Archives for : giugno 2017

A cosa serve la Biennale d’arte di Venezia?  0

Se è vero che la violenza è, in misura diversa, parte del DNA dell’’essere umano, è altrettanto vero che la violenza  è alimentata da larghi strati  della società  e dalla cultura contemporanea, cinema, tv , cronaca. Vi sono molti aspetti della violenza. La violenza fisica è quella più visibile, per questo più esecrata. Peter Sloterdijk  nel suo testo “L’imperativo estetico”  rileva come ”Il più perfetto matriarcato del mondo, sono gli  Stati matri-alimentari Uniti  d’America”.  In parallelo, in ragione della compulsione  femminile  al consumo, si attua quello che  Ernest Gellner ha definito: “L’internazionale dei consumatori  senza fede”.  Tale fenomeno ha da tempo investito il mondo dell’arte, non a caso, vede sempre più la dominanza femminile. Bourdieu ha definito questo meccanismo nei termini di  violenza simbolica. Violenza è anche l’imposizione di qualcosa di  iniquo, come le leggi di genere che  alterano ogni sana competizione meritocratica. L’accampare diritti di rivalsa, come fanno le femministe, è un espediente decettivo.  Che dire della violenza  estetica ?  Comportamenti volgari, sguaiati, osceni in luoghi pubblici e nelle strade, rappresentati in modo insistente  da tv e cinema. Quale  difesa può attivare chi si sente profondamente offeso da tali esibizionismi?  La violenza si manifesta in ambito socio-politico. Molte di queste iniquità sono elencate da Shakespeare nel monologo di Amleto. “… le offese e i torti che la virtù patisce conculcata dai tristi, della legge gli indugi..” . Lucrezio  suggerisce presa di distanza, e isolamento  in “La natura delle cose”. Purtroppo non sempre è possibile fuggire. Quando si vive in una società si è soggetti all’arroganza del potere, ai piccoli soprusi quotidiani di funzionari frustrati al servizio di oligarchie politiche ed  economiche, che inquinano la società . Anche il mondo dell’arte è soggetto a questi  virus. La Biennale dell’arte di Venezia è da anni dominata da un  certo Paolo Baratta (nomine omine) sotto la cui guida le manifestazioni  sono sempre più squallide e dominate da oligarchie mercantili/ mondane, con grande  riguardo a donne e arte statunitense. La Biennale dell’arte del 2005, affidata a certa Maria de Corral, passò alla storia come la Biennale dei Tampax, per un’opera, un lampadario fatto di Tampax, realizzata  della conterranea della curatrice, certa  Joana Vasconcelos. Quest’anno, 2017, un’altra donna Christina Macel, è stata designata da Baratta a dirigere la Biennale. Costei non trova di meglio che organizzare cene per e con artisti, ovviamente a spese dei contribuenti italiani. Per finanziare i festini di  pochi eletti, la Marcel non ha trovato di meglio che  negare l’accredito, cioè l’ingresso gratuito alla Biennale,  ai non iscritti all’ordine dei giornalisti. Significa escludere tutti coloro che, a vario titolo, curano siti e Portali web dedicati all’arte pur non essendo iscritti all’Ordine dei giornalisti, una delle tante caste nostrane. Voler burocratizzare l’arte è un atto di arroganza inaudita, affidata per lo più a oscuri funzionari  che attuano le direttive dei vertici. Anche questa è una forma subdola di violenza contro la quale è impossibile opporsi. Il potere ha concesso la delega  alla Macel, la quale detta le regole della Biennale che i contribuenti italiani pagano. Di questo è al corrente il sig. Franceschini  ministro pro tempore della cultura? Certo non è una tragedia, il sopruso ha il valore del costo del biglietto, ma  resta un sopruso, cioè un atto di violenza burocratica. Donne libere di..

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Il canone del disgusto.  0

Esistono ancora artisti o ci sono solo più geni? Quando l’insieme dei saperi si arena in un solipsismo cinico, la ricerca di miti diventa una sorta di virus mentale, una via di fuga dalla razionalità pensante. L’annuncio di una mostra di Maurizio Cattelan, rigorosamente in inglese “Be right back” , la locandina pubblicitaria precisa: “il Genio che ha rivoluzionato l’arte contemporanea”. Sorge spontanea la domanda: quanti sono i “geni” che hanno rivoluzionato l’arte contemporanea? A partire dai Futuristi, Dada, Fluxus, Pop Art, Arte Povera, Transavanguardia, Punk Art. Tutti geni? Tutti rivoluzionari? La mia opinione è che si tratti per lo più di mediocri soggetti esaltati dalla critica e sostenuti dalla propensione al kitsch delle masse contemporanee. Basta fotografare clochard ed esporli in mostra per riscuotere il plauso della critica. L’arte non dovrebbe essere sociologia, ma rappresentare, in forma metaforica, aspetti della realtà. Si resta perplessi nel leggere su quotidiani nazionali, di proprietà di capitalisti, con redazioni di giornalisti garantiti e lautamente retribuiti, che nella presentazione di una mostra al PAC di Milano scrivono: “ ..c’è sempre qualcosa di dignitoso in queste persone (accattoni) che non riescono ad essere funzionali all’interno di un sistema corrotto e sfruttatore..”. Così il capitale e suoi accoliti recitano due parti in commedia, mentre i veri derelitti, che non sono solo gli accattoni, ma molte vittime di un potere che, si autodefinisce democratico, favorisce, anzi impone, forme di disordine e disgregazione sociale. Siamo di fronte a saperi negati senza che siano stati davvero compresi nella loro complessità socio-etica. Abbandono spurie teorie e semplificazioni ideologiche che pretendono di attuare un’ermeneutica della realtà. Chi parla, chi agisce, chi risolve; chi paga il prezzo delle semplificazioni teoriche o, nel caso dell’arte, dell’ossequio al mercato. L’arte costituisce anch’essa un piccolo tassello di una molteplicità sociale che agisce nel profondo delle coscienze, qualsiasi cosa si intenda con “coscienza”. Come scrivevano Deleuze e Guattari in Rizoma, il libro è una piccola macchina da guerra. Il problema è che gli intellettuali non la sanno usare e sparano a casaccio. I libri di oggi in generale non descrivono né informano, non nutrono la coscienza collettiva. L’arte ha cessato da tempo di imitare la natura, la scrittura ha cessato di occuparsi della realtà, per quella che è, non vista attraverso l’immaginazione di bolsi soloni al riparo dalla conseguenze del loro teorizzazioni. L’elenco delle correnti artistiche, elencate sopra, è in parallelo con le mode, gonne lunghe, gonne corte, voile o jeans. La massa,suggestionata dai media, seguirà passivamente. Conformismo rassegnazione e disgusto sono le cifre della modernità. aaaaaaaaaaaaaaaa-6-giugno-2017

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