Opinione e pregiudizio.  0

All’avvento della rivoluzione industriale, tra il 1760 e il 1840,  masse di contadini e volgo, si riversarono nelle città e sostituirono, per così dire, l’aratro con il libro, si dedicarono alle cosiddette professioni liberali e svilupparono varie attività artigianali. Questo radicale,enorme cambiamento fu all’origine della civiltà urbana così come oggi la conosciamo.

Nel secondo dopo guerra, quando le società occidentali raggiunsero un certo benessere, sorsero movimenti giovanili e scuole di pensiero contrarie alle forme di selezione attive nella società che vennero giudicate repressive.

E’ noto che, chi ritiene di possedere la verità, non considera necessario  rimetterla in discussione, anzi pone le proprie certezze a fondamento di ogni discussione e mediante esse crede di poter giudicare e condannare chi ha opinioni contrarie. Questo era l’atteggiamento di molti movimenti sociali e artistici.

Negli anni 1950-1951 lo scrittore giornalista Guido Piovene soggiornò negli Stati Uniti, e nel 1962, ispirato dalla sua esperienza americana scrisse “De America” ,libro nel quale descrisse il suo viaggio attraverso gli Stati Uniti, e mosse critiche alla società americana.

Egli usò la metafora del sangue che, quando arriva al cervello, è filtrato dalla barriera  emato encefalica e paragonò questo processo alle selezioni che ogni società attua nei confronti dei giovani che aspirano a diventare la classe dirigente del futuro. Espresse la convinzione che i giovani tendessero  a sottrarsi ai meccanismi di selezione sociale che infatti gradatamente si allentarono fino alla loro rimozione. Ai giorni nostri vi è una sorta di mito della libertà, e non esistono filtri di alcun genere. Le masse agiscono condizionate dai media, soprattutto la tv,  la società contemporanea è ipercinetica e superficiale.

Si usa spesso, quasi sempre in senso negativo, il sostantivo maschile: “pregiudizio”. Non ci si rende conto che pregiudizio è conoscenza acquisita, esperienza di vita, tutti agiamo e pensiamo in base ai nostri pregiudizi. Nel sistema che crea l’opinione, l’unica differenza consiste nell’accettare l’autorità altrui o affidarsi solo alla proprie convinzioni.

È triste osservare come il non sapere, la grossolanità senza forma ne gusto, incapaci di tener fermo il pensiero anche soltanto su una proposizione astratta e quindi ancor meno capaci di cogliere il nesso tra le diverse proposizioni proclamino di essere l’espressione della libertà e della tolleranza, del pensiero creativo, talvolta persino della genialità. Questo modo di ragionare produce al massimo una retorica infiocchettata di verità banali, o meglio di non verità, in quanto edonismo e pragmatismo inducono il pensiero a fermarsi all’essenziale trascurando l’essenza.

Heidegger scrisse: “L’equivalenza di qualsiasi opinione è la schiavitù dell’occidente.

 

 

 

Tu dove seifolle copia

 

 

 

 

 

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L’apparenza della positività.  0

Vi sono fenomeni sociali la cui rilevanza è esattamente opposta all’importanza,nel libro “La scimmia nuda” Desmond Morris rilevava alcuni di questi fenomeni che,in alcuni casi, hanno l’apparenza della positività.

Le folle che si addensano di fronte al ritratto della Gioconda di Leonardo Da Vinci hanno lo stesso stesso impulso e motivazione di quelle che affollano gli stadi come ha ben definito Morris anche se sono convinti di partecipare a un fenomeno culturale,  la maggioranza di loro ignora tutto dell’opera e dell’autore.

In “Massa e potere” Elias Canetti scrive: “la massa non può esistere se non come contrappeso cosmico parentela di un’altra soverchiante entità il potere, tutto ciò che viene condizionato attraverso i mezzi di comunicazione ha lo scopo di suggestionare le folle e indurle a comportamenti che possono apparire democratici in realtà sono frutto di condizionamenti”.

Jürgen Habermas in storia e critica dell’opinione pubblica esamina mutamenti e funzioni dell’opinione pubblica sotto il controllo delle oligarchie degli Stati sovranazionali, lo scopo è promuovere il consenso, o, quanto meno distrarre le masse per prevenire il dissenso..

E’ noto che oggi, più che in passato,le decisioni politiche sono condizionate dall’economia, ne deriva che a condurre il gioco sono i grandi agglomerati finanziari.

