Nel mio film dell’11 Febbraio 2015 sottolineavo l’impossibilità dell’arte di rappresentare il pathos della nascita, l’atto fisico del parto. Mi è stato fatto osservare che la storia dell’arte registra numerose opere che si richiamano al parto. Certo, molti artisti si sono cimentati con il tema. La Madonna del Parto di Piero della Francesca. Madonne con Bambino di Duccio di Boninsegna e Ambrogio Lorenzetti, e molti altri pittori. Queste opere rappresentano semplicemente Madonna e Bambino, non c’è, non può esserci, una rappresentazione del parto. Si tratta per lo più di una idealizzazione contro cui si è scagliata l’arte femminista degli ultimi decenni. Sono state realizzate opere che raffiguravano vagine dilatate e deformi, parti di esseri umani adulti. Mentre l’arte femminista dedica gran parte della propria attenzione al corpo e al sesso, molta arte maschile celebra violenza e crudeltà, non con espressioni metaforiche, ma con realismo. Hermann Nitsch mutila animali durante le sue tristi performance. Martin Kippenberger crocifigge una rana. Maurizio Cattelan espone un cavallo la cui testa è conficcata nel muro, e figure di bambini impiccati agli alberi. Una galleria di orrori che sembra non avere fine, ma che tuttavia riscuote successo di critica. Sono aspetti dell’arido cinismo che pervade la nostra (in) civiltà. Pensiamo a ciò che scrive Warhol in “La filosofia di Andy Warhol”. “Negli anni ’50 iniziai una relazione con la televisione che dura al presente…[…….] Ma il vero matrimonio è arrivato nel 1964, quando acquistai il mio primo registratore. Mia moglie. …[……….] Quando dico ”noi”, intendo il mio registratore ed io..”. Questo sarebbe, a detta di Achille Bonito Oliva, il nuovo Leonardo da Vinci! Non si dica che si tratta di ironia o metafora, siamo ben oltre, anche perché c’è tutto un vasto campo della produzione “artistica” a confermare che i “geni” non scherzano. L’essere umano, per rassicurare ed elevare se stesso, ha inventato la religione. Anche il parto è stato celebrato, da santi, artisti, poeti, gli si è creato attorno una sorta di alone mistico che valorizzava il corpo della madre e l’atto di procreare, brutalmente respinto delle femministe. La nostra società tecnologica, ha spazzato via tutto ciò che poteva avere un alone di spiritualità. La scienza ha creato migliori condizioni di vita, dopo di che l’arte si è ritenuta libera di sfregiare il corpo umano. Non stupisce la riesumazione del l’eugenetica. Giustamente condannata quando era praticata dai nazisti,è oggi celebrata come una conquista della scienza e praticata in Inghilterra da una donna scienziata. Questo è forse l’inevitabile esito di una regressione in corso da decenni. Definiamo progressista ciò che in realtà è un ritorno all’era dei trogloditi. Scienza e tecnica servono a mascherare il regresso umano. Dopo l’inseminazione artificiale e l’utero in affitto, diventa irrilevante la distinzione tra i sessi. Era necessario innanzi tutto rimuovere le ragioni della differenza ontologica per poi proseguire con l’epistemologia della omogeneità sessuale. Come spiegava con baldanza in tv una lesbica sposata alla sua compagna: “ ci siamo, siamo tante. Dovete farvene una ragione” . L’immagine della Madonna con il Bambino è ormai un arcaismo antropologico prima che religioso. L’arte che si auto-definisce di avanguardia in realtà è regressione. Abbiamo buttato l’inutile bagaglio di spiritualità, etica, poesia, ci accontentiamo della tecnologia che però non ci aiuta a risolvere i nostri problemi esistenziali.
Considerazioni sull'arte