Archives for : maggio 2023

Il sesso, l’arte, la morte.  0

Afrodite nacque da un gesto violento, quando Urano, per vendicare la madre Terra castrò Crono e gettò i suoi testicoli in mare, dal sangue e la  spuma bianca nacque la dea.

Cupido,le cui frecce colpiscono il cuore, è  il più antico degli dei e quindi di tutte le cose, ad eccezione di Caos.

Artaud considera l’erotismo cosa minacciosa e demoniaca. In Art et la Mort descrive “questa preoccupazione  del sesso che mi pietrifica e mi squarcia il sangue”.

Il surrealismo aveva descritto con un certo ordine le repulsioni molto superficiali. Come disse Marcel Duchamp nel 1966, in contraddizione con Artaud: “ Il surrealismo rappresenta una politica spirituale della gioia.

Anche Nietzsche aveva una visione negativa della sessualità. Egli scrisse ai suoi amici, subito prima del suo collasso mentale a Torino nel 1889, alcuni messaggi gnostici sulla trascendenza spirituale che l’arte consente mentre la sessualità aliena.

E’ convinzione di molti  che l’artista, per dar forma alle proprie intuizione, abbia bisogno di solitudine, non essere legato a nessun rapporto stabile. Benjamin aveva una pessima opinione del matrimonio. La esprime nel saggio su “Le affinità elettive” di Goethe. I suoi eroi sono Kirkegaard, Baudelaire, Proust, Kaffa, Kraus, artisti che non si sono mai sposati. Egli, in una lettera a Scholem, definì il suo matrimonio: un atto che mi fu fatale.

L’arte è per Francesco Bacone, “ L’uomo aggiunto alla natura” , una simbiosi spirituale che trasforma la materia in pensiero creativo che può essere reso sterile dalla sessualità.

L’aver affermato l’eterogeneità tra natura e arte ha condotto la filosofia a concepire l’arte come una mera aggiunta alla realtà naturale, nella quale inevitabilmente le pulsioni del corpo finiscono per avere il soppravvento. La conferma viene dal massiccio afflusso femminile nella produzione artistica. Le femministe, in particolare americane, usano l’arte come una sorta di ariete per demolire la struttura spirituale del pensiero creativo, sostituendola alla esibizione delle forme più laide di esibizionismo fisico.

Oggi si sa molto bene, alla luce della teoria freudiana, discernere dietro qualsiasi pratica sociale, etica, politica , la “sublimazione”, la razionalizzazione secondaria di processi pulsionali. E’ diventato un clichè culturale descrivere in termini di rimozione e di determinazione fantasmatica, non più influenzata dalla presenza del padre, ma dominata dalla madre, come è chiarito da Jean Baudrillard nel libro “ Lo scambio simbolico e la morte”.

L’avvento massiccio della presenza femminile, nel mondo dell’arte, evidenzia la esautorazione del padre. Salvo errore, non esiste una sola opera d’arte realizzata da artista  donna che abbia per oggetto il maschio.  L’arte femminista si ferma alla provocazione. Per altro appare chiaro che, la dicotomica alla teorizzazione dell’autonomia sessuale femminile, accompagna un disagio psichico in non pochi casi con esiti fatali.

IlTrionfodellamorte 500

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L’arte contemporanea è orfana della Bellezza.  0

Winckelmann, il cui influsso fu determinante per la estetica e la filosofia della storia della sua epoca, usa i due concetti, simbolo e metafora come sinonimi, e così fa tutta la letteratura estetica del XVIII secolo. I significati delle due parole hanno infatti una origine di comune; entrambe indicano qualcosa il cui senso non risiede nell’ apparenza immediata, sia l’aspetto visibile o la lettera del discorso, ma in una significazione che va al di là di essa. Ciò che hanno in comune è dunque il fatto che una certa cosa sta per qualcos’altro. Tale connessione di significati, mediante la quale ciò che non è sensibile diventa percettibile con i sensi, ha luogo nel campo della poesia e dell’arte figurativa.

Solo un’indagine accurata potrebbe stabilire più precisamente in che misura l’uso antico dei termini simbolo è allegoria abbia aperto la via alla contrapposizione che per noi è diventata familiare.  Possiamo indicare solo alcune linee fondamentali. Ovviamente i due concetti non hanno all’inizio nulla a che fare l’uno con l’altro. L’allegoria appartiene originariamente alla sfera del dire del logo ed è quindi una figura retorica o ermeneutica. Al posto di ciò che realmente si intende, si dice qualcos’altro, di più facilmente comprensibile, ma in modo che questo faccia intendere quell’altro.

