Abbandonarsi al piacere, implica l’abbandono della ragione. In “Aut – Aut –Diario di un seduttore –“, Kierkegaard afferma che quanto più ci si annulla nel momento, tanto maggiore è il godimento. Kierkegaard si riferiva al piacere sessuale. Oggi l’aspetto ludico domina la società nel suo insieme; consumo di stupefacenti, gioco d’azzardo, alcol, naturalmente sesso in tutte le sue variazioni. Anche la musica è pretesto di annullamento, i Rave party, concerti rock dove masse enormi si agitano al suono della musica annullati individualmente, sembra di assistere a riti Vudù E’ significativo che i nonni, quando cercano le loro radici culturali si richiamino a Ginsberg, Ferlinghetti, Kerouac, questi e altri, la cui modesta produzione culturale è enfatizzata fino a farne dei miti, ovviamente negativi. Icone del degrado. Sono stati prodromi di quanto è seguito anche nel mondo dell’arte, già provata dalle esperienze delle cosiddette avanguardie storiche, per finire alla Pop Art e oltre. Si celebrano eventi come il festival di Woodstock del 1969, quasi fossero fatti storici, mentre in realtà non è stata che un’orgia di massa a base di alcol,sesso, droga. Se esaminiamo con attenzione i fenomeni contemporanei, ci rendiamo conto che si è scatenata una sorta di rivendicazione dal basso, la rivoluzione dell’ignoranza, inevitabilmente ha finito per coinvolgere un gran numero di persone. La rappresentazione del proprio ego come forma di cultura popolare, incoraggiata da intellettuali in cerca di consenso e lettori. Pop è appunto l’abbreviativo di popolare. Poco importa che l’arte “popolare” come l’arte “povera” abbiano raggiunto in pochi anni quotazioni da capogiro nelle aste, opportunamente manipolate dai mercanti. Quindi ben lontana dalla fruizione del “popolo”. La critica fa ricorso a terminologia e paragoni con il passato per accreditare il presente, in una accanita anfibolia. Con i suoi strumenti l’uomo domina la natura esteriore, ma non sa dominare se stesso, anzi si irrigidisce in antinomie insolubili. La moralità si esercita in autonomia, in una sorta di autosufficienza morale, un soggettivismo che spinge verso un anarchismo solipsistico volto ad abolire le più elementari norme sociali e con esse la storia che le esprime. Cultura e scienza non creano la coscienza, la saggezza morale non appartiene all’ambito della conoscenza scientifica.
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