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Cosa resta della coscienza pensante.  0

Pur ammettendo potesse esserci un margine di ipocrisia nelle prese di posizioni politiche di artisti del passato,di fronte alle opere di Braque,Chagall,Picasso,Rouault,Henry Rousseau, Klee, bisogna riconoscere che, fatte salve tutte le loro differenze, comunicano tutte la sensazione di trovarci in un altro mondo, in un sopramondo che, per quanto spesso esibisca della realtà consueta, rappresenta  comunque una sorta di trascendenza del reale, è arte che tenta di commuovere.

 

Forse mai in passato vi è stata una società conflittuale come oggi, a partire dalla aggressività, se non contrapposizione tra generi, vi sono guerre in varie parti del pianeta, le città sono devastate da proteste di massa, esasperate per essere esautorante da una democrazia nominale,non è più l’ideologia a muovere le proteste, ma ragioni pratiche di contrapposizione al potere decidente. Goethe sosteneva che il potere è sempre amorale, tuttavia di certo non è la moralità a far confluire le masse verso un sempre più evidente oclocrazia le cui motivazioni non sempre sono condivisibili.

 

Fa quasi tenerezza leggere le motivazioni delle proteste degli Artisti degli anni ’60-’70. Dopo 60 anni dalla pubblicazione della Storia Sociale dell’Arte di Arnold Hauser, se fosse aggiornata oggi, ci troveremmo a constatare il fallimento totale delle idee propugniate con entusiasmo e passione dagli artisti di allora che sostenevano il valore politico dell’arte. E’ incolmabile la distanza tra le ottimistiche prese di posizione di quella stagione, la deriva culturale e politica dell’arte d’oggi, si registra una quasi totale indifferenza degli artisti di fronte alle tragedie contemporanee, si limitano a produrre opere che rappresentano dettagli oggettuali.

 

Il confronto tra ciò che resta della coscienza pensante e il mondo della politica della cultura finisce per tradursi in soggettivismo Intimistico di una vacuità francamente deprimente. Alla situazione  allarmante di oggi l’arte, risponde assegnando status artistico a vestiti, fumetti automobili,e finanche a prodotti gastronomici. In assenza di anima prevale la gastronomia
La realtà non è posta al vaglio della ragione, ma l’’arte è affidata a entità creative estemporanee, la propria verità è considerata una certezza immediata che non necessità di verifiche e conferme, e attribuisce a se stessa una autorevolezza ingiustificata. La sua propria singolarità, il contenuto dell’attività, la forma di tale attività si realizza a prescindere dal sapere che la motiva, è movimento puro, supplisce il sapere un narcisismo esibizionistico, nell’apodittica convinzione che la propria  creatività giustifichi se stessa e possa ignorare l’infinita molteplicità del reale.

Koen Vanmechelen Biennale di Venezia, 2013

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