Cultura e monete  1

www.artefutura.org blog artefutura. Il discorso sulla valorizzazione dei beni culturali è inficiato di una buona dose di ambiguità. Intanto si dovrebbe chiarire a cosa ci si riferisce quando si parla di beni culturali. Se per beni culturali s’intende monumenti, città storiche, musei, non c’è dubbio che le promozione può essere semplicemente affidata a competenti di pubblicità & marketing. Se invece richiamandosi ai beni culturali si ha in mente anche la produzione contemporanea, allora il discorso si fa più complesso. E’ del tutto ovvio che produrre beni culturali implica avere cultura. Sembra che questo aspetto, del tutto sia trascurato. Scuola, tv giornali, Internet, tutto ciò che dovrebbe indirizzare i giovani, e contribuire alla loro formazione cultura, sembra vada nella direzione opposta. Si scrive cultura si legge business. Nessuna intenzione di demonizzare l’aspetto economico della cultura, ma forse è necessario mantenere una netta distinzione, e chiarezza di obiettivi. Da tempo è diffuso il vezzo di parlare della cultura della droga, cultura del vino, cultura della strada, cultura della trasgressione e via elencando. La cultura si valorizza in misura inversamente proporzionale alla sua monetizzazione. Vediamo cosa accade nell’arte contemporanea. Si rende necessaria un’ermeneutica del linguaggio, un approfondimento semantico del termine cultura. Roland Barthes sostenne negli anni ’70-’80 che la moda è un linguaggio. Se ci si guarda attorno dovremmo dedurne che oggi il linguaggio della moda balbetta in strada e si affida all’enfasi declamatoria nelle sfilate. Due livelli che sono la metafora delle crescenti differenze sociali. Pensare allo sfruttamento del patrimonio culturale dell’Italia, è tutt’altra cosa dal pensare di creare cultura. La formazione culturale confluisce nella società ma si si forma in modo personale. Detto in altre parole si può leggere e book o libro cartaceo, ma si deve leggere, studiare, ci si forma in modo individuale, non esistono espedienti o scorciatoie. E’ questo il punto dolente. La propaganda della e per la cultura sir riduce ad espediente mediatico se nel contempo non si precisa la necessità di un impegno personale. Si può ottenere una laurea pagando, ma non si potrà mai acquisire un buon livello di cultura se non con lo studio, la lettura, l’impegno personale costante.

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1 Comment So Far

Gianni scrive:

Interessante il testo anche se non sono affatto d’accordo


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