradizione della calligrafia l’artista crea un’opera astratta, alla quale aggiunge le caratteristiche delle immagini digitali contemporanee. La prima opera rappresenta il carattere 昂, ang, l’intelligenza artificiale, mentre la seconda il carattere 然, ran, l’elemento invisibile nella tecnologia olografica. L’essenza dell’astrattismo risiede nel fatto che pittura e calligrafia tendono alla ricerca della bellezza della forma e dello spirito. Per la realizzazione delle due opere, Jinjin Dong guarda allo stile del calligrafo Huai Su, vissuto durante la dinastia Tang, che realizzava calligrafie secondo lo stile “corsivo folle” (狂草, kuangcao), caratterizzato spesso dal fatto di essere poco leggibile. Osservando lo stile di Huai Su dalla prospettiva dell’estetica astratta odierna, l’artista sottolinea come ogni tratto della sua calligrafia sia separato dall’altro, creando così una struttura astratta. La calligrafia del carattere Ang ricorda la forma di un dragone che si attorciglia attorno a un pitone, simbolo dell’arrivo dell’era dell’intelligenza artificiale cinese. Il carattere Ran è caratterizzato da uno stile fluido, elegante e allo stesso tempo vigoroso. Rimanda ad un baobab nel deserto e ad un tronco di cipresso, ricollegandosi all’idea Taoista di integrazione dialettica tra uomo e natura.
La terza serie Through the surprise – Dreaming of Nanking coniuga iperrealismo e pittura tradizionale, e comprende delle opere che arrivano all’immaginario del fruitore, attratto dal rigore dello stile e dalla minuzia dei dettagli. L’artista rappresenta la città vecchia di Nanxiang, il Guyi Garden e il Tempio Yunxiang. Sullo sfondo, le montagne e i fiumi si trasformano in robot giganti, emblema dell’industrializzazione, e fusione e insieme conflitto tra tradizione e modernità. Afferma la curatrice Jiang Weizhen che alcune figure aliene sono la metafora del contrasto tra il junk food occidentale e lo street food tradizionale cinese. Nel dipinto, i cui toni rimandano alla science-fiction, e che include significati simbolici, l’artista dipinge anche Guang Mingxian, fondatore di Nanxiang, e il suo discepolo Wu Xiangsheng. In un angolo, una grande tavolata di persone che festeggiano con la cucina Xiaolong, metodo culinario classificato come Patrimonio culturale immateriale. Nel dipinto, anche una miniatura del Giardino Yuyuan e una allusione al fatto che Guang Mingxian, fondatore di Nanxiang, e il suo discepolo Wu Xiangsheng possedessero la ricetta segreta del Nanxiang Xiaolong. Jinjin Dong ha trascorso più di un anno a dipingere questi lavori. Con rigore e metodo filologico è stato a Nanxiang più di venti volte per raccogliere materiali, tre volte al Yuyuan Garden e al Tan Garden, cinque volte all’Archivio di Shanghai e diverse volte presso l’ Historical Exhibition Hall di Nanxiang.

Coordinate mostra:
Titolo: Fluid Contemplation
Mostra personale di Jinjin Dong. A cura di Jiang Weizhen
Dal 22 luglio al 28 agosto 2020


Paolo Cotugno Milan Art & Events Center scrive:

Tempo materico
Mostra personale di Agostino Tulumello
Solo online su http://www.wepresentart.com

“L’unica cosa che ci appartiene è il tempo”
(Seneca)

MA-EC Gallery presenta la mostra virtuale Tempo materico, personale di Agostino Tulumello visibile solo online su http://www.wepresentart.com, la nuova piattaforma dedicata all’arte.
In esposizione dieci lavori dell’artista, realizzati in questo ultimo anno.
Scrive di lui il critico Giovanni Cardone “Le nuove opere di Agostino Tulumello raccontano quanto labile sia il confine che separa il Soggetto dall’Oggetto, l’Uomo dal Mondo che lo circonda. E quanto difficile, e doloroso, e per nulla certo, sia il processo di auto-definizione. Le opere dell’artista non ci mostrano l’esito di questo titanico scontro, quanto piuttosto una fase, nel vivo del combattimento. Così colori e materiali che scompongono e ricompongono il piano narrativo appaiono come una vera e propria raffigurazione delle linee di forza e dei campi di energia che si sprigionano nel corso di questi eventi di autentica ontogenesi dell’Io. La nascita di un Soggetto: sia esso un pensiero, un individuo, un personaggio o una creatura degli abissi della psiche. In altre parole si potrebbe descrivere tale processo creativo come un conflitto tra la Coscienza e l’Inconscio: come l’impellente (ma impossibile) tentativo della parte solare dell’Io di rendere conto delle sue parti più oscure e irriducibili. Le nuove opere di Tulumello, che si presentano quindi al nostro sguardo come un vero e proprio ciclo tematico, anche stilisticamente coerente. O che si squadernano ai nostri occhi come una serie di capitoli di un unico ampio e articolato racconto. Ogni opera una pagina, uno spunto narrativo. Oppure la stessa storia narrata da un
diverso punto di vista.”
Agostino Tulumello, nato a Montedoro nel 1959, ha vissuto a Liege, attualmente vive e lavora a Montedoro. Ha frequentato l’Istituto Statale d’arte “F. Juvara” di san Cataldo e l’Accademia Reale delle Belle Arti di Liege in Belgio. Dal 1985, anno delle sue prime esposizioni in Belgio, può vantare oltre 200 mostre sia personali sia collettive in Italia e all’estero, in gallerie e in sedi museali.
Il concetto del Tempo ha interessato gran parte della sua ricerca artistica. Definisce se stesso con i versi Prigioniero/della griglia/ del tempo, schiavo /del dio/Kronos /legato/tra cielo e terra. Tempo chiuso, tempo ciclico degli astri tradotto dai nostri orologi, circolo vizioso degli eterni ritorni senza uscita. Le superfici dipinte dei suoi quadri posseggono una profondità che risucchia lo sguardo: sono rappresentazioni dell’oggetto tempo, oggetto in apparenza regolare ma in profondità caotico come un minerale.

Coordinate mostra:
Titolo: Tempo materico.
Mostra personale di Agostino Tulumello.
Dall’8 luglio all’8 agosto 2020


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

La doppia personale Double Vision dedicata alle architetture dell’abitare, vede protagonisti alla Galleria PUNTO SULL’ARTE i due pittori Carlo Cane e Marta Mezynska. Il vernissage della mostra si terrà sabato 5 Settembre 2020 dalle 15 alle 20, solo su appuntamento.
Due punti di vista completamente diversi sull’habitat identificativo dell’uomo resi dal pennello di due artisti diversissimi per sensibilità, età e provenienza e tuttavia legati da una serie di affinità pittoriche che li portano verso una figurazione potente e molto definita. La più grande differenza tra Carlo Cane e Marta Mezynska, tuttavia, è determinata dalla scelta dell’ambiente da ritrarre. Cane, infatti, mette al centro del suo lavoro le grandi dimore di campagna, quella stessa campagna in cui lui risiede, Mezynska invece – di origine polacca, ma che da tempo vive a Milano – è la cronista della metropoli. Definite nel dettaglio, sì, ma perennemente in bilico, colte in un momento di trasformazione o addirittura di deflagrazione, le grandi case di campagna di Cane fluttuano dentro un ambiente vegetale inquieto, mobile, dinamico, pericolante, sempre sul punto di fagocitarle in un nulla candido che intacca la tela come una nebbia persistente. E tuttavia, pur in quell’imminenza pericolosa, comunicano un curioso senso di pace, di equilibrio, come se scaturissero direttamente da un sogno destinato al lieto fine. Mentre le case di Mezynska – sempre colte frontalmente – ci offrono facciate dai ritmi sincopati, dove le architetture ingaggiano intriganti contrappunti formali e cromatici in un costante gioco di rimandi astratti. Più veri del vero e tuttavia impossibili nelle loro armonie troppo perfette, gli edifici di Mezynska ci immergono in suggestive atmosfere metafisiche; e qui noi ci illudiamo, magari riconoscendo una città, di cogliere un senso, una spiegazione, ma l’immagine resta per certi versi inafferrabile, e per questo ancora più seducente.

Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo della curatrice Alessandra Redaelli, verrà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.

Note Biografiche:

CARLO CANE: nasce a Valenza (AL) nel 1951. Dopo essersi formato artisticamente alla scuola privata di Giulia Pace Zelaschi, ha frequentato lo studio del pittore Gian Paolo Cavalli affinando la propria tecnica coloristica. amante della natura e della sua evoluzione sostiene da sempre la teoria Darwiniana. Nel suo cammino artistico ha mantenuto l’uomo e le architetture al centro delle sue ricerche. Pittore raffinato, realizza dipinti caratterizzati da un senso di attesa e di sospensione, in cui una natura immaginaria prende il sopravvento su tutto. Attraverso la sua pittura emozionante e coinvolgente l’artista indaga sugli elementi della natura e invita alla riflessione sulle sorti di essa. Miniaturista e artigiano orafo per diversi anni, ha realizzato mostre personali e collettive in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero (tra cui Stati Uniti, Hong Kong, Inghilterra e Spagna, Svizzera). Nel 2011 ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia – Padiglione Italia presso il Palazzo delle Esposizioni di Torino. Vive e lavora a Valmadonna (AL).

MARTA MEZYNSKA: nata a Bialystok (Polonia) nel 1981, si definisce italiana d’adozione. La sua formazione ha inizio con gli studi presso il Liceo Artistico della sua città natale, dove si è diplomata nel dipartimento di grafica con una specializzazione nelle tecniche d’incisione su linoleum e d’illustrazione. Da subito si è dedicata al restauro archeologico e storico lavorando in diversi musei. Si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Varsavia, dove ha avuto la possibilità di sperimentare e imparare, oltre alla pittura sua materia principale, diverse tecniche artistiche. Ha inoltre frequentato corsi di mosaico e pittura all’Accademia di Carrara, grazie al programma Erasmus svolto due anni prima di conseguire il diploma. Ha iniziato la sua carriera come insegnante di pittura a Pietrasanta, attività che tuttora svolge a Milano. Il suo lavoro, caratterizzato dalla costante presenza di disegni architettonici, è un tributo al padre architetto, prematuramente scomparso. L’artista trae ispirazione dal paesaggio urbano che la circonda, scattando numerose fotografie anche durante i suoi viaggi cosa che le permette, in un secondo momento, di rielaborare le immagini su tela. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni private in Italia e all’estero. Vive e lavora a Milano.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

La doppia personale Double Vision dedicata alle architetture dell’abitare, vede protagonisti alla Galleria PUNTO SULL’ARTE i due pittori Carlo Cane e Marta Mezynska. Il vernissage della mostra si terrà sabato 5 Settembre 2020 dalle 15 alle 20, solo su appuntamento.

Due punti di vista completamente diversi sull’habitat identificativo dell’uomo resi dal pennello di due artisti diversissimi per sensibilità, età e provenienza e tuttavia legati da una serie di affinità pittoriche che li portano verso una figurazione potente e molto definita. La più grande differenza tra Carlo Cane e Marta Mezynska, tuttavia, è determinata dalla scelta dell’ambiente da ritrarre. Cane, infatti, mette al centro del suo lavoro le grandi dimore di campagna, quella stessa campagna in cui lui risiede, Mezynska invece – di origine polacca, ma che da tempo vive a Milano – è la cronista della metropoli. Definite nel dettaglio, sì, ma perennemente in bilico, colte in un momento di trasformazione o addirittura di deflagrazione, le grandi case di campagna di Cane fluttuano dentro un ambiente vegetale inquieto, mobile, dinamico, pericolante, sempre sul punto di fagocitarle in un nulla candido che intacca la tela come una nebbia persistente. E tuttavia, pur in quell’imminenza pericolosa, comunicano un curioso senso di pace, di equilibrio, come se scaturissero direttamente da un sogno destinato al lieto fine. Mentre le case di Mezynska – sempre colte frontalmente – ci offrono facciate dai ritmi sincopati, dove le architetture ingaggiano intriganti contrappunti formali e cromatici in un costante gioco di rimandi astratti. Più veri del vero e tuttavia impossibili nelle loro armonie troppo perfette, gli edifici di Mezynska ci immergono in suggestive atmosfere metafisiche; e qui noi ci illudiamo, magari riconoscendo una città, di cogliere un senso, una spiegazione, ma l’immagine resta per certi versi inafferrabile, e per questo ancora più seducente.

Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo della curatrice Alessandra Redaelli, verrà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.

Note Biografiche:
CARLO CANE: nasce a Valenza (AL) nel 1951. Dopo essersi formato artisticamente alla scuola privata di Giulia Pace Zelaschi, ha frequentato lo studio del pittore Gian Paolo Cavalli affinando la propria tecnica coloristica. amante della natura e della sua evoluzione sostiene da sempre la teoria Darwiniana. Nel suo cammino artistico ha mantenuto l’uomo e le architetture al centro delle sue ricerche. Pittore raffinato, realizza dipinti caratterizzati da un senso di attesa e di sospensione, in cui una natura immaginaria prende il sopravvento su tutto. Attraverso la sua pittura emozionante e coinvolgente l’artista indaga sugli elementi della natura e invita alla riflessione sulle sorti di essa. Miniaturista e artigiano orafo per diversi anni, ha realizzato mostre personali e collettive in spazi pubblici e privati in Italia e all’estero (tra cui Stati Uniti, Hong Kong, Inghilterra e Spagna, Svizzera). Nel 2011 ha partecipato alla 54° Biennale di Venezia – Padiglione Italia presso il Palazzo delle Esposizioni di Torino. Vive e lavora a Valmadonna (AL).
MARTA MEZYNSKA: nata a Bialystok (Polonia) nel 1981, si definisce italiana d’adozione. La sua formazione ha inizio con gli studi presso il Liceo Artistico della sua città natale, dove si è diplomata nel dipartimento di grafica con una specializzazione nelle tecniche d’incisione su linoleum e d’illustrazione. Da subito si è dedicata al restauro archeologico e storico lavorando in diversi musei. Si è laureata all’Accademia di Belle Arti di Varsavia, dove ha avuto la possibilità di sperimentare e imparare, oltre alla pittura sua materia principale, diverse tecniche artistiche. Ha inoltre frequentato corsi di mosaico e pittura all’Accademia di Carrara, grazie al programma Erasmus svolto due anni prima di conseguire il diploma. Ha iniziato la sua carriera come insegnante di pittura a Pietrasanta, attività che tuttora svolge a Milano. Il suo lavoro, caratterizzato dalla costante presenza di disegni architettonici, è un tributo al padre architetto, prematuramente scomparso. L’artista trae ispirazione dal paesaggio urbano che la circonda, scattando numerose fotografie anche durante i suoi viaggi cosa che le permette, in un secondo momento, di rielaborare le immagini su tela. Le sue opere sono presenti in numerose collezioni private in Italia e all’estero. Vive e lavora a Milano.


Paolo Cotugno Milan Art & Events Center scrive:

Gentilissimi,
invio con preghiera di pubblicazione delle informazioni relative al lancio della nuova piattaforma WEPRESENTART.

Paolo Cotugno
Milan Art & Events Center
Via Santa Maria Valle 2, Milano Italy 20123
Tel: +39 02 39831335
http://www.ma-ec.it

WEPRESENTART, dal 1 luglio online la piattaforma virtuale della MA-EC

MA-EC Gallery è lieta di annunciare la nascita di WEPRESENTART, piattaforma virtuale per la promozione dell’arte. Grazie ad una interfaccia elegante ed intuitiva, la nuova piattaforma si configura come un valido strumento per tutti coloro che operano in campo artistico ed è una ampia finestra sul mondo contemporaneo anche per tutti gli appassionati d’arte, desiderosi di rimanere sempre aggiornati sulle nuove tendenze del mercato.
La pluriennale esperienza della galleria MA-EC – che nei suoi progetti si avvale della consulenza di influenti personalità del mondo dell’arte, della cultura, dell’economia, e della collaborazione con importanti istituzioni pubbliche e private – fa della piattaforma WEPRESENTART un sicuro riferimento per la creazione di sinergie ed opportunità di lavoro a livello internazionale.
Sul sito verranno periodicamente presentate mostre virtuali. Inoltre gli artisti potranno chiedere consulenze anche per la realizzazione di progetti culturali in galleria o in altre sedi pubbliche e private.
WEPRESENTART propone anche servizi fotografici, video, video VR/AR e attività di promozione e ufficio stampa sui canali tradizionali e social. Grazie a strategie mirate e alla collaborazione con professionisti, siamo in grado di definire le migliori linee guida per ciascun progetto e per il raggiungimento dei vostri obiettivi.
WEPRESENTART desidera dare voce ai diversi linguaggi dell’arte e supporto agli operatori del settore, in un’ottica di promozione e valorizzazione.


Maiocchi15 scrive:

Maiocchi15 è lieta di annunciare un nuovo prestigioso arrivo in galleria: le opere dell’artista
Marta Czok saranno da oggi in esposizione in via Maiocchi 15 e disponibili per tutti i collezionisti.
I lavori di Czok raccontano l’intimità di personaggi, a volte straniti e quasi “congelati” tra reale e
irreale, con acuta ironia e un cromatismo delicato. L’artista indaga l’umanità attraverso uno
sguardo sarcastico e una pittura raffinata, descrivendo lo scorrere della vita quotidiana in tutta
la bellezza delle piccole cose, senza tralasciare di evidenziarne anche le contraddizioni.
Un’espressione simbolica e forte quelle della pittrice che coinvolge subito lo spettatore nel suo
mondo, tra speranza e denuncia.
Biografia
Inglese di origini polacche, Marta Czok è nata a Beirut (Libano) nel 1947. L’anno successivo si è
trasferita con la famiglia a Londra dove ha terminato gli studi accademici alla St Martin’s School of
Art, partecipando ripetutamente alla Royal Academy Summer Exhibition.
Negli ultimi 35 anni ha esibito le sue opere in Europa e America collaborando anche al progetto
“Alitalia per l’Arte”. Nel 2000 Alitalia le ha commissionato un trittico che è stato poi donato a
Giovanni Paolo II per il suo ottantesimo compleanno. Nello stesso anno è stata invitata
dall’Ambasciata Francese presso la Santa Sede a realizzare un’opera sul tema del Giubileo che è
stata esposta nell’ambito della mostra Roma Jubilans. Nel 2008 la televisione nazionale polacca le
ha dedicato un documentario nel quale si evidenziava il rapporto tra il suo lavoro e la seconda
guerra mondiale.
Tra le sue mostre pubbliche più recenti meritano una particolare segnalazione la mostra Mother
Rome presso il Museo Carlo Bilotti di Roma nel 2016; la mostra antologica presso il Castello di
Calatabiano, organizzata dal Museo MACS di Catania; Icons&Idols, mostra multimediale del 2013
presso il MACRO Testaccio di Roma – La Pelanda, nata da una collaborazione con Jacek Ludwig
Scarso ed Elastic Theatre di Londra; la mostra personale presso l’Istituto di Cultura Italiano di
Varsavia che si e’ tenuta ad aprile e maggio del 2017.
Marta Czok ha inoltre lavorato a mostre itineranti quali la personale dedicata ai bambini nella
guerra e nell’olocausto tenutasi a Palazzo Ferrajoli (Roma), al Museo Civico di Albano e a Palazzo
Antico Ghetto (Padova) e la mostra About Us, sul tema dell’umanità, a Palazzo dei Papi (Viterbo),
Palazzo Zuckermann (Padova) e Palazzo Zenobio (Venezia).
Marta Czok vive e lavora a Castel Gandolfo.
“Tutto quello che sono è nei miei dipinti quindi non sento il bisogno di apparire o parlare come
un’«artista». Immagino che sotto sotto sono una rivoluzionaria e la mia battaglia è contro il ridicolo
abuso di potere, che sia per mano dello Stato o della Chiesa, ed è tutto nei miei dipinti, anche se a
volte lo inserisco in un modo delicato, cauto.” (Marta Czok)
Maiocchi15
Maiocchi15 propone una continua attività di ricerca nel campo dell’arte contemporanea, con una
particolare attenzione a “raccontare i nostri tempi attraverso vere opere d’arte in un mondo digitale
in cui siamo sopraffatti da immagini senza filtro e senza progettualità”.
Coniugare gusto, ricercatezza e valore artistico – con un occhio “affordable” – è la mission della
galleria Maiocchi15.
Info Utili
Orario: dal lunedì al sabato (9.30 – 13 e 14.30 – 19.30)
Ingresso libero
Contatti Galleria
MAIOCCHI15
via Maiocchi 15, 20129 – Milano
tel. 02.23184910
maiocchi15@gmail.com


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

20 ARTISTI per la mostra <20 del 2020
In occasione della VII Edizione della rassegna <20 15×15/20×20 | Collezione PUNTO SULL’ARTE, che si svolgerà a partire da SABATO 20 GIUGNO 2020, sono stati invitati appositamente per l’occasione 20 artisti, italiani e stranieri, con diverse esperienze nazionali e internazionali, con una forte presenza degli scultori che esporranno le loro opere accanto a quelle dei pittori.
Anche quest’anno, come nelle edizioni precedenti, gli artisti proporranno delle opere inedite di formato 15×15 e 20×20 cm, unico vincolo a loro imposto. Ognuno è stato lasciato libero di utilizzare la tecnica preferita, dai colori ad olio al corten, passando dagli acrilici al vetro, e di scegliere il soggetto della rappresentazione. Tutte le opere sono state realizzate appositamente per questa esposizione e sono state pensate come esemplari unici.
Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e ambientate, e i testi biografici di tutti gli artisti verrà realizzato da PUNTO SULL’ARTE.
Quest’anno saranno presentati nel Project Room una selezione di opere della Collezione degli anni precedenti. Sarà possibile riscoprire volti noti della Galleria tra cui ANNALÙ con alberi fatti di resina, i mazzi di fiori di Ottorino DE LUCCHI, Federico INFANTE con i suoi ritratti, Ernesto MORALES e le sue nuvolette, le nature morte di Paolo QUARESIMA fino ai caldi vicoli spagnoli di Tomàs SUNOL e alle minuziose sovrapposizioni di Giorgio TENTOLINI. Tra i più conosciuti ci saranno anche alcuni artisti ospitati solo in occasione della rassegna estiva tra cui Manuel FELISI, Michael GAMBINO e Sergio PADOVANI

ARTISTI IN MOSTRA:
Salvatore ALESSI, Luciano BALDACCI, Massimo CACCIA, J. Isabelle CORNIÈRE, Pino DEODATO, Claudio FILIPPINI, Jernej FORBICI, Claudia GIRAUDO, Silvia LEVENSON, Alberto MAGNANI, Matteo MASSAGRANDE, Marta MEZYNSKA, Sabrina MILAZZO, Raffaele MINOTTO, Nicola NANNINI, Ciro PALUMBO, Rudy PULCINELLI, Brian Keith STEPHENS, Valeria VACCARO, Marika VICARI


ART1307 scrive:

Titolo: TIME
Pubblicazione di uno zibaldone d’arte al tempo del Covid 19
Tipologia: miscellanea d’arte e cultura
Edizioni ART1307 Istituzione Culturale
Progetto a cura di Cynthia Penna
ISBN 9781714896929
Piattaforma di vendita: http://www.blurb.com
https://www.blurb.com/b/ 10116508-time
Vendita a scopo benefico

Contenuto del progetto:
(dalla lettera aperta inviata dalla curatrice agli artisti e curatori). Marzo 2020.
Cari artisti,
Sebbene le nostre vite abbiano avuto una frenata brusca ed inaspettata, dopo il primo momento di destabilizzazione, abbiamo iniziato a riflettere sull’esperienza che stavamo tutti vivendo in contemporanea e, quasi all’unisono, nel mondo intero. La riflessione si è diretta subito su una condizione filosofica e spirituale: quella della percezione del fattore Tempo.
Tanto si è scritto e detto sul Tempo da parte degli artisti, ma nessuno ha mai vissuto un’esperienza del genere: scorrimento del tempo in quasi totale isolamento o comunque senza contatti sociali se non quelli attuati attraverso i media, il web e il telefono.
Tempo dilatato, Tempo ristretto, Tempo relativo, Tempo fugace, Tempo che non passa mai. Che cosa è questa nuova percezione del Tempo che stiamo sperimentando chiusi nelle nostre case? un tempo per noi stessi e un tempo di mancanza di relazioni.
Fisicità annullata e virtualità sviluppata.
Illusione di contatto, intimità modificata, sentimenti inespressi se non con parole e da remoto.
Vorrei da tutti gli artisti in questo momento una risposta sul “Tempo al Tempo dell’isolamento”.
Può trattarsi di una frase, un disegno, un video, una foto, una scultura, la registrazione del vostro pensiero ma che contenga una testimonianza sulla percezione del Tempo che stiamo vivendo tutti adesso. Indaghiamo fino in fondo questa nuova percezione dello scorrimento di un tempo che ci appare modificato.
Cosa ci resterà altrimenti da questo stato di cose? speriamo un congelamento di un’esperienza nella Storia, testimoniata da ognuno di voi, che lasceremo alle generazioni future.
Grazie per la cortese collaborazione.
Cynthia Penna

Dalle risposte ottenute in circa due mesi di attività da parte di 93 operatori dell’arte, è stato tratto un libro sotto forma di “magazine” contenente scritti, fotografie, riferimenti di video realmente prodotti e visionabili sul web, opere fotografiche, poesie. Uno zibaldone d’arte pubblicato e acquistabile sulla piattaforma on line di BLURB il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza ad una struttura ospedaliera o ad altro istituto per la ricerca scientifica.
Abbiamo voluto così renderci partecipi fattivamente della mancanza di mezzi economici che affligge i centri di ricerca e/o delle strutture ospedaliere perché uno sforzo comune non ci faccia trovare impreparati nel futuro o almeno ci trovi maggiormente attrezzati


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

#StayHome è la nuova mostra esclusivamente online di PUNTO SULL’ARTE. Nelle opere dei 9 artisti, pittori e scultori, le nostre città e le nostre case sono da sempre uno dei temi centrali della loro produzione. Il periodo di quarantena che ha limitato i nostri movimenti nell’ultimo mese ha comportato un grande cambiamento della nostra quotidianità: le grandi metropoli si sono spopolate, strade vuote dove solo poche persone e auto sfrecciavano isolate e intimorite; le abitazioni sono state reinventate, sono divenute uffici, scuole, parchi giochi e palestre. La separazione tra la vita privata e quella pubblica è stata annullata ma le nuove tecnologie ci sono venute incontro riuscendo a ricreare in sole quattro mura nuovi ambienti in cui siamo stati catapultati e accolti. Le opere raccolte in questa mostra ci offrono la possibilità di riflettere sulla realtà che ci circonda, sul significato e il valore che custodiscono gli ambienti che quotidianamente viviamo.

Reminiscenza della metafisica dechirichiana sono i dipinti corposi e materici di Matthias Brandes. Il tempo rimane sospeso, immobile e tangibile proprio come le costruzioni che ci ripropone. L’atmosfera è carica di suggestioni, a un tratto tutto sembra per evolversi, l’instabilità sembra prevalere ma la solidità dei cipressi e dei parallelepipedi ci rincuora e ci restituisce un tempo assoluto di tranquillità. Lineari, pulite e minimaliste le architetture di Carlo Cane si stagliano cariche di dettagli su sfondi lattiginosi in cui a prevalere è il bianco e le colature grigio-bluastre. In questa fase della sua carriera l’artista ha colto l’essenza e a prevalere è la dimensione intima ma al tempo stesso distaccata e fredda di questi palazzi, monumentali ma spogli di ornamenti. Nelle tele di Daniele Cestari l’uomo è presente tramite la traccia che il suo passaggio ha lasciato, attraverso i muri carichi di vissuto. Seppur nelle strade non c’è nessuno che passeggia, nessun turista che scruta ogni angolo nascosto, nessun impiegato che si affretta a raggiungere il suo ufficio, tutto questo, la frenesia e i pensieri, divengono tangibili attraverso le estese pennellate e i colpi di spatola. L’immensità del blu ci avvolge, scende la notte e ci abbraccia. L’oscurità di Luca Gastaldo non fa paura, è rassicurante. Attraverso il bitume, l’olio e i gessetti l’orizzonte diviene incommensurabile e il resto sembra scomparire. La natura prende il sopravvento andando a creare paesaggi romantici in cui l’uomo prende consapevolezza del suo essere infinitamente piccolo. Marta Mezynska nei suoi oli coglie angoli nascosti delle nostre città, il suo sguardo sempre curioso è alla costante ricerca di visioni insolite che passano inosservate a coloro che, quelle città le vivono quotidianamente. Le coloratissime insegne delle vetrine si stagliano vivaci e nitide emergendo prepotentemente dai profili dei centri storici mostrandoci un nuovo mondo, tutto da riscoprire. Scenari desolati e silenziosi fanno da protagonista inconsapevole dei quadri di Ernesto Morales. Ognuno di noi è chiamato a rileggere gli spazi urbani interpretandoli secondo il proprio vissuto e il proprio immaginario. Il tema della migrazione viene approfondito secondo nuovi canoni e costringe l’osservatore a dover ripensare alla propria identità e al ruolo che ricopre nella società. Nei dipinti di Nicola Nannini ritroviamo luoghi a noi familiari nonostante non ci sia nessuna traccia dell’uomo. Il silenzio è divenuto assordante, la notte ha preso il sopravvento sulla città, le luci divengono calde e avvolgenti, solo la luce artificiale di qualche lampione qua e là ci permette di intravedere ancora i profili dei monumenti delle piazze L’espressione artistica di Kyoji Nagatani è profondamente legata all’essenza minimalista giapponese. La semplicità delle forme lineari e levigate del bronzo celano in realtà un messaggio nascosto tra i chiaroscuri che la materia plasmata crea. Sculture massicce appaiono leggiadre grazie alle linee sinuose che invitano a indagare sempre più a fondo donando una sensazione di serenità. Tomas Martinez Sunol si riappropria della sua città d’origine tramite ombre e colori che creano composizioni in cui la forza espressiva si confronta in un perfetto equilibrio con le tonalità calde e terrose degli scorci di Badalona. Le superficie risultano interrotte da linee a tratti impercettibili e dalle finestre che raccontano della vita degli uomini.

In tutti noi rimarrà traccia di queste giornate in cui abbiamo vissuto una realtà alternativa. In questo periodo si è riusciti ad apprezzare ciò che ci circonda e l’arte custodita nelle nostre dimore ci ha aiutato, come sempre fa l’arte, a colmare le mancanze, a darci la possibilità di sognare e immaginare luoghi che non abbiamo mai vissuto, a fuggire, almeno con i pensieri, in una realtà parallela.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

La mostra NATURAE Visioni tra realtà e immaginazione vede il ritorno di due artisti già noti al pubblico della Galleria PUNTO SULL’ARTE: Ottorino De Lucchi con i suoi virtuosi fiori in watercolor-drybrush e i leggiadri acquerelli su carta di Marika Vicari, per un totale di circa 30 opere inedite. Il VERNISSAGE della bi-personale si terrà SABATO 14 MARZO dalle 18 alle 21.

Le opere di De Lucchi e Vicari, realizzate in occasione della mostra, creeranno un sofisticato dialogo in cui analogie e differenze si intrecciano, sovrappongono, distinguono e sottolineano reciprocamente. Sarà proprio la Natura a conquistare, nelle opere degli artisti, il ruolo principale, evidenziando una caratterialità diversa nella singolare visione artistico-estetica che, rispetto al linguaggio di ognuno di loro, attesta principi peculiari e, per questo, rinnova, sempre e ancora, il mistero della sua essenza immutabile. Le serie inedite dei due artisti genereranno un momento, un istante di un tempo assoluto che, nell’irripetibile del suo proporsi, annulla ogni processo spazio-temporale contingente e trasporta lo sguardo del pubblico in un complesso susseguirsi di pensieri, immaginazioni e definizioni. Saranno in grado di dimostrare come, l’elemento naturale, sia ancora capace di colpire e suggestionare la fantasia e il sentimento proprio di chi osserva, incuriosendolo e motivandolo secondo una poesia e una liricità universali.
L’allestimento pensato appositamente per l’occasione darà modo alle opere di evidenziare l’individualità delle posizioni di De Lucchi e di Vicari, ma anche di stabilire un insieme di connessioni che aprono inedite aspettative e chiavi di lettura capaci di oltrepassare la specificità della loro visione indipendente. Nel percorso espositivo, quindi, l’alternanza continua della loro intensa espressività permetterà di mutare volto all’immagine (e all’immaginario) naturale, di viverla in una modalità che lascia attivare atmosfere profondamente diverse che, alla fine, troveranno un punto di coerente e congruente similitudine.
Ritorna un legame con la storia in Ottorino De Lucchi che, acquisendo come soggetto la “classica” natura morta, stupisce il pubblico con quella perfezione imperfetta in cui la finzione stessa sa quasi superare, con la maestria della mano del pittore, la realtà stessa che prova a descrivere. L’iperrealtà della sua pittura stupisce per il suo metodo: curato, puntuale, attento non lascia spazio alla distrazione, non ne resta immune nemmeno l’osservatore, costretto a una continua e costante ispezione dell’immagine pittorica per capire dove si chiude la verità e dove si apre la finzione.
Marika Vicari, al contrario, rende rarefatta ogni sua composizione che, tra bianchi e neri, e aggiunte indeterminate di un solo colore, evoca memorie e ricordi di paesaggi vissuti ed esplorati. La sua proposta rimanda a un lirismo di coscienza e interiorità in cui la verità si accenna in un’indeterminata e appena accennata definizione. Tutto rimane sospeso: gli orizzonti sono spezzati, i dettagli interrotti e la precisione, forte nella sua tensione, rimane accennata in un frangibile disfacimento. Le sue foreste, i suoi alberi si chiariscono nell’essere necessaria metafora della nostra esistenza e della nostra storia umana. In una lettura di antico Romanticismo, si avvia un’attualità di riflessione che non soffoca alle lusinghe delle mode.
Le opere dei due artisti definiscono due nature che sanno trovare un punto di equilibrio e rispetto concedendosi vicendevolmente le rispettive mancanze, debolezze e fragilità; alimentandosi con le peculiarità della propria particolarità stilistica, espressiva, intuitiva. Il confronto tra Vicari e De Lucchi si concede in una reciproca compenetrazione che, all’insegna di una forte ed energica poesia silenziosa, rinsalda il patto visivo con un’altra possibile lettura lirica del (nostro) Mondo, posto fuori da ogni tempo e lontano da ogni contingenza del presente.

Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo del curatore Matteo Galbiati, verrà realizzato da PUNTO SULL’ARTE. Gli artisti saranno presenti in Galleria in occasione del Vernissage Sabato 14 Marzo.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

Il 2020 della Galleria PUNTO SULL’ARTE si apre con una mostra personale della pittrice torinese
SABRINA MILAZZO. Il VERNISSAGE della sua personale dal titolo MELTING POP si terrà SABATO 1 FEBBRAIO dalle 18 alle 21.
Protagonista della nuova mostra in programma alla Galleria Punto sull’Arte, la giovane pittrice torinese Sabrina Milazzo si muove nell’ambito di una figurazione particolare, in bilico tra iperrealismo fotografico e una visione neosurrealista della realtà, tra immaginario pop e concettualismo. Con una pennellata nitidissima e una scelta di materiali (l’olio su lino) perfetti nell’evidenziare la precisione tecnica, l’artista ci conduce con sé in un viaggio attraverso l’estetica Disney, scegliendo però di tornare indietro nel tempo, e prendendo dunque come modelli per il suo lavoro solo pupazzi vintage. Topolino, Pippo, Biancaneve con i suoi nani, il coniglietto Tippete e il cane Pongo, tuttavia, non ci vengono restituiti nella loro interezza intatta (in un’operazione che potrebbe ricordare Jeff Koons), ma arrivano a noi appena riconoscibili, nel momento intermedio di una liquefazione che arriverà – lo si capisce senza dubbio – a farli sciogliere completamente. Definiti in tinte piene e zuccherose (oppure virati al nero o all’argento), costituiti in curve turgide e lucenti come se fossero ricoperti di glassa, incredibilmente tridimensionali, i vecchi eroi Disney sono colti qui in un momento tragico, che la gioia estetica e cromatica finisce paradossalmente per enfatizzare. Sabrina Milazzo ci narra dunque la fine di un mondo rassicurante e ci mette di fronte a una perdita dell’innocenza che appare irreparabile. Così come i suoi paesaggi o le sue nature morte – anche quelli raccontati in punta di pennello come un momento di drammatica fusione – sembrano costringerci ad aprire gli occhi su una sorta di apocalisse.
Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte e il testo della curatrice Alessandra Redaelli, verrà realizzato da PUNTO SULL’ARTE. L’Artista sarà presente in Galleria in occasione del Vernissage Sabato 1 Febbraio.


ART1307 scrive:

Titolo: Traveling Canvas
Curatore: Cynthia Penna e jill moniz
Artisti: Marie Fatou Kiné AW, Yuki Kamide, Claudia Meyer, Ana Rodriguez, Carla Viparelli, Dawit Abebe, Dino Izzo, Yasunari Nakagomi, Miguel Osuna, Duane Paul
Sede: International Institute of Social Studies, Den Haag, Netherland
Opening: 15 Novembre 2019 – 5 pm to 8 pm
Durata: 15 Novembre 2019 – 11 Gennaio 2020
Per informazioni: Tel. 081 660216, info@art1307.com, http://www.art1307.com, http://www.travelingcanvas.art
Fb: https://www.facebook.com/art1307
Instagram: ISTITUZIONE_CULTURALE_ART1307
Pinterest: Art1307

Abbiamo il piacere di inviare il Comunicato Stampa della Mostra Traveling Canvas concepita e promossa da ART1307 che dopo la sua presentazione ufficiale a Napoli a Castel dell’Ovo nell’Aprile 2019 e a Los Angeles in Agosto/Settembre 2019 vede ora iniziare la terza tappa in Olanda presso l’Istituto Internazionale di Studi Sociali de L’Aia facente parte della Università Erasmus di Rotterdam.
Il successo del Progetto è stato enorme e negli States ha visto coinvolti critici, galleristi ed artisti nel fornire i loro feedback scritti che prossimamente faranno parte di una integrazione, insieme alla testimonianza fotografica delle mostre nelle varie sedi nel mondo, al catalogo che è già in vendita su amazon.com.
“L’arte è l’ultima forma di speranza”. Occorre soffermarci su questa citazione del pittore Gerhard Richter e partire da qui per il nostro viaggio intorno al mondo.
Inaugurerà venerdì 15 Novembre 2019 alle ore 17 presso la sede dell’Istituto Internazionale di Studi Sociali de L’Aia la terza tappa del percorso espositivo nel mondo. Le dieci opere a venti mani, quelle di dieci artisti provenienti da ogni angolo del mondo, saranno esposte nella mostra “Traveling Canvas”, promossa da ART1307 con la curatela di Cynthia Penna e jill moniz.
Cinque uomini e cinque donne per dieci tele che hanno viaggiato in lungo e largo raggiungendo tre continenti, passando di mano in mano. Una staffetta artistica non solo di grande valore scientifico (gli artisti coinvolti sono tutti nomi di spicco nel mondo dell’arte contemporanea internazionale), ma soprattutto di grande valore simbolico, in una società che crea muri culturali e alza barriere fisiche.
Come spiega la curatrice e direttrice scientifica di ART1307 Cynthia Penna il progetto “Traveling Canvas” nasce da un’emergenza. “La bellezza non può più attendere. L’umanità non può più attendere. Traveling Canvas intende inviare un chiaro messaggio politico che è quello dell’integrazione nel rispetto delle diversità – spiega Cynthia Penna – In un mondo solo apparentemente e solo commercialmente globalizzato, la struttura delle società si sta pian piano disgregando a causa di individualismi e separatismi di ogni sorta: religiosi, razziali e politici. In questo scenario l’arte è l’elemento disturbante di un andamento di deriva verso i separatismi e le intolleranze che stanno caratterizzando le società contemporanee.”

Il progetto ha messo in relazione fra loro dieci artisti (Marie Fatou Kiné AW, Yuki Kamide, Claudia Meyer, Ana Rodriguez, Carla Viparelli, Dawit Abebe, Dino Izzo, Yasunari Nakagomi, Miguel Osuna, Duane Paul) che non si sono mai conosciuti e non hanno mai lavorato insieme, appartenenti a culture e credo religiosi diversi fra loro; provenienti da retaggi e basi culturali di Continenti diversi. Messi insieme a lavorare, ma non fisicamente riuniti, bensì ognuno nella solitudine del proprio studio, nella propria città e nella propria nazione, ma su una tela dove “altri” artisti hanno lavorato o dovranno in seguito lavorare. Prefigurarsi il futuro intervento di altro artista sulla medesima tela e semmai sul proprio tratto pittorico, sul proprio gesto, sul proprio segno, può essere destabilizzante e richiede grande apertura mentale ma anche molto rispetto per gli altri.
Il progetto è stato senz’altro una sfida, un rischio, una sperimentazione inedita di dove e fino a che punto spingersi o spingere il proprio ego a fare i conti con l’esistenza di altro da sé.
Se l’arte apre le menti, invitando al nuovo, al rivoluzionario, questo è il momento per presentarla al mondo come “LA” soluzione, non in termini specificamente artistici o estetici, ma in termini di struttura del procedimento logico/psicologico/sociale.
In esposizione, accanto alle dieci opere esito del lavoro congiunto dei dieci artisti, sarà mostrato il percorso effettuato attraverso una documentazione fotografica e narrativa sotto forma di “diario di viaggio”.

Inaugurazione con la presenza dei Curatori e degli artisti: Venerdì 15 Novembre 2019 dalle 17 alle 20


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

VALERIA VACCARO

CARTA, FORBICE, SASSO

a cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: SABATO 23 NOVEMBRE 2019, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 24 Novembre – 21 Dicembre 2019
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: 10-13 | 15-19. Domenica: 15-19
Catalogo: Testo critico di Alessandra Redaelli

È VALERIA VACCARO, una giovane artista del marmo, la protagonista della mostra di Novembre da PUNTO SULL’ARTE. Il VERNISSAGE della sua personale dal titolo CARTA, FORBICE, SASSO si terrà SABATO 23 NOVEMBRE dalle 18 alle 21.
Un lavoro elegante e dalla realizzazione impeccabile in cui il materiale della scultura per eccellenza diventa simbolo della società liquida che ci contraddistingue. La scultura infatti qui rinnega per certi versi se stessa, ripensando il materiale nobile per oggetti che di nobile non hanno nulla: dal pallet alla cassa da imballaggio, dal foglio di carta alla classica busta da ufficio destinata a essere lacerata e poi gettata via. Un’allusione che si fa ancora più sottile nella realizzazione scultorea di vecchi giocattoli, di un triciclo, di un lettino da bambino con le sponde: la cameretta del passato si trasforma qui in una celebrazione del tempo che passa e che rende questi oggetti inevitabilmente inutili. E un senso di spaesamento invade lo spettatore quando si rende conto che ciò che da lontano gli sembrava una giocosa ricostruzione di un ambiente infantile, da vicino si rivela il monumento a un tempo che non tornerà più. La trasformazione, la metamorfosi, il divenire sono evidenziati nel lavoro dell’artista anche dal ricorrere dell’effetto combustione. La sua materia, infatti, appare spesso invasa da una serie di bruciature che ne denotano la fragilità, la destinazione all’impermanenza. Tutta costruita sui contrasti tra pesante e leggero, eterno ed effimero, prezioso e ordinario, dunque, l’opera di Valeria Vaccaro ci mette di fronte all’incertezza del nostro tempo.
Un CATALOGO BILINGUE, con la riproduzione delle opere esposte ambientate e il testo della curatrice Alessandra Redaelli, verrà realizzato da PUNTO SULL’ARTE. L’Artista sarà presente in Galleria in occasione del Vernissage Sabato 23 Novembre.
VALERIA VACCARO nasce nel 1988 a Torino. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico, studia scultura presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Espone regolarmente dal 2005. Tra il 2013 e il 2015 partecipa alla Biennale Itinerante Europea JCE Jeune Création Européenne. Nel 2015 espone a Exihibit a Torino e al Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivara. Nel 2017, in occasione dell’Art Prize CBM, vince una menzione speciale dalla città di Torino. Nel 2019 inizia la collaborazione con la Galleria PUNTO SULL’ARTE ed espone alla 15° Edizione di ArtVerona. Vive e lavora a Torino.


AF Arte Contemporanea scrive:

Wormhole è un’ipotesi del mondo quantistico che prevede l’esistenza di un tunnel che possa mettere in comunicazione uno spazio o una peculiarità dello spazio con un’altra. Non è solo l’ipotesi di un movimento più veloce tra due punti ma anche una condizione che permette a chi a chi lo attraversa di mutare inclinazione e quindi destino. Questo wormhole nel suo percorso racchiude una singolarità che addensa in un punto quello che non poteva essere contenuto nello spazio.

Amedeo Martegani. A Wormhole
12 ottobre 2019 – 8 febbraio 2020
Orario di apertura: dal martedì al sabato ore 10 – 12.30 | 15.30 – 18.30
AF arte contemporanea, Via dei Bersaglieri 5/E, Bologna


ART1307 scrive:

Titolo: FLUXUS di Max Coppeta
Curatrice: Cynthia Penna di ART1307
Sede: LA Artcore Association @ Union Center for the Arts, DT Los Angeles
Date: 2-29 Ottobre 2019
Conferenza dell’artista: 6 Ottobre 2019 dalle 15 alle 17
Per informazioni: Tel. 081 660216, info@art1307.com, http://www.art1307.com
Fb: https://www.facebook.com/art1307
Instagram: ISTITUZIONE_CULTURALE_ART1307
Pinterest: Art1307

La mostra che Max Coppeta presenta all’Associazione LA Artcore di Los Angeles si ispira al testo di Italo Calvino: “Le città invisibili”.
Cosa sono queste “città” di Coppeta cui l’artista dedica un intero corpus di opere e un massiccio sforzo di produzione?
Più che elementi di staticità del vissuto sono elementi di dinamicità, di trasformazione, di modifica interiore: modifica del presente carico di un passato anch’esso in trasformazione. La memoria del passato (come afferma Calvino), già di per sé trasformata, trasforma il presente e il futuro.
Più che città strutturate esse rappresentano per Coppeta un viaggio intorno all’uomo.
Coppeta “racconta” una sua storia tra il surreale e il metafisico dedicata alle città, ai suoi abitanti, a quel flusso di vita che si dipana e si condensa all’interno di questi strani assembramenti di umanità.
L’intera mostra può suddividersi in capitoli che parlano di flussi, di tensioni e di trasformazioni.
Coppeta è un artista visionario: le sue opere sono scenografie teatrali ridotte in pochi centimetri di materia. La città descrive l’uomo, le sue passioni, le sue paure, le angosce e le emozioni: il continuo rincorrersi di storie, di pezzi di vita raccontati o taciuti, ma comunque vissuti.
Ineludibile, inconsapevole, trascinante, inaccessibile ad una comprensione più profonda, questo flusso inarrestabile di vita ci travolge quotidianamente e noi lo viviamo nella “normalità” delle nostre esistenze all’interno delle città.

Nasce a Sarno nel 1980, vive e lavora a Bellona (Ce). Nel 2002 si laurea in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, con una tesi sul teatro multimediale. Lo stesso anno gli viene assegnata una borsa di studio dall’Istituto Superiore di Design di Torino. È insignito di numerosissimi premi nazionali ed internazionali.
Ha esposto a Houston, Los Angeles, Lancaster, Singapore, Tokyo, Caracas, Valencia, Napoli, Milano, Torino, Venezia. Ha collaborato con l’Università di Salerno, il Politecnico di Milano e il Dams di Torino. La sua attività di ricerca, in costante evoluzione, viene monitorata dalla Fondazione Filiberto Menna di Salerno e dalla Fondazione D’Ars di Milano.
Coppeta esplora le varie possibilità della percezione visiva.
Dalla visione ottica con lavori sulla deformazione della materia, a lavori che esplorano la luce e la capacità di modificazione della realtà data dalla riflessione, e rifrazione della luce sui materiali.
Coppeta si inserisce sempre di più in una corrente di pensiero e di ricerca che parte dal costruttivismo, attraversa l’arte concreta, e sfocia nel cinetismo.
Ma non nega i suoi natali connessi agli studi di scenografia e pertanto fonde atmosfere teatrali e visionarie, con contesti di rigore della forma su cui si innesta il senso della percezione di volta in volta distorta, mutante, irreale e ambigua, ma che crea sempre una profonda emozione in chi guarda.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

RAFFAELE MINOTTO – MEMORIES

Vernissage: SABATO 28 SETTEMBRE 2019, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 1 Ottobre – 9 Novembre 2019
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: 10-13 | 15-19.
Catalogo: Testo critico di Alessandra Redaelli

Con una pittura pulviscolare e vibrante, RAFFAELE MINOTTO racconta storie sostanziate di memorie e di suggestioni. Il VERNISSAGE della sua nuova mostra personale dal titolo MEMORIES si terrà SABATO 28 SETTEMBRE dalle 18 alle 21 presso la Galleria PUNTO SULL’ARTE a Varese. In mostra saranno presentati 15 dipinti inediti realizzati dall’Artista nel corso del 2019.

Le stanze di un palazzo nobiliare al centro di Padova, sono lo spunto per un’analisi della realtà condotta attraverso l’esperienza della grande storia dell’arte del passato: dall’impressionismo – che Minotto rielabora nella stesura vibrante del colore e nella capacità particolarissima di dare consistenza solida alla luce – all’espressionismo astratto, ripensato nel gesto finale con cui l’artista getta il colore chiaro sulla tela proprio per ottenere gli effetti di luce frammentata. Sostenuti dall’ossatura di un disegno minuziosissimo a carboncino – che qua e là si rivela nel dipinto nei punti di rarefazione del colore – i lavori dell’artista vedono la figura sempre assente, ma costantemente suggerita, evocata. Le sue stanze e le sue tavole imbandite oramai deserte suggeriscono storie, scatenano nello spettatore narrazioni, portano dentro di sé vicende e personaggi. Accanto agli ambienti, l’artista presenta in mostra anche una serie di paesaggi invernali. Lì il manto della neve scompagina prospettive e proporzioni, e mentre la terra brulla fa capolino sotto la coltre semi-sciolta, la pennellata si fa via via più libera e più materica, dando a queste opere una forte connotazione astratta.
La mostra è accompagnata da un CATALOGO BILINGUE realizzato da PUNTO SULL’ARTE contenente il testo critico della curatrice Alessandra Redaelli e la riproduzione delle opere esposte. L’Artista sarà presente in Galleria in occasione del Vernissage Sabato 28 Settembre.

RAFFAELE MINOTTO nasce a Padova nel 1969. Frequenta l’Accademia di Belle Arti, corso di Pittura, a Venezia, dove si diploma nel 1991. Alla pittura affianca l’incisione, dedicandosi soprattutto alla tecnica dell’acquaforte e della puntasecca. Nel 1995 realizza la sua prima mostra personale, presso il Centro di Storia del Costume Ieri Attualità di Padova e da questo momento comincia a esporre con continuità le sue opere. L’intenso lavoro svolto negli anni successivi è ben documentato in Via Euganea, mostra realizzata a Padova nel 2003, a cura di Giorgio Segato. Nel 2009, la pittura di Minotto è stata selezionata per Contemplazioni: ampia esposizione a cura di Alberto Agazzani, che ha proposto nel Castello Sismondo di Rimini un efficace punto di vista sulla pittura italiana. Da tale collaborazione derivano la mostra e il catalogo Riflessioni, con un’analisi delle opere realizzate tra il 2011 e 2012. Nel 2011 viene invitato da Vittorio Sgarbi ad esporre nell’ambito della 54° Biennale di Venezia – Sezione Regione Veneto e l’anno seguente partecipa alla mostra Incontri all’inizio del mondo, presso il Centro Culturale San Gaetano di Padova. A fine 2012 la mostra Riflessioni viene proposta anche nella Galleria Nino Sindoni di Asiago (Vicenza) e, successivamente, presentata sulla rivista AREAARTE (n. 14/Estate 2013). Acque misteriose è il progetto che rappresenta un “ritorno al disegno”, anche di grande formato, attraverso l’analisi del tema dei bagnanti, già affrontato da tempo con altre tecniche. La collaborazione con Stefano Annibaletto, curatore del progetto, porterà nel 2013 alla realizzazione dell’omonima mostra presso la Sala della Gran Guardia di Padova e di un catalogo che documenta e analizza il tema proposto. Lo studio dell’incisione prosegue accanto all’attività pittorica: a giugno 2012 Grafica d’arte dedica alle sue incisioni un’ampia presentazione a firma del prof. Paolo Bellini. Una sua stampa è stata candidata al Premio Leonardo Sciascia 2015-16 e presentata nelle mostre itineranti del Premio nelle città di Palermo, Firenze, Fabriano e Milano. Nel 2017, TG5 Arti-Impressioni su tela, rubrica di Canale 5 a cura di Guido del Turco e riservata al mondo dell’arte, presenta al grande pubblico una selezione delle opere di Minotto dedicandogli una breve intervista. Il suo lavoro è segnalato nei volumi La pittura nel Veneto – Il Novecento (Mondadori Electa, 2006) e La Pittura nel Veneto – Dizionario degli Artisti (Mondadori Electa, 2009). Nel corso della sua carriera artistica ha realizzato numerose mostre personali e collettive e ha esposto in fiere di settore in Italia, Germania, Francia, Stati Uniti, Russia, Austria, Lussemburgo e Svizzera. Vive e lavora a Padova.


