Dopo una situazione di dilagante informalità degli anni 50/60 era inevitabile il sopraggiungere della tecnologia, indotta soprattutto dall’adozione di films e fotografia che hanno anticipato l’avvento di Internet. A differenza del passato, in cui scuole e stili si succedevano con una sorta di appropriazioni successive, oggi le varie forme espressive tendono a convivere, una forma di ripescaggio reciproco. Come quando Bill Viola rivisita i classici della pittura mettendo di suo solo la tecnica riproduttiva. In questo caso, dall’arte plastica si passa al teatro, interpretazione di testi in modo letterale con una diversa scenografia per adattarla ai tempi. Ciò costituisce pretesto per introdurre un soffio di attualità mondana in cui gioca la modesta formazione culturale, tanto da far apparire nuovo ciò che è un classico di secoli precedenti. La smaterializzazione dell’opera esime dall’esperienza fisica, l’impasto del colore, la pennellata. Ci troviamo di fronte ad una sorta di liofilizzazione dell’arte servita a “commensali” che nella maggior parte dei casi, non hanno sufficiente sensibilità per percepire la differenza di gusto della “materia” originaria. Anche se datato, ci aiuta nella comprensione il saggio di Deleuze:” Différence et repetition”. Il filosofo francese traccia la mappa mentale di un ricambio avvenuto a livello di modelli generali. Dal citazionismo alla copia elettronica. Il pensiero della presenza , sul modello mondano sintetico, si è scontrato addirittura dai tempi di Kant. Sembra che anche gli artisti siano presi dall’ansia di sfuggire quell’entità oscura e fuggente che è la realtà, trovando sponda in una serie di filosofi, Deleuze appunto, Foucault, Derida, Kristeva. Nel rapporto frontale uomo- mondo l’esperienza diventa un bagaglio inutile. Preso atto della difficoltà di descrivere il mondo, vista la rapidità dei cambiamenti, constatata l’impossibilità di cambiarlo, come suggeriva il vecchio Marz, tanto vale affidarsi ai surrogati da prima immaginati e poi forniti in abbondanza dalla tecnica. Siamo sommersi da rivisitazioni, riciclaggi, remake. La fantasia che mirava al potere ha perso anche la strada dell’immaginazione. La vexata quaestio del patrimonio culturale è stata risolta omologando tutto.
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