Archives for : febbraio 2023

La parola e la forma.  0

Il  linguaggio e la logica non creano il significato. Il linguaggio descrive il significato di ciò a cui si riferisce. La logica ha la sola funzione di ordinare parole e significati. Usare il linguaggio in modo errato significa presupporre un significato che non esiste. Questo uso decettivo del linguaggio è il fondamento di ciò che definiamo menzogna.

Nel linguaggio dell’arte il tema è più articolato. Le singole opere possono realizzare la  rappresentazione banale della realtà, street art, e opere di Jeff Koons, addirittura opere senza significato. Ecco allora che si rende necessario l’intervento del critico o del  filosofo, i quali spesso  non illustrano il significato dell’opera, lo creano.

Il  critico e il  filosofo fanno quindi ricorso alla menzogna. E’ possibile vi possa essere buona fede, ma in questo caso buonafede e ignoranza coincidono. L’articolazione tecnicamente colta della narrazione può assumere l’apparenza di verità, tale narrazione crea la suggestione a chi leggerà il loro testo. L’uso di concetti non provati che per generazioni hanno usurpato la dignità dell’arte creando finzioni ermeneutiche prive di senso.

All’angoscia  di una società liquida, priva di futuro, gli artisti rispondono realizzando nani da giardino ed esibizioni del corpo nei suoi aspetti più laidi e sgradevoli. Oppure l’arte ridotta a livello della pubblicità e del consumo di massa, aspetti di cui copia le modalità.

Giuseppina Giordano presenta la sue opere in mostra sugli scaffali di supermarket. Damien Hirst espone la prima versione di Pharmacy alla Galleria Cohen di New York. Arte che fa il verso alle compulsioni da  consumo.

Forse Pitagora, considerato il creatore della parola “filosofia” avrebbe disapprovato i procedimenti  con i quali molti filosofi giustificano certe espressioni artistiche,non avrebbe considerato i loro testi filosofia, ma elucubrazioni nelle quali  filosofi, specie di matrice statunitense,esibiscono una pseudo cultura ad esclusivo beneficio del  mercato.

Per Senofonte stabilire un ordine di valori, non basta l’esperienza sensibile, tanto meno l’accettazione sociale, ma è necessaria una riflessione morale già altamente critica.

L’aspetto che  riguarda l’arte astratta,in questo caso l’opera non esprime alcun significato, la fruizione dell’opera è affidata all’emozione del colore steso sulla tela, la questione è relativa alla lettura emotiva dell’opera,tema di attualità sul quale ,è stato scritto molto.

Non c’è dubbio che le avanguardie hanno fruito in modo notevole del supporto della critica e filosofia che con i loro scritti hanno contribuito ad alimentare  eccessi che, a partire dall’inizio del secolo scorso, hanno inquinato il mondo dell’arte. Senza il supporto della letteratura critica e filosofica sicuramente taluni fenomeni artistici non avrebbero mai avuta l’eco che hanno avuta nella società di massa disposta ad accettare tutto ciò che provoca e diverte, senza remore di carattere culturale.farmacia di copia

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Le stagioni del nostro scontento-  0

Dove maggiori sono l’inquietudine e il dubbio nella nostra cultura e nella nostra società; e quando anche i programmi di una cultura e di una società nuove sembrano inadeguati; allora incontriamo  le parole che indicano il nodo non sciolto, il viluppo inestricabile. Queste parole sono: diffidenza, anormalità, emarginazione, esclusione. L’enfatica invocazione all’uguaglianza degli uomini resta ipocrita e contraddittoria perché si fonda su una presunta regola e norma che ignora ordine e valori superiori all’esperienza sensibile che ha il corpo come riferimento primario, Ciò conduce all’ anarchia sociale nella quale l’etica è soppressa.

Per Cudworth il sentimento etico è innato ,egli sostiene che agiamo  in modo sbagliato quando  non ascoltiamo la coscienza. L’esperienza ci dice che, purtroppo,  la coscienza non è sempre attiva nel far sentire le proprie indicazioni.

E’ lo scoglio che ogni illuminismo incontra sulla sua strada. Intorno a esso molto si è discusso e si continua a discutere, ma sempre, rifacendoci a principi di carattere generale, insomma cercando di dialetizzare, superare, dissolvere, i problemi che non sappiamo risolvere, includiamo nel discorso il tema “differenza” solo come pretesto di decettive manipolazione della realtà.