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

RAFFAELE MINOTTO – MEMORIES

Vernissage: SABATO 28 SETTEMBRE 2019, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 1 Ottobre – 9 Novembre 2019
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: 10-13 | 15-19.
Catalogo: Testo critico di Alessandra Redaelli

Con una pittura pulviscolare e vibrante, RAFFAELE MINOTTO racconta storie sostanziate di memorie e di suggestioni. Il VERNISSAGE della sua nuova mostra personale dal titolo MEMORIES si terrà SABATO 28 SETTEMBRE dalle 18 alle 21 presso la Galleria PUNTO SULL’ARTE a Varese. In mostra saranno presentati 15 dipinti inediti realizzati dall’Artista nel corso del 2019.
Le stanze di un palazzo nobiliare al centro di Padova, sono lo spunto per un’analisi della realtà condotta attraverso l’esperienza della grande storia dell’arte del passato: dall’impressionismo – che Minotto rielabora nella stesura vibrante del colore e nella capacità particolarissima di dare consistenza solida alla luce – all’espressionismo astratto, ripensato nel gesto finale con cui l’artista getta il colore chiaro sulla tela proprio per ottenere gli effetti di luce frammentata. Sostenuti dall’ossatura di un disegno minuziosissimo a carboncino – che qua e là si rivela nel dipinto nei punti di rarefazione del colore – i lavori dell’artista vedono la figura sempre assente, ma costantemente suggerita, evocata. Le sue stanze e le sue tavole imbandite oramai deserte suggeriscono storie, scatenano nello spettatore narrazioni, portano dentro di sé vicende e personaggi. Accanto agli ambienti, l’artista presenta in mostra anche una serie di paesaggi invernali. Lì il manto della neve scompagina prospettive e proporzioni, e mentre la terra brulla fa capolino sotto la coltre semi-sciolta, la pennellata si fa via via più libera e più materica, dando a queste opere una forte connotazione astratta.
La mostra è accompagnata da un CATALOGO BILINGUE realizzato da PUNTO SULL’ARTE contenente il testo critico della curatrice Alessandra Redaelli e la riproduzione delle opere esposte. L’Artista sarà presente in Galleria in occasione del Vernissage Sabato 28 Settembre.

RAFFAELE MINOTTO nasce a Padova nel 1969. Frequenta l’Accademia di Belle Arti, corso di Pittura, a Venezia, dove si diploma nel 1991. Alla pittura affianca l’incisione, dedicandosi soprattutto alla tecnica dell’acquaforte e della puntasecca. Nel 1995 realizza la sua prima mostra personale, presso il Centro di Storia del Costume Ieri Attualità di Padova e da questo momento comincia a esporre con continuità le sue opere. L’intenso lavoro svolto negli anni successivi è ben documentato in Via Euganea, mostra realizzata a Padova nel 2003, a cura di Giorgio Segato. Nel 2009, la pittura di Minotto è stata selezionata per Contemplazioni: ampia esposizione a cura di Alberto Agazzani, che ha proposto nel Castello Sismondo di Rimini un efficace punto di vista sulla pittura italiana. Da tale collaborazione derivano la mostra e il catalogo Riflessioni, con un’analisi delle opere realizzate tra il 2011 e 2012. Nel 2011 viene invitato da Vittorio Sgarbi ad esporre nell’ambito della 54° Biennale di Venezia – Sezione Regione Veneto e l’anno seguente partecipa alla mostra Incontri all’inizio del mondo, presso il Centro Culturale San Gaetano di Padova. A fine 2012 la mostra Riflessioni viene proposta anche nella Galleria Nino Sindoni di Asiago (Vicenza) e, successivamente, presentata sulla rivista AREAARTE (n. 14/Estate 2013). Acque misteriose è il progetto che rappresenta un “ritorno al disegno”, anche di grande formato, attraverso l’analisi del tema dei bagnanti, già affrontato da tempo con altre tecniche. La collaborazione con Stefano Annibaletto, curatore del progetto, porterà nel 2013 alla realizzazione dell’omonima mostra presso la Sala della Gran Guardia di Padova e di un catalogo che documenta e analizza il tema proposto. Lo studio dell’incisione prosegue accanto all’attività pittorica: a giugno 2012 Grafica d’arte dedica alle sue incisioni un’ampia presentazione a firma del prof. Paolo Bellini. Una sua stampa è stata candidata al Premio Leonardo Sciascia 2015-16 e presentata nelle mostre itineranti del Premio nelle città di Palermo, Firenze, Fabriano e Milano. Nel 2017, TG5 Arti-Impressioni su tela, rubrica di Canale 5 a cura di Guido del Turco e riservata al mondo dell’arte, presenta al grande pubblico una selezione delle opere di Minotto dedicandogli una breve intervista. Il suo lavoro è segnalato nei volumi La pittura nel Veneto – Il Novecento (Mondadori Electa, 2006) e La Pittura nel Veneto – Dizionario degli Artisti (Mondadori Electa, 2009). Nel corso della sua carriera artistica ha realizzato numerose mostre personali e collettive e ha esposto in fiere di settore in Italia, Germania, Francia, Stati Uniti, Russia, Austria, Lussemburgo e Svizzera. Vive e lavora a Padova.


ART1307 scrive:

Titolo: Traveling Canvas
Curatore: Cynthia Penna e jill moniz
Artisti: Marie Fatou Kiné AW, Yuki Kamide, Claudia Meyer, Ana Rodriguez, Carla Viparelli, Dawit Abebe, Dino Izzo, Yasunari Nakagomi, Miguel Osuna, Duane Paul
Sede: CAL STATE University – Ronald H. Silverman Fine Arts Gallery – Los Angeles
Opening: 31 Agosto 2019 – 5 pm to 8 pm
Durata: 19 Agosto 2019 – 25 Settembre 2019
Per informazioni: Tel. 081 660216, info@art1307.com, http://www.art1307.com, http://www.travelingcanvas.art
Fb: https://www.facebook.com/art1307
Instagram: ISTITUZIONE_CULTURALE_ART1307
Pinterest: Art1307

Abbiamo il piacere di inviare il Comunicato Stampa della Mostra Traveling Canvas concepita e promossa da ART1307 che dopo la sua presentazione ufficiale a Napoli a Castel dell’Ovo nell’Aprile 2019 vede l’inizio del viaggio intorno al mondo con prima tappa Los Angeles.

“It is my pleasure to announce that the Ronald H. Silverman Fine Arts Gallery will feature an exhibition of Traveling Canvas, opening on August 19, 2019. This exhibition is curated by Cynthia Penna and jill moniz. The exhibition includes the works of Dawit Abebe from Addis Ababa, Ethiopia; Kiné Aw from Dakar, Senegal; Dino Izzo from Naples, Italy; Yuki Kamide of Tokyo, Japan; Claudia Mayer of Lucerne, Switzerland; Yasunari Nakagomi of Japan, Miguel Osuna from Mazatlán, Mexico; Duane Paul from Jamaica; Ana Rodriguez from Los Angeles, California; and Carla Viparelli of Naples, Italy.

Reception and Curators & Artists Talk: Saturday, August 31, 2019, 5 pm to 8 pm
Dr. Mika Cho, Director of Ronald H. Silverman Fine Arts Gallery @ Cal State LA”


Punto sull'arte scrive:

Ho sempre cercato il paradiso ma ora punto sull’arte

Alessandro Costanzo Stefan Milosavljevic
a cura di Martina Campese e Raffaella Ferraro

Galleria Punto sull’Arte, viale Sant’Antonio 59/61, Varese 21100

Opening: giovedì 13 giugno H 18:00 – 21:00
Date: dal 14 giugno al 27 luglio
Orari: martedì-sabato 10-13, 15-19

tel. 0332 320990

All’interno della project room della Galleria PUNTO SULL’ARTE di Varese, il 13 giugno dalle ore 18.00, sarà inaugurata l’installazione site specific Ho sempre cercato il paradiso ma ora punto sull’arte degli artisti Alessandro Costanzo e Stefan Milosavljevic, vincitori del Premio Speciale progetto curatoriale Under 30 dell’Arteam Cup 2018, a cura di Martina Campese e Raffaella Ferraro.

Perfettamente in linea con la mission del Premio, si sono creati i presupposti per l’innesto di proficue relazioni collaborative, dove la delicata poeticità dei lavori di due giovani artisti ha incontrato la curiosità e la sensibilità di due giovani curatrici. La project room della galleria è diventata per Alessandro e Stefan un’opportunità di riflessione e di dialogo tra loro e lo spazio. Partendo dall’identificazione di quattro parole chiave, attentamente estrapolate dalle loro ricerche artistiche, identità – casa | luoghi – memoria, gli artisti ne hanno ribaltato il punto di vista, allontanandosi dall’immediata visione introspettiva di casa, intesa come luogo identitario e di memoria. Allargando il campo d’indagine, si sono così proiettati in un contesto nuovo e inesplorato, quello stereotipato e irrealistico legato al concetto universale di “luogo paradisiaco”.
Ho sempre cercato il paradiso ma ora punto sull’arte, dunque, è un’installazione immersiva ed esperienziale che permette di superare i limiti dello spazio e di intraprendere un viaggio temporaneo verso un’altra dimensione, quella del sogno e del mito contemporaneo, consentendo di raggiungere una dimensione paradisiaca ideale. Ho sempre cercato il paradiso ma ora punto sull’arte restituisce un’immagine paradisiaca imperfetta e volutamente artefatta, che infonde nel fruitore una strana sensazione di incertezza, disorientamento e confusione. Si crea così una riflessione sull’idea di paradiso, che – incarnando una dimensione eterea e innaturale – risulta troppo lontana dalla percezione umana per essere pienamente comprensibile. Gli artisti diventano, quindi, gli interpreti di una credenza mitologica universale, offrendo a tutti, anche solo temporaneamente, l’illusione di aver raggiunto il proprio paradiso.

ALESSANDRO COSTANZO nasce nel 1991 a Catania e dal 2018 si trasferisce a Bruxelles dove vive, studia, osserva e sperimenta nuovi “territori” concettuali e operativi. Iscritto dapprima all’Accademia di Belle Arti di Urbino, prosegue gli studi all’Accademia di Catania, conseguendo la laurea specialistica in Pittura – Arti Visive nel 2016. Tra le attività più recenti: residenza d’artista con Gianni Caravaggio: Ritratto a mano 3.0, Caramanico Terme (2016); Premio ORA, (maggio 2017); vincitore premio speciale BAF 2018 e premio speciale Bonioni Arte ad Arteam Cup 2017, BonelliLab, Canneto sull’Oglio, (ottobre 2017); residenza d’artista del Premio Arti Visive San Fedele, Milano (2017-2018); La sostanza del ricordo, doppia mostra personale insieme ad Andrea Cereda, a cura di Matteo Galbiati, Galleria Bonioni Arte, Reggio Emilia (2018); è finalista e vincitore del Premio speciale progetto curatoriale under 30 @Punto sull’Arte (ex aequo con Stefan Milosavljevic), Arteam Cup 2018, Fondazione Dino Zoli, Forlì (2018). A settembre del 2018 collabora con Arnaud Eeckhout e Mauro Vitturini del collective VOID in occasione della loro partecipazione alla Biennale al Parc d’Enghien “MIROIRS #2 – Tout est paysage”. Da dicembre 2018 è in residenza a Bruxelles presso lo spazio “Arte Contemporanea”, associazione culturale no-profit (IT–BE), diretta da Rosa Anna Musumeci.
STEFAN MILOSAVLJEVIC nasce a Smederevo, in Serbia, nel 1992. Consegue la laurea triennale presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2016 e successivamente frequenta l’università IUAV, sempre a Venezia. Tra le mostre più recenti: Cenere, Galleria Daniele Agostini, Lugano (2019); Appocundria, Casa Testori, Novate Milanese (2019); I lied in a Visa Center, Galleria Più, Bologna (2018); Tra luce e tenebre, Galleria San Fedele, Milano (2018); Eroe del mondo – solo exhibition, Nam Project, Milano (2017); WANNA FIGHT?, Museo di Arte Contemporanea, Lissone (2017); A house, halfway, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2017); 100ma Collettiva Giovani Artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2016).
Si classifica primo al Prize Frase Contemporary Art (2016) e vince il Premio MAC Under 30: solo show nella project room del Museo d’Arte Contemporanea di Lissone nell’ambito di Arteam Cup (2016). Vince il Premio Speciale San Fedele, Milano (2017); è finalista e vincitore del Premio speciale progetto curatoriale under 30 @Punto sull’Arte (ex aequo con Alessandro Costanzo) ad Arteam Cup 2018, Fondazione Dino Zoli, Forlì (2018).


Punto sull'arte scrive:

All’interno della project room della Galleria PUNTO SULL’ARTE di Varese, il 13 giugno dalle ore 18.00, sarà inaugurata l’installazione site specific Ho sempre cercato il paradiso ma ora punto sull’arte degli artisti Alessandro Costanzo e Stefan Milosavljevic, vincitori del Premio Speciale progetto curatoriale Under 30 dell’Arteam Cup 2018, a cura di Martina Campese e Raffaella Ferraro.

Perfettamente in linea con la mission del Premio, si sono creati i presupposti per l’innesto di proficue relazioni collaborative, dove la delicata poeticità dei lavori di due giovani artisti ha incontrato la curiosità e la sensibilità di due giovani curatrici. La project room della galleria è diventata per Alessandro e Stefan un’opportunità di riflessione e di dialogo tra loro e lo spazio. Partendo dall’identificazione di quattro parole chiave, attentamente estrapolate dalle loro ricerche artistiche, identità – casa | luoghi – memoria, gli artisti ne hanno ribaltato il punto di vista, allontanandosi dall’immediata visione introspettiva di casa, intesa come luogo identitario e di memoria. Allargando il campo d’indagine, si sono così proiettati in un contesto nuovo e inesplorato, quello stereotipato e irrealistico legato al concetto universale di “luogo paradisiaco”.
Ho sempre cercato il paradiso ma ora punto sull’arte, dunque, è un’installazione immersiva ed esperienziale che permette di superare i limiti dello spazio e di intraprendere un viaggio temporaneo verso un’altra dimensione, quella del sogno e del mito contemporaneo, consentendo di raggiungere una dimensione paradisiaca ideale. Ho sempre cercato il paradiso ma ora punto sull’arte restituisce un’immagine paradisiaca imperfetta e volutamente artefatta, che infonde nel fruitore una strana sensazione di incertezza, disorientamento e confusione. Si crea così una riflessione sull’idea di paradiso, che – incarnando una dimensione eterea e innaturale – risulta troppo lontana dalla percezione umana per essere pienamente comprensibile. Gli artisti diventano, quindi, gli interpreti di una credenza mitologica universale, offrendo a tutti, anche solo temporaneamente, l’illusione di aver raggiunto il proprio paradiso.

ALESSANDRO COSTANZO nasce nel 1991 a Catania e dal 2018 si trasferisce a Bruxelles dove vive, studia, osserva e sperimenta nuovi “territori” concettuali e operativi. Iscritto dapprima all’Accademia di Belle Arti di Urbino, prosegue gli studi all’Accademia di Catania, conseguendo la laurea specialistica in Pittura – Arti Visive nel 2016. Tra le attività più recenti: residenza d’artista con Gianni Caravaggio: Ritratto a mano 3.0, Caramanico Terme (2016); Premio ORA, (maggio 2017); vincitore premio speciale BAF 2018 e premio speciale Bonioni Arte ad Arteam Cup 2017, BonelliLab, Canneto sull’Oglio, (ottobre 2017); residenza d’artista del Premio Arti Visive San Fedele, Milano (2017-2018); La sostanza del ricordo, doppia mostra personale insieme ad Andrea Cereda, a cura di Matteo Galbiati, Galleria Bonioni Arte, Reggio Emilia (2018); è finalista e vincitore del Premio speciale progetto curatoriale under 30 @Punto sull’Arte (ex aequo con Stefan Milosavljevic), Arteam Cup 2018, Fondazione Dino Zoli, Forlì (2018). A settembre del 2018 collabora con Arnaud Eeckhout e Mauro Vitturini del collective VOID in occasione della loro partecipazione alla Biennale al Parc d’Enghien “MIROIRS #2 – Tout est paysage”. Da dicembre 2018 è in residenza a Bruxelles presso lo spazio “Arte Contemporanea”, associazione culturale no-profit (IT–BE), diretta da Rosa Anna Musumeci.
STEFAN MILOSAVLJEVIC nasce a Smederevo, in Serbia, nel 1992. Consegue la laurea triennale presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2016 e successivamente frequenta l’università IUAV, sempre a Venezia. Tra le mostre più recenti: Cenere, Galleria Daniele Agostini, Lugano (2019); Appocundria, Casa Testori, Novate Milanese (2019); I lied in a Visa Center, Galleria Più, Bologna (2018); Tra luce e tenebre, Galleria San Fedele, Milano (2018); Eroe del mondo – solo exhibition, Nam Project, Milano (2017); WANNA FIGHT?, Museo di Arte Contemporanea, Lissone (2017); A house, halfway, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2017); 100ma Collettiva Giovani Artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2016).
Si classifica primo al Prize Frase Contemporary Art (2016) e vince il Premio MAC Under 30: solo show nella project room del Museo d’Arte Contemporanea di Lissone nell’ambito di Arteam Cup (2016). Vince il Premio Speciale San Fedele, Milano (2017); è finalista e vincitore del Premio speciale progetto curatoriale under 30 @Punto sull’Arte (ex aequo con Alessandro Costanzo) ad Arteam Cup 2018, Fondazione Dino Zoli, Forlì (2018).


Punto sull'arte scrive:

GIOVEDÌ 13 GIUGNO 2019, dalle ore 18 alle 21
14 Giugno – 3 Agosto 2019
PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19

La rassegna <20 15×15 / 20×20 | Collezione Punto sull'Arte è giunta quest’anno alla Sesta Edizionee vede riuniti 20 artistiitaliani e stranieri, pittori e scultori con diverse esperienze nazionali e internazionali.
Il vernissage della mostra si terrà Giovedì 13 Giugno dalle ore 18 alle 21 presso la Galleria Punto sull'Arte a Varese – Casbeno.
Come nelle edizioni precedenti, tutti gli Artisti hanno realizzato opere partendo dalle misure standard di 15×15 e 20×20 cm. Ognuno si è espresso liberamente, senza un tema predefinito e senza vincoli di tecnica. Varie sono anche le tecniche e i supporti utilizzati: dai colori a olio all’acquerello, dalle penne colorate alla resina, dal marmo alla tavola, dalla tela alla carta.
Il risultato finale è rappresentato dalla mostra collettiva con cui la Galleria Punto sull'Arte conclude la stagione espositiva prima dell’estate: una mostra costituita da pezzi unici realizzati da ogni artista appositamente, opere personali, inedite e in edizione limitata.
Artisti in mostra: Annalù, Carlo Cane, Anna Caruso, Valentina Ceci, Dario Brevi, Ottorino De Lucchi, Pino Deodato, Michael Gambino, Claudia Giraudo, Federico Infante, Alberto Magnani, Matteo Massagrande, Sabrina Milazzo, Igor Molin, Sergio Padovani, Paolo Quaresima, Brian Keith Stephens, Giorgio Tentolini, Andrea Toniolo, Valeria Vaccaro.


ART1307 scrive:

Titolo: Sospesi sulla storia
Artisti: Mary Cinque, Linda Kunik, Antonella Lucarella, Maidy Morhous, Geppy Pisanelli, Viviana Rasulo, Catherine Rouane, Giuseppe Salviati, Richard Slechta, Stephanie Sydney
Curatore: Cynthia Penna
Organizzatore: Art1307
Sede: Villa di Donato, P.zza Sant’Eframo Vecchio – Napoli
Opening: 29 Maggio 2019
Durata: dal 29 maggio al 10 Giugno 2019
Per informazioni: Tel. 081 660216, info@art1307.com, http://www.art1307.com
Fb: https://www.facebook.com/art1307
Instagram: ISTITUZIONE_CULTURALE_ART1307
Pinterest: Art1307

Con l’autorizzazione dell’uso dell’immagine di Alun Be come immagine focale ed emblema della mostra

Partendo dalla ricerca nella storia del proprio paese, si seleziona un oggetto di arte antica che rappresenti un campo della tradizione culturale del paese e lo si elabora in chiave contemporanea in modo da proiettarne il significato nel futuro dell’arte.
Un ponte tra passato, presente e futuro attraverso un pezzo di storia che rappresenti la base culturale del paese e che va ad incidere non solo sul proprio bagaglio culturale nel presente, ma che può incidere nel futuro della cultura del paese.
In breve: qual è il MARCHIO culturale che nei due paesi la popolazione non potrà scrollarsi di dosso? Qual è l’elemento cardine della base culturale del paese che ha inciso fino ai nostri giorni e che potrà incidere sulla cultura delle future generazioni?
L’elemento a base della cultura e della tradizione del paese: l’elemento marchiante il proprio passato e il proprio destino.
Una volta selezionato il pezzo o il concetto, lo si deve rendere in termini di forza culturale attuale e anche proiettarlo come forza marcante nel futuro.
Creare una sorta di time-line dell’oggetto o del concetto dal passato al futuro passando per il presente.
Trattasi di un progetto sul tempo e sullo spazio.


ART1307 scrive:

Titolo: Family affairs: I Moses
Curatore: Cynthia Penna
Artisti: Ed Moses, Andy Moses, Kelly Berg
Organizzatore: ART1307
Sede: Villa di Donato, P.zza S. Eframo Vecchio, Napoli
Opening: 7 Aprile, ore 18/21
Durata: dal 7 Aprile al 16 maggio 2019
Patrocinio: Consolato Generale Stai Uniti d’America di Napoli
Per informazioni: Tel. 081 660216, info@art1307.com, http://www.art1307.com
Fb: https://www.facebook.com/art1307
Instagram: ISTITUZIONE_CULTURALE_ART1307
Pinterest: Art1307

Affari pittorici di una famiglia di artisti o meglio relazioni di una famiglia i cui membri, in un modo o in un altro, hanno dialogato tra loro, hanno “respirato” la stessa aria, hanno “mangiato” lo stesso cibo, hanno “annusato” il medesimo profumo dell’olio sulla tela. Una famiglia di artisti: tre generazioni a confronto; 3 stili, tre personalità differenti con un ‘unica passione ed un unico scopo nella vita: fare arte. Per loro respirare e vivere significa dipingere, costantemente , continuamente.
Il capostipite Ed Moses : una vita per l’arte: arte come ossessione più che come passione o come lavoro. Il suo legato al mondo e non solo al mondo dell’arte è che le passioni, le necessità interiori vanno perseguite, assecondate e condivise, al di sopra di tutto ed innanzi a tutto. Per dirla con Vasco Rossi: una vita spericolata, una vita disordinata, una vita esagerata, di quelle che non si sa mai…. Eppure una vita ordinata solo dai ritmi scanditi dal bisogno di dipingere, dai tempi selezionati dal cervello per dar ordine alle mani e al corpo di eseguire. Un ordine e una disciplina ferree nello sperimentare quotidianamente e produrre continuativamente. Genialità pura di quelle che si ripetono nel mondo solo in rarissimi casi: la capacità di modificare lo stile, la strategia pittorica, la concezione stessa dell’applicare colore o tratto o materia su un campo o su uno spazio, senza mai scadere nel banale, questo è quanto Ed ha praticato in tutta la sua vita fino a due settimane prima di lasciarci, pensando di inventare e dover scoprire ancora qualcosa di altro e di più, insegnandoci a non arrenderci mai neanche alla fine della vita.
Seguire le orme di un padre tanto geniale e tanto variegato, mutevole, mai uguale a se stesso, e scegliere per sé il medesimo mestiere di artista poteva essere o un atto di follia o un atto di coraggio. Per Andy Moses si è trattato del secondo: un atto di coraggio. Andy, munito di una personalità del tutto autonoma, anziché immergersi in una genialità caotica quanto convulsa, ha optato per una ricerca sistematica e sistemica di colore e forma. Dal padre ha acquisito il senso del dovere della sperimentazione, diventando in poco tempo una delle massime voci in campo coloristico del Sud della California. La sua capacità coloristica e la gestione del colore, le sue particolari miscele impossibili di pittura, la sapienza del gesto e la proprietà unica della gestualità, la capacità di operare, applicare e modificare il colore sulla tela, la padronanza di mano nella meticolosità del gesto, sono tutte caratteristiche peculiari di Andy , nate con lui, di sua sola pertinenza e di particolare personale talento.
Poi per caso, in punta di piedi e delicatamente come le si addice per carattere, è arrivata Kelly in famiglia. La freschezza, la gaiezza, la serenità e l’entusiasmo della gioventù ha portato un soffio d’aria fresca in casa. Kelly Berg, dopo gli studi in Minnesota, paese di nascita, si è trasferita a Los Angeles giovanissima dove ha perfezionato gli studi di arte e design. Più caparbia del marito Andy, ha continuato a studiare e disegnare senza sosta, ad immergersi nei colori e nelle forme per trovare una sua strada differente che non fosse di “accompagnamento” per nessuno: marito o suocero.
Un primo viaggio a Napoli per la mostra di Andy presso l’associazione ART1307, fu per lei a dir poco folgorante: la scoperta del Vesuvio come vulcano attivo ma silente. La potenzialità distruttiva di una forza della natura che sembra dolcemente addormentata sul golfo di Napoli , ma che all’improvviso si potrebbe rivelare catastrofico senza rimedio. Da allora, ed era il 2011, Kelly iniziò il suo percorso di ricerca pittorica tra le forze della Natura che da meravigliose possono modificarsi in catastrofiche nello spazio di un mattino. Nella sua arte si alternano elementi diversi, contrastanti ed estremi: la forma piramidale, triangolare col vertice rivolto verso l’alto se da un lato ricorda la forma di montagne e vulcani, nel contempo rappresenta anche, così dematerializzata, una presenza conturbante: la rappresentazione scenico- pittorica di un ignoto, di una forza misteriosa e incontrollabile. Le fratture profonde del terreno, le esplosioni di lava, le solfatare che emettono miasmi e fumi: il tutto ammantato di una colorazione che tra il rosso, il nero e l’oro drammatizza la scena e focalizza, cattura ed ipnotizza lo sguardo. Nulla in Natura è delicato e lieve come sembra apparire la stessa personalità della Berg: eterea e delicata all’apparenza, ma molto contorta e intricata in profondità. Tre generazioni, tre stili, tre personalità forti e decise che forse si sono reciprocamente influenzate e medesimamente respinte, si sono criticate ed hanno litigato, ma l’uno è entrato nell’altro e nell’arte dell’altro irrimediabilmente.
E soprattutto si sono amati e rispettati molto.


Sentieri A.C.G.T. scrive:

Il Festival Sentieri, organizzato dal Centro Ricerca Arte Contemporanea diretto da Claudio Pieroni e dall’Associazione Feng Huang diretta da Luo Guixia, si propone di portare per un mese (dal 20 Aprile al 19 Maggio 2019) l’arte contemporanea nella cornice atemporale di Amelia (TR), dove la “Via della Seta” e la “Via Francigena” si sono incontrate tracciando un percorso.

A.C.G.T. diviene una dimensione nello spazio occupando l’intero centro storico attraverso l’intervento di una quarantina di artisti emergenti internazionali.

Le opere (dipinti, fotografie, video, installazioni) saranno esposte in androni di antichi palazzi, in spazi in disuso aperti per l’occasione, nelle cisterne romane del II sec a.C. che si snodano sotto le vie della Città di Amelia, e ancora in edifici religiosi sconsacrati, botteghe del centro storico e spazi dimenticati, che riprenderanno vita ospitando colori, persone e figure attuali in ambienti in disuso che invece conservano la memoria di vicende vecchie lontane da noi.

A.C.G.T. – Adenina, Citosina, Guanina e Timina – struttura primaria della molecola di DNA, alfabeto della vita, è la serie ordinata di tutti i segni di cui la vita dispone per le sue variegate espressioni poetiche. È il Sentiero che la vita percorre e ripercorre, l’intreccio di tracce solcate e segnate dal passaggio di incontri mancati.

ARTISTI: Simone Bacco, Silvia Bordini, Cao Peian, Cao Wenhai, Marco Ceccarelli, Floriana Celani, Primarosa Cesarini Sforza, Chen Danqing, Chen Kaimin, Flaminia Cicerchia, Susan Cox, Carlo Deperu, Fan Zhengchen, Andrea Fogli, Gao Shan, Giulia Gallo, Hou Zhiming, Huang Zisheng, Li Jinghua, Li Tianyuan, Luo Guixia, Mattia Malvicino, Nicola Maria Martino, Flavio Orlando, Enrico Partengo, Mario Petrachi, Pasquale Polidori, Michele Prezioso, Elisa Sartori, Song Renwei, Alejandro Tamagno, Damiano Tata, Wang Shijie, Xie Tian, Yang Yang, Yang Zhengjun, Zhang Dongqing, Zhong Xingjun.


Sentieri A.C.G.T. Festival di Arte Contemporanea scrive:

SENTIERI A.C.G.T. La serie ordinata di tutti i segni di cui la vita dispone per le sue variegate espressioni poetiche

Festival di Arte Contemporanea – Amelia (TR)

INAUGURAZIONE – VERNISSAGE: 20 aprile 2019

Il Festival Sentieri A.C.G.T. si propone di portare per un mese (dal 20 Aprile al 19 Maggio 2019) l’arte contemporanea nella cornice atemporale di Amelia (TR), dove la “Via della Seta” e la “Via Francigena” si sono incontrate tracciando un percorso.

A.C.G.T. diviene una dimensione nello spazio occupando l’intero centro storico attraverso l’intervento di una quarantina di artisti emergenti internazionali. Le opere (dipinti, fotografie, video, installazioni) saranno esposte in androni di antichi palazzi, in spazi in disuso aperti per l’occasione, nelle cisterne romane del II sec a.C. che si snodano sotto le vie della Città di Amelia, e ancora in edifici religiosi sconsacrati, botteghe del centro storico e spazi dimenticati, che riprenderanno vita ospitando colori, persone e figure attuali in ambienti in disuso che invece conservano la memoria di vicende vecchie lontane da noi.

A.C.G.T. – Adenina, Citosina, Guanina e Timina – struttura primaria della molecola di DNA, alfabeto della vita, è la serie ordinata di tutti i segni di cui la vita dispone per le sue variegate espressioni poetiche. È il Sentiero che la vita percorre e ripercorre, l’intreccio di tracce solcate e segnate dal passaggio di incontri mancati.


A' Mbasciata Gallery scrive:

A’Mbasciata Gallery
Maurizio Piro – Noumeni

Inaugurazione: venerdi 15
marzo 2019, ore 18.00 Periodo: dal 15 marzo – 16 aprile 2019 luogo: A’Mbasciata Gallery, via Benedetto Croce, 19, Napoli

A cura di Nova Art, A’Mbasciata Gallery è lieta di presentare la personale pittorica dell’ artista Maurizio Piro.

Le opere pittoriche di Piro hanno un significato contemplativo ed enigmatico. La sua ricerca è caratterizzata da un approccio personale fatto di astrazioni e grafemi dettata da influenze esterne.

Noumeno è la sintesi del processo creativo dell’artista che ordina la conoscenza della realtà attraverso la forma, il colore e la scrittura che sono il medium delle opere esposte.

L’esposizione inizia con il “Black mirror” (plexiglas nero riflettente) in cui prevalgono i caratteri che Piro ha sviluppato con il tempo, mentre nelle altre opere si racchiudono in forme intense e materiche.

Maurizio Renzullo in arte Piro nasce a Torre del Greco il 1990. Si laurea in grafica d’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.


A' Mbasciata Gallery scrive:

A’Mbasciata Gallery
Maurizio Piro – Noumeni

Inaugurazione: venerdi 15 marzo 2019, ore 18.00 Periodo: dal 15 marzo – 16 aprile 2019 luogo: A’Mbasciata Gallery, via Benedetto Croce, 19, Napoli

A cura di Nova Art, A’Mbasciata Gallery è lieta di presentare la personale pittorica dell’ artista Maurizio Piro.
Le opere pittoriche di Piro hanno un significato contemplativo ed enigmatico. La sua ricerca è caratterizzata da un approccio personale fatto di astrazioni e grafemi dettata da influenze esterne.

Noumeno è la sintesi del processo creativo dell’artista che ordina la conoscenza della realtà attraverso la forma, il colore e la scrittura che sono il medium delle opere esposte.

L’esposizione inizia con il “Black mirror” (plexiglas nero riflettente) in cui prevalgono i caratteri che Piro ha sviluppato con il tempo, mentre nelle altre opere si racchiudono in forme intense e materiche.

Maurizio Renzullo in arte Piro nasce a Torre del Greco il 1990. Si laurea in grafica d’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli.


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

Colorato, gioioso, spumeggiante, è il Neopop il filo conduttore della mostra con cui la galleria PUNTO SULL’ARTE si presenta al pubblico rinnovata e raddoppiata negli spazi, con le nuove grandi sale al piano superiore pronte ad accogliere nuovi progetti e nuovi artisti.
VERNISSAGE SABATO 30 MARZO dalle ore 18 alle 21.
Se la Pop Art di Andy Warhol nasce come estrapolazione dell’oggetto dal quotidiano per inquadrarlo sotto la nuova luce dell’arte, l’attuale corrente Neopop aggiunge a questo gesto l’intento di giocare con la percezione dello spettatore, e a quella sensibilità solo apparentemente easy sottende sempre profonde stratificazioni concettuali. Come le icone del cinema di DARIO BREVI – esponente di punta del Nuovo Futurismo – che si rivelano, viste da vicino, eleganti assemblaggi di forme astratte. O come i visi e i corpi realizzati da GIORGIO TENTOLINI attraverso sovrapposizioni di rete metallica: incantevoli trappole neo Optical. In un intelligente gioco di identificazione, GIUSEPPE VENEZIANO ci regala un’inaspettata Ragazza con l’orecchino di perla mentre ci mostra il lato B facendosi un selfie allo specchio, e ancora pittura flat e semplificazione formale caratterizzano il lavoro di IGOR MOLIN, e i suoi scorci pensati come intarsi di forme. Sono proprio due ipnotici “lollipop” a catturare l’attenzione della rana nell’opera di MASSIMO CACCIA, e ancora colori intensi, zuccherosi, da negozio di dolciumi caratterizzano le camicie dell’ultimo lavoro di ALBERTO MAGNANI. E mentre MICHAEL GAMBINO, come un mago contemporaneo, fa scaturire sciami di farfalle dai libri, GIORGIO LAVERI e VALERIA VACCARO si ispirano agli oggetti del quotidiano per restituirceli ingigantiti, ripensati; Laveri esaltando la sensualità di una ciliegia o di un rossetto nello splendore laccato della ceramica, Vaccaro spiazzandoci con i suoi fiammiferi e con i bancali che celano sotto l’aspetto ruvido e umile del legno di scarto, la preziosità del marmo di Carrara.
Le nuove sale al piano di sopra ospitano una mostra nella mostra, dando al pubblico la possibilità di scoprire alcuni nuovi artisti che entrano a far parte di PUNTO SULL’ARTE. Insieme a loro ci sono i nomi storici della galleria che presentano dipinti e sculture inedite: Annalù, Matteo Massagrande, Alex Pinna, Claudia Giraudo, Matteo Pugliese, Jernej Forbici e tanti altri.
Artisti che, tra l’altro, saranno quasi tutti presenti personalmente all’inaugurazione: un’occasione unica per il pubblico che avrà così la possibilità di conoscerli.

Vernissage: SABATO 30 MARZO 2019, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 31 Marzo – 27 Aprile 2019
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 | info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19. Domenica 31 Marzo e 7 Aprile: h 15-19.


SBLU_spazioalbello scrive:

Giovanni Valletta – La levità dell’angelo

5 / 22 febbraio 2019
SBLU_spazioalbello
Via Antonio Cecchi 8, Milano
Inaugurazione ore 18.00
Introduzione alla mostra di Flaminio Gualdoni

Associare la scultura alla leggerezza può sembrare un azzardo, soprattutto quando prende forma dal marmo o dall’alabastro. Eppure Flaminio Gualdoni, descrivendo il lavoro di Giovanni Valletta dichiara che allo scultore:”… interessano gli angeli, ovvero una levità e un’intensità poetica che si coaguli in forme essenziali, in se stesse e a se stesse necessarie…”.
Forme generate da geometria pura, oggetti plastici autonomi, frutto di pura invenzione astratta. “Le sue geometrie lasciano in vista il palpitare organico del formarsi, il senso di vitalità oscura della generazione, il confine fervido e ambiguo del biomorfo che cerca la propria pronuncia essenziale, asciutta, schiarita come in virtù di una decantazione insieme intellettuale e poetica”.
Per realizzare le sue opere Valletta utilizza indifferentemente legno laccato, marmo o alabastro, ottone lucidato, mixando i materiali in libertà.
Soprattutto l’ottone lucidato esalta la morfologia delle sue invenzioni, forme concave e convesse, che combina in installazioni particolari, come un percorso di frammenti che si distribuiscono nello spazio, riflettendo l’ambiente circostante e il fruitore che si avvicina.

Un’attitudine all’astrazione che ha avvicinato la ricerca artistica di Giovanni Valletta a quella di Hans Arp e di Constantin Brâncusi. Di quest’ultimo ha raccolto il senso del tempo e della moltiplicazione, affrancando però i pezzi che compongono le sue opere dalla serialità ripetitiva per accogliere il caso e l’unicità dell’essere. Composizioni che, sia che si sviluppino in verticale che nel dipanarsi come sentiero, disegnano un firmamento di corpi celesti, che si liberano della sostanza di cui son fatti per diventare luce pura.
Valletta in mostra, oltre a opere a parete e sculture da terra, propone una installazione site specific che reinventa e offre una suggestione inedita dello spazio espositivo.

Giovanni Valletta
Nasce a San Cesario di Lecce dove vive e lavora. Si diploma all’Istituto statale d’arte di Lecce e completa la sua formazione frequentando l’ambiente artistico napoletano e gli artisti Borelli, Gaetaniello e Perez. Gli esordi lo vedono impegnato sul versante figurativo, ma scopre le radici moderne della scultura grazie al lavoro di Hans Harp e successivamente Brâncusi. La produzione più recente gioca sul filo dell’ambiguità tra bellezza sensibile e puro intelletto. Inizia l’attività espositiva nel 1968 a Rimini e nel 1970 vince la medaglia d’oro alla quarta rassegna di arte contemporanea di Lecce. Da allora si susseguono smostre collettive e personali in Italia e all’estero: in Romania, Inghilterra e Slovenia.
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SBLU_spazioalbello è uno spazio libero per esporre bellezza, con la finalità di diffondere cultura visiva, di provocare dubbi e muovere domande nell’ambito della ricerca del bello, per recuperare la capacità di costruire un’etica della bellezza. SBLU_spazioalbello nasce da un’idea di Susanna Vallebona, visual designer, titolare di Esseblu, che da oltre 30 anni opera nel campo della comunicazione visiva, del design e dell’arte, ed è curatrice dello spazio.
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INGRESSO LIBERO
Inaugurazione 5 febbraio 2019 ore 18.00
La mostra prosegue fino al 22 febbraio 2019: dal lunedì al venerdì su appuntamento
tel 02 48000291
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Per raggiungere via Antonio Cecchi: 58, 50, 61, 67, 90, 91, MM1 Wagner o De Angeli
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SBLU_spazioalbello 02 48000291 – spazioalbello@esseblu.ithttp://www.sblu.it


GALLERIA PUNTO SULL'ARTE scrive:

SOUND OF SILENCE | DANIELE CESTARI
a cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: SABATO 26 GENNAIO 2019, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 27 Gennaio – 2 Marzo 2019
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 | info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19. Domenica 27 Gennaio e 3 Febbraio: h 15 – 19.
Catalogo: con testo critico bilingue di Alessandra Redaelli

Per la prima mostra personale del 2019, la galleria PUNTO SULL’ARTE sceglie DANIELE CESTARI, un artista giovane, ma con uno stile strutturato e riconoscibile. VERNISSAGE SABATO 26 GENNAIO dalle ore 18 alle 21.

Ferrarese, trentacinque anni, Daniele Cestari è un fuoriclasse del paesaggio. È questa la sua chiave per interpretare la realtà. Le sue sono vedute urbane ampie, giocate su prospettive potenzialmente infinite, dove gli edifici si rivelano pretesti per un ripensamento dello spazio; oppure montagne iconiche, monolitiche, perse in un altrove che le rende archetipo del paesaggio di montagna e portatrici di simboli e significati sottintesi. Il silenzio della partitura cromatica appena sussurrata – giocata spesso su una gamma ridotta di toni che vanno dai grigi ai bianchi oppure dai bruni agli ocra – si accende all’improvviso nello squillo dei graffi di colore, delle strisce incongruenti, degli addensamenti di materia che costringono lo spettatore a ripensare l’immagine. E la stessa materia pittorica non è mai piana, ma sofferente, grumosa, colante. A volte l’artista sceglie come supporto per la sua pittura carte antiche, vecchie pagine di quaderni vergate con una grafia ordinata, vetusti atti amministrativi, ottenendo il risultato di dilatare il tempo dell’opera fino a un passato lontano, avvolto nel mistero, capace di trasformare l’immagine in un abisso di suggestioni inedite.

DANIELE CESTARI nasce nel 1983 a Ferrara. Si laurea in architettura nel 2009 per poi dedicarsi alla pittura. La sua carriera di artista è strettamente legata ai suoi studi universitari di architettura, che ha portato a compimento con una tesi di laurea in progettazione urbanistica. In questo contesto ha sviluppato la predilezione per l’aspetto fisico della città e per il paesaggio urbano studiando pittura e fotografia. Ha realizzato mostre personali in Italia e all’estero (Boston, Londra, Amsterdam, Mykonos, Sofia). Nel 2011 viene invitato al Padiglione regionale Emilia Romagna per la 54° Biennale di Venezia, e nel 2014 viene invitato a partecipare alla mostra “Ritratti di Città – Urban Sceneries” a cura di Flaminio Gualdoni a Villa Olmo a Como. Vive e lavora a Ferrara.


maria chiara scrive:

Un desiderio senza più tempo

Inaugurazione giovedì 15 marzo 2018

Ore 18.30

6° Senso Art Gallery è lieta di presentare la nuova mostra personale di Mario Sughi che inaugurerà giovedì 15 marzo alle ore 18.30.
In mostra saranno esposti gli ultimi lavori dell’artista, pezzi unici realizzati con la tecnica del new mix media, ottenuta attraverso la pittura digitale e tradizionale, la fotografia e il disegno a mano libera.
Sono tutti lavori caratterizzati da colori allegri e accesi, su superfici piane che mettono in risalto le immagini eleganti, la composizione, la luce, il volume e il senso di profondità. Raffigurano scene di vita quotidiana, dove poche o singole figure prevalentemente femminili, posano in luoghi per lo più aperti come parchi, prati, spiaggie, terrazzamenti. Le figure che l’artista raffigura sembrano essere alla ricerca di un momento di separazione, di riflessione o semplicemente di un posto dove riposare, ma sembrano anche desiderare un momento di distacco dalla vita quotidiana, come a voler fermare il tempo che scorre troppo velocemente e che delle volte sembra sfuggirci e svanire. Quello che interessa maggiormente a Mario Sughi è il gioco di luci, colori e volumi ma anche l’osservazione diretta della realtà quotidiana, del racconto apparentemente casuale delle storie di vita umana.


Agenzia Promoter scrive:

NEW YORK INTERNATIONAL ART EXPO
11 marzo
The Michelangelo Hotel
152 West 51st Street
0424 525190 – info@spoletoarte.ithttp://www.spoletoarte.it

Spoleto Arte: il sogno americano si avvera con la New York International Art Expo

Grande attesa per l’imminente mostra New York International Art Expo che inaugurerà domenica 11 marzo, in concomitanza con la prestigiosa Fiera d’arte Armory Show, presso il rinomato The Michelangelo Hotel in 152 West 51st Street, situato proprio nel fulcro nevralgico della grande metropoli, il Times Square. L’evento è organizzato da Salvo Nugnes, manager della cultura e presidente di Spoleto Arte e vedrà il contributo del prof. Vittorio Sgarbi, del direttore del museo Modigliani Alberto D’Atanasio, di Veronica Ferretti del museo Buonarroti e di José, figlio del grande artista Salvador Dalì.
In mostra un selezionato numero di opere, realizzate da oltre un centinaio di esponenti di talento del panorama artistico contemporaneo internazionale.
Nel commentare i positivi consensi ricevuti, anche nella scorsa edizione della mostra, Nugnes ha dichiarato: “Con questa esposizione vogliamo creare un ponte simbolico di collegamento e condivisione tra Italia e Stati Uniti d’America, dando libera diffusione alle forme espressive ed alla creatività cosmopolita. I significativi risultati ottenuti anche con Miami meets Milano, che si è tenuta in dicembre, in concomitanza con Art Basel a Miami, ci inorgogliscono e ci inducono ad inserire stabilmente questi appuntamenti nel nostro calendario dei nostri eventi”. Il presidente ha spiegato poi come le due città, seppur distanti fisicamente, siano simbolicamente e virtualmente unite da un profondo dinamismo e da uno spirito innovativo, in cui la diffusione dell’arte e della cultura rappresentano obiettivi primari. Finalità di questo progetto, dall’impronta comunque cosmopolita, oltre a ribadire il ruolo fondamentale dell’arte italiana nel mondo, è quella di coniugare passato e presente, tradizione e innovazione con un’attenzione particolare anche alla contemporaneità.
Per maggiori informazioni è possibile chiamare lo 0424 525190 o scrivere all’indirizzo info@spoletoarte.it oppure visitare il sito http://www.spoletoarte.it.


Agenzia Promoter scrive:

L’ARTE DELLE DONNE
8-29 marzo 2018
Milano Art Gallery
Via G. Alessi, 11
http://www.milanoartgallery.it – 0424525190 – info@milanoartgallery.it

L’arte delle donne: l’8 marzo il vernissage alla Milano Art Gallery

Dall’8 al 29 marzo 2018, in occasione della festa delle donne, la Milano Art Gallery ospiterà la mostra collettiva L’arte delle donne. L’esposizione, organizzata da Spoleto Arte, a cura del professore Vittorio Sgarbi, verrà inaugurata giovedì 8 marzo, alle 18.00 nella storica sede in via G. Alessi, 11, a Milano. A due passi dal Duomo, da San Babila e dalle zone più frequentate della città, la location vedrà la partecipazione di Silvana Giacobini direttrice e giornalista, di Alessandro Meluzzi, autorevole e noto personaggio televisivo spesso ospite di trasmissioni come Quarto Grado e Matrix, della giornalista Vanna Ugolini e del presidente di Spoleto Arte Salvo Nugnes, manager della cultura. Inoltre offriranno il loro prezioso contributo altre personalità di spicco, tra cui l’attrice Alba Parietti, il soprano Katia Ricciarelli e il fotografo Roberto Villa, amico di Pier Paolo Pasolini.
Tra i significativi commenti a supporto dell’evento non si può fare a meno di riportare quello giunto da Silvana Giacobini, che ha dichiarato: «La ricorrenza prossima dell’8 marzo, festa della donna, è funzionale per mettere l’accento sulla violenza contro le donne e sul femminicidio. Occorre la condanna per gli omicidi delle donne, sempre più frequenti. Manca la cultura del rispetto della donna da parte di mariti, compagni, ex compagni, che non rispettano le loro decisioni e la loro dignità di persone. Spendo una riflessione anche sugli attacchi con l’acido, che mirano a sfigurare e deturpare brutalmente. Devono essere equiparati al reato di omicidio, in quanto uccidono l’identità della persona. Occorrono pene certe, condanne certe, in cui si attui piena giustizia».
Per maggiori informazioni è possibile chiamare lo 0424525190, scrivere all’indirizzo info@milanoartgallery.it oppure visitare il sito http://www.milanoartgallery.it.


Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea scrive:

Premio Internazionale Apollo dionisiaco Roma 2018.
L’Annuale di Poesia in voce, Arte in mostra e Critica in semiotica estetica delle opere.

L’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea, polo no profit di libera creazione, ricerca e significazione del linguaggio poetico e artistico, in Convenzione formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre, con il Patrocinio dell’ANCI, della Regione Lazio e di Roma Capitale, Presidente la prof.ssa Fulvia Minetti, bandisce la V Edizione 2018 del Premio Accademico Internazionale di Poesia e Arte Contemporanea “Apollo dionisiaco”, senza scopo di lucro e volto alla valorizzazione del senso dell’espressione creativa. Opere in poesia e opere d’arte visiva, in pittura, scultura, grafica e fotografia, edite o inedite, di autori e artisti di ogni età, formazione e nazionalità, sono attese via email all’indirizzo: accademia.poesiarte@libero.it entro l’8 giugno 2018.

L’evento artistico e letterario celebra il senso della bellezza dell’arte in tutti i suoi linguaggi d’espressione. L’arte è luogo di sintesi fra dionisiaco ed apollineo, fra corpo e mente, e azione rituale di nascita d’identità e di mondo nella trasfigurazione dei significati dell’umana verità.

L’Annuale d’incontro e premiazione di tutti gli artisti selezionati, fra Arte in mostra, Poesia in voce, Diplomi, Critica in semiotica estetica delle opere e i trofei Apollo dionisiaco in pregiata fusione artigianale del Laboratorio orafo di Via Margutta 51 in Roma, si terrà il 3 Novembre 2018, presso il Salone del duecentesco Castello della Castelluccia in Roma.
Il bando del premio è su: http://www.accademiapoesiarte.it

Apre l’Antologia e la Mostra permanente on line al sito: http://www.accademiapoesiarte.com per Poeti e Artisti richiedenti anche fuori concorso.


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

SINESTESIE
LUCA GASTALDO
a cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: GIOVEDì 1 MARZO 2018, dalle ore 18
Periodo: 2 Marzo – 7 Aprile 2018
Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19; Domenica 4 e 11 Marzo h 15-19;
Catalogo: con testo critico di Alessandra Redaelli

Luca Gastaldo torna protagonista da PUNTO SULL’ARTE a Varese – Casbeno con una personale in cui fa il punto del proprio percorso artistico, ricco e coerente, intorno al tema del paesaggio. VERNISSAGE GIOVEDÌ 1 MARZO dalle ore 18.
Capace di gestire con grande padronanza sia le grandi dimensioni che il piccolo formato, l’artista propone in questa mostra un progetto articolato, giocato su dittici posti a costruire installazioni ambientali e sulla visione d’insieme dei piccoli quadretti, completato da materiali naturali che trasformeranno il percorso in un’esperienza sensoriale. Crepuscolari, costruiti in pennellate liquide che fanno pensare all’immediatezza del gesto, intrisi di luci morbide e soffuse ma capaci di accendersi in spiragli accecanti, giocati sul controluce, i paesaggi di Gastaldo sono atmosfere, suggestioni, sogni fiabeschi. Protagonista assoluto è il cielo, grazie ad inquadrature ribassate che spesso relegano la terra a una presenza di contorno. Un cielo vivo, palpitante, nuvoloso, mai calmo, gravido di temporali trattenuti ma pronti ad esplodere, nido di fulmini che non vediamo ma di cui avvertiamo la presenza elettrizzante o – già esplosi – l’abbaglio della luce.

LUCA GASTALDO: Nasce a Milano nel 1983. Si laurea in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera e dal 2006 espone in mostre personali e collettive in tutta Italia e all’estero, tra le quali si ricordano La casa di questa mia sera (a cura di C. Antolini, nel 2008), La luce e il buio, presso la Galleria Bianca Maria Rizzi di Milano e Tra suggestioni romantiche e vibrazioni contemporanee, presso il Parlamento Europeo di Bruxelles (BE) (entrambe a cura di A. Redaelli, nel 2010); infine, La luce e il suo contrario (a cura di E. Ceriani, nel 2011) presso la Fondazione Bandera per l’arte a Busto Arsizio, Varese (IT). Nel 2012 prende parte alla mostra Lucenergia, a cura di D. Croci Silvuni, presso la Galleria PUNTO SULL’ARTE di Varese (IT). Negli ultimi anni l’artista è stato protagonista di numerose personali su tutto il territorio nazionale, per poi ritornare nel novembre 2017 nella città natale, Milano, con la mostra “Comunque a casa” presso la Galleria Rubin. Nelle opere di Gastaldo, l’orizzonte è immensa quinta illuminata contro la quale si staglia un mondo controluce fatto di ombre. Varie le tecniche e i materiali utilizzati dall’artista: bitume, stracci, acrilici, pennelli, gessetti. Non ne risente tuttavia la carica emozionale delle immagini dipinte, in equilibrio tra visioni romantiche e sensazioni tragiche, tra timore e senso di attrazione verso i fenomeni della natura. Attualmente vive e lavora a Lugano, Svizzera.


