Il pensiero negativo.  0

Il termine nichilismo nasce durante la rivoluzione francese del 1789. Il pensiero nichilista ha avuto enorme influenza in tutta la cultura dell’Occidente e anche grande impatto sui movimenti  politici.

La prima guerra mondiale ha rappresentato il collasso degli antichi regimi e dei valori che li  sostenevano,  Weimar ha certificato il collasso della possibilità di una vera democrazia.

In questo clima di angoscioso disordine sono emersi movimenti artistici che hanno accompagnato,rappresentandolo, l’evolversi socio-culturale. L’espressionismo tedesco innanzi tutto, e in letteratura da Kafka, Musil, Mann.

E’ andato configurandosi un progressivo  un disfattismo morale che ha condotto alla fine dell’Umanesimo e il prevalere dell’homo aeconomicus.

La storia ci dice che si può impadronire della liberta degli uomini solo chi li convince e vendere la coscienza in cambio della libertà. Oggi non crede più nessuno all’affermazione  che Dostoevskij mette in bocca al principe  Myskin, protagonista del romanzo l’Idiota: “La bellezza salverà il mondo”. I movimenti di persuasione di massa hanno ridotto gli esseri umani al piacere di essere gregge e considerare questa la compiuta libertà.

La Nuova Arte, nata dalle avanguardie del secolo scorso, incarna il volto disumanizzante della nuova cultura e prepara il terreno il dominio della tecnologia senz’anima.

Il teatro dell’assurdo di Beckett, Jonesco, Genèt, Adamov  esprime la confusione e l’angoscia del nostro tempo. Adorno ha definito il teatro di Beckett la costruzione dell’insensato.

La trama che congiunge estetica e nichilismo è talmente fitta e innervata che c’è il rischio di perdersi in quello che,a buon diritto, può essere considerato un mare magnum che non offre confini e orizzonti e si profila più insidioso per quel poco che resta sotto il dominio della ragione. Forse siamo avviati a realizzare l’idea di Nietzsche: un’arte senza artista.

Nel compiuto trapassare dell’arte a livello di merce,  assistiamo a una sorta di degrado dell’aura connessa all’unicità e la permanenza nel tempo dell’opera. Per ciò che concerne la perdita d’aurea, vi è un breve bellissimo scritto, “Piccola storia della fotografia” di Walter Benjamin.

 

 

 

 

Arnold Schonberg. Lo guardo triste. S.d.

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Il cibo come metafora della civiltà che occulta la natura umana dando coloritura culturale ai riti della propria sopravvivenza animale. La Chiesa Cattolica celebra, nella messa, il rito cannibale del consumo del corpo di Cristo e del suo sangue.

Anche nell’arte dell’occidente il cibo diventa oggetto di rappresentazione. Il pollo allo spiedo di  Koen Vanmechelen, Biennale Venezia 2013, la banana di Cattelan, le opere di Gambino. gli avanzi di cibo del nuovo realismo,la gastronomia è considerata spesso forma d’arte.

 

La letteratura ha molti riferimenti narrativi e simbolici al cibo. Il club chowder di Moby Dick, Melville il cibo come rappresentazione sociale e la zuppa di pesce del Québec. Il personaggio del romanzo mangia nella famosa scena in taverna e ha un significato simbolico legato alla caratterizzazione dell’uomo Perós Kai .

 

Oscar Wilde nel romanzo “L’importanza di chiamarsi Ernesto” usa la metafora delle tartine ai cetrioli come simbolo del vuoto Borghese

 

Nel libro “I morti” di James Joyce il pranzo di Natale inizia con un evento sociale importante, parenti amici sono seduti intorno al tavolo imbandito di cibo di ogni genere

 

Il cibo nella filosofia, è spesso considerato, non solo come sostentamento, ma anche come espressione di identità, culturale ed etica. La frase di Feuerbach  ”l’uomo è ciò che mangia” evidenzia che  le scelte alimentari influenzano il corpo, la mente e la società nel suo insieme e contribuiscono a definire sia gli individui che i popoli. L’atto di mangiare  visto sotto il profilo filosofico, che unisce pensiero, corpo e cultura. Questo è quanto sostengono molti pensatori, tra questi il filoso francese Derrida.

