Archives for : novembre 17, 2014

1000 miles in Sonora  0

E’ chiaro che una cultura è tanto più permeabile, predisposta all’assorbimento di culture diverse, quanto più è approssimativa e instabile. Contrariamente a quanto sostiene la vulgata corrente. Anche la dibattuta questione relativa ai ready made,  tende ad essere  considerata in modo generico, ovvero sulla scia del rifiuto dell’estetica  propria dell’arte contemporanea. L’estetica non può  ovviamente essere  il solo punto di riferimento  della produzione artistica. Ma neppure è accettabile che  i ready made siano considerati  a priori come una  contrapposizione alla bellezza. Credo che questo concetto debba essere rivisto. L’autonomia dell’artista non può basarsi su pregiudizi,  tanto meno lo esime dal  rendere intelligibile il linguaggio di cui si serve, a meno che non voglia chiudersi in un soliloquio. Nel 1976, nel corso di un viaggio in automobile da News Orleans a Los Angeles, feci una sosta in un punto deserto  del Nuovo Messico. Ricordo un cartello “1000 miles Sonora” . Feci due passi per sgranchirmi le gambe e vidi in mezzo alla sabbia un ramo secco completamente traforato dalla termiti (o almeno credo). Pareva un pezzo di legno ricamato, mi colpì molto l’originale semplicità dell’oggetto. Lo raccolsi e tutt’ora lo conservo nel mio studio – foto – L’oggetto mi suggerì l’idea di ripetere l’esperimento. Collocai un ramo sulla parete del mio studio, sperando che i tarli lo lavorassero.  In effetti un tarlo entro nel legno, uno solo, lo perforò da parte a parte e scomparve. Immaginai la possibilità di collocare il ceppo sopra uno dei formicai presenti nel mio prato. Rinunciai pensando alla difficoltà che avrei incontrato a liberarlo dalle formiche. Scrivo di questo episodio minimo perché penso che la scelta di un ready made possa avere diverse motivazioni e significati. Il ramo traforato che raccolsi  è un “capolavoro” creato senza consapevolezza da animali. La mia scelta  è invece frutto di consapevolezza, un appropriazione che pone all’attenzione qualcosa che forse è unico, non nel senso che sia l’unico legno traforato, ma unico per forma e tipologia  di traforazione. Per  me l’oggetto è anche esteticamente bello. Dunque il ready made non deve necessariamente essere sgradevole  o esprimere qualcosa di provocatorio. Basti dire che il più diffuso ready made è la fotografia. Quando scattiamo una fotografia non creiamo nulla, ci limitiamo a registrare qualcosa di esistente. Il rischio, visto l’abbruttimento generalizzato, è che solo le cose brutte, pornografiche, oscene, attraggono l’ attenzione di chi punta l’obiettivo. Un tramonto è qualcosa di naturale, non è un’opera d’arte, lo può diventare quando è dipinto o fotografato. E’ un errore a mio parere considerarlo banale, scontato, in realtà non esiste un tramonto identico ad un altro. Dobbiamo tentare  di tenere desta la nostra sensibilità anche per le cose semplici, evitare l’ottusa ricerca dell’”originale” a tutti costi. La nostra osservazione non può per così dire, galleggiare, perdere l’attenzione per i dettagli, il particolare che fa la differenza. La nostra visione è come la nostra vita, può essere impoverita o arricchita dalla nostra sensibilità, la stessa che  ci consente di scorgere e apprezzare un profumo, il sorriso di una persona, la poesia di una strada deserta.   aaaaaaaalegno

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