I grandi artisti greci per lo più nutrivano la loro immaginazione con la narrazione dei miti dei grandi filosofi presocratici. Fu fonte di ispirazione la narrazione di Esiodo: “Opere e i giorni”, grande poeta e narratore appartenente alla antichissima produzione della scuola beotica.
Ferecide altro grande creatore di miti. Acusilao, le cui genealogie in prosa sembra però fossero soltanto una replica di Esiodo
Cercare dì interpretare gli antichi miti è un’impresa a cui si sono dedicati generazioni di studiosi,dando interpretazioni e versioni diverse, anche perché quell’antica cultura è giunta a noi solo attraverso frammenti. Ciò nonostante anche la cultura dei filosofi che sono succeduti ai presocratci, Platone e Aristotele in primis, si è nutrita della antica mitologia.
Il richiamo a questa antica cultura ha il senso di marcare la differenza tra ciò che nutriva l’ispirazione dei grandi artisti dell’antica Grecia e gli artisti contemporanei.
Ciò che oggi chiamiamo cultura costituisce invenzione, l’esercizio di un imperfetto uso della memoria. Il discorso sull’arte trascura l’importante riferimento all’origine che non consiste nella sofistica elaborazione di Heidegger contenuta in “L’origine dell’opera d’arte” ( 1950)
Andando con il pensiero all’infanzia della civiltà emerge chiaro l’abisso che ci separa dalla profonda cultura che ispirava gli artisti dell’antica Grecia che hanno creato opere d’arte immortali. Dovremmo renderci consapevoli che immaginazione e creatività non sono affatto soggette al progresso, al contrario, proprio l’ansia di progresso ha prodotto l’orrido vuoto del pensiero contemporaneo.
Dovremmo avere la consapevolezza che l’esistenza è il percorso dall’innocenza all’esperienza. In questo percorso si va incontro alla inevitabile contaminazione. La civiltà dei consumi è la conseguenza di questa contaminazione il cui prodotto è una finta libertà priva di significato.
Già Thomas Man aveva, in più libri, affrontato il tema dell’artista, privo di coscienza critica e per questo incapace di creare. Andiamo quindi incontro alla civiltà nella quale la realtà è sostituita da simulacri, tema affrontato da Jean Baudrillard.
Anche la filosofia e critica d’arte sono permeate dalla stessa superficialità,quella che Heidegger definitiva: la verità sottoposta alla soggettività del giudizio. In questo modo viene usurpata la dignità del problema dell’arte