Archives for : febbraio 2018

I nonni delle avanguardie.  0

Vagolando alla ricerca di idee e di successo, Duchamp, il figlio del notaio normanno, nel 1905 approdò a Montmartre e scoprì lo spirito burlone  di un gruppo di personale che si definivano “Incoerenti”. Tra questi Emile Goudeau, il quale  crea il circolo degli Hydropathes, patronimico  per definire una comunità allergica all’acqua, e forse anche alla pulizia personale. Tra questo insolito raggruppamento spicca Jules Lèvy attorno al quale gravita l’accolita degli “Incoerenti”. Lèvy  di professione fa il rappresentante di commercio. C’è un detto secondo cui : “Chi non ha ne arte ne parte, apre una galleria d’Arte”.  Lévy  organizza  un’esposizione  di disegni di persone che non sanno disegnare. Per 10 anni , dal 1882 al 1893 , lo spirito goliardico, le buffonate, gli scherzi sfrenati animano il gruppo che organizza mostre tenendo fede alla propria ragione sociale. Nel gruppo di Levy troviamo tutto quanto più tardi ritroveremo in Duchamp, giochi di parole, ready-made, monocromi, ed anche i concerti del silenzio che presenterà John Cage.  In mezzo a questa fauna scatenata troviamo un altro normanno Alphonse Allais che nel 1883 espone una tela con il titolo: “ Prima comunione di giovani ragazze clorotiche  in un giorno di neve”. In realtà si tratta di un monocromo bianco. L’anno successivo presenta: Cardinali apoplettici che raccolgono pomodori  sulle rive del Mar Rosso”. E’ inutile dire che si tratta di un monocromo rosso. La stesso astruso surrealismo si ritrova in un altro artista del gruppo che espone:” Rissa notturna di negri in cantina” . In effetti gli “Incoerenti”  hanno anticipato molti degli snodi del ‘900. Prima di Yves Klein, di Duchamp e di tutti gli apologeti che hanno marcato “l’Arte” del secolo scorso, inclusa la merda d’artista di Manzoni. Gli Incoerenti  esibiscono secrezioni corporee ed esibiscono acquerelli di saliva. In breve, non solo buona parte della  cosiddetta avanguardia ha esposte opere che costituivano spregio a tutto ciò che per secoli l’arte ha rappresentato, ma in queste loro esibizioni provocatorie non si imitavano a vicenda, senza ombra di originalità Tutto questo ha improntato buona parte dell’arte contemporanea che, tra ignoranza e carenza di capacità tecniche, continua sulla ripetitiva strada delle provocazioni senza costrutto.   aaaaaaaaaaaa-LA-NOTTE-DEI-MORTI-VIVENTI

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Democrazia pedagogica.  0

Non pare che la cultura riesca a elaborare temi particolarmente innovativi. C’è un continuo ripescaggio di temi trattati in passato, una grande quantità di testi che riprendono i fili di un discorso interrotto e mai finito. Argomenti come rivoluzione, democrazia, giustizia sono affrontati in ottiche diverse, in astrazioni che alla fin fine risultano inconcludenti. Dopo attenta riflessione ci rendiamo conto che le teorizzazioni trascurano il punto centrale, lo snodo che è la radice del problema: pedagogia. Da qualche tempo è stata messa la sordina la tema della “società civile”, ci si è resi conto che in realtà la società civile non è migliore della politica, di tutto lo snodo nel quale si articola il potere, i cui rappresentanti provengono dalla società. Quando parliamo di società civile quale società ci riferiamo? Esistono due civiltà? Una civile e un’altra incivile? Basta porre la questione perché appaia chiara l’incongruenza di tematiche la cui astrazione non aiuta a risolvere i  problemi di una società alla deriva. Quando assistiamo al penoso spettacolo di studenti che insieme agli antagonisti, sono sempre in prima fila in cortei vandalici, incuranti del fatto che sono oggettivamente parassitari della società che permette loro di seguire corsi di studio al termine del quale si aspetta di essere ripagata. La sinistra sostiene quasi sempre che le manifestazioni di piazza sono democratiche, salvo quando scendono in campo organizzazioni di destra. Ipotizzare che  la democrazia è il migliore dei sistemi politici,  si dice qualcosa di parzialmente vero. Democrazia significa una testa un voto. Ma cosa c’è dentro quelle teste? Sarà il caso di porci il problema? Non è necessario far ricorso a complicanti studi o indagini statistiche per sapere che intelligenza e cultura media sono piuttosto modeste, basta assistere a un programma tv di quiz. Persone che si dichiarano laureate, con parlantina sciolta, non sanno rispondere a domande su questioni elementari,  non conoscono il significato delle parole che usano. Questo è il vero nocciolo del problema. L’ignoranza occulta  che si nutre di luoghi comuni. Le stesse persone sono informatissime su attori, cantanti, protagonisti della vita mondana. Abbiamo una ministra dell’Università che presenta una laurea falsa e resta al suo posto, che si batte a favore della promiscuità dei generi, mentre non pare avere la stessa preoccupazione per il livello scolastico e soprattutto educativo  della scuola. Nessuno si pone il problema del linguaggio, dell’abbigliamento, delle abitudini dei giovani. Le statistiche ci dicono che una gran maggioranza di studenti fa uso di stupefacenti,   un gran numero non sa scrivere in modo decente. I giovani vengono istruiti male e non educati. Il mantra è : dobbiamo ascoltare i giovani. In realtà dovremmo semplicemente educarli. Certo, non è impresa facile, specie per una generazione che ha fatto della trasgressione un norma. Il femminismo si è battuto e si batte per la libertà sessuale senza chiedersi il senso e i fini di una promiscuità che pure difende a prescindere. L’arte è sulla stessa linea. Pittura cartellonistica, trovarobato, imitazioni spacciate per citazionismo.  Il problema è che una società collassa quando prevalgono egoismi individuali  e si incoraggia la stupidità collettiva. Si Continuerà a blaterale di democrazia, libertà, arte, mentre intorno a noi prosegue il  degrado, l’insicurezza, la nefandezza socio politica. L’arte dovrebbe lasciare la cartellonistica ai pubblicitari e orientarsi alla sostanzialità semantica del segno. Ma forse pensare che questo sia possibile significa peccare di ottimismo.    .........................OGGI

