I neurofisiologi sostengono che , non solo l’attività della nostra mente crea effetti collaterali permanenti a livello neurologico; e vero anche il contrario. I nostri pensieri coscienti sembrano scaturire dalla profondità della mente , le immagini irrompono nel centro delle nostre riflessioni senza che noi abbiamo idea della loro provenienza . Questo vale per le persone comuni e scienziati. Per gli artisti, in mancanza di comprensione del meccanismo immaginativo, è stata coniata l’espressione: ispirazione. Così gli artisti si attribuiscono i meriti delle loro “improvvisazioni” , senza capirne la provenienza. Siccome per ispirazione vale ciò che si dice dell’araba fenice, che ci sia ciascun lo dice, cosa (dove) sia nessun lo sa, accade che all’insegna dell’ispirazione ci tocchi osservare cose che gli umani non dovrebbero vedere, tanto meno fare. Tornando seri, questa dicotomia del sé creativo in una parte cosciente e in una parte inconscia, è uno degli aspetti che più turbano scienziati e filosofi cognitivi quando tentano di capire la mente. Se, come abbiamo visto, le nostre idee migliori sembrano scaturire da misteriosi e profondi recessi della mente, la domanda che si pone la filosofia cognitiva è: chi siamo noi veramente? Dov’è situato lo spirito creativo? E’ un atto di volontà che noi compiamo oppure siamo in larga misura determinati da fattori che sfuggono al nostro controllo? La convinzione di possedere il libero arbitrio è una sorta di auto-inganno? Questo varco che il dubbio apre nella mente, è il punto di cova di tutte le oscurità dell’animo umano, la magia, la religione, la superstizione. Se invece d’impegnarci per un faticoso accumulo di conoscenza cediamo alla tentazione di andare a “scuola dallo stregone”, vista la difficoltà di capire rinunciamo all’impegno di capire, imbocchiamo una deriva pericolosa.
Considerazioni sull'arte
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