Il vuoto etico sociale degli Stati Uniti si manifesta anche attraverso poeti e critici, dispersi in un paese senza storia. Quando non espatriano, come hanno fatto,Thomas S. Eliot, Henry James, Ernest Hemingway, F.Scot Fitzgerald, e altri, inventano paesi immaginari come ha fatto William Faulkner con la sua Yoknapatawpha. Quelli che rimangono, nella migliore delle ipotesi, possono cantare la natura, non ancora del tutto annientata dal loro brutale materialismo, e la sessualità infelice. Davvero sorprendente come l’omosessualità influenzi un gran numero di poeti, artisti, scrittori americani, è quasi una tradizione il cui testimone è raccolto da molti artisti contemporanei, in particolare tra New York e Los Angeles. Nel resto del paese vi è ancora un residuo di una giovane storia, la cosiddetta nuova frontiera che consiste essenzialmente nel genocidio dei nativi verso i quali i poeti americani non sembrano nutrire alcun interesse. Se fosse in mio potere salvare qualcosa dell’America, sceglierei i pellerossa e ributterei in mare i Padri Pellegrini che hanno portato nel nuovo mondo il morbo inglese, l’ansia di sottomettere altri popoli e sterminarli. I poeti, i narratori cantano una America che non esiste, che non è mai esistita, non sono disponibili ad esami di coscienza. Harold Bloom, in una delle sue sillogi di letteratura statunitense, more solito, declina la narrazione critica in una strabica elegia. Dedica trenta pagine a Thomas S. Eliot, intrise di commenti sprezzanti, settantatre pagine ad Hart Crane al quale dedica entusiasti commenti. E’ comprensibile. Forse tra i due c’è un’affinità . Crane visse intensamente la propria omosessualità, che trova costanti richiami nelle sue opere. Morì suicida a 32 anni. Bloom conferma alcune mie convinzioni. Una cosa è conoscere, altro è capire. La sensibilità non si acquisisce sui libri. Le nostre azioni sono dettate dai nostri pensieri, da quello che siamo. Non è un caso che Bloom abbia una sorta di rifiuto di Thomas S. Eliot. Forse perchè cattolico, portato a una visione dell’esistenza più spirituale, meno condizionata dalla sessualità. La lettura dei poeti statunitensi è forse una chiave che ci aiuta a capire le ragione del trionfo del femminismo. Camilla Paglia è stata allieva di Bloom. Una mia mostra del 1977 “America wedding” l’amico Giorgio Brizio scrisse una critica con il titolo “America, quando ti toglierai i vestiti” . Non essendo mai stato negli USA Brizio scrisse un testo privo di senso. L’America non solo si toglie i vestiti, ma è talmente intrisa di materialismo da trasformare anche le religioni in un questione commerciale. Basta vedere la sequela di predicatori che cercano “clienti” tramite la tv alla domenica mattina. Gli USA hanno creato Hollywood la Sodoma del XX secolo e infestano il pianeta con la loro propaganda decettiva fatta di eroi di celluloide e femminismo aggressivo. I poeti sono stati in molti casi mosche cocchiere.
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