Archives for : settembre 2024

Cresce l’ignoranza in epoca di diffusione dei media.  0

L’analisi heideggeriana della temporalità dell’esistenza umana ha mostrato in modo convincente che il comprendere non è uno dei possibili atteggiamenti del soggetto, ma il modo di essere dell’esistenza come tale. Questo spiega il persistere, anzi il crescere dell’ignoranza in epoca in cui vi è diffusione dei media e della editoria.

Anche la qualità estetica di un opera d’arte si fonda sulla cultura e capacità tecniche dell’artista e ma trascende la dipendenza di condizioni storiche e culturali. L’atto della comprensione presume cultura e sensibilità, qualità che rendono possibile una vera esperienza dell’arte.

Vi è una immaginaria linea di demarcazione tra il mondo nel quale l’artista ha realizzato l’opera e il mondo nel quale viene fruita.

Nietzsche, capovolgendo la sentenza di Parmenide, poi ripresa di Hegel,”Ciò che è pesabile è reale e ciò che reale è pensabile”.Per Nietzsche : “ tutto ciò che pensabile è irreale”. Infrange il tradizionale principio di realtà. L’arte compie questo passo.

Presumibilmente l’artista non pensa d’interpretare le varie teorie filosofiche della realtà. Immaginiamo un immagine sacra prodotta in epoca medioevale per comunicare la sintesi di una narrazione religiosa, quale la realtà dell’immagine,quella che vediamo fisicamente, ovvero la simbologia che si presume rappresenti? Oggi, in era assolutamente atea,esposta in un museo, quale significato assume?

Anche il mito non è più parte del patrimonio culturale contemporaneo, ma ciò nonostante è sottoposto a dotte ermeneutiche, interpretazioni in chiave moderna.

Come viene letta oggi un immagine sacra ? Alla tregua di una pittura astratta? Osservando cioè solo colore e forma, trascurando la narrazione religiosa e filosofica a cui l’opera rimanda ed aveva per così dire funzione didattica?

Partire dalla denominazione,scienza dello spirito, per tentare di dare un’impronta spirituale alla impronta stilistica, è uno degli espedienti a cui facevano ricorso filosofi e artisti. Oggi la spirito non ha più diritto di cittadinanza nella società contemporanea, nella quale la sensibilità è quanto meno superficiale, epidermica,

Potremmo fare un lunghissimo elenco di opere soprattutto di “arte” femminile la cui essenza va oltre la materialità per sconfinare nella più bieca volgarità formale. La critica, in difficoltà nel dare significato all’opera, spesso si limita ad ipotizzare le intenzioni dell’artista in una sorta di fantasiosa  introspezione.

D’altra parte che tipo di stimolo, sensazione, informazione, quale significato può avere la visione, del  letto sfatto di Tracy  Emin presentato come opera d’arte?

Ci troviamo a fare i conti con artifizi del linguaggio,un’ipocrita discrasia semantica che la  psicologia di massa, vulnerabile alla suggestione della comunicazione, priva di anticorpi culturali, assimila e fa propri.

La comunicazione di massa utilizza anche una narrazione pseudo culturale e immagini artistiche ma solo in chiave pubblicitaria.

 

Opera di John Baldessari: “Throwing a Ball Once to Get Three Melodies and Fifteen Chords” 1973

John-Baldessari

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L’entusiasmo che induce alla conoscenza.  0

È ancora possibile oggi credere nella sincerità dell’artista e del filosofo? Come si effettua la scelta nella troppo vasta ampiezza del sapere che sembra pretendere di giungere ad abbracciare tutto lo scibile della natura?

Tanto più lo studioso è scrupoloso, tanto più appare inverosimile.

Forse si arriva sempre troppo tardi a scoprire quel brandello di verità ricercata tutta una vita, quando il meglio del tempo che ci è accordato è passato e molto di ciò in cui credeva sarà stato degradato, degenerato, cosicché il giudizio di valore non avrà più un significato. Nel caso contrario si rischia di diventare un dilettante dalle mille percezioni inutili e si sarà perduto l’entusiasmo che induce alla conoscenza. La buona sottile Sapienza resterà chimera, forse nascerò il desiderio di diventare un grande attore, una specie di Cagliostro il cui copione recitato racchiude la mistica assenza di verità. Cosa rende leggero il discorso filosofico? Quali ragioni ispirano la domanda del significato può avere oggi per noi la filosofia, se tutto, significato incluso, è provvisorio?

Se anche gli  artisti, anziché fare il loro mestiere, si cimentano in fantasiosi anacoluti concettuali, forse è il momento di trarsi da parte e rinunciare al gioco cercando altri modi di evadere.

Vivere oggi in disparte, sinceramente oscuri nella propria pelle,in tutta semplicità, forse è la via  migliore da seguire facendo tesoro della poca  conoscenza accumulata nel corso degli anni con fatica e, forse con poca umiltà.

Ognuno, nel corso della propria esistenza dovrebbe avere sperimentato il lato umano delle cose,e forse scoperto che l’innocenza è qualità molto rara. Esiste a tratti nei grandi filosofi, che hanno l’illusione di parlare della verità mentre in realtà parlano di se stessi seguendo l’impulso che porta alla luce quella grandissima, impudente innocenza fondamento di ogni sapere. La ragione si trova a dover filtrare tra le molte parole quel poco di vero che può essere utilizzato in un discorso orientato verso un ontologia della verità.

