Uno dei risultati più importanti della Critica Della Ragion pura consiste nell’aver dato al problema del rapporto tra concetto e oggetto una forma del tutto nuova è un significato metodologico fondamentalmente diverso.
Questa trasformazione fu possibile per il fatto che Kant compie proprio a questo punto il decisivo passaggio dalla logica generale alla logica trascendentale.
Solo in virtù di questo passaggio la dottrina del concetto viene liberata dagli irrigidimento a cui la trattazione tradizionale l’aveva sempre condotta.
La funzione del concetto appare ora non più come una funzione analitica e formale, bensì come una funzione produttiva e costruttiva. Esso e non è più la coppia più o meno lontana è sbiadita di una qualche realtà assoluta in sé esistente,anzi è diventato un presupposto dell’esperienza e quindi una condizione della possibilità dei suoi oggetti. La questione dell’oggetto è diventata per Kant una questione del valore.
Il concetto infatti è l’ultimo è più alto grado in cui il sapere s’innalza dal progresso della conoscenza oggettiva alla sintesi dell’apprensione dell’intuizione.
Alla produzione della immaginazione si aggiunge una chiave di volta nella costruzione della sintesi espressa dal concetto, ovvero della sintesi della condizione gnoseologica..
Conoscere un oggetto non significa altro che sottomettere il molteplice dell’intuizione a una regola che lo determina in rapporto all’ordine che gli è proprio.
La premessa è necessaria per chiarire che quando l’artista si appresta a trasformare l’intuizione in concetto, o quanto meno in rappresentazione formale dell’idea, dovrebbe render chiaro a se stesso significato e funzione. Questo non accade
Helmholtz nella sua teoria della percezione mette in evidenza l’importanza della cooperazione della primaria elaborazione della forma espressiva, L’intuizione non rimane legata alla realtà delle cose, ma si eleva fino alla libera costruzione del possibile nel quale il reale costituisce pretesto per la sineddoche universalistica,
L’arte non può essere legata alla nuda realtà delle cose, ma deve innalzarsi alla libera costruzione del possibile. Definire “concettuale” un oggetto che si ferma alla rappresentazione della materia bruta costituisce è un anacoluto logico.
Husserl ha fatto acutamente notare che di deve attuare una distinzione tra i segni simbolici e segni puramente indicativi. Quando, come in gran parte dell’arte contemporanea, non vi è contenuto simbolico ne significato, l’opera si riduce a pura inespressiva raffigurazione estemporanea. . .
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