Archives for : febbraio 2024

Il furto dell’essere.  0

Non è sostenibile la tesi secondo cui esistono diverse realtà nell’esistenza di ciascuno di noi, privato, pubblico, professionale. Sembra più che altro un espediente retorico che porta alla frammentazione sociale.  Diciamo piuttosto che gli umani fanno pace con le proprie colpevoli abitudini. “Le vite” del Vasari descrivono i dettagli della vita dei singoli artisti. Le loro vite incidono sulla loro arte.

Oggi è diventato tutto molto più difficile, attraverso la tecnologia siamo soggetti al furto dell’essere. Gradatamente rinunciamo al pensiero pensante per adagiarci sull’adeguamento alla funzionalità dello strumento che usiamo, inconsapevoli di essere prigionieri in una formalità operativa che  condiziona il nostro agire. Il cedimento alla tecnologia ci porta all’aridità creativa.

Cosa ne è stato della filosofia che da Talete in poi ha formato il pensiero della civiltà occidentale? Iniziamo a capire cosa significa il fatto  che le evidenze europee, insieme alle loro regole linguistiche, antropologiche, filosofiche, giudiziarie, valgono solo per l’’Occidente e non riflettono affatto il common sense dell’intera umanità.

Amiel ha collegato questo ritrarsi del pensiero occidentale al vuoto che si è venuto a crearsi  per la rapidità con la quale è mutato il nostro mondo e la società. Siamo afflitti da cronofagia. L’attuazione di un opera d’arte che un tempo richiedeva mesi, anni, oggi, adottando le modalità della tecnologia, è pressoché istantanea. Ma il corpo umano è soggetto a propri tempi, il ciclo circadiano  detta le proprie regole, la rapida modifica dei ritmi di vita non è senza conseguenze sull’intelletto e sul corpo. La nostra vita scorre suscitando nostalgia del mondo che non sappiamo più vedere, capita che la memoria ci metta di fronte al panorama di ciò che andato perduto. A poco serve una cultura velleitaria che tenta di fermare i rivoli di un esistenza che si disperde in suggestioni estemporanee. L’intelligenza solipsistica può esistere solo frammentando gli spazzi privati in una dilatazione di senso che includa esclusivamente forme  di evasione dal pensiero consapevole. Il percorso della dissoluzione della ragione accompagna la decrescita e declino della civiltà.

Martin Lutero nel testo “Contro i profeti celesti”,scrive: “La ragione è la più grande delle puttane del diavolo, bisognerebbe metterla sotto i piedi e distruggerla”. Ci sarebbe quindi da supporre che la filosofia, principale frutto del pensiero raziocinante e immaginifico, sia esercizio vano. La volontà di Schopenhauer, ansia di potenza di Nietzsche, lo slancio vitale di Bergson, i flussi di Deleuze, sono tutti esercizi mentali che non approdano a nulla se non, qualche volta, alla pazzia.      PROSTITUTA

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Escatologia dell’arte.  0

L’arte esprime il proprio tempo a volte anche a prescindere dall’oggetto che raffigura. Tra il  tardo Medioevo e il Rinascimento  la pittura rappresentava soprattutto opere di carattere religioso. Con l’avvento della Borghesia e del cosiddetto Romanticismo , sono subentrati ritratti di borghesi, paesaggi, interni. Dalla fine del ‘900 le avanguardie hanno in pratica cancellato due millenni di arte imponendo un’arte rozza e volgare. La Modernità ha imposto il materialismo, il genere, la struttura, l’inconscio, la massa. Tutto questo era già in discussione sotto aspetti meno grossolani e dirompenti,  Con il prevalere del dominio del cliente in  un mercato deregolamentato del senso, le scelte erano  à son goùt, senza impacci di carattere culturale.

Hans Sedlmayr  denuncia la pratica della modernità, con la sopravvenuta perdita del centro. Nelle arti figurative dei secoli XIX- XX le  questioni morali vengono ad assumere un valore irrilevante, prevale   l’assioma secondo cui, l’arte essendo libera, non è legata a nessun tipo di condizionamento etico. L’arte è autonoma, anche dal proprio significato. L’assunto  trascura un dettaglio, l’artista è inevitabilmente condizionato dal proprio contesto e dalla propria cultura. In questa situazione, l’arte getta il guanto di sfida al mondo reale, ma non si accorge di scivolare verso un materialismo ontologicamente squallido. Andy Warhol, accanto a Marilyn Monroe, dipinge Lenin e Mao, Escatologia dell’arte. Joana Vasconcelos presenta un lampadario fatto con tampax. E’ tutto un potpourri da vendere agli squilionari il cui cinismo e pari all’ignoranza.

In Italia diventa icona dell’avanguardia Piero Manzoni, Figlio di un produttore di carne in scatola, Mazotin. L’artista  defeca in una bacinella e riempie dei propri escrementi novanta scatolette di metallo del peso di 30 grammi. Su ciascuna scrive “Merda d’artista. Contenuto netto gr.30. Conservata naturale. Prodotta e inscatolata nel maggio 1961”. Tutto viene rigorosamente numerato, etichettato e firmato. E’ l’ingresso ufficiale della merda nel mondo dell’arte occidentale.