 

Più suggestiva l’immagine del cibo nella pittura classica,da Caravaggio a Bruegel,, il cibo era rappresentato come una sorta di desiderio, un momento di vero atto liberatorio di piacere.

 

In pratica anche il cibo, che spesso consiste nel consumo di altri animali,diventa espressione indiretta dell’esasperato antropocentrismo che caratterizza la civiltà umana.     banchetto-nunziale_6dc808eb_1500x1077 (1)Dettaglio

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Inutili provocazioni e finti stupori.  0

Come è noto, l’espressione Darwinismo sociale è usata per indicare l’aggressività, richiama le ricerche antropologiche di Carlo Darwin, il quale ha documentato che l’aggressività fa parte del confronto che avviene nella evoluzione e porta al prevalere del più forte.

Schopenhauer  nel suo testo fondamentale “Il mondo come volontà e rappresentazione”, esprime  un’intuizione fondamentale, egli sostiene che, alla base della natura vi è una primordiale forza di volontà, mentre Bergson, limita alla sola specie umana questo slancio vitale che definisce “elan vitae”, in entrambi i casi l’oggetto è la forza incontenibile che proviene dalla natura..

Molto frequentemente la specie umana distrugge e divora se stessa. Gli antichi poeti avevano percepita la tendenza autodistruttiva che cova negli umani. Per Pindaro  “L’uomo è il sogno di un ombra”. Sofocle esprime così il proprio pessimismo: “ Vedo che noi tutti non siamo nient’altro che larve di sogni, ombre morte” .

Quando la nostra specie sarà estinta, sul pianeta Terra, verranno generate altre forme di vita forse meno perverse e autolesioniste. La cultura, non solo dei filosofi, non da sempre suggerimenti positivi. Diogene invitava a mangiare carne umana, sostenendo che il cannibalismo è prassi naturale. Affermazione che trova conferma del dossografo.

Nella nostra era il processo di degradazione sembra accelerare. In Francia le donne hanno ottenuto che fosse scritto nel trattato costituzionale il loro diritto ad  uccidere il feto, di fatto si sono attribuite il diritto di vita e morte della specie. Anche in Italia si moltiplicano i casi in cui le madri uccidono il proprio figlio. Chanfort sosteneva che quando una specie degenera inizia sempre dalla parte femminile.

Chissà di quale esperienza famigliare era stato vittima il critico letterario russo Nikoly Pisarev il quale sosteneva fosse lecito uccidere la propria madre nel caso fosse ritenuto necessario.

Il nostro autolesionismo di specie, si traduce anche in consumo compulsivo con le conseguenze che sappiamo sull’ecosistema.

La profonda confusione dell’arte moderna si rivela come una sorta di grande metafora della condizione della nostra epoca. Non abbiamo tanto a che fare con l’orizzonte del nulla, ma con quello della negatività, di una disgregazione alla quale fa da controaltare il vuoto della forma, e  l’insignificanza.

L’anarchia dell’arte moderna costituisce un significativa rappresentazione

del  volto della modernità avviata, non solo alla frammentazione degli orizzonti di senso, ma più in generale dell’Universo dei significati che mette in evidenza la carenza gnoseologica dei protagonisti del mondo dell’arte.

Dopo quasi un secolo si continua ad  esaltare finte provocazioni che suscitano finti stupori mentre  procediamo allegramente verso un ignota escatologia

Solitudine

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Eliminato il valore dell’esperienza.  0

Per tentare di capire la realtà contemporanea, si dovrebbe accettare l’idea che l’esperienza oggi non ha più alcun valore. Innanzi tutto per la rapidità e la frequenza dei cambiamenti, inoltre, l’avvento della tecnologia ha in larga parte eliminato l’importanza della memoria.

Basta avere capacità tecnologica per accedere all’Olimpo dei miliardari. Molti dei multimiliardari si sono arricchiti grazie a scoperte tecnologiche in giovanissima età, quando non avevano ne esperienza ne cultura.

