Ciò che il cervello umano ha in comune con il pc, è l’ hardware, che conta generalmente più del software, ovviamente se non ci sono difetti e limiti di “fabbricazione” . Detta così, la cosa è forse eccessivamente semplificata ma nella sostanza non lontana dalla realtà, se non per una differenza sostanziale: l’assorbimento del software non è uguale per tutti cervelli. Questo è un aspetto che gli studiosi di neurologia non hanno ancora chiarito totalmente. Tantomeno lo hanno chiarito filosofi e logici. Nel 1977 Karl R. Popper & John C. Eccles pubblicarono un bauletto con tre volumi “L’Io e il suo cervello” . Il terzo volume si concludeva con la frase:” …….l’uomo ha creato se stesso, mediante la creazione del linguaggio descrittivo e, insieme con esso, il Mondo.” . Nel 1978 Daniel C. Dennet pubblico “Brainstorm” . Il titolo del 15° capitolo: “Diamo ai sostenitori del libero arbitrio ciò che dicono di volere” . Daniel Clement Dennet è uno di quei filosofi americani che possono essere considerati pilastri dell’industria culturale, pubblica un’infinita di volumi di cui solo il 10% ha carattere di originalità e sostanza. Nel 1981, insieme a Douglas R. Hofstadter, ha pubblicato “L’Io della mente”, chiunque coglie l’assonanza semantica con “L’Io e il suo cervello”, anche se è ampiamente noto che per gli studiosi della materia, cervello e mente non sono la stessa cosa. Ma le ambizioni di Dennet, che dirige il Center of Cogntive Studies presso la Tufts University Medford, sono davvero smisurate, tanto che nel 2013 ha pubblicato “Strumenti per pensare” , una serie di divagazioni, alcune scherzose, in cui si propone di fornirci il software perché anche noi, comuni mortali, si possa tentare di mettere insieme qualche pensiero meno banale (come fa lui in molte parti del libro!) . Gli studi di IA in questi anni hanno fatto enormi progressi, tanto che, fin dal 2003, una esaltata neuroscienziata docente di farmacologia a Oxford e direttrice della Royal Institution inglese, ha pubblicato un libro con il titolo “Gente di domani” , un insieme di farneticanti profezie che ogni persona di buon senso si augura non si avverino mai, anche se, l’accanimento scientifico verso la creazione dell’essere bionico, non lascia ben sperare. Questo scritto è infarcito di richiami a testi il cui valore lascio a voi giudicare, per chi avrà la pazienza di leggerli. E’ mia opinione che, nella migliore delle ipotesi, sono inutili, rispondono al detto diffuso tra i docenti “Pubblica o muori”. La spazzatura che in gran parte contengono, se non serve a chi li acquista e li legge, serve certamente a chi li pubblica. Nei miei testi e interventi filmici non mi stanco di mettere l’accento sulla necessità che si ampli il più possibile la conoscenza, non si può maturare un fondato senso critico se non si accumula conoscenza, mantenendo la consapevolezza che idee ed immagini che la nostra mente cattura, sono come il carbone per la caldaia, utile, ma dopo l’uso deve essere smaltito. Le nostre idee migliori sono quelli che maturiamo autonomamente dopo avere consumato tutto il “carbone” possibile . Lo spirito creativo, la famigerata “ispirazione”, non è qualcosa che nasce dal nulla, ma è supportata dal nostro hardware biologico, ed è frutto del nostro impegno per allargare i nostri orizzonti, non per trovare conferme alla nostre convinzioni. Quando gli si chiedeva la ragione del suo genio, Einstein rispondeva: 5% intuito, 95% lavoro.