Scriveva Wittgenstein: “I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”. Oggi il linguaggio è meticcio, in assenza di cultura ci si affida alla casualità delle parole. La bontà, la malvagità, la slealtà tutto ciò che si è soliti intendere con il termine “indole”, oggi ha perso significato. Consideriamo la parola “cuore” alla quale ci si richiama in modo retorico e falso, esattamente come la parola amore usata disinvoltamente. In un epoca in cui prevale l’ideologia femministoide. Si cita spesso il cuore inteso come concretezza e verità. Duro di cuore, la cosa mi sta a cuore, mi viene dal cuore, è stato per me un colpo al cuore, il mio cuore sanguina. Chi può leggere nel cuore di una persona? E’ qualcosa che strappa il cuore. Mi spezza il cuore. Potremmo continuare elenco truismi insinceri che si riferiscono al cuore. Le questione relative alla relazione sentimentale tra due persone si chiamano “affari di cuore” , quando in realtà a prevalere è l’attrazione sessuale. Bayron nel “Don Jauan” fa una satira delle donne per le quali le relazioni sono sempre questione di cuore. Spesso il cuore è posto in contrapposizione alla testa. La testa caratterizza la conoscenza. All’Accademia di San Luca a Roma fu conservato il cranio di Raffaello Sanzio fino a quando si scopi che era un falso. A Stoccolma fu venduto all’asta il cranio di Cartesio. L’umanità e sempre alla ricerca di simboli in grado di gratificare il nostro incontenibile antropocentrismo che c’impedisce di vedere il nostri limiti. Il linguaggio è il principale strumento dell’inganno con quale creiamo finzioni che finiscono per apparire reali. Quante volte si pronunciano le frasi: ti amo con tutto il cuore. Ti amo più di ogni cosa al mondo. Prigionieri del nostro stesso mentire ci ritroviamo in un angosciante vuoto di sentimenti senza poesia. Anche il linguaggio dell’arte riflette questa realtà nella quale galleggiano solitudini alla deriva che si rassegnano agli effimeri piaceri del corpo.
Considerazioni sull'arte