Il pensiero critico di Adorno e Horheimer ha affrontato la questione della libertà sociale,  tralasciando la libertà individuale. Lo snodo sta nella prassi che porta a disattendere, anzi a negare la validità delle regole, senza le quali  non può esistere una società che possa dirsi civile e giusta. E’ difficile  conciliare soggettività che la rimozione delle regole incrementa. Il mito della libertà si scontra con la realtà di esistenze difficili e una sempre più problematica realtà sociale.

I giovani tentano di far sentire la loro voce ipotizzando una migliore e più libera società. La loro presa di posizione suscita molti interrogativi, anche perché contrasta con i loro comportamenti e la mancanza d’impegno.

D’altra parte il livello dell’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle università è carente. Vi è un eccessivo lassismo pedagogico che finisce per penalizzare i migliori. Docenti impreparati, orientati e condizionati dal pensiero unico secondo cui  l’etica è null’atro che retorica che appartiene al passato. Gli intellettuali si considerano progressisti mentre si richiamano a teorie sclerotizzate e non sempre comprese, ma soprattutto sono privi di dignità e valori. .

. In molti sembrano avere rinunciato alla speranza di una società migliore, non basta contestare senza preoccuparsi di acquisire la conoscenza necessaria per incidere davvero sui processi sociali.

Per questo il richiamo alla libertà ha spesso motivazioni  sbagliate,   ingannevoli specie  nei confronti dei giovani.

Nel campo dell’arte assistiamo al disastro provocato dalle avanguardie la cui “libertà creativa”  si è rivelata un fallimento totale, e ha portato al dominio  del mercato e il cattivo  gusto.

Caravaggio 500

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Le discipline tecnologiche si considerano esentate da valutazione etica.  0

Nel libro “Introduzione all’etica” , Edmund Husserl affronta, tra l’altro, il tentativo di definizione o confronto, della cultura, pratica e teoretica. Il tema, in forma e con intenti diversi, è stato trattato  da Snow Charles Percy in un libro pubblicato nel 1980 con il titolo “Le due culture”.

Oggi forse l’argomento è di minore attualità dal momento che la cosiddetta cultura umanistica ha lasciato il posto alle dottrine tecniche.

La filosofia ha di fatto rinunciato ad essere la coscienza critica della società, impiegata piuttosto nel giustificare la deriva etica. Il pensiero debole è uno dei percorsi verso l’abbandono di tutto ciò che costituiva l’impalcatura di sostegno alla fragile società umana, l’osservazione del dato cognitivo dell’esperienza.

Le discipline tecnologiche, più in generale scientifiche, si sono sottratte alla valutazione etica e per certi aspetti anche alla ragione, intesa nel senso più ampio, cioè non concentrata sul risultato immediato. Il settore in cui è più palese la cecità della scienza è testimoniato dalla distruzione dell’ecosistema.

Un altro campo in cui emerge lo spregevole cinismo della civiltà, è quello degli armamenti. Mentre una larga parte del pianeta soffre la fame e le conseguenze delle malattie, sono state destinate risorse enormi per l’invenzione e la produzione di armi sempre più sofisticate e letali. Tutto sempre declamando il rispetto dei diritti dell’uomo e la sacralità della democrazia.

E’ chiaro che, vista la situazione, qualsiasi interesse al campo dell’arte appare come pretesto di distrazione. Ma, per ritornare al riferimento iniziale, anche l’arte ha abbandonato il principio teoretico, cioè la cultura “inutile” come la definiva Bertrand Russel, per adottare la tecnologia e le modalità di creazione della realtà virtuale.

Husserl sembra aver realizzato che la distinzione tra cultura pratica e cultura teoretica finisce per essere questione di lana caprina. Il bisogno di cultura, senza distinzioni, nella società è venuto meno. Ci sono stati ingegneri che hanno creato capolavori letterari, giuristi che hanno creato opera d’arte meravigliose, medici che hanno indagato le profondità della coscienza umana. Tutti costoro attuavano autonomamente la distinzione tra conoscenza  delle tecniche professionali, e il bisogno di coltivare la sensibilità nutrita dalla cultura umanistica senza la quale ogni vera cultura è chimera.     George Grosz- 500

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Che cosa è oggi ciò che definiamo cultura?  0

 

I grandi artisti greci per lo più nutrivano la loro immaginazione con la narrazione dei miti dei grandi filosofi presocratici. Fu fonte di ispirazione la narrazione di  Esiodo: “Opere e i  giorni”, grande poeta e narratore appartenente alla antichissima  produzione della scuola beotica.