L’affermazione di Heidegger secondo cui la tecnologia è stupida,non elimina l’influenza che

scienza e tecnologia hanno, tanto da aver modificato la natura umana molto di più della cultura cosiddetta Umanistica  e la pedagogia.

Inevitabilmente anche le teorie dell’arte e sull’arte sono state radicalmente modificate, parlare oggi di critica d’arte appare una forzatura. La valutazione delle opere non ha come riferimento la qualità, ma l’impatto provocatorio, la novità, il genere.

Si assiste a una sorta di nemesi. Le avanguardie hanno sempre mostrato disprezzo per la manualità, oggi, con la tecnologia e A.I. la manualità è definitivamente archiviata. Come si distingue un ritratto perfetto realizzato dalla A.I. da un ritratto, forse meno perfetto, realizzato da  un artista. Non si usi l’espediente retorico sostenendo che quello che fa la differenza è proprio la possibile imperfezione, perché volendo,anche la A.I. potrebbe fingere l’errore.

Dunque abolito il merito, memoria ed esperienza, le massi hanno trovano consolazione nel telefono mobile che usano ovunque h24.

I filosofi che hanno elaborato teorie sulla natura umana e l’intelletto non potevano prevedere il radicale risorgimento dell’antropologia culturale avvenuta a partire dalla fine del Settecento con la rivoluzione industriale e proseguita dalla rivoluzione tecnologica nell’ultimo secolo.

Coloro che oggi dovrebbero indagare i fenomeni sociali e approfondire lo studio della  assiologia, preferiscono indugiare su una sorta di adiaforia mentre le masse ebre di libertà sono sempre più simili a una folla di Bouvard e Pècuchet.

 

 

 

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La perdita d’identità dell’Occidente.  0

Sono stati molti gli intellettuali e filosofi che hanno scritto della decadenza occidentale dall’inizio del 1900, a Friedrich Nietzsche, i cui concetti di nichilismo e volontà di potenza hanno influenzato profondamente il pensiero decadente, Sigmund Freud, che con la psicanalisi ha aperto nuove prospettive sull’inconscio e sulla crisi dell’identità moderna di cui scrtive in in “Disagio della Civiltà”. Altri pensatori chiave sono Oswald Spengler, autore de “Il tramonto dell’Occidente” , pubblicato nel 1927. Lo spagnolo José Ortega y Gasset, che analizza il “ribaltamento delle masse” nella sua opera del 1930. Carl Schmitt, il cui lavoro sull’eccezione e la figura del sovrano offre una lettura della crisi dello Stato liberale.

Quando ci si vuole riferire a una sciagura imminente che viene ignorata si cita il naufragio del Titanic, in realtà verrebbe da immaginare l’atteggiamento indifferente degli abitanti di Sodoma & Gomorra dei quali il mondo contemporaneo è lo specchio fedele, vista l’assoluta cecità di fronte a ciò che avviene in occidente da quasi un secolo.

Più di recente il filosofo francese Michel Onfray ha pubblicato “Decandenza”, sottotitolo “ Vita e morte della civiltà giudaico cristiana”, ricca silloge dei crimini, corruzione e degradazione della società occidentale contemporanea della quale, vecchi e nuovi artefici del disastro vantano i “valori”. Quando venne pubblicato il libro “Decadenza” , non si era ancora verificato quanto  accade in Palestina,

Il 5 Novembre 2025 è stato eletto sindaco di New York Zohran Mamdani, islamico nato in      qualunque si abbia su questa elezione non c’è dubbio che marca un ulteriore passo verso il declino dell’occidente visto che Islam e Occidente sono due civiltà con storie e tradizioni profondamente diverse. Il  nuovo sindaco, evidentemente ben consapevole dello stato delle cose, si affrettato ad istituire un team di sole donne lo affiancheranno nell’opera di di rivitalizzazione della città di New York.

 

 

 

Angosciose immagini della contemporaneità.

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Sensibilità e conoscenza.  0

La critica, per superare la difficoltà di una comprensione reale, ricorre a  spiegazioni casuali e fa ricorso a spiegazioni di carattere biografico e a supposte ragioni  intenzionali che però non servono a valorizzare l’opera, solo l’autore.

