Creatività e metodo.  0

L’arte dovrebbe mettere il reale con le spalle al muro, interrogarlo e costringerlo a dare il proprio contributo in modo che si preseti come insieme rappresentabile, si presti alla narrazione che possa essere dominata dallo sguardo e contribuire alla sensibilità di chi osserva.

Molti artisti si trovano nella condizione descritta da Musil in “L’Uomo senza qualità” : Ulrich  era in preda a una forte emozione e disagio; gli sembrava difficile trovare la linea di confine tra criteri nuovi e criteri comuni…..”. La risposta a questa situazione consiste spesso nel ribaltare il tavolo, e cancellare le regole.

Nel 1975 Paul K. Feyerabend, filosofo della scienza, scrisse “Contro il metodo”, la cui unica conclusione è stata di dimostrare che ogni procedimento, ogni ambito culturale, è costretto nella camicia di Nesso di un metodo, si può definirlo rivoluzionario, ma non lo si può abolire. Purtroppo

le rivoluzioni non hanno cambiato il mondo, ma solo stabilito criteri diversi entro i quali di fatto si ripetono altri errori e si finisce per tornare a vecchi rituali.

Le avanguardie, a partire dai Dada, citati come non-metodo da Feyerabend, dopo le ansie distruttive, sono approdate nei musei. Di certo non hanno rispettato la legge di coerenza che risale a prima di  Aristotele. Così, nello stesso museo troviamo capolavori  del Rinascimento e opere di  Fluxus, Dada, e di altre “avanguardie”. Questo conferma il fallimento degli artisti che si proponevano rivoluzionari e reclamavano la chiusura dei Musei dell’arte.

La creatività, nel pensiero contemporaneo occupa un posto profondamente ambiguo nel panorama socio-culturale. Investita da timori, rifiuti, rivendicazioni, utopie; dopo aver cancellata l’epistemologia, smarrita l’intuizione estetica,  l’intelligenza che non sa e non riesce a capire, si adagia su mainstream e segue i gusti degli squilionari.  Certamente, di fronte al proliferare di opere che per riscattare l’irrilevanza si affidano al tecnicismo dominante che dimezza l’intervento umano e riduce la creatività individuale. Resta la possibilità,forse la costrizione, di creare senza sosta “spontaneamente” forme  che s’immagina possono condurre a un rapporto nuovo con il mondo con gli altri l’individui. Penso, per fare un esempio, a Jean-Michel Baquiat.

Con le avanguardie, a partire dal romanticismo ha preso corpo lo stereotipo dell’artista che per affermarsi nella società insorge contro tutti i conformismi, in un perenne antagonismo di facciata.  Questa immagine, falsa, è costruita dai media, in realtà l’artista è al servizio del capitale forse più che nel passato. In questo atteggiamento manicheo, non c’è traccia di opposizione all’ordine, il dinamismo creatore si è arenato in quella che il lessico contemporaneo definisce alienazione, che non è più l’estraneità al reale, come era definita da Hegel, ma l’accettazione dello status quo, del conformismo, che comporta l’accettazione dell’anonimo dominio del mercato, orientato alla quantità rifiuta la qualità.

La critica d’arte procede nella  narrazione eristica in aperto contrasto  con la realtà storica. L’Uomo storico, l’uomo in divenire, si è rassegnato, ha rinunciato al tentativo di superamento, non accetta  di confrontarsi con la materia e tentare, attraverso la forma, di rappresentare il pensiero.recipropcità

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Conoscenza e creatività.  0

Tra gli aspetti che concernano la creazione artistica , vi è il dualismo tra sapere e creare. Senza dubbio scienza e tecnica comportano una certa aridità. Ciò nonostante molti artisti contemporanei  hanno optato per l’adozione della tecnica con la quale creano realtà virtuali. Non è più credibile la tesi secondo cui l’arte inizia là dove la scienza si  arresta. La scienza oggi è in grado di analizzare processi vitali, in qualche caso creare forme di vita artificiale, per questo  l’espansione di scienza e tecnica richiederebbe una maggiore consapevolezza etica che ponga limite agli eccessi, anche perché la scienza non è infallibile, come si ha la tendenza a credere. Soprattutto non sempre controlla gli strumenti che crea. Consideriamo, ad esempio,gli strumenti di distruzione di massa che caratterizzano la guerra moderna  e hanno reso abituale il massacro  delle popolazioni civili senza vi sia assunzione di responsabilità  politica. Un tempo, molto candidamente, molti teorici delle scienze pensavano di poter introdurre i metodi precisi e quantitativi delle scienze esatte nella valutazione dei processi sociali, in realtà le scienze manifestano serie lacune, che si riverberano in politica e sociologia nella  valutazione dei fatti. La teoria strutturale non dispone di alcun fondamento epistemologico.