Noam Chomsky ha pubblicato un libro che consiste in una  straordinaria raccolta antologia oltre i 40 anni di lotte di pensiero. Titolo del libro “I padroni dell’Umanità”.  Il libro descrive con rigore episodi e realtà della politica statunitense che hanno avuto un forte impatto globale e hanno influito su decisioni dei  governi di tutto il mondo, scatenando guerre e crisi economiche.

Ci troviamo  a dover fare i conti con questa realtà pseudo democratica senza conoscere davvero i meccanismi che sotto traccia determinano le decisioni.

Alla luce di quanto sopra,appare evidente che anche le cosiddette avanguardie artistiche in ogni ambito particolarmente nel campo delle arti visive e della letteratura hanno accampato grandi pretese mentre si prestavano ad essere omologate,un po’ perché sollecitati dai media che vellicavano il loro narcisismo, molto seguendo l’antico adagio “Pecunia non olet”. A questo proposito va registrato un paradosso.

Per l’arte non solo pecunia non olet, ma ci sono stati artisti che hanno concretamente usato  elementi escrementizi, urine,strumenti ricettivi degli stessi. I barattoli di merda di Piero Manzoni, donne a carponi defecanti di Kiki Smith, l’orinatoio di Duchamp,il crocifisso nell’urina di Andres Serrano, water d’oro di Maurizio Cattelan.Cattelan

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Arte sketch.  0

Il filo conduttore di ogni esperienza umana è il linguaggio. Ogni atto e gesto è comunicazione con alcune esagerazioni viene attribuita alla cucina al gioco alla moda una forma di comunicazione. Celebre i testi di Roland Barthes sulla moda come forma di comunicazione.

Ora, il linguaggio, come forma di relazione sociale è necessariamente la prima modalità di apprendimento. Se il linguaggio e strumento e comunicazione, è necessario ci sia un’esperienza o conoscenza da comunicare. La conoscenza è frutto di studio nella forma che definiamo cultura. L’esperienza si attua nel sociale.

Quanto minore è il livello di cultura, quella che Bertrand Russell definiva “cultura inutile”, ma considerava la più importante, in carenza di questa cultura il vuoto viene colmato dall’esperienza, se vogliamo dalla banalità degli ordinari fenomeni sociali.

Gli artisti, a partire dalle avanguardie, hanno per così dire idealizzata la loro ignoranza. Prima con richiami metaforici, per poi approdare alla cruda realtà. Ciò, tra l’altro ha comportato la trasformazione delle gallerie d’arte in farmacie, supermercati, ristoranti.

Il primo è stato Andy Warhol, il quale, nel 1964 trasformò la Stable Gallery di New York  in supermercato. Da ricordare che fu alla Stable Gallery che nel 1917 Marcel Duchamp presentò l’orinaio con il titolo “Fontana”e la firmò R.Mutt.

Ventotto anni dopo, nel 1992 Damien Hirst, presenterà la sua opera “Farmacia” presso ka Galleria Cohem di New York.

Seguendo l’opera di discutibile contaminazione a Londra nel 2022 si è attuato l’inverso, il noto ristorante Sketch è diventato una Galleria d’arte con l’intervento di due donne, l’architetto  India Mahdavi e l’artista Yinka Shonibare. Nulla più del cibo richiama al consumo,così si è compiuta la fagocitazione dell’arte. nella forma più banalmente classica e totale.

 

Ristorante dove si cucina l’arte.Sketsch

 

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Libertà e regole.  0

Il significato etimologico di anarchia è : senza governo. Tuttavia Freud sosteneva che una civiltà non può esistere senza regole, dunque qualcuno deve avere capacità e potere di proporle, spesso imporre, per governare la massa.

Thomas Hobbes, nel Leviatano, ha scritto: se gli uomini fossero onesti il governo non sarebbe necessario.

In natura anche gli animali hanno regole dettate dall’istinto, si stabiliscono determinate gerarchie in base alle esigenze.

Una delle principali ragioni di conflitto tra cittadini e Stato sono le tasse,oneri che lo Stato impone ai cittadini, in cambio fornisce loro prestazioni necessarie alla loro sopravvivenza. Purtroppo raramente  c’è esatta perequazione tra oneri che i cittadini sono costretti a pagare, e servizi che ricevono dallo Stato.

Henry D. Thoreaux affrontò questo tema nel libro “Vita nei boschi, visse isolato per lungo periodo per sottrarsi al pagamento delle imposte.