Ist. Cu.t. ART1307 scrive:

Titolo: Disturbances / Scompigli
Artisti: Brad Howe e Amedeo Sanzone
Curatore: Cynthia Penna
Organizzatore: Art1307
Sede: Villa di Donato, P.zza Sant’Eframo Vecchio – Napoli
Opening: 15 marzo 2018, ore 18,30
Durata: dal 15 marzo al 15 aprile 2018
Per informazioni: Tel. 081 660216, info@art1307.com, http://www.art1307.com
Fb: https://www.facebook.com/art1307
Instagram: ISTITUZIONE_CULTURALE_ART1307
Pinterest: Art1307

La stagione espositiva 2018 di ART1307 apre con una doppia personale ambiziosa e dal respiro internazionale, in equilibrio sulle contraddizioni della forma e dello spazio e sui punti di congiunzione che spesso si ritrovano proprio in tali contraddizioni.

Il progetto
Un dialogo insolito quello che si intesse in questa occasione fra due artisti con tante evidenti differenze culturali, geografiche ed espressive. Le opere di Brad Howe, che ben rappresentano un minimalismo ultracontemporaneo e profondamente americano, si confrontano con quelle di Amedeo Sanzone, napoletano “verace” e pioniere di una inedita “geometria emozionale”, con cui l’artista americano condivide il minimalismo ma non il percorso attraverso cui a tale minimalismo è approdato. “I due artisti sono stati invitati a dialogare sul senso della costruzione della forma nello spazio. Il supporto, il muro, la stanza diventano un campo pittorico su cui esprimere i propri valori di significato e di senso – spiega Cynthia Penna, curatrice della mostra e direttrice scientifica dell’Istituzione Culturale Internazionale Art1307 – La strabiliante capacità coloristica di entrambi rende le loro opere puri veicoli di emozioni: li definirei “vettori emozionali”. Irresistibili miscele di colore inducono nello spettatore una sensazione di scoperta di nuova linfa vitale; ne attivano i sensi, acuendone la percezione ed anzi favorendo una capacità percettiva finora ignorata. Il dialogo si dipana anche per contrasto: superfici riflettenti, superfici assorbenti; colori pastello, colori irruenti e di forza; materiale plastico e acciaio, duttile ma resistente; nessuna somiglianza, nessun apparente legame tra le opere e gli stili dei due artisti, ma un comune senso di approcciarsi alla materia sfruttandone tutte le capacità. Un comune senso di modifica del materiale; una comune voglia di plasmare la materia e assoggettarla o da essa farsi trascinare verso una nuova scoperta di senso. Tutto alla fine è teso a portare lo spettatore al limite di un engagement emotivo”.

Gli artisti
Compito non semplice quindi quello di mettere insieme l’opera di due artisti dalle personalità artistiche tanto forti in un progetto che valorizzasse l’individualità proprio attraverso un dialogo sia espressivo che estetico. Brad Howe, californiano di Los Angeles, opera attraverso la scultura in acciaio dipinto che va ad interagire con lo spazio circostante; lavori tridimensionali che si introducono nello spazio e dialogano con esso in termini di rapporti spaziali, proporzioni, masse, colore, ombre, e proiezioni. Sono opere plastiche, di un plasticismo tutto contemporaneo, spigoloso o morbido a seconda del caso che prende spunti e si riallaccia alla tradizione americana del ‘900 da Alexander Calder alla POP art. La lezione del minimalismo americano è stata accolta e assorbita in pieno dall’artista che edulcora la rigidità della forma geometrica allo stato puro attraverso colorazioni bizzarre e insolite; con esse Howe introduce un discorso sul colore che spazia dal POP americano di metà ‘900, ai colori primari, fino alle colorazioni tenui, ai mezzi toni che rammentano a noi Europei e Italiani in particolare, nei rosa, nei pallidi verdi e nei turchesi addirittura una certa pittura rinascimentale veneta. Amedeo Sanzone, napoletano di origine e impianto culturale, è figlio della tradizione pittorica napoletana e da quelle scene di paesaggio o di genere parte per un percorso personale che lo conduce, attraverso scarnificazione e sottrazione, verso un minimalismo totale e l’azzeramento di qualsiasi elemento che non riguardi meramente la base strutturale dell’opera stessa.


Agenzia Promoter scrive:

“Carnevale dell’Arte a Venezia”
Conferenza d’eccezione con Silvia Pietrantonio, la voce preferita di Sgarbi
Sabato 3 febbraio, ore 17.00
Scuola Grande di San Teodoro

Fervono i preparativi per l’imminente conferenza in occasione della mostra “Carnevale dell’Arte a Venezia”. L’evento si terrà sabato 3 febbraio, alle ore 17.00, in concomitanza del carnevale più famoso del mondo, presso la rinomata Scuola Grande di San Teodoro (4810, San Marco), in Campo San Salvador, a due passi dal Ponte di Rialto e da piazza San Marco.
L’incontro culturale suscita grande attesa anche per la partecipazione di importanti personalità. A contribuire alla conferenza saranno, infatti, Alberto D’Atanasio del Museo Modigliani, Veronica Ferretti del Museo Buonarroti, Salvo Nugnes, presidente di Spoleto Arte e manager della cultura, la stilista Roberta Camerino, l’ex presidente dell’Accademia di Belle Arti Luigino Rossi, nonché il soprano Silvia Pietrantonio, direttamente dal Gran Teatro di Montecarlo. La voce lirica preferita del professor Vittorio Sgarbi è nota, appunto, anche per le sue esibizioni canore nel programma televisivo Sgarbi quotidiani e in diverse altre trasmissioni nazionali.
La presenza di Silvia Pietrantonio sarà dunque un modo simbolico per rendere omaggio e coniugare insieme arte, cultura, carnevale e musica, linguaggi di comunicazione universale che offrono un intrattenimento piacevole, interessante e stimolante, adatto a tutte le tipologie di pubblico. Gli eventi sono, infatti, a ingresso gratuito.
In esposizione dal 2 al 4 febbraio, nella medesima location, le opere di talentuosi artisti italiani e stranieri. L’iniziativa è inserita all’interno degli appuntamenti di Spoleto Arte a cura del prof. Vittorio Sgarbi.
Per informazioni è possibile chiamare il numero 0424/525190, vedere il sito http://www.spoletoarte.it oppure scrivere a info@spoletoarte.it.


Fondazione Tribaleglobale scrive:

CON BIAGIOLI PARTONO LE RESIDENZE D’ARTISTA A ONZO

Con la mostra Croci Esoteriche dell’Artista toscano Filippo Biagioli, Fondazione Tribaleglobale presenta Mercoledì 22 dicembre alle ore 18 a Onzo nei locali della Canonica in via Capitolo 8 il progetto Residenze per Artisti, nuova struttura operativa di Fondazione Tribaleglobale destinata ad ospitare per brevi periodi Artisti provenienti da tutto il mondo, che lasceranno un’opera nel Piccolo borgo ligure sempre più votato all’arte.

Ci sarà anche un “Presepe”, incardinato secondo la tradizione di Tribaleglobale nel dialogo tra una antica Natività di ispirazione Raffaellesca e sculture di cultura Adan (Togo). La scelta dei Curatori è di focalizzare l’attenzione sulla forza salvifica della Croce, in un momento in cui la sofferenza è purtroppo palpabile e diffusa, per un Natale di riflessione e impegno.

PRESENTAZIONE DELLA LA MOSTRA .

La prima potenza della Croce sta nella sua forma: è indubbiamente il modo più naturale e immediato per interagire con un cerchio, ovvero la forma più “universale” che si possa immaginare, essendo quella dei corpi celesti…segnare un cerchio con una linea orizzontale ed una verticale di fatto significa definire un sopra e un sotto, e conseguentemente posizionare e posizionarsi verticalmente rispetto a questa linea . Siamo già avanti…abbiamo definito con un gesto il cielo e la terra, e quello che sta dentro ad entrambi…proseguendo possiamo concettualizzare vita e morte, bene e male…ma nel segno della Croce abbiamo preso le misure al mondo cercando di definirlo, di interagirci e di concettualizzare questa interazione introducendo anche un giudizio morale. Fin dai tempi remoti è simbolo di umanità e vita: dalla svastica – poi violata dalla barbarie nazista ma per millenni simbolo di pace in diverse culture orientali – all’Ankh egizia, al Tau greco/fenicio poi adottato da San Francesco.

Ma è con la Rivoluzione Cristiana che questo simbolo assume una profondità salvifica, dà un senso alla sofferenza come esperienza resiliente che trasforma l’immanente nel trascendente, collocando il mistero della vita dentro qualcosa di più grande che si può ri/conoscere in ciascuno di noi:

E’ una potenza che continua ad ispirare gli Artisti, sopratutto quelli che non temono il dialogo impegnativo. Filippo Biagioli è certamente tra questi. Lo aiuta il suo sguardo “tribale”, ovvero legato al legame profondo tra il rito e il popolo che lo esprime, e l’assoluta libertà nell’accostare linguaggi artistici apparentemente lontani tra loro. Le Croci Esoteriche oggetto di questa esposizione sono incardinate in questo contesto: sono Croci Cristiane perché ogni simbolo rappresentato rimanda direttamente all’esperienza di Cristo- compresi quelli legati alla Santeria – , sono Croci Esoteriche perché la loro lettura prevede un cammino iniziatico, da “dentro” un Mistero – eṡotèrico agg. [dal lat. tardo esoterĭcus, gr. ἐσωτερικός, der. di ἔσω «dentro»- e grazie all’aiuto di un Maestro. Chi non ha paura delle parole, chi non vuole ridurle al banale senso comune, troverà stimolante e coraggioso il dialogo che Biagioli stabilisce tra il suo sentire e l’archetipo della Croce. Un simbolo indagato con uno sguardo originale e rispettoso, certamente lontano da posizioni mediocremente vicine o altrettanto mediocremente lontane da ciò che la Croce significa per milioni di persone.

Tutte le opere esposte, si possono visionare on-line all’indirizzo: https://www.flickr.com/photos/tribaleglobale/albums/72157661571777017


Galleria PUNTO SULL' ARTE scrive:

JERNEJ FORBICI | Welcome to the final show
a cura di Ermanno Tedeschi

Vernissage SABATO 13 GENNAIO 2018, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 14 Gennaio – 17 Febbraio 2018

Catalogo a cura di ERMANNO TEDESCHI

Nascere in una terra contaminata può portare alla resa o all’impegno: JERNEJ FORBICI ha scelto la seconda via. Nato nel 1980 in Slovenia, vicino a Kidričevo, una cittadina industriale in cui si produce alluminio e oggi circondata dalle discariche di rifiuti tossici, Forbici ha deciso di usare la pittura come forma di denuncia, narrando su tela la lotta di resistenza che la natura compie per rigenerarsi ed esser vitale.
Le opere inedite selezionate per la mostra personale alla galleria PUNTO SULL’ARTE di Varese – VERNISSAGE SABATO 14 GENNAIO 2018 h 18-21 – saranno divise in due spazi espositivi distinti perché narrano, anche cronologicamente, un prima e un dopo: l’attualità del paesaggio, già compromesso dai comportamenti umani, e un futuro in cui fauna e flora potrebbero esser solo un ricordo visibile “sottovetro”.
La laurea all’Accademia di Belle Arti di Venezia porta l’artista ad assimilare codici e canoni espressivi dell’arte paesaggistica italiana dell’ ‘800, mutandone una certa malinconia. La sua personale sensibilità lo spinge però a ritrarre paesaggi meravigliosi solo in apparenza dai quali, ad una seconda lettura, emerge qualcosa di più profondo: le terre, le acque, i cieli sono infatti protagonisti di un’eco-denuncia. Gli stessi elementi – sabbia, terra, segatura – sono imprigionati nelle pennellate rendendo l’opera materia e il messaggio più incisivo.
La personale da PUNTO SULL’ARTE, visitabile fino al 17 Febbraio, si colloca in un excursus espositivo di grande pregio: Jernej Forbici, che vive e lavora tra l’Italia e la Slovenia, ha preso parte a eventi artistici e mostre in tutto il mondo: Stati Uniti, Canada, Argentina, Cile, vari paesi d’Europa e più volte è stato invitato alla Biennale di Venezia.
Al di là della professione artistica, Forbici sente l’obbligo morale di sensibilizzare sui temi dell’ecologia e della salvaguardia dell’ambiente. Per questo motivo le sue opere sono da considerarsi forme di attivismo contro l’irreversibilità dei danni che gli esseri umani possono infliggere alla terra.

JERNEJ FORBICI: Nasce a Maribor (Slovenia) nel 1980. Ha studiato al College for Visual Arts di Lubiana. Si è Laureato con lode in Pittura con il professor Carlo Di Raco, all’Accademia di Belle Arti di Venezia, cui è seguita la Laurea specialistica in arti visive e discipline dello spettacolo. 
Dal 1999 il suo lavoro è presente in numerose mostre personali e collettive in diversi stati europei, negli Stati Uniti, Canada, Argentina e Cina. È stato invitato a partecipare alle Biennali: Hicetnunc, Pordenone (2003), IBCA Biennale internazionale d’arte a Praga, Padiglione tedesco (2005), Accade, 51°Biennale di Venezia (2007), 53° Biennale di Venezia, Padiglione Italia – Accademie (2011). 
Nel 2009 la stessa Accademia di Belle Arti di Venezia ha dedicato a Jernej Forbici una retrospettiva ai Magazzini del Sale, curata da Carlo Di Raco. Nel 2011, dopo aver pubblicato la sua prima monografia e presentato cinque retrospettive in Italia e Slovenia, è stato invitato a partecipare alla mostra Il fuoco della natura a Trieste. Nel 2012 vince una borsa di studio dal Ministero della Cultura Sloveno e viene invitato in residenza a Londra, dove si dedica allo studio dei maestri inglesi. Dal 2013 al 2017 ha presentato diversi progetti in gallerie private e Istituzioni pubbliche in Italia e all’estero (Venezia, Varese, Milano, Latina, Piacenza, Montesarchio, Vienna, Maribor e Lussemburgo) dove Forbici ha presentato lo sviluppo del proprio lavoro pittorico e della propria personale ricerca artistica, che l’ha visto in prima linea protagonista e regista delle mutazioni del paesaggio inteso come evoluzione della vita moderna, della terra manipolata, distrutta e violentata quale risultato della nostra cultura, civiltà e storia. Nel 2017 ha realizzato, tra gli altri, il progetto Auri sacra fames esposto alla Galleria Romberg di Latina dove ha rappresentato la radice del suo messaggio di oggi: l’incoscienza della responsabilità umana verso il luogo (terra) che ci ospita e nutre. I suoi lavori sono al centro dell’interesse del sistema dell’arte internazionale tanto che ad oggi sono presenti in molte mostre, fiere, istituzioni e collezioni. Attualmente vive e lavora tra Kidričevo, Ptuj (Slo) e Vicenza.

Luogo: PUNTO SULL’ARTE, Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Orari: Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19; Domenica 14 e 21 Gennaio h 15-19


Norma Picciotto scrive:

NORMA PICCIOTTO
interpreta
QOHELET
(colui che prende la parola)

Dal 18 al 30 Dicembre 2017
Galleria Pisacane Arte. Milano
Inaugurazione 18 Dicembre ore 18,30

“C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, c’è un tempo per piantare e un tempo per sradicare, c’è un tempo per piangere e un tempo per ridere”. (Qohelet)

La poetica di Re Salomone (III secolo a.e.v), continua a incantare l’autrice di questa mostra che presenta 10 opere fotografiche – elaborate e fuse su livelli multipli- che si ispirano al “Qohelet”, a completamento e proseguimento della mostra “Cantico dei Cantici” esposta alla Biblioteca Storica Nazionale di Torino.

In questa opera senile di Re Salomone, viene esposto un contraddittorio tra il bene e il male.
La riflessione ruota intorno a due interrogativi: a cosa serve fare il bene e a cosa serve fare il male se la conclusione della vita è uguale per tutti e allora tutto sembra vano.
Re Salomone riflette sull’esistenza umana fragile e caduca, dominata dalla casualità e dalla transitorietà: “Fumo dei fumi, tutto non è che fumo” è la risposta al tormentoso interrogarsi sul senso delle cose terrene perché al pari dell’uomo si dileguano.

Nella foto “Nessun uomo è padrone del suo soffio vitale tanto da trattenerlo”
Delle persone camminano ignare su dei gusci rotti di uova; infatti la rotondità e la continuità della vita possono essere spezzati da minacce incombenti e incontrollabili.

Nella foto “Quello che accade è già stato, quello che sarà già è avvenuto”
Dal mare spuntano dei faraglioni affiancati da arancini di riso e un’antica testa siciliana contornata da cannoli e altri dolci; infatti gli oggetti antichi e le rocce hanno lo stesso grado di precarietà del cibo che è deperibili in pochi giorni.

Nella foto “Il vento va verso sud e piega verso nord. Gira e va sui suoi giri, ritorna il vento”
Un bambino guarda da un fantomatico balcone il vento e l’acqua che girano lungo il loro percorso.

Norma Picciotto è nata a Milano, dove vive e lavora. Negli anni ’70 fonda insieme a Giancarlo De Bellis, l’Agenzia De Bellis: tra le più note agenzie fotogiornalistiche italiane.
Giornalista pubblicista, documenta la storia complessa di Milano fino agli anni ’90.
Dal 2000, si dedica alla fotografia artistica e crea opere in digitale che rappresentano il suo mondo interiore e i legami con le sue radici. Si appassiona all’elaborazione digitale delle immagini di cui esperimenta e approfondisce le potenzialità espressive e nelle sue opere fonde in un’unica immagine vari scatti ripresi in luoghi e in tempi diversi, che plasmano un nuovo mondo visivo, spirituale e di sogno.
Dal 2011 Le sue foto vengono regolarmente esposte in gallerie e Istituzioni pubbliche di vari paesi tra cui Milano, Ferrara, Venezia, Torino, Trani, Colonia, Parigi, Tel Aviv, New York.
Dal 2014 è Membro effettivo della “European Academy of Sciences, Arts and Literature”.

PISACANE ARTE di Roberto Ungaro
Via Pisacane 36 – 20129 Milano

http://www.pisacanearte.it
pisacane36@gmail.com

NORMA PICCIOTTO

http://www.normapicciotto.com norma.picciotto@gmail.com


vi scrive:

Comunicato stampa

Istinti razionali
Fulvio Fanti, Roberta Betti

CHIUSI (SI), Atelier “Il Punto di Fuga”

16 dicembre 2017-24 marzo 2018

Inaugurazione sabato 16 dicembre 2017, ore 18.00

BOLOGNA, Sala Museale del Baraccano

7 aprile 2018-18 aprile 2018

Inaugurazione sabato 7 aprile 2018, ore 18.00

presentazione di Andrea Baffoni

Un doppio appuntamento è quello offerto dalla mostra Istinti razionali, con opere di Fulvio Fanti e Roberta Betti che s’inaugura il 16 dicembre 2017 presso l’Atelier “Il Punto di Fuga” a Chiusi, per poi proseguire nel 2018 a Bologna negli spazi della Sala Museale del Baraccano.
Inedito l’incontro fra i due artisti che per la prima volta mettono a confronto le loro opere, in una mostra dal sapore evocativo dove forme e colori parlano il linguaggio dell’astrazione e della ricerca interiore. Curata dal critico d’arte Andrea Baffoni, l’esposizione mostra la produzione più recente di entrambi, mettendo in gioco un dialogo incalzante dove alle energiche manifestazioni spontanee di Betti si alternano e, a volte, sovrappongono le liriche composizioni di Fanti: “L’incontro fra i dipinti di Roberta Betti e Fulvio Fanti”, scrive il curatore, “lascia emergere l’energia contenuta nell’istinto creativo come stadio primario del processo artistico, subordinato alla costruzione razionale dell’opera e motore primordiale di insostituibile pregnanza. Si è di fronte, in entrambi i casi, ad artisti impegnati in una personale ricerca scaturente dal profondo dell’inconscio, non calibrata sul principio del riconoscere, ma contenuta nel desiderio dell’esprimere”. 
La mostra è corredata da un catalogo e patrocinata dal comune di Chiusi e dal Comune di Bologna Quartiere Santo Stefano.

Per informazioni
339 6738242


ADSUM arte contemporanea scrive:

SMALL ART
VII^ Rassegna Nazionale del piccolo formato
a cura del collettivo ADSUM

Espongono: MARIA ADDAMIANO; DARIO AGRIMI; LOREDANA ALBANESE; COSMO ALLEGRETTA; ENZO ANGIUONI; CATERINA ARCURI; LEONARDO BASILE; BENNA; LUISA BERGAMINI; MARIA BONADUCE; ROSSANA BUCCI; LOREDANA CACUCCIOLO; RAFFAELE CAPPELLUTI; MARIA ELENA COLONNA; MARIO COLONNA; ANGELA CONSOLI; FRANCO CORTESE; CARLO COTTONE; NADIA CULTRERA; ENRICO DE LEO; VITO DE LEO; ANGELA D’ELIA; WANDA DELLI CARRI; DANILO DE MITRI; GIULIO DE MITRI; SILVANA DE PALMA; TEO DE PALMA; PIETRO DE SCISCIOLO; EDOARDO DE STEFANO; SARA DI COSTANZO; NICOLA FILAZZOLA; GIUSEPPE FIORIELLO; LELLO GELAO; SABINO GESMUNDO; PASQUALE GUASTAMACCHIA; MARGHERITA LABBE; ANTONIO LAURELLI; NICOLA LIBERATORE; ORONZO LIUZZI; SALVATORE LOVAGLIO; RUGGERO MAGGI; GIANNA MAGGIULLI; GIUSEPPE MAGRONE; MATTEO MANDUZIO; CRISTINA MANGINI; VITTORIO MANNO; LUCIANA MASCIA; GIOVANNI MORGESE; MAURIZIO MUSCETTOLA; MASSIMO NARDI; MICHELE PALOSCIA; MASSIMO POMPEO; DANIELA RAFFAELE CLITOROSSO; PATRIZIA RICCO; MIRIAM RISOLA; ANGELO RIZZELLI; LUCIA ROTUNDO; ENZO RUGGIERO; GIUSEPPE SCIANCALEPORE; LUIGI SERGI; SALVATORE SIMONETTI; LINO SIVILLI; MARIA TERESA SORBARA; PIETRO TEMPESTA; PAOLO TINELLA; FRANCESCO TULLO; SABRINA VENDOLA; ANNA ZELIGOWSKI.
Video-installazione di GIUSEPPE MAGRONE
Vernissage martedì 5 dicembre 2017 ore 18,30
Presso
ADSUM artecontemporanea
Via Marconi 3/5 (Palazzo della Meridiana) Terlizzi (BA)
visitabile dal 5 dicembre 2017 al 5 gennaio 2018
orari: dal lunedì al sabato 10,00 -12,30 ;18,00 – 20,00 chiuso giovedì pomeriggio e festivi. Durante questo periodo si terranno nella stessa sede altri eventi collaterali.

La galleria ADSUM artecontemporanea ritorna con la sua annuale Rassegna d’arte del piccolo formato: SMALL ART. Questo evento artistico-mediatico è fondato sul concetto del dono, empatico e partecipativo tra gli artisti, offrenti una piccola opera da portare a casa quale augurio di un anno migliore, e i visitatori che, se fortunati, potranno iniziare il nuovo anno con un segno di creativa affettività convissuta. Il nostro obbiettivo è centrare l’attenzione su di un paradosso : la costitutiva essenza plurale di ogni singolare. Vogliamo insistere su quel necessario equilibrio tra il dare e l’avere che è alla base di ogni relazione umana, sul fatto che amare significa modificarsi a vicenda, correre il rischio di sentirsi infranti.
Se anche tu, come noi, credi che l’arte non dia risposte se non ponendo domande, che ogni dubitare sia un creare, che per quanto incompleti e fragili … siamo esseri capaci, tramite la forza delle espressioni artistiche, di trarre una sorta di stabilità da ciò che stabile non è. Se credi in tutto questo, da martedi’ 5 dicembre 2017 vienici a trovare.
Francesco Bonaduce
Collettivo Adsum

Email collettivoadsum.info@gmail.com; adsum.arte@libro.it Tel 3475562001; 3476502478 http://www.retearte.it

Coordinamento: Francesco Bonaduce. Ufficio stampa: Nicolò Marino Ceci; Elisabetta Bonaduce. Comunicazione e marketing: Francesco Parisi; Mara Germinario; Manuela Vista; Maria Calembo; Edoardo De Stefano. Progetto Grafico: Maria Bruna e Roberto Fracchiolla. Web design:Giuseppe Marella.

Sponsor ufficiali: Bar Duomo Molfetta – Pane & amore Molfetta – Azienda agricola Minafra Ruvo di Puglia.


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

ALEX PINNA
Knockout
a cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: SABATO 25 NOVEMBRE 2017, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 26 Novembre – 30 Dicembre 2017

A due anni e mezzo dalla precedente, una nuova mostra personale vede Alex Pinna protagonista assoluto da PUNTO SULL’ARTE a Varese – Casbeno. VERNISSAGE SABATO 25 NOVEMBRE H 18-21.
L’artista delle silhouette e delle corde intrecciate presenta qui la sua ricerca più recente. Al centro dell’indagine è ancora l’uomo, ma questa volta l’attenzione sembra allargarsi dall’anima (dallo spirito) al corpo. Knockout è un racconto di lotte, di sconfitte e di rivincite, ma è soprattutto analisi di come attraverso la disciplina sportiva corpo e anima diventino una cosa sola, un solo intento. Ecco dunque le ballerine, esili e leggere intorno ai pali. Ed ecco i pugili, per i quali l’artista ha scelto di abbandonare la forma essenziale per una descrizione più definita, restando tuttavia fedele alla resa stilizzata, alla scelta di non dare lineamenti alle figure. Perché in quel pugile pronto all’attacco, come anche in quello colto nell’attimo prima di andare al tappeto, in fondo ci siamo tutti noi.
In mostra, le classiche sculture in corda, i bronzi e una serie di nuovissimi lightbox.

ALEX PINNA: Nasce a Imperia e frequenta i corsi di pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera. Dal 1993 espone in mostre personali e collettive di successo in tutta Italia. Tra le ultime si ricordano la mostra Ti guardo, mi guardo allestita presso le sale della Fondazione Mimmo Rotella a Catanzaro, The way to get lost, solo show presso Arte Fiera Bologna e la mostra Estate Italiana presso il MOAH a Lancaster in California, Stati Uniti.
All’estero il suo lavoro è stato presentato a Shanghai, Tel Aviv, Londra, New York, Los Angeles, Colonia e Lugano. È docente incaricato della cattedra di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro. Vive e lavora a Milano.

PUNTO SULL’ARTE
Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19
Domenica h 15-19


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

MATTEO MASSAGRANDE
Di volta in volta
a cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: SABATO 7 OTTOBRE 2017, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 8 Ottobre – 18 Novembre 2017
Catalogo con testo critico di ALESSANDRA REDAELLI

A tre anni dalla sua prima mostra a Varese e in concomitanza con la mostra Canto dolente d’amore (l’ultimo giorno di Van Gogh) presso la Basilica Palladiana a Vicenza nell’ambito della grande rassegna Van Gogh. Tra il grano e il cielo, MATTEO MASSAGRANDE torna alla galleria PUNTO SULL’ARTE a Varese – Casbeno, questa volta con una grande mostra personale, l’unica del 2017 in una galleria in Italia. (VERNISSAGE SABATO 7 OTTOBRE h 18-21).
Quindici dipinti, opere inedite realizzate appositamente dal Maestro Padovano nel corso dell’ultimo anno, saranno visibili a Varese fino al 18 Novembre.
Sostenitore di una pittura contemporanea che sappia fare tesoro, dentro di sé, della preziosa lezione del passato, l’artista padovano ci porta per mano, tavola dopo tavola, lungo un percorso fatto di silenzi e di suggestioni. Da Simone Martini alla grande stagione fiamminga, fino a Jackson Pollock, tutta la storia della pittura respira qui in sottofondo attraverso allusioni appena leggibili ma stranianti, fatte di scorci e di assonanze, di equilibri e di armonie cromatiche. Moderno rappresentante della grande tradizione veneta, Massagrande costruisce i suoi spazi per mezzo del colore e della luce, che diventano di volta in volta oggetto, stanza, prospettiva. Ma una prospettiva irreale, mai banale, multipla, ingannevole, terribilmente seducente, capace di ipnotizzarci fino a farci avere la sensazione di essere noi – qui e ora – dentro quelle stanze vuote, antiche, abbandonate; e che siano i nostri passi a risuonare nella penombra, il nostro gesto a imprimere una vibrazione all’aria.
MATTEO MASSAGRANDE: Nasce a Padova nel 1959. È uno dei maggiori rappresentanti della nuova figurazione italiana. È pittore e incisore, un profondo conoscitore della storia dell’arte antica e contemporanea. Si interessa allo studio di antiche tecniche di pittura, di incisione e all’arte del restauro. La sua pittura viene definita realismo filosofico. Inizia a esporre nel 1973.
Dal 1985 sono numerose le mostre personali in musei e sedi pubbliche in Italia e nel mondo, tra le più recenti si ricordano: l’importante mostra Massagrande, dalle voci di una conchiglia, al Museo al Santo di Padova e al Museo Le Carceri di Asiago a cura di Alberto Buffetto Arte (2006); Massagrande. Scene d’Ungheria in occasione della mostra dedicata agli impressionisti europei dal titolo L’età di Courbet e Monet (2009-2010); Attorno a Vermeer a Palazzo Fava a Bologna nell’ambito della straordinaria rassegna europea di capolavori Da Vermeer a Rembrandt (2014); la mostra al Museo Civico di Palazzo Chiericati a Vicenza come pittore contemporaneo nell’ambito della grande rassegna internazionale dedicata alla notte Tutankhamon Caravaggio Van Gogh (2014-2015) – rassegne a cura di Marco Goldin; la personale presso la Kovacs Gabor Art Foundation a Budapest in Ungheria (2016); Quattro pittori per Parise presso il Museo di Santa Caterina a Treviso in occasione della grande mostra Storia dell’Impressionismo (2016-2017) e Canto dolente d’amore (l’ultimo giorno di Van Gogh). Sette quadri per un monologo teatrale di Marco Goldin presso la Basilica Palladiana a Vicenza nell’ambito della grande mostra Van Gogh. Tra il grano e il cielo (2017-2018).
Parallelamente a quella pittorica sviluppa l’attività grafica iniziata già nel 1974, scandita da numerose esposizioni in tutto il mondo, tra cui la recente mostra Flying Dreams a cura di Stamperia d’Arte Albicocco all’Istituto Italiano di Cultura di Melbourne e di Sydney (2017). Recentemente alcune sue incisioni sono entrate a far parte del Gabinetto delle Stampe degli Uffizi di Firenze. Negli ultimi anni ha tenuto mostre personali sia di pittura che di grafica a Barcellona, Madrid, Londra, Budapest, Lubiana, New York, San Francisco, Beirut, Taiwan, Melbourne, Seoul, Hong Kong.
Nel dicembre 2011 il New York Times gli dedica l’apertura dello speciale Arte ed è presente alla 54ma Biennale Internazionale d’Arte di Venezia presso il Padiglione Italia a cura di Vittorio Sgarbi. Su richiesta della Pontificia Basilica del Santo di Padova ha eseguito il dipinto Maria, Madre dei Giovani per il Sermig Arsenale della Pace di Torino. Su incarico dell’Ente Nazionale Francesco Petrarca ha eseguito il Ritratto di Laura. Nel 2015 ha eseguito il ritratto ufficiale del Patriarca di Gerusalemme.
Tra i maggiori intellettuali e critici che hanno scritto sulla sua opera si ricordano: Paolo Crepet, Peter Fertöszögi, Marco Goldin, Bruce Helander, Milena Milani, Roderick Conway Morris, Ermanno Olmi, Enzo Siciliano, Edward Lucie-Smith, Mario Rigoni Stern, Anna Szinyei Merse, Dr. Pedro Tseng.
Le sue opere sono ospitate in numerosi musei, chiese, collezioni pubbliche e private in tutto il mondo.
Vive a Padova e divide la sua attività tra lo studio a Padova e quello di Hajòs (Ungheria).
È pittore del tempo e della luce. Ama la pittura come pochi altri, la coltiva come si coltiva una lingua antica, che non muore mai.

PUNTO SULL’ARTE
Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19
Tutte le domeniche: h 15-19


Alessandra Pugliese scrive:

Si inaugura sabato 7 Ottobre alle ore 18.00, presso Passaggi Arte Contemporanea, la personale di Luca Lupi Finis terrae, a cura di Ilaria Mariotti, prima collaborazione tra l’artista e la galleria.

L’artista presenta un articolato percorso pensato appositamente per gli spazi della galleria e costituito da fotografie che mettono in evidenza alcuni aspetti del suo percorso di ricerca. Il vuoto e il pieno, l’immaterialità, la relazione tra pittura e fotografia in merito alla costruzione dell’immagine attraverso la luce (in pittura mediata dal colore), il paesaggio, il tema del limite e del confine sono tutte questioni importanti nella ricerca di Luca Lupi. Che rimandano contemporaneamente ad esperienze personali e a tutta un’ampia gamma di riflessioni sulla storia dell’arte e dell’architettura e dell’antropologia.

Landscapes è una serie di scatti di tratti di costa visti dal mare. Progetto premiato in numerosi festival internazionali – CIRCULATION(S) 2014 Festival de la June Photographie Europeenne, Parigi; Premio Arte Laguna 2015, Arsenale di Venezia; Premio COMBAT 2015, Museo Civico G. Fattori Livorno; Primo classificato al concorso Italy in a frame 2016, Triennale di Milano; Vincitore della 7° edizione del Photomed Festival 2017, Francia – Landscapes si focalizza sulle coste di tutto il mondo che, qui accostate in sequenza, compongono un orizzonte estremamente basso dove la terra è una striscia esile ma caratterizzata ora da una natura apparentemente incontaminata, ora da trasformazioni del paesaggio attraverso progressive antropizzazioni, ora da frequentazioni temporanee legate alla balneazione. La frontalità dello scatto e la medesima altezza dell’orizzonte fanno sì che il soggetto diventi estremamente ambiguo in termini temporali e di luogo: pare di essere di fronte a immagini dello stesso luogo ripreso in un diverso arco temporale (popolato, antropizzato, solitario ma anche ripreso in diversi momenti della giornata). Oppure la serie dà l’illusione di poter ricostruire un vero paesaggio esteso e variegato.

Gran parte delle immagini sono costituite dalla distesa del cielo che si affaccia su un lembo di terra e di acqua e presentano una dominante cerulea, un colore indefinito che vira ai grigi e ai bianchi.

In Landscapes si concentrano alcuni elementi importanti della ricerca dell’artista: l’attenzione al punto di vista, il tema della percezione del paesaggio e della natura attraverso l’obiettivo (e dunque attraverso la costruzione di una macchina prospettica) quale indagine poetica e tecnica insieme della relazione tra l’uomo e il concetto, la pratica e il genere del “paesaggio”.

La percezione dell’immagine attraverso l’occhio e attraverso la sensibilità personale insieme è esperienza centrale nel percorso dell’artista. Anche nel percorso pensato per la Galleria Passaggi l’esperienza della continuità in sequenza di immagini compatibili tra loro per formato e soggetto e ripresa viene articolato attraverso la presenza di altri formati dell’immagine, quasi concentrazioni dell’obiettivo, a ingrandire particolari minuscoli, a cogliere meglio le forme. In questo andare e venire di attenzioni si affronta lo stesso soggetto ma da un altro punto di vista: il mare visto dalla terra come possibile conquista e sperdimento dello sguardo in un luogo che si rivela parimenti ignoto, misterioso e ambiguo dei lembi di terra rimpiccioliti visti dal mare. In un alternarsi di instabilità dovuto ai passaggi graduali di luce (e quindi allo scorrere del tempo) bagliori di luci artificiali che accendono la notte, disegnano le coste, rivelano la presenza dell’uomo e l’organizzazione del paesaggio.

Finis Terrae è una mostra sui luoghi in cui terra e mare si toccano e si contrastano, su un’opposizione che lascia senza fiato. Ma è, innanzi tutto, una mostra dove i confini sono quelli del nostro sguardo, della nostra percezione e della nostra memoria che proietta in un vuoto e tuttavia organizzato dispositivo (l’immagine) lo sperdimento e la consapevolezza della necessità di cogliere la vastità del mondo che ci circonda così come di abitare, utilizzare, antropizzare, vivere il paesaggio.

Biografia di Luca Lupi

Nato a Pontedera in provincia di Pisa nel 1970, attualmente vive e lavora a Fucecchio, Firenze. Mostre selezionate: 2016 Landscapes, Emon Photo Gallery, Tokyo. Paesaggi, Studio d’Arte Cannaviello, Milano. “Il mare come Caselli non lo fa nessuno”, Cardelli e Fontana Opificio Vaccari, S. Stefano Magra (SP). Still, Cardelli & Fontana artecontemporanea, Sarzana (SP). 2015 Monotype // For Design Week 2015, Twenty 14 Contemporary, Milano. The Wall (archives)#10, Assab One, Milano, curata da Pietro Gaglianò. Infinito Presente Sincresis Arte, Empoli (FI), curata da Alessandra Scappini. 2014 Spazi, Museo di Fucecchio, Firenze, curato da Ilaria Mariotti. Pae-Saggio, Montevarchi, Arezzo, curato da Carles Marco. Landscapes, Anne Clergue Galerie, Arles, Francia. RATP invite, esposizione in 12 stazioni della Metropolitana di Parigi, CIRCULATION(S), Centquatre, Parigi, curata da Marion Hislen. 2011 Sei Gradi di Separazione, Villa Pacchiani Santa Croce sull’Arno, Pisa, curata da Ilaria Mariotti. Viewpoint, Le Murate, Firenze.

Premi: Vincitore della 7° edizione del Photomed Festival 2017, Francia. Primo classificato al concorso Italy in a frame 2016, Triennale di Milano. Premio COMBAT 2015, Museo Civico G. Fattori, Livorno. Premio Arte Laguna 2015, Arsenale di Venezia. B.I.P.A. (Barcelona International Photographic Awards), LensCulture emerging talents 2014. CIRCULATION(S) 2014 Festival de la June Photographie Europeenne, Parigi.

Fiere: 2017 Lucca Art Fair, Galleria Cardelli & Fontana artecontemporanea. ArteFiera Bologna, Galleria Cardelli & Fontana artecontemporanea. 2016 ArtVerona, Galleria Cardelli & Fontana artecontemporanea – Galleria Passaggi Arte Contemporanea. 2015 Fotofever, Sincresis Arte, Carrousel du Louvre, Parigi. ArtVerona, Sincresis Arte. 2014 ArtVerona Sincresis Arte

INFORMAZIONI

Sede espositiva: Passaggi Arte Contemporanea, via Garofani 14, 56125 Pisa

Recapiti: tel+ 39 050 8667468 – cell. +39 338 35 25 236

info@passaggiartecontemporanea.it

http://www.passaggiartecontemporanea.it

Titolo della mostra: Finis Terrae

Inaugurazione: sabato 7 Ottobre 2017 ore 18.00

Durata: dal 7 Ottobre al 2 Dicembre 2017

Orari: dal martedì al sabato 16.00 – 19.30 e su appuntamento


ART1307 scrive:

Titolo: AMBIGUOUS REALITY
Artisti: Jeffrey Thomas Burke Ellen Cantor Emilia Castioni Lello Esposito Jeff Iorillo Dino Izzo Barbara Kolo Miguel Osuna Amedeo Sanzone Nicola Felice Torcoli Carla Viparelli
Curatore: Cynthia Penna
Organizzatore: Art1307
Sede: Villa di Donato, P.zza Sant’Eframo Vecchio – Napoli
Opening: 15 Novembre 2017 dalle ore 18 alle 22
Durata: dal 15/11/2017 al 08/12/2017
Per informazioni: Tel. 081 660216, info@art1307.com, http://www.art1307.com
Fb: https://www.facebook.com/art1307
Instagram: ISTITUZIONE_CULTURALE_ART1307
Pinterest: Art1307

Il tema della mostra rispecchia la società contemporanea e pone quesiti che non si pretende di risolvere e nodi che non si possono certamente dissolvere. Eppure una realtà visivamente rispecchiante o visivamente resa in termini di incertezza, dubbio, ambiguità, appare come un ulteriore tentativo di comprensione di tutto quanto ci circonda. L’arte esprime il suo massimo compito che è quello di guardarsi attorno ed elaborare, non risposte e soluzioni, ma possibilità, denunce, acquisizioni in termini culturali. Trattasi piuttosto di una sorta di “percezioni di stato”, cioè di raffigurazione artistico/visuale di uno stato che non è altro che la società e la realtà contemporanea. 12 artisti di cui 6 Americani e 6 Italiani sono stati invitati a cogliere aspetti di realtà frantumata, frattali di realtà, ambiguità del reale e a confrontarsi con una linea di demarcazione molto sottile tra realtà e irrealtà, non tanto come dicotomia tra realtà e fantasia, ma piuttosto come acquisizione percettiva distorta, ambigua, incerta. Segno marcante della società divisa tra vero e falso, tra verità e menzogna, tra autenticità della percezione e distorsione della stessa dovuta ad interferenze esterne alla stessa realtà. La manipolazione della realtà e la sovrapposizione di realtà virtuali a quelle reali, gli enigmi, i paradossi sono tutti aspetti che l’arte deve sceverare perché anch’essa è parte della società contemporanea. Una fotografia di società resa per immagini visive che lasciano o pongono dubbi sulla percezione stessa è la migliore fotografia della società contemporanea divisa tra incongruità, verità, falsità, ambiguità, enigmi e paradossi. Lo spettatore di fronte a queste opere deve chiedersi cosa stia percependo il suo stesso occhio e cosa stia elaborando il proprio cervello: una immagine pura e semplice oppure piuttosto una personale elaborazione mentale dell’oggetto? Quel che vivo quotidianamente come realtà è poi una realtà vera o una realtà virtuale e fittizia creata da social networks o da sistemi che mi fanno apparire reale quello che non lo è?


Salvatore Marsiglione scrive:

Como 13 Settembre 2017 MAG – Marsiglione Arts Gallery presenta Qiuchi Chen l’ultimo realista cinico a cura di Salvatore Marsiglione Antologica in prima nazionale dell’artista cinese Qiuchi Chen dal 22 settembre al 28 ottobre 2017 Inaugurazione: venerdì 22 settembre 2017 ore 18:30 Como, settembre 2017 – La MAG – Marsiglione Arts Gallery presenta in prima assoluta nazionale, da venerdì 22 settembre a sabato 28 ottobre 2017, la mostra personale dell’artista molto noto in Cina, ma esordiente in Italia, Qiuchi Chen, appartenente al Movimento del Realismo Cinico, con 25 opere dal 2004 al 2016. La mostra che apre la stagione culturale autunno/inverno della galleria MAG, imposta la linea concettuale di questa stagione, ovvero un Focus profondo sull’arte contemporanea in Cina e Giappone con una selezione di artisti con grandi possibilità di ascesa. Il Movimento del Realismo Cinico, in cinese Wanshi Xianshizhuyi 玩世现实主义, si crea autonomamente e si espande da Pechino dopo le note proteste studentesche della Primavera democratica del 1989, sfociate con il massacro di Piazza Tien’anmen del 4 giugno dello stesso anno. Sostenuto dal gallerista anglo-iracheno Charles Saatchi, il Movimento si diffonde rapidamente per tutta la Cina continentale e si espande anche a livello internazionale grazie alla partecipazione di Fang Lijun alla 45esima Biennale di Venezia del 1993 diretta da Achille Bonito Oliva. D’impronta nichilista, ma influenzato dalla cultura orientale, il Realismo Cinico nasce lontano dagli stereotipi dell’arte di regime dei decenni precedenti; ha nella sperimentazione libera, nella denuncia sociale e nell’ironia, i suoi caratteri fondamentali, ed i suoi più famosi capiscuola sono Fang Lijun e Yue Minjun che trainano tutti gli altri artisti cinesi nelle aste di Sotheby’s e Christies confermando l’interesse per i collezionisti internazionali di altissimo livello. Nato a Jiu Tai, nella provincia di Ji Lin nel 1959, Qiuchi Chen frequenta tutte le scuole a Beijing fino a laurearsi alla Facoltà di Arte alla Northeastern Normal University nel 1987. Anche se Qiuchi Chen è cresciuto con gli altri artisti del gruppo, non ha ancora ricevuto il meritato riscontro in Occidente perché ostacolato dal governo cinese in quanto la sua università non è tra quelle selezionate a ricevere l’appoggio istituzionale. Nonostante le difficoltà e le barriere imposte, la sua alta qualità tecnica e i concetti universali espressi, lo hanno portato a esporre diverse volte all’estero in sedi importanti come Hong Kong, Seoul, Londra, Colonia e Berlino, ma mai in Italia. Per la prima volta in Italia e in esclusiva alla galleria MAG di Como, si potranno ammirare 25 opere dipinte tra il 2004 e il 2016, tutte oli su tela e allestite senza telai né cornici, direttamente sulle pareti nude della galleria a rappresentare l’appiattimento della società e il desiderio di eliminare le sovra-strutture che la distraggono e volendo concentrare lo sguardo sull’essenza dell’opera. Artista dal carattere eversivo-concettuale per natura, riflessivo e di indole gentile, Qiuchi Chen affronta con forza e determinazione i temi necessari a far riflettere il pubblico sui valori civili per assicurare pace e sopravvivenza all’intera umanità. Molto critico verso l’arroganza umana, la maleducazione e la tecnologia che in Cina ha già creato una crisi ambientale ed esistenziale dei rapporti umani, l’artista sostiene che il bene più grande che ognuno di noi ha ricevuto – la vita – vada onorata offrendo sempre il meglio di noi stessi e dare il massimo per far bene all’umanità. Guerre, crisi nucleari, demografiche, energetiche, ed ambientali sono le sue principali denunce perché come artista e parte della comunità umana, egli sente forte il dovere di far conoscere e far discutere su questi argomenti con la speranza che servano a smuovere i sentimenti e che l’essere umano possa uscire da questa epoca avida e ritornare a prendersi cura della natura. I dipinti di Qiuchi Chen condividono certamente qualità e temi simili con altri realisti cinici, ma la sua attenzione va al di là dei soggetti ripetuti dagli altri artisti. Tecnicamente invidiabile, l’artista dice sempre quello che è il suo pensiero sugli argomenti di cui ogni individuo dovrebbe parlare e discutere, infatti, le sue “faccine”, che un po’ gli somigliano, dominate dai toni rossi e arancio o a volte grigi o multicolori, sono un simbolo che a seconda dell’immagine che vanno a fagocitare come un virus, esprimono felicità, rabbia o paura. Quando la sua critica è rivolta verso le guerre e le armi, i suoi aerei, fucili e carri armati vengono avvolti da tantissime “faccine” e “umanizzati” fino a fargli perdere il loro potere distruttivo, mentre altre volte vuole semplicemente esprimere i propri sentimenti d’amore verso questo mondo dipingendo fiori sorridenti. Il suo obiettivo è quello di farsi capire con un linguaggio universale, dialogare con l’umanità intera, quindi spesso egli inserisce simboli cinesi e occidentali, mescolando il surrealismo agli elementi pop. Gran parte del lavoro di Qiuchi Chen si concentra visivamente sui contorni della testa umana per riflettere il processo del pensiero esistenziale che lo guida di giorno in giorno e che costituisce il nostro mondo. Qiuchi Chen fa questo, andando oltre i volti ingranditi che si vedono nei quadri dei sui compagni di movimento e dall’arte politica della metà del secolo scorso, egli concepisce caricature con più forme, comprendendo la complessità e la frustrazione della società. La sua mostra alla galleria MAG è la prima mostra in Italia e rappresenta una pietra miliare importante per una voce forte nella cultura contemporanea cinese e mondiale. Salvatore Marsiglione CONTATTI PER LA STAMPA E INFORMAZIONI PRATICHE MAG – Marsiglione Arts Gallery Via Vitani, 31 – 22100 Como http://www.marsiglioneartsgallery.com Tel. +39 328 7521463 – info@marsiglioneartsgallery.com Vernissage della mostra Qiuchi Chen, l’ultimo realista cinico venerdì 22 settembre 2017 ore 18:30 Dal 22 settembre al 28 ottobre 2017 Ingresso gratuito, solo su prenotazione.


Anna Orsi scrive:

11 OTTOBRE 2017 | DA MERCANTE A COLLEZIONISTA:
CINQUANTA ANNI DI RICERCA PER UNA PRESTIGIOSA RACCOLTA

TESTI E IMMAGINI SCARICABILI DAL SITO http://www.pandolfini.it/it/press/press.asp

Un percorso di ricerca peculiare, figlio di gusto e passione, ha portato Massimo Vezzosi a scegliere, raccogliere e circondarsi di opere di rara bellezza, un cammino senza soluzione di continuità dalla pittura antica alla scultura antica, per giungere fino agli anni 30 e 40 del Novecento, passando per il XIX secolo più colto e raffinato.
Un viaggio che si può ripercorrere attraverso le opere che Pandolfini ha il piacere di esporre a Palazzo Ramirez-Montalvo dal 7 al 10 ottobre e porre in vendita il giorno seguente.

Seguendo il filo del tempo partiamo da Pietro Grammorseo, documentato fino al 1531 a Casale Monferrato, autore di un prezioso pannello ad olio su tavola, che doveva essere parte di un trittico, raffigurante SAN GREGORIO MAGNO E SANTO STEFANO, che è in catalogo con la stima di 100.000/150.000 euro. Al Cinquecento toscano è da ascrivere SAN GIOVANNI BATTISTA, un olio su tela di buone dimensioni, stimato 25.000/35.000 euro, di Francesco Rustici, detto il Rustichino, pittore senese particolarmente apprezzato dalla famiglia Medici.
Si rivolge a un mondo collezionistico diverso, più legato alla cultura e alle tradizioni lombardo-piemontesi, il dipinto ad olio su tela di Carlo Francesco Nuvolone che rappresenta una FIGURA FEMMINILE CON LIBRO, in catalogo per 20.000/30.000 euro. Del toscano Vincenzo Meucci la raccolta di Massimo Vezzosi conta il grande dipinto VENERE E ADONE datato 1721, come si evince dall’iscrizione posta sul retro della tela “VIN:IO MEUCCI/f: /1721”, stimato 65.000/85.000 euro.
Vi sono poi opere di sicuro interesse come la bella tela a olio raffigurante SAFFO O ALLEGORIA DELLA POESIA eseguita dal lucchese Stefano Tofanelli attivo a cavallo di Sette e Ottocento, che è in catalogo per la cifra di 12.000/18.000 euro, mentre 8.000/10.000 euro è stimato il bel RITRATTO DI DOMENICA BENVENUTI, un olio su tela eseguito nel 1834-35 da Pietro Benvenuti, poco meno 5.000/8.000 euro è la valutazione dell’olio su tela del pittore veneto Natale Schiavoni che immortala GIUDITTA CON LA TESTA DI OLOFERNE. Ancora Ottocento per l’ADONE dipinto a olio su tela del toscano Giuseppe Bezzuoli e in catalogo per 8.000/10.000 euro, mentre entriamo nel XX secolo con il RITRATTO firmato e datato 1932 di Giovanni Guerrini stimato 2.500/3.500 euro.
Giunti al Novecento parliamo di scultura camminando a ritroso partendo dalla potente scultura in marmo bianco di Carrara di Giovanni Maria Benzoni che raffigura un umbratile INVERNO la cui stima è di 10.000/15.000 euro; poco di più, 12.000/18.000 euro, è la valutazione con cui è inserito in catalogo il BUSTO DI DIANA in marmo bianco di Carrara dello scultore toscano, che ha operato a cavallo tra Sei e Settecento, Giuseppe Piamontini.
È un artista fiorentino del XVI secolo l’autore di un bel bassorilievo ovale raffigurante FANCIULLI ALLA FONTE, l’opera, in marmo bianco, è valutata 8.000/12.000 euro, mentre risale a un secolo prima, il Cinquecento, la scultura in legno dorato e dipinto FIGURA DI GUERRIERO, opera di Neri Alberti da Sansepolcro la cui stima è di 14.000/18.000 euro.