Lo stato sociale , come lo stato ipnotico, non è che una forma di sogno, un sogno di comando e un sogno di azione. Avere soltanto idee suggerite e crederle spontanee: tale è l’illusione propria del sonnambulo e anche dell’uomo sociale che si crede libero ed è condizionato da informazione, spettacolo, social.

Quale funzione assume nell’opera dell’artista in questo crudele gioco della realtà effettuale? E’ ancora possibile per l’arte sollecitare la riflessione sui tragici fenomeni del nostro tempo? Soprattutto l’artista ha la capacità e la volontà di fornire il proprio contributo? Di certo i coraggiosi tentativi di Renè Thorm e Perroux non hanno sortito grande risultato, il prevalere del cinismo culturale, prima che politico, ha fatto emergere la verità dell’affermazione di Goethe: il potere che decide è sempre immorale. Potremmo aggiungere che oggi, più di ieri, l’artista svolge la funzione di servus dominorum.  mi sforzo di capire.

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Il problematico equilibrio umano.  0

Freud in “Il disagio della civiltà”  teorizzò le ragione per le quali la civiltà non concede maggiore libertà, ma pone limiti. In questo modo scatena l’antico conflitto tra individuo e società, tema già affrontato da Sofocle  nel dramma “Antigone”.

L’ansia di maggiore libertà, da sempre ha tormentato l’uomo e reso problematico l’equilibrio necessario per affrontare gli eventi dell’esistenza. Scriveva Jacques Modod:. “L’uomo deve infine ridestarsi dal suo sogno millenario e scoprire i limiti della propria libertà,  accettare la sua completa solitudine, la sua assoluta stranezza. Egli ora sa che, come uno zingaro, si trova ai margini dell’universo in cui deve vivere” .

In questo  percorso verso una qualche capacità di affrontare il tema, si sono succeduti studiosi di diverse discipline. E’ interessante notare che l’idea della evoluzione, tappa obbligata per capire l’origine dell’entropia che nasce dalla profonda inquietudine umana, sia stata formulata nel diciannovesimo secolo, quasi simultaneamente, in fisica (Carnot, Clausius, Thomson) in biologia (Darwin) e in sociologia (Spencer). Per fornire una esauriente risposta dovremmo indagare il significato autentico dei fattori all’origine del disordine sociale che potremmo definire in senso metaforico entropia.

Boltzmann  per primo ha messo in evidenza che l’entropia è una misura del disordine, e arrivò a concludere che la legge dell’aumento dell’entropia è  semplicemente una legge dell’incremento della disorganizzazione.

Da un punto di vista più squisitamente storico, Arnold Toynbee dedicò l’intera vita nel tentativo di comprendere il disordine che scatena forze che, se da un lato danno forma  alla storia umana, dall’altro sono all’origine delle catastrofi provocate dai conflitti di ogni genere, individuali e collettivi fino ad arrivare ai massacri provocanti dalle guerre.

La instabilità strutturale fu il tema che affrontò Carneiro,sulla scia di Herbert Spencer, fece emergere le differenze tra i cambiamenti quantitativi e cambiamenti qualitativi, egli distingue lo sviluppo in cui emergono nuovi tratti della crescita socio-culturale che  non crea stabilità, anche perché soggetta a effetti stocastici che giocano un ruolo fondamentale, ed è per questo che non sempre la crescita culturale corrisponde agli sviluppi deterministici.

Esempio eloquente è costituito dalle dinamiche sociali che comportano la dissipazione di energia che si traduce in fattore negativo. E’ stato così in molti fenomeni detti rivoluzionari, incluse le evenienze socio-culturali che hanno visto il protagonismo delle cosiddette avanguardie artistiche.