 

La tendenza a spiegare in maniera naturalistica l’intenzionalità dell’operare quella peculiarità per la quale il vissuto dell’artista si riverberebbe nell’opera, dando ad essa un significato,in un intreccio di associazioni di sentimenti. e intuizioni.

 

L’’intuizione estetica che confluisce  nell’intenzionalità, non ha alcun rapporto con gli aspetti ontologici, un’opera deve accogliere il valore della bellezza e in questo modo rapportarsi con l’intenzionalità creativa. Questo sentire deve essere supportato da conoscenza e sensibilità.

 

Secondo Shaftesbury l’’opera d’arte, In quanto cosa, è un valore morale e precisamente riguardo al fatto che essa incorpora in sé qualcosa di bello il bello stesso Tuttavia la costruzione spirituale di senso eventualmente è un puro fitum la cui esistenza in generale è non è in questione, come la bella natura è data come realtà. ma nella valutazione della bellezza questo non conta, essa non muterebbe se la conoscenza si rivelasse illusione

 

Mentre nella scienza il modo fenomenologico delle espressioni fisiche,dei caratteri,dei testi e così via, ha solo la funzione di indicare il senso teoretico come un altro da sé di esprimerlo simbolicamente, nell’arte i modi fenomenici della corporeità dell’opera appartengono alla forma estetica di senso. Tuttavia l’oggettualità ideale si concretizza mediante la produzione. si differenzia in quanto contenuto spirituale ideale del corpo fisico in cui si compie la realizzazione. Nel  complesso contrasto tra sensibilità e ragione in cui da un lato la sensibilità,la sensazione, l’istinto dall’altro lato la ragione.

 

Ogni opera d’arte è autenticamente, secondo il suo senso, un valore ideale, sebbene si manifesti empiricamente e abbia per così dire il suo corpo reale empirico con cui  appare senza il quale non potrebbe dar forma all’idea. Tuttavia un’idea di valore. appunto l’oggetto estetico, e non quello empirico che vale per tutte le opere d’arte, precisamente per le buone come per le cattive, le une sono oggetti ideali del valore positivo le altre del valore negativo

 

 

Lucian Freud nel suo studio.Artisti Freud4

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Motivazione e forma.  0

Spiegare i fatti significa mostrare in base a chiarimenti del loro autentico contenuto, quindi, in base a un’analisi, l’esibizione del loro senso, i motivi che hanno radice nella soggettività, singola o sociale, da cui scaturisce il particolare conferimento di senso,.nel caso di un’opera artistica mostrare qual’ è il  senso espresso dalla forma estetica. .

Retrocedendo ulteriormente potremmo provare a  immaginare da quali intenzioni ideali era guidato il soggetto creatore, quindi tentare di capire quali valutazioni ha compiuto per essere indotto alla scelta di realizzazione quella specifica opera, le sue valutazioni determinate anche dalla osservazione di opere di artisti contemporanei,quali mezzi aveva a disposizione, come li ha valutati,in che misura nel complesso delle sue azioni pianificate è stato motivato da varie contingenze  che lo hanno condotto alla realizzazione dell’opera nella sua forma definitiva.

Da rilevare un dato che in altri tempi avrebbe allarmato, cioè la totale assenza di spiritualità nell’arte di oggi, fatte salve rare  eccezioni. Non vi è dubbio che, oltre a ripudiare ogni riferimento spirituale, non vi è coerenza, gli artisti sembrano procedere per metabasi, spinti da una marcata interiezione e una casualità eristica.

Consideriamo il linguaggio, dal quale sono state espulse parole come ; spirituale, virtù, dovere. E’inimmaginabile infatti associare tali parole all’arte dei nostri giorni.

Se provo a  mettermi nei panni dell’artista per comprenderne le motivazioni, lo scopo e il senso che lui  intese attribuire al suo lavoro, ciò che lui aveva in mente così passo dopo passo tentare di comprendere  perché è il come egli ha creato l’opera. E dato ad essa un determinano significato.