Anna Orsi scrive:

28 SETTEMBRE 2017 | OPERE D’ECCEZIONALE INTERESSE STORICO – ARTISTICO

TESTI E IMMAGINI SCARICABILI DAL SITO http://www.pandolfini.it/it/press/press.asp

Per Pandolfini il secondo semestre dell’anno si apre all’insegna della novità.
Dopo la prima vendita di “Auto Classiche” che si svolgerà il 27 settembre nella splendida cornice di Villa La Massa alle porte di Firenze, il 28 settembre, tornata nello storico Palazzo Ramirez Montalvo, Pandolfini batterà le aste “Capolavori da Collezioni Italiane” – divenuta in breve un must del calendario internazionale, e “Opere d’Eccezionale Interesse Storico-Artistico”, prima asta di questo tipo in Italia.

La vendita è esclusivamente dedicata a opere d’arte – dipinti, sculture e oggetti d’arredo – vincolate ai sensi della Legge n° 1089 del 1939 e successivo Decreto Urbani o, come è gergo comune tra gli addetti ai lavori, “notificate”, cioè dichiarate da parte del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali di “particolare importanza” nell’ambito del patrimonio culturale italiano.
Allo stato attuale, se da un lato le norme che regolano l’apposizione del vincolo da parte delle Soprintendenze hanno l’indubbio merito di mirare alla conservazione e valorizzazione del patrimonio storico artistico del nostro paese, dall’altro contribuiscono a rendere sempre più difficile selezionare opere significative, con provenienze prestigiose, da proporre con valori realisticamente vicini al mercato.
Seguendo lo spirito innovativo che ne contraddistingue l’attività, Pandolfini ha deciso di presentare questa nuova iniziativa che ritiene possa essere di grande interesse, perché si propone di mostrare al pubblico dei collezionisti italiani, privati e istituzionali – ma anche agli stranieri risiedenti in Italia – la possibilità di entrare in possesso di opere di grande importanza, attribuzione certa, e riconosciute di particolare rilievo per la storia dell’arte italiana, più semplicemente di custodire tra le proprie mura un’opera da Museo.

Pietro De Bernardi, A.D. della società spiega come è nata l’idea progettuale:” Abbiamo notato nella nostra lunga storia aziendale, che negli ultimi anni le opere notificate hanno ottenuto sul mercato un sempre crescente apprezzamento data la loro indiscutibile qualità e importanza. Ricordiamo ad esempio che nel 2006 a tre dipinti del Tiepolo fu apposto il vincolo addirittura in fase d’esposizione, ciò nonostante furono venduti per 5,9 milioni di euro contro i 5/7 milioni di una stima che non poteva certo tenere conto del fatto che sarebbero stati notificati. Lo scorso anno in una delle nostre vendite un dipinto notificato di Antonio Puccinelli, con una stima di catalogo di 10/15 mila euro, è stato aggiudicato per 149.400 euro. Per questo ci siamo convinti che la parola notifica non debba intimorire, ma anzi debba rappresentare per il collezionista o per le istituzioni un certificato di garanzia assoluta. Tutti i dipartimenti si sono impegnati nel progetto per offrire le migliori opportunità di scelta fra opere che lo Stato ha dichiarato di eccezionale interesse storico artistico, nella convinzione che anche questa nostra iniziativa sarà un contributo concreto e positivo al mercato dell’arte italiano.”

In poco più di cento anni, la legge di tutela risale al 1909 nella sua prima formulazione generale, sono state vincolate opere di grandi maestri spesso documentate oltre che da studi moderni da prove di pagamenti e letteratura antica, e dunque al riparo dalle mutevoli opinioni della critica, provenienti da chiese e conventi o più spesso dalle famiglie aristocratiche che attraverso la loro committenza hanno scritto la storia dell’arte italiana.
I Capolavori “Notificati” di Pandolfini sono raccolti in un catalogo che vuole riportare l’interesse verso opere importanti che, pur se vincolate, possono rappresentare un’occasione per coloro che ricercano l’eccellenza e la grande qualità, un’opportunità che i collezionisti dovranno cogliere per accrescere con presenze significative le loro raccolte.

Il catalogo della vendita proporrà, dunque, opere d’indiscusso rilievo e corredate da ineccepibile documentazione, come la VISIONE APOCALITTICA DI GIOVANNI di Luca Giordano, un olio su tela stimato 80.000/120.000 euro che recentemente è stato esposto nella mostra “Rubens e la nascita del Barocco” a Palazzo Reale a Milano.

Per molti “notifica” è sinonimo di “alta epoca” perché presuppongono che più le opere sono antiche più sono rare e preziose, tra queste sono presentati otto Santi a mezza figura di Taddeo di Bartolo, nel catalogo di Pandolfini del prossimo 28 settembre con la stima di 150.000/200.000 euro. Sono otto dipinti a tempera su tavola a fondo oro, databili al 1418, raffiguranti San Pietro Martire, Beato Ambrogio Sansedoni, Santo Vescovo, San Luca, San Matteo, Santo Vescovo, Santo Stefano e San Tommaso d’Aquino che assieme ad altri pannelli, raffiguranti la Madonna con il Bambino e quattro Santi a figura intera oggi conservati in importanti Musei americani, dovevano far parte del polittico purtroppo smembrato nel XIX secolo della Chiesa di San Domenico a Gubbio.
Per i collezionisti e gli amanti della pittura caravaggesca è un’opportunità unica l‘inserimento in catalogo per 80.000/120.000 euro di ALLEGORIA DELL’ESTATE, un bel dipinto di Nicolas Régnier, italianizzato in Nicola Renieri per la sua lunga e proficua attività tra Roma e Venezia.
Oltre al valore indiscusso dell’artista Piero di Cosimo e quello intrinseco alla splendida tempera su tavola, TRITONI E NEREIDI, CON SATIRI E ITTIOCENTAURA è un’opera di grande richiamo per la sua provenienza dalla collezione privata della regina della lirica, Maria Callas. Valutata 130.000/160.000 euro questa spumeggiante opera eseguita tra il 1500 e il 1505 è stata esposta nel 2015 alla Galleria degli Uffizi durante la mostra dedicata al maestro fiorentino. Il dipinto assieme al suo pendant, oggi a Washington D.C., costituiva il complesso decorativo eseguito da Piero nella dimora dei Vespucci, una delle più importanti famiglie nobiliari fiorentine.
“Inciso da Benedetto Eredi come illustrazione dell’Elogio di Michelangelo Cerquozzi pubblicato nella Serie fiorentina, dove è ricordato in casa Capponi a Firenze, il dipinto può forse identificarsi con il “Ritratto, mano et effigie di Michel Angelo delle Battaglie fattosi mentre dipingeva in Roma” offerto in vendita nel 1673 a Giuseppe Maria Casarenghi, agente del cardinal Leopoldo de’ Medici….” Così si apre la scheda di presentazione di AUTORITRATTO NELLO STUDIO, un dipinto di Michelangelo Cerquozzi in catalogo per 15.000/20.000 euro.

Questi sono solo alcuni esempi per questa prima assoluta a cui Pandolfini darà corso il prossimo 28 settembre nei saloni della sua sede di Palazzo Ramirez Montalvo.


Anna Orsi scrive:

28 SETTEMBRE 2017 | CAPOLAVORI DA COLLEZIONI ITALIANE

TESTI E IMMAGINI SCARICABILI DAL SITO http://www.pandolfini.it/it/press/press.asp

Un mese tra tradizione e innovazione, questo in sintesi potrebbe essere il significato delle vendite che Pandolfini si appresta a battere nel prossimo mese di settembre in concomitanza con la biennale dell’Antiquariato di Palazzo Corsini.

Dopo la prima grande novità rappresentata dalla vendita di “Auto Classiche” del 27 settembre che avrà come palcoscenico Villa La Massa, un gioiello architettonico di epoca medicea alle porte di Firenze, il 28 settembre, Pandolfini torna nello storico Palazzo Ramirez-Montalvo del centro di Firenze per dar corso a due vendite di grande prestigio.
La prima, che cammina nel solco della tradizione ma che al suo esordio nel 2014 rappresentava una grande novità nel panorama delle aste, è “Capolavori da Collezioni Italiane”, una vendita che ogni anno ha rinverdito il pieno successo della prima edizione; la seconda “Opere di eccezionale valore storico-artistico”, è l’altra novità di rilievo in quanto per la prima volta, e non solo in Italia, pone in vendita esclusivamente opere dichiarate di importante interesse storico-artistico per il nostro Paese.
Le due vendite in programma il prossimo 28 settembre sono l’evento di punta dell’intera programmazione di Pandolfini Casa d’Aste e, visti i successi passati e l’interesse che già si percepisce per questa nuova asta, un appuntamento imperdibile per il mondo collezionistico che proprio in quei giorni graviterà a Firenze.

“Capolavori da Collezioni Italiane” è un appuntamento speciale, giunto al quarto anno, che raccoglie pochi lotti selezionati con estrema cura nel corso dell’anno dai dipartimenti; studiate e documentate queste opere trasformano il catalogo in un vero e proprio volume d’arte, che per molti casi diventa un imprescindibile testo critico di riferimento.
Il Vaso Qing del 2014 è memoria che si rinnova, perché tuttora rappresenta il prezzo più alto pagato per un’opera d’arte in asta in Italia, un exploit difficilmente ripetibile ma che ha avuto grandi eredi nei record di aggiudicazione per artisti come Jacopo Vignali, Medardo Rosso, Lodovico Caselli e Bernardo Cavallino o di opere come il raro Libro d’Ore alla maniera di Tours del 1500-1508, o l’altorilievo di Matteo Cividali ora custoditi in Musei e Collezioni Internazionali, mentre altri ora sono esposti in Musei Italiani.

Una teoria di successi che siamo certi non si interromperà nemmeno quest’anno a fronte di opere come APOLLO E MARSIA, un olio su tela dipinto da Luca Giordano nel 1660 circa, in catalogo con stima a richiesta. Capolavoro giovanile del pittore napoletano, torna sul mercato a quasi quarant’anni dalla sua comparsa in asta a Londra nel 1988. Ancor oggi è difficile ricostruire le vicende collezionistiche di quest’opera perché troppo generiche sono le testimonianze dei commerci di questo soggetto, tra Parigi e Londra, per quasi un secolo a partire dalla metà del Settecento, ne è stato dato un significato ed un’appartenenza al numero, si suppone d’inventario, che compare in basso a sinistra, un 366 che lo colloca sicuramente in una ricca e complessa collezione, ma purtroppo a noi ignota.
Il dipartimento di Dipinti del XIX secolo ha selezionato l’opera di Ruggero Panerai RITORNO DALLE CORSE ALLE CASCINE, un olio su tela che rappresenta uno spaccato di vita fiorentina in uno stile robusto e schietto, la cui stima è 150.000/200.000 euro.
Con la stima di 10.000/15.000 euro verrà battuta la prima edizione in italiano del volume DE ARCHITECTURA LIBRI DECE TRADUCTI DE LATINO IN VULGARE AFFIGURATI di Vitruvio, edita in Como da Gottardo da Ponte nel 1521, oltre ad essere celebre per lo splendido apparato illustrativo è importante anche per la sua provenienza, fu infatti appartenuta all’illustre bibliofilo e filantropo svizzero Sergio Colombi.
Splendida è la scultura in avorio con incastonate pietre colorante che raffigura NAPOLEONE BONAPARTE IN VESTE DI IMPERATORE. Sul mantello decorato da api cui poggia il collare di Gran Maestro della Legion d’Onore (ordine creato da Napoleone nel 1802), mentre nella mano destra tiene lo scettro sormontato dall’aquila simbolo sia dell’Impero Romano sia di Carlo Magno. Eseguita nel 1805-1810 l’opera è in catalogo con la stima di 40.000/60.000 euro.

Lo stesso dipartimento propone un mosaico raffigurante LA MADDALENA eseguito da Filippo Carlini nel 1777-1778 racchiuso in una eccezionale CORNICE in bronzo dorato che reca lo stemma di Pio VI, eseguita nel 1780 da Paolo Scarpa. Opera di rara bellezza e importanza sarà in catalogo accompagnata dagli scritti del professor Alvar Gonzales Palacios che l’ha ampiamente studiata.
Non si può parlare di questa vendita di “Capolavori” senza ricordare il TRUMEAUX proposto dal dipartimento di Arredi la cui stima è di 100.000/150.000 euro. È un’eccelsa e importante, anche nelle dimensioni, opera di Ebanisteria Veneziana di metà Settecento lastronata in noce e radica di noce con cimase, che racchiudono specchi incisi, in legno scolpito e dorato come per altro sono anche le rocailles e gli elementi fitomorfi che decorano i montanti di base e alzata.
Non mancheranno di attirare l’attenzione del collezionismo più esigente le tre maioliche rinascimentali che quest’anno sono incluse nella vendita dei Capolavori. Il primo è un PIATTO di Francesco Xanto Avelli, datato 1537, su cui è immortalata “La morte di Proci” il cui valore è di 70.000/100.000 euro, medesima valutazione 70.000/100.000 euro per la COPPA faentina della prima metà del XVI secolo attribuita a Baldassare Manara che raffigura L’Annunciazione, già Collezione Adda di Londra. In ultimo, ma per altro non meno ricercata, è la COPPA lustrata a Gubbio, datata 1535 e siglata del pittore Lu Ur in cui è rappresentata La morte di Porzia che è posta in vendita per 30.000/50.000 euro.
Forte del suo status di leader in Italia anche quest’anno il dipartimento di Orologi può presentare uno dei cronografi più ambiti e ricercati su mercato internazionale, un Rolex COSMOGRAPH DAYTONA con quadrante “Paul Newman Panda” del 1970, la cui stima è di 150.000/200.000 euro.
Il dipartimento di Numismatica per la sua prima presenza a questa prestigiosa vendita ha selezionato una MONETA in oro di estrema rarità coniata per volere del granduca Ferdinando I de’ Medici nel 1591, i cui esemplari esistenti incluso il presente si contano in numero di tre, di cui uno conservato al Museo Nazionale del Bargello di Firenze e l’altro al Museo Nazionale Romano (ex collezione di Vittorio Emanuele III). La grande rarità di questa moneta, in origine emessa con una tiratura di 1.260 pezzi, è quasi certamente imputabile al fatto che tutti gli esemplari in circolazione vennero ritirati e fusi in nuove coniazioni. L’esemplare qui proposto, denominato DOPPIA DA DUE o SCUDO QUADRUPLO, apparso per la prima volta sul mercato nel 1921 nel catalogo di vendita relativa alla prestigiosa collezione Ruchat, è stimato 40.000/60.000 euro.


Anna Orsi scrive:

27 SETTEMBRE 2017 | AUTO CLASSICHE

TESTI E IMMAGINI SCARICABILI DAL SITO http://www.pandolfini.it/it/press/press.asp

Pandolfini opera in quasi tutti i settori dell’arte e del collezionismo dal 1924 e negli ultimi 10 anni è divenuta leader del mercato italiano con numeri e performance di livello internazionale nei settori più tipici dell’arte e dell’antiquariato, ma anche in aree innovative per il nostro mercato come i vini da Collezione, l’Arte Orientale o l’Archeologia.
Una strategia e una voglia d’innovarsi che ha trovato continuità nel dipartimento AUTO CLASSICHE, che non può esimersi dal selezionare anche motociclette, memorabilia, documenti, cimeli…

La prima asta di AUTO CLASSICHE, come annunciato in primavera, sarà il 27 settembre a Villa La Massa un capolavoro mediceo adagiato su un’ansa dell’Arno a pochissimi chilometri dal centro di Firenze.
Posseduta e gestita da anni da Villa d’Este, il magnifico Hotel sul Lago di Como che ha vinto i più prestigiosi riconoscimenti dell’Hotellerie mondiale, Villa la Massa offrirà una cornice inimitabile e un altissimo livello di servizio
In esposizione dal 23 settembre circa 40 automobili e 11 motociclette di sicuro interesse: infatti per la prima asta in questo difficile settore, Pandolfini ha deciso di puntare alla qualità più che alla quantità.
Ciò che accomuna tutte le vetture proposte da Pandolfini è la provenienza: contrariamente alle consuete proposte di vetture provenienti da commercianti e presentate nelle Fiere internazionali e nei siti internet, quindi molto ben conosciute, i contatti e la credibilità di Pandolfini hanno permesso di accedere a vetture detenute da collezionisti che sono al di fuori dall’ambiente specializzato delle auto d’epoca.
Una via che permetterà di veder riapparire dopo cinquanta anni o più importanti vetture che si ritenevano scomparse, come molte auto messe in vendita da appassionati che le hanno curate amorevolmente per tantissimi anni.

Regina assoluta dell’Asta sarà una Alfa Romeo 6C 2300 Turismo con una carrozzeria incredibile realizzata dalla Touring e battezzata “Soffio di Satana”: costruita in due soli esemplari era stata creduta persa, mentre è semplicemente stata conservata e coccolata dal suo appassionato proprietario per più di cinquant’anni.
Oltre a tutte le sue qualità motoristiche e tecniche, stilistiche e di conservazione, questa Alfa Romeo mai restaurata e conservata in modo veramente commovente rappresenta un pezzo della Storia italiana del XX Secolo dato che il suo primo proprietario fu nientemeno che il Comandante Gabriele D’Annunzio, Principe di Montenevoso, a fronte di tutto ciò la sua stima è a richiesta.

Ma l’Alfa che ci piace pensare percorrere i viali del Vittoriale non è l’unica auto a brillare in questa prima asta di Pandolfini, il catalogo presenta altre stelle di altissimo interesse collezionistico, veri e propri capolavori della meccanica e dello stile italiano degli anni Venti e Trenta, ma anche una serie di vetture sportive degli anni ’80 e ’90, come non mancano esempi importanti di vetture degli anni del boom o poco prima come la Jaguar XK 120 OTS del 1953, un capolavoro creato in sole due settimane per essere presentato al salone di Londra del 1948, che è in catalogo per la cifra di 85.000/95.000 euro.

Tra le vetture di grande interesse per il pubblico vi saranno alcune Ferrari tra cui due icone degli anni ’80 come la Testarossala cui stima è di 80.000/100.000 euro, la 308 GTS del 1981 e, con stima a richiesta, la rarissima e “esagerata” 599 GTO del 2010.
In catalogo per 18.000/22.000 euro anche una Rolls-Royce Silver Wraith II, modello degli anni ’80 che fu prodotto in soli 2.144 esemplari, la maggioranza dei quali per usi ufficiali, in livrea nera o blu scuro e con divisorio. Questa vettura rappresenta quindi un rarissimo esempio di Silver Wraith II ‘privata’: fu infatti acquistata nel 1980 da una signora che se la fece consegnare ad Hong Kong, e la usò fino al 1989.

Continuando a parlare di vetture sportive non sono da perdere, per i moltissimi collezionisti del Marchio, una serie di Porsche 911, tra le quali una Speedster assolutamente eccezionale anche lei in catalogo con stima a richiesta.
Berline, spider, coupé, persino un classico pulmino Volkswagen in catalogo per 18.000/20.000 euro, e due fuoristrada molto speciali: una Jeep MB restaurata e munita di tutti gli accessori tipici delle vetture utilizzate dagli americani durante la guerra, ed una Campagnola trasformata per l’uso privato di una facoltosa famiglia con un interno arricchito con finiture di lusso la cui stima è di 4.000/5.000 euro.
Ancora, una serie di vetture americane – tra cui una fedelissima riproduzione della Pontiac Fierbird KITT in catalogo per 90.000/110.000 euro – si affiancheranno a vetture italiane economiche ma molto collezionabili, come una Fiat 509 Torpedo, una Lancia Ardea Prima Serie stimata 8.000/10.000 euro e una splendida Fiat 500D Trasformabile la cui valutazione è di 10.000/13.000 euro.
Chiudiamo le anticipazioni di questo catalogo di Auto Classiche allacciandoci alla più stretta attualità svelando la presenza in asta di un’Urbanina, ossia la prima auto elettrica prodotta in tempi moderni, il cui valore è stimato 8.000/10.000 euro.

La vendita di Pandolfini a Villa La Massa il 27 settembre presenterà, in effetti, una grande varietà di automobili, in grado di suscitare l’interesse di tutti gli appassionati, e di tutte le tasche.


Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea scrive:

Annuale d’Arte contemporanea in festa.
Premio Internazionale “Apollo dionisiaco” Roma 2017: il senso della bellezza.

L’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea di Roma, Polo di libera creazione, ricerca e significazione del linguaggio poetico e artistico, in Convenzione formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre e con il Patrocinio dell’ANCI, della Regione Lazio e di Roma Capitale, Presidente fondatrice la prof.ssa Fulvia Minetti, Vicepresidente il dott. Renato Rocchi, Direttore Artistico Antonino Bumbica, cerimonia il Premio Accademico Internazionale di Poesia e Arte Contemporanea “Apollo dionisiaco” sabato 14 Ottobre 2017 dalle ore 15,30 presso il Salone del duecentesco Castello della Castelluccia in Roma.

L’evento culturale, letterario e artistico celebra il senso e il valore della bellezza di opere in poesia, di opere in pittura, scultura, grafica e fotografia, di poeti e artisti affermati ed emergenti sul territorio mondiale.

Fra 554 pregevoli opere dal mondo le Poesie e le Opere d’Arte visiva selezionate dalla Giuria dei Semiologi saranno in voce ed in mostra in corso di cerimonia, premiate con il diploma dell’Accademia, la critica in semiotica estetica della presidente e la pubblicazione sul sito ufficiale dell’Accademia: http://www.accademiapoesiarte.it

Ai vincitori è conferito il trofeo in medaglia scolpita “Apollo dionisiaco”, realizzata con fusione a mano del Laboratorio Orafo Rocchi di Via Margutta in Roma, che configura il bacio del dionisiaco inconscio e dell’apollineo cosciente e commemora l’atto di nascita ciclica d’identità e di mondo ad opera dell’arte. L’arte, dal sanscrito, è arto del vivere, che muove e congiunge: tocca la vita e nel sentimento infinito di bellezza apre al movimento partecipato dei significati della verità.

Per la sezione poesia il Primo Premio, trofeo aureo Apollo dionisiaco, è conferito a Emilia Fragomeni, con la poesia Lacci, il Secondo Premio, trofeo argenteo, a Filippo D’Attardi, con L’imperfetta ragione e il Terzo Premio, trofeo argenteo brunito, a Laura Pavia, In paludi notturne. Il Riconoscimento al Merito Speciale della Giuria in ex aequo a: Davide Rocco Colacrai, Gli eterni ritorni (al poeta B., 1945), Emma Mazzuca, Panteismo, Loretta Stefoni, Il profumo del Calicanto, Luciano Monti, Eros, Marcello Di Gianni, Solo un fiore ho amato, Matteo Bona, Echi, Mirco Bortoli, Come farfalle, Nunzio Buono, Sotto gli embrici di Luglio, Stefano Zangheri, Kamaloka, Vincenzo Ricciardi, Prima del diluvio. Il Riconoscimento al Merito ex aequo a Alessandro Inghilterra, Forse a primavera, Alvaro Staffa, Ecce Mater, Anna Maria Colanera, Dolce luna, Antonio Sbarra, Cortina d’autunno, Carmelo Cossa, A te vita mia, Carmen De Matteis, Dissonanze, Daniela Cicognini, Il bosco, Elisa Bassi, Il risveglio del giorno, Ellis Bottazzo, Abiti qui, Filippo Passeo, Arrivi, Franca Donà, E sembra ieri, Francesco Pasqual, Di quando in quando, Franco Pastore, Attendendo primavera, Giulio Bernini, Piove su Roma, Joseph Barnato, Furit Aestus, Lucia Fornaini, Fiori e baci. Luigi Antonio Pilo, Cogitatio in lumine, Marco Bruni, Ver-si d’amore, Mauro Montacchiesi, Venere luminosa, Rosaria Lo Bono, Sboccia la primavera d’amore, Sabrina Balbinetti, Closciarre, Simona Ristori, Fertile, Sonia Giovannetti, L’attesa di una madre, Umberto Druschovic, Velario di stelle, Valerio Calabrò, Finestra aperta sul cuore, Vanessa Mignucci, Visione di un condannato. Le Distinte Partecipazioni in diploma chiamano sul palco i minori: Eleonora Fidelia Chiefari, Gianluca Scalera, Pierfrancesco Cento, Thomas Scarinzi e Flavia Romana Tuzza.

Per la sezione artistica il trofeo aureo del Primo Premio è vinto da Liliana Lucia Consoli, con l’opera Abbraccio, il Secondo Premio è conferito a Alberto Mesiano, con Verso il granaio, il Terzo Premio a Chen Chen, con Friends. Il Riconoscimento al Merito Speciale della Giuria è assegnato ex aequo a: Annapaola Rescigno, Leggerezza, Carlo Zara (alla memoria), Se non c’è vento, anche la banderuola ha carattere, Gianni Catracchia, Musa, Matteo Bona, Absolving sins, Patrizia D’Andrea, Colorare la vita, Romeo Mesisca, Senza titolo, Valentina Bollea, Cieli coperti, Vito Fulgione, Notturno. Il Riconoscimento al Merito è assegnato ex aequo a: Anna Tonelli, Bosco, Carlo Damaggio, Portobello, Compagni di strada (Maria Grazia Lunghi e Calogero Carbone), Itaca, Eidenai Morlando,Ofelia’s dream, Federica Nardi, Una nuova luce, Giancarlo de Gennaro, Marinaio, Giovanna Ghedini, Inverno, Giovanni Cara, Autoritratto, Giuseppe Festino ‘Fenice’, Testacuore, Giuseppe Galati, Nell’uliveto, Glenda Dollo, Easy Life, Maria Giacoma Vancheri, Coscienza, Marzia Bellesso, Vita, Massimo Fissore, Novalesa, Ofelio Eufemio Federici, Io e il mio paese, Paola Gentile, Ghibli, Patrick Pioppi, Mi guardo, Sebastiano Mendola, L’amicizia, Sibilla Fanciulli, I remember…, Stefania Fienili, Ritratto di tramonto dopo la tempesta, Teresa Rossi, Rosso è il mio cuore, Tiziana Sparacino, Silenzi, Valentino Petrosino, Sguardi, Vincenzo Piatto, Oblio, Yajaira M. Pirela M., L’origine nascosta. Le Distinte Partecipazioni in diploma premiano il minore Alessandro Napoli e valorizzano le opere degli artisti speciali del laboratorio d’arte dell’istituto Don Orione: Joseph Fernando e Marco Bezzecchi.

Ospiti d’onore in cerimonia sono il giornalista Giuseppe Palmieri, già Direttore dell’Agenzia di Stampa AdnKronos e il professor Raffaele Occulto, già Docente Universitario presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Roma Tre. I musicisti Livia Brunelli al flauto barocco e Simone Colavecchi alla tiorba accompagnano gli ascolti. Pregiatissimi Autori e Artisti internazionali aprono alla partecipazione al sentimento di bellezza dell’arte, per il senso, per il valore, per l’eternazione del vivere.


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

Vernissage: SABATO 9 SETTEMBRE 2017, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 10 – 30 Settembre 2017

MAGNA CARTA, una mostra interamente dedicata alle opere realizzate su supporto cartaceo aprirà la stagione espositiva 2017/18 della Galleria PUNTO SULL’ARTE a Varese – Casbeno. VERNISSAGE SABATO 9 SETTEMBRE h 18-21.

11 Artisti della galleria, pittori e scultori, italiani e stranieri, presentano per l’occasione opere realizzate su carta, un materiale tanto delicato e semplice quanto affascinante per la sua straordinaria versatilità.

Diverse le tecniche e gli approcci dei singoli artisti. Dai dipinti realizzati con colori ad acrilico e olio, a quelli con gli smalti; dalle biro colorate agli acquerelli, fino alle varie tecniche di incisione e alla creazione di sculture in cartapesta.

I soggetti sono quelli caratteristici degli artisti protagonisti della mostra: paesaggi di campagna perduti che ci raccontano la bellezza del mondo e la sua distruzione per mano dell’essere umano; animali stilizzati immortalati nelle più assurde situazioni e messi in relazione con oggetti quotidiani su fondali monocromatici; metropoli moderne costruite su un mirabile gioco di equilibri formali; immagini di paesaggi urbani attraversati da surreali figure di struzzi colorati; raffigurazioni di paesaggi boschivi autunnali e invernali dominati dal silenzio, raffinati e malinconici.

Artisti in mostra: Angelo ACCARDI, Massimo CACCIA, Valentina CECI, Daniele CESTARI, Jernej FORBICI, Luca GASTALDO, Johannes NIELSEN, Alex PINNA, Tomàs SUNOL, Marika VICARI, Alice ZANIN.

PUNTO SULL’ARTE
Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19
Domenica 10 e 17 Settembre h 15-19


Alessio Calega scrive:

Per gli ultimi due fine settimana di settembre il Chiostro di Villa Vogel aprirà le su porte per una personale dell’artista Alessio Calega, dal titolo “Punti di Vista”. Come spesso accade nelle sue esposizioni, il tutto sarà accompagnato da performance teatrali collegate al tema in mostra.
L’artista da anni porta avanti progetti e performance legati al mondo del teatro attraverso le sue opere materiche e pittoriche.

In collaborazione con la compagnia Teatrale Santo Stefano

22 – 23 settembre – intervento teatrale di Giuliana Panerai
29 – 30 settembre – intervento teatrale di Sara Guasti

orari: ven-sab 21:00 23:30 ingresso libero

L’esposizione sarà aperta al pubblico anche durante la settimana solo su appuntamento al 3394453757 o info@alessiocalega.it

Chiostro di Villa Vogel Via delle Torri 23 Firenze


Sciancalepore scrive:

COLORI IN MOVIMENTO
Mostra d’Arte contemporanea
Di
Giuseppe Sciancalepore
Museo PINACOTECA MICHELE DE NAPOLI – Terlizzi

Vernissage 11 Agosto 2017 ore 19,00

A cura di Mara Germinario Patrocinio: Comune di Terlizzi,

“Colori in movimento” di Giuseppe Sciancalepore è una mostra personale che dirige gli sguardi verso pensieri lontani. Contestualizzare il tutto in un istituto culturale dal forte valore come la Pinacoteca De Napoli di Terlizzi crea una suggestiva cornice d’insieme data dalla mescolanza di beni storico-artistici e arte contemporanea. Fino a che punto si possa spingere l’intrecciarsi di trame tra passato e presente non è definibile con un limite segnato in chiaro. Tuttavia è certo che, in questo caso, l’uno stia creando valore per l’altro in una logica di gioco dove entrambi i giocatori restano soddisfatti dallo scambio. Cerchiamo, ora, di capire quale sia l’oggetto dello scambio che avviene in quelle sale. Da un lato, l’ammaliante patrimonio della Pinacoteca ci offre il valore dell’eredità culturale. Dall’altro, il processo di creazione di valore è in fieri. Sicuramente non è ancora definibile un valore storico ma, senza ombra di dubbio, dietro le pennellate di Giuseppe Sciancalepore si riconosce il valore del presente.Parlo di un valore non oggettivabile in parametri definiti aprioristicamente. Con “valore del presente” intendo indicare il valore che esiste negli occhi di chi guarda l’arte. Il critico d’arte potrebbe dire che i quadri di Giuseppe Sciancaleporesi colleghino alla discendenza degli artisti afferenti alla corrente nucleare relativa all’era atomica [1951]. Un legame esiste ed è evidente se si pensa al loro universo atomico; ma al contempo esiste un confine di distacco netto dalla corrente: il nostro pittore non considera la forza dell’atomo come punto di distruzionema come vita. Nei suoi quadri i pianeti, le stelle, i meteoriti non sono masse oscure ma luminose fonti di vita primordiale. L’occhio non fugge dai colori, sapientemente intrisi di tocchi caldi e freddi a seconda degli usi, ma è totalmente attratto da quei fulcri di energia pulsante. Pennellate non casuali quelle di Giuseppe Sciancalepore, pittore che colpisce la tela senza esitazione puntando direttamente a dare forma alle astratte idee che affollano la sua mente creativa. Le forme che ne derivano sono frutto di un attento studio visibile sulle realistiche forme dei pianeti o delle costellazioni.
A rendere uniche le sue opere, però, non sono le parole di un critico o di un soggetto chiuso nella sua singolarità. Unico è ciò che i suoi tratti riescono a trasmettere quando gli sguardi si posano e i pensieri iniziano a viaggiare. Quello che le sue astuzie ci concedono sono tracce. Tracce di ricordi legati alla famiglia, punti visibili solo ad occhi attenti da cui tutto ha origine. E il pittore si assicura che questi segni restino indelebilmente scalfiti nell’immensità dell’universo. Come la mente dirige i propri desideri verso l’ignoto quando guarda le stelle cadere e illuminare le speranze, allo stesso modo il pittore ci chiede di lasciare che l’arte svolga la sua funzione catartica. Ci chiede di non interrogarci su cosa si stia guardando, su quale sia il senso di tutto ciò, e di lasciare che i colori ci appaghino la mente e che si possa sospirare sollevati davanti ai suoi quadri, per creare un’atmosfera in cui gli animi possano perdersi e ritrovarsi all’unisono guidati dalla sinfonia di atomi vibranti. Mara Germinario

visitabile dal 11 al 30 agosto 2017
orario: dal martedì al sabato ore 10.00-13.00 / venerdì e sabato anche ore 16.00 – 19.00
(catalogo della mostra Edizioni Pegasus)
Pinacoteca De Napoli, c.so Dante, 9 – Terlizzi
info@pinacotecadenapoli.com -www.pinacotecadenapoli.com –www.sciancalepore.jimdo.com – sciancalepore.giuseppe63@gmail.com – tel 0803542836 – 3408432775


Daniela Madonna scrive:

‘After Hiroshima’: gli immaginari inesplorati dell’atomico

Vernissage: domenica 6 agosto ore 19.00, presso la B#SIDE GALLERY (Via Isola di mezzo 3/5, Treviso).
Orari: La mostra sarà fruibile dal 9 agosto al 31 ottobre da lunedì a venerdì, dalle 09.00 alle 18.00.
Infoline: http://www.iodeposito.org; http://www.bsidewar.org

Dopo gli eventi presentati a giugno e a luglio, IoDeposito rimane nel capoluogo trevigiano con il debutto della B#SIDE Gallery, la nuova galleria della Ong. Domenica 6 agosto IoDeposito inaugura ‘After Hiroshima’, mostra internazionale dedicata, a più di settant’anni dal bombardamento di Hiroshima e Nagasaki, agli immaginari ancora inesplorati dell’atomico. Il vernissage, previsto per le 19.00 alla B#SIDE GALLERY (Via Isola di mezzo 3/5, Treviso), ospiterà uno speciale talk di approfondimento con gli artisti Luca Federici e Elin o’Hara Slavik, che racconteranno la propria esperienza artistica sviluppata in stretta connessione con le testimonianze materiche del bombardamento. Patrocinata dall’UNESCO e realizzata anche grazie al finanziamento della Maypole Foundation e ai prestiti speciali dell’Hiroshima Peace Memorial Museum, la mostra sarà fruibile gratuitamente fino al 31 ottobre, da lunedì a venerdì dalle 09.00 alle 18.00. L’appuntamento trevigiano rientra nell’ambito della terza edizione del B#SIDE WAR FESTIVAL, rassegna artistica e culturale ideata e promossa da IoDeposito Ong attraverso numerosi eventi nazionali ed internazionali quali mostre d’arte e installazioni artistiche, performing, conferenze, progetti di ricerca e pubblicazioni.

Nell’anniversario dell’evento che ha sconvolto Hiroshima e Nagasaki rispettivamente il 6 e il 9 Agosto del 1945, ‘After Hiroshima’ riunisce artisti internazionali in una riflessione inedita e sfaccettata sulle immagini-archetipo legate allo scoppio delle bombe atomiche che dilaniarono le due città giapponesi. Da quel drammatico momento ad oggi, tre sono infatti le immagini cristallizzate nella memoria collettiva della società -non solo giapponese-: l’accecante lampo di luce radioattiva, l’iconica immagine della nube atomica o mushroom cloud, le ombre di corpi e oggetti proiettate su strade ed edifici. Proponendone una rielaborazione contemporanea nell’arte e nella cinematografia, la mostra presenta le opere di artisti che, attraverso l’utilizzo di diversi media (cianotipi, dipinti, collage, manipolazioni fotografiche e video installazioni), sviluppano tali immagini in modo personale e significativo. Veri e propri archetipi della paura, questi scenari si sono radicati nell’immaginario giapponese e internazionale tanto da stimolare artisti e registi a esorcizzarne, metabolizzandoli, la natura mortale e distruttiva.

La mostra si configura dunque come un percorso, un’indagine poli-focale che abbraccia l’arte e le immagini in movimento attingendo ad un ventaglio di artisti con prospettive e Weltanschauung diverse fra loro. Con i suoi cianotipi, l’americana Elin o’Hara Slavick crea un ponte invisibile tra le generazioni di hibakusha, re-illuminando gli oggetti di uso quotidiano colpiti dalle radiazioni della bomba, mentre l’inglese Andrew Cole cattura il flash di luce e dipinge le nere piogge di morte che si riversarono sulla città. Proprio in questo punto si inseriscono allora le due opere cinematografiche ‘Pioggia Nera’ e ‘Children of Hiroshima’, in cui i due registi giapponesi Shohei Imamura e Kaneto Shindō affrontano in modo realistico la rappresentazione del giorno dell’esplosione. Al punto di vista scientifico e minimale con cui l’olandese Deimion van der Sloot raffigura la luce atomica, si affiancano opere che pongono l’accento su come perduri la memoria materica di ciò che accadde attraverso le nuclear shadows impresse sulla città, testimonianza della distruzione e del dolore che seguirono. Tra queste, il lavoro dell’italiano Luca Federici rielabora l’immagine delle ombre attraverso la potenza astratta della macchia che, permeante, evoca paure ataviche. A completare il panorama artistico offerto al visitatore si propongono i contributi cinematografici appartenenti alla new wave dell’horror giapponese, che realizzano in Kurosawa Kiyoshi -uno dei maggiori esponenti del genere- un rinnovato interesse per l’iconografia delle ombre, incarnazione del richiamo al trauma di Hiroshima.

In mostra, opere di: Kurosawa Kiyoshi, Shohei Imamura, Elin o’Hara Slavick, Gordon Belray, Daniel Wechsler, Andrew Cole, Deimion van der Sloot, Kailum Graves, Mary Kavanagh, Luca Federici, Uroš Weinberger.

Contatti
Link dell’evento: http://www.bsidewar.org/it/prossimi-eventi/2591/
Web: http://www.iodeposito.org; http://www.bsidewar.org
Direzione: info@iodeposito.org
Ufficio stampa: daniela.madonna@iodeposito.org


Daniela Madonna scrive:

ARTE PUBBLICA AI CONFINI DELL’ITALIA: L’INSTALLAZIONE ‘PRISONERS’

Orari: L’installazione sarà fruibile presso la Fortezza di Chiusaforte, dal 29 al 30 luglio dalle 14.00 alle 18.00.
Infoline: http://www.iodeposito.org; http://www.bsidewar.org

IoDeposito Ong, in collaborazione con la regione Friuli Venezia Giulia e il Comune di Chiusaforte, inaugura presso la Fortezza di Chiusaforte ‘Prisoners’, opera concettuale di arte pubblica dell’artista Joshua Cesa. Da sabato 29 a domenica 30 luglio l’installazione patrocinata dall’UNESCO sarà fruibile gratuitamente nell’area della Fortezza dalle 14.00 alle 18.00, con visite guidate gratuite sempre disponibili direttamente nel sito. Dopo un intenso tour in diverse città italiane ed estere come Udine, Pirano, Genova e Roma, l’opera giunge ora in una delle location friulane più suggestive e storicamente importanti della regione. L’appuntamento con IoDeposito Ong rientra nell’ambito della terza edizione della rassegna artistica e culturale B#SIDE WAR, ideata e promossa attraverso numerosi eventi nazionali ed internazionali quali mostre d’arte e installazioni artistiche, performing, conferenze, progetti di ricerca e pubblicazioni.

In un’Europa che cento anni fa si configurava come una grande prigione a cielo aperto, quasi quindici milioni di persone vivevano intrappolate in carceri di guerra inumane. A fianco a loro, altrettanti civili soccombevano tra campi di rifugiati, campi d’evacuazione o tra le propria mura domestiche, prigionieri di una realtà di distruzione e di privazione. Attraverso la sua installazione, l’artista Joshua Cesa coinvolge lo spettatore a esplorare le tematiche legate alla prigionia, permettendo di interfacciarsi con una visione poli-focale della storia tra passato e presente. ‘Prisoners’ nasce infatti dall’esigenza di indagare l’esperienza della prigionia in senso percettivo e, partendo dal vissuto storico della Grande Guerra, innesca una riflessione ‘sensoriale’ e contemporanea sull’idea della reclusione, invariabile implicazione di tutti i conflitti. L’installazione si realizza attraverso una serie di strutture cubiche poste a terra le quali, squadrate e monolitiche, si aprono al dinamismo mostrando l’immagine di numerosi prigionieri che dal loro interno, disperati, cercano l’uscita. Un contenitore che si fa quindi metafora di tutte le reclusioni -non solo quelle dovute alle guerre conclamate ma, anche, a quelle sommesse- in un tempo in cui l’uomo è prigioniero soprattutto di se stesso: inevitabile chiedersi quali siano, allora, i reali confini di una cella. «’Prisoners’ riesce a farsi vera e propria esperienza artistica» spiega l’artista Joshua Cesa «portando in sé due linguaggi apparentemente molto diversi: la fissità e la perfezione della figura geometrica dialoga e si relaziona col movimento disperato e primordiale di chi, nello schermo, sa di non potersi liberare».

Inserita nella terra di confine dell’estremo nord-est, l’opera dialoga in modo vibrante con le selvagge Alpi Giulie, dove i lineamenti di Italia, Slovenia e Austria si confondono condividendo un passato storico fatto di migrazioni forzate e di presidio bellico. Quel severo monte su cui si erige la Fortezza ospitava infatti, un tempo, militi e civili costretti a un freddo esilio montano che li derubava non solo delle risorse alimentari ma anche, soprattutto, della loro libertà. I cubi di ‘Prisoners’ diventano allora contenitore e contenuto e ciascun prigioniero, proprio come ciascun visitatore, è portatore di una propria storia: ogni prigione è diversa, ogni storia è diversa. Gli stessi guardiani -deputati all’epoca al controllo a vista- si ritrovarono prigionieri di quello stesso forte che dovevano difendere, in una sensazione di ambivalenza e poli-vocalità della storia resa oggi intensamente dai prisoners dell’opera di Cesa. Vagando per la Fortezza, il visitatore s’imbatte quasi per caso in questi cubi ed è questa la prigione, senza prospettive, che l’artista racconta rivisitando uno scenario di uomini carcerati-carcerieri, che ha segnato la storia -e la memoria collettiva- di questo maestoso territorio di confine.

Contatti
Link dell’evento: http://www.bsidewar.org/it/prossimi-eventi/prisoners-joshua-cesa-9/
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Direzione: info@iodeposito.org
Ufficio stampa: daniela.madonna@iodeposito.org


Daniela Madonna scrive:

I SUONI PRIMORDIALI DELLA GRANDE GUERRA AI CONFINI DELL’ITALIA: L’INSTALLAZIONE ‘PANOPTICO’

Orari: L’installazione sarà fruibile presso il Forte Lago Predil (Cave del Predil, Strada Provinciale 76, Tarvisio, UD), dal 29 al 30 luglio dalle 14.00 alle 18.00.
Infoline: http://www.iodeposito.org; http://www.bsidewar.org

IoDeposito Ong, in collaborazione con l’associazione Età dell’Acquario e con il patrocinio del Comune di Tarvisio, presenta ‘Panoptico’ (PAN-ὀπτικός), installazione di sound art dell’artista Greta Lusoli, presso il suggestivo sito di Forte Lago Predil. Organizzata con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e il patrocinio dell’UNESCO, l’opera sarà fruibile gratuitamente dal 29 al 30 luglio, dalle 14.00 alle 18.00. L’evento rientra nell’ambito della terza edizione della rassegna artistica e culturale B#SIDE WAR, ideata da IoDeposito Ong e promossa attraverso numerosi eventi nazionali ed internazionali quali mostre d’arte e installazioni artistiche, performing, conferenze, progetti di ricerca e pubblicazioni.

In un’Europa che cento anni fa si configurava come una grande prigione a cielo aperto, quasi quindici milioni di persone vivevano intrappolate in carceri di guerra inumane. A fianco a loro, altrettanti civili soccombevano tra campi di rifugiati, campi d’evacuazione o tra le propria mura domestiche, prigionieri di una realtà di distruzione e di privazione. L’opera ‘Panoptico’ (PAN-ὀπτικός) si relaziona con quel terribile scenario di guerra tentando di evocare sonoramente (ricostruendola nella mente dell’uditore) l’angosciosa architettura di prigione ideata dal filosofo e giurista J. Bentham alla fine del XVIII secolo. Concepita per rendere più efficienti, economiche e sorvegliabili le carceri, la struttura di Bentham permette a un singolo sorvegliante di controllare contemporaneamente tutti i detenuti pur rimanendo fermo al centro dell’edificio, grazie alla dislocazione che sviluppa le celle ad anello attorno allo spazio centrale. Queste celle divennero dunque trasparenti, comportando la distruzione della privacy dei prigionieri: la protezione della loro intimità (e della loro identità più profonda) svanisce quindi del tutto, contribuendo a quel pericoloso processo di oggettualizzazione e de-umanizzazione del prigioniero. Per evocare la crudele architettura del PAN-ὀπτικός, l’artista proietta nello spazio prossemico del fruitore un suono vibrante, profondo, aspro e sgradevole, capace di evocare segnali d’allarme naturali e primordiali. Un suono emesso ogni 5 minuti e 53 secondi, derivato da una proporzione matematica e concettuale che divide i minuti contenuti in 365 giorni per il numero dei prigionieri che ogni anno muoiono vittime delle guerre. L’implacabile puntualità di questa scadenza sottolinea così la spaventosa quantità di prigionieri di guerra che, ancora oggi, perdono la propria libertà nei conflitti armati. Nella cassa toracica e nella memoria di chi si avvicina risuonano in tal modo echi universali, archetipici, che si pongono quasi come una summa di quei segnali d’allarme prodotti dal mondo animale (compreso quello primitivo, ormai estinto).

L’intervento di arte pubblica della Lusoli offre molteplici piani di lettura, individuando diverse matrici intrinseche in un’opera tanto immateriale e invisibile, quanto emozionalmente complessa. Un ruolo importante gioca la scelta dei luoghi specifici in cui il suono viene proiettato e con i quali l’installazione si relaziona con naturale contiguità: la barriera naturale del lago del Predil divideva le fazioni e costringeva militi e civili a un freddo esilio montano, che li derubava non solo delle risorse alimentari ma anche, soprattutto, della loro libertà. La terra di confine dell’estremo nord-est diventa allora teatro di un intenso dialogo tra l’installazione e le selvagge Alpi Giulie, dove i lineamenti di Italia, Slovenia e Austria si confondono condividendo un passato storico fatto di migrazioni forzate e di presidio bellico. E cento anni più tardi, il grido d’allarme del PAN-ὀπτικός risuona nella Fortezza strategica edificata sul lago e prigioniera, oggi come allora, di un panorama cristallino.

Contatti
Link dell’evento: http://www.bsidewar.org/it/prossimi-eventi/panoptico-by-greta-lusoli-4/
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Daniela Madonna scrive:

A TREVISO, ARTE E MEMORIA COLLETTIVA DI GUERRA: LA MOSTRA ‘ORGANIC MEMORY’

Vernissage: giovedì 29 giugno ore 19.00, presso lo spazio espositivo TRA del primo piano di Ca’ Dei Ricchi (via Barberia 25, Treviso).
Orari: La mostra sarà fruibile fino al 5 agosto da martedì a sabato, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30. Ogni domenica, dalle 17.00 alle 20.00, aperture straordinarie con visite guidate.
Infoline: http://www.iodeposito.org; http://www.bsidewar.org

Giovedì 29 giugno alle ore 19.00, in collaborazione con l’associazione Treviso Ricerca Arte e con il Patrocinio del Comune di Treviso, IoDeposito Ong inaugura la mostra “Organic Memory”, presso lo spazio espositivo TRA al primo piano di Ca’ Dei Ricchi (via Barberia 25, Treviso). Patrocinato dall’UNESCO, questo nuovo appuntamento artistico verrà presentato attraverso un talk di approfondimento e sarà fruibile gratuitamente fino al 5 agosto da martedì a sabato, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30. Sono inoltre in programma aperture straordinarie che interesseranno tutte le domeniche dalle 17.00 alle 20.00, con la possibilità di visite guidate gratuite. La mostra-evento trevigiana rientra nell’ambito della terza edizione della rassegna artistica e culturale B#SIDE WAR FESTIVAL, ideata e promossa da IoDeposito Ong attraverso numerosi eventi nazionali ed internazionali quali mostre d’arte e installazioni artistiche, performing, conferenze, progetti di ricerca e pubblicazioni.

Gran Bretagna, Cina, Canada, Italia, e ancora Slovenia, Belgio, Olanda, Romania, Cambogia: questi i paesi che IoDeposito porta a Treviso attraverso le opere protagoniste della mostra, per riflettere e dialogare sulla memoria collettiva di guerra. “Organic Memory” accoglie infatti immaginari inediti del conflitto e del ricordo bellico, partoriti da artisti nazionali e internazionali molto diversi fra loro per provenienza e vissuto: una riflessione corale sul tema del conflitto e sul rapporto con quest’ultimo, con la tragicità e con la memoria, espressa attraverso linguaggi differenti (dalla scultura e al ready made, dalla video-arte alla fotografia). Il B#SIDE WAR FESTIVAL continua dunque a chiedersi, lavorando sulle guerre che hanno devastato il Novecento con un occhio puntato a quelle che sconvolgono la società contemporanea, cosa significhi oggi -soprattutto per le nuove generazioni- ricordare e parlare di guerra. La prospettiva proposta dalla mostra affronta e si confronta con rielaborazioni artistiche personali dei concetti di identità, memoria, fragilità e appartenenza, attraverso un fil rouge che accomuna tutte le opere: il richiamo (implicito o manifesto) alla natura e al suolo. Allo stesso tempo metafora di vita così come di morte, questi due elementi sono dunque al centro di una dualità profonda che ben rappresenta la complessità delle dinamiche storico-sociali in gioco. Dalla mostra emerge infatti come il paesaggio, gli elementi naturali e gli oggetti materiali che lo hanno popolato durante il conflitto, assorbendo il lutto hanno sepolto e incorporato spoglie e ricordi, rendendo il suolo vero e proprio corpo fisico della memoria del conflitto. La simbologia dell’elemento naturale viene dunque sviluppata dagli artisti -attraverso video e installazioni- nelle sue componenti quasi profetiche, non per forza rassicuranti, sancendo il protagonismo dell’organicità della terra che viene evocata come elemento di protezione e di sopravvivenza ma, anche, di occultamento e soffocamento.

Il protagonismo dell’organicità del suolo si declina proprio in base al ruolo che in ogni opera questo ricopre, a seconda che la terra venga evocata o si integri fisicamente con l’oggetto bellico. Nel lavoro di Ilisie Remus (Romania), l’elemento naturale non è solo richiamato ma proprio mostrato, attraverso la rivisitazione di elementi chiave della divisa del soldato -come gli stivali- in un’accezione ambivalente che, incamerando la memoria, dà vita a qualcosa di nuovo, di organico. La cenere delle opere di Nathalie Vanheule (Belgio) funge invece da elemento simbolico del conflitto: è soffocante, ma è anche legata al fuoco e dunque alla purificazione e alla rinascita. «”Organic Memory” concepisce e presenta la memoria collettiva nella sua dimensione tangibile, rendendola viva e vicina» spiega Chiara Isadora Artico, art director del B#SIDE WAR FESTIVAL «grazie al dialogo schietto tra opera e opera, tra le opere e i visitatori, la mostra mira a coinvolgere il pubblico in modo interattivo, stimolando una riflessione che porti in contatto con la memoria del conflitto in modo inedito, potentemente sensoriale, emotivo, quasi carnale. Un inno alla gioia della vita, costituito da opere che sono immediatamente comprensibili a tutti».

