Archives for : maggio 2022

Il corpo dell’Arte.  0

Gli artisti, e ancora  più le artiste, fanno l’uso frequente della esibizione del corpo, in films e fotografie. Questo si traduce in oggettivo svilimento della persona.\

“Si dovrebbe onorare meglio al pudore col quale la natura si dissimula dietro enigmi e incertezze variegati. E’ possibile che il suo nome, parlando Greco, sia Baùbo? “ (Friedrich Nietzsche, La Gaia Scienza.)

Anche il misantropo Schopenhauer rivaluta a suo modo la sessualità quando scrive: “…Nella realtà i genitali costituiscono il vero punto focale della volontà, e quindi il polo opposto al cervello che rappresenta l’intelligenza,ossia l’altra faccia del mondo”.

Jacques Lacan nelle sue lezioni del 1959 “ Etica della psicoanalisi”, ha esaminato parte di ciò che sotto il nome “la Cosa”, tentava di esprimere un oggetto psicologico preoggettivo: secondo Lacan bisogna prima di tutto che l’oggetto deve sempre essere considerato come perduto. Vi è l’esigenza di rimuovere la negatività per dare spazio al necessario.

L’utero diviene,va al di là, la vulva, si offre nell’illusione artistica, l’immaginazione invitante che però, nell’eccesso di libertà e di offerta, ha perso un gran parte attrattiva, anche se resta ciò che Heidegger chiama l’inaggirabile.

J.P. Sartre, in “ L’essere e il nulla” (Galimar, Parigi 1943) scrive: “ L’oscenità del sesso femminile  è quella di tutte le cose aperte; è un richiamo a essere, come d’altronde tutti i buchi”.

Secondo Maurizio Ferraris l’arte ha il solo scopo di suscitare emozione, se non suscita emozione non è arte. Tesi quanto meno azzardata, anche perché,se tale principio venisse applicato,buona parte dell’arte contemporanea non sarebbe arte, il che probabilmente è vero, ma per altre ragioni.

Quando parliamo di emozioni dell’arte a cosa ci riferiamo? Che tipo di emozioni possono suscitare le scultura con donne a carponi che defecano di Kiki Smith , il letto sfatto di Trace Emin, le sculture di vagine di Cindy Sherman. Perché vi è l’ossessione femminile per sesso?

Ovviamente non c’è stato critico, sottolineo critico, non laudatore, che si sia inoltrato in una ermeneutica artistica su questo tema che risulta piuttosto scivoloso. .

La filosofia che usa l’arte per le proprie precarie teorizzazioni ricorda il barone di Mùnchausen, il quale caduto in uno stagno con il proprio cavallo cercava di sollevare l’animale con le proprie gambe e se stesso tirandosi su per i capelli.

 

 

Kikki Smith : senza titolo, SculturaKIki Smith -500

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Difficile conciliare libertà e ragione.  0

Molti filosofi e intellettuali hanno affrontato il tema della libertà, Nel 1894 Rudolf Steiner pubblicò “ La filosofia della libertà”, che conteneva un argomentare profondo sull’impossibile.

Hegel, in “ Fenomenologia dello Spirito” Scrisse un intero capitolo dal titolo: “L’opera peculiare della libertà assoluta è la morte e il Terrore”. Nella ricerca della libertà gli esseri umani trascurano l’essenza e si fermano all’essenziale.

Dunque la domanda a cui dovremmo rispondere è cosa significa “libertà”? Qui viene fuori lo snodo centrale che caratterizza tutte le nostre azioni,affrontato da Spinoza ed Hegel che così si esprimono: noi non giudichiamo buono ciò che è buono per sostanza e forma, ma giudichiamo buono ciò che ci piace. Estremizzando il concetto l’incontro perfetto sarebbe tra un sadico e un masochista.

Sigmund Freud esaminò il tema in “Il disagio della civiltà” dove mise in evidenza che la civiltà non conferisce più libertà, al contrario la limita in quando pone norme di convivenza che devono essere osservate perchè la civiltà possa dirsi tale. Il testo si dilunga nell’illustrare situazioni nelle quali la libertà è negativa.

Se noi limitiamo l’osservazione al piccolo mondo dell’arte, abbiamo davanti gli effetti della “libertà creativa” , cioè l’abolizione di regole e la eliminazione della necessità di legare arte e pensiero, arte e cultura.

Ci troviamo quindi di fronte alla contraddizione di forma e contenuto. La prima affidata alla arbitrarietà del gusto che si realizza nell’atto, la seconda giudicata non necessaria in quanto, si sostiene, la fruizione non è legata alla ragione ma all’emozione. Il titolo di una sua recente  opera Paolo D’Angelo: “ La tirannia delle emozioni”.

Ecco dunque, richiamandoci a quanto sopra scritto, l’ansia di libertà si arena di fronte a noi stessi, alla nostra incapacità di controllo e gestione anche della nostre pulsioni cognitive.

Il faticoso lavoro di Hans Georg Gadamer “ Verità e metodo” 1045 pagine di tentativi ermeneutici su aspetti fondamentali della dignità socio culturale, perdono di significato nel momento in cui vengono rimossi i nessi che legano libertà, verità, volontà, ragione.