Non sempre gli anarchici sono pacifici, molti di loro compirono attentati, celebre l’attentato al granduca Francesco Ferdinando d’Austria compiuto dall’anarchico Gravilo Princip che provocò lo scoppio della prima guerra mondiale.

L’anarchico russo Bakunin, spesso citato da Carlo Marx, non compì attentati, anche se viene spesso associato, soprattutto nell’immaginario collettivo, alla “propaganda del fatto”. Bakunin era un teorico dell’anarchismo rivoluzionario, sostenitore dell’azione diretta e della distruzione dello Stato, ma non vi sono prove storiche che lo colleghino direttamente ad atti terroristici specifici.

Anarchia è usata in riferimento a  confusione e vita disordinata di gruppi non violenti, come furono gli Hyppy degli anni ’70, i quali, propagandavano l’uso di droghe e  libero sesso, ma non ripudiavano affatto i vantaggi della società capitalistica.

A  ben vedere l’azione delle avanguardie artistiche che rifiutarono l’epistemologia dell’arte fino all’ora in vigore, può essere considerato atteggiamento anarchico. anche se non privo di contraddizioni. Ad esempio, il rifiuto dell’intuizione e accettazione della tecnologia che richiede il metodo.

La critica a sua volta inventa teorie e attribuzioni a ciò che l’artista Immagina di fare per dare forza alla libera interpretazione dell’opera e adattarla alla fantasia creativa attribuita all’artista. Si fanno coincidere tesi precostituite.

Anche la scienza deve fare i conti con teorie anarchiche di alcuni filosofi. Noto il libro di Paul K. Feyerabend : “Contro il metodo” che, come recita il sottotitolo, è “un abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza.

 

 

 

 

Anarchia del colore.immagine nwes 500

 

 

 

 

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Decadenza affluente.  0

Sembra che all’’inizio del XXI secolo si stiano avverando le previsioni sulla decadenza della civiltà occidentale, resa meno evidente dal benessere economico che ancora regge, se pur in presenza di enormi disparità sociali.

Nietzsche era stato tra i primi a denunciare il degrado. E’ pur vero che nei suoi pensieri, redatti alla fine dell’Ottocento, non parla di un esplicito declino dell’Occidente, nel senso di un crollo evidente, ma piuttosto di una decadenza culturale e morale che oggi, più che mai,caratterizza la civiltà cosiddetta democratica.

Oltre Nietzsche, molti intellettuali avvertirono il declino. Heidegger ebbe sempre un atteggiamento critico, in particolare nei confronti della tecnica che definiva stupida. Oggi ne abbiamo plateale conferma con le masse di beoti che non staccano gli occhi dalla homepage dello smartphone

A denunciare esplicitamente l’inizio della deriva dell’occidente fu Oswald Spengler con “Il Tramonto dell’Occidente” pubblicato nel 1917 ebbe grande successo, ma sicuramente non arrestò il declino.

Il rumeno Emil Cioran, si rifugiò nel nichilismo,  consapevole che la storia è costituita da  ascesa e declino di popoli e civiltà.

La globalizzazione,attuata dall’Occidente, ha cancellato storia e tradizioni creando un amalgama di anonimie etero dirette da tv, giornali, che trasudano volgarità e menzogne.

Secondo Karl Marx, talune parti secondarie del processo sociale, come la domanda di produzione artistica, possono essere più avanzate della produzione materiale e trascinarla. Va da se che il pensiero di Marx precede l’avvento delle avanguardie che hanno azzerata l’epistemologia dell’arte.

Michel Onfray nel 2017 pubblicò “Decadenza”, sotto titolo “Vita e morte della civiltà giudaico- cristiana. Nel libro, oltre alla precisa citazione di fatti storici passati e presenti, viene dato largo spazio alla biografia di personaggi che vollero apparire rivoluzionari e si rivelarono squallidi aedi della depravazione.

Nel 1979 Jean Baudrillard  affronto il tema della decadenza in un ottica, per così dire, estetica. Titolo del libro “Della seduzione”. Egli sosteneva che nella società contemporanea, la  seduzione è ovunque usata in una logica di resa triviale, in quando ridotta al richiamo del consumo, entrata a far parte della realtà psichica, in definitiva anch’essa strumento del mercato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La verità nello sguardo.Viso

 

 

 

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Creatività e metodo.  0

L’arte dovrebbe mettere il reale con le spalle al muro, interrogarlo e costringerlo a dare il proprio contributo in modo che si preseti come insieme rappresentabile, si presti alla narrazione che possa essere dominata dallo sguardo e contribuire alla sensibilità di chi osserva.