Contatti
Link dell’evento: http://www.bsidewar.org/it/prossimi-eventi/organic-memory-2/
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anna scrive:

COMUNICATO STAMPA Roma 15 giugno 2017

Galleria Arti in corso – Magliano in Toscana (Gr)
Mostra personale di Giuliano Cardellini
Luce e Blu
17-25 giugno 2017

A cura di Sveva Manfredi Zavaglia
Testo critico di Giusy Emiliano

Magliano in Toscana – Sabato 17 giugno 2017 alle ore 18.30, nell’antico borgo di Magliano presso l’associazione culturale e galleria d’arte contemporanea Arti in Corso, si inaugura la mostra “Luce e Blu” dell’artista Giuliano Cardellini curata da Sveva Manfredi Zavaglia.
Per l’occasione saranno esposte dieci opere scultoree a muro e realizzate con tecnica mista, delle serie : “Ambiente Blu Cardellini”, “Trasparenze metalliche, “Led d’amore” e “Uova di vita” in cui la materia è protagonista assoluta. “L’artista_ come sostiene la curatrice _ propone un’ampia riflessione sui temi che nel tempo hanno coniugato poesia e arti visive, tracciando nuovi modi di vedere l’intangibile”.
“Anima laboriosa” per la ricchezza emotiva e la ricerca rigorosa di linguaggi inediti, Cardellini è un artista poliedrico, di grandissima personalità, pittore, scultore, poeta, sempre alla ricerca di nuovi idiomi artistici e sfide tematiche. Nelle opere in mostra, in cui incide brevi versi poetici, leggibili dall’ombra proiettata sul muro grazie all’incisione o delineati da luci a led, la lamiera sostituisce il supporto tradizionale della tela, Le opere in blu, le stesse che danno ragione del nome dell’esposizione, presentano una gradazione scura ma luminosa, frutto di una precisa ricerca cromatica. Qui la materia diventa spessa e mentre crea figure, compone una sorta di atolli formati da materiali ferrosi e di risulta. Come scrive Giusy Emiliano nel testo critico che accompagna il catalogo: “Egli utilizza oggetti residuali “rubati” alla meccanica come viti, bulloni e dadi, accompagnando il pubblico all’interno di un racconto onirico. La materia, quindi, si adagia sulla tela cristallizzata e viene avvolta da un colore blu intenso, perde il suo peso specifico per definire un nuovo ruolo quale è chiamata a interpretare”.
La tecnica e il linguaggio usati da Cardellini negli ultimi lavori, dove i versi poetici sono presenti nei titoli o si fondono in elaborati materici, creando quadri-scultura in cui anche il colore vivo contribuisce a creare un’unità estetica/concettuale, potrebbero far pensare a una ripresa della corrente della poesia visiva (la corrente di avanguardia degli anni ’60- ’70). Ma ciò avviene solo in parte poiché non solo i toni sono smorzati ma prevalgono connotazioni ironiche e di spirito dissacratorio tipiche di una temperie storica precisa, mentre in Cardellini si predilige l’aspetto intimista e lirico, l’osservazione della natura, la percezione dei sentimenti.

Il 24 giugno, alle ore 18.30, l’artista Giuliano Cardellini terrà una performance poetica, presentata dalla scrittrice e giornalista Dianora Tinti.
Bio
L’artista Giuliano Cardellini vive a Morciano di Romagna, dove continua la sua ricerca e lavora come artista e poeta nel suo Atelir d’Arte GC. Ha partecipato a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Ha esposto a Pesaro, Cattolica, Rimini, Verona, Gubbio, Osaka, Rio de Janeiro, Londra, Monte Carlo, Reggio Emilia, Preganziol e New York. A settembre sarà anche in mostra a Roma. http://www.giulianocardellini.com.

“Luce e Blu” di Giuliano Cardellini dal 17al 25 giugno 2017
ARTI in CORSO : Piazza del Popolo – Magliano in Toscana (Gr)
Vernissage 17 giugno 2017 alle h. 18.30 – 22
Performance poetica dell’artista : 24 giugno 2017 h 18.30

Info
Orari mostra: dal lunedì al giovedì 18.30 – 21.30
Venerdì-sabato -domenica 11-12.30 /18.30- 21.30
A cura di : Sveva Manfredi Zavaglia- smanfredizavaglia@gmail.com
Testo critico : Giusy Emiliano
Email : giulianocardelliniartista@gmail.com
Press office Artpressagency.it di Anna de Fazio Siciliano –
annasicilianodefazio@gmail.com


Daniela Madonna scrive:

L’INSTALLAZIONE ‘PRISONERS’, DI JOSHUA CESA: A ROMA, ULTIMO APPUNTAMENTO CON IL B#SIDE WAR FESTIVAL

Inaugurazione: sabato 24 giugno ore 11.00, presso il MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove (via Prenestina, 913, Roma). Per l’occasione, una visita speciale all’opera con l’artista
Orari: L’installazione sarà fruibile sabato 24 giugno dalle 10.00 alle 20.00, presso il MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove.
Infoline: http://www.iodeposito.org; http://www.bsidewar.org

Dopo il tour a Udine, Gradisca d’Isonzo, Pirano e Genova, B#SIDE WAR FESTIVAL arriva nella capitale. In collaborazione con il MAAM e con il patrocinio dell’assessorato al Primo Municipio di Roma, IoDeposito Ong presenta sabato 24 giugno alle ore 11.00 “Prisoners”, opera concettuale di arte pubblica dell’artista Joshua Cesa, presso il Museo dell’Altro e dell’Altrove (via Prenestina, 913, Roma). L’installazione, patrocinata dall’UNESCO, verrà presentata attraverso un talk speciale con l’artista e sarà fruibile gratuitamente dalle 10.00 alle 20.00. Dopo l’inaugurazione a maggio in Piazza San Silvestro e a giugno presso l’ex Manicomio Santa Maria della Pietà, si concludono gli appuntamenti romani nell’ex mattatoio di periferia. I tre eventi che sanciscono il debutto a Roma di IoDeposito Ong rientrano nell’ambito della terza edizione della rassegna artistica e culturale B#SIDE WAR, ideata e promossa attraverso numerosi eventi nazionali ed internazionali quali mostre d’arte e installazioni artistiche, performing, conferenze, progetti di ricerca e pubblicazioni.

In un’Europa che cento anni fa si configurava come una grande prigione a cielo aperto, quasi quindici milioni di persone vivevano intrappolate in carceri di guerra inumane. A fianco a loro, altrettanti civili soccombevano tra campi di rifugiati, campi d’evacuazione o tra le propria mura domestiche, prigionieri di una realtà di distruzione e di privazione. Attraverso la sua installazione, l’artista Joshua Cesa coinvolge lo spettatore a esplorare le tematiche legate alla prigionia, permettendo di interfacciarsi con una visione poli-focale della storia tra passato e presente. “Prisoners” nasce infatti dall’esigenza di indagare l’esperienza della prigionia in senso percettivo e, partendo dal vissuto storico della Grande Guerra, innesca una riflessione ‘sensoriale’ e contemporanea sull’idea della reclusione, invariabile implicazione di tutti i conflitti. L’installazione si realizza attraverso una serie di strutture cubiche poste a terra le quali, squadrate e monolitiche, si aprono al dinamismo mostrando l’immagine di numerosi prigionieri che dal loro interno, disperati, cercano l’uscita. Un contenitore che si fa quindi metafora di tutte le reclusioni -non solo quelle dovute alle guerre conclamate ma, anche, a quelle sommesse- in un tempo in cui l’uomo è prigioniero soprattutto di se stesso: inevitabile chiedersi quali siano, allora, i reali confini di una cella. “Prisoners” riesce a farsi vera e propria esperienza artistica, portando in sé due linguaggi apparentemente molto diversi: la fissità e la perfezione della figura geometrica dialoga e si relaziona col movimento disperato e primordiale di chi, nello schermo, sa di non potersi liberare.

Un ruolo fondamentale gioca la scelta dei luoghi specifici in cui si è scelto di allestire, di volta in volta, l’installazione. Per il terzo appuntamento non è difficile intuire la forte connessione che vibra tra l’opera e la terza location romana, un ex mattatoio di periferia ora Museo dell’Altro e dell’Altrove: qui, la complessa emergenza sociale dell’immigrazione riscopre il messaggio universale dell’arte, strumento di conoscenza, integrazione e protezione. Ecco che il pensiero corre allora all’emarginazione e alla precarietà quali prigioni da cui uscire appare impossibile, così come in “Prisoners” gli schermi si fanno pareti immobili contro cui il prigioniero si infrange, inutilmente. I cubi diventano allora contenitore e contenuto e ciascun prigioniero, proprio come ciascun visitatore, è portatore di una propria storia: ogni prigione è diversa, ogni storia è diversa. «Essere qui è un traguardo molto importante per la nostra rassegna, il B#SIDE WAR FESTIVAL: Roma offre orizzonti di riflessione profonda, grazie al caleidoscopico crocevia di culture che ha tessuto, da sempre, la fitta tela della storia di questa città» spiega Giulia Di Paola, responsabile della neo-nata sede romana di IoDeposito Ong «in un territorio la cui identità è tutt’oggi profondamente legata al proprio vissuto bellico, storico e artistico, la riflessione innescata da “Prisoners” sul dramma dei conflitti offre, sicuramente, un nuovo e multifocale punto di vista».

Contatti
Link dell’evento: http://www.bsidewar.org/it/prossimi-eventi/prisoners-by-joshua-cesa-6/
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Ufficio stampa: daniela.madonna@iodeposito.org


Simone Pugliese scrive:

Artrooms 2018: Fiera di Arte Contemporanea per Artisti Indipendenti, Londra
Artrooms è la prima fiera di arte contemporanea per artisti indipendenti interamente gratuita che si tiene a Londra ogni gennaio. La fiera offre un’incredibile opportunità agli artisti che desiderano entrare nel mercato internazionale. Negli anni, Artrooms ha ricevuto oltre 3000 richieste da artisti provenienti da tutto il mondo e per ogni edizione i migliori 70 artisti sono stati invitati a partecipare. Ad ogni artista selezionato viene data un’intera stanza d’albergo che potrà essere trasformata in uno spazio personale e creativo.
L’importante fiducia data dagli artisti negli anni e la crescita delle vendite grazie all’aumento della qualità e dei visitatori, permette oggi al team di Artrooms di lavorare alla quarta edizione (le iscrizioni per partecipare chiuderanno a fine giugno 2017). Cristina Cellini Antonini, fondatrice, spiega: “L’obiettivo di Artrooms è quello di facilitare gallerie e collezionisti nell’individuare la nuova promessa nel mondo dell’arte”.
La fiera sta già riscuotendo importanti risultati, infatti nella sua ultima edizione gli artisti partecipanti sono stati scelti per il mercato UK da diverse gallerie ed acquistati da importanti collezioni private e pubbliche.
L’edizione di Artrooms 2018 si terrà dal 19 al 22 gennaio 2018 presso il Meliã White House di Londra (Regent’s Park).
Per maggiori informazioni, qui a seguire il video dell’edizione precedente: https://vimeo.com/207310110 ed il link al sito web http://www.art-rooms.org.
Inoltre, di seguito i link ai social media:
https://www.facebook.com/artroomslondon/
https://www.instagram.com/artroomslondon/
https://twitter.com/artroomslondon


Simone Pugliese scrive:

Artrooms è la prima fiera di arte contemporanea per artisti indipendenti interamente gratuita che si tiene a Londra ogni gennaio. La fiera offre un’incredibile opportunità agli artisti che desiderano entrare nel mercato internazionale. Negli anni, Artrooms ha ricevuto oltre 3000 richieste da artisti provenienti da tutto il mondo e per ogni edizione i migliori 70 artisti sono stati invitati a partecipare. Ad ogni artista selezionato viene data un’intera stanza d’albergo che potrà essere trasformata in uno spazio personale e creativo.
L’importante fiducia data dagli artisti negli anni e la crescita delle vendite grazie all’aumento della qualità e dei visitatori, permette oggi al team di Artrooms di lavorare alla quarta edizione (le iscrizioni per partecipare chiuderanno a fine giugno 2017). Cristina Cellini Antonini, fondatrice, spiega: “L’obiettivo di Artrooms è quello di facilitare gallerie e collezionisti nell’individuare la nuova promessa nel mondo dell’arte”.
La fiera sta già riscuotendo importanti risultati, infatti nella sua ultima edizione gli artisti partecipanti sono stati scelti per il mercato UK da diverse gallerie ed acquistati da importanti collezioni private e pubbliche.
L’edizione di Artrooms 2018 si terrà dal 19 al 22 gennaio 2018 presso il Meliã White House di Londra (Regent’s Park).
Per maggiori informazioni, qui a seguire il video dell’edizione precedente: https://vimeo.com/207310110 ed il link al sito web http://www.art-rooms.org.
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Daniela Madonna scrive:

A TREVISO, ARTE E MEMORIA COLLETTIVA DI GUERRA: LA MOSTRA ‘ORGANIC MEMORY’

Vernissage: giovedì 29 giugno ore 19.00, presso lo spazio espositivo TRA del primo piano di Ca’ Dei Ricchi (via Barberia 25, Treviso).
Orari: La mostra sarà fruibile fino al 5 agosto da martedì a sabato, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30. Ogni domenica, dalle 17.00 alle 20.00, aperture straordinarie con visite guidate.
Infoline: http://www.iodeposito.org; http://www.bsidewar.org

Giovedì 29 giugno alle ore 19.00, in collaborazione con l’associazione Treviso Ricerca Arte e con il Patrocinio del Comune di Treviso, IoDeposito Ong inaugura la mostra “Organic Memory”, presso lo spazio espositivo TRA al primo piano di Ca’ Dei Ricchi (via Barberia 25, Treviso). Patrocinato dall’UNESCO, questo nuovo appuntamento artistico verrà presentato attraverso un talk di approfondimento e sarà fruibile gratuitamente fino al 5 agosto da martedì a sabato, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.30. Sono inoltre in programma aperture straordinarie che interesseranno tutte le domeniche dalle 17.00 alle 20.00, con la possibilità di visite guidate gratuite. La mostra-evento trevigiana rientra nell’ambito della terza edizione della rassegna artistica e culturale B#SIDE WAR FESTIVAL, ideata e promossa da IoDeposito Ong attraverso numerosi eventi nazionali ed internazionali quali mostre d’arte e installazioni artistiche, performing, conferenze, progetti di ricerca e pubblicazioni.

Gran Bretagna, Cina, Canada, Italia, e ancora Slovenia, Belgio, Olanda, Romania, Cambogia: questi i paesi che IoDeposito porta a Treviso attraverso le opere protagoniste della mostra, per riflettere e dialogare sulla memoria collettiva di guerra. “Organic Memory” accoglie infatti immaginari inediti del conflitto e del ricordo bellico, partoriti da artisti nazionali e internazionali molto diversi fra loro per provenienza e vissuto: una riflessione corale sul tema del conflitto e sul rapporto con quest’ultimo, con la tragicità e con la memoria, espressa attraverso linguaggi differenti (dalla scultura e al ready made, dalla video-arte alla fotografia). Il B#SIDE WAR FESTIVAL continua dunque a chiedersi, lavorando sulle guerre che hanno devastato il Novecento con un occhio puntato a quelle che sconvolgono la società contemporanea, cosa significhi oggi -soprattutto per le nuove generazioni- ricordare e parlare di guerra. La prospettiva proposta dalla mostra affronta e si confronta con rielaborazioni artistiche personali dei concetti di identità, memoria, fragilità e appartenenza, attraverso un fil rouge che accomuna tutte le opere: il richiamo (implicito o manifesto) alla natura e al suolo. Allo stesso tempo metafora di vita così come di morte, questi due elementi sono dunque al centro di una dualità profonda che ben rappresenta la complessità delle dinamiche storico-sociali in gioco. Dalla mostra emerge infatti come il paesaggio, gli elementi naturali e gli oggetti materiali che lo hanno popolato durante il conflitto, assorbendo il lutto hanno sepolto e incorporato spoglie e ricordi, rendendo il suolo vero e proprio corpo fisico della memoria del conflitto.

Il protagonismo dell’organicità del suolo si declina proprio in base al ruolo che in ogni opera questo ricopre, a seconda che la terra venga evocata o si integri fisicamente con l’oggetto bellico. Nel lavoro di Ilisie Remus (Romania), l’elemento naturale non è solo richiamato ma proprio mostrato, attraverso la rivisitazione di elementi chiave della divisa del soldato -come gli stivali- in un’accezione ambivalente che, incamerando la memoria, dà vita a qualcosa di nuovo, di organico. La cenere delle opere di Nathalie Vanheule (Belgio) funge invece da elemento simbolico del conflitto: è soffocante, ma è anche legata al fuoco e dunque alla purificazione e alla rinascita. «”Organic Memory” concepisce e presenta la memoria collettiva nella sua dimensione tangibile, rendendola viva e vicina» spiega Chiara Isadora Artico, art director del B#SIDE WAR FESTIVAL «grazie al dialogo schietto tra opera e opera, tra le opere e i visitatori, la mostra mira a coinvolgere il pubblico in modo interattivo, stimolando una riflessione che porti in contatto con la memoria del conflitto in modo inedito, potentemente sensoriale, emotivo, quasi carnale. Un inno alla gioia della vita, costituito da opere che sono immediatamente comprensibili a tutti».

Contatti
Link dell’evento: http://www.bsidewar.org/it/prossimi-eventi/organic-memory-2/
Web: http://www.iodeposito.org; http://www.bsidewar.org
Direzione: info@iodeposito.org
Ufficio stampa: daniela.madonna@iodeposito.org


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

GIORGIO TENTOLINI
FINZIONI
a cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: GIOVEDÌ 15 GIUGNO 2017, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 16 Giugno – 5 Agosto 2017
Catalogo: Vanilla Edizioni, con testo di ALESSANDRA REDAELLI

Vincitore del “Premio Speciale Punto sull’Arte” al concorso Arteam Cup 2016, GIORGIO TENTOLINI è il protagonista di una mostra personale presso una delle sale della Galleria PUNTO SULL’ARTE a Varese – VERNISSAGE GIOVEDÌ 15 GIUGNO h 18-21.
Infaticabile sperimentatore, l’artista si muove in bilico tra l’impostazione classica del soggetto (figure, nudi, visi, elementi floreali) e un concettuale sottilissimo giocato sulla scelta di materiali inediti. Come la rete metallica, che intaglia a mano e stratifica ottenendo sbalorditivi effetti di chiaroscuro di suggestione fotografica. La sensazione visiva risulta spiazzante perché l’immagine si percepisce chiaramente a una certa distanza, ma avvicinandosi tende a perdere i contorni, a confondersi, dando prevalenza alla fisicità del materiale. Incantevoli i lavori su carta stratificata, delicati soggetti floreali realizzati sempre con la tecnica della sovrapposizione e giocati su sottilissime sfumature di luce.

GIORGIO TENTOLINI: Nasce a Casalmaggiore (Cremona) nel 1978. Dopo essersi formato in Arti Grafiche presso l’Istituto d’Arte Toschi di Parma, si diploma in design e comunicazione presso l’Università del Progetto di Reggio Emilia. Frequenta gli studi di alcuni artisti, tra cui quello di Marco Nereo Rotelli, e inizia una personalissima ricerca artistica realizzando installazioni su base fotografica, per le quali ottiene subito riconoscimenti significativi. Ogni sua opera nasce da una precisa indagine sul tempo come memoria e identità, in un’attenta e lenta ricostruzione che avviene con lo studio della luce e l’incisione di strati di materiali diversi come tessuti, carte e PVC. Sono il tulle, la rete metallica e il nastro adesivo l’attuale medium della sua ricerca per la levità meditativa che i suoi strati restituiscono all’immagine, metafora di luoghi e ricordi, di sogni e visioni. Un lavoro pittorico dunque che vive la realtà della scultura. Vive e lavora tra Casalmaggiore, Reggio Emilia e Milano. Courtesy Colossi Arte Contemporanea, Brescia.

PUNTO SULL’ARTE
Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

GIORGIO TENTOLINI
FINZIONI
a cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: GIOVEDÌ 15 GIUGNO 2017, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 16 Giugno – 5 Agosto 2017
Catalogo: Vanilla Edizioni, con testo di ALESSANDRA REDAELLI

Vincitore del “Premio Speciale Punto sull’Arte” al concorso Arteam Cup 2016, GIORGIO TENTOLINI è il protagonista di una mostra personale presso una delle sale della Galleria PUNTO SULL’ARTE a Varese – VERNISSAGE GIOVEDÌ 15 GIUGNO h 18-21.
Infaticabile sperimentatore, l’artista si muove in bilico tra l’impostazione classica del soggetto (figure, nudi, visi, elementi floreali) e un concettuale sottilissimo giocato sulla scelta di materiali inediti. Come la rete metallica, che intaglia a mano e stratifica ottenendo sbalorditivi effetti di chiaroscuro di suggestione fotografica. La sensazione visiva risulta spiazzante perché l’immagine si percepisce chiaramente a una certa distanza, ma avvicinandosi tende a perdere i contorni, a confondersi, dando prevalenza alla fisicità del materiale. Incantevoli i lavori su carta stratificata, delicati soggetti floreali realizzati sempre con la tecnica della sovrapposizione e giocati su sottilissime sfumature di luce.

GIORGIO TENTOLINI: Nasce a Casalmaggiore (Cremona) nel 1978. Dopo essersi formato in Arti Grafiche presso l’Istituto d’Arte Toschi di Parma, si diploma in design e comunicazione presso l’Università del Progetto di Reggio Emilia. Frequenta gli studi di alcuni artisti, tra cui quello di Marco Nereo Rotelli, e inizia una personalissima ricerca artistica realizzando installazioni su base fotografica, per le quali ottiene subito riconoscimenti significativi. Ogni sua opera nasce da una precisa indagine sul tempo come memoria e identità, in un’attenta e lenta ricostruzione che avviene con lo studio della luce e l’incisione di strati di materiali diversi come tessuti, carte e PVC. Sono il tulle, la rete metallica e il nastro adesivo l’attuale medium della sua ricerca per la levità meditativa che i suoi strati restituiscono all’immagine, metafora di luoghi e ricordi, di sogni e visioni. Un lavoro pittorico dunque che vive la realtà della scultura. Vive e lavora tra Casalmaggiore, Reggio Emilia e Milano. Courtesy Colossi Arte Contemporanea, Brescia.

PUNTO SULL’ARTE
Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19


Flaminio Balestra scrive:

LE ALI DELLA LIBELLULA
Primavera 2017
incontri con gli autori
a cura di Flaminio e Massimo Balestra

Sabato 10 giugno, ore 19

ALBERTO CORRADI, MASSIMO GIACON E DAVID “DIAVÙ” VECCHIATO
converseranno a margine del volume

XL Comics
(Panini, 2016)

Al termine della presentazione si inaugurerà
XL Comics: una piccola mostra per grandi fumetti
con tavole di AlePop, Alberto Corradi, Pino Creanza, Dr. Pira, Francesca Ghermandi, Massimo Giacon, Ale Giorgini, Maicol & Mirco, Ratigher, Squaz, Davide Toffolo, Tuono Pettinato e David “Diavù” Vecchiato

a seguire
NUNC EST BIBENDUM
Azienda vitivinicola Giarola Umberto, Palazzuolo di Sona VR

FONDAZIONE TITO BALESTRA ONLUS
Galleria d’arte moderna e contemporanea
Castello Malatestiano di Longiano (FC)

ingresso libero

XL comics
Dal 2005 al 2013, le pagine del magazine La Repubblica XL hanno ospitato il meglio del fumetto italiano e internazionale, risolvendo in modo del tutto inatteso l’eterna diatriba tra mainstream e underground. XL Comics, che raccoglie la quasi totalità delle storie a fumetti apparse sulla rivista, presenta gli straordinari frutti di otto anni all’insegna dell’arte del fumetto, dei suoi eventi e della sua anima più squisitamente rock ‘n’ roll. Trenta autori che attraversano trasversalmente gli ultimi trenta anni della storia del fumetto italiano.
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Alberto Corradi
Autore di fumetti, illustratore, visual artist e curatore classe 1971, le sue storie e immagini dal 1993 a oggi sono apparse in Italia e all’estero a cavallo tra graphic novel, riviste, antologie, mostre, graphic design e progetti collettivi. Oltre ad aver creato i temibili personaggi di Mostro & Morto per “La Repubblica XL”, per la storica testata del settore “Linus” dal 2010 al 2013 ha pubblicato la serie Conte Vlad. Ha realizzato il romanzo (autobio)grafico Smilodonte (Black Velvet Editrice) e l’antologia senza parole Regno di Silenzio (NPE). È al lavoro su La Maledizione, un graphic novel ambientato nel Seicento giapponese. Dal 2011 è una stabile presenza sulle pagine dell’agenda Smemoranda per cui nel 2016 ha realizzato una gamma di gadgets tra cui adesivi, spille e gif animate con protagonisti i suoi personaggi e mostriciattoli. Come illustratore per l’infanzia ha collaborato con la Adriano Salani Editore nella collana i Criceti, mentre dal 2013 la sua serie a fumetti per bambini Il mostro nella tazzina esce per il “GBaby”, mensile prescolare delle Edizioni San Paolo. Dal 2011 al 2016 è stato direttore artistico delle mostre internazionali del TCBF Treviso Comic Book Festival. Vive e lavora tra Verona e il mondo.

Massimo Giacon
Massimo Giacon è nato a Padova nel 1961. Fin dal 1980 ha lavorato a Milano come autore di fumetti, artista, Illustratore, designer e musicista. È stato una tra le figure chiave del rinnovamento del fumetto italiano degli anni ’80, collaborando a riviste come “Linus”, “Alter”, “Frigidaire”, “Dolce Vita”, “Cyborg”, “Nova Express”. Ha lavorato per prestigiosi studi di design come Sottsass Associati e Atelier Mendini, e per diverse aziende tra cui Alessi, Artemide, Swatch, Memphis, Olivetti. Dal 1983 ha iniziato un’attività artistica che l’ha portato a diverse personali in Italia e nel resto del mondo. Dal 1983 ha suonato con varie band da lui fondate, e ha inciso due dischi come solista. Le sue attuali attività comprendono la progettazione di oggetti di design, progetti editoriali (libri, riviste, graphic novel), mostre e performance artistiche e musicali in giro per il globo.

Diavù (David Vecchiato)
Diavù è nato a Roma, è pittore, musicista e artista pop. Dagli anni 90 ha fondato e diretto riviste, tra cui “Tank Magazine”, pubblicato fumetti e illustrazioni su varie testate, disegnato cover di libri e dischi ed esposto le sue opere in musei e gallerie italiani e internazionali. È stato curatore dal 2007 al 2012 con Serena Melandri della MondoPop International Gallery con sede a Roma e ha curato lo URBANSUPERSTAR SHOW, prima mostra internazionale dedicata alla Urban Art, Pop Surrealism e Lowbrow Art in un museo italiano, nelle sue edizioni del 2009 e 2010 presso il Museo MADRE di Napoli, e del 2012 e 2013 nella Galleria Provinciale di Cosenza. Vive nel quartiere Quadraro a Roma, da cui è partito, in contemporanea a MondoPop, il suo progetto denominato MURo (Museo di Urban Art di Roma), concept che ha finora coinvolto un nutrito gruppo di noti artisti da tutto il mondo e che dal 2013 è approdato in tv su Sky ARTE nella serie omonima curata da lui stesso. Dal 2014 Diavù ha intensificato la sua attività di street artist: ha dipinto murales in diverse città d’Italia e il suo progetto Popstairs lo ha portato a dare una nuova vita alle scalinate di alcune aree della Città Eterna, da Trastevere a Prati, da Primavalle a Corso Francia.
Ingresso gratuito


Anna Orsi scrive:

12 GIUGNO 2017
ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA: PICASSO, WARHOL E I GRANDI DEL 900 ITALIANO

TESTI E IMMAGINI SCARICABILI DAL SITO http://www.pandolfini.it/it/press/press.asp

Il dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea ritorna nel capoluogo lombardo con un catalogo attentamente selezionato che spazia dal primo Novecento al contemporaneo, passando per le correnti degli anni Cinquanta e Sessanta, la pop art italiana, e alcune opere di rilievo internazionale.
Questa vendita giunge dopo la mostra “Omaggio al colore” che il dipartimento ha curato e presentato nelle sedi di Roma prima e Firenze poi. Evento inconsueto per una Casa d’Aste, la mostra è stata accolta in entrambe le città con grande favore e interesse, sentimenti che si sono concretizzati nella felice e costante affluenza di un pubblico numeroso, preparato e competente, sicuramente parte di quel mondo collezionistico, italiano e straniero, che sempre di più premia gli importanti investimenti che Pandolfini sta profondendo nella gestione e attività del dipartimento.
Sull’onda, Pandolfini raddoppia la superficie espositiva del Centro Svizzero di via Palestro dove le circa 350 opere raccolte per quest’asta, che si preannuncia di assoluto rilievo e di particolare interesse per il mondo collezionistico di riferimento, saranno in esposizione da giovedì 8 a domenica 11 giugno prima di essere battute il 12 giugno in due sessioni, una mattutina e una pomeridiana.
Notevole la sezione delle “carte”, tra queste di assoluto rilievo è LES DEJEUNERS, una matita su carta del 1961 di Pablo Picasso, a catalogo per 70.000/100.000 euro. Il confronto con la celebre opera di Manet è un tema assai caro a Picasso e ricorrente nel suo lavoro, tanto che sul retro di una busta della galleria Simon, con ogni probabilità nel 1932, Picasso scrive: “Alla vista della Colazione sull’erba di Manet intravedo dolori futuri”. E’ però solo dal 1954, allorché Picasso esegue i primi disegni sul tema della colazione, che si concretizza il suo desiderio di “confronto” che a più riprese si ripropone fino agli anni 60.
In evidenza anche la matita NUDO DI DONNA A MANI GIUNTE del 1917/18 di Amedeo Modigliani in catalogo per 50.000/70.000 euro, come il nucleo di quattro opere di Lucio Fontana tra le quali segnaliamo CONCETTO SPAZIALE stimato 12.000/16.000 euro e NUDO FEMMINILE di Gianni Dova stimato 4.500/6.000 euro.
Interessante ed emblematico dei tempi è STUDIO PER IL MANIFESTO PER LA SOCIETÀ NAZIONALE GAZOMETRI DI MILANO, una matita e china su carta, in catalogo per 2.500/4.500 euro, che come si legge sul retro era il “bozzetto preliminare per l’arazzo realizzato per il concorso Ali fasciste del 1937”. Il tema fu sviluppato da Depero nel 1934 in occasione della realizzazione del manifesto per la Società Nazionale Gazometri e ripreso nel 1947 per la campagna pubblicitaria degli apparecchi a gas Fargas.
Per gli anni Cinquanta e Sessanta sicuro primo piano per ALFABETO SENZA FINE, un olio del 1969 di Emilio Scanvino la cui stima è di 45.000/70.000 euro, AUTUNNO A VELATE, olio su tela del 1961 di Renato Guttuso la cui stima è di 25.000/40.000 euro, mentre è di 20.000/38.000 euro la valutazione del grande dipinto ad acrilico su tela LA MANO E IL TAVOLO che Renato Mambor, la cui opera si può ascrivere al linguaggio internazionale, eseguì nel 1965.
Poi SENZA TITOLO una carta di Paolo Scheggi la cui stima è di 10.000/15.000 euro ma anche BAIARDO IN SOFFITTA, una tecnica mista su tela del 1966 di Achille Perilli, in catalogo a 15.000/25.000 euro e Fausto Pirandello con la storica natura morta del 1958, LAMPADINE E SCATOLE, un olio su cartone del 1958 pubblicato nel catalogo generale in asta con la stima di 5.000/8.000 euro.
Il movimento ottico cinetico è in catalogo con Marina Apollonio, una delle sue figure più rappresentative e la sua Dinamica Circolare 6RR3, una nitro su perspex, meccanismo rotante del 1966 valutata 20.000/30.000 euro e Dadamaino con due opere: OGGETTO OTTICO-DINAMICO INDETERMINATO, tessere di alluminio fresato su tavola eseguito nel 1961 in catalogo per 25.000/35.000 euro e VOLUME, un tempera su tela bucata valutata 25.000/35.000 euro.

Notevole è la selezione di opere della pop art italiana a partire da SPAZIO ELASTICO eseguito nel 1974/75 con molle, elastici, chiodi, spago e smalto su tavola da Gianni Colombo che è valutato 90.000/140.000 euro.
Del 1974 è anche FATTI di Emilio Isgrò, una china su libro tipografico su tavola che è in catalogo per 20.000/30.000 euro. Dello stesso periodo ricordiamo K12A del 1975 di Paolo Cotani, autore anche di TENSIONI del 2008. Le due opere, caratterizzate dal gioco di tensioni delle bende elastiche tipico della sua ricerca artistica, sono in catalogo rispettivamente per 5.000/8.000 e 9.000/12.000 euro.
La sezione comprende un buon numero di opere di Franco Angeli tra cui SOUVENIR, uno smalto a spruzzo su tela eseguito tra il 1975-1978 in catalogo con la stima di 5.000/8.000 euro. Tano Festa è presente con alcuni lavori particolarmente interessanti come il RITRATTO DI MARCELLO MASTROIANNI un acrilico e smalto su tela del 1975 e CORIANDOLI acrilico, collage e PVC su tela del ’84, rispettivamente stimati 6.000/8.000 e 8.000/12.000 euro.
E nel solco della pop art ricordiamo la storica wallpaper MAO di Andy Warhol, la carta da parati che fu realizzata dall’artista appositamente come sfondo di allestimento in occasione della sua personale al Musée Galliera di Parigi nel 1974. Opera di gusto e interesse internazionale, MAO come gli altri wallpapers di Warhol si pone sul piano della vera e propria opera d’arte, è a catalogo per la cifra di 60.000/80.000 euro.
Piero Dorazio sarà largamente presente con una ricca selezione di opere di grande formato e dall’articolata tessitura cromatica. Tra tutte ricordiamo CYCLADIC SCURO del 1982, RA I del 1989-1990 e HAREM I del 1991, tre opere a olio su tela a catalogo rispettivamente per 45.000/65.000 e 65.000/85.000 euro e 20.000/30.000 euro.
E ancora ricordiamo il bell’arazzo di Alighiero Boetti, ATTIRARE L’ATTENZIONE del 1989, la cui stima è di 18.000/22.000 euro nonché l’opera T 1982-H49 un acrilico su tela del 1982 di Hans Hartung in catalogo per la cifra di 12.000/18.000 euro.
E del 1982 è anche la deliziosa tela estroflessa BLU, stimata 8.000/12.000 euro di Agostino Bonalumi, autore che proprio nelle vendite di Pandolfini dello scorso anno ha ottenuto risultati veramente eccellenti, e che si possono ipotizzare per l’altra sua opera in catalogo, ROSSO, tela estroflessa del 1982 valutata 50.000/70.000 euro.
Di un decennio posteriore è SENZA TITOLO, una tempera vinilica di Carla Accardi mentre è datato 1999 3 OVALI BIANCHI di Turi Simeti, rispettivamente stimati 10.000/15.000 e 14.000/18.000, chiudiamo non prima di ricordare la presenza in asta di alcuni lotti significativi legati ad artisti italiani e stranieri del primo Novecento, tra tutti poniamo l’accento su una splendida opera di Italo Ferro, in catalogo con la stima di 7.000/10.000 euro, AEROPITTURA, interessante testimonianza del secondo Futurismo per altro rappresentato in diversi altri lotti.


Daniela Madonna scrive:

A Roma, arte pubblica sul tema della prigionia: l’installazione “Prisoners”

Orari: L’installazione sarà fruibile nell’area di Piazza San Silvestro; dal 27 al 28 Maggio 2017, dalle 18.00 alle 22.00.
Infoline: http://www.iodeposito.org; http://www.bsidewar.org

IoDeposito Ong, in collaborazione e con il patrocinio dell’assessorato al Primo Municipio di Roma, presenta sabato 27 maggio alle ore 18.00 “Prisoners”, opera concettuale di arte pubblica dell’artista Joshua Cesa, presso Piazza San Silvestro. L’installazione, patrocinata dall’UNESCO, sarà fruibile gratuitamente dal 27 al 28 maggio, lungo i vicoli dell’area di Piazza San Silvestro, dalle 18.00 alle 22.00. Per la prima volta a Roma, questa nuova esperienza artistica è il primo di tre eventi dedicati all’opera, in arrivo nella capitale: il secondo è in programma per il 10 giugno all’ex Ex Lavanderia mentre, il terzo, per il 24 giugno presso il MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove. Gli appuntamenti romani con IoDeposito Ong rientrano nell’ambito della terza edizione della rassegna artistica e culturale B#SIDE WAR, ideata e promossa attraverso numerosi eventi nazionali ed internazionali quali mostre d’arte e installazioni artistiche, performing, conferenze, progetti di ricerca e pubblicazioni.

In un’Europa che cento anni fa si configurava come una grande prigione a cielo aperto, quasi quindici milioni di persone vivevano intrappolate in carceri di guerra inumane. A fianco a loro, altrettanti civili soccombevano tra campi di rifugiati, campi d’evacuazione o tra le propria mura domestiche, prigionieri di una realtà di distruzione e di privazione. Attraverso la sua installazione, l’artista Joshua Cesa coinvolge lo spettatore a esplorare le tematiche legate alla prigionia, permettendo di interfacciarsi con una visione poli-focale della storia tra passato e presente. “Prisoners” nasce infatti dall’esigenza di indagare l’esperienza della prigionia in senso percettivo e, partendo dal vissuto storico della Grande Guerra, innesca una riflessione ‘sensoriale’ e contemporanea sull’idea della reclusione, invariabile implicazione di tutti i conflitti. L’installazione si realizza attraverso una serie di strutture cubiche poste a terra le quali, squadrate e monolitiche, si aprono al dinamismo mostrando l’immagine di numerosi prigionieri che dal loro interno, disperati, cercano l’uscita. Un contenitore che si fa quindi metafora di tutte le reclusioni -non solo quelle dovute alle guerre conclamate ma, anche, a quelle sommesse- in un tempo in cui l’uomo è prigioniero soprattutto di se stesso: inevitabile chiedersi quali siano, allora, i reali confini di una cella. “Prisoners” riesce a farsi vera e propria esperienza artistica, portando in sé due linguaggi apparentemente molto diversi: la fissità e la perfezione della figura geometrica dialoga e si relaziona col movimento disperato e primordiale di chi, nello schermo, sa di non potersi liberare.

Un ruolo fondamentale gioca la scelta dei luoghi specifici in cui si è scelto di allestire, di volta in volta, l’installazione. Il percorso del primo appuntamento si snoda partendo dal centro storico, luogo per antonomasia di raffinatezza ed eleganza, per giungere fino in periferia, concedendo così all’opera di “incontrare” diverse tipologie di fruitori. Inseriti nello spazio urbano della romana Piazza San Silvestro, l’imbattersi casuale negli schermi di “Prisoners” induce a riflettere sul paradosso dell’incontro-scontro tra la libertà del passante e la condizione esasperata del prigioniero, fuori da ogni tempo e da ogni luogo, risvegliando in tal modo una preziosa -seppur scomoda- memoria storica. I cubi diventano allora contenitore e contenuto e ciascun prigioniero, proprio come ciascun passante, è portatore di una propria storia: ogni prigione è diversa, ogni storia è diversa. Percorrendo le vie della città si incontrano, quasi per caso, questi racconti. «Essere qui è un traguardo molto importante per la nostra rassegna, il B#SIDE WAR FESTIVAL: Roma offre orizzonti di riflessione profonda, grazie al caleidoscopico crocevia di culture che ha tessuto, da sempre, la fitta tela della storia di questa città» spiega Giulia Di Paola, responsabile della neo-nata sede romana di IoDeposito Ong «in un territorio la cui identità è tutt’oggi profondamente legata al proprio vissuto bellico, storico e artistico, la riflessione innescata da “Prisoners” sul dramma dei conflitti offre, sicuramente, un nuovo e multifocale punto di vista».

Contatti
Link dell’evento: http://www.bsidewar.org/it/prossimi-eventi/prisoners-by-joshua-cesa-7/
Web: http://www.iodeposito.org; http://www.bsidewar.org
Direzione: info@iodeposito.org
Ufficio stampa: daniela.madonna@iodeposito.org


Daniela Madonna scrive:

L’APPRODO DEL B#SIDE WAR FESTIVAL A ROMA: L’INSTALLAZIONE “PRISONERS”

ORARI: L’installazione sarà fruibile: dal 27 al 28 Maggio nell’area di Piazza San Silvestro, dalle 18.00 alle 22.00; dal 10 all’11 giugno presso l’ex Manicomio Santa Maria della Pietà, dalle 18.00 alle 22.00; sabato 24 giugno al MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove (via Prenestina, 913, Roma), dalle 10.00 alle 20.00.
Infoline: http://www.iodeposito.org; http://www.bsidewar.org

IoDeposito Ong, in collaborazione e con il patrocinio dell’assessorato al Primo Municipio di Roma, presenta sabato 27 maggio alle ore 18.00 “Prisoners”, opera concettuale di arte pubblica dell’artista Joshua Cesa, presso Piazza San Silvestro. L’installazione, patrocinata dall’UNESCO, sarà fruibile gratuitamente dal 27 al 28 maggio, lungo i vicoli dell’area di Piazza San Silvestro, dalle 18.00 alle 22.00. Per la prima volta a Roma, questa nuova esperienza artistica è il primo di tre eventi dedicati all’opera, in arrivo nella capitale: il secondo è in programma per il 10 giugno all’ex Ex Lavanderia mentre, il terzo, per il 24 giugno presso il MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove. Gli appuntamenti romani con IoDeposito Ong rientrano nell’ambito della terza edizione della rassegna artistica e culturale B#SIDE WAR, ideata e promossa attraverso numerosi eventi nazionali ed internazionali quali mostre d’arte e installazioni artistiche, performing, conferenze, progetti di ricerca e pubblicazioni.

In un’Europa che cento anni fa si configurava come una grande prigione a cielo aperto, quasi quindici milioni di persone vivevano intrappolate in carceri di guerra inumane. A fianco a loro, altrettanti civili soccombevano tra campi di rifugiati, campi d’evacuazione o tra le propria mura domestiche, prigionieri di una realtà di distruzione e di privazione. Attraverso la sua installazione, l’artista Joshua Cesa coinvolge lo spettatore a esplorare le tematiche legate alla prigionia, permettendo di interfacciarsi con una visione poli-focale della storia tra passato e presente. “Prisoners” nasce infatti dall’esigenza di indagare l’esperienza della prigionia in senso percettivo e, partendo dal vissuto storico della Grande Guerra, innesca una riflessione ‘sensoriale’ e contemporanea sull’idea della reclusione, invariabile implicazione di tutti i conflitti. L’installazione si realizza attraverso una serie di strutture cubiche poste a terra le quali, squadrate e monolitiche, si aprono al dinamismo mostrando l’immagine di numerosi prigionieri che dal loro interno, disperati, cercano l’uscita. Un contenitore che si fa quindi metafora di tutte le reclusioni -non solo quelle dovute alle guerre conclamate ma, anche, a quelle sommesse- in un tempo in cui l’uomo è prigioniero soprattutto di se stesso: inevitabile chiedersi quali siano, allora, i reali confini di una cella. “Prisoners” riesce a farsi vera e propria esperienza artistica, portando in sé due linguaggi apparentemente molto diversi: la fissità e la perfezione della figura geometrica dialoga e si relaziona col movimento disperato e primordiale di chi, nello schermo, sa di non potersi liberare.

Un ruolo fondamentale gioca la scelta dei luoghi specifici in cui si è scelto di allestire, di volta in volta, l’installazione. Il percorso del primo appuntamento si snoda partendo dal centro storico, luogo per antonomasia di raffinatezza ed eleganza, per giungere fino in periferia, concedendo così all’opera di “incontrare” diverse tipologie di fruitori. Inseriti nello spazio urbano della romana Piazza San Silvestro, l’imbattersi casuale negli schermi di “Prisoners” induce a riflettere sul paradosso dell’incontro-scontro tra la libertà del passante e la condizione esasperata del prigioniero, fuori da ogni tempo e da ogni luogo, risvegliando in tal modo una preziosa -seppur scomoda- memoria storica. I cubi diventano allora contenitore e contenuto e ciascun prigioniero, proprio come ciascun passante, è portatore di una propria storia: ogni prigione è diversa, ogni storia è diversa. Percorrendo le vie della città si incontrano, quasi per caso, questi racconti. «Essere qui è un traguardo molto importante per la nostra rassegna, il B#SIDE WAR FESTIVAL: Roma offre orizzonti di riflessione profonda, grazie al caleidoscopico crocevia di culture che ha tessuto, da sempre, la fitta tela della storia di questa città» spiega Giulia Di Paola, responsabile della neo-nata sede romana di IoDeposito Ong «in un territorio la cui identità è tutt’oggi profondamente legata al proprio vissuto bellico, storico e artistico, la riflessione innescata da “Prisoners” sul dramma dei conflitti offre, sicuramente, un nuovo e multifocale punto di vista».

Contatti:
Link dell’evento: http://www.bsidewar.org/it/prossimi-eventi/prisoners-by-joshua-cesa-7/
Web: http://www.iodeposito.org; http://www.bsidewar.org
Direzione: info@iodeposito.org
Ufficio stampa: daniela.madonna@iodeposito.org


Galleria PUNTO SULL'ARTE scrive:

<20 15×15 / 20×20
Collezione PUNTO SULL’ARTE 2017
4° EDIZIONE

Vernissage: GIOVEDÌ 15 GIUGNO 2017, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 16 Giugno – 5 Agosto 2017

La Quarta Edizione della rassegna <20 15×15 / 20×20 | Collezione PUNTO SULL’ARTE vede riuniti quest’anno 13 Artisti, pittori e scultori italiani e stranieri, con diverse esperienze nazionali e internazionali.
Il vernissage della mostra si terrà GIOVEDÌ 15 GIUGNO dalle ore 18 alle 21 presso la Galleria PUNTO SULL’ARTE a Varese – Casbeno.
Come nelle passate edizioni, ogni Artista ha realizzato opere partendo dalle misure standard di 15×15 cm e 20×20 cm. Ognuno si è espresso liberamente, senza un tema predefinito e senza vincoli di tecnica. Varie sono anche le tecniche e i supporti utilizzati: dai colori ad olio e ad acrilico, alla resina, dalle biro colorate alla foglia oro, dalla tela al bronzo, fino alle lastre di rame.
Il risultato finale è rappresentato dalla mostra collettiva con cui la Galleria PUNTO SULL’ARTE conclude la stagione espositiva prima dell’estate: una mostra costituita da pezzi unici realizzati da ogni artista appositamente, opere personali, inedite e in edizione limitata.

Artisti in mostra: Angelo ACCARDI, ANNALÙ, Valentina CECI, Manuel FELISI, Max GASPARINI, Claudia GIRAUDO, Federico INFANTE, Andrea MARICONTI, Lara MARTINATO, Kyoji NAGATANI, Alex PINNA, Davide PUMA, Giorgio TENTOLINI.

Durante il Vernissage saranno presenti gli Artisti.

PUNTO SULL’ARTE
Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19


Anna Orsi scrive:

30 MAGGIO 2017 | Pandolfini Casa d’Aste

GIOIELLI: DA FABERGÉ A WEBB

http://www.pandolfini.it/it/press/press.asp

Le Wunderkammer di Pandolfini, così si potranno chiamare le stanze al piano nobile di palazzo Ramirez Montalvo che dal 25 al 29 maggio ospitano le esposizioni della nutrita sessione di vendite che la Casa d’Aste ha in programma a fine maggio.
Sono cinque cataloghi distinti che ben coesistono uno a fianco all’altro, legati da un comune senso del bello, dell’elegante, dell’oggetto d’arte con un passato d’uso quotidiano e ora oggetti da collezione, che vanno dagli Argenti alla Numismatica passando da Gioielli, Orologi e Objets de Vertu.

Il 30 maggio, in due sessioni una mattutina e una pomeridiana, saranno battuti circa 400 lotti suddivisi in due cataloghi, un primo di GIOIELLI, che va dall’oreficeria antica a quella contemporanea, e un secondo interamente dedicato alla più esclusiva produzione antica e moderna di OROLOGI DA POLSO E DA TASCA.
Partiamo parlando di un oggetto prezioso ed elegante che non è propriamente un gioiello, ma che per lavorazione e qualità di esecuzione, rientra a tutti gli effetti nella categoria dei prodotti di alta oreficeria: una ampolla porta-profumo di Fabergé in vermeil e smalti, custodita nella sua scatola originale, a catalogo per la cifra di 4.500/7.500 euro.
Nei molti lotti che definiscono le diverse espressioni della gioielleria del ‘900 è importante segnalare la presenza di un nucleo di monili omogeneo per epoca, gli anni ’40, proveniente da una collezione privata. Del nucleo fa parte un bel bracciale realizzato da Mauboussin, in oro rosa dalle caratteristiche linee a carrarmato, decorato da diamanti e rubini carré, valutato 4.500/6.500 euro.
Questo bracciale è spunto per parlare delle grandi firme una delle atout imprescindibili, assieme alle pietre di grande importanza, dei gioielli più ricercati dal mercato e dai collezionisti, quindi anche più di frequente presentati in asta.
In questa del 30 maggio di Pandolfini le proposte sono molte e ben diversificate per foggia, epoca e maison, da Buccellati a Bulgari, da Cartier, Tiffany, Van Cleef and Arples a Webb del qual si propone, tra gli altri, un bracciale Webb degli anni ’80, stimato 32.000/40.000 euro. 31 carati complessivi di diamanti e uno zaffiro cabochon ovale di 17 carati circa ornano questo gioiello in platino e oro dalle forme geometriche.
Tra i gioielli con pietre importanti spicca un anello con un diamante di taglio marquise, di grande fascino, di 5.16 carati con certificato GIA, di colore D e purezza IF, stimato 200.000/300.000 euro.

Per quanto femminile per antonomasia, l’oreficeria conta anche splendidi monili di uso maschile ai quali questa vendita dedica il meritato spazio. In catalogo è inserita un’interessante raccolta di gemelli provenienti da una collezione privata, tra cui alcune creazioni di Fulco di Verdura, una delle icone di stile del XX secolo.
Ancora vi sarà una bella collezione di penne stilografiche di grande pregio, tutte edizioni limitate e delle marche principali come Montegrappa, Montblanc, Omas, solo per citarne alcune.


Anna Orsi scrive:

29 MAGGIO 2017 | Pandolfini Casa d’Aste

OBJETS DE VERTU E OPERE D’ARTE DA COLLEZIONE:
LE WUNDERKAMMER DI PANDOLFINI

http://www.pandolfini.it/it/press/press.asp

Le Wunderkammer di Pandolfini, così si potranno chiamare le stanze al piano nobile di palazzo Ramirez Montalvo che dal 25 al 29 maggio ospitano le esposizioni della nutrita sessione di vendite che la Casa d’Aste ha in programma a fine maggio.
Sono cinque cataloghi distinti che ben coesistono uno a fianco all’altro, legati da un comune senso del bello, dell’elegante, dell’oggetto d’arte con un passato d’uso quotidiano e ora oggetti da collezione, che vanno dagli Argenti alla Numismatica passando da Gioielli, Orologi e Objets de vertu.

Nel pomeriggio del 29 maggio sarà il turno di OBJETS DE VERTU E OPERE D’ARTE DA COLLEZIONE, il primo catalogo di Pandolfini dedicato a curiosità e souvenir del Grand Tour, oggetti rari e preziosi degni delle Stanze delle Meraviglie del Secolo dei Lumi.
Corpus centrale dei circa 200 lotti del catalogo è una collezione di micromosaici in larga parte scatole, tabacchiere e placche; un nucleo importante nel quale spicca una grande veduta del Colosseo di scuola romana della seconda metà del XIX secolo stimata 30.000/50.000 euro e una rara opera firmata da Gioacchino Rinaldi e datata 1785 che, al contrario della precedente, è una piccola placchetta raffigurante tre farfalle, in catalogo per 5.000-7.000 euro.
Particolarmente importanti sono due micromosaici in cornice uno è Donna allattante l’altro Moschettiere, stimati rispettivamente 18.000/25.000 e 15.000/20.000 euro.

Numerosa è anche la collezione di oggetti in commessi di marmi e pietre dure, tra questi troviamo una scatola composta da placche fiorentine del XVII secolo montate in Inghilterra all’inizio del XIX, sintesi perfetta dell’oggetto souvenir del Grand Tour, la cui stima è di 12.000-18.000 euro.
Gli Objets de vertu, che esulano da quelli appartenenti alle collezioni appena descritte, sono tabacchiere in oro, argento e porcellana, sigilli, flaconi da profumo, e tante altre piccole opere diverse nei materiali, nelle provenienze e nelle epoche, ma che hanno in comune rarità e preziosità che le rendono uniche e per questo ambite da raffinati collezionisti internazionali.
Tra queste unicità troviamo una coppa in avorio su base d’argento a forma di nave interamente scolpita con figure mitologiche di scuola tedesca realizzata tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo che è a catalogo con la stima di 10.000-15.000 euro.
Molto interessante anche un cofanetto di manifattura napoletana del XVIII secolo, stima 12.000-18.000 euro; sotto al coperchio decorato con putti alati e all’interno del corpo sagomato e decorato a rocaille si nasconde un piccolo vassoietto in tartaruga decorato in oro.