 

Esempio di struttura dissipativa.Esempio di struttura dissipativa

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Civiltà dei simulacri.  0

Jean Baudrillard scrisse un quarto di secolo fa un testo sul simulacro della modernità. Egli sosteneva che, venuta meno ogni fede, valore, credenza, la contemporaneità si riduceva ad apparenza, finzione. Nel suo testo “Della seduzione” rimarcò in forma diversa lo stesso concetto. “La sessualità – egli scrisse –è oggi soltanto un simulacro”. Correva l’anno 1979. Oggi maggio  2025, constatiamo più che mai la verità di quanto Baudrillard aveva teorizzato. Anche ciò che nella  nostra società risulta più “sacro”, tutto è ricondotto a virtualità, anche il denaro, è  realtà virtuale. Ogni aspetto della vita contemporanea è ridotto a  parodia, con la AI non è più possibile distinguere realtà e finzione, ciò che è effimero dal reale. Che senso ha fare migliaia di km per alloggiare in  alberghi simili a quelli sotto casa, consumare cibi peggiori di quelli della trattoria all’angolo, andare in discoteche dove arredi e musica sono pressoché identici ai locali che frequentiamo abitualmente. I cosiddetti paesi esotici, un tempo luoghi di avventura e di magia, sono ormai molto simili alle città dell’occidente, nella foggia delle case e degli stili di vita. Unico punto di differenza: la più diffusa povertà, che dovrebbe farci riflettere. Un tempo vi erano uomini, e donne, capaci di vivere fino in fondo le loro passioni. Quando nell’800 l’Europa “scoprì” l’Africa, la visse come un mondo di magia e d’avventura. Nel 1956 una giovane e bella donna olandese, Tinne Alexandrine, si recò in Egitto, spinta da un desiderio di avventura. Voleva esplorare le sorgenti del Nilo, vivere con coerenza e determinazione le sue passioni. Al Cairo viveva in una vecchia casa egizia, semi-diroccata, circondata  da arabi e africani, avvolta in abiti orientali, fermamente decisa a non far più ritorno in Europa. Infatti morì durante un viaggio ai margini del Sahara assassinata da un Tuareg che  era stato sconvolto dalla passione per la giovane donna. Per vivere ci vuole coraggio. Il cinismo di oggi non lascia spazio alle passioni, alla vita vera, siamo simulacri, viviamo di simulacri.

 

L’avventurosa  Alexandrine Tinne.

Alexine Tinne in de Haagse Manege

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Opinioni e verità.  0

Roland Barthes  ironizzò sul termine “avanguardia” tratto dal linguaggio militare e usato dalle correnti artistiche. In effetti, considerate sotto il profilo culturale, le avanguardie si sono limitate ad azzerare tutto ciò che l’epistemologia artistica aveva maturato nel corso dei millenni. Tale processo è diretta conseguenza della in – cultura contemporanea che si affida prevalentemente a considerazioni apodittiche.

Ad esempio,il così detto relativismo morale è innanzi tutto relativismo logico in quanto dà  per scontato che ogni persona,  di qualunque livello culturale, sia in grado di capire perfettamente gli elementi della situazione in cui è chiamata ad agire, possa quindi decidere  in modo razionale e corretto. Si pretende di cancellare i limiti della razionalità  sottovalutando il naturale egoismo radicato in tutti gli esseri umani. Non dimentichiamo che, anche se “limitato”, il cervello dei rettili, è alla base evolutiva del nostro cervello, ancora oggi un mistero per la scienza e per l’evoluzione.  Regola i sentimenti, come la rabbia, l’affettività, la felicità, il desiderio.

Maimonide sostiene essere errata l’opinione dei filosofi che confondono le loro opinioni con  la verità.

E’ diffusa la pretesa di  attribuire assoluta e generalizzata capacità di discernimento anche in merito ad  argomenti che studiosi e filosofi hanno affrontato per secoli senza venire a capo di problemi che sono alla base della convivenza umana.

Cronaca e  storia testimoniano la difficoltà di una tranquilla convivenza tra esseri umani. Infatti, una cosa è esaltare diritti e libertà, altro è rispettare i diritti degli altri, renderli effettivi tenendo a bada il diffuso darwinismo che condiziona gli individui della società contemporanea.

Nei millenni in cui si è dipanata la storia umana, vi sono stati importanti successi di  scienza e tecnica, non vi  stati invece significavi progressi nel migliorare la natura umana, non solo negli aspetti di relazione sociale, ma anche per ciò che riguarda la creatività e l’arte, anzi, adottando sofismi teorici,si sono  giustificati  comportamenti francamente  discutibili e forme di creatività a dir poco negative.

Non vi è gran differenza nelle disposizioni morali fra il “barbaro” , descritto da Byron, l’antico navigante che schiacciò contro gli scogli suo figlio perché aveva lasciato cadere un paniere di ricci di mare, e la madre che partorisce due figli li uccide e li seppellisce nel giardino di casa. E’ ciò che accade oggi nelle nostre società nella quali  si accetta il massacro dei 20000 bambini senza reagire pur avendo gli strumenti che consentirebbero di fermare tali comportamenti ignobili. Eppure continuiamo a considerare civile l’Occidente dove queste cose accadono.