L’operazione artistica di Manzoni è resa possibile dal precedente di  Duchamp che nel 1913 presentò uno scola bottiglie come opera d’arte, seguito dal orinatoio nel 1917. Duchamp fu finanziato a sostenuto dalla ereditiera americana Katherine Sophie Dreier. Così l’Occidente unito ha creato un nuovo mondo dell’arte prontamente monetizzato dai mercanti ebrei. Castelli, Guggenheim, Sonnabend.         lampadario di tampax

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La filosofia dipinta.  0

La fondazione della filosofia si proponeva la depurazione dell’intelligenza , suo compito fornire la chiave con cui armonizzare l’approccio alla realtà.

L’’Atlante Farnese è uno splendido esempio della possibilità del connubio della filosofia e dell’arte, entrambe le discipline impegnate nel dare significato al reale.  L’opera ha ispirato una quantità di ipotesi ermeneutiche e considerazioni filosofiche. L’immagine del Titano gravato dal peso del globo di cui non sa nulla e che non può vedere. Era l’Epoca in cui gli artisti possedevano una base culturale e con essa potevano interpretare la storia. Attuavano la suggestiva tesi linguistico ontologica teorizzata da Heidegger, secondo la quale l’opera d’arte “erige un mondo”.

Tralasciando confronti imbarazzanti, è difficile negare che l’arte moderna abbia rinunciato ad esprimere la conoscenza del mondo, per quanto possa essere percepito dall’artista.

In passato sono state molte le opere pittoriche che hanno raffigurato filosofi. Esempi importanti : “La Scuola di Atene” di Raffaello Sanzio. “ I tre filosofi” di Giorgione, e altre. Quasi sempre la pittura si limita a rappresentare situazioni ed espressioni intorno alle quali si sono affollati  tentativi ermeneutici. Franz Hals, volendo rappresentare l’epistemologia cartesiana, decide di non rappresentare il filosofo con un libro di filosofia, ma sullo sfondo oscuro di una biblioteca, quasi a indicare la difficoltà della conoscenza di accedere alla luce.

Nel momento in cui l’arte si è per così dire accartocciata nell’autoreferenzialità, la filosofia non è più stata necessaria, è subentrata la sociologia fatta propria dalla critica d’arte in una narrazione tautologica con pretese olistiche.

L’artista contemporaneo, immerso nella mondanità e nel consumo, non ha la capacità nè la volontà di sottrarsi a quello che Sartre definiva in un dramma: “L’infermo sono gli altri” , tema approfondito ancor meglio da Melville. Le tesi secondo cui l’arte è un percorso di liberazione, non più attuale. L’artista è “gli altri”, si limita a rappresentare ciò che gli altri vogliono, fanno, pensano, cronista passivo di una realtà che lo coinvolge al punto da privarlo  della capacità di rappresentarla se non per insignificanti, ripetitivi dettagli.        MAN_Atlante_500

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Necessità di un diverso approccio critico.  0

Nell’approccio ermeneutico della critica e filosofia dell’arte vi è una incoerenza che non pare essere stata presa in esame. Epistemologia e ontologia dell’arte sono radicalmente cambiate. Colore, disegno,iconografia, non sono più gli elementi costitutivi dell’opera d’arte.  Dunque su cosa si basa la valutazione critica dell’opera?

Il letto sfatto di Trace Emin, la rana crocifissa di Marin Kippenberger, il lampadario di tampax di Joana Vasconcelos, che tipo di approccio critico richiedono? La giustificazione sociologica, oltreché discutibile, non entra nel merito e nello specifico ontologico dell’opera stessa, ma si traduce in una narrazione parallela che non serve alla comprensione, ammesso ci sia davvero possibilità e necessità di capire.

L’ossessione dell’arte femminista per il corpo e l’organo sessuale,sono sintomi di un disagio della propria identità di genere che si traduce in eccessi. Questa realtà formale può essere interpretata attraverso la conoscenza del processo artistico, oppure basta un approccio socio culturale diverso,che tenta di decifrare una pseudocultura la cui cifra è il disagio mentale.

Vi è una sorta di pericoresi nel rifiuto dell’accettazione della propria condizione. Quando Cindy Sherman presenta l’immagine del un parto di una forma umana adulta,manifesta una sorta di disprezzo verso una funzione fondamentale della procreazione che permette la prosecuzione della specie. Lotario de Segni (1160 – 1216) diventato Papa con il nome di Innocenzo III affermò di provare  “un sacro conato di vomito” quando immaginava il parto di un bambino. Sherman si pone sulla stessa linea?

A meno di non supporre una estemporaneità superficiale, le ragioni che motivano le opere sopra citate implicano considerazione che vanno oltre alla epistemologia dell’arte. Qual’è il significato del lampadario della Vasconcelos? La luce? O un monumento all’assorbente igienico? Quando Andrea Serrano presenta l’immagine di un crocifisso immerso nell’urina,intende dissacrare il simbolo cristiano per antonomasia,oppure desacralizzare la religione in quanto tale?

Non c’è dubbio che l’approccio critico alle opere che pretendono di avere la loro giustificazione in  motivazioni  di carattere socio-culturale, richiedono una preparazione diversa da quella che si può apprendere nelle accademie e facoltà di estetica delle università. Anche il percorso di formazione degli artisti non basta ad  accreditali sul piano professionale, tale prerogativa finisce per essere di esclusiva competenza del mercato.il-manifesto-1-5-21-il-perturbante-disagio-nella-civilta-s-thanopulos-e-a-luchetti

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