L’escatologia dell’arte è certificata anche dalla deriva nominalistica delle mostre. A Torino, in parallelo allo svolgimento della Fiera dell’Arte denominata Artissima, si è svolta una mostra, supportata da Enti Locali ( in questo caso i soldi si trovano) Enti pubblici e Banche, dal titolo “Shit and Die” (Caga e muori). Cifra della sempre più raffinata intelligenza di molti produttori d’arte contemporanea e loro sostenitori. Ovviamente la mostra ha avuto un grande impatto mediatico, con file all’ingresso e molti visitatori ansiosi di farsi stampare in fronte il titolo della mostra dall’onnipresente Cattelan.Tenuto conto che la mostra si è svolta in un palazzo storico al centro di Torino, Palazzo Cavour, e si è potuta svolgere grazie all’appoggio degli Enti Locali, abbiamo una chiara visione dei tempi in cui viviamo. Si cercherebbe invano un articolo di critica alla mostra, o più in generale a certe derive di Artissima. Per critica s’intende, come dice la parola stessa, non elogi, ma la messa in rilievo di carenze e distonie. Gli elogi in qualche caso sono declinati con derive politiche e di campanile. La politica e mercato innanzitutto. Tuttavia anche l’entusiasmo, reale o simulato, non cancella lo stato non proprio felice dell’arte contemporanea. Il pensiero unico, mascherato di progressismo domina anche la scena dell’arte. Da notare il crescente numero di artisti che realizzano opere consistenti in scritte su lastre di pietra o marmo, del tipo che si vedono nei cimiteri, forse inconscio riferimento alla morte dell’arte. Anche la mostra su citata include il richiamo alla morte nel titolo. Dovremmo aspettarci presto degli happening direttamente nei cimiteri dove le lapidi sono numerose, quasi sempre con scritte più intelligenti di quelle che appaiono sulle lastre di marmo esposte nelle gallerie. Di certo diventa difficile ogni discorso sull’arte: nullum est iam dictum quod sit dictum prius.
Considerazioni sull'arte