Non facciamo, per così dire, che chiacchierare nel vuoto, diffondere e sperperare brandelli di verità di cui ci è sfuggito il senso. Così quel poco di verità che conosciamo di dissolve come la luce del sole. E’ un peccato che il vuoto non abbia orecchio.

Dunque il comportamento dei filosofi sarà questo spettacolare lucido e insieme impotente tentativo presuntuoso di migliorare il mondo, sempre fallito, perso nelle parole che non tutti comprendono e ancora meno ascoltano.

Nietzsche distingueva nei termini che cosa è malato e sano che non è gregario o singolare il giovane professore di filologia che nel 1861 si esprime e reagisce ancora da erudito Borghese Tuttavia ricorre al cinismo di una frase” L’arte non può esistere per la povera gente”

Fototonews del 17 settembre

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Dare continuità al possibile.  0

Tra le caratteristiche del nostro tempo, spicca la fretta, la frenesia, la velocità, legate all’ossessione del nuovo, del cambiamento, considerato sinonimo di progresso. Forse nessun testo è meno attuale di “Elogio della ripetizione” di Kierkegaard. La ripetizione implica la rinuncia alla fretta, all’ansia di cambiamento. Non c’è dubbio che, anche se non ce ne  rendiamo conto, la ripetitività è alla base della vita. Le funzioni vitali, il nutrimento, il sonno, sono necessariamente ripetitivi. Stare in contatto con le persone care è un piacere al quale  vogliamo dare la maggiore continuità possibile.  Il gusto è una fattispecie che induce alla ripetizione. Il cibo che preferiamo tendiamo a consumarlo con più frequenza. La scelta dell’abbigliamento, la foggia, i colori, fanno parte del gusto personale, che orienta le nostre scelte. Quello che definiamo “stile” non è altro che la coerenza con la quale scegliamo e dalla quale ci facciamo guidare nei molti aspetti della vita, la costanza di questo orientamento ci caratterizza.  Ogni scelta avviene dunque all’interno di una traccia della quale il gusto è il segno. Se amiamo l’arte, la nostra predilezione va a certi artisti. Avendone la possibilità vorremmo acquistare le loro opere per poterle ammirare con comodo nella nostra casa ogni giorno. Dunque  la fretta, la “distrazione” con la quale  molti vivono la loro vita, rende impossibile la sedimentazione di scelte meditate, in buona sostanza  rivela carenza di amore per la vita stessa, la quale è resa gradevole da ciò che amiamo. L’incapacità di scegliere, distratti dalla fretta che ci induce a soffermarci all’apparenza delle cose, significa incapacità di dare un senso alla nostra vita, di vivere con gioia i suoi multiformi aspetti ed espressioni. Corriamo il rischio di chiuderci in noi stessi, vittime di una frenesia che non riempie il vuoto che sentiamo. La paura di vivere porta al nichilismo, ci induce all’ossessione  del movimento. Decentriamo l’attenzione su molte cose perché non ne amiamo nessuna, soprattutto finiamo per non amare neppure noi stessi.luci-notturne-sfocate_23-2148139343500

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L’umana specie ha perso il controllo.  0

La metamorfosi dell’essere umano avviene in migliaia di anni per la formazione del tipo, e poi delle generazioni; sicchè un individuo percorre durante la sua vita quelle dei molti individui.

Le norme dettate dalla coscienza morale venutasi a creare attraverso lì evoluzione di millenni, costituirono guida e fine. Abolito ogni riferimento etico si è piombati in un confuso solipsismo edonistico che ha travolto tutta la specie umana.

Schopenhauer sottolinea come la natura non si curi dell’individuo, abbia riferimento solo la specie. Tuttavia quando la specie perde il controllo della propria identità arrivando a sovrapporre i generi, negando gli stessi valori che consentono la propria sopravvivenza, significa che il declino non riguarda più soltanto la “società”, cioè l’agglomerato umano che la civiltà ha formato,ma proprio la natura stessa della specie umana.

Nietzsche personalizzava la filosofia, la usava per tenere a bada il problemi mentali che lo hanno assillato per tutta la sua esistenza. Tuttavia negli sprazzi di razionalità creativa, egli era ben conscio del germe che rodeva dalle fondamento l’intera civiltà rendendola incapace di dare un senso all’esistenza. Zarathustra è la favola dell’impossibile delirio di potenza che si arena nel vuoto mentale delle masse edoniche.

La semiologia della modernità è una giungla di segni contradditori che prendono le distanza da cultura e significato, nella ricerca d’individualità. Un tentativo confuso di trarsi dal caos, destinato a finire nella rinuncia ed annullarsi nella identità collettiva a cui spingono media e potere.

Difficile governare gli individui . E’ quindi necessario indurli ad essere massa, il globalismo non nasce per caso. Il progressivo deterioramento della specie umana, non è, di fatto, governato da nessuno, siamo cioè nel Caos organizzato. Scrive Pierre Klossowski, la classe dirigente è al servizio delle masse, come le masse sono al servizio del sistema. La realtà è priva di effettivo controllo. A livello globale chi trae beneficio? Quale tipo di beneficio? E’ sufficiente l’ebbrezza del potere che è per sua natura sempre provvisorio?

 

I quattro cavalieri dell’apocalisse. Tra religione,mito, leggenda.

APOCALISSE 500

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