I cento talleri di Kant sono l’esemplificazione di come tutto abbia un valore stabilito per convenzioni. Viviamo in una realtà costruita, fittizia, La finzione non riguarda solo l’arte, rappresentazione teatrale, ma tutto ciò che, per consuetudine, consideriamo reale. Siamo immersi in una realtà non realtà. L’attribuzione di significato avviene attraverso il pensiero che, per così dire, crea la realtà.
Hegel dedica centinaia di pagine alla geometria, al calcolo integrale, differenziale, infinitesimale. Tutte dottrine che esprimono aspetti logici del pensiero. La cosiddetta filosofia dell’arte procede invece per apodismi, così come la critica dell’arte. Tali discipline si richiamano a paralogismi basati su luoghi comuni trasformati in dogmi. “L’arte non può essere sottoposta a giudizi di merito o di valore”. Questo assioma poteva essere considerato parzialmente vero quando l’arte era mimesi, guidata da valori estetici. Nel momento in cui l’artista azzera l’epistemologia dell’arte e si avventura in ambito concettuale, entra di fatto nella materia filosofica- scientifica. Quindi, non solo si può, ma si deve sottoporre l’arte a considerazioni di sostanzialità logica per valutare se le intensioni dell’artista si sono realizzate nell’opera. Limitarsi a “Va bene così”, secondo il principio espresso ironicamente da Ludwig Wittgenstein nel “Tractatus logico-philosophicus”, equivale rinunciare a chiarire il significato di quanto realizzato dall’artista, relegando l’arte nel limbo confuso e velleitario di una ontologia priva di senso. E’ quanto è avvenuto dopo l’avvento delle avanguardie.
Ogni epoca costruisce, insieme subisce, la propria fenomenologia che coincide con gli aspetti culturali, sociali, psicologici. Il tema è trattato con efficace chiarezza da Max Horkheimer e Theodor W. Adorno in “Dialettica dell’illuminismo” . Nel testo i due autori esaminano le ricadute della filosofia degli illuministi in ogni ambito sociale e culturale della modernità, inclusa la produzione artistica la cui deriva è iniziata con il romanticismo.
A partire dall’inizio del secolo scorso l’insignificanza dell’arte è stata spesso mascherata con forme di volgare provocazione, o presentata sotto l’aspetti ludici emotivamente percepiti. In queste forme è stata accettata da èlite incolte, amanti del kitsch, che hanno contribuito alla nascita e sviluppo del mercato dell’arte con il sostegno di una critica servile verso i mercanti, integrata da un uso massiccio di pubblicità e marketing.
Tom Waits. Senza titolo.
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