 

 

Fotografia : Il cervello del serpente.Occhio del serpente

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Consumi compulsivi e arte-ecologica.  0

Il percorso creativo degli Artisti Eco-Green si è arenato in California. Incendi e alluvioni che hanno devastata la regione hanno indotto a riflessioni sulla effettiva possibilità di salvare il pianeta.

Al di là di azioni artistiche provocatorie, un’attenta valutazione della situazione attuale fa emergere la realtà di un sistema economico globale prigioniero di una serie di  contraddizioni.

Mentre da un lato vi è l’assillo dell’inquinamento delle automobile, specie in Europa, dove sembra essersi scatenata una sorta di isteria green che arriva a chiedere l’abbattimento dei  bovini  e suggerire di nutrirci di grilli e carne sintetica, d’altro lato non solo si trascurano ben più gravi forme d’inquinamento, ma sollecitando il consumo si aumentano le occasioni di danni all’eco sistema.

Consideriamo che solo negli Stati Uniti esistono ben 1.200 società televisive le quali  devono la loro  sopravvivenza  alla pubblicità il cui scopo è stimolare il consumo, soprattutto consumi superflui,  che causano inquinamento ambientale.

Il consumo di cosmetici ad esempio, negli  USA ammonta a 34 miliardi all’anno. In Italia, tenuto conto del numero di abitanti, la spesa è maggiore, ammonta infatti a 15 miliardi.

Nel 2022 in Italia ci sono stati 56.624  decolli aerei di trasporto passeggeri privati, 262.000 in un solo giorno in tutto il mondo, inutile sottolineare l’imponente inquinamento che lo scarico degli aerei provoca.

Di fronte a questa realtà, l’arte eco-green appare una puntura di spillo con scarsa  possibilità di indurre al contenimento dei consumi, soprattutto sul còtè femminile, anche perché l’ eco – arte comprende una ridotta frangia di artisti, poca cosa  rispetto alla grandissima maggioranza che realizza arte il cui unico riferimento è il mercato, cioè semplice oggetto di consumo. La scelta  è ampia, dai nani da giardino al porno.

Forse sarebbe necessaria, una propedeutica ecologia della mente, come suggeriva il libro di Gregory Bateson  “ Verso un ecologia della mente” pubblicato nel lontano 1972 epoca nella quale sembrava ancora possibile mantenere  la civiltà nell’alveo dell’umano sentire.

Si è scelto di lasciare spazio all’egoismo individuale, in questo modo si è caduti nella trappola della libertà di consumo, che è l’opposto del concetto di vera libertà. Siamo finiti succubi di consumi superflui, se non nocivi, che hanno inciso anche sui rapporti personali. “Si aggrediscono e si amano come si ama il cibo: per consumarsi”.(Agostino, Confessioni).

Sono stati accantonati i sogni e la fantasia, l’arte, rinunciando all’esperienza creativa in cui la mente cosciente ha solo una piccola parte.

Piccoli pale3stinesi

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Esibizione di ciò che non esiste.  0

La società contemporanea è stata definita in molti modi, ma forse nessuna definizione è calzante come la civiltà dello sguardo, dell’apparenza. La comunicazione, cinema, tv, internet, un rutilante circo di rumori, informazioni, immagini. Giovani e meno giovani, hanno nelle orecchie apparecchi che trasmettono musica, quando non parlano al telefono camminando in luoghi affollati. La domanda che ci si dovrebbe porre è : resta il tempo per pensare? Resiste la propensione a pensare?

