La logica estrae il contenuto della conoscenza e lo trasforma in concetti. Lo spazio e il tempo contengono molteplici intuizioni pure nelle quali è interpretato il mondo fenomenico, vale a dire il mondo delle nostre sensazioni,ma non i pensieri. Il pensiero rappresenta l’essenza della soggettività, richiamata dal noto detto di Cartesio: “Cogito ergo sum” . Fa parte delle facoltà del nostro intelletto selezionare e accogliere le rappresentazioni degli oggetti che possono quindi entrare ogni volta nel contesto della percezione. La sensibilità, la cultura, la capacità tecnica dell’artista consentono di far confluire nella forma le virtualità delle proprie intuizioni. Non basta la spontaneità del pensiero, nè solo la tecnica, per dar forma al molteplice fenomenologico. Il reale percepito, penetrato, raccolto unificato in una sintesi costituisce la materia gnoseologica che è la base che l’artista utilizza per la realizzazione dell’opera. Questo atto di sintesi è contenuto, trova compimento, nella forma della quale costituisce il valore.
Winckelmann sosteneva che il pennello del pittore dovrebbe essere intinto nell’ intelletto. Considerato che la pittura non è più la parte preponderante della produzione artistica, dovremmo pensare a un necessario adattamento concettuale che consenta di dare continuità all’epistemologia che nutre il pensiero creativo, attuare un connubio tra conoscenza, sensibilità, impressione. Hutcheson collega l’arte ad armonia e regolarità. Shaftesbury, sosteneva la tesi che “all beauty is truth”. Va da sè che le avanguardie hanno capovolto le tesi di questi studiosi accreditando il laido e disarmonico, Il processo è reso possibile dall’abbassamento del livello etico culturale, a cui si aggiunge l’impreparazione dell’artista.
Quando le avanguardie con arroganza apodittica attuarono una radicale cesura con la millenaria cultura artistica, senza proporre alternative, limitandosi a dar vita a una serie di atti e opere di provocazione, con la messa in scena di pantomine derisorie, nella presunzione che, abolendo epistemologia, modificando l’ontologia dell’arte, ne derivasse una maggiore libertà creativa per gli artisti. Fu un errore fatale al quale forse non è più possibile porre rimedio.
La libertà così ottenuta si è tradotta in anarchica ed ha contribuito all’abbassamento del livello di preparazione degli artisti. Dalle nuove correnti artistiche non è emerso un solo pensiero nuovo, qualcosa capace di nutrire l’intelligenza creativa. Gli artisti hanno abdicato alla loro autonomia lasciando alla critica e alla filosofia il compito di dare il significato alla loro opere. Non sono emersi artisti di sufficiente levatura da saper rappresentare in modo adeguato i multiformi fenomeni della contemporaneità. Nella migliore delle ipotesi l’arte contemporanea è costituita da frammenti, figure approssimative o cartellonistica, oppure, come già detto, provocazioni. Negli ultimi tempi hanno trovato ampio consenso i graffiti sui muri, la cosiddetta Street Art. Questo significa che gli artisti non sanno o non vogliono affrontare il difficile combattimento per immagini, non sanno andare oltre la pura rappresentazione, non sanno usare la metafora per rappresentare una realtà filtrata da sensibilità e sapere.
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