Archives for : febbraio 2015

Senso e signficato  0

Il problema della critica e filosofia dell’arte è innanzi tutto il linguaggio, dovremmo chiederci preliminarmente a quali  principi epistemologici si ispirano le singole filosofie dell’arte, se è attuata la  distinzione tra  logico e  psicologico, l’oggettivo e il soggettivo. E’ necessario valutare accuratamente il significato delle parole e la loro coerenza con il contesto enunciato. E’ fondamentale aver sempre presente la  distinzione tra concetto e oggetto. Non si raggiunge  validità ermeneutica se si sovrappone psicologia all’inferire logico. La storia dell’arte ha una precisa funzione di ricostruire un percorso storico, con marginali incisi ermeneutici. Critica e filosofia dell’arte invece impostano le loro tesi su una sorta di autorefenzialità con  la pretesa di descrivere non solo le opere, ma addirittura la struttura psicologica e motivazionale degli artisti. Evidentemente viene dato per scontato che le opere siano incomprensibili, quindi necessitino di un  “manuale” con le istruzioni. Ne deriva l’implicita tesi che il linguaggio dell’arte non goda di autonomia espressiva. Chimica, ingegneria, medicina, letteratura, teatro, non sembrano necessitare di un supporto filosofico per la loro comprensione,   solo l’arte sembra godere di  questo privilegio. Perché indulgere in una pluralità di teorie ermeneutiche? Perché quando analizziamo le possibilità di comprensione di un’opera d’arte ci inoltriamo in una serie di richiami filosofici, non di rado incongruenti, quasi  fossimo di fronte a un oggetto misterioso la cui comprensione è possibile a più livelli? Nell’elaborazione testuale  perdiamo di vista l’essenziale: che cosa è? Che cosa significa? Vi è una netta distinzione tra l’analisi psicologica e l’ermeneutica dell’oggetto, anche se spesso vengono sovrapposti.  Il risultato è confusione semantica, e la non  coerenza dei fini, nel senso che non vi è interpretazione, ma attribuzione di significato, che a tutti gli effetti appare arbitrario. Come possiamo condurre un discorso nella logica dell’interpretazione e contemporaneamente  attribuirci  facoltà di dare  significato all’opera? Se vogliamo arrivare a stabilire il senso dell’opera, dobbiamo rinunciare ai paludamenti verbali,  arrivare alla sostanzialità semantica. La grammatica delle definizioni deve purgarsi dalle colorazioni emotive e soggettive, queste, se mai ,restano prerogative degli artisti. Va da se che, essendo l’opera d’arte sottratta alle regole logiche, diventa arduo definire errori e distorsioni. E’ in questo vallo epistemologico si incuneano le fantasiose divagazioni ermeneutiche. E’ necessario distinguere tra ragionamento effettivo e  corretto dall’espressione del pensiero corrente, perché in tal caso, anche tesi infondate acquistano una parvenza di plausibilità. Le generalizzazioni sono frequentemente adottate proprio dagli ermeneuti che nutrono pretese innovative.   aaaaaaaaaaaaaaaaasenso-e-signficato

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Arte e cultura islamica.  0

Vi sono molte ragioni che spiegano la frattura tra Islam e Occidente. Anche se la retorica ufficiale insiste sulla distinzione tra islamici moderati e fondamentalisti, non c’è dubbio che su entrambi i fronti la convivenza è difficile. Le ragioni sono, more solito, di pretese egemoniche dell’occidente ed economiche, a cui si aggiungono secoli di sfruttamento e sottomissioni dei popoli del M.O. da parte dell’occidente, in primis dell’impero britannico, dal quale gli Stati Uniti hanno raccolto il testimone. Non c’è dubbio che la stessa esibita volgarità dell’occidente, che fà leva sui sensi, può essere polo di attrazione per le giovani generazioni islamiche,questo spinge verso l’estremismo famiglie tradizionali ed autorità religiose. In questo clima di conflittualità  si finisce per dimenticare che, nel campo dell’arte, ma non solo, l’occidente deve molto al mondo arabo. Gli algoritmi che consentono il funzionamento dei computer  li dobbiamo agli studi di Muhammad ibn Müsä, sopranominato al-Muhammad , matematico persiano il cui libro di procedure matematiche, scritto nel IX secolo , fu tradotto in latino  nell’XI da Adelardo di Bath e Roberto di Chester, i quali ne storpiarono il nome dando vita al neologismo algoritmo che è alla base di buona parte della sviluppo matematico dei secoli successivi.  L’arte mussulmana si spinse  fino alle frontiere dell’arte romanica, non soltanto nel regno franco di Gerusalemme, ma anche in Spagna, dove aveva determinato direttamente una forma composita, l’arte mozarabica e nella Francia del Sud- Est  e del Sud –Ovest, dove la cupola a nervature d’Oloron Sainte-Marie riproduce le cupole di Toledo, dove alcuni portali della Vandea, del la Saintonge e del Poitou  sono traforati e filigranati come stucchi di moschea, e molti capitelli accolgono una fauna esotica;  si è visto che Notre-Dame di Le Puy è debitrice dell’arte mussulmana. Un ruolo importante ha avuto l’arte islamica anche nella elaborazione della scultura monumentale dell’Occidente che senza dubbio reca in  sé molti temi del vasto repertorio del genio dell’antico Oriente, in parallelo  con sopravvivenze ellenistiche. Gli arabi avevano la tendenza ad escludere forme di creature viventi, seguendo in questo le indicazioni coraniche. Il gusto orientale  del geroglifico che anticipa di secoli, in forma molto più raffinata, la geometria astratta che ha avuto inizio in Europa solo all’inizio del ‘900. Purtroppo, più che la cultura e le raffinatezze artistiche, ha avuto la meglio il pragmatismo materialistico dell’occidente. Le armi hanno avuto il sopravvento sulla ragione.     parigi-pechino83

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La logica è democratica.  1

Kant ha anticipato intuitivamente ciò che è stato realizzato da Hollywood : le immagini come strumento di propaganda.  La stessa produzione secondo moduli  apparentemente conformi al comune sentire, in realtà contenenti un surrettizio principio di devianza. L’arte è andata oltre. La logica è democratica, essa vale per gli umili come per i potenti. Rimuovere il principio logico è il primo passo verso l’arbitrarietà delle decisioni. “Tutto è arte” va esattamente in questa direzione. L’affermazione è apparentemente democratica, in realtà rimuove la regola e lascia libertà d’arbitrio. Se, come scriveva Kant, ricollegandosi a Haller, l’etica viene meno, allora l’intera società è travolta dal nichilismo. Sade e  Mandeville sono celebranti dei vizi borghesi, Hobbes si limita a giustificarli. “Togliete al popolo che volete sottomettere il suo dio, e demoralizzatelo; finchè non adotterà altro dio che voi, non avrà altri costumi che i vostri….Lasciateli pure in compenso la più ampia facoltà di delinquere; e non puniteli  mai…”(“Histoire de Juliette” del marchese de Sade) Sembra la descrizione della società di oggi. “Non può esserci altro equilibrio se non quello degli interessi e delle passioni” (Ibid). L’economia mercantile scatenata ha travolto anche l’arte. I progressisti- reazionari   hanno capito che la libertà assoluta porta all’anarchia organizzata e strumentalizzabile dal potere. Foschi  aedi del progresso reazionario, lo hanno ben compreso. Se la grande filosofia, Leibniz e Hegel, pur nei limiti delle  astrazioni, avevano tentato un’istanza di libertà e di verità, l’ideologia borghese ha cancellato ogni slancio. Il pragmatismo odierno non lascia spazio all’arte come forma di conoscenza, depauperandola nel più bieco mercantilismo, con l’avvallo di filosofie dell’arte pregne di nichilismo. Il pensiero che ispira l’arte è ritenuto sensato solo se privato di senso. Preso atto della deriva mercantilistica dell’arte, si dovrebbe avere la coerenza di trarre le conseguenze, adottando le modalità con le quali si procede quando si vuole imporre un brand. Avviare un’indagine conoscitiva sugli artisti per comprendere la caratteristica socio- culturale dei produttori. Scegliere 100 tra i maggiori artisti contemporanei, indagare la loro provenienza geografica, corso di studi, classe sociale di appartenenza, credo religioso o atei, tendenze sessuali,  genere, dove e come sono avvenuti gl’inizi dell’attività artistica, quali galleristi e critici li hanno sostenuti, in quale misura questi ultimi condividevano stesse propensioni e tendenze. Da questa indagine, ben più che dalle artificiose e decettive manipolazioni critiche-filosofiche, sarebbe possibile conoscere la reale natura del sistema dell’arte. Basterebbe stabilire in quale misura esiste uniformità o difformità  tra i vari soggetti, aiuterebbe a capire se essi seguono il mail stream, ovvero mantengono una loro originalità di pensiero e azione. Va da sè che simile indagine non verrà mai attuata, i pretesti censori non mancano, la politically correct , il rispetto della privacy, l’idea che l’artista vada “giudicato” esclusivamente in base alle opere e non per le propensioni personali. Tuttavia non c’è dubbio che se l’80/90% degli artisti fosse omogenea, solleverebbe più di una perplessità sulla reale libertà della loro libera natura personale e artistica. Non resterebbe che continuare con l’ormai noioso mantra: cos’è l’arte. Si finirebbe per considerare scontata la schizofrenia tra la produzione di cultura e sensibilità, propria dell’opera d’arte,  e il pensiero, cultura e originalità del produttore. Troverebbe conferma l’evidenza: l’arte è ridotta a prodotto commerciale.

 modernita

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