Molti artisti si trovano nella condizione descritta da Musil in “L’Uomo senza qualità” : Ulrich  era in preda a una forte emozione e disagio; gli sembrava difficile trovare la linea di confine tra criteri nuovi e criteri comuni…..”. La risposta a questa situazione consiste spesso nel ribaltare il tavolo, e cancellare le regole.

Nel 1975 Paul K. Feyerabend, filosofo della scienza, scrisse “Contro il metodo”, la cui unica conclusione è stata di dimostrare che ogni procedimento, ogni ambito culturale, è costretto nella camicia di Nesso di un metodo, si può definirlo rivoluzionario, ma non lo si può abolire. Purtroppo

le rivoluzioni non hanno cambiato il mondo, ma solo stabilito criteri diversi entro i quali di fatto si ripetono altri errori e si finisce per tornare a vecchi rituali.

Le avanguardie, a partire dai Dada, citati come non-metodo da Feyerabend, dopo le ansie distruttive, sono approdate nei musei. Di certo non hanno rispettato la legge di coerenza che risale a prima di  Aristotele. Così, nello stesso museo troviamo capolavori  del Rinascimento e opere di  Fluxus, Dada, e di altre “avanguardie”. Questo conferma il fallimento degli artisti che si proponevano rivoluzionari e reclamavano la chiusura dei Musei dell’arte.

La creatività, nel pensiero contemporaneo occupa un posto profondamente ambiguo nel panorama socio-culturale. Investita da timori, rifiuti, rivendicazioni, utopie; dopo aver cancellata l’epistemologia, smarrita l’intuizione estetica,  l’intelligenza che non sa e non riesce a capire, si adagia su mainstream e segue i gusti degli squilionari.  Certamente, di fronte al proliferare di opere che per riscattare l’irrilevanza si affidano al tecnicismo dominante che dimezza l’intervento umano e riduce la creatività individuale. Resta la possibilità,forse la costrizione, di creare senza sosta “spontaneamente” forme  che s’immagina possono condurre a un rapporto nuovo con il mondo con gli altri l’individui. Penso, per fare un esempio, a Jean-Michel Baquiat.

Con le avanguardie, a partire dal romanticismo ha preso corpo lo stereotipo dell’artista che per affermarsi nella società insorge contro tutti i conformismi, in un perenne antagonismo di facciata.  Questa immagine, falsa, è costruita dai media, in realtà l’artista è al servizio del capitale forse più che nel passato. In questo atteggiamento manicheo, non c’è traccia di opposizione all’ordine, il dinamismo creatore si è arenato in quella che il lessico contemporaneo definisce alienazione, che non è più l’estraneità al reale, come era definita da Hegel, ma l’accettazione dello status quo, del conformismo, che comporta l’accettazione dell’anonimo dominio del mercato, orientato alla quantità rifiuta la qualità.

La critica d’arte procede nella  narrazione eristica in aperto contrasto  con la realtà storica. L’Uomo storico, l’uomo in divenire, si è rassegnato, ha rinunciato al tentativo di superamento, non accetta  di confrontarsi con la materia e tentare, attraverso la forma, di rappresentare il pensiero.recipropcità

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Conoscenza e creatività.  0

Tra gli aspetti che concernano la creazione artistica , vi è il dualismo tra sapere e creare. Senza dubbio scienza e tecnica comportano una certa aridità. Ciò nonostante molti artisti contemporanei  hanno optato per l’adozione della tecnica con la quale creano realtà virtuali. Non è più credibile la tesi secondo cui l’arte inizia là dove la scienza si  arresta. La scienza oggi è in grado di analizzare processi vitali, in qualche caso creare forme di vita artificiale, per questo  l’espansione di scienza e tecnica richiederebbe una maggiore consapevolezza etica che ponga limite agli eccessi, anche perché la scienza non è infallibile, come si ha la tendenza a credere. Soprattutto non sempre controlla gli strumenti che crea. Consideriamo, ad esempio,gli strumenti di distruzione di massa che caratterizzano la guerra moderna  e hanno reso abituale il massacro  delle popolazioni civili senza vi sia assunzione di responsabilità  politica. Un tempo, molto candidamente, molti teorici delle scienze pensavano di poter introdurre i metodi precisi e quantitativi delle scienze esatte nella valutazione dei processi sociali, in realtà le scienze manifestano serie lacune, che si riverberano in politica e sociologia nella  valutazione dei fatti. La teoria strutturale non dispone di alcun fondamento epistemologico.