Il procedimento sopra  descritto, in definitiva il più delle volte porta a formarsi a una semplice opinione,in realtà l’artista potrebbe aver fatto sua  l’affermazione di Wittgenstein secondo cui a un certo punto l’artista di arresta a un “va bene così”, oppure subentra una logica immaginaria, un ripiego spontaneo che porta a teorizzazioni creative, aspetto positivo dell’arte.

Nikolaj Aleksandrovic Vasil’ev.nel 1912 pubblicò un libro dal titolo: “Logica immaginaria” che suscitò vari dibattiti suscitati dalla contraddizione tra logica e immaginazione.

Purtroppo l’arte oggi non cerca teorizzazioni, non sente il bisogno, per così dire, di giustificare se stessa, gli basta il mercato.

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Ci è difficile affidare alla ragione le scelte della nostra vita.  0

L’ideale di una vita in cui ogni presa di posizione sia completamente giustificata e spiegata sulla base delle intuizione razionale è un’utopia forse irrealizzabile.

Ogni essere umano è chiamato a decidere autonomamente la propria vita, ciò comporta dover compiere una quantità di scelte e prendere decisioni. Quale è l’impulso, il livello di consapevolezza, che determina le scelte?

Se ci spingiamo oltre il limite della nostra preferenza soggettiva, andiamo oltre l’indicazione dei nostri più profondi desideri, dovremmo chiederci quali decisioni corrispondano  effettivamente ai nostri interessi, o siano per qualche ragione comunque positive.

Hobbes ha ricondotto all’egoismo il presunto altruismo degli esseri umani. Max Stirner, spesso citato da Nietzsche, nel libro “L’Unico e la sua proprietà”,esalta il più assoluto solipsismo.

In realtà ogni decisione ispirata all’egoismo comporta spesso lo sfruttamento di altri e non di rado confluisce nel soggettivismo edonistico. La convinzione dell’edonista è che il piacere sia l’unico valore possibile, e sufficiente a giustificare le decisioni.

Bernard  Mandeville scrisse “La favola delle api” in cui esalta i visi privati e la pubbliche virtù, quasi vi fossero mondi paralleli che non comportano contaminazione.

L’edonismo non si appella alla ragione, ma alla natura psicofisica di ciascuno e, detto apertis verbis,  ci riporta allo stadio primitivo, animale che mette al centro bisogni e desideri del corpo, cosa ben evidente in questo nostro tempo.

Etica e morale vengono spesso usati in modo equivalente, in realtà l’etica è un orientamento  di scopo, ad esempio, la deontologia professionale attiene all’etica, così la decisione nella scelta del soggetto compiuta dall’artista è suggerito da principi etici, ovvero dall’assenza di questi.

“Aut-aut”, la scelta per antonomasia, è l’opera filosofica principale di Søren Kierkegaard, pubblicata nel 1843 con il titolo originale danese “Enten-Eller”. Il titolo latino, che significa “o o” con un’opposizione inconciliabile, riflette la struttura dell’opera e il suo tema centrale: l’alternativa radicale tra la vita estetica e la vita etica. L’opera esplora questi due stadi dell’esistenza attraverso due “plichi” di scritti: il primo descrive la vita del seduttore esteta (Don Giovanni), mentre il secondo è la difesa della vita etica, rappresentata dalla figura di un giudice (Bilien).

La trasposizione su base estetica del problema della scelta, attuata da Kierkegaard,  mette a fuoco il nocciolo del problema, l’incapacità, o rifiuto, di affidare alla ragione le scelte della nostra vita.

 

Tirolo dell’opera :

Decisione molto problematica.

 

 

 

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Cosa resta della coscienza pensante.  0

Pur ammettendo potesse esserci un margine di ipocrisia nelle prese di posizioni politiche di artisti del passato,di fronte alle opere di Braque,Chagall,Picasso,Rouault,Henry Rousseau, Klee, bisogna riconoscere che, fatte salve tutte le loro differenze, comunicano tutte la sensazione di trovarci in un altro mondo, in un sopramondo che, per quanto spesso esibisca della realtà consueta, rappresenta  comunque una sorta di trascendenza del reale, è arte che tenta di commuovere.

