Archives for : gennaio 13, 2020

Il bambino di Eraclito.  0

Il piacere socratico della conoscenza trasmette un’illusione diffusa di poter guarire l’eterna difficoltà  dell’esistenza, l’arte dovrebbe aiutare con un seducente velo di bellezza. Purtroppo in questo nostro tempo l’arte è degenerata fin dalle fondamenta. C’è stato un tentativo di coraggiosa saggezza da parte di  Kant e Schopenhauer che, senza indulgere all’ottimismo, hanno gettato una tenue luce sul mondo “Come volontà e rappresentazione”.

L’arte come consolazione metafisica si lascia provvisoriamente andare, come Mefistofele  fa con le Lamie tentatrici, ma si arena in  una generale angustia fino a diventare illogica nella sua stessa contraddittorietà perché non ha più nessuna visione. L’artista, insterilito dalla materialità, rinuncia a creare, si affida a precostituite virtualità tecniche, caricature della realtà.

Il deserto del pensiero incapace di imprimere energia all’esistenza banalizzata in frammentato edonismo. L’arte in origine nasce per attutire la tragicità della vita. La convinzione di avere conquistato la natura è la cifra della nostra Era che confonde conquista con distruzione. L’inutilità  dell’ansia di ricostruire il mondo è descritta con una metafora da Eraclito l’oscuro,  descrive un fanciullo che giocando disponga pietre qua e là, innalzi  mucchi di sabbia  per subito dopo disperdere tutto.

Parafrase dell’eterna ripetizione della cultura e della storia anticipata dalle profezie di Socrate sull’arte, riprese dal suo allievo Platone che per poter essere sue  discepolo distrusse le sue poesie.

Una  massima  ispirava la filosofia socratica: “ La virtù è il sapere; si pecca solo per ignoranza; il virtuoso è felice”. Ora è chiara, per chi  la voglia vedere, la ragione dell’inutilità dell’arte contemporanea,  come di gran parte dell’esistenza dei più.       Torrente a Limone

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