Archives for : marzo 2015

L’origine oscura del pensiero.  1

I neurofisiologi  sostengono che , non solo l’attività della nostra mente crea effetti collaterali permanenti a livello neurologico;  e vero anche il contrario. I nostri pensieri coscienti sembrano scaturire dalla profondità della mente , le immagini irrompono nel centro delle nostre riflessioni senza  che noi abbiamo idea della loro provenienza . Questo vale per le persone comuni e scienziati. Per gli artisti, in mancanza di comprensione del meccanismo immaginativo, è stata coniata l’espressione: ispirazione. Così gli artisti si attribuiscono i meriti delle loro “improvvisazioni” , senza capirne la provenienza.  Siccome per ispirazione vale ciò che si dice dell’araba fenice, che ci sia ciascun lo dice, cosa (dove) sia nessun lo sa, accade che all’insegna dell’ispirazione ci tocchi osservare cose che gli umani non dovrebbero vedere, tanto meno fare.   Tornando seri,  questa dicotomia del sé creativo in una parte cosciente e in una parte inconscia, è uno degli aspetti che più turbano scienziati e filosofi cognitivi quando  tentano di capire la mente. Se, come abbiamo visto, le nostre idee migliori sembrano scaturire da misteriosi e profondi recessi della mente, la domanda che si pone la filosofia cognitiva è: chi siamo noi veramente? Dov’è situato lo spirito creativo?  E’ un atto di volontà che noi compiamo oppure siamo in larga misura determinati da fattori che sfuggono al nostro controllo?  La convinzione di possedere il libero arbitrio è una sorta di auto-inganno?  Questo varco che il dubbio apre nella mente, è il punto di cova di tutte le oscurità dell’animo umano, la magia, la religione, la superstizione. Se invece d’impegnarci per un faticoso accumulo di conoscenza cediamo alla tentazione di andare  a “scuola dallo stregone”, vista la difficoltà di capire rinunciamo all’impegno di capire, imbocchiamo una deriva pericolosa.   Luca signorelli

Share This:

Mente e pensiero  0

Ciò che il cervello umano ha in comune con il pc, è l’ hardware, che conta generalmente più del software, ovviamente se non ci sono difetti e limiti di “fabbricazione” . Detta così, la cosa è forse eccessivamente semplificata ma nella sostanza non lontana dalla realtà, se non per una differenza sostanziale: l’assorbimento del software non è uguale per tutti cervelli. Questo è un aspetto che gli studiosi di neurologia non hanno ancora chiarito totalmente. Tantomeno  lo hanno chiarito filosofi e logici. Nel 1977 Karl R. Popper & John C. Eccles pubblicarono un bauletto con tre volumi “L’Io e il suo cervello” . Il terzo volume si concludeva con la frase:” …….l’uomo ha creato se stesso, mediante la creazione del linguaggio descrittivo e, insieme con esso, il Mondo.” . Nel 1978 Daniel C. Dennet pubblico “Brainstorm” . Il titolo del 15° capitolo: “Diamo ai sostenitori del libero arbitrio ciò che dicono di volere” . Daniel Clement  Dennet  è uno di quei filosofi americani che possono essere considerati pilastri dell’industria culturale, pubblica un’infinita di volumi di cui solo il 10% ha carattere di originalità e sostanza. Nel 1981, insieme a Douglas R. Hofstadter, ha pubblicato “L’Io della mente”, chiunque coglie l’assonanza semantica con “L’Io e il suo cervello”, anche se è ampiamente noto che per gli studiosi della materia, cervello e mente non sono la stessa cosa. Ma le ambizioni di Dennet, che dirige il Center of Cogntive Studies presso la Tufts University Medford, sono davvero smisurate, tanto che nel 2013 ha pubblicato “Strumenti per pensare” , una serie di divagazioni, alcune scherzose, in cui si propone di fornirci il software perché anche noi, comuni mortali, si possa tentare di mettere insieme qualche pensiero meno banale (come fa lui in molte parti del libro!) . Gli studi di IA in questi anni hanno fatto enormi progressi, tanto che, fin dal 2003, una esaltata neuroscienziata docente di farmacologia a Oxford e direttrice della Royal Institution inglese, ha pubblicato un libro con il titolo “Gente di domani” , un insieme di farneticanti profezie che ogni persona di buon senso si augura non si avverino mai, anche se,  l’accanimento scientifico verso la creazione dell’essere bionico, non lascia ben sperare. Questo scritto è infarcito di richiami a testi il cui valore  lascio a voi giudicare, per chi avrà  la pazienza di leggerli. E’ mia opinione che, nella migliore delle ipotesi, sono inutili, rispondono al detto diffuso tra i docenti “Pubblica o muori”. La spazzatura che in gran parte contengono, se non serve a chi li acquista e li legge, serve certamente a chi li pubblica. Nei miei testi e interventi filmici non mi stanco di mettere l’accento sulla necessità che si ampli il più possibile la conoscenza, non si può maturare un fondato senso critico se non si accumula conoscenza, mantenendo la consapevolezza che idee ed  immagini che la nostra mente cattura,  sono come il carbone per la caldaia, utile, ma dopo l’uso deve essere smaltito. Le nostre idee migliori sono quelli che maturiamo autonomamente dopo avere consumato tutto il “carbone” possibile . Lo spirito creativo, la famigerata “ispirazione”, non è qualcosa che nasce dal nulla, ma è supportata dal nostro hardware biologico, ed è frutto del nostro impegno per allargare i nostri orizzonti, non per trovare conferme alla nostre convinzioni. Quando gli si chiedeva la ragione del suo genio, Einstein rispondeva: 5% intuito, 95% lavoro.

