Prima ancora di soffermarci su determinate teorie “filosofiche” , forse dovremmo interrogarci sul perché uomini e donne, che si suppongono dotati di intelletto e di cultura, siano attratti da quelle teorie. Altrettanto utile sarebbe approfondire da dove traggono la loro ispirazione personaggi come Donatien-Alphonse-Francois de Sade, Leopold von Sacher-Masoch, Bernard de Mandeville. Tutti soggetti che hanno ottenuto grande attenzione, in molti casi ammirazione e seguaci soprattutto tra gli intellettuali, ma non solo. Trascuriamo le forme estreme di depravazione teorizzata ed applicata, soffermiamoci brevemente su Bernard de Mandeville. Di origini olandesi, di professione medico la sua opera più nota è: “Favola delle api”. Pubblicata per la prima volta nel 1705 celebrava il self-liking, derivazione del self-love che verrà ripreso ed enfatizzato in forma diversa dalle filosofe femministe tre secoli dopo. L’obiettivo non dichiarato, verso il quale muove la critica Mandeville, è il moralista inglese Shaftesbury. Il significato dell’opera di Mandeville è quello di separare l’analisi della produzione di ricchezza dalla moralità. Si potrebbe dire che,molto più di Max Weber , Mandeville giustifica e incarna lo spirito del capitalismo.”Io ho chiamato predilezione per se stessi, dice Cleomene, portavoce del punto di vista di Mandeville nei dialoghi con Orazio, maschera di Shaftesbury, il grande valore che ogni individuo attribuisce alla sua persona, all’alta stima di se stessi. Ma Mandeville si riferisce esclusivamente alla sua classe, egli sostiene che i poveri vanno mantenuti ignoranti perché la conoscenza amplifica i desideri. I poveri devono accettare la loro vita, lavori duri un salario che impedisca loro di morire di fame. Nulla più Secondo Mandeville: “ l’uomo non ha bisogno di vincere le sue passioni, anche le più abiette, è sufficiente nasconderle”. “La favole delle api” con le brutali teorizzazioni che contiene, è stata ampiamente superata. Oggi non è più necessario nascondere le passioni più turpi, lo stesso potere si preoccupa di omologarle. Potremmo forse dire che Mandeville più che un filosofo è stato un profeta. La società di oggi realizza tutte le sue teorie,anche se rifiuta l’esplicita affermazione di Mandeville sui poveri, sostituendola con una serie di finzioni. Gli ultimi della scala sociale sono fintamente rispettati, ma il potere, con subdoli artifizi, crea le condizioni di precarietà e disagio. Favorire l’arrivo di disperati in singole nazioni, avvantaggia chi cerca manodopera a basso costo, rende più diffuse e quindi istituzionalizza povertà e disordine sociale. Il cinismo dell’essere umano ha trovato nel capitalismo la sua espressione più compiuta. Marx è stato solo un episodio della storia, sepolto dallo spesso strato di egoismo, in questo Mandeville ed Adam Smith, avevano ragione. Chi anima la società e muove il mondo oggi più di ieri sono il cinismo e il vizio.
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