Lo stato sociale , come lo stato ipnotico, non è che una forma di sogno, un sogno di comando e un sogno di azione. Avere soltanto idee suggerite e crederle spontanee: tale è l’illusione propria del sonnambulo e anche dell’uomo sociale che si crede libero ed è condizionato da informazione, spettacolo, social.

Quale funzione assume nell’opera dell’artista in questo crudele gioco della realtà effettuale? E’ ancora possibile per l’arte sollecitare la riflessione sui tragici fenomeni del nostro tempo? Soprattutto l’artista ha la capacità e la volontà di fornire il proprio contributo? Di certo i coraggiosi tentativi di Renè Thorm e Perroux non hanno sortito grande risultato, il prevalere del cinismo culturale, prima che politico, ha fatto emergere la verità dell’affermazione di Goethe: il potere che decide è sempre immorale. Potremmo aggiungere che oggi, più di ieri, l’artista svolge la funzione di servus dominorum.  mi sforzo di capire.

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Il problematico equilibrio umano.  0

Freud in “Il disagio della civiltà”  teorizzò le ragione per le quali la civiltà non concede maggiore libertà, ma pone limiti. In questo modo scatena l’antico conflitto tra individuo e società, tema già affrontato da Sofocle  nel dramma “Antigone”.

L’ansia di maggiore libertà, da sempre ha tormentato l’uomo e reso problematico l’equilibrio necessario per affrontare gli eventi dell’esistenza. Scriveva Jacques Modod:. “L’uomo deve infine ridestarsi dal suo sogno millenario e scoprire i limiti della propria libertà,  accettare la sua completa solitudine, la sua assoluta stranezza. Egli ora sa che, come uno zingaro, si trova ai margini dell’universo in cui deve vivere” .

In questo  percorso verso una qualche capacità di affrontare il tema, si sono succeduti studiosi di diverse discipline. E’ interessante notare che l’idea della evoluzione, tappa obbligata per capire l’origine dell’entropia che nasce dalla profonda inquietudine umana, sia stata formulata nel diciannovesimo secolo, quasi simultaneamente, in fisica (Carnot, Clausius, Thomson) in biologia (Darwin) e in sociologia (Spencer). Per fornire una esauriente risposta dovremmo indagare il significato autentico dei fattori all’origine del disordine sociale che potremmo definire in senso metaforico entropia.

Boltzmann  per primo ha messo in evidenza che l’entropia è una misura del disordine, e arrivò a concludere che la legge dell’aumento dell’entropia è  semplicemente una legge dell’incremento della disorganizzazione.

Da un punto di vista più squisitamente storico, Arnold Toynbee dedicò l’intera vita nel tentativo di comprendere il disordine che scatena forze che, se da un lato danno forma  alla storia umana, dall’altro sono all’origine delle catastrofi provocate dai conflitti di ogni genere, individuali e collettivi fino ad arrivare ai massacri provocanti dalle guerre.

La instabilità strutturale fu il tema che affrontò Carneiro,sulla scia di Herbert Spencer, fece emergere le differenze tra i cambiamenti quantitativi e cambiamenti qualitativi, egli distingue lo sviluppo in cui emergono nuovi tratti della crescita socio-culturale che  non crea stabilità, anche perché soggetta a effetti stocastici che giocano un ruolo fondamentale, ed è per questo che non sempre la crescita culturale corrisponde agli sviluppi deterministici.

Esempio eloquente è costituito dalle dinamiche sociali che comportano la dissipazione di energia che si traduce in fattore negativo. E’ stato così in molti fenomeni detti rivoluzionari, incluse le evenienze socio-culturali che hanno visto il protagonismo delle cosiddette avanguardie artistiche.

 