 

aaaaaaaaaaaaaaail-martello-incioda-se-stesso

Share This:

L’ottimismo di Pascal  0

 

E’ mia convinzione che l’arte possa sottrarsi alla mimesi ma non all’estetica senza mutare il proprio stato ontologico. L’evoluzione del pensiero sull’arte, che dovrebbe precederne l’attuazione, è sempre più spesso affidata alla improvvisazione. Parafrasando György Lukàcs: lo fanno ma non sanno perché. E’ questo il vero snodo problematico dell’arte contemporanea. Le discussioni sull’arte non tengono nel dovuto conto la distinzione tra segno e designato, piano dell’espressione e contenuto, in breve il rapporto tra intenzionalità e risultato. Richiamandoci a Frege, per ogni espressione occorre definire, distinguere tra satura e insatura, tradotto nel formalismo artistico, se un’opera non riesce esprimere ciò che è nelle intenzioni dell’artista, resta forma priva di significato, ovvero assume un significato diverso da quello che si proponeva l’artista nel realizzare l’opera. La filosofia dell’arte è sinteticamente definita da Wittgenstein quando, nel  Tractatus, parla del non senso dell’uso filosofico del linguaggio. La pretesa delle avanguardie di abolire l’estetica , e quindi la distinzione oggetto/concetto, assumendo di voler adottare un  linguaggio concettuale, ha prodotto la deriva dell’arte oggi confinata in un limbo di artifizi e serialità. La teoria dell’arte ha proceduto per balzi, fra apodismi e dogmi, guidata dall’ansia di abolire il passato. L’artista ha ritenuto di raggiungere la  libertà assoluta  affidandosi alla casualità. A ben vedere è un evidente regresso proprio del comportamento degli animali i quali sono  però guidati dall’istinto. Quanti tra coloro che hanno visto il film “Qualcuno volò sul nido del Cuculo” ha compreso il senso del titolo? Il Cuculo non fa nido, è un uccello parassita che occupa nidi di altri volatili nei quali depone le proprie uova, spingendo fuori dal nido le uova dell’ospitante involontario. I piccoli, appena usciti dal guscio, spingono fuori dal nido le uova in fase di cova. Perfetta metafora degli artisti contemporanei che, quando non ricorrono al citazionismo, si fanno spazio nella storia dell’arte spingendone fuori i maestri del passato e tutte le teorie che hanno accompagnato l’arte nei secoli, quasi che anche l’arte debba essere soggetta al famigerato progresso.  La Sagrada Familia di Antoni Gaudi  ha una forma molto simile a un termitaio, (vedi fotografia allegata, ) ma le due strutture sono completamente diverse in quanto alla genesi della costruzione. La differenza è data dall’intenzionalità progettuale di Gaudi, mentre le termiti agiscono per puro istinto, senza un principio razionale. Ulteriore conferma che  ridurre l’arte a casualità istintuale, tenuto conto, che siamo privi d’istinto, significa affidarci alla  sola casualità, compiamo un lungo balzo a ritroso. Blaise  Pascal, ne “I pensieri” , afferma che l’uomo, pur con i suoi limiti, fragilità, contraddizioni, è superiore a tutti gli altri animali perché, dice Pascal, egli è “una canna che pensa”. Temo che Pascal abbia peccato di ottimismo. In molti campi dello scibile umano il pensiero è guidato prevalentemente da irrazionalità emotiva, (gli esempi occuperebbero più pagine), ovvero da pragmatismo funzionale. L’arte, cancellato il filo d’Arianna che si dipanava dal passato al futuro, è una entropica confusione di segni, predominata  dalla casualità. L’artista finisce per attuare una maieutica degli orrori.

piergiorgio firinuterminaio-e-sagrada-famiglia

Share This: