Vi è, o forse dovremmo dire vi era, uno stretto nesso tra arte e magia. Fin dalle prime pitture di Altamira, Lascaux, Chavet, come in altri siti, le rappresentazioni di animali e forme umane avevano carattere evocativo e magico. Come per il mito, anche la magia tramigrò nelle rappresentazioni religiose. Molte religioni proibivano la rappresentazione della divinità. L’ebraismo con la Torah, Antico e Nuovo Testamento, il Corano vietavano espressamente qualunque rappresentazione dell’aspetto di Dio. La ragione appare ovvia, come può un sopranaturale essere rappresentato in sembianze umane? Il concilio di Hieria, il concilio di Nicea, il concilio di Elvira dibatterono la questione. La chiesa Romana decise di accordare la possibilità di rappresentare dio nella pittura e nella scultura. A questa decisioni dobbiamo le opere dei grandi maestri prima e dopo il Rinascimento. Nel libro di Keith Thomas: “ La religione e il declino della magia” sono riportati numerosi episodi nei quali le immagini evocative assumono grande rilievo. La chiesa post riforma mostrò assoluta continuità con quella medioevale ricca di rappresentazioni religiose. Anche la letteratura, assai prima del Cinquecento , ha una storia intricata che gli studiosi sono ancora ben lungi dall’aver dipanato. La rappresentazione pittorica faceva ricorso a un elaborato simbolismo che aveva per oggetto gli animali. Non è certo possibile in questo scritto affrontare i complessi intrecci tra magia, religione e pittura. Ci limiteremo a qualche accenno. L’Apocalisse ricorreva al simbolismo di Aquile e Draghi. Nella Historia Regum Brittanniae di Goffredo Di Mommouth vengono citati il Dragho Bianco e il Drago Rosso, il Cinghiale di Cornovaglia. Le pitture pre e post rinascimentali erano ricche di richiami simbolici ad animali reali e immaginari come l’Unicorno. La magia non si limitava all’utilizzo simbolico di animali, ma aveva tutta un serie di riti, utilizzo di erbe e formule magiche, fino alla forma della pietra filosofale che avrebbe consentito la produzione di oro. In questo contesto l’arte ha una parte significativa, come si evince dagli straordinari codici miniati che narravano storie tra realtà a immaginazione. L’argomento è ricco di implicazione e varrà la pena di ritornare a descrivere i processi, i riti di passaggio tra la misteriosa epoca dei maghi alla modernità degli scienziati. Di certo è semplicistico relegare a pura superstizione tutto il sapere che consisteva nella conoscenza e l’uso delle erbe e riti propiziatori che se non aveva riscontri scientifici certamente avevano un forte impatto psicologico, quello che oggi definiamo effetto placebo. Ritorneremo sull’argomento che si presta a interessanti considerazione di come, in nome delle scienza e del progresso, si sia gettata l’acqua sporca della superstizione con il bambino delle conoscenze dell’uso delle erbe e di tutte le forme di cure arcaiche alcune delle quali sono state riesumate e oggi fanno parte di quella che viene definita medicina eretica.
Considerazioni sull'arte
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