La vendita si completa con un bel numero di opere d’arte, tra queste si trova una vanitas in marmo bianco raffigurante un impressionante busto con un teschio eseguita tra la fine XVII e gli inizi del XVIII secolo, la cui stima è di 2.500-3.500 euro, poi una raccolta di 194 calchi in gesso di Luigi Pichler custoditi in quattro volumi in marocchino rosso che contengono anche gli elenchi manoscritti dei pezzi, la cui stima è di 2.000/3.000 euro.
Particolarmente curioso è il piccolo globo terreste tascabile, J & W Cary Londra 1791, contenuto nel suo astuccio originale in galuchat la cui valutazione è di 3.000/4.000 euro.
Infine ricordiamo una bella collezione di bronzi rinascimentali, una di vetri del ‘600, una pendola da camino francese raffigurante l’Africa il cui valore è di 8.000/12.000 euro, una marescialla, una serie di scatole da tavolo in legno con commessi in pietre dure, tutte fiorentine del XIX secolo che sono stimate 3.000/4.000 euro, mentre sono romane una serie di scatole portagioie in metallo dorato, smalti e micromosaici, come romani sono dei fermacarte dell’ottocento in marmo con micromosaici.


Anna Orsi scrive:

29 MAGGIO 2017 | Pandolfini Casa d’Aste

ARGENTI ITALIANI ED EUROPEI:
DALLE EGOISTE ITALIANE A UN RINFRESCATOIO INGLESE
GIÀ PROPRIETÀ DI ROBERT ALLAN FITZGERALD

TESTI E IMMAGINI SCARICABILI DAL SITO http://www.pandolfini.it/it/press/press.asp

Un mese concretamente intenso e ricco di aspettative, a fronte di ottime proposte, quello che Pandolfini si appresta a vivere a maggio; ben sette sono le vendite in calendario divise in due blocchi organici e omogenei per tipologie e tematiche.
Dopo le due vendite dedicate alla pittura nella prima metà del mese, gli ultimi due giorni vedono in scena una cinquina di aste dallo spiccato sapore collezionistico, che fanno della perizia tecnica e della preziosità dei materiali le loro caratteristiche fondamentali.
Così si passa dalla numismatica agli argenti, ai gioielli e agli orologi passando per l’estroso e affascinante catalogo di Objet de vertu senza soluzione di continuità, una figura letteraria che mai come in questa occasione è anche reale, infatti dal 26 al 29 maggio le sale di Palazzo Ramirezz Montalvo ospiteranno l’esposizione di tutte e cinque le vendite.

Il 30 maggio saranno esitati i circa 180 lotti selezionati da Roberto Dabbene con Chiara Sabbadini Sodi per dar corpo a un catalogo di ARGENTI ITALIANI E EUROPEI pronto a ottenere l’accoglienza favorevole e il buon esito di quelli appena precedenti partendo da alcune belle caffettiere, che si confida catalizzeranno l’attenzione e l‘interesse dei collezionisti come avvenne per la collezione di caffettiere presentate lo scorso novembre. Tra le altre in catalogo: una milanese, stimata 2.500/3.500 euro ed eseguita dall’argentiere Gaetano Coppa intorno al 1825, che si distingue per l’eleganza della forma e dei decori risolti con sottili cornici di motivi neoclassici, e una genovese del 1819, caratterizzata dalle grandi foglie d’acanto con cui i tre sostegni s’innestano al corpo globulare, la cui stima è di 2.500/3.500 euro.
Un altro nucleo interessante sarà composto dai lotti che propongono una serie di egoiste, piccole caffettiere, cioccolatiere e teiere, che riprendono le forme e i decori delle sorelle maggiori, ma sono destinate all’uso di una al massimo due persone.
È, invece, di dimensioni convenzionali la zuccheriera, Torino 1780, che reca i bolli del saggiatore Francesco Pagliani, a catalogo per 2.000/2.500 euro, il cui unico decoro è la presa in forma di carnoso bocciolo poggiato su una corona di foglie, riproposte nei quattro corti piedini.
Evidenza, in questo breve sunto, merita anche la coppia di candelieri bolognesi realizzati dall’argentiere Bonaventura Gambari riconoscibile, e diversamente non poteva essere, nel suo bollo di zecca che raffigura un gambero. Caratterizzati da un decoro neoclassico, tipico nel corpo scanalato come nelle foglie d’acqua che ornano la base gradinata, sono in catalogo con la stima di 2.500/3.500 euro.
Un excursus che non si può chiudere senza parlare di uno tra i lotti più interessanti, un rinfrescatoio per bicchieri, realizzato nel 1706 dell’argentiere inglese Isaac Dighton. Per quanto sia una tipologia poco diffusa, perché il suo uso si circoscrive principalmente alle nobili famiglie di Sei e Settecento, un rinfrescatoio londinese del 1686 da Pandolfini ha registrato un importante successo nell’ottobre del 2014 alla prima asta Capolavori da Collezioni Italiane.
Il rinfrescatoio di maggio, la cui stima è di 5.000/7.000 euro, proviene da una principesca famiglia romana dove giunse dopo essere stato di proprietà di Robert Allan FitzGerald, uno dei più illustri giocatori inglesi di cricket di tutto l’Ottocento, cui fu donato dai genitori, com’è chiaramente leggibile nella dedica incisa sotto alla base; anche lo stemma con il motto di Crom Castle, che caratterizza la decorazione, fa riferimento a uno dei rami della famiglia FitzGerald che per matrimonio, nel corso dei suoi diversi secoli di storia, entrò in possesso del castello e dello stemma.


Anna Orsi scrive:

LE COLLEZIONI ORIENTALI
per Milano Asian Art 2017

Il Museo delle Culture di Milano è un centro dedicato alla ricerca interdisciplinare sulle culture del mondo, il
suo patrimonio è costituito da più di 7.000 oggetti che coprono un arco cronologico che va dal 1.500 a.C. al XX secolo. I depositi del Mudec, strutturati seguendo un criterio di natura cronologica e geografica, consentono di ammirare le opere esposte divise per contesti di provenienza: Oceania, Africa occidentale e centrale, America meridionale e centrale, sud-est asiatico e Asia orientale.

La partecipazione del Mudec a Milano Asian Art, dal 11 al 31 maggio, è un’occasione unica per scoprire le collezioni orientali di proprietà del Comune di Milano.
Il Dott. Giuseppe Piva sarà la guida per un viaggio in Oriente attraverso gli oggetti esposti nel percorso permanente del MUDEC e nei depositi, dove sono ospitate la maggior parte delle opere.

Nel percorso permanente scopriremo in quale modo la città di Milano ha conosciuto l’Asia orientale attraverso gli oggetti e le persone che li hanno donati: viaggiatori e commercianti.
Nei depositi invece sarà possibile ammirare l’intera raccolta giapponese: con gli apporti di questi ultimi anni, la collezione, formatasi a partire dalla seconda metà dell’800, oggi si avvicina ai 1500 manufatti. Fra questi si trovano opere di notevole valore come una scatola in lacca attribuita al famoso corredo matrimoniale di Chiyohime, registrato come tesoro nazionale, una rara portantina da donna decorata internamente con dipinti su carta e seta, e preziosi accessori di costume. Più in generale, la raccolta offre un ampio sguardo sulla produzione artistica di periodo Edo (1603-1868) grazie a un’eterogeneità di materiali che comprende costumi di seta, armi e armature dei samurai, bronzi d’altare, ceramiche per la cerimonia del tè, rotoli dipinti e altro.

3 APPUNTAMENTI
Lunedì 15 Maggio, ore 15.30 | Martedì 23 Maggio, ore 15.30 | Martedì 30 Maggio, ore 15.30
Durata della visita di 75 minuti circa; max 15 persone a visita;
Prenotazione: tramite e-mail a “c.museoculture@comune.milano.it”
indicando nell’oggetto: “Prenotazione visita collezione orientale”
e nel testo dell’e-mail: nome, cognome e data prescelta


Anna Orsi scrive:

C’ERA UNA VOLTA IN GIAPPONE
Fotografie e netsuke del XIX secolo

per Milano Asian Art 2017

L’esposizione, che fa parte della rassegna Milano Asian Art 2017 e che sarà aperta fino al 31 luglio, accosta due diverse tipologie di opere d’arte giapponese: una selezione dei netsuke e okimono del Museo Poldi Pezzoli e alcune fotografie – stampe all’albumina colorate a mano da artisti del tempo e collotipi – della Fondazione “Ada Ceschin e Rosanna Pilone” di Zurigo, che promuove lo studio di una delle più grandi collezioni al mondo nel suo genere, concessa in deposito nel 2012 al Museo delle Culture di Lugano.

Le opere in esposizione sono state realizzate da abilissimi artigiani giapponesi e dialogano magnificamente tra loro per lo stile e le iconografie dei soggetti raffigurati. Realizzate tutte in un tempo noto come Periodo Meiji (1868-1912), mostrano scene di vita quotidiana e paesaggi naturali di un Giappone antico e idilliaco, che in pochi decenni sarà spazzato via da una corsa sfrenata alla modernizzazione.
Nel Periodo Meiji il Giappone fu testimone di un insolito connubio tra la tecnica fotografica occidentale e la maestria dei pittori locali, eredi di un’antica e raffinata tradizione, capaci di applicare perfettamente il colore anche su minuscole superfici. I risultati artistici sono di sorprendente bellezza e i soggetti rappresentati così verosimili da non riuscire a distinguerli dalle moderne immagini stampate a colori. La produzione di tali opere rispondeva alle esigenze dei viaggiatori occidentali – i cosiddetti globetrotter – di portare con sé il ricordo di un Paese straordinario. Le fotografie sono infatti perlopiù conservate in splendidi album-souvenir dalle coperte laccate e intarsiate con materiali preziosi – due dei quali saranno esposti nella mostra – che i turisti occidentali riportavano dal Giappone in Occidente.


Anna Orsi scrive:

IL TIBET DI GIUSEPPE TUCCI
Fotografie delle spedizioni degli anni ‘30

per Milano Asian art 2017

Giuseppe Tucci (1894 – 1984) è stato il più importante studioso italiano dell’arte e della religione tibetane.
I suoi numerosi libri di viaggio e di studio, noti in tutto il mondo, sono tuttora indispensabili per comprendere il fascino di una cultura tanto straordinaria quanto profonda.
Tra il 1928 e il 1956 Tucci compie otto spedizioni in Tibet e sei in Nepal, traduce i testi fondamentali del buddhismo tibetano e nel 1957 fonda a Roma il Museo Nazionale di Arte Orientale.
La mostra, aperta fino al 10 giugno, presenta 20 fotografie in b/n scattate durante le sue esplorazioni in Ladakh (India) e in Tibet negli anni ’30.
Sono immagini che mostrano i maestosi paesaggi del “Tetto del mondo” e il fascino di costumi immutati da secoli.


Anna Orsi scrive:

MAKI-E, LACCA D’ORO
per Milano Asian Art 2017

La mostra ha lo scopo mettere in evidenza la raffinatezza degli oggetti laccati giapponesi che dal XVI secolo hanno affascinato le corti europee.
Le lacche esprimono il genio artistico dell’Oriente, del Giappone in particolare e sono strettamente legate alla sua storia, conoscendo sin dall’antichità un enorme successo.
Erano amate da Madame Pompadour e collezionate da Maria Teresa d’Austria che lasciò in redità alla figlia Maria Antonietta l’intera raccolta oggi ammirata nei maggiori musei di Francia.
La decorazione tra le più avvincenti è il Maki-e “pittura cosparsa” dove l’oggetto ricoperto di vernice a fondo bruno viene poi finemente decorato in foglia d’oro o d’argento.
La mostra presenta una raccolta di oggetti in lacca: preziose scatole per la cerimonia del té e dell’incenso, scatole da scrittura, un servizio portavivande, un piccolo stipo portapettini e contenitori per trucco di corredi femminili.


Anna Orsi scrive:

NETSUKE. Creature e miraggi nel profondo del mare
per Milano Asian Art 2017

I netsuke che La Galliavola ha selezionato per questa mostra sono una divertente selezione della sua collezione di netsuke che hanno come filo conduttore il mare.
Accompagnano la nostra selezione di netsuke antichi, pescatrici di conchiglie, kappa, Re Dragoni, polpi, molluschi e conchiglie, una decina di netsuke moderni che raffigurano soggetti marini e che, per tecnica e iconografia, non sono da considerarsi di minor valore.

Il primo di questi, rappresenta un piccolo ippocampo in osso finemente scolpito la cui porosità naturale del materiale rende in modo plausibile l’effetto della superficie del piccolo animale. In un misurato gioco d’intagli, il netsukeshi ha reso con grande raffinatezza la volumetria del cavalluccio marino dalla schiena frastagliata, con la coda arricciata verso l’interno e la testa reclinata sullo stesso lato. Particolarmente apprezzabile è il dettaglio dell’uso della madreperla per gli occhi e il piccolo ippocampo posto sul ventre. Il netsuke è firmato accanto gli himotoshi Rudi Mineur, un netsukeshi di origini australiane. Anche scultori occidentali hanno saputo fare propria con eccellenti risultati l’arte del netsuke, come dimostra in modo esaustivo il pezzo proposto.
Il secondo netsuke è un cesto in avorio che contiene delle foglie e tre piccoli granchi colorati di rosso, con alcune gocce di color oro e sfumature brune sugli elementi vegetali. Il traforo del cesto è reso con minuzia. Il motivo dei granchi su foglie è reiterato anche esternamente, dove un crostaceo si arrampica lungo le pareti. La firma dell’artista Shubi (nato nel 1916) è apposta in un cartiglio in lamina dorata sotto il netsuke.
Un eccellente esempio di volumetrie complesse, ma sapientemente gestite, è il terzo netsuke che vi presentiamo: si tratta di due piovre avvinghiate nell’abbraccio dei loro tentacoli disposti a piccole volute. Il gioco dei dettagli intrecciati è visibile a tutto sesto e particolare attenzione è data alla lavorazione della superficie del legno e dall’espressività degli occhi in pasta vitrea dei due octopus. Il netsuke è firmato Micheal Webb, un artista occidentale che ha saputo guadagnarsi una certa notorietà nel mondo del collezionismo di netsuke contemporanei.
Segue un granchio, questa volta da solo su una conchiglia che, a sua volta, poggia su un’altra più piccola e di diversa forma. Il crostaceo, con gli occhi sporgenti e vivaci dipinti di nero, è colorato di un rosso acceso, mentre le conchiglie sono state lasciate color avorio naturale. Lo stacco cromatico è evidente, ma la giustapposizione dei due colori è parzialmente mitigata da minuscoli intarsi policromi sulla schiena del granchio e sul cono finale della conchiglia. La firma di Godo, artista nato nel 1914, è incisa sotto il pezzo, accanto agli himotoshi.
Sulla scia iconografica di questo netsuke, ecco il polpo avvinghiato ad una conchiglia. In questo caso, l’avorio è stato brunito solo in alcuni punti, a sottolineare i dettagli della conchiglia da cui in parte esce e sulla quale in parte si avvolge l’animale marino. La firma di Seigyoku (nato nel 1933) è incisa all’altezza degli himotoshi, entro un cartiglio.
L’ultimo pezzo Carla e Roberto Gaggianesi presentano in dettaglio è, a loro giudizio, particolarmente interessante sia per il soggetto inedito, sia per la tecnica impiegata per l’elaborata realizzazione. Il netsuke si compone di due razze contrapposte in modo da lasciare una cavità interna fra i pesci. E’ realizzato in avorio e la superficie superiore è stata colorata di marrone per rendere realistica la rappresentazione, inoltre è notevole la minuzia con cui il netsukeshi ha realizzato i dettagli anatomici: le branchie, le code attorcigliate, gli occhi e le loro cavità circostanti, oppure le pieghe delle ali con cui la razza si muove in acqua, sembra davvero che gli animali stiano nuotando carezzati dai flutti che segnano i loro corpi. In una posizione interna, entro un cartiglio in lamina dorata, è apposta la firma del noto artista contemporaneo Kozan.

La mostra non ha l’intento di contrapporre lo stile del netsuke classico e quello contemporaneo, ma solo di fornire qualche elemento per accostarsi a questo genere, forse meno considerato, fornendo alcuni strumenti di valutazione e qualche esempio, mediante la concessione di alcuni pezzi considerevoli da parte di collezionisti privati.
La Galliavola ha voluto solleticare curiosità o anche solo ampliare gli orizzonti dei collezionisti fedeli al netsuke antico.


Anna Orsi scrive:

BYŌBU – PARVENTI GIAPPONESI
per Milano Asian Art 2017

I byŌbu, che anche in giapponese si traduce letteralmente come “schermo per vento”, sono da considerarsi ben più che un arredo o un mobile. Si tratta, infatti, di uno dei principali supporti per la pittura e tutti gli artisti giapponesi di ogni epoca si sono cimentati con questo genere di formato.
La mostra raccoglie un nucleo d’importanti paraventi del periodo Momoyama (1575-1615) ed Edo (1615-1868) di diversi soggetti, forme e dimensioni.

Emblematico della rassegna è un paravento a sei ante del XVII secolo a metà Periodo Edo, Paesaggio con papaveri e crisantemi su fondo oro.


Anna Orsi scrive:

RAQM, NEL SEGNO DEL RICAMO
Dal XV al XIX secolo, ricami preziosi in Oriente e in Europa

per Milano Asian Art 2017

La parola ricamo deriva all’arabo Raqm che significa segno: è il simbolo del prestigio e della dignità di chi indossa abiti preziosi. Esistono fasce decorative risalenti a secoli prima di Cristo; si parla di ricamo nella mitologia, nei poemi di Omero e di Virgilio, e nella Bibbia Mosé descrisse il Santo Tabernacolo: “Lo fece con figure di cherubino, lavoro di ricamatore.”
La mostra Raqm, nel segno del ricamo nasce da una passione personale di David Sorgato, che si traduce in venticinque anni di ricerca e una collezione di ricami tra i più rari e prestigiosi, provenienti da ogni parte del mondo: Persia, Cina, Uzbekistan, Tadjikistan, Afghanistan, Iraq, Algeria, Italia, Francia, Olanda, Inghilterra, solo per citarne alcuni.
Per questo evento David Sorgato ha trasformato ogni ricamo in un oggetto d’arte e di arredo contemporaneo grazie alle abilità di attenti restauratori.
Gli eleganti decori francesi dai fili metallici sono diventati quadri; gli algerini con i fiori colorati sul fondo di lino écru sono pannelli e testate per letti; i tessuti Suzani dell’Asia Centrale, ricamati ad ago Susan, sono ora dei tendaggi unici. Le mantelle matrimoniali cinesi Miao sono state cucite e intelaiate diventando dei quadri tridimensionali, mentre oggi sono utilizzati come coperte i kilim ricamati della Bassa Mesopotamia. Questi ultimi erano realizzati con estro, fantasia, abilità tecnica manuale e memoria dalle ricamatrici che non utilizzavano cartoni ma memorizzavano la posizione di ogni figura che desideravano mostrare sul lavoro finito.
Colorati, decorati con cerchi concentrici e simboli solari sciamanici preislamici, i tessuti Suzani esprimono la forza dell’universo, magica e protettrice. Il sole, la luna, le stelle, i fiori di melograno: qualunque siano i disegni, non sono stati scelti per caso, hanno radici profonde; ogni elemento è una parte del cosmo e l’intera composizione è l’immagine del mondo.
Raqm, nel segno del ricamo è l’unione di due momenti creativi, uno passato carico di senso mistico e sensuale, testimonianza delle credenze e dell’eleganza del secolo a cui appartiene. L’altro attuale che trasforma e rinnova l’uso dei tessuti ricamati secondo l’estetismo e la cultura dei nostri giorni.
Ogni pezzo esposto, nella sua unicità, è il manifesto di raffinatezza e ricerca della bellezza in tutte le epoche


Anna Orsi scrive:

DEI E DEMONI DELL’ASIA
per Milano Asian art 2017

La Galleria Dalton Somarè presenterà una selezione di sculture indo-buddiste in bronzo e pietra con riferimento particolare ad immagini del buddismo tantrico tibetano.
La scelta è in linea con le esposizioni degli anni precedenti e prosegue l’indagine storico artistica della rappresentazione sacra nel territorio indo-tibetano.


Anna Orsi scrive:

Milano asian Art 2017
PER SCOPRIRE A MILANO MOSTRE E TESTIMONIANZE DI ARTE ORIENTALE

Milano si prepara a ospitare dall’11 al 31 maggio una nuova edizione di Milano Asian Art che come tradizione si snoderà nel centro storico cittadino: dal “quadrilatero” a via Tortona, passando dalla zona Magenta.
Dalton.Somaré, David Sorgato, Giuseppe Piva, La Galliavola, Mirco Cattai e Renzo Freschi presentano un cartellone di mostre di qualità, interessanti anche per chi non è esperto d’Oriente ma è amante del bello, della grazie e dell’armonia che queste opere esprimono.
Ed è in virtù del rigore con cui sono pensate che anche nel prossimo maggio la rassegna milanese di arte orientale si avvarrà della partnership di due importanti realtà museali come il MUDEC-Museo Delle Culture e il Museo Poldi Pezzoli.
Ancora una volta le otto mostre tematiche danno vita a un stimolante ventaglio di proposte culturali e artistiche, che proprio perché offerte da realtà differenti, museo e mercato, pongono il visitatore anche di fronte a due modi differenti di approcciare l’opera d’arte. Se da un lato le collezioni dei Musei si possono ammirare e godere esclusivamente con gli occhi, dall’altro quelle nelle Gallerie private consentono un rapporto più intimo: un oggetto d’arte si può toccare percependo quelle sensazioni che talvolta solo la materia, ed il modo con cui è trattata, possono stimolare fino al punto di ambire possederlo…
Così sarà per chi ammirerà la scatola in lacca dorata esposta nelle collezioni permanente del MUDEC e poi visiterà la mostra Maki-e: Lacca d’oro di Mirco Cattai che propone una serie di scatole in lacca d’oro.
Un gioco di sensazioni che si ripresenta passando dai più di 100 netsuke del Museo Poldi Pezzoli alla raccolta de La Galliavola che per la prima volta avvicina ai suoi pezzi antichi alcuni esemplari contemporanei.
Non di meno sono particolarmente affascinanti le fotografie che mostrano scene di vita quotidiana nel Giappone del periodo Meiji esposte al Poldi Pezzoli e provenienti dal Museo delle Culture di Lugano, o quelle che presenta Renzo Freschi scattate agli inizi del ‘900 in Ladakh e Tibet, che sono testimonianze di una cultura immutabile e profonda, mentre sono riferite alla tradizione iconografica del buddismo tantrico tibetano le sculture presentate da Dalton.Somaré.
Non mancheranno di affascinare gli antichi e rari ricami provenienti da Persia, Cina, Uzbekistan, Tadjikistan, Afghanistan, Iraq…e trasformati in oggetti d’arte e di arredo contemporaneo da David Sorgato, mentre sono antichi oggetti d’arte e d’arredo, perché propri all’abitazione giapponese i paraventi protagonisti della mostra ByŌbu di Giuseppe Piva.

Le mostre presentate da Dalton.Somaré, David Sorgato, Giuseppe Piva, La Galliavola, Mirco Cattai e Renzo Freschi, sono frutto di un’accurata selezione e sono costruite con puntuale attenzione critica e storico artistica offrendo interessanti spaccati del mondo orientale visto di volta in volta sotto luci ed aspetti diversi, da quello sociale a quello religioso, a quello artistico spaziando dalle epoche più antiche al mondo contemporaneo, passando dall’India alla Cina, dalla ceramica all’arte tessile, da scultura alla pittura, alla fotografia…
Un ventaglio di espressioni artistiche che oggi, in nome della commistione artistica che intreccia oriente a occidente come accompagna l’antico al moderno, godono il favore delle mode tanto che è in costante ascesa l’interesse del pubblico internazionale per le manifestazioni di arte asiatica, così come la presenza di collezionisti e compratori asiatici sul mercato del Vecchio Continente, Italia compresa.
Dal 11 al 31 maggio presentando un biglietto d’invito di una delle Gallerie che partecipano all’edizione 2017 dell’evento si potrà beneficiare dell’ingresso omaggio per due persone al Museo Poldi Pezzoli.
Mentre il 15, 23 e 30 maggio dalle ore 15.30 il MUDEC ha in programma tre visite guidate alle proprie collezioni, la partecipazione è subordinata alla prenotazione “c.museoculture@comune.milano.it”, indicando nell’oggetto: “Prenotazione visita collezione orientale” e nel testo dell’e-mail: nome, cognome e data prescelta.


Anna Orsi scrive:

17 MAGGIO 2017 | FASCINO E SPLENDORE DELLE MAIOLICHE E DELLE PORCELLANE:
LA RACCOLTA DI PIETRO BARILLA
E UN’IMPORTANTE COLLEZIONE ROMANA

TESTI E IMMAGINI http://www.pandolfini.it/it/press/press.asp

Il ricco calendario di Pandolfini per il mese di maggio prevede, mercoledì 17, la vendita di due importanti collezioni di opere in maiolica, porcellana e terraglia del secolo XVIII con qualche importante esempio di opere del XIX secolo, in tutto circa 230 lotti, numero che si discosta per difetto dai reali pezzi posti in asta.
La composizione delle due collezioni ha permesso a Giulia Anversa e Alberto Vianello di produrre un catalogo che documenta in modo ampiamente esaustivo alcune tra le principali manifatture del Secolo dei Lumi quando la produzione di porcellane e maioliche era simbolo di prestigio e nobiltà e le manifatture erano spesso direttamente collegate alle Corti delle famiglie regnati o ai palazzi nobiliari, dove tra boudoir, salotti e salottini la cioccolata diventa un rito e il caffè “bevanda dell’intelletto”.

Le due collezioni presentate in asta sono frutto della passione e dell’attenta ricerca di due grandi appassionati e attenti cultori della materia e si possono dire veramente rappresentative sia per i collezionisti già affermati ma anche per chi volesse avvicinarsi a questo segmento di grande interesse culturale.

La collezione di Pietro Barilla vede protagonista la maiolica con alcuni importanti esempi rinascimentali tra i quali spicca un PIATTO, interamente istoriato al recto con una scena di accampamento romano riferibile all’assedio della città dei Rutuli da parte di Tarquinio il Superbo, eseguito nel 1545 circa nella bottega dell’urbinate Guido da Merlino la cui stima è di 25.000/40.000 euro (lotto 10). Inoltre, questo nucleo rinascimentale si caratterizza soprattutto per le opere, veramente selezionate, che esaltano l’importanza del decoro associato alla morfologia dell’opera, una tipologia che nel vecchio gergo del mercato antiquario era definita ”PEZZI DI FORMA”.
Come sottolineato in apertura il filo conduttore del catalogo, perché corpus centrale di entrambe le collezioni, sono alcune tra le principali Manifatture del Settecento a partire da quelle milanesi che qui brillano con la spettacolare ZUPPIERA a decoro Imari della manifattura di Pasquale Rubati, 1760 circa, in catalogo per la cifra di 3.000/4.000 euro (lotto 66).
Nella collezione Barilla, e d’altro canto diverso non poteva essere, la produzione maggiormente documentata è quella emiliana. In modo particolare colpiscono alcune opere della manifattura dei Conti Ferniani caratterizzate dal decoro “al giardino” o “alla colonna spezzata” come un gruppo di GRANDI CAFFETTIERE FAENTINE, su tutte ne evidenziamo una dell’ultimo quarto del secolo e alta più di trenta centimetri che è stimata 800/1.000 euro (lotto 50), e la superba ZUPPIERA del servizio Pepoli Pamphili, datata 1760-65 di cui si conoscono pochi esempi ora custoditi in musei, in catalogo con la valutazione di 5.000/8.000 euro (lotto 48).
Di grande bellezza e fascino sono anche le DUE RARE CAFFETTIERE, Imola seconda metà del Settecento, con decoro marmorizzato, così incredibilmente attuali come gusto materico e formale, entrambe in catalogo per 3.000/4.000 euro (lotto 34 e 35).
Tra gli esemplari insoliti troviamo il Trompe l’oeil che raffigura una lepre accucciata e che altro non è se non una raffinata ZUPPIERA della manifattura di Pasquale Antonibon di Nove di Bassano, nel periodo della gestione Baccin tra il 1774 e il 1802, la cui stima è di 2.000/3.000 euro (lotto 79).
Nella collezione Barilla la porcellana è poi magistralmente rappresentata da poche e selezionatissime opere come il RINFRESCABICCHIERI della manifattura di Geminiano Cozzi, Venezia 1770-75, decorato all’orlo dei portacalici da mascheroni femminili uniti l’un l’altro da ghirlande di foglie, valutato 5.000/8.000 euro (lotto 84).

Nella collezione romana in vendita prevale invece la porcellana con alcuni significativi e selezionati esempi di opere delle manifatture di Geminiano Cozzi a Venezia e di Pasquale Antonibon a Bassano, poi di Ginori, Meissen, della Real Fabbrica Ferdinandea e di Capodimonte.
Da quest’ultima manifattura è uscita nel 1750 una bella e rara CAFFETTIERA con bocca prominente sottolineata dal decoro sfumato porpora, in catalogo con la valutazione di 2.000/3.000 euro (lotto 110), e con essa il PIATTO, seppur frammentario valutato 3.000/5.000 euro, probabilmente databile al 1750, periodo in cui la Manifattura era diretta da Giovanni Caselli (lotto 111).
Tra le “plastiche” colpiscono le cosiddette “CACCINE DI GINORI” piccoli gruppi raffiguranti scene di caccia con i cani che braccano animali selvatici. Presenti nella manifattura di Doccia fin dal periodo del Foggini, queste piccole sculturine, passate dall’essere pomoli per ciste o zuppiere a oggetti decorativi autonomi, sembrano avere avuto a modello la scultura romana e la numismatica ellenistica. La descrizione delle tre a catalogo, stimate 3.000/5.000 euro, ci viene direttamente dagli inventari della Manifattura, che tra le dieci elencate descrivono le nostre tre, eseguite nel decennio 1760-70, come Manzo con cani, Cani con lepre e Porco con cane (lotto 106).
Interessante è anche l’assortimento di TAZZE rappresentative dei vari decori utilizzati dalla manifattura di Doccia come, ad esempio, le cinque TAZZINE con decoro cosiddetto “ a tavolino” prodotte attorno agli anni 1755-1760, la cui stima è di 1.000/1.500 euro (lotto 139).
Particolarmente significativa è la COPPIA DI ELEMENTI DI BASE in porcellana dura del 1750 circa raffiguranti dei putti musicanti, appartenuti ad una base di ebano che era sostegno della statua “Venere seduta nella conchiglia”, una copia in porcellana della statua degli Uffizi nota come “Venere al bagno”, la loro stima è di 1.000/2.000 euro ( lotto 149). Opere simili sono presenti nelle maggiori raccolte museali europee.
Per le manifatture italiane ricordiamo ancora un importante VASSOIO decorato con un bouquet e ghirlande fiorite, appartenuto al servizio Mocenigo prodotto nelle fornaci di Geminiano Cozzi nel 1770 circa, valutato 1.500/2.500 euro (lotto 204).

Straordinarie sono le CIOTOLINE di Meissen in porcellana molto sottile decorate con scene di porto entro riserve a rocaille in oro e porpora databili al 1740 e stimate 1.500/2.000 euro (lotto 141), come sorprendentemente belle sono le due TAZZINE, sempre Meissen probabilmente databili al 1735, con decoro acromo a fiori di pruno in rilievo sull’esterno e in oro e policromia all’interno e sul piattino, inerite a catalogo per la cifra di 1.200/1.800 euro (lotto 158).
Sempre della manifattura tedesca negli anni tra il 1730 e il 35 viene prodotto il RARO PIATTO decorato nella parte superiore con un motivo Kakiemon con simbologie e caratteristiche orientali note come decoro Flyng Fox, associato nella parte inferiore a un motivo che simula una stoffa quadrettata con elementi di ricamo. Questo decoro deriva esattamente da ornati creati tra il 1680 e il 1725 ad Arita, e la manifattura di Meissen che già nel 1710 era tra i principali importatori di porcellane orientali, incluse fin da subito nei suoi decori d’ispirazione giapponese. Il Victoria & Albert Museun conserva una foglia e un piatto con il medesimo decoro del nostro che è stimato 8.000/12.000 euro (lotto 186).

E come accennato in apertura questa “Tavola settecentesca” lascia spazio ad alcuni importanti esempi del XIX secolo come il bel SERVIZIO DA CAFFÈ, Napoli, Fabbrica Del Vecchio, post 1818: un vero servizio da meditazione con raffigurazioni tratte dagli affreschi pompeiani, che ci rammenta come il gustare il caffè fosse divenuto pratica di cultura di un epoca e non solo di gusto. Lattiera, zuccheriera, caffettiera e dodici tazzine sono in catalogo per 3.000/4.000 euro (lotto 215).


Anna Orsi scrive:

16 MAGGIO 2017 | DIPINTI DEL SECOLO XIX:
IL RITORNO DELLA “MACCHIA” E ALTRE SCUOLE NELL’ITALIA DELL’OTTOCENTO

TESTI E IMMAGINI http://www.pandolfini.it/it/press/press.asp

Gli autori toscani dell’800 costituiscono il nucleo principale dell’asta di DIPINTI E SCULTURE DELL’800 che Pandolfini batterà il 16 maggio nella sede di Palazzo Ramirez Montalvo a Firenze.
Opere di maestri come Fattori, Signorini, Tommasi, Cannicci, Panerai, Lega che in Italia nel corso di tutto il Novecento sono state obiettivo d’importanti acquisizioni museali e fondamento delle più grandi collezioni private di Pittura italiana dell’Ottocento, oggi sono oggetto di un rinnovato interesse e con l’intenzione di consolidarne il valore e l’importanza, Pandolfini, leader nel mercato dei dipinti dell’800 italiano, ha scelto di porli all’attenzione del collezionismo e del mercato nazionale con questa vendita incentrata su opere di qualità ma di piccolo formato.
Trascorsi i momenti in cui la predilezione era per opere di grande respiro, testimonianza d’importanti momenti storici e pittorici, oggi il pubblico è più incline a collezionare quelle di piccole dimensioni dove realismo e macchia trovarono nelle tematiche della natura, scorci e paesaggi in particolare, il loro soggetto d’elezione, come si percepisce scorrendo le tante ed eccellenti opere ampiamente illustrate e documentate nel catalogo della vendita di maggio.
Maestri in piccolo formato a partire da Giovanni Fattori del quale ricordiamo SOLDATO A CAVALLO, un piccolo lavoro la cui stima è di 8.000/10.000 euro.
Non mancano scorci di vita quotidiana, dalle contadine colte nel loro lavoro dei campi, come nel dipinto di Nicolò Cannici FALCIATRICI D’ERBA in catalogo per 6.000/9.000 euro, a quelle ritratte nei momenti di riposo, e ancora casolari solatii e scorci di paese, come nelle due opere in catalogo di Telemaco Signorini e Adolfo Tommasi. La prima è STRADINA DI SETTIGNANO, un piccolo olio su cartoncino stimato 6.000/9.000 euro, mentre la seconda e un olio su tela applicata su cartone e stimata 4.500/6.500 euro, è una STRADA DI SERRAVEZZA.
Queste sono alcune delle testimonianze macchiaiole che Pandolfini pone all’attenzione dei collezionisti il prossimo 16 maggio, esposti a partire dal 12 al piano nobile del palazzo di Borgo degli Albizi.
Inoltre il catalogo della vendita propone una bella selezione di opere napoletane di primo ‘800 provenienti dalla collezione degli eredi di Giacinto Gigante, presente in catalogo come pittore con LA CAPPELLA CARACCIOLO DEL SOLE NELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI A CARBONARA, NAPOLI un acquarello e tempera su carta stimato 7.000/9.000 euro, poi due opere di De Nittis, il pastello su carta RITRATTO DI MADAME MANET stimato 8.000/12.000 euro e una piccola tavoletta raffigurante L’ESCURSIONE SUL VESUVIO in catalogo per 10.000/15.000 euro.
Tra le opere di scuola veneta segnaliamo un bozzetto di Favretto, un ritratto di Luigi Nono e il dipinto CORTEGGIAMENTO di Vittorio Emanuele Bressanin la cui stima è di 15.000/20.000 euro.
Ancora, il bolognese Alfredo Protti con LA TOILETTE, opera esposta alla Biennale di Venezia del ’22 oggi stimata 15.000/20.000 euro, e un gruppo di opere di scuola romana di primo Novecento delle quali ricordiamo LEZIONI DI PITTURA un olio su tavola di buone dimensioni di Amedeo Bocchi, la cui stima è di 10.000/15.000 euro. Infine segnaliamo anche due opere di Giovanni Canella il Vecchio, Marina e Paesaggio con viandante, valutate rispettivamente 10.000/15.000 e 9.000/12.000 euro.
Un occhio è rivolto anche all’estero con l’interessante RITRATTO DI JUANA ROMANI dell’artista francese Roybet, la stima di questo olio su tavola a grandezza pressoché naturale è di 18.000/25.000 euro.


Anna Orsi scrive:

16 MAGGIO 2017 | SCULTURE E DIPINTI ANTICHI:
OPERE MAI APPARSE SUL MERCATO, DA ANTICHE PROPRIETÀ ITALIANE

TESTI E IMMAGINI SCARICABILI DAL SITO http://www.pandolfini.it/it/press/press.asp

L’asta di SCULTURE E DIPINTI ANTICHI con cui Pandolfini il 16 maggio si presenta all’appuntamento di primavera vedrà in catalogo un’interessante selezione di opere che vanno dal Cinque al Settecento, molte delle quali provenienti da importanti famiglie italiane nella maggior parte dei casi mai apparse sul mercato.
Apriamo con la RESURREZIONE dipinta su tavola da un artista romano del secondo Cinquecento, raffinato interprete della Maniera diffusa nel cantiere farnesiano di Castel Sant’Angelo, che sarà offerta con una stima di 35.000/45.000 euro.
Allo stesso periodo ma alla scuola di Bologna appartiene la figura allegorica della GEOMETRIA di Lorenzo Sabatini, un olio su tela stimato 30.000/50.000 euro.
Per il Seicento toscano ricordiamo I CARDINALI GUERREGGIANTI un dipinto curioso, non tanto nel soggetto, ma nelle motivazioni della sua realizzazione: fu commissionato a Giovan Battista Vanni dal prelato fiorentino don Lorenzo Corsi per omaggiare se stesso, la sua carriera politica e i legami con la corona francese e la famiglia Barberini. Di notevoli dimensioni questo multiplo ritratto equestre a olio su tela è in catalogo per 30.000/50.000 euro.
Come il precedente dalla collezione Corsi proviene anche LA MORTE AL TAVOLO DELL’AVARO, una curiosa allegoria ad olio su tela di Giovanni Martinelli già nota agli specialisti per essere stata esposta alla mostra dedicata al pittore di Montevarchi nel 2011, in catalogo per la cifra di 50.000/70.000 euro.
Di un’altra antica raccolta fiorentina fa parte il dipinto, di scuola romana, CESARE RIMETTE SUL TRONO CLEOPATRA con ogni probabilità eseguito nella bottega di Pietro da Cortona a memoria della grande scena dipinta per la residenza dei nobili Phélipeaux de la Vrillière a Parigi; la tela dipinta ad olio parte da una base di 15.000 euro.
Sempre da proprietà conservate a Firenze proviene anche il delizioso olio su tela PITTORE NELLO STUDIO, un autoritratto di Michelangelo Cerquozzi che si è raffigurato mentre dipinge dal vero un anziano modello, la stima è di 15.000/20.000 euro.
Inoltre il catalogo offre ai collezionisti o solo estimatori della natura morta un’ampia selezione di opere di scuole diverse proposte con valutazioni allineate alle ultime tendenze del mercato, che nello specifico si traducono in un’ottima occasione per competere su due riscoperti Franz Werner Tamm insolitamente “vivi” per la presenza di figure.
Entrambi dipinti a olio su tela sono FRUTTA E FIORI ALL’APERTO CON UNA FIGURA FEMMINILE e SELVAGGINA E UN CACCIATORE e sono stimati rispettivamente 25.000/35.000 e 15.000/20.000 euro.
Gli esordi romani della Natura Morta sono rappresentati nella vendita da un inedito Agostino Verrocchi, FRUTTA E ORTAGGI SU UN PIANO, un olio su tela di buone dimensioni stimato 10.000/15.000 euro; mentre arrivano da Napoli NATURA MORTA DI PESCI, l’opera firmata da Giuseppe Recco è stimata a 30.000/50.000 euro, e da Bologna una raffinata COMPOSIZIONE DI FIORI di Antonio Mezzadri in catalogo per la cifra di 10.000/15.000 euro.
Completano la selezione delle opere proposte in vendita il 16 maggio la splendida VEDUTA DI CAMPO VACCINO firmata da Jacob van Huchtenburgh, un olio su tela l cui stima è di 25.000/35.000 euro e una VEDUTA COL PONTE DI RIALTO, un olio su tela della scuola di Francesco Guardi in catalogo a 40.000/60.000 euro.
Il BUSTO DEL MARCHESE ANTONIO CORSI, realizzato dallo scultore romano Alessandro Rondoni e stimato 60.000-80.000 euro è, con un nucleo di busti marmorei principalmente ispirati all’antichità classica, parte del bel gruppo di sculture presente in catalogo.


Anna Orsi scrive:

CATTEDRALI DI CARTE e altre opere necessarie
Personale di Matteo Naggi
Galleria Isarte | Corso Garibaldi 2, Milano
19 – 31 maggio
inaugurazione 18 maggio ore 18

Dopo il successo delle mostre dedicate all’arte aborigena australiana e all’outsider art, la Galleria Isarte prosegue la sua ricerca nel mondo dell’arte “non ufficiale” proponendo all’attenzione del pubblico le sculture, i disegni e le incisioni di Matteo Naggi. A questo giovane artista italiano – una vera scoperta – è dedicata la mostra personale Cattedrali di carta e altre opere necessarie, che la Galleria ha il piacere di presentare dal 18 al 31 maggio 2017.
La mostra, curata da Francesco Porzio, si rivolge soprattutto a chi non considera l’arte un brand o un oggetto di consumo, ma è interessato ad artisti che lavorano a proprio rischio, al di fuori del sistema di mercato attuale. Autori che non producono “eventi” pseudo-artistici e slogan concettuali, ma forme significative; e la cui opera è il frutto necessario (di qui il sottotitolo della mostra) di un’esperienza di vita autentica. Artisti di questo tipo, è vero, si trovano più facilmente nell’arte tribale e outsider, ma qualche volta si possono incontrare anche nei dintorni di Milano.
Questa esposizione milanese è la prima vera mostra di Matteo Naggi, trentottenne di Cuggiono, che in precedenza aveva esposto soltanto alcuni lavori in terracotta. Matteo non ha una vita semplice, fa il pizzaiolo per guadagnarsi da vivere e perciò non sempre ha potuto lavorare con continuità. Nonostante il suo naturale talento, non ha ancora avuto l’occasione di esporre le proprie opere come si deve.
La mostra di Isarte è la sua prima vera occasione: ci saranno sei grandi sculture in ferro e carta pressata o macerata (le impressionanti Cattedrali primitive, a metà strada fra la figura umana e l’architettura brut), il monumentale collage intitolato Giardino botanico, alcune splendide incisioni e disegni e a una serie di gioielli-sculture anch’essi in carta e metallo realizzati per la mostra, che rappresentano una novità assoluta nella sua produzione.
Nelle sue drammatiche strutture, antropomorfe e insieme astratte, Naggi riesce a elevare un materiale povero come la carta alla dignità plastica della grande scultura.

«Matteo Naggi – scrive Porzio nel testo critico di presentazione – possiede alcune virtù che si combinano raramente negli artisti d’oggi: l’onestà intellettuale, un’umiltà quasi artigianale e una concezione molto elevata dell’attività artistica. (…). Ha compreso che ciò che conta non è il “senso” pretestuoso che attribuiamo all’arte, ma la sua intima necessità e la convinzione quasi religiosa che essa comporta. Sa che all’uomo tale insensatezza è sacra, perché è il ponte verso un significato altrimenti inesprimibile, profondo; ma sa anche che in nessun modo essa può essere confusa con la gratuità strumentale del linguaggio artistico contemporaneo. (…). Tutto ciò lo rende felicemente estraneo al clima attuale e lo apparenta nobilmente allo spirito perduto delle avanguardie».


Lisa Ciardi scrive:

ATIM’s Top 60 Masters Of Contemporary Art
Il gotha dell’arte contemporanea a Firenze
La mostra sarà inaugurata il prossimo 27 maggio all’Auditorium al Duomo

Firenze, 7 maggio 2017 – La grande arte contemporanea torna ad animare Firenze. ArtTour International Magazine, rivista mondiale rappresentativa sul settore dell’arte, torna in città per presentare i nomi della ATIM’s Top 60 Masters Of Contemporary Art per il 2017. I migliori artisti contemporanei del mondo, pubblicati dalla rivista, si riuniranno negli spazi dell’Auditorium al Duomo di Firenze (via de’ Cerretani 54/r), dove il 27 maggio (ore 18) si terrà la quinta edizione dell’ATIM Masters Award: un’attesissima cerimonia di premiazione annuale, evento di punta di ArtTour International Magazine, che attira artisti e appassionati d’arte provenienti da tutto il mondo.
I destinatari dei premi saranno scelti tra i sessanta inseriti, tra aprile 2016 e aprile 2017, nella pubblicazione annuale ATIM’s Top 60 Masters Of Contemporary Art curata da Viviana Puello, personalità di fama internazionale nel mondo dell’arte, fondatore e redattore-capo di ArtTour International Magazine. Puello è anche un’artista: per questo, in segno di omaggio alla carriera dei propri ‘colleghi’, ha creato un premio unico per gli artisti. Si tratta di una scultura dal titolo “Rising Above”: una figura con le sembianze di un angelo con le ali aperte, realizzata in porcellana e placcata in oro 24 carati. L’opera incarna tutto ciò ArtTour International Magazine rappresenta.
Tra gli artisti presenti ci sarà Fabian Perez (Argentina) definito dai media internazionali “il più grande artista della sua generazione”. Perez, tra i giovani artisti più collezionati in tutto il mondo, ha ritratto alcune tra le persone più influenti come Papa Francesco, il presidente dell’Argentina, e recentemente Sri Sri Ravi Shankar (guru tra i più influenti dei nostri tempi). Parteciperanno all’evento fiorentino anche L Ramachandran (India), il primo fotografo indiano ad essere presente sul magazine Playboy, Sonia Domingues (Portogallo) e Katrin Alvarez (Germania). Fra gli ospiti d’onore la film maker Dana Verde, autrice del film “The Perfect Match” prodotto da Queen Latifah, una commedia romantica americana diretta da Bille Woodruff. Il film è stato scritto da Dana Verde, Brandon Broussard, Gary Hardwick, con stars come Terrence J, Cassie Ventura, Lauren London e Paula Patton.
In occasione dell’evento, si terrà anche il concerto dei Tre Tenori, uno spettacolo magnifico di arie d’opera e canzoni napoletane, capolavori che hanno reso l’Italia celebre in tutto il mondo. Infine ci sarà la musica di Ginevra Pruneti, talentuosa violoncellista fiorentina. La rivista presenterà inoltre una mostra d’arte unica e spettacolare, realizzata appositamente per questo evento e che raccoglierà le opere di artisti di fama provenienti da tutto il mondo.


Pietro scrive:

In occasione dell’allestimento di dodici opere monumentali esposte nel territorio della città di Padova in collaborazione con il Comune di Padova Settore Cultura, Turismo, Musei e Biblioteche

La Galleria Vecchiato Arte
dedica una personale all’artista Park Eun Sun
Inaugurazione mostra giovedì 20 aprile ore 19.00
Con presentazione del catalogo
Saranno presenti l’artista e i curatori della mostra Chiara Gatti e Massimiliano Sabbion

La mostra resterà aperta fino al 20 maggio 2017

Presso la Galleria Vecchiato Arte saranno presentate trenta opere realizzate negli ultimi dieci anni da Park Eun Sun. Le sculture dell’artista approdano, dopo le recenti esposizioni di Roma e di Firenze, a Padova, una delle più antiche città della penisola e la più antica del Veneto, crocevia di molteplici personalità artistiche che hanno contribuito alla sua crescita culturale e storica.
Sarà possibile ammirare il percorso dell’artista coreano presso la Galleria Vecchiato Arte in una serie di opere scultorie di diverse dimensioni, proseguimento delle opere monumentali esposte in città, ma concepite come lavori a se stanti cui rivolgere lo sguardo: colonne, sfere, cubi sono le forme cui si rivolge la ricerca dell’artista.
Le composizioni in marmo di Park Eun Sun si configurano in strutture lineari e globulari: le colonne e le forme composte appaiono prive di funzionalità portanti ma sostenute da allegorie e costruzioni che sviluppano un’idea concettuale metamorfica di tipo orientale.
Strutture lineari e globulari composte da forme, colonne e monoliti, le sculture sono accentuate da fenditure e squarci che si sviluppano in un’ideologia di tipo orientale.
Nelle sue opere Park Eun Sun ricerca l’armonia e l’equilibrio ed arriva a congiungere lo sguardo a contatto con l’anima con la concretezza degli interventi granitici visibili nel risultato finale dell’opera, in un continuo scambio di interazione tra le culture.
La Galleria Vecchiato Arte presenta le sculture di Park Eun Sun in un contesto intimo e connesso agli spazi della galleria dove si evidenziano la grande forza dei materiali, dal marmo ai graniti, dalle forme ai colori, dalla terra al cielo.
L’inaugurazione della mostra si tiene il 20 aprile presso la Galleria Vecchiato Arte di Padova a partire dalle ore 19.00 con la presenza straordinaria di Park Eun Sun ed i curatori Chiara Gatti e Massimiliano Sabbion. La mostra proseguirà fino al 20 maggio con ingresso libero.

Titolo della mostra: Park Eun Sun – Padova
Artista: Park Eun Sun
Inaugurazione: 20 aprile ore 19:00
Chiusura: 20 maggio
Catalogo: in galleria – testi critici a cura di Chiara Gatti, Massimiliano Sabbion, Ryu Byoung Hak
Sede: galleria Vecchiato Arte, Via Alberto da Padova, 2 – 35137 Padova
info@vecchiatoarte.ithttp://www.vecchiatoarte.it

Biografia:
Park Eun-Sun (Mok-po, Corea del Sud, 1965).
Si è trasferito a Pietrasanta (Lucca) con la famiglia per apprendere le tecniche della lavorazione del marmo della Versilia, si avvicina allo studio dei materiali scultorei conseguendo prima la laurea in scultura presso il Dipartimento di Belle Arti dell’Università di Kyung-Hee a Seoul e, successivamente, diplomandosi all’Accademia di Belle Arti a Carrara.
Park Eun-Sun ha esposto in Italia (Roma, Pietrasanta, Torino, Verona, Genova) e all’estero (Corea, Germania, Olanda, Panama, Svizzera, Stati Uniti).


PUNTO SULL'ARTE scrive:

ANNALÙ – NAGATANI
A cura di Alessandra Redaelli

Vernissage: SABATO 6 MAGGIO 2017, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 7 Maggio – 10 Giugno 2017
Catalogo con testi di Alessandra Redaelli

Due scultori diversissimi, ma accomunati dalla profonda spiritualità, si affiancano nelle sale della galleria PUNTO SULL’ARTE a Varese – Casbeno (VERNISSAGE SABATO 6 MAGGIO h 18-21): il giapponese KYOJI NAGATANI, che si esprime soprattutto attraverso il bronzo, e ANNALÙ, giovane artista di origine veneziana che ha dato un nuovo volto e una nuova voce alle resine. Se il primo sceglie la compatta impenetrabilità del metallo, la seconda predilige la trasparenza dei materiali sintetici; se lui scandisce il suo racconto in un linguaggio essenziale e minimalista, lei alza il suo canto in toni pieni, avvolgenti, talvolta barocchi; se uno gioca con la luce riflessa e il bruno delle ombre, l’altra si lascia trascinare da una tavolozza selvaggia. Eppure la ricerca di una verità ultima all’interno della natura sottende tutti i lavori di entrambi gli artisti e crea dialoghi segreti tra le sette virtù raccontate dalle Pietre oniriche di Nagatani, appese al soffitto in file eleganti e reinterpretate come forme primordiali di grazia rinascimentale, e i frattali celati dietro i merletti di Annalù; tra il sussurro della materia che brulica sotto la lucida superficie spaccata del bronzo e il vibrare delle farfalle che sciamano nei Dreamcatcher; tra gli impervi speroni di roccia su cui stanno arroccate dimore segrete ma forse penetrabili e quei Fukinagashi (omaggio dell’artista italiana alla cultura orientale) scossi dal vento sulle loro isole fluttuanti come vele durante una tempesta.