Rumori e immagini. La fotografia, medium bizzarro, nuova forma di allucinazione: falsa il livello della percezione vera, a livello del tempo. Evoluta in forme nelle quali il passaggio alla realtà alla virtualità avviene senza soluzione di continuità. L’ingenuo trompe- l’oeil della pittura,  con l’avvento della tecnica è diventato evidenza inconfutabile. Quando Bush volle invadere l’Iraq, mandò il segretario di Stato all’UN ad esibire filmati, fotografie, per provare ciò che nella realtà non esisteva. I miti di oggi sono alimentati dalle visioni, che  tv e cinema riversano nelle nostre case. Tutti noi ci abituiamo all’inganno, la società dell’apparenza. L’esibizione di ciò che non esiste assume a tratti forme di crudeltà. La maggior parte delle persone vivono in case anguste, in zone non esattamente paradisiache, mentre i personaggi della tv, i protagonisti di spot, vivono in luoghi di sogno, in giardini e paesaggi incantevoli. L’inganno è prassi, abituale forma di comunicazione,  strumento di convinzione, viene usato non solo dalla pubblicità allo scopo di vedere oggetti e sogni impossibili, anche la politica ricorre all’inganno, alla persuasione ingannevole. Lo sport è più visto che praticato, così come il sesso. Si piange e si ride per interposta persona, i personaggi della tv e del cinema vivono per noi emozioni che a noi, comuni mortali, sono interdette. E’ smentito Leibniz che affermava: non si possono applicare allo stesso tempo due predicati contradditori. Ciò che avviene sulla scena ha connotati di realtà, assistiamo a scene di  sesso, ad omicidi, folli corse in  automobili, tutto appare reale, nulla è reale. La vittima si rialza pronta per un’altra scena di morte o di sesso, per nulla coinvolta. L’assassino, nella prossima recita, sarà un prete buono, la prostituta una mamma dedita ai figli. Pur sapendo tutto questo noi spettatori ci lasciamo coinvolgere. Mentre guardiamo, spesso con indifferenza, le penose scene che invadono la realtà quotidiana, ci commuoviamo fino alla lacrime nella finzione. E’ nota la barzelletta del bifolco che sale inferocito sulla scena per strappare Desdemona dalle mani del nero che vuole ucciderla. Rumori e finzioni, anche se non ne siamo consapevoli, incidono sulla  nostra percezione della realtà con conseguenze non prevedibili, ma  certo non positive.Minica-Zawadzki-500

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Provocare per produrre  0

Sulla questione della tecnica, Heidegger nel 1933 era giunto a conclusioni chiarissime. La scienza “ deifica le cose in oggetti e falsifica l’Essere”. La filosofia greca collega i termini che designano “il potersi ritrovare in qualcosa, e il potersi riconoscere in essa”. La tecnica, nel mondo antico, non fabbrica, ma disvela, conducendo le cose verso il compimento della loro pienezza. La tecnica del mondo moderno ha caratteristiche opposte: è violenza esercitata sull’Essere  dell’esistente, una violenza  che “provoca per produrre”, che oscura il mondo invece che risvegliarlo. L’uomo moderno è un essere “insurrezionale”: nell’uccisione di dio trovano il loro compimento la metafisica e la presa del potere da parte della tecnica. Oppressione, sfruttamento, disumanizzazione, non dipendono dall’organizzazione della società, dall’uso della scienza e delle tecnica, dalla proprietà dei mezzi di produzione, dalla gerarchia dei valori che nasce sulla base dei rapporti fra gli uomini, ma sono irrimediabilmente connessi all’impresa, diabolica e prometeica, di una conquista e di un assoggettamento del mondo naturale. Nel libro “Eclissi della ragione”  pubblicato da  Horheimer, nel 1947, a proposito del dominio della natura,le conclusioni sono le stesse. “Nel dominio della natura  – scrive il sociologo di Francoforte – è incluso il dominio dell’uomo”. D’altro lato, la scienza moderna si identifica  con una forma di imperialismo, nasce  e si sviluppa da un empio desiderio di dominio, i suoi metodi e le sue categorie scaturiscono dalla insaziabilità della specie umana, sono i prodotti della lotta dell’uomo contro l’uomo, della volontà sopraffattrice: “ La natura è oggetto di uno sfruttamento totale, la sete di potere dell’uomo è insaziabile. Il dominio della razza umana sulla terra non trova paralleli in nessun’altra epoca storica. Non a caso la distruzione dell’ecosistema ha raggiunto livelli impensabili. Non serve a porre un argine alla sterile felicità di conoscere giudicata lasciva da Bacone come da Lutero.Il motto della scienza moderna, il baconiano “sapere è potere” si è rivelato inadeguato. L’agire razionale significa disincanto del mondo, ma non offre soluzioni, come sosteneva Lowith alla incontenibile bramosia umana. Da cosa dipende l’assenza di valori, la mancata interrogazione sul significato dei valori. Per Kosik non ci sono dubbi: le cause non sono solo.  nella società e nei rapporti sociali, ma nella “efficacia” e nella “utilità”, nel processo puramente intellettuale della scienza che trasforma l’uomo in una unità astratta, nella pretesa dell’uomo di comprender se stesso astraendo dalla propria soggettività, nella materializzazione, nella quantificazione, nella ragione quale fu concepita da Bacone, da Cartesio, da Galilei e dagli autori dell’Encyclopédie, in questo processo alienante l’arte è partecipe. Quello che oggi viene definito “relativismo morale, ha radici lontane nel tempo.