Nella realtà accettiamo di  vivere  la nostra vita in una libertà che abbiamo  scelta secondo principi a cui è estranea ogni ragionevolezza.download

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La candela filosofica.  0

 

 

La candela, umile oggetto ormai in disuso anche se amato specie dai seguaci della new age, è stato utilizzato come oggetto di riferimento per dispute filosofiche tra Descartes e Locke che hanno scritto due storie diverse ma complementari della candela: il primo ne ha realizzato uno schema intellettuale espropriato di ogni senso comune: “ Che cosa è dunque, ciò che si conosceva con tanta distinzione in quel pezzo di cera? Certo non può essere niente di quel che vi ho notato per mezzo dei sensi, poiché tutte le cose che cadevano sotto il gusto o l’odorato o la vista o il tatto o l’udito si trovano cambiate, e tuttavia la cera stessa resta….” Locke vede invece l’altra faccia: il grado d’intensità della esperienza ordinaria che è sufficiente per non metterci un dito sopra: “ Poiché, non rispondendo le nostre facoltà alla piena estensione dell’essere, né a una conoscenza perfetta , chiara e comprensiva delle cose , libera da ogni scrupolo e dubbio, bensì soltanto alla conservazione di noi stessi, cui sono date; e rispondendo esse, da come sono costruite, all’uso della vita, servono assai bene al nostro scopo finchè ci danno soltanto notizia certa di quelle cose che sono per noi convenienti o dannose. E infatti, chi veda un candela accesa, e abbia fatto esperienza della forza della fiamma  mettendovi sopra un dito, non dubiterà davvero che esiste fuori di lui, che gli fa del male…”   La scienza e il senso comune si sostengono reciprocamente; cioè sono aree che si spartiscono compiti e competenze diverse. Il senso comune per Locke finisce per essere tutto ciò che non è scienza; e quindi è odore, sapore, gusto e simili entro nessi di concomitanza empirica che costituiscono guide sicure per l’orientamento pratico. Il salto che a noi pare enorme tra i risultati della scienza di oggi, sono avvenuti con gradualità nell’accettazione comune di quelli che, viste nell’ottica degli antichi, sono scoperte strabilianti.

Alcuni filosofi hanno avuto atteggiamenti critici nei confronti del reale. George Berkeley negava l’esistenza della materia e la possibilità dello spazio assoluto. Emarginato per molto tempo venne rivalutato dalla teorie di Ernst Mach, Bohr e addirittura di Eistein del quale venne considerato un precursore.

Se mettiamo a confronto filosofie critiche come quelle di Berkeley con la prosaica filosofia dell’arte che celebra dettagli di realtà inventandone il significato,non possiamo che restare perplessi,

Ma pensiero non è solo il realizzarsi della ragione nella forma, ma è ragione intuitiva che precorre la scienza anche se incorre in errori gravi visto che Berkeley negò valore alla teoria di Newton sulla gravitazione universale.

 

 

 

 

Candela 500

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L’enigma dell’Effetto.  0

Dopo che i movimenti storici d’avanguardia hanno svelato l’istituzione arte come soluzione dell’enigma dell’effetto, o della mancanza d’effetto, dell’arte, nessuna forma artistica può rivendicare la pretesa di valere per un tempo indefinito, solo per se stessa. La pretesa è stata liquidata definitivamente. Non è stato ancora chiarito il significato dell’avanguardia per la teoria estetica contemporanea, questione a suo tempo affrontata da Adorno. Sull’argomento Burkhardt Lindner ha fornito uno degli spunti più interessanti, egli afferma che nel suo intento di superamento dell’arte nella prassi vivente dell’avanguardia può essere pensata come il più radicale e coerente tentativo di salvaguardare l’universale pretesa di autonomia dell’arte contro tutti gli altri ambiti particolari della società  conferendo ad essa un significato pratico.

Ovviamente simili giudizi globali andrebbero definiti nelle loro sfumature. Il significato della cesura nella storia dell’arte, provocata dai movimenti storici, non è consistita nella distruzione dell’istituzione arte, ma nella impossibilità di considerare valide le norme estetiche. E’ sfuggito ai movimenti dell’avanguardia, che eliminando il riferimento si rendeva possibile ogni sviluppo dell’aporia.

Danto definisce pattume  la metafisica, ma non rinuncia ad utilizzare i sofismi intorno In quali si ramificano l’argomentazione della metafisica alle cui parole, come nella filosofia dell’arte, si tenta di dare corpo all’invisibile.La critica ritiene di avere nel proprio sapere, in quanto tale, la capacità di creare leggi estetiche.

Non c’è dubbio che, per stabilire il significato di un opera la critica procede secondo convenzioni e pregiudizi. Quando si trova di fronte a un oggetto che ha determinate proprietà estetiche, per così dire mute, alle quali deve essere attribuito un significato, perché il processo di attribuzione sia comprensibile, quindi accettabile, è inevitabile il ricorso a richiami simbolici, culturali, sociali.  Dunque nella narrazione critica non vi è alcuna originalità, solo ipotesi e opinioni dalle quali e con le quali si pretende di estrapolare il significato dell’opera. La critica non crea nulla, ma utilizza e adatta all’oggetto che sta esaminando ipotesi immaginifiche..

Ora, quando più l’oggetto e lontano dalla mimesi  ed costituito dalla casualità della forma, tanto più l’attribuzione di significato è arbitrario.

Schopenhauer nel suo capolavoro “Il mondo come volontà e rappresentazione”, ha una visione particolare dell’artista la cui volontà creatrice guida la sua capacità di dare forma al pensiero in funzione propedeutica

Di fatto la critica confronta il contenuto solo con se stesso, si riduce quindi a  tautologia, Se presumiamo che l’arte possa avere un contenuto di verità dovremmo anche presumere di conoscere aspetti del processo creativo che in realtà ci fuggono.  Filippo de Pisis- 500

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