Il simbolo invece, non è limitato alla sfera del logos, giacché  il simbolo non è in rapporto con un altro significato mediante il proprio significato, ma il suo stesso essere sensibile ha significato. Nel suo essere presentato è qualcosa di cui si riconosce qualcos’altro più facilmente comprensibile.

Nel secolo XVIII quando si parla di allegoria si pensa sempre anzitutto le arti figurative.

La posizione positiva di Winckelmann nei confronti della allegoria non corrisponde affatto ai gusti dell’epoca e contrasta con le opinioni dei teorici contemporanei.

Il moderno concetto di simbolo non si può comprendere prescindendo dalla funzione gnostica. Il termine simbolo può passare dall’uso originario in cui sta a indicare il documento, il segno di riconoscimento, al concetto filosofico in cui diventa qualcosa di misterioso, la cui decifrazione è riservata agli iniziati. Il simbolo indica  un’esistenza in cui in qualche modo viene riconosciuta l’idea.

La liberazione della poesia dall’allegoria come la propugna Lessing, significa anzitutto la sua liberazione dalla sottomissione al modello delle arti figurative.

Winckelmann sembra soggetto all’influsso  di Wolff e Baumgarten, quando scrive che il pennello del pittore deve essere intinto nell’intelletto. Egli non respinge l’allegoria in generale quindi non si rifà l’antichità classica per svalutare in confronto ad essa le allegorie moderne.

Schiller , nel fondare l’idea di un’educazione estetica dell’umanità sull’analogia di bellezza e moralità formulata da Kant, si ricollega a indicazioni esplicite kantiane nella quali è posto l’accento sul fatto che il simbolo è l’idea stessa che si da esistenza.

Adattare alla contemporaneità le teorie classiche che hanno tentato di dare all’arte un contenuto gnoseologico e di arricchimento della sensibilità umana appare oggi impresa tanto ardua quanto inutile

G.A.Sartorio-

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Il problema del verosimile.  0

Con una intenzione di cui percepisce la temerarietà, Platone, nel Timeo si propone di offrire racconti verosimili. Tuttavia gli manca la possibilità di effettuare la prova che trasformerebbe le sue congetture in realtà. L’arte è questo tentativo, un sistema d’immagini per raffigurare  ciò che non è intellegibile, al quale non si addice la dialettica. Il principio che domina la cosmologia del Timeo e del libro decimo delle Leggi: è la convinzione del filosofo che il mondo sia una meravigliosa opera d’arte.

Il problema che nasce con le avanguardie è: come può essere considerata un’opera d’arte quando l’artista rinuncia alla identità estetica che costituiva l’essenzialità dell’arte? A questo punto si entra nell’ambito delle teorizzazioni e delle ipotesi.

Il campo della argomentazione diventa il verosimile, il probabile, che sfugge alle certezze, soprattutto quando per dare significato all’opera ci si affida a interpretazioni di introspezione psicologica.

Ora, l’idea nettamente enunciata da Descartes nella prima parte del Discorso sul metodo, era di considerare quasi falso tutto ciò che fosse considerato solo verosimile. Per Descartes l’evidenza è il marchio della ragione.

Ovviamente le tesi di un filosofo, seppur insigne come l’autore del Discorso sul metodo, non costituisce una certezza assoluta, infatti le contestazioni alla sue tesi sono state molteplici e si sono susseguite nel secoli. Tuttavia contestazioni e teorie contrapposte non hanno risolto il problema del vero e del verosimile che restano affidati all’opinione. Anche perché,parafrasando La Bruyère, si potrebbe dire che la critica d’arte ha come mira costante l’inganno. Non si spiegherebbe altrimenti la ragione per cui, da quasi un secolo, si continua a dare risalto a un arte che ha come unico fine la provocazione, nonostante che dopo di barattoli di merda di Manzoni, il livello massimo della provocazione sia stato superato da un pezzo, dominano estemporaneità  ed emotività, di fatto, un vuoto pneumatico di pensiero, galleggiamento mondano nel quale vive il mondo dell’arte oggi.      le forme del possibile

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