Ferecide altro grande creatore di miti. Acusilao, le cui genealogie in prosa sembra però fossero soltanto una replica di Esiodo

Cercare dì interpretare gli antichi miti è un’impresa a cui si sono dedicati generazioni di studiosi,dando interpretazioni e versioni diverse, anche perché quell’antica cultura è giunta a noi solo attraverso frammenti. Ciò nonostante anche la cultura dei filosofi che sono succeduti ai presocratci, Platone e Aristotele in primis, si è nutrita della antica mitologia.

Il richiamo a questa antica cultura ha il senso di marcare la differenza tra ciò che nutriva l’ispirazione dei grandi artisti dell’antica Grecia e gli artisti contemporanei.

Ciò che oggi chiamiamo cultura costituisce invenzione, l’esercizio di un imperfetto uso della memoria. Il discorso sull’arte  trascura l’importante riferimento all’origine che non consiste nella sofistica elaborazione di Heidegger contenuta in “L’origine dell’opera d’arte” ( 1950)

Andando con il pensiero all’infanzia della civiltà emerge chiaro l’abisso che ci separa dalla profonda cultura che ispirava gli artisti dell’antica Grecia che hanno creato opere d’arte immortali. Dovremmo renderci consapevoli che immaginazione e creatività non sono affatto soggette al progresso, al contrario, proprio l’ansia di progresso ha prodotto l’orrido vuoto del pensiero contemporaneo.

Dovremmo avere la consapevolezza che l’esistenza è il percorso dall’innocenza all’esperienza. In questo percorso si va incontro alla inevitabile contaminazione. La civiltà dei consumi è la conseguenza di questa contaminazione il cui prodotto è una finta libertà priva di significato.

Già Thomas Man aveva, in più libri, affrontato il tema dell’artista, privo di coscienza critica e per questo incapace di creare. Andiamo quindi incontro alla civiltà nella quale la realtà è sostituita da simulacri, tema affrontato da Jean Baudrillard.

Anche la filosofia e critica d’arte sono permeate dalla stessa superficialità,quella che Heidegger definitiva: la verità sottoposta alla  soggettività del giudizio. In questo modo viene usurpata la dignità del problema dell’artePaestumTaucher500

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Come possono il brutto e il disarmonico suscitare piacere.  0

La prima opera d’arte astratta fu presentata da Wassilj Kandinskj nel 1910. Kandinsky era un giurista di grande cultura. Accompagnò la presentazione della sua opera con una esposizione tematica di profonda spiritualità. Suo nipote, il filosofo hegeliano Alexandre Kojève scrisse un libro nel quale dette una lettura delle opere di Kandinsky di notevole spessore filosofico.

Da allora l’arte astratta ha dilagato, ma soprattutto, l’arte astratta, demolendo in qualche modo le teorizzazioni della critica d’arte sull’arte figurativa, ha aperto un varco che ha provocata la deflagrazione dei più deleteri fenomeni artistici.

Come conseguenza la questione del valore dell’opera è andato sfumando nell’infittirsi di teorie ermeneutiche basate sull’assunto che il valore passi attraverso l’esperire soggettivo. A rendere più problematica la lettura dell’opera, in questi ultimi anni si è innescata la diatriba che verte sul quesito: l’opera d’arte è meglio recepita attraverso l’approccio emotivo o attraverso l’esame critico basato sulla ragione? Tramite questa domanda la psicologia è entrata a gamba tesa nel campo dell’interpretazione dell’arte, le categorie valoriali sono state radicalmente capovolte.

Così l’edonismo ha finito per prendere il soppravvento anche nel campo dell’arte assumendo l’aspetto di uno scetticismo di maniera che non tiene in nessun conto la vera radice dello scetticismo logico-teoretico- conoscitivo,tema che risale ad Aristotele, il quale nella  Etica Nicomachea criticava la visione edonistica dell’arte di Eudosso .

A proposito dell’edonismo materialista  significativa l’affermazione di Goethe su  Shakespeare :” Nessuno ha disprezzato il costume materiale più di lui; egli conosce benissimo il costume interiore degli uomini”.

Come possono il brutto e disarmonica suscitare piacere estetico? Nietzsche sosteneva che :“ Le cose più nobili ed elevate non agiscono affatto  sulle masse”.  Siccome però il consenso è il concime del potere, meglio assecondare le masse, anche  in base al principio che divertire è più facile che educare.   Kandinsky 500

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