Nel 1990 Antoine Compagnon pubblicò “I cinque paradossi della modernità” . Una parabola dell’arte moderna nella quale erano descritti comportamenti sociali che l’ispiravano. E’ significativo il fatto che anche le maggiori filosofie esistenziali, da Schopenhauer fino ad Heidegger, considerino inarrestabile la decadenza della civiltà, così com’è andata configurandosi nella modernità. Tra i paradossi non era incluso il più significativo: ai progressi della tecnica fa risconto la regressione socio-culturale. Abbigliamento, linguaggio, fogge dei capelli, piercing, tatuaggi, musica. Tutto è recepito come progressismo, in realtà è netta regressione. Anche la sessualità è incerta., attraverso scelte estetiche si manifestano incertezze socio culturali che coinvolgono tutte le classi. L’ultimo fenomeno è Hipster 2.0. Il termine Hipster fu coniato negli anni ’30 in USA per indicare i bianchi appassionati di del be-bop, il jazz più raffinato dei Parker, Monk, Gillespie. L’attrazione dei bianchi per i neri, andrebbe indagata nelle sue implicazioni culturali e sessuali. Nella autobiografia, Malcon X, che per un certo periodo della sua vita visse sfruttando prostitute bianche, racconta la rivolta delle donne nere, le quali cacciarono le bianche che, con la scusa di aderire alla causa dei neri, frequentavano le sedi delle Pantere Nere al solo scopo di fare sesso con i loro mariti. La società contemporanea è malata, pervasa da ansia di auto- annientamento. Anche fenomeni che appaiono nuovi, sono in realtà ritorni al passato. Erwin Rohde, in Psyche, dà una descrizione estremamente viva delle danze trace in onore di Dionisio. Vale la pena trascrivere il lungo brano di evidente attualità : ” La festa si svolgeva in cima alle colline, nella profondità della notte, alla fioca luce delle torce. Echeggiava una musica violenta, lo strepitio di piatti di bronzo, il sordo rimbombo dei grandi timpani, a cui si alternava “l’accordo che manda in delirio” dei flauti dal suono profondo….Eccitata da questa musica, la turba di coloro che partecipavano alla festa, danzavano levando alte grida. Non si odono canti: la violenza della danza non li consente …..Una danza sfrenata, furiosa in cui sono coinvolte sopratutto le donne, che si agitavano in queste danze turbinose fino all’esaurimento; bizzarramente vestite…con pelli di capriolo gettate sopra la tunica , o anche con corna applicate sul capo…brandiscono pugnali o tirsi Così infuriate da perdere completamente coscienza, in preda alla “sacra follia”si gettano su animali destinati al sacrificio, li afferrano e li fanno a brandelli, strappando coi i denti e divorando la carne cruda e sanguinante..” Ecco dunque descritti, i rave party di oggi, la cui forma è meno cruenta ma identica nell’abbrutimento ed assoluta rinuncia alla ragione.
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