Ci è difficile affidare alla ragione le scelte della nostra vita.  0

L’ideale di una vita in cui ogni presa di posizione sia completamente giustificata e spiegata sulla base delle intuizione razionale è un’utopia forse irrealizzabile.

Ogni essere umano è chiamato a decidere autonomamente la propria vita, ciò comporta dover compiere una quantità di scelte e prendere decisioni. Quale è l’impulso, il livello di consapevolezza, che determina le scelte?

Se ci spingiamo oltre il limite della nostra preferenza soggettiva, andiamo oltre l’indicazione dei nostri più profondi desideri, dovremmo chiederci quali decisioni corrispondano  effettivamente ai nostri interessi, o siano per qualche ragione comunque positive.

Hobbes ha ricondotto all’egoismo il presunto altruismo degli esseri umani. Max Stirner, spesso citato da Nietzsche, nel libro “L’Unico e la sua proprietà”,esalta il più assoluto solipsismo.

In realtà ogni decisione ispirata all’egoismo comporta spesso lo sfruttamento di altri e non di rado confluisce nel soggettivismo edonistico. La convinzione dell’edonista è che il piacere sia l’unico valore possibile, e sufficiente a giustificare le decisioni.

Bernard  Mandeville scrisse “La favola delle api” in cui esalta i visi privati e la pubbliche virtù, quasi vi fossero mondi paralleli che non comportano contaminazione.

L’edonismo non si appella alla ragione, ma alla natura psicofisica di ciascuno e, detto apertis verbis,  ci riporta allo stadio primitivo, animale che mette al centro bisogni e desideri del corpo, cosa ben evidente in questo nostro tempo.

Etica e morale vengono spesso usati in modo equivalente, in realtà l’etica è un orientamento  di scopo, ad esempio, la deontologia professionale attiene all’etica, così la decisione nella scelta del soggetto compiuta dall’artista è suggerito da principi etici, ovvero dall’assenza di questi.

“Aut-aut”, la scelta per antonomasia, è l’opera filosofica principale di Søren Kierkegaard, pubblicata nel 1843 con il titolo originale danese “Enten-Eller”. Il titolo latino, che significa “o o” con un’opposizione inconciliabile, riflette la struttura dell’opera e il suo tema centrale: l’alternativa radicale tra la vita estetica e la vita etica. L’opera esplora questi due stadi dell’esistenza attraverso due “plichi” di scritti: il primo descrive la vita del seduttore esteta (Don Giovanni), mentre il secondo è la difesa della vita etica, rappresentata dalla figura di un giudice (Bilien).

La trasposizione su base estetica del problema della scelta, attuata da Kierkegaard,  mette a fuoco il nocciolo del problema, l’incapacità, o rifiuto, di affidare alla ragione le scelte della nostra vita.

 

Tirolo dell’opera :

Decisione molto problematica.

 

 

 

aut aut

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