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Interpretazione transitiva.  2

suora500L’esperienza vissuta di due realtà, contiene necessariamente un riferimento a una sola realtà effettiva. La distanza fra le due “realtà” può essere grande, ma il rispecchiamento del ricettore  implica l’esattezza della comprensione, la sua corrispondenza al linguaggio, nel senso più ampio del termine. La ricezione dell’opera d’arte si affida alla semantica del segno formale proprio dell’opera, e determina il rispecchiamento ricettivo. Dove manca l’efficacia della comunicazione non è possibile la ricezione del significato. Non basta che il critico, filosofo, diano una loro interpretazione più o meno aderente alla realtà oggettiva, anche l’accettazione dell’ermeneutica transitiva, distrae, ovvero, è altra cosa dalla diretta fruizione dell’opera in quanto tale. La sensibilità estetica agisce in modo più o meno profondo, ma nei casi in cui è affidata pressoché esclusivamente all’impressione, viene meno il valore fondante dell’opera che non può, non deve essere, solo affidato all’impatto emotivo. Il problema  è dunque in che misura sono conciliabili, il bello, l’estetico, l’artistico. Tre sfere delle sensibilità che tendono a confondersi. Il bello è affidato alla effimera transitorietà del gusto. L’estetico è categoria vasta che include l’utile, un auto, un vestito, un mobile. L’arte è in qualche misura la sintesi. Quello che la distingue è la sintassi propria dell’arte che prescinde dalle categorie ed esprime la forma dell’inesistente. Quando si parla, sia pure in modo eccessivamente enfatico ed improprio della creazione, ci si riferisce a questa capacità di sintesi che distingue l’arte da ogni altra forma di espressione.

 

piergiorgio firinu

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