Tra le caratteristiche del nostro tempo, spicca la fretta, la frenesia, la velocità, legate all’ossessione del nuovo, del cambiamento, considerato sinonimo di progresso. Forse nessun testo è meno attuale di “Elogio della ripetizione” di Kierkegaard. La ripetizione implica la rinuncia alla fretta, all’ansia di cambiamento. Non c’è dubbio che, anche se non ce ne rendiamo conto, la ripetitività è alla base della vita. Le funzioni vitali, il nutrimento, il sonno, sono necessariamente ripetitivi. Stare in contatto con le persone care è un piacere al quale vogliamo dare la maggiore continuità possibile. Il gusto è una fattispecie che induce alla ripetizione. Il cibo che preferiamo tendiamo a consumarlo con più frequenza. La scelta dell’abbigliamento, la foggia, i colori, fanno parte del gusto personale, che orienta le nostre scelte. Quello che definiamo “stile” non è altro che la coerenza con la quale scegliamo e dalla quale ci facciamo guidare nei molti aspetti della vita, la costanza di questo orientamento ci caratterizza. Ogni scelta avviene dunque all’interno di una traccia della quale il gusto è il segno. Se amiamo l’arte, la nostra predilezione va a certi artisti. Avendone la possibilità vorremmo acquistare le loro opere per poterle ammirare con comodo nella nostra casa ogni giorno. Dunque la fretta, la “distrazione” con la quale molti vivono la loro vita, rende impossibile la sedimentazione di scelte meditate, in buona sostanza rivela carenza di amore per la vita stessa, la quale è resa gradevole da ciò che amiamo. L’incapacità di scegliere, distratti dalla fretta che ci induce a soffermarci all’apparenza delle cose, significa incapacità di dare un senso alla nostra vita, di vivere con gioia i suoi multiformi aspetti ed espressioni. Corriamo il rischio di chiuderci in noi stessi, vittime di una frenesia che non riempie il vuoto che sentiamo. La paura di vivere porta al nichilismo, ci induce all’ossessione del movimento. Decentriamo l’attenzione su molte cose perché non ne amiamo nessuna, soprattutto finiamo per non amare neppure noi stessi.
Considerazioni sull'arte
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