 

Simulation de l'affiche du spectacle "Bosch, Brueghel, Arcimbold

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Quando la storia prende forma  0

Quando la storia prende forma, le arti e l’interpretazione dei classici giocano un ruolo decisivo  nella costruzione del pensiero sociale. Non solo gli storici della scienza, ma anche gli storici dell’arte, Berenson per esempio, ha riconosciuto che i pittori fiorentini hanno una parte nella storia sociale e nella scienza occidentale. Questo è stato vero fintanto che l’ideologia non è diventata l’ispiratrice di molta arte a partire dalla fine dell’800. Paul Hazard aveva già anticipata la tendenza in atto con il saggio “ “La crisi della coscienza europea”. Le distinzioni fra nazioni, fra momenti diversi dell’evoluzione storica formano lo spirito del tempo e danno significati a riferimenti a tradizioni, a quelli che chiamiamo valori. Per cultura del tempo s’intende il pensiero collettivo dominante. Tuttavia il progresso non avviene per il contributo uniforme, ma per la genialità di alcuni individui dotati di capacità di mettere al posto giusto, come in un  puzzle le varie conoscenze. Scriveva Houston Steward Chamberlain “ …..negli abissi marini dove non filtra la luce, esistono pesci che rischiarano elettricamente quel mondo oscuro; alla stessa stregua, la buia notte della nostra conoscenza è illuminata dalla luce del genio…”. Diceva Wainewright “Nel campo dell’arte ciò che è degno di essere fatto, deve essere fatto bene”. Tra le opere di William Blake, una delle più belle è “Canti dell’innocenza e dell’esperienza”. In cui esprime in forma sublime la tensione verso ciò che dovrebbe essere l’aspirazione di ogni artista: rappresentare ciò che il linguaggio ordinario non riesce ad esprimere. Un ideale è tale perché non alla portata delle nostre normali possibilità. Lo sapevano  Alain Charter, Ronsard, Keats, Shelly, gli elisabettiani, Chaucer, Chapman, come il grande poeta italiano Petrarca. Sembra che oggi la bellezza, essendo realizzabile con strumenti tecnici nella sua forma esteriore, sia  aborrita dagli artisti. Prevale la tesi che ciò che è brutto è significante, ciò che è bello è banale.    Leonardo

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La forma inutile.  0

Partendo dal presupposto che la classificazione,descrizione dell’oggetto non attribuiscono significato,come  giustamente sostiene Carlo Michelstaedter in “La persuasione e la retorica”., se ne deduce che storia, critica e filosofia dell’arte ruotano semplicemente intorno alle apparenza dell’oggetto  considerato opera d’arte, fermandosi inevitabilmente alla superficie. E’ un altro argomento a sostegno della diffidenza di Platone nei confronti dell’arte.

La distinzione tra forma, o estetica, e significato comporta un inevitabile rimescolamento ontologico per sfuggire al quale le avanguardie, e la critica di supporto, hanno ritenuto necessario abolire l’estetico, il bello, nella apodittica  convinzione che fosse sufficiente immaginare un significato, per così dire concettuale.

In realtà non è sufficiente che una forma, un segno, rappresentino qualcosa, è necessario che ciò che rappresentano abbia un qualche valore attinente a cultura o storia, i nani da giardino rappresentano nani da giardino, cioè turismi formali.

Erwin Panofsky c’insegnò a leggere i vari aspetti rappresentativi di un opera e il richiamo dell’artista alla realtà storica nella quale l’opera è collocarla.

Questo era possibile quando la cultura dell’autore gli  consentiva di creare un opera il cui contenuto comunicativo era di  vasto raggio.

Sicuramente vi era ancora un oncia di ottimismo quando Hegel, dopo aver decretata la morte dell’arte, scriveva: “Si può sperare che l’arte torni a innalzarsi e perfezionarsi , ma oggi la sua forma ha cessato di esprimere il bisogno supremo dello spirito”.

Come scriveva Fontanelle, al tempo di Omero gli alberi non erano diversi di come sono oggi, diverso è lo sguardo con cui li osserviamo.

PHOTO REPERTORY - COMMISSIONER LUIGI CALABRESI

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