 

Forse mai in passato vi è stata una società conflittuale come oggi, a partire dalla aggressività, se non contrapposizione tra generi, vi sono guerre in varie parti del pianeta, le città sono devastate da proteste di massa, esasperate per essere esautorante da una democrazia nominale,non è più l’ideologia a muovere le proteste, ma ragioni pratiche di contrapposizione al potere decidente. Goethe sosteneva che il potere è sempre amorale, tuttavia di certo non è la moralità a far confluire le masse verso un sempre più evidente oclocrazia le cui motivazioni non sempre sono condivisibili.

 

Fa quasi tenerezza leggere le motivazioni delle proteste degli Artisti degli anni ’60-’70. Dopo 60 anni dalla pubblicazione della Storia Sociale dell’Arte di Arnold Hauser, se fosse aggiornata oggi, ci troveremmo a constatare il fallimento totale delle idee propugniate con entusiasmo e passione dagli artisti di allora che sostenevano il valore politico dell’arte. E’ incolmabile la distanza tra le ottimistiche prese di posizione di quella stagione, la deriva culturale e politica dell’arte d’oggi, si registra una quasi totale indifferenza degli artisti di fronte alle tragedie contemporanee, si limitano a produrre opere che rappresentano dettagli oggettuali.

 

Il confronto tra ciò che resta della coscienza pensante e il mondo della politica della cultura finisce per tradursi in soggettivismo Intimistico di una vacuità francamente deprimente. Alla situazione  allarmante di oggi l’arte, risponde assegnando status artistico a vestiti, fumetti automobili,e finanche a prodotti gastronomici. In assenza di anima prevale la gastronomia
La realtà non è posta al vaglio della ragione, ma l’’arte è affidata a entità creative estemporanee, la propria verità è considerata una certezza immediata che non necessità di verifiche e conferme, e attribuisce a se stessa una autorevolezza ingiustificata. La sua propria singolarità, il contenuto dell’attività, la forma di tale attività si realizza a prescindere dal sapere che la motiva, è movimento puro, supplisce il sapere un narcisismo esibizionistico, nell’apodittica convinzione che la propria  creatività giustifichi se stessa e possa ignorare l’infinita molteplicità del reale.

Koen Vanmechelen Biennale di Venezia, 2013

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Oltre i confini del visibile.  0

Ha fatto molto rumore l’idea di Salvatore Garau realizzata con  “L’opera che non c’è” Collocata in vari siti in varie pari del mondo, da New York a Istraele. Entrare nello specifico significherebbe costruire ipotesi e avventurarsi nella psicologia della creazione, cosa purtroppo abituale per molta critica e filosofia dell’arte. Disapprovo questo approccio all’arte che considero un procedimento arbitrario.

L’importanza e originalità dell’opera di Garau stà nell’aver saputo cogliere l’interessante aspetto di una fondamentale caratteristica della Scienza moderna, la capacità di varcare i confini del visibile Nessuno ha mai visto un fotone nessuno vedrà mai una sequenza cistronica tali entità sono reali ma ricostruite in una laboriosa indaffarata convivenza tra prove sperimentali e attività ipotetiche della mente.

L’interesse dell’opera di Garau è stato cogliere questo aspetto davvero importante della modernità, l’inconscio creativo dell’artista ha intuitivamente creata una via di fuga cogliendo uno dei due corni della dicotomia, tra astrazione della Scienza moderna e il materialismo frenato della società dei consumi che ha fagocitato anche l’arte riducendola a trivialità.

A questo si contrappone l’etera astrattezza dell’”Opera che non c’è”,che offre all’immaginazione di ogni singolo osservatore la possibilità di creare egli stesso molteplici opere, ovvero dare corpo e significato senza riscontro materiale. Ciascuno porta a compimento la propria opera  frantumando in significati la visione soggettiva. Siamo ben oltre l’opera aperta di cui trattava Umberto Eco, la singolarizzazione diviene l’essenza della partecipata percezione creativa,il divenire dell’opera come realtà a partire da una figurazione immaginata.

 

 

Salvatore Garau : “L’opera che non c’è” (particolare)

 

 

 

 

 

 

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