ANNALÙ: Nasce a San Donà di Piave, Venezia, nel 1976. Nel 1999 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Dal 2001 espone in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero (Hong Kong, Los Angeles, Naples in Florida, Bologna e San Gimignano). Nel 2001 e 2011 partecipa alla Biennale di Venezia e 2017 a Scope New York. Vince numerosi premi e menzioni tra cui il Premio Arte Laguna 2007 e 2008; Premio Pagine Bianche 2006; Premio Stonefly per l’Arte Contemporanea 2008; Premio Ora 2011; Premio Opera le vie dell’Acqua 2012; Premio Zaha Hadid 2016. Le sue opere sono in esposizione permanente presso il MACS Catania e MIM Museum in Motion Piacenza. Ha esposto in numerosi Musei italiani e stranieri. Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Vive e lavora a Passarella di San Donà di Piave, Venezia.

KYOJI NAGATANI: Nasce a Tokyo nel 1950. Si laurea all’Università delle Arti di Tokyo e presso l’Istituto Superiore di Ricerca dell’Università Statale di Belle Arti della capitale giapponese. Nel 1976 consegue il Diploma di specializzazione nella fusione del bronzo. Vince poi una borsa di studio del governo italiano che gli consente, nel 1984, di diplomarsi all’Accademia di Brera a Milano sotto la guida degli scultori Enrico Manfrini e Alik Cavaliere. Fra le sue opere più importanti si ricordano il Monumento per il Teatro Comunale di Hachioji a Tokyo, la Sedia del Vento per il Museo aperto di Utsukushi-ga-hara di Nagano, La Porta del Vento per il Museo aperto di scultura di Hakone, Il Seme per la Scuola Edile di Bergamo (Seriate) e tre monumenti per i Giardini pubblici di Yoshikawa City (Saitama). Nel 2009 vince il Premio delle Arti (settore scultura) del Circolo della Stampa di Milano – Associazione Culturale Indro Montanelli. Vive e lavora tra Milano e Tokyo.

PUNTO SULL’ARTE
Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19
Domenica 7 e 14 Maggio h 15-19


Anna Orsi scrive:

Pandolfini opera in quasi tutti i settori dell’arte e del collezionismo dal 1924 e negli ultimi 10 anni è divenuta leader indiscussa sul mercato nazionale raggiungendo, in alcuni casi, eccezionali esiti di venduto e conseguendo record italiani e internazionali nei settori più tipici dell’arte e dell’antiquariato, ma anche in aree innovative per il mercato italiano.
Risultati che rispondono alla ferma convinzione che una parte preminente dell’impegno della Casa d’Aste sia quella di rispondere con proposte puntuali e innovative alle esigenze di un collezionismo nuovo, colto e preparato.
Questo modus operandi ha portato Pandolfini ha creare per prima in Italia dipartimenti e sessioni di vendita in settori fino allora prerogativa delle sole realtà internazionali come i vini da Collezione, l’Arte Orientale o l’Archeologia. Una strategia improntata l’innovazione che trova continuità nella creazione del nuovo dipartimento AUTO CLASSICHE, e tutto ciò che è legato: motociclette, memorabilia, documenti, cimeli e quant’altro, che sarà guidato da Marco Makaus, uno dei più stimati professionisti del settore.

L’insieme delle peculiarità che contraddistinguono il dipartimento AUTO CLASSICHE di Pandolfini all’interno del mondo dell’Auto d’Epoca si è certi apporterà un contributo positivo al mercato di riferimento offrendo, con una impostazione del tutto nuova, una serie di servizi personalizzati mutuati dalla grande tradizione nel mercato dell’arte.
Grazie a questa sua lunga e brillante attività Pandolfini ha una estesa rete di contatti tra i collezionisti d’arte e di antiquariato in Italia che gli fornisce la possibilità di interagire con nuovi venditori o compratori fino ad ora estranei ai consolidati meccanismi del mercato dell’Auto d’Epoca. Questo permetterà al dipartimenti di AUTO CLASSICHE di intermediare vetture che altrimenti non verrebbero allo scoperto, ed anche di assistere molti clienti esistenti che hanno iniziato ad osservare le Auto d’Epoca come possibile oggetto da collezione e da investimento.

La storia dell’Automobile s’intreccia profondamente con la storia e la società dell’ultimo secolo, tocca quasi tutti gli aspetti della nostra vita, ha molti punti di contatto con le Arti, e alcuni aspetti della meccanica e dello stile automobilistico vengono ormai considerati da molti critici una forma d’arte, non è forse una scultura in movimento una macchina carrozzata Pininfarina?
Il Dipartimento si propone di offrire un qualificato supporto ai collezionisti esistenti e a un nuovo pubblico che ambisca affiancare l’Automobile ad altri interessi e collezioni, iniziativa per la quale Pandolfini con la serietà e l’affidabilità della più antica casa d’Aste italiana e un pool di esperti di grande e provata esperienza, potrà assolvere al meglio.

L’Italia, infatti, rappresenta un importante centro d’interesse in questo campo, sia con i suoi prodotti che con i suoi collezionisti. Le più ricercate auto da collezione – contese dai compratori internazionali – sono italiane, ma anche quelle di maggiore diffusione, come le Fiat, le Lancia e le Alfa Romeo, sono richiestissime dagli appassionati di tutto il mondo, che spesso se ne sono innamorati guardando il grande cinema italiano degli anni ’50 e ’60. L’Italia ha ancora molti tesori automobilistici nascosti nei suoi borghi, nelle città e nei casolari di campagna, e ha moltissimi appassionati che, ricercando sempre nuove esperienze ed emozioni automobilistiche, generano un movimento che è seguito con grande interesse da tutto il mondo.

Non meno importante è il settore motociclistico, in cui il nostro paese ha espresso tecnici, marchi e piloti al vertice assoluto, creando capolavori ricercati dagli appassionati.

Con la creazione di questo nuovo Dipartimento, Pandolfini intende proporsi come un partner affidabile e di grande esperienza, in grado di servire sia i venditori che gli acquirenti, garantendo loro transazioni trasparenti e senza sorprese.
Grandissima attenzione verrà dedicata allo studio preventivo delle vetture offerte e alla loro descrizione fedele inoltre sarà offerta la possibilità di provare ed esaminare dettagliatamente ogni vettura inserita nei cataloghi di vendita, cosa che normalmente non è possibile.

È con piacere, dunque, che Pandolfini annuncia l’inserimento in calendario della prima asta del Dipartimento AUTO CLASSICHE, per il prossimo mese di settembre.


Daniela Madonna scrive:

I SUONI PRIMORDIALI DELLA GRANDE GUERRA OGGI: PANOPTICO, INSTALLAZIONE DI SOUND ART

Vernissage: Sabato 25 Marzo, ore 11.00, presso il Bunker del Castello di Duino (via Duino 32, 34011, Duino Aurisina) – la partecipazione all’inaugurazione è solo su prenotazione, fino al raggiungimento dei posti consentiti
Orari: dal 25 marzo 2017 al 2 aprile 2017; tutti i giorni dalle 9.30 alle 17.30; chiuso il Martedì.
Infoline: http://www.iodeposito.org; http://www.bsidewar.org

IoDeposito Ong, in collaborazione con il Gruppo Ermada Flavio Vidonis e il Castello di Duino, presenta sabato 25 marzo alle ore 11.00 l’installazione sonora “Panoptico” (PAN-ὀπτικός) di Greta Lusoli, presso il bunker del Castello di Duino. L’evento, fruibile gratuitamente fino al 2 aprile (dalle 9.30 alle 17.30, tutti i giorni tranne il martedì), è organizzato con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e il patrocinio dell’UNESCO, e rientra nell’ambito della terza edizione dell’ampia rassegna artistica e culturale B#SIDE WAR, ideata da IoDeposito Ong e promossa attraverso numerosi eventi nazionali ed internazionali quali mostre d’arte e installazioni artistiche, performing, conferenze, progetti di ricerca e pubblicazioni.

In un’Europa che cento anni fa si configurava come una grande prigione a cielo aperto, quasi quindici milioni di persone vivevano intrappolate in carceri di guerra inumane. A fianco a loro, altrettanti civili soccombevano tra campi di rifugiati, campi d’evacuazione o tra le propria mura domestiche, prigionieri di una realtà di distruzione e di privazione. L’opera “Panoptico” (PAN-ὀπτικός) si relaziona con quel terribile scenario di guerra tentando di evocare sonoramente (ricostruendola nella mente dell’uditore) l’angosciosa architettura di prigione ideata dal filosofo e giurista J. Bentham alla fine del XVIII secolo. Concepita per rendere più efficienti, economiche e sorvegliabili le carceri, la struttura di Bentham permette a un singolo sorvegliante di controllare contemporaneamente tutti i detenuti pur rimanendo fermo al centro dell’edificio, grazie alla dislocazione che sviluppa le celle ad anello attorno allo spazio centrale. Queste celle divennero dunque trasparenti, comportando la distruzione della privacy dei prigionieri: la protezione della loro intimità (e della loro identità più profonda) svanisce quindi del tutto, contribuendo a quel pericoloso processo di oggettualizzazione e de-umanizzazione del prigioniero.

L’intervento di arte pubblica della Lusoli offre diversi piani di lettura, individuando almeno tre matrici intrinseche in un’opera tanto immateriale e invisibile, quanto emozionalmente complessa. La prima chiave interpretativa è di carattere prettamente sensoriale: per evocare la crudele architettura del PAN-ὀπτικός, l’artista proietta nello spazio prossemico del fruitore un suono vibrante, profondo, aspro e sgradevole, capace di evocare segnali d’allarme naturali e primordiali. Nella cassa toracica e nella memoria di chi si avvicina risuonano in tal modo echi universali, archetipici, che si pongono quasi come una summa di quei segnali d’allarme prodotti dal mondo animale (compreso quello primitivo, ormai estinto). Il secondo livello interpretativo sintonizza l’esperienza di questa architettura del XVIII secolo al dramma dei conflitti contemporanei, facendosi simbolo di una realtà non vista e non considerata (ma fin troppo comune nel mondo di oggi). Per mezzo di una proporzione matematica e concettuale che divide i minuti contenuti in 365 giorni per il numero dei prigionieri che ogni anno muoiono vittime delle guerre, il suono viene emesso ogni 5 minuti e 53 secondi. L’implacabile puntualità di questa scadenza sottolinea così la spaventosa quantità di prigionieri di guerra che, ancora oggi, perdono la propria libertà nei conflitti armati. Una terza matrice metaforica riguarda infine la dissociazione delle polarità vedere-essere visti: la vastità dei conflitti che attanaglia il mondo intero non viene oggi colta dai nostri occhi eppure, grazie al suono che prepotentemente giunge a toccare corde profondissime della nostra anima, riesce a essere percepita chiaramente dalle nostre menti, penetrando nella routine della quotidianità che assorbe e isola dai grandi drammi contemporanei.

Un ruolo importante gioca la scelta dei luoghi specifici in cui il suono viene proiettato e con i quali l’installazione si relaziona con naturale contiguità: il Castello di Duino venne prima (nell’arco del primo conflitto mondiale) completamente distrutto a causa della vicinanza col fronte, per essere poi condannato a un susseguirsi di bombardamenti degli alleati sul Monfalcone anche durante la seconda Guerra Mondiale. Chi si trovava in paese si rifugiava nel grande Bunker, inoltrandosi nella profonda grotta e aspettando, al buio, che il peggio passasse. L’installazione sonora, posta nell’ultima sala del sotterraneo, trasporta dunque lo spettatore simultaneamente in un luogo e in molti altri, riuscendo a confrontare l’essere qui fisico e reale con il là delle vittime e dei prigionieri del conflitto. Il suono aspro e tagliente si eleva nel bunker del castello e nella memoria storica ancora aleggiante come una coltre invisibile ma persistente, riflettendo quell’antica paura dissolta solo dalla luce di speranza che vi penetra da una ventosa finestra sul mare.

Contatti:
Link dell’evento: http://www.bsidewar.org/it/prossimi-eventi/panoptico-by-greta-lusoli-1/
Web: http://www.iodeposito.org; http://www.bsidewar.org
Direzione: info@iodeposito.org
Ufficio stampa: daniela.madonna@iodeposito.org


Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea scrive:

Il bronzo del maestro d’arte Robert Cook è ancora fluido
(Artista Internazionale Robert Cook. Boston 1921 – Canale Monterano di Roma 2017)

Ci lascia oggi, 7 Marzo 2017, il maestro Robert Cook, esimio scultore americano nato a Boston nel 1921, che ha scelto la vita e il laboratorio nel paese d’arte Canale Monterano di Roma. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Parigi e ha spiccato fra gli artisti di Via Margutta, ha raggiunto la fama in qualità di “artista che cattura il movimento in un bronzo fluido”.
Innovatore nel processo “a cera persa” di fusione, le sue opere vanno da minuziose medaglie a monumenti pubblici di vaste dimensioni e opere museali in tutto il mondo, dalla visitatissima “Dinoceras”, a Park Avenue di New York, fino a Canberra, all’Arabia Saudita e in Italia. Appassionato d’infinite forme dinamiche di animali, ballerini, sportivi, attori, musicisti, lasciava inarrestabile la modulazione della forma artistica alle note libere del jazz. Premiato dal Prix de Rome, dall’Accademia Nazionale delle Arti e delle Lettere e dalla Fondazione Tiffany.
Eppure la dinamica di vita che arde nella sua materia oggi non avrà arresto, poiché è nato il Premio d’Arte Robert Cook in Canale Monterano di Roma, ideato dall’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea, intitolato al maestro e lasciato all’interpretazione dei bambini di scuola primaria, che celebra e condivide la dimensione comune e universale dell’essere umano, in qualità di luogo etico, luogo di senso e di verità dell’espressione, oltre le differenze e nel divenire dell’essere, in ricordo e in riconoscimento alla bellezza dell’arte cookiana e alla semantica profonda del movimento dialettico d’eternità che esprime, per viva riconoscenza ispirata delle nuove generazioni.
In basamento della sua opera “In volo” nella piazza del paese è dedicata una poesia al maestro Robert Cook: “Gesta / il cuore palpiti / disvolti in voli. / Cresco / di sorpresa e di grido / lo spazio mediano le cose, / essenziale e indomo / in ali di sole. / E mi corona / infinito / muovere di vita” di Fulvia Minetti.


Anna Orsi scrive:

22 MARZO 2017
LA CORNICE È LA PIÙ BELLA INVENZIONE DELLA PITTURA:
LA RACCOLTA DI FRANCO SABATELLI

Pandolfini Casa d’Aste
Palazzo Ramirez Montalvo – Borgo degli Albizi, 26 – Firenze

“La cornice è la più bella invenzione della pittura”, così, citando Pierre-Auguste Renoir Franco Sabatelli chiosa la sua introduzione al catalogo della vendita che Pandolfini dedica alla sua raccolta il prossimo 22 marzo.

Sono poco più di dieci anni che Franco Sabatelli ha chiuso la storica bottega di Brera nella quale per cinquantacinque anni ha esposto, dopo avere scovato, raccolto, selezionato e studiato, cornici antiche di tutte le epoche e provenienze. Per essere precisi, come lui stesso afferma nel piacevolissimo pomeriggio passato in sua compagnia proprio per scrivere queste righe (che non gli renderanno totalmente merito), quel “tutte” è in relazione alla produzione italiana dal XVI al XIX secolo, il suo ambito collezionistico per eccellenza.
Un ventaglio già ampio che per altro lasciava spazio all’acquisizione di esemplari particolarmente importanti di altre epoche, ma quasi esclusivamente italiani perché altrove, come ci ricorda, la cornice che non viveva di vita propria, ma era subordinata al tema o alla scuola pittorica di riferimento, offriva quindi modelli ripetitivi. Un esempio in catalogo di questi “sconfinamenti” è una bella cornice del Quattrocento.

Le cornici, pur assolvendo al meglio la loro funzione d’interruzione spaziale tra ambiente e dipinto conferendo a quest’ultimo i confini di una giusta lettura, in Italia, o meglio negli Stati in cui era divisa la nostra penisola ognuno con una sua impronta culturale e stilistica, erano arredi compiuti, fini a se stessi, connessi agli stili coevi di mobili e arredi, speso anche a quelli architettonici.
Non stupisce allora che alla domanda se una di queste sue “ragazze” oltre ad aver fatto un buon matrimonio, come gli piace dire, gli è anche rimasta particolarmente cara per quello che era, risponde senza dubbio: “Il Cornicione”, un’opera monumentale – cm 360 x 280, romana del Seicento, decorata in argento, oro, lacca e scolpita a grandi volute e coppie di angeli e putti. Un mobile, un vero e proprio arredo, che per la sua unicità è stato oggetto di notifica ma anche di una storia interessante quanto avventurosa.

Antiquario e mercante, prima di tutto Franco Sabatelli è stato ed è collezionista; oggi conserva per sé una numerosissima serie di piccole cornici di ogni epoca e luogo, alcune nate per racchiudere dipinti, miniature, ritratti… altre create come modelli, e non è da escludere che alcune di queste siano proprio prototipo di quelle presentate nel catalogo della vendita.
Potrebbe essere il caso per due Sansovino entrambe eseguite a Venezia nel XVI secolo, una in legno intagliato e lumeggiato d’oro, intagliata a spirali e centrata nella fascia superiore da una testina di putto alato (lotto 116), l’altra totalmente dorata e intagliata a robuste volute (lotto 15), stimate rispettivamente 3.000/4.000 e 2.500/3.500 euro.
Il parallelismo tra i modelli, ma anche le cornici di dimensioni maggiori che accompagnano il quotidiano di Sabatelli, e il catalogo della vendita potrebbe continuare fino all’esaurimento di entrambi, focalizzandoci quindi sulle cornice che saranno esposte dal 17 al 20 marzo in Borgo degli Albizi ricordiamo una cornice, Bologna XVII secolo, in cartapesta dorata con la fascia percorsa al centro da un motivo di bacche e foglie la cui stima è di 2.000/3.000 euro (lotto 83), mentre è di 3.000/4.000 euro (lotto 146) la cifra con cui è a catalogo un’altra cornice sempre bolognese ma della fine del XVII secolo riccamente intagliata a nastri, volute fogliate e fiori, giocata sulla bicromia di legno scuro e oro.
Restando nel Seicento passiamo a Roma con due esemplari, uno degli inizi del secolo in legno laccato a fondo scuro con decori di ramage fioriti (lotto 21) in catalogo per la cifra di 2.500/3.500 euro, l’altro, che è valutato 3.500/5.000 euro, è di pieno Seicento ed è interamente dorato e decorato da un torchon di foglie e nastri. (lotto 42)

Per chiudere, come ricorda ancora Sabatelli, è importante sottolineare che la cornice è stata “sdoganata” da semplice oggetto d’artigianato divenendo degna di una lettura tecnica e storico-artistica solo negli ultimi decenni del Novecento, quando si è iniziato a farne largo impiego, con un vantaggio reciproco, in abbinamento alle opere di arte moderna e contemporanea, per comprenderlo è sufficiente camminare tra gli Impressionisti del Musée d’Orsay.

Per informazioni:
Ufficio Stampa Casa d’Aste Pandolfini Anna Orsi
tel. +39 0289010225 – cell. +39 335 6783927
annaorsi.press@pandolfini.it | anna.orsi@pressart.eu | PANDOLFINI.COM


Anna Orsi scrive:

21 MARZO 2017
MOBILI, ARREDI E OGGETTI D’ARTE: TRE PROPRIETÀ FIORENTINE E GLI ARREDI DI BRUNO BUITONI

Pandolfini Casa d’Aste
Palazzo Ramirez Montalvo – Borgo degli Albizi, 26 – Firenze

Da sempre chi frequenta le aste cerca mobili e oggetti provenienti direttamente dalle collezioni private, meglio ancora se da proprietà importanti. E proprio questo sarà il filo conduttore della prossima asta di Mobili, Arredi e Oggetti d’Arte in programma da Pandolfini a Firenze il 21 marzo, con esposizione dal 17 al 20 nelle sale al primo piano di Palazzo Ramirez Montalvo.
Quasi 300 lotti provenienti esclusivamente da affidamenti privati singoli oppure d’intere collezioni, di cui quattro particolarmente nutrite, proposti in un catalogo che spazia dal Trecento fino al secolo scorso mettendo insieme elementi d’arredo e oggetti d’arte, arazzi e tappeti.
Già appartenuto ad Archer Milton Huntington, il CASSONE illustrato nella copertina del catalogo, opera di un intagliatore fiorentino del XVI secolo, merita una segnalazione per la grande qualità degli altorilievi che decorano il fronte e i fianchi, scolpiti nel massello di noce e lumeggiati in oro, raffiguranti l’episodio mitologico di “Apollo e Artemide che trafiggono con le frecce i figli e le figlie di Niobe” la cui stima 30.000/50.000 euro.
Interessante è la PENDOLA in bronzo dorato e brunito eseguita in Francia agli inizi del XIX secolo, il cui modello dedicato “Au Matelot” (Al Marinaio) deriva da un disegno di Jean Simon Deverberie, rinomato bronzista e artigiano francese che fu il primo a introdurre il tema del “Buon Selvaggio” nella costruzione di casse decorative per gli orologi, stimato 4.000/6.000 euro. Una tematica, questa, giunta all’apice del suo successo alla fine del diciottesimo secolo, complici la filosofia romantica e illuminista di Jean-Jacques Rousseau così come le numerose relazioni su viaggi d’esplorazione nelle terre australi che narravano di popoli pacifici perché liberi dalla corruzione generata dalla società. Ai successi letterari nati sulla scia di questo mito, si affianca la fervida produzione di oggetti decorativi, spesso realizzati, come nel nostro caso, in bronzo a creare un felice contrasto cromatico tra la patina scura della pelle del “buon selvaggio” e l’oro con il quale sono raffigurati i suoi accessori.
Sempre della metà del XIX secolo è un OROLOGIO in malachite realizzato in Russia, a catalogo per 3.000/4.000 euro, degno di nota per la provenienza: infatti nella proprietà attuale, fiorentina, arrivò direttamente dalle collezioni di Matteo Bittheuser, segretario intimo del granduca di Toscana Leopoldo II.
La sinuosità della linea, caratteristica principale dei mobili del Settecento, trova la sua più chiara espressione nei mobili a urna, come il CASSETTONE lombardo di pieno XVIII secolo che andrà in asta con la stima di 10.000/15.000 euro. Le filettature a nastro che si snodano sulle superfici in radica di ulivo, sottolineano i moti curvilinei di fianchi e fronte in cui l’assenza della partizione a cassetti da maggior risalto alla pittoricità del legno.
Poi DUE RARI OROLOGIO-QUADRO dell’Ottocento con carillon, entrambi raffiguranti paesaggi marini dipinti ad olio su lamiera, dei quali uno impreziosito dal movimento automatico delle figure in primo piano che animano la scena, stimati 3.000/5.000 euro ciascuno.
E ancora mobili, sculture, cornici e arazzi a completare un catalogo selezionato e al tempo stesso ricco di proposte, tutte di alto livello dal punto di vista della qualità. Insomma una buona occasione anche per chi è stato sempre restio ad avvicinarsi al mondo dell’antiquariato.

Per informazioni:
Ufficio Stampa Casa d’Aste Pandolfini Anna Orsi
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Anna Orsi scrive:

DIPINTI DAL XV AL XX SECOLO: DOPO IL RECORD DE LA SULTANA IN ASTA UN RITRATTO DI LUCHINI E OPERE DELLA COLLEZIONE DI BRUNO BUITONI

1 MARZO 2017
Pandolfini Casa d’Aste
Palazzo Ramirez-Montalvo – Borgo degli Albizi, 26 – Firenze

L’anno si apre il 1 marzo con DIPINTI DAL XIV AL XVIII SECOLO: un viaggio nella pittura italiana ed europea lungo cinque secoli, settori di mercato per i quali, nel corso dell’anno appena terminato, Pandolfini ha registrato molto interesse da parte di collezionisti e operatori, tanto da ottenere nuovi record per alcuni artisti: tra questi anche i 320.000 euro con cui è stata recentemente aggiudicata LA SULTANA di Pietro Luchini.
L’esito e l’eco di questa vendita hanno risvegliato l’attenzione di mercato e collezionisti, tanto che questo primo catalogo dell’anno annovera un altro grande lavoro del pittore bergamasco, RITRATTO DI GENTILUOMO CON MOGLIE E FIGLIE DOPO LA CACCIA.
Il dipinto sarà nelle sale di Palazzo Ramirez Montalvo dal 25 al 28 febbraio quando saranno esposti i circa 300 dipinti che compongono la vendita, 180 per gli antichi e 120 per quello dall’Otto e Novecento.

Dopo Luchini, segnaliamo cercando di mantenere un ordine cronologico, Giulio Carpioni presente in catalogo con quattro tele tra cui LA NINFA LIRIOPE ACCOGLIE L’INDOVINO TIRESIA, stimata 6.000/8.000 euro e, come le altre, da tempo restituita al catalogo del pittore, che accanto a scene religiose conta diversi soggetti allegorici e mitologici, presenti nelle collezioni permanenti di diversi musei internazionali.
A cavallo tra Sei e Settecento si colloca SCENA BIBLICA, un olio su tela di Scuola napoletana la cui stima è di 8.000/10.000 euro, attribuita a Domenico Vaccaro da una scritta di collezione al retro della tela; allo stesso periodo risale anche la NATURA MORTA CON CACCIAGIONE E CESTA DI MELE, un olio su tela di Giovanni Agostino Cassana in catalogo con una stima di 8.000/12.000 euro. Il Cassana, pittore di origini genovesi ma di formazione veneziana del quale ancora non è stato ricostruito l’intero catalogo, incentrò la sua attenzione sul mondo animale dando vita a opere con animali vivi, come quelle conservate nei Musei fiorentini, o a nature morte come quella descritta in un inventario del 1697 della collezione dei Medici a Poggio a Caiano o, ancora, quelle conservate in molti musei, da Padova a San Pietroburgo. Per la ritrattistica segnaliamo una bella tela di Scuola europea del XVIII secolo raffigurante RITRATTO DI CARTOGRAFO, stimato 6.000/8.000 euro. Si tratta probabilmente del famoso cartografo tedesco Johann Baptist Homann (1664 –1724) attivo a Norimberga e noto per il “Grande Atlante del mondo” pubblicato nel 1716.
Segnaliamo inoltre un nucleo di 6 sculture dal XIV al XVIII secolo tra cui un altorilievo in marmo di Scuola dell’Italia settentrionale degli inizi del XVI secolo raffigurante un ANGELO la cui stima è di 10.000/15.000 euro.
Chiudono il catalogo di pittura antica opere provenienti dalla collezione di una nobile famiglia genovese e altre dalla collezione di Bruno Buitoni di Perugia come NATURA MORTA DI FRUTTA E UNA BATTAGLIA SULLO SFONDO, un olio su tela stimato 8.000/12.000 euro, del seicentesco pittore romano Bartolomeo Castelli il Giovane.

Per il catalogo della vendita di dipinti del XIX e XX secolo segnaliamo, tra gli autori napoletani, l’olio su tela di Giuseppe Palizzi, RITORNO DALLA FIERA, stimato 15.000/18.000 euro, e le due tempere di Salvatore De Gregorio, SCENA GALANTE e SCENA CON PRELATI, valutate 1.800/2.500 euro. Per quanto riguarda altre opere su carta ricordiamo anche VENEZIA, L’APPUNTAMENTO, di Carlo Bossoli, con stima di 8.000/10.000 euro, e PAESAGGIO CON ALBERI di Plinio Nomellini, con stima di 4.000/6.000 euro. In catalogo è presente anche un piccolo nucleo di scorci di Firenze, di autori quali Lomi, Ricci, Rossi, Brandeis e Gelati.
Tra le opere del XX secolo spiccano i bei nudi di Cipriano Mannucci, autore di ALLEGORIA DELLA VITA, 6.000/8.000 euro, e di Galileo Chini, ADAMO ED EVA e NUDO DI DONNA, stimati 8.000/10.000 euro.

Per informazioni:
Ufficio Stampa Casa d’Aste Pandolfini Anna Orsi
tel. +39 0289010225 – cell. +39 335 6783927
annaorsi.press@pandolfini.it | anna.orsi@pressart.eu | PANDOLFINI.COM


Anna Orsi scrive:

16 MAGGIO 2017 | SCULTURE E DIPINTI ANTICHI:
OPERE MAI APPARSE SUL MERCATO, DA ANTICHE PROPRIETÀ ITALIANE

TESTI E IMMAGINI SCARICABILI DAL SITO http://www.pandolfini.it/it/press/press.asp

L’asta di SCULTURE E DIPINTI ANTICHI con cui Pandolfini il 16 maggio si presenta all’appuntamento di primavera vedrà in catalogo un’interessante selezione di opere che vanno dal Cinque al Settecento, molte delle quali provenienti da importanti famiglie italiane nella maggior parte dei casi mai apparse sul mercato.
Apriamo con la RESURREZIONE dipinta su tavola da un artista romano del secondo Cinquecento, raffinato interprete della Maniera diffusa nel cantiere farnesiano di Castel Sant’Angelo, che sarà offerta con una stima di 35.000/45.000 euro.
Allo stesso periodo ma alla scuola di Bologna appartiene la figura allegorica della GEOMETRIA di Lorenzo Sabatini, un olio su tela stimato 30.000/50.000 euro.
Per il Seicento toscano ricordiamo I CARDINALI GUERREGGIANTI un dipinto curioso, non tanto nel soggetto, ma nelle motivazioni della sua realizzazione: fu commissionato a Giovan Battista Vanni dal prelato fiorentino don Lorenzo Corsi per omaggiare se stesso, la sua carriera politica e i legami con la corona francese e la famiglia Barberini. Di notevoli dimensioni questo multiplo ritratto equestre a olio su tela è in catalogo per 30.000/50.000 euro.
Come il precedente dalla collezione Corsi proviene anche LA MORTE AL TAVOLO DELL’AVARO, una curiosa allegoria ad olio su tela di Giovanni Martinelli già nota agli specialisti per essere stata esposta alla mostra dedicata al pittore di Montevarchi nel 2011, in catalogo per la cifra di 50.000/70.000 euro.
Di un’altra antica raccolta fiorentina fa parte il dipinto, di scuola romana, CESARE RIMETTE SUL TRONO CLEOPATRA con ogni probabilità eseguito nella bottega di Pietro da Cortona a memoria della grande scena dipinta per la residenza dei nobili Phélipeaux de la Vrillière a Parigi; la tela dipinta ad olio parte da una base di 15.000 euro.
Sempre da proprietà conservate a Firenze proviene anche il delizioso olio su tela PITTORE NELLO STUDIO, un autoritratto di Michelangelo Cerquozzi che si è raffigurato mentre dipinge dal vero un anziano modello, la stima è di 15.000/20.000 euro.
Inoltre il catalogo offre ai collezionisti o solo estimatori della natura morta un’ampia selezione di opere di scuole diverse proposte con valutazioni allineate alle ultime tendenze del mercato, che nello specifico si traducono in un’ottima occasione per competere su due riscoperti Franz Werner Tamm insolitamente “vivi” per la presenza di figure.
Entrambi dipinti a olio su tela sono FRUTTA E FIORI ALL’APERTO CON UNA FIGURA FEMMINILE e SELVAGGINA E UN CACCIATORE e sono stimati rispettivamente 25.000/35.000 e 15.000/20.000 euro.
Gli esordi romani della Natura Morta sono rappresentati nella vendita da un inedito Agostino Verrocchi, FRUTTA E ORTAGGI SU UN PIANO, un olio su tela di buone dimensioni stimato 10.000/15.000 euro; mentre arrivano da Napoli NATURA MORTA DI PESCI, l’opera firmata da Giuseppe Recco è stimata a 30.000/50.000 euro, e da Bologna una raffinata COMPOSIZIONE DI FIORI di Antonio Mezzadri in catalogo per la cifra di 10.000/15.000 euro.
Completano la selezione delle opere proposte in vendita il 16 maggio la splendida VEDUTA DI CAMPO VACCINO firmata da Jacob van Huchtenburgh, un olio su tela l cui stima è di 25.000/35.000 euro e una VEDUTA COL PONTE DI RIALTO, un olio su tela della scuola di Francesco Guardi in catalogo a 40.000/60.000 euro.
Il BUSTO DEL MARCHESE ANTONIO CORSI, realizzato dallo scultore romano Alessandro Rondoni e stimato 60.000-80.000 euro è, con un nucleo di busti marmorei principalmente ispirati all’antichità classica, parte del bel gruppo di sculture presente in catalogo.


Alessio Calega scrive:

Da sabato 11 marzo la Sala dell’Affresco del Palazzo Comunale di Signa ospiterà la mostra personale dell’artista fiorentino Alessio Calega, “Presupposto del riflesso”.
La piccola sala ospiterà una selezione di opere provenienti dalla precedente mostra “Visioni di un’anima” e nuovi lavori creati per l’occasione. Dalla precedente esposizione ispirata a “Il Ritratto di Dorian Gray” in cui l’apparire e l’estetica erano il quesito su cui si basava l’incontro con l’altro,
i visitatori si troveranno di fronte ad un’ evoluzione che si concentrerà soprattutto nel singolo individuo, nel viaggio individuale. La mostra è una tappa fondamentale del percorso logico e poetico di Calega.
La Sala dell’Affresco si arricchirà di preziose opere contemporanee che creeranno un coinvolgimento del pubblico totalmente nuovo e profondo.

Un viaggio attraverso l’utilizzo di materiali di recupero restituiti ad una nuova vita.
Un viaggio di condivisione di paure e consapevolezze.
Un viaggio di innovazione e amore per il proprio lavoro.
Un viaggio di tenacia, ricerca e successi.

Vernissage: sabato 11 marzo ore 17.00
Ingresso libero
Le opere di Alessio Calega saranno visibili fino al prossimo 23 marzo durante gli orari di apertura del Palazzo Comunale.


PUNTO SULL'ARTE scrive:

PAOLO QUARESIMA | Passaggi / Passanti
Vernissage: SABATO 18 MARZO 2017, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 19 Marzo – 22 Aprile 2017
A cura di Alessandra Redaelli

Continua la serie delle grandi personali che scandiranno la programmazione della galleria PUNTO SULL’ARTE per il 2017. Dopo Paola Ravasio è ora la volta di PAOLO QUARESIMA – Vernissage Sabato 18 Marzo dalle 18 alle 21 – che trasformerà gli spazi con le sue nature morte di sapore metafisico. Attraverso il suo pennello delicatissimo e preciso come un bisturi, gli oggetti della quotidianità si trasformano qui in muti testimoni di un vivere intenso e laborioso, quasi ritratti delle persone che li hanno usati. Brocche, teiere, secchielli, innaffiatoi o antichi bricchi smaltati consumati dagli anni diventano i protagonisti di un racconto sussurrato che ci parla di noi. Mentre le soglie davanti alle quali sono ritratti – finestrelle, porte o balconi – si fanno metafore del passaggio e custodi di antichi segreti.
Costruiti su impeccabili equilibri architettonici e su squisiti giochi cromatici, i dipinti di Paolo Quaresima ci regalano la sensazione di un mondo in perfetta armonia, di una bellezza e di un ordine struggenti e rassicuranti.

PAOLO QUARESIMA nasce nel 1962 a Merano. Terminato il liceo classico si diploma nel 1988 all’Accademia di Belle Arti di Venezia e da allora si dedica interamente alla pittura. Negli ultimi anni dell’indagine pittorica di Quaresima ci sono gli oggetti. Oggetti, più che nature morte, perché con questi dipinti lo sguardo si allarga agli strumenti feriali della vita, agli utensili delle giornate. A partire dal 1987 realizza numerose mostre personali e collettive e partecipa a fiere in tutta Italia, in Europa e Stati Uniti. Dal 2008 è presente a tutte le edizioni di Arte Fiera Bologna. Vive e lavora a Merano.

PUNTO SULL’ARTE
Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19
Domenica 19 e 26 Marzo h 15-19


Antonino Sapienza scrive:

Mostre d’arte e percorsi culturali saranno il tema del nuovo ed imperdibile appuntamento al Borgo Medievale di Roccavaldina (ME) che per l’occasione si propone come centro artistico per tutta la Sicilia. Un evento di grande rilevanza legato all’importante ed affascinante storia del Borgo, un esclusivo viaggio guidato tra i meravigliosi siti a partire dall’Antica Farmacia del ’500, attraverso le antichissime Chiese, le Vie del Borgo ed il Castello dei Valdina nel quale sarà allestita un’elegante esposizione dedicata al tema “Paesaggi Siciliani ed oltre….”. Una ricca raccolta di dipinti, sculture e ceramiche uniche nel loro genere proposta in simbiosi con i virtuosismi storici, artistici ed architettonici del luogo.

La manifestazione è organizzata dall’Associazione Proposta Turistica 3.0 e patrocinata dal Comune di Roccavaldina e dalla Pro-Loco.
Inaugurazione alle ore 11. Visite guidate alle ore 11,30 e 15,30.

Di seguito il programma dettagliato:

Ore 11
Appuntamento e raduno a Piazza del Popolo (fronte Castello), desk informativo.
Benvenuto all’evento.

Dalle ore 11 alle 19 Mostra d’Arte.
Dipinti, sculture e ceramiche sul tema “Paesaggi siciliani ed oltre…..”.
Centaurea, gruppo arte Taormina: Francesco Calabrò, Luigi Grasso, Studio Arte Murganti,
Sebastiano Cavallaro.
Luoghi della mostra: Castello dei Valdina, Casa Vermiglia.

Ore 11,30
Visita guidata
Dettagli
Durata: 1h 30min circa.
Difficoltà percorso: nessuna.
Adatto a tutti.

Itinerario: Antica Farmacia del ’500, Castello dei Valdina, Chiesa della Madonna della Catena, Area panoramica Valle del Mela, Fontana Lea, Le Vie del Borgo, Duomo, Chiesa di Gesù e Maria, Casa Vermiglia.

Costo del ticket unico di accesso a tutti i siti, alla visita guidata ed alle mostre: 3 euro/partecipante.

Ore 15
Degustazione dolci (su prenotazione/richiesta – costo aggiuntivo: 2 euro/partecipante).

Ore 15,30
Visita guidata
Come sopra.

Per info e prenotazioni.
Recapiti telefonici 090 997 7741 – 347 9711320


Dorian Cara scrive:

da Dialettica delle Tendenze a Verifica 8+1
i Protagonisti
mostra a cura di Dorian Cara e Willy Montini

Dal prossimo 2 febbraio 2017 fino al 6 aprile, presso la Galleria TAG TheArtGallery di Lugano sarà ospitata una mostra unica e di fondamentale importanza per raccontare la storia dell’arte cinetica e programmata europea, che ha avuto il proprio apice cronologico ed artistico nel gruppo di Dialettica delle Tendenze e il naturale proseguimento in Verifica 8+1.
La mostra, curata dai critici e storici d’arte Dorian Cara e Willy Montini, con la preziosa collaborazione di Nicoletta Pavan, racconta attraverso l’esposizione di più di 30 opere uniche, e che per la prima volta saranno esposte fuori dall’Italia, la storia di quegli artisti che si riunirono per ricercare e approfondire le personali riflessioni nate intorno agli stimoli dettati dall’arte cinetica e programmata, diffusasi in Europa, a partire dalla metà degli anni ’50.
Dal 1965, grazie ai contributi teorici e al sostegno intellettuale dei critici Domenico Cara e Toni Toniato, sulla spinta delle fascinazioni dell’arte cinetica e programmata europea, un gruppo di artisti veneziani: Sara Campesan, Franco Costalonga, Guido Baldessari, Oddino Guarnieri, Marilla Battilana, Sergio Bigolin, Danilo Dordit, Jacques Engel, Marino e Romano Perusini, hanno segnato un momento importante ed unico per la storia dell’arte contemporanea, reinterpretando il concetto di avanguardia e consegnandoci oggetti d’arte unici, per elaborazione e significati.
Alcuni di quegli stessi intenti artistici torneranno, con rinnovato spirito critico e genio creativo in Verifica 8+1, gruppo composto dagli storici Sara Campesan e Franco Costalonga, insieme alle nuove energie di Nadia Costantini, Nino Ovan, Aldo Boschin, Maria Teresa Onofri, Mariapia Fanna Roncoroni, Rolando Strati, con il coordinamento di Sofia Gobbo. Verifica 8+1, operando dal 1978 al 2008, si è avvalso di uno spazio sperimentale per le arti totalmente autogestito, divenendo luogo d’incontro e di dialogo tra artisti provenienti da ogni dove, impegnati nella ricerca di nuovi linguaggi.
La mostra sarà accompagnata da un esaustivo catalogo, primo importante documento mai realizzato prima sui due gruppi artistici, con i contributi desunti dalle ricerche storiografiche e critiche di Dorian Cara e Nicoletta Pavan, con la presentazione di Willy Montini e una descrizione delle opere esposte di Gabriele Romeo.
In mostra saranno presenti opere di: Guido Baldessari, Aldo Boschin, Sara Campesan, Franco Costalonga, Nadia Costantini, Nino Ovan, Oddino Guarnieri. Una sezione dell’esposizione sarà dedicata ad altri importanti artisti coevi dei due gruppi che hanno segnato quel tempo: Alberto Biasi, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Gianni Colombo, Edoardo Landi, Hugo Demarco, Bruno Munari, Francisco Sobrino.
L’esposizione, nata con l’intento di porre a confronto linguaggi ed esiti delle due esperienze di ricerca, permette finalmente di ricostruire una storia forse poco conosciuta quanto affascinante, meravigliando per qualità, originalità e varietà delle opere presentate, in uno spaccato cronologico della cultura artistica di più di 50 anni.

TAG TheArtGallery
3, via Carlo Frasca 6900 Lugano – Svizzera
2 febbraio – 6 aprile 2017
inaugurazione giovedì 2 febbraio, h. 18.00
orari: 10-18 – ingresso libero

Info:
ArtCom +39 346 2315972 / +39 041 5950322 / info@artcomproject.com
TAG TheArtGallery +41(0)919214775 / info@taglugano.ch / http://www.taglugano.ch / #TAGlugano

Supporto organizzativo Artcom – Venezia
Catalogo Umberto Allemandi & C.


PUNTO SULL'ARTE scrive:

Vernissage: SABATO 14 GENNAIO 2017, dalle ore 18 alle 21
Periodo: 15 Gennaio – 4 Marzo 2017

Il nuovo anno della galleria PUNTO SULL’ARTE si apre all’insegna delle grandi mostre, con un calendario ricco, composto quasi esclusivamente di personali e dedicato tutto a nomi oramai affermati.
Si comincia dunque SABATO 14 GENNAIO con la personale FORMA MENTIS di PAOLA RAVASIO, artista del territorio ma dal respiro internazionale, seguita dalla galleria fin dalla sua apertura, cinque anni fa. Le sue sculture, figlie della grande tradizione del Novecento italiano ma ripensate dall’artista alla luce dei nuovi materiali dell’arte (la resina, in particolare), sono un’incantevole fusione tra astrazione e sottili suggestioni figurative. Risultato di un procedere lungo e complesso – e tuttavia frutto di un’ispirazione profondamente autentica e istintiva che l’artista riesce a mantenere intatta dal primo schizzo fino all’ultima lucidatura – si presentano agli occhi dello spettatore enigmatiche e misteriose nel loro abbraccio tra linee morbide, curve, sinuosità decisamente biomorfe e solidi geometrici, spigoli vivi, cunei, piani inclinati. La sensazione è quella di un equilibrio perfetto ma dinamico, di trovarsi davanti a qualcosa di assolutamente nuovo, che tuttavia possiede delle radici ben ancorate dentro di noi e nel nostro vissuto. Di qualcosa di apparentemente statico ma in realtà prepotentemente vivo.

PAOLA RAVASIO nasce nel 1978 a Varese. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico Frattini della sua città si trasferisce a Carrara dove apprende le tecniche di lavorazione del marmo. Tornata a Varese prosegue e amplia la propria ricerca presso lo studio-laboratorio dello scultore Pietro Scampini. Realizza numerose mostre personali e collettive in Italia e nel Canton Ticino, in Svizzera e partecipa a numerose Fiere di settore. Nel 2014 è la vincitrice della Prima Edizione del Premio di scultura Giancarlo Sangregorio. Una sua scultura in bronzo è collocata nei giardini pubblici di Sondrio. Vive e lavora a Caronno Varesino (Varese).

PUNTO SULL’ARTE
Viale Sant’Antonio 59/61, Varese
0332 320990 I info@puntosullarte.it
Martedì – Sabato: h 10-13 e 15-19
Domenica 15 e 22 Gennaio h 15-19


Norma scrive:

Norma Picciotto
CANTICO DEI CANTICI

12-28 Gennaio 2017

Biblioteca Nazionale Universitaria Torino

Con la collaborazione della Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali

Inaugurazione 12 Gennaio ore 18:30

Quando Re Shlomò scrisse Il Cantico dei Cantici volle suscitare l’interesse di tutte le nazioni verso il profondo amore che lega Israel al Creatore. Pertanto compose per similitudine, questo poema d’amore allegorico in cui descrisse l’amore e la passione che lega due fidanzati.
Norma Picciotto presenta 20 fotografie lavorate in digitale sovrapponendo immagini su livelli multipli e interpreta i versi del più celebre poema con sensibilità e forza visiva.
Un volo di colombe che si alza inseguendo i filari di vitigni, una rosa rossa che si affaccia furtiva in cima a una scala ricoperta di muschio, la luna rossa incastonata come una pietra preziosa tra gli acini di un grappolo sul tralcio, mentre sui pampini d’uva si alza lo svolazzante alito di pagine di antichi testi come farfalle che si posano sui filari. I grappoli maturi abbracciano l’albero del melograno e la dolcezza dei declivi gioca con le simbologie cosmiche che da sempre fanno parte dell’immaginazione creativa dell’autrice. I due amanti biblici non compaiono, ma compare la loro ombra opposta e complementare, chiara e oscura come il bene e il male che fanno parte dell’umanità.

Nella tradizione ebraica il Cantico dei Cantici è considerato una metafora del legame tra Dio e il popolo d’Israele. Attribuito a Salomone, fu composto intorno al IV secolo a. C. ed è uno degli ultimi testi agiografi accolti nel Canone della Bibbia. (Agiografi)
“E’ poesia erotica il Cantico, eppure l’amore umano non ne è che l’ombra sul muro. Dio nel Cantico non c’è eppure Dio lo riempie.”¬¬

Nel Cantico, il vino viene paragonato ai migliori piaceri terreni, alle azioni misericordiose e ai miracoli; al frutto offerto a Dio, ai Giusti del popolo; all’insegnamento sereno e dolce impartito alla gente dai saggi e alla dimostrazione dell’amore verso l’Altissimo. Le vigne vengono paragonate alle case di studio e il melograno ricco di chicchi succosi ai 613 precetti.
Norma riporta il concetto di amore anche sul piano terreno e inserisce nelle foglie di vite frasi d’amore incise da coppie di innamorati sui fusti degli alberi, sui muretti e sulle panchine come a rendere indelebile e immortale il loro amore.

Norma Picciotto è nata a Milano dove lavora. Cofondatrice dell’agenzia De Bellis, una tra le più note agenzie fotogiornalistiche italiane. Giornalista pubblicista, documenta la storia sociale di Milano fino agli anni ’90. In seguito ottiene la rappresentanza in Italia di alcune tra le più importanti agenzie fotografiche internazionali, tra cui l’Agence France Press Photo, la più avanzata in campo tecnologico, con la quale importa dai primi anni ’90 fotografie d’attualità da tutto il mondo in formato digitale.
Dal 2000 si dedica alla fotografia artistica e dopo avere documentato per tanti anni il mondo esterno decide di rappresentare il suo mondo interiore e i legami con le sue radici. Unisce quindi il taglio della fotografia giornalistica con la sperimentazione di una nuova figurazione di grande potenzialità espressiva; nelle sue opere fonde infatti in un’unica immagine vari scatti ripresi in luoghi e in tempi diversi che plasmano un nuovo mondo visivo spirituale e di sogno. Dal 2011 le sue foto vengono regolarmente esposte in gallerie e istituzioni pubbliche in Italia e all’estero, ad esempio a Milano, Ferrara, Venezia, Torino,Colonia, Parigi, Tel Aviv, New York.
La mostra è stata esposta al Polo Museale di Trani Palazzo Lodispoto e al Medieval Jewish Museum di Lecce Palazzo Taurino.

Degustazione di vini a cura di Vietti

DAL 12 AL 28 GENNAIO 2017 – Biblioteca Universitaria di Torino – Auditorium Vivaldi – Piazza Carlo Alberto 3/5, Torino

Dalle ore 10 alle 18 – Sabato dalle ore 10 alle 13 – domenica chiuso

http://www.normapicciotto.com norma.picciotto@gmail.com


Norma scrive:

Norma Picciotto: CANTICO DEI CANTICI

12-28 Gennaio 2017

Biblioteca Nazionale Universitaria Torino

Con la collaborazione della Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali

Inaugurazione 12 Gennaio ore 18:30

Quando Re Shlomò scrisse Il Cantico dei Cantici volle suscitare l’interesse di tutte le nazioni verso il profondo amore che lega Israel al Creatore. Pertanto compose per similitudine, questo poema d’amore allegorico in cui descrisse l’amore e la passione che lega due fidanzati.
Norma Picciotto presenta 20 fotografie lavorate in digitale sovrapponendo immagini su livelli multipli e interpreta i versi del più celebre poema con sensibilità e forza visiva.
Un volo di colombe che si alza inseguendo i filari di vitigni, una rosa rossa che si affaccia furtiva in cima a una scala ricoperta di muschio, la luna rossa incastonata come una pietra preziosa tra gli acini di un grappolo sul tralcio, mentre sui pampini d’uva si alza lo svolazzante alito di pagine di antichi testi come farfalle che si posano sui filari. I grappoli maturi abbracciano l’albero del melograno e la dolcezza dei declivi gioca con le simbologie cosmiche che da sempre fanno parte dell’immaginazione creativa dell’autrice. I due amanti biblici non compaiono, ma compare la loro ombra opposta e complementare, chiara e oscura come il bene e il male che fanno parte dell’umanità.

Nella tradizione ebraica il Cantico dei Cantici è considerato una metafora del legame tra Dio e il popolo d’Israele. Attribuito a Salomone, fu composto intorno al IV secolo a. C. ed è uno degli ultimi testi agiografi accolti nel Canone della Bibbia. (Agiografi)
“E’ poesia erotica il Cantico, eppure l’amore umano non ne è che l’ombra sul muro. Dio nel Cantico non c’è eppure Dio lo riempie.”¬¬

Nel Cantico, il vino viene paragonato ai migliori piaceri terreni, alle azioni misericordiose e ai miracoli; al frutto offerto a Dio, ai Giusti del popolo; all’insegnamento sereno e dolce impartito alla gente dai saggi e alla dimostrazione dell’amore verso l’Altissimo. Le vigne vengono paragonate alle case di studio e il melograno ricco di chicchi succosi ai 613 precetti.
Norma riporta il concetto di amore anche sul piano terreno e inserisce nelle foglie di vite frasi d’amore incise da coppie di innamorati sui fusti degli alberi, sui muretti e sulle panchine come a rendere indelebile e immortale il loro amore.

Norma Picciotto è nata a Milano dove lavora. Cofondatrice dell’agenzia De Bellis, una tra le più note agenzie fotogiornalistiche italiane. Giornalista pubblicista, documenta la storia sociale di Milano fino agli anni ’90. In seguito ottiene la rappresentanza in Italia di alcune tra le più importanti agenzie fotografiche internazionali, tra cui l’Agence France Press Photo, la più avanzata in campo tecnologico, con la quale importa dai primi anni ’90 fotografie d’attualità da tutto il mondo in formato digitale.
Dal 2000 si dedica alla fotografia artistica e dopo avere documentato per tanti anni il mondo esterno decide di rappresentare il suo mondo interiore e i legami con le sue radici. Unisce quindi il taglio della fotografia giornalistica con la sperimentazione di una nuova figurazione di grande potenzialità espressiva; nelle sue opere fonde infatti in un’unica immagine vari scatti ripresi in luoghi e in tempi diversi che plasmano un nuovo mondo visivo spirituale e di sogno. Dal 2011 le sue foto vengono regolarmente esposte in gallerie e istituzioni pubbliche in Italia e all’estero, ad esempio a Milano, Ferrara, Venezia, Torino,Colonia, Parigi, Tel Aviv, New York.
La mostra è stata esposta al Polo Museale di Trani Palazzo Lodispoto e al Medieval Jewish Museum di Lecce Palazzo Taurino.

