Ricordo una bellissima frase di un romanzo di Giovanni Arpino, scrittore a mio avviso sottovalutato: “ Vivo nella mia pelle sinceramente oscuro”. Nel momento in cui scatti una fotografia, scrivi un brano è come se tentassi di impadronirti di un frammento di realtà, un tentativo di arricchire la tua vita. Può ancora esistere una vita personale, una passione propria, inutile, senza che si abbia bisogno di ricercare riconoscimenti? Quando un intellettuale “organico” al mondo dei media, beniamino dell’industria editoriale, scopre una persona che ha scattato fotografie, ha scritto testi in assoluto anonimato, appare uno scoop. “Una badante faceva fotografie bellissime senza che il “mondo” sapesse nulla di lei”. E allora? Il fatto che il mondo la conosca aumenta il valore di ciò che ha fatto? Il mondo è pieno di idioti di successo, non è male che una piccolissima parte dell’umanità intellettualmente produttiva conservi l’anonimato, non monetizzi i pensieri, la scrittura, la poesia, le opere. Si può vendere la spiritualità, la poesia? Non è come mercificare pezzetti d’anima? A volte riteniamo di essere costretti a farlo, ma se cediamo alla costrizione diventiamo più poveri dentro.
Considerazioni sull'arte
Purtroppo per la maggioranza il consenso degli altri è l’unica gratificazione. E’ davvero difficile raggiungere un certo grado di autonomia. Ammetto di non esserci ancora riuscito. Lo scritto fa meditare, grazie
Evasio
Non amo questo genere di introspezione intimistica ma per come è scritto sicuramente coinvolge
Molte belle le fotografie. Sono in vendita?
Non facile capire il nostro. Lo scritto mi ha coinvolta emotivamente
Forse quelli definiti idioti hanno capito meglio di altri il loro tempo, intercettato il comune sentire
Oggi è difficile vivere, figuriamoci sognare. Ho letto qualcosa di Arpino e condivido il giudizio positivo.
Debora