Quando siamo travolti dall’ansia di futuro, viviamo un esperienza di annullamento del presente. Tutto ciò che attiene alla nostra esistenza è “passato”. La cultura, tutta la cultura, è memoria storica. Parlare di futuro significa parlare del nulla, di qualcosa di cui non sappiamo come sarà, se sarà. Hume disse “ che il sole sorga domani è una mera ipotesi”. L’affermazione è ripresa da Wittgenstein nel “Trattato logico-philosophicus” nella preposizione 6.36311. Rende particolarmente spiacevole quest’ansia del nulla espressa dall’arte contemporanea. Essa registra e amplificata questo nichilismo deteriore, che è spreco di pensiero e fantasia, conoscenza approssimativa, segno del tempo. Erwin Panofski, cultore e paladino del gesto, studioso appassionato del disegno rinascimentale italiano, riusciva a leggere nelle opere d’arte un’infinità di significati, la cifra della sensibilità di uomini che non erano assillati dal progresso ma costruivano il futuro che noi stiamo vivendo.Il tempo esiste in quanto ho un presente. Nel presente ho la percezione del mio essere, il mio essere e la mia coscienza sono tutt’uno. Comunichiamo con il mondo perché comunichiamo con noi stessi. Siamo presenti a noi stessi per possedere il tempo. Non è un caso che il nichilismo contemporaneo assuma l’aspetto di fuga dalla realtà. Cioè da se stessi, non attraverso il sogno, il pensiero, neppure nell’arte si apre il varco verso l’oltre. Sono necessari additivi chimici per darci la forza di sopportare una realtà che non sappiamo vivere perché non sappiamo capirla.
Considerazioni sull'arte
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