Esempio di struttura dissipativa.Esempio di struttura dissipativa

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Civiltà dei simulacri.  0

Jean Baudrillard scrisse un quarto di secolo fa un testo sul simulacro della modernità. Egli sosteneva che, venuta meno ogni fede, valore, credenza, la contemporaneità si riduceva ad apparenza, finzione. Nel suo testo “Della seduzione” rimarcò in forma diversa lo stesso concetto. “La sessualità – egli scrisse –è oggi soltanto un simulacro”. Correva l’anno 1979. Oggi maggio  2025, constatiamo più che mai la verità di quanto Baudrillard aveva teorizzato. Anche ciò che nella  nostra società risulta più “sacro”, tutto è ricondotto a virtualità, anche il denaro, è  realtà virtuale. Ogni aspetto della vita contemporanea è ridotto a  parodia, con la AI non è più possibile distinguere realtà e finzione, ciò che è effimero dal reale. Che senso ha fare migliaia di km per alloggiare in  alberghi simili a quelli sotto casa, consumare cibi peggiori di quelli della trattoria all’angolo, andare in discoteche dove arredi e musica sono pressoché identici ai locali che frequentiamo abitualmente. I cosiddetti paesi esotici, un tempo luoghi di avventura e di magia, sono ormai molto simili alle città dell’occidente, nella foggia delle case e degli stili di vita. Unico punto di differenza: la più diffusa povertà, che dovrebbe farci riflettere. Un tempo vi erano uomini, e donne, capaci di vivere fino in fondo le loro passioni. Quando nell’800 l’Europa “scoprì” l’Africa, la visse come un mondo di magia e d’avventura. Nel 1956 una giovane e bella donna olandese, Tinne Alexandrine, si recò in Egitto, spinta da un desiderio di avventura. Voleva esplorare le sorgenti del Nilo, vivere con coerenza e determinazione le sue passioni. Al Cairo viveva in una vecchia casa egizia, semi-diroccata, circondata  da arabi e africani, avvolta in abiti orientali, fermamente decisa a non far più ritorno in Europa. Infatti morì durante un viaggio ai margini del Sahara assassinata da un Tuareg che  era stato sconvolto dalla passione per la giovane donna. Per vivere ci vuole coraggio. Il cinismo di oggi non lascia spazio alle passioni, alla vita vera, siamo simulacri, viviamo di simulacri.

 

L’avventurosa  Alexandrine Tinne.

Alexine Tinne in de Haagse Manege

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Opinioni e verità.  0

Roland Barthes  ironizzò sul termine “avanguardia” tratto dal linguaggio militare e usato dalle correnti artistiche. In effetti, considerate sotto il profilo culturale, le avanguardie si sono limitate ad azzerare tutto ciò che l’epistemologia artistica aveva maturato nel corso dei millenni. Tale processo è diretta conseguenza della in – cultura contemporanea che si affida prevalentemente a considerazioni apodittiche.

Ad esempio,il così detto relativismo morale è innanzi tutto relativismo logico in quanto dà  per scontato che ogni persona,  di qualunque livello culturale, sia in grado di capire perfettamente gli elementi della situazione in cui è chiamata ad agire, possa quindi decidere  in modo razionale e corretto. Si pretende di cancellare i limiti della razionalità  sottovalutando il naturale egoismo radicato in tutti gli esseri umani. Non dimentichiamo che, anche se “limitato”, il cervello dei rettili, è alla base evolutiva del nostro cervello, ancora oggi un mistero per la scienza e per l’evoluzione.  Regola i sentimenti, come la rabbia, l’affettività, la felicità, il desiderio.

Maimonide sostiene essere errata l’opinione dei filosofi che confondono le loro opinioni con  la verità.

E’ diffusa la pretesa di  attribuire assoluta e generalizzata capacità di discernimento anche in merito ad  argomenti che studiosi e filosofi hanno affrontato per secoli senza venire a capo di problemi che sono alla base della convivenza umana.

Cronaca e  storia testimoniano la difficoltà di una tranquilla convivenza tra esseri umani. Infatti, una cosa è esaltare diritti e libertà, altro è rispettare i diritti degli altri, renderli effettivi tenendo a bada il diffuso darwinismo che condiziona gli individui della società contemporanea.

Nei millenni in cui si è dipanata la storia umana, vi sono stati importanti successi di  scienza e tecnica, non vi  stati invece significavi progressi nel migliorare la natura umana, non solo negli aspetti di relazione sociale, ma anche per ciò che riguarda la creatività e l’arte, anzi, adottando sofismi teorici,si sono  giustificati  comportamenti francamente  discutibili e forme di creatività a dir poco negative.

Non vi è gran differenza nelle disposizioni morali fra il “barbaro” , descritto da Byron, l’antico navigante che schiacciò contro gli scogli suo figlio perché aveva lasciato cadere un paniere di ricci di mare, e la madre che partorisce due figli li uccide e li seppellisce nel giardino di casa. E’ ciò che accade oggi nelle nostre società nella quali  si accetta il massacro dei 20000 bambini senza reagire pur avendo gli strumenti che consentirebbero di fermare tali comportamenti ignobili. Eppure continuiamo a considerare civile l’Occidente dove queste cose accadono.

 

 

Fotografia : Il cervello del serpente.Occhio del serpente

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