Degustazione di vini a cura di Vietti

DAL 12 AL 28 GENNAIO 2017 – Biblioteca Universitaria di Torino – Auditorium Vivaldi – Piazza Carlo Alberto 3/5, Torino

Dalle ore 10 alle 18 – Sabato dalle ore 10 alle 13 – domenica chiuso

http://www.normapicciotto.com norma.picciotto@gmail.com


MCAV scrive:

A 16 METERS HIGH GUILLAUME BOTTAZZI’S PAINTING IN PROCESS IN BRUSSELS

The French artist Guillaume Bottazzi is producing a painting 16 meters high and 7 meters wide sited at the emblematic Place Jourdan, the most pleasant of Brussels’ squares.

This painting will have a “dopamine” effect in its appeal to the senses. The work will inspire pleasure and a sense of well-being.

This painting is to see in process until end-December and then permanent in the European District in Brussels.

More reading: http://www.guillaume.bottazzi.org


MCAV scrive:

Guillaume Bottazzi is producing a painting 16 meters high and 7 meters wide sited at the emblematic Place Jourdan, the most pleasant of Brussels’ squares.

With the partnership of European Commission and French Embassy in Belgium

This painting will have a “dopamine” effect in its appeal to the senses. The work will inspire pleasure and a sense of well-being.

The 16m high painting is producing by the artist Guillaume Bottazzi as a performance. The artist works by himself on a monumental work site, with no assistants.

To see in process until end of December and then permanent in the European Quarter in Brussels.

More reading: http://www.guillaume.bottazzi.org


Flaminio scrive:

PRESEPE D’ARTISTA
UNA MOSTRA STRAORDINARIA DELLA FONDAZIONE TITO BALESTRA ONLUS
NELLA RASSEGNA LONGIANO DEI PRESEPI

Mostra
IL PRESEPE SFOLGORANTE DI GIULIA NAPOLEONE
E UN’ANTOLOGICA DI DISEGNI E OPERE GRAFICHE
A cura di Giuseppe Appella

Domenica 18 dicembre alle ore 16:30 la Fondazione Tito Balestra Onlus, in collaborazione con il Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller” di Castronuovo Sant’Andrea, inaugura Il Presepe Sfolgorante di Giulia Napoleone e un’antologica di disegni e opere grafiche

Saranno presenti l’artista e lo storico dell’arte Giuseppe Appella.

Da domenica 18 dicembre, con la collaborazione del Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller”, nella ex Chiesa Madonna di Loreto, Giulia Napoleone espone il suo “presepe sfolgorante” realizzato nel 2010. Splende, all’improvviso, il grande cielo di Giulia Napoleone, e si fa tutt’uno con la terra. È un istante felice, una gioia nuova, simile a un lago di stelle che cinge il globo, inonda l’anima di chi guarda, attonito, e si fa assorbire dal grande gorgo nel quale trova requie la lenta onda del cuore.
Un segno dopo l’altro, un raggio di luce incastonato in mille barlumi indirizzati verso la parte più intima della scena dove un sole sfolgorante – Gesù Bambino – assorbe, filtra e restituisce i guizzi che attraversano la Madonna, S. Giuseppe, il bue e l’asino, personaggi trasparenti eppure reali, mille volte ingranditi da uno specchio circolare, lo spazio, che abbraccia l’universo.
Il Bambino, all’epicentro della imponente spirale che si aggomitola in una immota sfera, mostra così il suo ruolo di Salvator Mundi, quanto sia insieme un punto di arrivo e di partenza al quale Giulia Napoleone, prima di tutti noi, perviene dalle musicali e estenuate ragioni di una linea che è idillio e nostalgia del tempo perduto, reiterato equilibrio che esprime da sé la ricerca dell’assoluto nella bellezza.

In mostra una selezione di opere che ripercorrono il percorso artistico di Giulia Napoleone.

Giulia Napoleone è nata a Pescara nel 1936. Compie studi artistici e si diploma a Roma nel 1957. Inizia a incidere nel 1962. Frequenta dal 1965 la Sala Studio della Calcografia Nazionale di Roma, segue un corso di perfezionamento in tecniche grafiche presso il Rijksmuseum di Amsterdam (1967), partecipa ai Corsi Internazionali di Urbino (1976, 1977, 1983). Ha insegnato al I Liceo Artistico di Roma, all’Accademia di Belle Arti di L’Aquila, alla Calcografia Nazionale di Roma, all’Università de la Laguna, Tenerife (Spagna), alla PUSA University, Aleppo (Siria). È Accademico Nazionale di San Luca.

La mostra rimarrà aperta fino al 31 gennaio 2017

Il presepe è accompagnato da un volumetto pubblicato dalle romane Edizioni della Cometa, con una introduzione di Giuseppe Appella, la preghiera a Gesù Bambino scritta dall’artista e le notizie biobibliografiche.

Ingresso al presepe gratuito negli orari di apertura della fondazione

Orario di visita Fondazione Tito Balestra Onlus a Longiano:
da martedì a domenica e festivi: 10.00/12.00 – 15.00/19.00; lunedì chiuso; la biglietteria chiude mezz’ora prima.

Biglietti: Intero €.7,00 – ridotto €.5,00 – ridotto speciale €.3,00
Gratuito: Residenti nel Comune di Longiano – Bambini fino ai 13 anni (accompagnati) – Giornalisti – Persone con disabilità e accompagnatori.


ulisse scrive:

Mercoledì 14 dicembre 2016 , ore 18.00 presso la Ulisse Gallery Contemporary Art , sede dell’Archivio Storico Ugo Attardi, verrà inaugurata la mostra UGO ATTARDI – Mito & Poesia (a cura di Carlo Ciccarelli e Silvia Pegoraro), che resterà allestita fino al 25 febbraio 2017.

In occasione del Decennale della scomparsa dell’artista, saranno esposte una cinquantina di opere tra dipinti, sculture e disegni, tutte facenti parte dell’Archivio Storico Ugo Attardi di Roma (di cui è presidente Carlo Ciccarelli e vicepresidente Andrea Attardi, figlio dell’artista). Nucleo della mostra, una trentina di tavole dedicate da Attardi alla Divina Commedia di Dante, sino ad oggi completamente inedite.

La mostra è promossa dalla Fondazione Ulisse e dall’Archivio Storico Ugo Attardi, con il contributo del celebre couturier pour homme Gaetano Aloisio, dell’Azienda Vinicola Falesco e di MCP Industrie Cornici.
L’evento ha ottenuto il Patrocinio della Camera dei Deputati, della Regione Lazio, del Consiglio Regionale del Lazio, dell’Assemblea Regionale Siciliana e Comune di Roma, Assessorato alla Crescita Culturale del Comune di Roma.

COMUNICATO STAMPA:
Ugo Attardi (1923-2006), pittore e scultore di fama internazionale – di cui cade quest’anno il Decennale della morte – è stato uno dei più validi e poliedrici artisti italiani del Novecento, legato a un concetto di arte come “viaggio” e ricerca interminabile . Come scrive Carlo Ciccarelli, procuratore dell’Archivio Storico Ugo Attardi e Presidente della Fondazione Ulisse: “L’aspetto più importante del lascito umano ed artistico di Ugo Attardi, per chi l’abbia conosciuto, è la solida voglia di vivere che ha animato la sua vita e che traspira dalle sue opere; una voglia inevitabilmente percorsa da angosce, frutto, molto spesso, del desiderio di vincere la volgarità dei soprusi”. Intensa e celebrata è stata la sua passione per il mito, e in particolare per il mito di Ulisse, personaggio animato da un’inestinguibile sete di conoscenza e di scoperta, inquieto e tormentato come fu lo stesso Attardi. Un mito, un destino, si potrebbe dire, perché sin dalla più tenera infanzia la vita di Attardi è animata dal viaggio, dal mare, dalle partenze e dai ritorni, i mitici nòstoi (νóστοι) che ognuno di noi ricorda connaturati al “polytropos Odysseus”, cioè colui che “molto ha errato”, ma anche “il multiforme”. Ulisse e il tema del viaggio come scoperta sono legati, nell’ immaginario occidentale, anche a Dante Alighieri, soprattutto all’indimenticabile Canto XXVI dell’Inferno – nel Poema fondativo della lingua e della letteratura italiana, che narra a sua volta un incredibile viaggio del suo protagonista: la Divina Commedia . Proprio alla Divina Commedia Attardi ha dedicato una trentina splendide tavole rimaste sino ad oggi assolutamente inedite (mai esposte né pubblicate), che costituiranno il nucleo della mostra con la quale la Fondazione Ulisse e l’Archivio storico Ugo Attardi hanno deciso di celebrare il Decennale della sua scomparsa.
L’opera di Attardi – che fu anche pregevole scrittore, vincendo il Premio Viareggio per la Narrativa nel 1971, con il romanzo L’erede selvaggio (1970) – ci appare come uno straordinario e multiforme incrocio di mito e letteratura, di storia reale e immaginaria, che rispecchia pienamente la complessità culturale dell’originaria Sicilia . Oltre quelli a Dante, i riferimenti alla letteratura e alla poesia nell’arte di Attardi sono molteplici: in primis quelli alle grandi letterature classiche, greca e latina, e ai loro poemi fondanti, L’Iliade e l’Odissea di Omero, l’Eneide di Virgilio – che per tanti aspetti stanno alla base della Commedia di Dante, e di molte altre sue opere – con le loro interpretazioni degli antichi miti. Ugo Attardi è fra gli artisti contemporanei che meglio hanno saputo appropriarsi del mito e della letteratura attraverso le immagini, creando un eccezionale trait-d’union tra il mito stesso, il mondo dell’ignoto, del sogno e della magia, della grandezza e dell’orrore, e la realtà cruda e prosaica della contemporaneità. In quello che si potrebbe definire il realismo visionario di Attardi, il dispositivo che mette in comunicazione arte e vita sembra dunque essere proprio il mito, il racconto, costantemente collegato al motivo del viaggio – dantesco, omerico, virgiliano… Il mito di Ulisse è il mito-paradigma scelto da Ugo Attardi, o da cui, forse, lui stesso è stato “scelto”: “Avevo sei anni quando mi persi in mare”, racconta l’artista in un bellissimo testo del 1996-97, dedicato all’eroe omerico e scritto in occasione dell’installazione della sua scultura monumentale Ulisse al Battery Park di New York.

NOTA BIOGRAFICA
UGO ATTARDI (Sori, Genova, 1923 – Roma, 2006)
Nato presso Genova da genitori siciliani, all’età di un anno si trasferisce con loro a Palermo, dove il regime fascista li costringe a tornare, a causa dell’attività sindacale del padre. Fondamentale nel suo percorso d’artista l’approdo a Roma, nel 1945, dove frequenta lo studio di Guttuso, e già nel 1947 entra nel vivo del dibattito artistico partecipando (insieme ad Accardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo e Turcato) alla fondazione di “Forma 1”, il primo gruppo astrattista italiano del secondo dopoguerra. Poco dopo avverte però un rinnovato impulso verso la figurazione, sia pure visionaria e problematica, e si allontana definitivamente dall’esperienza astratta, senza tuttavia dimenticarne alcune conquiste formali: dà vita a una personale poetica “classico-espressionista”, fondata su una drammatica compresenza degli opposti: bellezza “classica” e deformità, tenerezza e violenza, fisicità e onirismo.
A partire dagli anni Cinquanta partecipa più volte alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, e tiene grandi mostre personali nei più importanti spazi espositivi italiani. Nel 1961 aderisce al gruppo “Il Pro e il Contro”, accanto a Calabria, Farulli, Gianquinto, Guccione e Vespignani.
Scrive il romanzo L’erede selvaggio, pubblicato nel 1970, e per il quale ottiene nel 1971 il Premio Viareggio per la narrativa.
Nel 1967 avvia una fervida attività di scultore e nascono, dopo L’ Addio Che Guevara del 1968, alcuni gruppi lignei tra cui L’Arrivo di Pizarro del 1969-71, e bronzi improntati a forte sensualità.
Sue sculture monumentali sono collocate nelle principali capitali europee e mondiali. Fra di esse Il Vascello della Rivoluzione (1988), a Roma, presso il Palazzo dello Sport; Nelle Americhe, del 1992, a Buenos Aires; il celebre Ulisse, del 1996, a New York; Enea (2004), presso il porto della Valletta (Malta). Il grande Cristo del 2002 è entrato a far parte delle collezioni dei Musei Vaticani.
Nel 2006 l’artista riceve dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi il titolo di Grand’Ufficiale della Repubblica, per i suoi meriti artistici e per aver saputo diffondere e valorizzare in tutto il mondo il genio e la creatività italiani.
Muore a Roma il 21 luglio dello stesso anno.

SCHEDA TECNICA
Mostra: UGO ATTARDI. Mito & Poesia
A cura di: Carlo Ciccarelli, Silvia Pegoraro
Sede: ULISSE GALLERY CONTEMPORARY ART, Via Capo le Case 32, Roma
Periodo espositivo: 14 dicembre 2016 – 25 febbraio 2017
Inaugurazione: mercoledì 14 dicembre, ore 18.00
Orari: dal lunedì al venerdì, ore 11.00- 19.00
Ingresso: libero
Informazioni: Tel. +39.0669380596 ; E-mail info@ulissegallery.com ; Sito: http://www.ulissegallery.com
Catalogo in galleria

https://www.facebook.com/events/1833465673568448/


Andrea scrive:

Alda Merini fin da giovane ha conosciuto i primi turbamenti dell’anima: La depressione e l’inquietudine esistenziale l’accompagneranno per tutta la vita, come la sua amata Milano, città in cui si rifugiava dopo ogni soggiorno negli ospedali psichiatrici.
Le frasi più belle di Alda Merini: “Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire”…
http://www.ricordidivita.it/articolo-le-frasi-piu-belle-di-alda-merini-milano-32396.html


licia scrive:

Si chiude un anno di ricorrenze speciali, 100 anni dalla nascita di Eugenio Montale e 400 dalla morte di William Shakespeare e il marchio editoriale ‘Arte Libro unaluna’, prosecuzione della prestigiosa casa editrice fondata nel 1995 a Milano da Alessandro Sartori, lascia il segno con due cartelle d’arte, primi numeri di una collana ‘Anniversari In Versi’, destinata a proseguire nel tempo.
Un omaggio speciale per far dialogare versi famosi con due artisti contemporanei, un binomio perfetto nelle scelte testuali ed estetiche: un’acquaforte di Walter Valentini dal titolo ‘L’occhio del cielo’ per il poeta inglese e un’acquaforte con retouche in acquerello di Oscar Piattella ‘Crocustella’ per il premio Nobel italiano.
Tiratura limitata per entrambe: 100 pezzi in numeri arabi e 50 in numeri romani, rigorosamente stampate al torchio e a caratteri mobili per le parti testuali, materia prima in pregiate carte di cotone, ormai pressoché introvabili.
Un omaggio speciale per intenditori e amanti del bello ‘unique’.
‘Arte Libro unaluna’ una realtà nel ‘segno del libro perfetto’
La strada è stata tracciata dall’editore Alessandro Sartori, che con il marchio editoriale ‘unaluna’ fondato a Milano nel 1995, ha dato vita a titoli prestigiosi e di grande pregio, apprezzati in tutto il mondo. Contenuto e forma vanno di pari passo nella stampa di produzioni di eccellenza, a tiratura limitata, conosciuti e richiesti per il pregio dei materiali usati, a partire dalla carta di cotone a pH neutro. Passando, poi, per la composizione a caratteri mobili, la stampa al torchio tipografico, fino alla legatura a mano e agli interventi in acquaforte. L’idea umanistica ed etica alla base del lavoro di Sartori è ora trasferita a Gubbio, consegnata all’associazione ‘Arte del Libro” e alla moglie Anna, con il compito di tramandare opere d’ingegno e manufatti di stampa, nella consapevolezza di aver accolto un’eredità di grande valore, affidata alle mani di giovani apprendisti.
“L’ispirazione per realizzare l’acquaforte “L’occhio del cielo” proviene dal lavoro svolto in tutti questi anni – ha spiegato l’artista Valentini – è un percorso che compio da molto tempo sulla ricerca dello spazio celeste e di quello che succede intorno a noi attraverso il cielo.” Un rapporto importante quello che si è instaurato nel tempo tra Valentini e Sartori: “Ricordo che una volta venne nel mio studio e vide un libro che feci su Leopardi con un altro editore, ne rimase affascinato e da lì è iniziato il nostro percorso insieme e la sua infinita voglia di pubblicare “libri d’arte”.”
Oggi il marchio editoriale “Arte Libro unaluna” è affidata alla moglie Anna Buoninsegni Sartori e Walter Valentini continua ad appoggiare tutte le attività che si susseguono nel tempo. “Il campo della grafica e dell’editoria d’arte è molto difficile e ci vuole una grande forza per portare avanti progetti così delicati e allo stesso tempo importanti – ha spiegato Valentini – ma so per certo che adesso “l’eredità” di Sartori è nelle mani di una donna coraggiosa.”
LA STORIA raccontata da Anna Buoninsegni Sartori e i giovani apprendisti del Liceo artistico ‘G. Mazzatinti’
Penso che nulla accada per caso. E se oggi io, giornalista con la passione della scrittura, mi trovo nella bellissima città medievale di Gubbio, alla guida di un’associazione legata alla tradizione tipografica, lo devo all’incontro con mio marito Alessandro Sartori: un passato di regista alle spalle, animato da una inquieta ricerca del bello e del vero, finché trovò la sua strada. Dal nostro amore sconfinato, dall’ammirazione per la capacità visionaria e geniale di Alessandro e dal disperato distacco per la sua scomparsa, trovo oggi alimento per restituire il dono ricevuto: trasmettere, soprattutto ai giovani, lo stupore e la meraviglia nel creare opere con il carattere di unicità. I nostri laboratori hanno, infatti, trovato ‘casa’ nel Liceo artistico della città. Qui sono tanti gli studenti che sperimentano l’unione ‘mente / mano’ e diventano ‘impressori’ sotto la guida dello stampatore Piero o imparano i segreti degli amanuensi con Antonella, Roberta, Giulia e Letizia, Maria Assunta grazie alle loro lezioni di calligrafia e miniatura. Nella ricerca di ‘antichi mestieri per nuovi lavori’, è soprattutto quest’ultima al centro del design e della produzione, dando nuova vita, attraversi moderni ‘scriptorium’ con pennelli, pigmenti e foglia d’oro, a quel sigillo assegnato alla città di Gubbio da Dante, attraverso l’incontro nel canto XI del Purgatorio con il miniatore Oderisi, “l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’arte ch’alluminar chiamata è in Parisi”. Come dire, le radici del passato sbocciano e diventano fiore e frutto.


Anna Orsi scrive:

L’asta del DIPARTIMENTO DI ARTE ORIENTALE chiude il semestre e di conseguenza l’intera programmazione annuale.
Come di consueto il catalogo della vendita è rappresentativo dei diversi volti del mondo collezionistico legato all’arte orientale, più ampio e articolato di quanto non lo sia da un punto di vista puramente geografico in virtù dell’ampio arco di tempo lungo cui si snoda l’intera storia delle civiltà orientali e le contaminazioni che hanno, in determinati luoghi e epoche, stratificato e sdoppiato la prodizione artistica.

Il catalogo del 19 dicembre offre una visione composita per matrici culturali, anche se come spesso accade la parte predominante dei lotti è da ricondurre all’arte del Celeste Impero, e si presenta completo per tecniche e materiali proponendo bronzi, marmi e pietre, giade e lacche, porcellane e avori, tappeti…
Un affascinante mondo di oggetti e opere d’arte che sempre più spesso intrecciano il lato artistico e collezionistico con il gusto e la moda, con le tendenze alla contaminazione subentrate al più sterile minimalismo.

Tra le eccellenze della vendita segnaliamo un grande INTAGLIO in avorio eseguito in Cina nel corso del XIX secolo durante la Dinastia Qing. Alto 140 centimetri questa opera di straordinaria finezza e perizia tecnica raffigura Avalokitesvara, ovvero il Bodhisattva Trascendente della grande compassione in una delle sue forme più diffuse quella di Sahasrabujia dalle molteplici braccia che, reggendo ognuna oggetti differenti, simboleggiano la sua disponibilità ad accogliere le richieste di aiuto di tutti gli esseri viventi. La figura del Bodhisattva Trascendente inoltre è caratterizzata da dieci teste l’ultima delle quali, al suo apice, raffigura il Buddha Trascendente Amitabha in piedi sopra un loto, aspetto chiamato “Raigo Amida”. Ai lati dell’imponente base sono rappresentati i due seguaci: Nagakanya e Sudhanakumara. Il lotto ha una stima di 10.000-15.000 euro.

Grande eleganza e maestria tecnica caratterizzano anche la bella PLACCA IN TURCHESE, cinese eseguita tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del XIX durante il Regno Qianlong, stimata 6.000/8.000 euro. La placca, che è sostenuta da una base di legno, è intagliata a bassorilievo raffigura sul lato frontale un paesaggio montano con alberi e due contadini mentre su quello posteriore è decorata in oro con motivi beneauguranti di pipistrelli e nuvole.

Di notevole impatto è la GIARDINIERA, cinese della XIX secolo Dinastia Qing, in porcellana celadon di grandi dimensioni, a catalogo per 4.000-6.000 euro. La vasca di forma lineare è decorata in leggero rilievo con un motivo stilizzato e senza soluzione di continuità di draghi e onde. La base in legno, altrettanto essenziale nella forma, è intagliata con estrema finezza a motivi di pipistrelli e monete.

È cinese ma del XVII secolo anche la COPPIA DI SCULTURE in bronzo a patina scura con trace di cromia che raffigura due guardiani abbigliati con eleganti quanto maestose armature complete di elmi. Entrambe le figure poggiano su una base a forma di roccia e tengono tra le dita l’attributo del guardiano, la loro stima è di 8.000-12.000 euro.


Anna Orsi scrive:

Dopo i brillanti risultati dello scorso giugno, Pandolfini Casa d’Aste torna a Milano al Centro Svizzero con il secondo e ultimo appuntamento del 2016 di Arte Moderna e Contemporanea.
L’asta avrà luogo nel pomeriggio del 5 dicembre, mentre dal 1 dicembre, dalle 10 alle 19, sarà aperta l’esposizione dell’intero catalogo.

I 184 lotti rigorosamente selezionati contano una notevole selezione di opere della Pop Art italiana, annoverando alcuni dei maggiori esponenti della scuola romana: Tano Festa, Franco Angeli, Giosetta Fioroni e Mario Schifano, ai quali si affiancano altri celebri rappresentanti come Mimmo Rotella, Renato Mambor e Concetto Pozzati.
Nello specifico ricordiamo per Tano Festa alcuni lavori storici come i due splendidi OMAGGIO AL COLORE, entrambi dei primi anni Settanta, dedicati uno a CEZANNE e uno a EDUARD MANET stimato 8.000-12.000 euro o la FINESTRA polimaterica stima 8.000-12.000 euro, mentre di Mario Schifano la grande opera degli anni Settanta SENZA TITOLO a catalogo con la stima di 35.000-45.000 euro, proveniente da una prestigiosa collezione privata.
La selezione, oltre a proporre un interessante spaccato del panorama artistico coevo alla pop art italiana, offre l’occasione per presentare anche un nucleo di opere dal carattere storico come la FIGURA di Emilio Scanavino valutato 18.000-25.000 euro, l’acrilico e collage su tavola TROIS NEZ DESQUELS UN DÉCORÉ di Enrico Baj la cui stima è di 15.000-20.000 euro o SPAZIO PRIGIONE (SPAGNA 1962) N. 2, di Emilio Vedova, del 1962, magistrale nel gioco del bianco e nero. Ancora ricordiamo l’imponente opera di Enzo Cucchi, MURO GRANO, un prezioso encausto su cemento, intarsi e dischi di ferro, del 1987, dalla ricca storia e bibliografia la cui stima è di 60.000-100.000 euro.

Alcuni dei lotti più significativi in catalogo offrono una panoramica esaustiva delle più importanti ed apprezzate correnti artistiche italiane e straniere del primo Novecento e degli anni Cinquanta e Sessanta, tra questi alcune opere storiche come una interessante testimonianza del secondo Futurismo, la splendida AEROPITTURA dell’artista torinese Italo Ferro in catalogo per 5.000-8.000 euro. In asta anche il celebre e splendido affresco di Mario Tozzi, LA CARMEN, del 1935 la cui stima è di 60.000-80.000 euro.
In primo piano tra gli esponenti di spicco degli anni Cinquanta e Sessanta, e artisti sui quali in questo momento il mercato sta concentrando la sua attenzione, dobbiamo ricordare Alberto Biasi presente con tre opere dal raffinato gioco ottico e, indiscusso protagonista, Lucio Fontana del quale il catalogo annovera CONCETTO SPAZIALE una ricercata ceramica di rara eleganza la cui valutazione è di 110.000-180.000 euro.

Concludiamo questa panoramica con altri artisti d’interesse sul mercato internazionale ma più recenti come Fernandez Arman in catalogo con FANFARE del 1989, un elaborato assemblaggio su tela emblematico della produzione di questo artista l cui stima è di 25.000-35.000 euro.


Ellecistudio scrive:

La mostra L’anima del segno. Hartung │Cavalli │ Strazza rende omaggio al segno primordiale, al gesto creatore nella seconda metà del Novecento. Con l’incontro tra l’artista ticinese Massimo Cavalli (*1930), l’italiano Guido Strazza (*1922) e il precursore franco-tedesco Hans Hartung (1904-1989), Bellinzona (Svizzera Italiana) diventa il centro virtuale di un dialogo artistico tra cultura italiana e francese.

Il progetto – che mette in dialogo Massimo Cavalli (*1930), Guido Strazza (Santa Fiora, Grosseto, *1922) e Hans Hartung (Lipzia 1904 – Antibes 1989) – si inserisce in un’importante indagine sulla questione del segno nel ventesimo secolo e sulla nozione di incisore-pittore. Nel catalogo ragionato dell’opera grafica di Massimo Cavalli, a cura di Matteo Bianchi (editore di Pagine d’Arte), pubblicato nel 2014, Michel Melot sottolineava «Di quella che ormai si può chiamare la scuola francese dell’astrazione, si può dire che uno dei suoi rappresentanti più completi e dotati sia uno svizzero (…)». Punto di partenza di questa mostra è proprio questa doppia appartenenza di Cavalli al linguaggio artistico sia italiano che francese.

Il dialogo che apre L’anima del segno non è solo culturale e artistico, ma è anche un dialogo che sta a cuore del Museo di Villa dei Cedri: l’indagine della relazione di scambio e complementarità tra grafica e pittura. Adam Bartsch, all’inizio dell’Ottocento, usa l’espressione storica di peintre-graveur per descrivere i grandi pittori che praticavano l’incisione sempre mantenendo la pittura come sede prioritaria della loro ricerca. L’espressione ribaltata di ‘incisore pittore’ sottolinea invece lo stretto rapporto tra le due tecniche nella pratica artistica di Hans Hartung, Massimo Cavalli e Guido Strazza, dove le due tecniche si influenzano reciprocamente. I tre artisti in effetti si esprimono in parallelo con la pittura, il disegno e l’incisione, dove una tecnica è al contempo prolungamento e terreno di sperimentazione dell’altra e viceversa.

La mostra invita quindi il pubblico ad avvicinarsi ai processi creativi, ad un’esplorazione parallela dei materiali e degli strumenti espressivi dei tre artisti e – per estensione – ad un viaggio nel loro linguaggio segnico, seguendo un percorso cronologico che ne evidenzia tematiche e motivi ricorrenti.

«Appunto alla metà del secolo, Hans Hartung s’impone sulla scena artistica come uno dei precursori dell’arte informale, in particolare con le tele degli anni 1953-1959 esposte alla Documenta di Kassel nel 1959. In quel periodo, Massimo Cavalli completa i suoi studi a Brera (1954) ed espone negli anni 1960-70 nella prestigiosa galleria milanese Il Milione, nota
per il suo ruolo di primo piano nello sviluppo e la conoscenza dell’arte italiana del XX secolo, e in particolare per aver esposto opere dell’ultimo naturalismo, come lo ha definito Francesco Arcangeli. Nel 1954, Guido Strazza è a Venezia, reduce da un soggiorno di diversi anni in America latina. Frequenta Tancredi Parmeggiani, Edmondo Bacci, nonché Emilio Vedova, che si ritrovano alla Galleria Il Cavallino. Così, sia Hartung che Cavalli o Strazza, tutti e tre a un crocevia del loro percorso, si trovano associati alla poetica informale. In questo contesto, tuttavia, essi sono degli autentici rivoluzionari, in particolare perché, contrariamente ai loro pari, si muovono per sottrazione piuttosto che per aggiunzione di materia, procedendo verso l’origine del segno, e, lungi dall’adottare un espressionismo sfrenato, si caratterizzano attraverso una spontaneità misurata, controllata. Non è neanche questione, per loro, di fare tabula rasa della tradizione artistica: si interessano a Morandi o a Braque (Cavalli), a Frans Hals e a Goya (Hartung), a Rembrandt (Hartung, Strazza) o a Piranesi (Strazza). Si tratta soprattutto di indagare i fondamenti della pittura, il segno, il gesto che lo traccia, la luce».
(Estratto dal contributo di Carole Haensler Huguet, “Hans Hartung – Massimo Cavalli – Guido Strazza. Riflessioni sull’essenza del segno grafico” nel catalogo che accompagna la mostra L’anima del segno. Hartung │Cavalli │Strazza, a cura di Carole Haensler Huguet, Tesserete/Parigi, Pagine d’Arte, 2016).

Con la programmazione 2016, il Museo Civico Villa dei Cedri afferma il suo interesse per la valorizzazione dei suoi fondi monografici e dell’opera su carta, che lo distinguono in Ticino e non solo. Con la mostra autunnale, rende omaggio al primo fondo monografico, creato nel 1996 con una donazione di Massimo Cavalli di un centinaio di stampe, nonché dipinti e altri lavori su carta. Da allora, il fondo si è arricchito ulteriormente e regolarmente e conta oggi ben 319 opere. Con la pubblicazione del catalogo ragionato dell’opera incisa di Massimo Cavalli nel 2014 a cura di Matteo Bianchi, realizzato in stretta collaborazione con l’artista, e la presente mostra si conclude una grande fase di ricerca e rivalorizzazione dell’opera dell’artista ticinese, entrato nel 2015 anche nelle collezioni grafiche della Bibliothèque Nationale de France.

INFORMAZIONI & CONTATTI
L’anima del segno
Hartung │Cavalli │ Strazza

Museo Civico Villa dei Cedri, Bellinzona
8 ottobre 2016 – 29 gennaio 2017
Ingresso: CHF 10.- / € 9.- ; ridotto CHF 7.-/ € 6.-
Orari Museo: mercoledì – venerdì: 14.00-18.00 | sabato, domenica e festivi: 11.00-18.00 | lunedì e martedì chiuso

Museo Civico Villa dei Cedri
Piazza S. Biagio 9 | CH-6500 Bellinzona
Tel. +41 (0)91 821 85 18/20
E – Mail: museo@villacedri.ch | Web: http://www.villacedri.ch

Contatto stampa
Ellecistudio
Tel. +39 031 301037
chiara.lupano@ellecistudio.itdenise.peduzzi@ellecistudio.it
http://www.ellecistudio.it


Salvatore Marsiglione scrive:

Como, 5-11-2016

La galleria MAG di Como
presenta:

Altri Sud
Mostra di Tina Sgrò e Salvatore Alessi
 
Mostra a cura di Salvatore Marsiglione

Inaugurazione: Giovedì 10 novembre ore 18:30 presso la galleria MAG in Via Vitani, 31 a Como.

La mostra proseguirà fino al 3 dicembre 2016

Orari di apertura: da martedì a sabato, 10 – 13 e 15 – 19:30

Info line : +39 3287521463  info@marsiglioneartsgallery.com   http://www.magcomo.it
 
Con il Patrocinio dell’Associazione Archivio Luigi Russolo di Como

Altri Sud
Tina Sgrò e Salvatore Alessi

La mostra di due artisti preannuncia diversità e contrasto tra la loro espressione, e anche questa mostra alla galleria MAG di Como, segue questa linea concettuale, ma il principale interesse del curatore è stato quello di dare attenzione a due artisti passionali, due artisti che hanno radicati in loro gli elementi distintivi di un caloroso e coinvolgente Sud.
La passione e la forza espressiva sono le caratteristiche che inequivocabilmente uniscono i lavori di Tina Sgrò e Salvatore Alessi; poche tinte, ma carica di gestualità la prima e ricco di colore e di tensione il secondo, trasmettono entrambi l’energia di un territorio che va oltre il carattere, ma che individua uno stato esistenziale che ci accomuna tutti.

Tina Sgrò nasce a Reggio Calabria nel 1972, dove consegue gli studi accademici e inizia il suo percorso artistico ed espositivo; vincitrice del Premio Arte Mondadori nel 2006. Sue opere sono nella sede della Corte dei Conti di Potenza e nella sede della Questura di Grosseto grazie all’aggiudicazione dei rispettivi concorsi.
Partecipa alla 54° Biennale di Venezia, Padiglione Italia / Calabria presso Villa Zerbi a Reggio Calabria. La sua cura nel selezionare gallerie di prim’ordine, la porta ad esporre con mostre personali in alcune delle più importanti d’Italia.
Nelle dieci opere in mostra, Tina Sgrò ci narra le sue storie; fatte di oggetti e di ambienti classici, di interni dove la presenza dell’individuo non è figurativa, ma poetica, dove i ricordi sono costruiti dal fruitore, con loro forma e significato.
La presenza dell’essere umano, non è tangibile con la figura, bensì grazie alla costruzione mentale ed emozionale del fruitore, sono gli oggetti e gli ambienti a ricordarci la sua presenza e a farci riflettere su chi è passato da quei luoghi o su un azione compiuta da qualcun altro.
Le tracce della memoria, sono tangibili grazie alla luce che irrompe con forza e ne crea forma, aspetto e direzione; il suo segno pittorico, nervoso e gestuale e la personale tavolozza sempre monocroma, è modellata dai bianchi incandescenti e dalle ombre scure e si arricchisce con un elemento in evidenza definito con tinta di contrasto a quella dominante.
L’ignoto prevale, le mete lontane, sfocate nella materia, sembrano irraggiungibili e devono esserlo per poter avere un obiettivo lontano, difficile da raggiungere e offrire stimoli maggiori a dare il meglio di sé. In questo, Tina Sgrò si rivede e ne usa l’energia per affrontare la vita e la sua esigenza nel dipingere, raccontando l’essenziale poetico che è in ognuno di noi e volendolo raffrontare nel contrastato mondo contemporaneo.

Salvatore Alessi, nasce nel 1974 a San Cataldo nel cuore della Sicilia, in quell’entroterra aspro, fatto di terra e fuoco, di roccia e di sole, dove chi vi nasce e dimora ne prende le sembianze e le caratteristiche, dove il tempo segue ancora il naturale ciclo degli eventi e dove la riflessione introspettiva è possibile grazie ai rapporti umani. Frequenta l’Accademia di Palermo dove si laurea in scenografia e incomincia il suo percorso artistico, lavorando per il teatro Politeama di Palermo e il teatro Massimo di Catania, per poi arrivare al cinema facendo la regia del film “Un uomo nuovo”.
La passione per la pittura lo segue da sempre e questo lo porta a partecipare ad importanti concorsi fino ad essere finalista del Premio Arte e del Premio Lissone.
Partecipa a numerose mostre collettive, la sua prima personale é a Roma nel 2011 e da lì una serie di esposizioni in luoghi istituzionali e in gallerie di prestigio, quali la 54°edizione della Biennale di Venezia a Torino presso la “Sala Nervi”, finalista nel 2016 al concorso “Figurativas” in Spagna e al Premio Combat, ma è negli Stati Uniti che trova il suo maggior successo con una galleria che lo promuove in tutto il mondo.
Nelle dieci opere dell’allestimento, Salvatore Alessi ci fa conoscere la sua ricerca, che parte da una sua necessità: l’istintiva e liberatoria lotta quotidiana con la pittura.
Partendo dall’immagine dell’essere umano, egli ne crea un contrasto, quello che trova dentro sé e quello che vede negli altri, la ragione e la sostanza.
La sua cifra stilistica Realista e non Iper, eclettica e statica, dialoga tra diversi linguaggi e sfonda la figurazione con la rarefazione dei pixel a formare il vero messaggio, perché l’opera è in movimento come i frame della pellicola cinematografica. Il suo essere umano è in contrasto con sé stesso e con la società liquida e alienata che ci circonda.
Nei soggetti, non è mai sottolineata la fisicità, ma l’espressione; loro non sono i protagonisti, ma lo è la loro essenza. Il messaggio che arriva subito allo spettatore è il contrasto tra la loro sostanza e come si posizionano all’interno della società.
La sua forza espressiva, che si fonda nell’oscurità delle tonalità, emerge proprio con il silenzio, con la staticità della quiete; rispecchia moltissimo l’atteggiamento tipico degli uomini siciliani che con il silenzio dicono tante cose.

Salvatore Marsiglione


Gloria scrive:

Museo della Carta di Mele
presenta
Gloria Veronica Lavagnini
in
IO SONO QUI: da una memoria sociale ad una personale

Inaugurazione:
Sabato 22 ottobre 2016 – ore 17.30

Finissage:
Domenica 6 novembre 2016 – dalle ore 15.00

Periodo e orari:
Dal 22 ottobre al 6 novembre 2016
Da mercoledì a domenica – dalle 11.30 alle 17.00

Dove:
Museo Carta Mele – via Acquasanta 251, Mele (GE)

Costi:
Inaugurazione e finissage gratuito – ingresso euro 3 / ingresso + visita guidata euro 5

Info e contatti:
museocartamele@comune.mele.ge.it
http://www.museocartamele.it

Gloria Veronica Lavagnini è un’artista emergente. Lo scorso Aprile ha conseguito la Laurea di II livello specialistico in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano e ad oggi lavora tra le città di Milano e Genova.
Per questa personale la giovane artista ha voluto proporre un allestimento ed un percorso poetico site-specific. L’intera mostra è giocata al fine di richiamare nello spettatore la memoria di un sito e di un lavoro ricco di storia ormai perduta.
Un fermo-immagine bloccato nel tempo e nelle mura di un luogo che abbiamo la fortuna di poter ancora ammirare. Il pavimento ed il soffitto in legno ed il vecchio
mulino funzionante collegato alle macchine del primo piano, rispolverano il ricordo di un passato più o meno vivo ancor oggi in ognuno di noi.
Così, approfittando anche del suono dello scorrere d’acqua del fiume, Lavagnini può collegarsi ad una delle sue ricerche ad oggi più complete dedicate alle alluvioni genovesi: la omonima Serie Alluvioni. Al primo piano quindi un’arte come denuncia ambientale e sociale che racconta dei danni e delle conseguenze delle calamità naturali sulla città di Genova. In questo piano del museo lo spettatore troverà le due Serie Orizzonti Sommersi, la Serie Ascendenze e la Serie delle Anime posizionate come immagini di una pellicola cinematografica sui polverosi teli dei macchinari.
Come la maggior parte dei lavori della giovane artista, le opere esposte sono costituite dagli oggetti stessi del loro enunciare, in questo caso relazionate ad oliere, nastri, setacci e telai che diventano preziosi simboli. Ogni traccia, ogni colore, ogni materiale non è mai casuale nella poetica di Lavagnini bensì è Lì ed Ora per auto-raccontarsi.
Sempre in questo piano opere dalla Serie Riflessioni e l’opera principe che racchiude e segna il passaggio da ciò che è esterno, sociale, oggettivo ed universale a ciò che è estremamente intimo, personale, unico, insostituibile: Senza titolo (Pettine), posizionato in una zona di bilico tra il primo ed il terzo piano che dedicherà interamente alla memoria personale.
Si perché, in contemporanea ai temi sociali, Lavagnini insegue un percorso intimo, legato al proprio passato, alle proprie radici, alla propria famiglia, ai propri luoghi ed alla casa. Al terzo piano, quindi, una proiezione video affiancata all’opera originale dedicata al nonno, libri d’artista ed opere reduci da attimi di riflessioni profonde, viscerali, impulsive, scavate, difficili da ammettere, esternate e cancellate l’attimo seguente per paura che qualcuno potesse mai decifrarle. Nomi, oggetti, ritratti ancora una volta simboli di una memoria estremamente interiore che per uno strano filo sottile la unisce e trasforma in una memoria oggettiva ed universale.
Io sono qui: da una memoria sociale ad una personale si fa luce e si ribalta di continuo in quella che più semplicemente l’essere umano chiama vita, al di là di ogni cultura, sia essa presente, passata o futura.


Anna Orsi scrive:

CAPOLAVORI DA COLLEZIONI ITALIANE
Cercando di seguire un ordine cronologico e toccando alcuni dei diversi ambiti artistici e collezionistici che saranno oggetto dell’asta partiamo dal dipartimento di Archeologia Classica e Egizia segnalando, per la sua eccezionale bellezza e la rarità sul mercato internazionale, la GRANDE ANFORA PSEUDOPANATENAICA LUCANA A FIGURE ROSSE del Pittore di Amykos (stima 30.000-50.000 euro).
L’hydra della fine del V secolo a.C., che presenta su un lato un giovane tra due fanciulle mentre sull’altro è raffigurata una scena di palestra, è uno dei rarissimi esemplari conservati in collezione privata attribuiti all’artista greco, di formazione ateniense, che ha operato in Lucania e che deve il suo nome a un’hydria conservata al Cabinet des Medailles a Parigi.
Fedele alla sua tradizione di eccellenza, il dipartimento dei Dipinti Antichi presenta anche quest’anno due lotti scelti al fine di rispondere al meglio alle sfide del collezionismo contemporaneo e alla crescente richiesta per opere di alto livello qualitativo, per quanto possibile inedite al mercato. In asta, quindi, è proposta MADONNA COL BAMBINO di Bernardo di Stefano Rosselli, attivo a Firenze tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo.
Questa piccola tavola di devozione domestica è stata restituita al catalogo del Maestro grazie agli studi compiuti in questa occasione da Andrea De Marchi, cui si deve la scheda in catalogo. Notevole per l’armonia delle figure divine, la tavoletta si distingue per la raffinatezza delle soluzioni adottate dall’artista in dettagli di contorno, quali lo splendido paesaggio di fondo, e per la preziosità dei materiali impiegati, esaltati da uno stato conservativo del tutto eccezionale (stima 60.000-80.000 euro).
Ai fasti della pittura barocca rimanda, invece, la sapiente COMPOSIZIONE CON VASO DI FIORI E ALTRI VASI METALLICI di Andrea Scacciati, capolavoro dell’artista fiorentino di cui reca la firma e la data del 1679 (stima 40.000-60.000 euro).
Assente dal mercato da oltre trent’anni, il dipinto rinnoverà presumibilmente il successo raggiunto nell’autunno del 2015 da due composizioni di fiori del suo più diretto concorrente, Bartolomeo Bimbi, aggiudicate in queste sale a 57.500 e 62.500 euro.
AMORE E PSICHE, una delle più belle storie della mitologia greca narrata ne “Le Metamorfosi” del poeta latino Apuleio, è il soggetto della prima opera presentata dal dipartimento di Dipinti del XIX Secolo. La trasposizione pittorica è del pittore veneto Domenico Pellegrini (stima 60.000-80.000 euro).
Questo soggetto è particolarmente caro al pittore che ritrasse nelle vesti dei due giovani anche Vettor e Caterina Pisani in un’opera conservata ancora oggi nel palazzo avito della famiglia a Venezia.
E se Pellegrini durante il suo soggiorno romano instaurò un rapporto di cordiale amicizia – ben documentata in un carteggio – con Antonio Canova il più grande artista italiano del Neoclassicismo, Eugène Boudin fu colui che indirizzò il giovane Claude Monet alla pittura, quella pittura en plein air che lui anticipò in molti dei sui dipinti come in TROUVILLE, LE RIVAGE, firmato e datato 1896 (stima 100.000-150.000 euro).
La stazione balneare di Trouville è un soggetto frequente nella produzione del maestro francese, una di queste “scene dal vivo”, La plage de Trouville, è oggi parte della collezione permanente del Musée d’Orsay.
Parigi è trait d’union con l’ultima opera presentata dal dipartimento, IL GUADO, splendido olio su tavola che Antonio Fontanesi presentato nel maggio del 1861, anno in cui lo dipinse, al Solon parigino. Un anno questo particolarmente importante per il maestro emiliano che vide due sue opere entrare nelle collezioni di Vittorio Emanuele II – ora alla Galleria di Arte Moderna di Firenze e nella collezione di Francesco Saverio De Sanctis, allora Ministro della Pubblica Istruzione, che lo destinò alla Civica Galleria d’Arte Moderna di Torino. IL GUADO, che per altro gode di una altrettanto importante vicenda collezionistica, è uno straordinario capolavoro nel quale i giochi di luci, mezze luci e ombre portano sguardo dopo sguardo a scoprire sempre nuovi particolari, uno più bello e poetico dell’altro (stima 130.000-150.000 euro).
Con un passo a ritroso di circa centocinquanta anni passiamo al dipartimento di Stampe e Disegni che per l’asta del 9 novembre presenta COPPIA DI MUSICANTI, un disegno a gessetto nero e rialzi in bianco di Giovanni Battista Piazzetta (stima 25.000-35.000 euro). Quest’opera inedita di Giovanni Battista Piazzetta testimonia il gusto rinnovato della grande committenza privata veneziana a partire dal primo ventennio del XVIII secolo.
Il registro compositivo e la complessità del suo ductus grafico concorrono a presentare questo disegno come un’opera autonoma destinata all’arredo di un grande palazzo veneziano. La figura del giovane flautista in primo piano, ritrae Giacomo Piazzetta, il figlio dell’artista intorno ai 17 anni; circostanza che consente una datazione dell’opera intorno al 1742.

Il dipartimento di Mobili, Arredi e Oggetti d’Arte è quello con il maggior numero di offerte in questa vendita, presentando opere di alto livello qualitativo e tali da ricoprire le diverse specialità che rappresenta. Alla produzione dell’Italia settentrionale sono da ricondursi la rara COPPIA DI SPECCHIERE veneziane della prima metà del ‘700, in legno di noce ebanizzato, dipinto e dorato, con decorazioni in policromia e intarsi di madreperla a formare dei motivi floreali “alla orientale” che si dispiegano lungo tutte le fasce e nella ricca cimasa a ricciolo (stima 70.000-100.000 euro), e l’eccezionale SCRIVANIA DA CENTRO lombarda della metà del XVIII secolo, decorata a intarsi con raffinate rocaille sparse e con stemma gentilizio sul fronte (stima 60.000-90.000 euro).
All’Italia meridionale dobbiamo invece l’importante MONETIERE napoletano del XVII secolo, in legno ebanizzato e tartaruga, la cui imponente struttura architettonica è cadenzata da una bellissima serie di vetri dipinti con scene mitologiche alla maniera di Luca Giordano (stima 80.000-120.000 euro) e lo SCRITTOIO NUZIALE in legno, corallo, tartaruga e pietre dure realizzato dalla Scuola di incisione del Corallo nel 1891 (stima 40.000-60.000 euro).
Due importanti lotti sono dedicati al raffinato gusto internazionale degli “objets montés”, in particolare la rara COPPIA DI GRANDI GIRANDOLES francesi della seconda metà del ‘700 a forma di vasi neoclassici in granito verde montati in bronzo dorato, (stima 80.000-120.000 euro) e l’elegante COPPIA DI VASI DECORATIVI russi della prima metà del XIX secolo, in malachite con montatura in bronzo dorato (stima 20.000-30.000 euro).
Concludono questa eccellente selezione di arredi, due “objets de vertu”: un raro PIATTO di Limoges della metà del XVI secolo, in rame smaltato e dorato, raffigurante la scena di Giunone in atto di respingere Psiche (stima 12.000-18.000 euro) e la nota TABACCHIERA “DEGLI ERESIARCHI” realizzata dalla Manifattura di Ginori a Doccia verso il 1760 (stima 20.000-30.000 euro).

Per quest’asta, il dipartimento di Argenti ha puntato i riflettori su tre importanti opere di gusto internazionale, tutte inglesi. Il primo dei tre lotti in catalogo è costituito da una BROCCA CON BACILE in vermeil realizzati a Londra nel 1755 dall’argentiere Aymé Videau, uno dei più raffinati argentieri Ugonotti operanti a Londra (stima 28.000-35.000 euro).
La seconda opera è in MESCI ACQUA a elmo realizzato nel 1700 da David Willaume (stima 10.000-15.000 euro), molto simile a uno del medesimo autore conservato al Victoria and Albert Museum di Londra. Sono due opere legate tra loro: Videau iniziò il suo apprendistato nel 1723 nella bottega di Willaume, dove a portarlo con ogni probabilità fu la condivisione delle origini famigliari.
Infine ci sarà un CENTROTAVOLA di Paul Storr realizzato nel 1805 (stima 12.000-18.000 euro).

Sempre con il Settecento, ritorniamo alla Serenissima con Giacomo Favretto, autore di due acquarelli che, assieme a oltre sessanta importanti autografi, decorano un GRANDE VENTAGLIO (stima 20.000-30.000 euro). Questo prezioso oggetto e l’opera CAMPI PHLEGRAEI. OBSERVATIONS ON THE VOLCANOS OF THE TWO SICILIES di Sir William Hamilton (stima 50.000-70.000 euro) sono i due lotti scelti dal dipartimento Libri, Autografi e Manoscritti per questa vendita, unica per importanza.
Il volume di Hamilton, ben noto a tutti i collezionisti e mercanti di questo settore, è un saggio rivoluzionario sui vulcani italiani pubblicato nel 1776 e illustrato da tavole così spettacolari che, spesso, sono state sottratte agli esemplari per essere vendute singolarmente. La copia presentata, perfetta con tutte le sue 59 tavole ed anche con il SUPPLEMENT TO THE CAMPI PHLEGRAEI, è non solo in ottimo stato di conservazione ma anche eccezionalmente marginosa. Nessuna grande collezione di illustrati del Settecento può dirsi completa se priva di questa magnifica pubblicazione, ideata e realizzata con impegno e passione da Sir William, affascinante diplomatico, vulcanologo ed antiquario.

Molto importanti anche i lotti presentati dal dipartimento Gioielli e Orologi, che per questi ultimi ha scelto un OROLOGIO DA POLSO CON CRONOGRAFO Patek Philippe (stima 130.000-180.000 euro). L’orologio ha un design raffinatissimo e innovativo per l’epoca in cui è stato prodotto, il 1946, una modernità che ne fa uno dei modelli più ricercati tra i cronografi Patek Philippe vintage; e questo, in oro rosa e acciaio con quadrante rosè, è una variante molto rara della quale ad oggi si conosce l’esistenza di soli altri nove pezzi.
Anche per i gioielli si è scelto una firma prestigiosa, Van Cleef end Arpels. Della storica maison di Place Vendôme sarà posta in vendita una DEMI-PARURE, composta da una collana la cui parte centrale può essere utilizzata come bracciale e un paio di orecchini pendenti, in oro giallo, turchesi ovali taglio cabochon e diamanti taglio brillante tondo (stima 130.000-180.000 euro). Le pietre sono montate in gradazione all’interno di castoni a corolla con brillanti così come le coppie di foglie che li uniscono, mente gli orecchini sono composti da una coppia di corolle.
Chiudiamo con una GANDE SCULTURA, in bronzo laccato e dorato, eseguita in Cina nel XVII secolo durante la Dinastia Ming (stima 60.000-80.000 euro). Raffigura, assiso sul dorso di un elefante con tre coppie di zanne, un BODHISATTVA TRASCENDENTE SAMANTABHADRA vestito da un’elegante veste drappeggiata e ornato da gioielli, come la nobile corona decorata con la figura del Buddha Trascendente Amitabha in posizione Padmasana.
È un oggetto di rara qualità e dimensione, il cui soggetto è di grande fascino, in particolare per il mercato asiatico, oggi uno dei primi referenti del dipartimento di Arte Orientale.
Non meno affascinante è l’altro oggetto scelto dal dipartimento, un INTAGLIO della fine della Dinastia Qing in corallo rosso su base in avorio (stima 15.000-20.000 euro). In un ramo di poco più di cinque centimetri è intagliato con grande finezza ed estrema abilità tecnica il tema di WangMuZhuShou (王母祝寿), che significa l’Anniversario Celeste della Regina Madre dell’Ovest. Wangmu, abbigliata e acconciata sontuosamente con un tralcio di peonie tra le mani, è accompagnata da figure secondarie, altrettanto acconce, che reggono a loro volta fiori e lanterne. Al centro, inginocchiata e adorante, vi è una divinità maschile che porta nella cinta delle pesche, simbolo di lunga vita.