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Dalla Stalla al Louvre  0

Si dice che Marcel Duchamp abbia esitato tra la professione di pittore e quella di umorista. Alla fine pare abbia optato per la scelta di essere un pittore-umorista,  certo nemmeno lui si sarebbe aspettato tanto successo. Duchamp nasce in Francia nel 1887 a Blaville- Crevon, figlio di un notaio. All’inizio della sua carriera dipinge con stile che emula gli impressionisti, opere di scarsa originalità e di modesta fattura.  Nel 1905, a Montmartre,scopre lo spirito burlone di un gruppo  di persone che si definiscono  gli “Incoerenti”. Nel 1909  comincia a dipingere  secondo lo spirito cinetico e bergsoniano e crea la sua prima opera “originale”  che tuttavia si richiama a Boccioni, “Nudo che scende le scale”, realizzata nel 1912 ed esposta all’Armory Show a New  York grazie all’l’appoggio della sua mecenate americana, Katherine Sophie Dreier.  Nel 1917 acquista in un  negozio di servizi igienici  un comune orinatoio, modello Bedfordsgire , firma l’oggetto con lo pseudonimo  “R.Mutt” e lo presenta in una mostra alla Stable  Gallery. In precedenza aveva presentato “Ruota di bicicletta”, un ready-made che, a differenza dell’orinatoio, richiedeva un minimo di manualità. Come abbiamo indicato più sopra, prima della guerra 1915/1918, Duchamp dipinse opere di fattura classica, sia pure di non eccelso livello. Risalgono al 1902 “La chiesa di Blainville” , “Ritratto di Marcel Lefrancois, 1904. Ritratto di Yvonne Duchamp , 1909. “Nudo in calze nere” . 1910, dello stesso anno  ritratto del padre dell’artista. Potremmo elencare altre opere  dipinte fino al 1911. Va da se che tutte quelle opere passarono inosservate per la scarsa qualità pittorica. Su questo punto la critica d’arte dovrebbe chiarire le ragioni per cui un mediocre pittore, non appena si abbandona alla provocazione diventa immediatamente un maestro. Certo il sostegno della ricca americana Katherine Sophie Dreier ha avuto un peso non indifferente nell’introdurre Duchamp negli ambienti artistici newyorkesi in quegli anni alla ricerca di uno spazio nel panorama mondiale dell’arte. Gli squilionari statunitensi avevano scarsa cultura artistica e molto denaro da impiegare per imporre l’arte americana nel mondo. Duchamp, con la sua modesta dimensione artistica e la propensione alla provocazione era il giusto cavallo di Troia. E’ da notare che negli USA  furono attive soprattutto le donne nel promuovere i fenomeni artistici emergenti, oltre alla Dreier sono numerose le donne che promossero l’arte di rottura. Anche il petroliere miliardario John D. Rockefeller diede appoggio ad un arte che, come poi si è visto, era propedeutica alla promozione degli artisti statunitensi. L’obiettivo di  trasferire dall’Europa, in particolare da Parigi, il baricentro dell’arte a New York riuscì  perfettamente. Oggi l’arte statunitense domina  il mercato, peccato che nel  frattempo cultura e arte abbiano subito una netta separazione.      Ruota-di-bicicletta-1913-51

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